“Su internet nessuno sa che sei un cane”, recitava la celebre vignettapubblicata dal New Yorker nel lontano 1993. Quasi trent’anni dopo, sappiamo invece che non solo, in Rete, tutti possono scoprire chi siamo, ma anche cosa compriamo, come ci informiamo, dove andiamo in vacanza, quali vestiti preferiamo, pure dove andiamo al ristorante e perfino quali sono le nostre speranze o timori (per i quali di solito chiediamo a Google).
In poche parole, su Internet la privacy è molto limitata. Ed è per questa ragione che si stanno diffondendo sempre di più i software che impediscono il tracciamento tramite cookie della nostra attività online, chemantengono private le nostre conversazionio altro ancora. Strumenti che fungono quindi da (parziale) scudo verso chiunque voglia monitorare le nostre attività in Rete, solitamente a scopi pubblicitari, ma anche per sorveglianza, furto di dati e altro ancora. Uno degli strumenti che protegge più ampiamente le nostre attività online da sguardi indiscreti, fornendo anche ulteriore sicurezza, è la Vpn: la sigla sta per Virtual private Network e in italiano si può tradurre con Rete privata Virtuale.
A cosa serve una Vpn e come funziona – Quando siamo online, il dispositivo che stiamo utilizzando invia costantemente dati, ricevendone in cambio altri (per esempio, il contenuto di un sito): tutti questi dati possono essere monitorati dal nostroInternet service provider e da eventuali terze parti in grado di intercettarci durante la navigazione. Se però utilizziamo una Vpn, tutti i dati vengono cifrati, resi quindi incomprensibili a chiunque ne entri in possesso con la sola eccezione di chi possiede la chiave necessaria per decifrarli.
Il secondo beneficio è che se usiamo una Vpn il punto di origine visibile della nostra connessione non sarà più l’area geografica del nostro provider, ma uno dei server impiegati dalla società che fornisce la Vpn che stiamo utilizzando. Prima di lasciare il nostro computer (o smartphone), i dati vengono quindi cifrati e poi inviati a uno dei server utilizzati dal software Vpn. L’indirizzo Ip di questo server (la serie univoca di numeri che solitamente identifica ogni dispositivo), ovunque sia collocato nel mondo, diventerà quindi il nostro indirizzo Ip, rendendo di fatto non più rintracciabile quale sia la nostra vera posizione.
Questo è unaspetto fondamentale: le società che offrono questo tipo di servizi possiedono migliaia di server sparsi in ogni angolo del pianeta. Quando ci connettiamo a Internet usando una Rete privata Virtuale (che possiamo scegliere e cambiare a piacimento), i nostri dati cifrati vengono inviati a uno tra migliaia di server, che li decripta e li invia alla destinazione da noi cercata.
Un’analogia con il mondo reale (per quanto estremamente semplificata) può essere utile per capire: basta immaginare di compilare una cartolinae poi di spedirla con le poste tradizionali; solitamente, il postino e magari anche i vicini sono in grado di scoprire cosa c’è scritto sulla cartolina, chi l’ha spedita e da dove. Utilizzando una Vpn, ciò che c’è scritto sulla cartolina risulta incomprensibile a chiunque finché non raggiunge il luogo in cui si trova il server della Vpn; qui la cartolina viene decifrata, affidata a un corriereassoldato dalla stessa Vpn e portata a destinazione, indicando come luogo di provenienza quello dell’area geografica del server Vpn.
Un esempio di funzionamento di una Vpn
Perché usare una Vpn – Grazie alle Reti private Virtuali, quindi, si può nascondere ogni attività online. Ma perché farlo? Proteggere la privacy, oltre a essere un diritto, può avere parecchi vantaggi concreti. Uno che si impedisce la cosiddetta discriminazione dei prezzi, quella pratica per cui vediamo prezzi diversi, magari di un biglietto aereo, a seconda di quale sia il nostro presunto potere d’acquisto, desunto principalmente (ma non solo) sulla base della nostra posizione.
Un’altra ragione pratica è quello di poter accedere anche a siti bloccati: usare i social network anche all’interno di una rete aziendale che li blocca, connettersi a piattaforme vietate in Italia(come un sito di torrent), oppure vedere Netflix anche se ci si trova in Paesi in cui non è disponibile. Infine, è importante usare una Vpn ogni volta che ci si connette a una rete wifi pubblica, notoriamente poco sicure.
Non solo: le Vpn diventano strumenti cruciali per aggirare la censura dei regimi autoritari, che impediscono l’accesso a innumerevoli piattaforme (l’esempio classico è quello della Cina, dove sono bloccati Facebook, Google, Twitter, Whatsapp e altri). Sempre nei Paesi non democratici, la Vpn è anche molto utile per rendere più difficile rintracciare i dissidenti che organizzano proteste e altro attraverso la Rete. Proprio per questa ragione, usare le Vpn è vietato in Cina, Iran, Russia, Turchia, Emirati Arabi e altri ancora. Nei Paesi democratici, invece, usare una Vpn è assolutamente legale.
Come si installa una Vpn? Prima di tutto, dipende da quale sistema operativo si utilizza, su quale dispositivo la si sta installando e quale Vpn si sceglie. In linea di massima, i passi da compiere sono sempre gli stessi. Dopo essersi registrati sul sito della Vpn e averla scaricata, dobbiamo installarla come faremmo con qualunque altro software. Terminato questo processo, dobbiamo aprire il programma e inserire le nostre credenziali. Ci troveremo di fronte a una schermata che segnalerà che siamo ancora disconnessi dalla Vpn.
Quali Vpn scegliere e quanto costano – Esistono Vpn gratuite, ma è sconsigliato utilizzarle perché la protezione che offrono è molto parziale. È inoltre importante scegliere una Vpn che permetta diproteggere più dispositivi, perché oggi nessuno usa Internet solo sul computer, ma anche (se non soprattutto) su smartphone e tablet. Detto questo, quali sono le migliori Vpn?
La più nota è probabilmente NordVpn, che permette di connettere fino a 6 dispositivi e offre una selezione di oltre 5mila server nel mondo. Non è gratuita: i prezzi vanno da 10 euro per l’abbonamento mensile, ma scendono a 4 al mese se ci si abbona per un annoe a 2,6 euro se si sceglie la formula della durata di due anni. NordVpn è compatibile con Windows, Mac, Linux, Android, iOS e così via.
Altra Vpn molto apprezzata è ExpressVpn, particolarmente facile da usare e molto efficace per aggirare i blocchi territoriali. Protegge però solo 5 dispositivi e offre circa 3mila server. I prezzi non sono bassi: 11 euro per la tariffa mensile, 8,6 euro al mese per quella semestrale e 5,8 per quella annuale (con 3 mesi gratuiti inclusi). Surfshark è invece una Vpn nota per la la velocità e l’offerta di connessioni illimitate: i prezzi vanno dai 10,9 euro dell’abbonamento mensile ai 2 euro/mese di quello biennale.
Infine, Private Internet Access, che oltre a offrire 10 connessioni simultanee può fare affidamento su ben 11mila server: i suoi client sono ampiamente configurabili, il che è un vantaggio per gli utenti più navigati, ma potrebbe scoraggiare quelli meno esperti. Il costo va dagli 11,69 euro dell’abbonamento mensile fino a meno di 2 euro al mese per quello lungo ben 3 anni.
La Casa giapponese annuncia la decisione di anticipare la separazione “di comune accordo” con lo spagnolo, sospeso dal Gp d’Austria dopo il tentativo di danneggiare la moto nel precedente Gp di Stiria. Il pilota (dal 2022 in sella all’Aprilia): “Grato per il supporto avuto in questi quattro anni e mezzo di gare e orgoglioso dei risultati raggiunti insieme”
Maverick Vinales
ROMA – Yamaha e Maverick Vinales hanno deciso di “comune accordo di anticipare la loro separazione“, ponendo fine con effetto immediato alla loro precedente intesa di concludere il contratto al termine della stagione 2021 di MotoGp. Lo rende noto la Casa motoristica giapponese in un comunicato. I rapporti si erano deteriorati dopo il Gran Premio di Stiria: Vinales era stato sospeso dal successivo Gp d’Austria con l’accusa di aver commesso azioni “che potrebbero aver potenzialmente causato un danno significativo al motore della sua Yzr-M1“, con il rischio di provocare “gravi rischi” per sé e “forse anche per tutti gli altri protagonisti impegnati nella gara“.
Jarvis: “Decisione condivisa da entrambe le parti” – Nei giorni scorsi era arrivata l’ufficialità del passaggio in Aprilia del pilota spagnolo a partire dal 2022, con un contratto annuale e un’opzione per un’ulteriore anno. “Ad Assen Yamaha e Vinales avevano già annunciato la decisione comune di interrompere il loro programma originale 2021-2022 e di concluderlo alla fine del 2021 – ricorda l’amministratore delegato di Yamaha motor racing, Lin Jarvis, spiegando i motivi del cambio di rotta – Purtroppo al Gp della Stiria la gara non è andata bene o non è finita bene. Di conseguenza, dopo una profonda riflessione da entrambe le parti, è stata raggiunta la decisione condivisa che sarebbe stato meglio per entrambe le parti anticipare la fine della partnership. La separazione anticipata consentirà al pilota di essere libero di seguire la sua direzione futura prescelta e consentirà inoltre alla squadra di concentrare i propri sforzi sulle restanti gare della stagione 2021 con un pilota sostitutivo, ancora da determinare“. Esprimendo “sincera gratitudine” a Vinales, Lin Jarvis ricorda “il lavoro svolto da entrambe le parti nei quattro anni e mezzo trascorsi insieme, che ci hanno portato otto vittorie in gara, 24 podi e due terzi posti nella classifica generale dei piloti 2017 e 2019. Auguriamo a Maverick tutto il meglio per i suoi sforzi futuri“.
Vinales: “Grato a Yamaha, orgoglioso dei risultati ottenuti” – Sulla stessa linea, nel comunicato, le dichiarazioni del 26enne driver di Figueres. pilota spagnolo. “In seguito alla nostra decisione comune ad Assen di separarci un anno prima, è stato anche deciso di impegnarsi a completare la stagione in corso con il massimo sforzo da entrambe le parti. Al Gp della Stiria però la gara non è andata come speravamo e purtroppo non è andata a buon fine – le parole di Vinales – Dopo un’attenta valutazione entrambe le parti hanno concordato che sarebbe stato meglio porre fine alla partnership con effetto immediato. Sono profondamente grato a Yamaha per la grande opportunità. Sono anche grato per il supporto che mi hanno dato durante questi quattro anni e mezzo di gare e guarderò con orgoglio ai risultati che abbiamo raggiunto insieme. Avrò sempre grande rispetto perYamaha e auguro loro il meglio“.
Tutta Italia resta in zona bianca, la Sicilia si salva dal giallo. L’incidenza settimanale per 100mila abitanti il leggera crescita, passa da 73 a 74
Scende ancora e si attesta ad 1,1 l’Rt che la scorsa settimana era ad 1,27. L’ulteriore ribasso conferma una tendenza in atto già da alcune settimane (il 6 agosto era ad 1,56) e porta l’indice di trasmissione del virus vicino all’1. E’ il risultato del monitoraggio della Cabina di regia. Nessuna Regione cambia colore. La Sicilia che era la più a rischio quindi evita il giallo per pochissimo, perché l’occupazione dei letti di terapia intensiva è di poco sotto il 10%. L’incidenza è sopra la soglia dei 50 casi per 100mila abitanti ed in leggero aumento (è passata da 73 a 74) segno che si potrebbe essere vicini al picco di questa ondata.
Sono 18 le Regioni classificate a rischio moderato mentre per tre il rischio è basso. Gli esperti invitano a proseguire con la vaccinazione e invitano le amministrazioni locali a non ridurre l’attività di tracciamento. C’è infatti una “elevata proporzione di soggetti giovani e asintomatici“, che vanno tenuti sotto controllo.
“L’attuale impatto della malattia sui servizi ospedalieri è limitato – scrivono gli esperti – tuttavia i tassi di occupazione e il numero di ricoverati in area medica e terapia intensiva sono in aumento. La trasmissibilità stimata sui soli casi ospedalizzati è sopra la soglia epidemica“.
Le note legali dei portali di alcuni enti e agenzie sottolineano l’assenza di garanzie sui contenuti pubblicati. E ribadiscono che l’uso del sito da parte dell’utente «è a suo esclusivo rischio e pericolo»
«L’utente riconosce e accetta che l’uso di questo sito è a suo esclusivo rischio e pericolo». Non ci aspetteremmo di trovare un’avvertenza di questo tipo su un portale web della pubblica amministrazione. Spesso ricchi di informazioni, studi e banche dati liberamente consultabili, questi siti forniscono un importante servizio al cittadino. Eppure, a volte le loro note legali mettono in guardia il lettore, sottolineando l’assenza di garanzie sui contenutipubblicati o che si declina ogni responsabilità per eventuali danni subitie legati all’utilizzo del sito. Disclaimer che si trovano anche suiportali dei ministeri, come abbiamo raccontato in un precedente articolo: a volte il testo è lo stesso su diversi siti, cambia solo il nome dell’ente; altre, invece, si usa una formulazione più breve ma che esprime chiaramente le limitazioni di responsabilità.
Nessuna garanzia – Chi atterra sul sito della Ragioneria dello Stato (Rgs) non ha scelta: se vuole consultarlo, deve accettare che «tutti i suoi contenuti, ivi compresi i servizi eventualmente offerti, sono forniti “così come sono“ e “con tutti gli errori“». La Rgs è un organo di supporto per Parlamento e Governo, il cui obiettivo è la corretta programmazione e la rigorosa gestione delle risorse pubbliche. Il portale ospita documenti e rapporti sui conti dello Stato ma anche i link alla banca dati di OpenBDAP, una finestra sul mondo della finanza pubblica: da qui possiamo, tra le altre cose, conoscere la spesa degli enti territoriali e consultare lo stato di avanzamento delle opere pubbliche e dei progetti cofinanziati con le risorse comunitarie. Ma dobbiamo fare molta attenzione perché l’utente «riconosce e accetta che l’uso di questo sito è a suo esclusivo rischio e pericolo», si legge alla sezione Termini e condizionidel sito. Un testo identico al disclaimerpresente sul portale della Rgs, che poi precisa: «La Ragioneria Generale dello Stato, pertanto, non rilascia alcun tipo di garanzia, esplicita o implicita, riguardo tali contenuti, ivi compresi, senza alcuna limitazione, la liceità, il diritto di proprietà, la convenienza o l’adeguatezza a particolari scopi o usi». In altre parole, le note legali non chiariscono quali siano gli errori, i rischi e i pericoli che potremmo trovare navigando nel mare di informazioni e dati finanziari che i due portali pubblicano e ospitano.
Al contempo, la Ragioneria generale dello Stato non dà alcuna garanzia che il sito «sia compatibile con le apparecchiature dell’utente o che sia privo di errori o virus, bachi o “cavalli di Troia”», aggiungendo di non essere responsabile «per i danni subiti dall’utente a causa di tali elementi di carattere distruttivo»: come a dire, è un rischio che bisogna assumersi se vogliamo usare questi siti web, e se dopo ci ritroviamo con il pc infettato e danneggiato la colpa sarà solo nostra.
Le note legali del portale inoltre chiariscono che l’ente, i suoi collaboratori o fornitori non hanno responsabilità per danni causati da eventuali loro negligenze o comunque «derivanti da questo sito, nonché per i mancati guadagni, per le perdite, per i danni incidentali o consequenziali o per qualsiasi altro danno parziale o totale, diretto o indiretto». Un’esclusione di responsabilità che si estende anche all’uso di altri siti web collegati a quello del portale della Rgs da un link e a «disfunzioni nell’utilizzazione dei materiali o dei servizi di questo sito causate dal computer o dalle apparecchiature dell’utente».
La pagina Termini e condizioni del sito OpenBDAP
Queste formulazioni non sono un caso isolato ma spesso vengono impiegate, identiche, su altri siti. Anche la Corte dei Contiriprende, parola per parola, il testo del portale della Ragioneria nella sua sezione Termini e condizioni, eliminando solo la frase «l’utente accetta che il sito e tutti i suoi contenuti, ivi compresi i servizi eventualmente offerti, sono forniti “così come sono” e “con tutti gli errori“». Ma come la Rgs, non rilascia alcun tipo di garanzia sui contenuti che pubblica sul sito né può assicurare l’utente che il portale web sia compatibile con le sue apparecchiature o che sia «privo di errori o virus, bachi o “cavalli di Troia“». Quindi, ancora, una dichiarazione di esclusione di responsabilità che non specifica il tipo di problemi o di difficoltà in cui potrebbe imbattersi l’utente navigando tra le varie pagine in cerca di informazioni su delibere, sentenze e relazioni al Parlamento della magistratura contabile: di quali errori si sta parlando? Una formula generica che potrebbe minare la fiducia del lettore nei documenti che legge e scarica dal sito.
Qualche dettaglio in più, che non rincuore l’utente ma può aiutare a chiarire i suoi dubbi, si trova in un’altra pagina del portale, quella delle Note legali, dove si puntualizza che «il testo degli atti della Corte dei conti nell’esercizio delle proprie funzioni può subire modificazioni o correzioni per errori materiali». Per questo, «l’unico testo facente fede è quello depositato presso le segreterie degli uffici» della magistratura contabile. E ancora, si legge che i «dati statistici risultanti dalle banche dati non hanno valore ufficiale potendosi verificare degli scostamenti temporali, anche significativi, nell’aggiornamento dei dati stessi. Solo i dati statistici ufficiali forniti dagli uffici della Corte potranno essere utilizzati come fonte». Un’informazione che però non giustifica la decisione dell’ente di non rilasciare alcun tipo di garanzia su documenti e testi presenti nel sito, «ivi compresi, senza alcuna limitazione, la liceità, il diritto di proprietà, la convenienza o l’adeguatezza a particolari scopi o usi».
La pagina Termini e condizioni del sito della Corte dei Conti
Non solo grandi enti, ma anche alcune agenzie hanno scelto di usare queste espressioni per richiamare l’attenzione dell’utente sul rischio e pericolo che corre esplorando i loro siti. È il caso dell’Agenzia per la coesione territoriale, che deve promuovere lo sviluppo economico e fornire un supporto all’attuazione della programmazione comunitaria e nazionale, lavorando con le amministrazioni centrali, regionali e con gli enti locali. Il suo portale è ricco di informazioni, grafici e mappe interattive dedicate al monitoraggio della politica di coesione, sia attraverso una pagina web sul sito (attualmente la sezione è in corso di aggiornamento a seguito dell’emergenza Covid-19) sia attraverso un link al portale esterno di Opencoesione. Inoltre ospita anche una banca dati che permette di conoscere e analizzare, a livello regionale, i flussi finanziari delle amministrazioni pubbliche e di tutti gli enti che fanno parte della categoria del settore pubblico allargato. Eppure, anche su questa mole di dati, elegantemente presentati e facilmente visualizzabili dal pubblico, pende il disclaimer dell’Agenzia: «L’utente accetta che il sito e tutti i suoi contenuti, ivi compresi i servizi eventualmente offerti, sono forniti “così come sono” e “con tutti gli errori”». L’ente non rilascia alcuna garanzia sui contenuti pubblicati, non assicura che il portale sia «privo di errori o virus, bachi o “cavalli di Troia”» e quindi non si ritiene responsabile per danni subiti dall’utente «a causa di tali elementi di carattere distruttivo» o per qualsiasi danno legato all’uso del sito o di altri portali ad esso collegati da un link.
Agenzia per la Coesione territoriale
Frasi sicuramente preoccupanti, poco chiare, che non ci aspetteremmo di trovare su siti istituzionali che pubblicano documenti, report e dati fondamentali per conoscere i numeri del nostro Paese. E che sono copiate e incollate nella sezione delle Note legalio dei Termini e condizionidi tanti portali diversi, anche di quelli che si occupano di materie sanitarie.
L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ne è un esempio. Il disclaimer sul suo sito è uguale ai precedenti. E quindi l’utente non deve aspettarsi contenuti garantiti dall’ente, né che l’Aifa si assuma le responsabilità per eventuali danni subiti. Eppure è un portale fondamentale per avere informazioni sull’uso e sul consumo dei farmaci, è che è diventato ancora più importante durante la pandemia. Con mappe e tabelle, il sito fornisce dei report sull’andamento delle somministrazioni di vaccini; inoltre, raccoglie notizie e aggiornamenti sulle sperimentazioni in corso, sui medicinali utilizzati al di fuori delle sperimentazioni cliniche, raccomandazioni sull’utilizzo dei farmaci nella popolazione esposta al virus, oltre a una serie di Faq sui vaccini anti Covid-19. Uno strumento informativo utilissimo per il cittadino, che però utilizzandolo deve accettare tutta una serie di condizioni per nulla rassicuranti. Sempre che riesca a trovare e leggere le note legali, a cui si può accedere dal sito cliccando un link posizionato in fondo alla pagina.
Le note legali del portale dell’Aifa
Nessuna responsabilità – Le note legali di altri siti web sono più brevi e si concentrano sulla questione della responsabilità per danni legati all’uso del portale. Al di là di alcune variazioni nella forma, nella sostanza tutte comunicano lo stesso messaggio: l’ente non potrà essere ritenuto in alcun modo responsabile deidanni di qualsiasi natura causati direttamente o indirettamente dall’accesso al sito, dall’incapacità o impossibilità di accedervi, dall’affidamento alle notizie in esso contenute o dal loro impiego». Lo troviamo ad esempio sul portale dell’Agenzia delle Entrate e su quello dell’Agenzia delle accise, dogane e dei monopoli, ma anche sul sito dell’Istat: avvertenza che riguarda anche materiali e servizi offerti da siti a essi collegati.
La sezione Limitazioni della responsabilità del portale dell’Agenzia delle entrate
Ancora, simili dichiarazioni di esclusione di responsabilità sono usate dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) e dal Consiglio nazionale delle ricerche. Questi enti però ribadiscono l’impegno a garantire la migliore esperienza per l’utente che decida di navigare sui loro portali. Il primo, infatti, «si preoccupa di ridurre al minimo le disfunzioni imputabili a problemi tecnici»; il secondo, invece, chiarisce di prestare massima cura nell’aggiornamento delle informazioni pubblicate, ma avverte: «In relazione alla grande varietà di fonti utilizzate, interne ed esterne, e al grande numero di pagine disponibili, è bene tener presente che con il passare del tempo le informazioni potrebbero perdere la loro validità e attendibilità». Per questo consiglia l’utente «di prenderevisione della data di ultimo aggiornamento pubblicata nella pagina consultata».
Anche se è apprezzabile lo sforzo di assicurare la qualità dei contenuti pubblicati, l’utente rischia di farsi carico della responsabilità di eventuali danni dovuti all’accesso al sito, all’uso degli strumenti interattivi o delle notizie in esso contenute.
La sezione Limitazioni della responsabilità del portale dell’Agenzia delle entrate
Va dritto al punto anche l’Istituto superiore di sanità, che non potrà essere ritenuto responsabile per danni subiti dall’utente. Ma nelle note legali aggiunge anche un’altra condizione all’utilizzo del sito: «L’Istituto si impegna per garantire la completezza e l’accuratezza delle informazioni, tuttavia non si assume la responsabilità per il materiale contenuto nel sito». In altre parole, uno degli enti che ha fatto un importante lavoro di informazione durante la crisi sanitaria del Covid-19, pubblicando articoli su virus, varianti, test, tamponi e mascherine, non si assume la responsabilità di ciò che è presente sul portale, come i rapporti indirizzati al personale sanitario per affrontare diversi aspetti della pandemia, e i collegamenti alle pagine che ospitano i dati epidemiologici e di mortalità legati al Covid. Tra l’altro, il portale dell’Iss specifica anche che «l’esistenza di un collegamento ipertestuale verso un sito esterno non comporta approvazione o accettazione di responsabilità da parte dell’Istituto circa il contenuto o l’utilizzazione di detto sito».
Le note legali del sito dell’Istituto superiore di sanità
Nelle sue note, invece, Unioncamere mette in evidenza il problema dei rischi informatici e avverte l’utente che l’ente non potrà essere ritenuto responsabile di eventuali danni, tra cui leinfezioni da virus, «che le apparecchiature dei visitatori dovessero patire a causa dell’accesso e/o dell’interconnessione con questo sito o delloscaricamento (download) del suo contenuto». Un disclaimer che certo costringe l’utente a riflettere bene prima di trasferire sul proprio pc un documento presente sul sito dell’ente pubblico che unisce e rappresenta il sistema camerale italiano.
Navigando sui vari siti, non siamo sempre riusciti a trovare i termini e le condizioni di utilizzo. Il portale dell’Inps, ad esempio, nella sua sezione relativa alle note legali dedica spazio solo alle questioni relative alla privacy, agli atti di notifica e alle dichiarazioni di accessibilità. Mentre sul portale dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ci sono solo le pagine dedicate al copyright, alla privacy e all’accessibilità.
Un discorso a parte va fatto perBanca d’Italia. Il portale è un enorme bacino di rapporti, informazioni e dati di tipo finanziario, liberamente consultabili da privati e imprese. Inoltre, l’ente pubblica sul sito gli atti normativi e i provvedimenti a contenuto generale da esso emanati, utilizzando anche delle cautele tecniche per questo tipo di documenti. Come precisa un disclaimer, la firma digitale viene apposta sui formati Pdf per «garantirne provenienza e integrità». Inoltre l’ente cura l’aggiornamento del sito e «si prefigge di assicurare la continuità del servizio e di ridurre al minimo le eventuali disfunzioni imputabili a problemi tecnici». Ma poi si legge che l’ente non risponde di eventuali danni causati «dall’utilizzazione dei contenuti (dati, informazioni, software ecc.)presenti su questo sito». Una formula vaga per indicare che, in ogni caso, dobbiamo fare attenzione a rischi e problemi non meglio specificati e quindi difficili da immaginare. Una dichiarazione di esclusione di responsabilità che riguarda anche i contenuti di siti esterni collegati al portale.
Il disclaimer presente sul sito della Banca d’Italia
Gli esempi positivi – Non mancano però i virtuosi. Sono quei siti che mettono in evidenza che tutti i documenti pubblicati sono conformi e corrispondenti agli atti originali, e che non escludono ogni tipo di responsabilità per tali contenuti. Un esempio è l’Agenzia per l’Italia digitale (AgID), che ha l’obiettivo di promuovere l’innovazione digitale nella Penisola: l’ente sottolinea la qualità e attendibilità del materiale presente sul portale e si limita a escludere la sua responsabilità per i danni causati dall’accesso al sito, dall’incapacità o impossibilità di accedervi. Lo stesso vale per il sito dell’Anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, che utilizza la stessa formula dell’AgID. Mentre il portale dell’Inail non solo chiarisce quali sono le strutture responsabili dei contenuti pubblicati sul sito, ma fornisce i riferimenti del responsabile del procedimento di pubblicazione, che dovrà occuparsi della gestione coordinata sia dei contenuti e delle informazioni online sia dei processi redazionali dell’amministrazione. Il suo compito sarà quello di «raccogliere le segnalazioni inerenti la presenza di un contenuto obsoleto ovvero la non corrispondenza delle informazioni presenti sul sito e quelle contenute nei provvedimenti originali».
La necessità di cambiare le note legali di molti portali web non riguarda quindi solo i siti dei ministeri, ma anche quelli di diversi enti pubblici e istituzioni, che rappresentano una fonte autorevole di informazione per il cittadino e per le imprese. Nell’era dell’open data e della digitalizzazione, non solo documenti e banche dati devono essere facilmente consultabili, ma bisogna assicurare al cittadino che la sua navigazione sul portale sarà la più sicura e gradevole possibile, priva di rischi e pericoli.
I nomi, le date di compleanno e inumeri di previdenza sociale di milioni di clienti T-Mobile negli Stati Unitisono stati rubati dagli hacker: a confermarlo è stato lo stesso operatore telefonico, che starebbe ancora indagando sull’attacco.
T-Mobile, secondo quanto riferito dal Washington Post, avrebbe confermato che gli autori dell’attacco informatico avrebbero avuto accesso alle informazioni personali di circa 7,8 milioni di clienti attuali e complessivamente di40 milioni di persone, anche non più clienti o clienti potenziali: “È importante sottolineare che nessun numero di telefono, numero di conto, Pin, password o informazioni finanziarie è stato compromesso in nessuno di questi file di clienti o potenziali clienti“, ha comunque fatto sapere T-Mobilein una dichiarazione pubblicata online.
Lunedì scorso, T-Mobile aveva annunciato l’attacco: “Prendiamo molto sul serio la protezione dei nostri clienti e continueremo a lavorare 24 ore su 24 su questa indagine per assicurarci di prenderci cura dei nostri clienti alla luce di questo attacco“, ha spiegato la società.
Non è la prima voltache T-Mobile è vittima di un attacco del genere: nel 2019, la società aveva ammesso che i criminali informatici avevano avuto accesso ai dati di alcuni account wireless prepagati; allora erano stati rubati nomi, numeri di telefono e indirizzi di fatturazione e anche allora la società aveva fatto sapere che “nessun dato finanziario è stato compromesso“.