Netflix addio, su alcuni smart tv non funzionerà più, ecco quali


articolo: https://www.investireoggi.it/news/netflix-addio-su-alcuni-smart-tv-non-funzionera-piu-ecco-quali/

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  • Netflix non funzionerà più su diversi televisori e lettori blueray  targati Sony;
  • l’azienda nipponica comunica che si tratta di televisori di almeno 10 anni e ormai troppo vecchi;
  • lo stop è previsto per il prossimo mese di marzo.

Google a processo in Usa: che cosa significa e cosa può cambiare nel mondo (non solo tech)


articolo: https://www.corriere.it/tecnologia/23_settembre_09/google-a-processo-in-usa-che-cosa-significa-e-cosa-puo-cambiare-nel-mondo-non-solo-tech-4ac0b7df-2195-48a4-b322-ec3d5aa92xlk.shtml

Google a processo in Usa: che cosa significa e cosa cambierà nel mondo (non solo tech)

Cosa prevede il Digital Service Act dell’Ue e cosa rischiano le Big Tech che non si adeguano


articolo: https://www.repubblica.it/tecnologia/2023/08/25/news/digital_service_act_cosa_prevede_legge_big_tech-412132215/

Come creare il nuovo Domicilio Digitale per ricevere le comunicazioni della Pubblica Amministrazione via Pec


articolo: https://www.corriere.it/tecnologia/23_giugno_16/come-creare-il-nuovo-domicilio-digitale-per-ricevere-le-comunicazioni-della-pubblica-amministrazione-via-pec-8f524a11-5f70-4d4f-b5ad-44d269130xlk.shtml

Il servizio sarà attivo dal 6 luglio e permetterà a cittadini e Pa di abbattere carta, tempi e costi per tutti gli atti pubblici. Il sottosegretario Butti: «Passo in avanti fondamentale»

Ancora qualche settimana e farà il suo debutto ufficiale l’Inad, l’Indice Nazionale dei Domicili Digitali. Quello che viene già associato a un elenco delle «pagine gialle» degli indirizzi elettronici ha l’obiettivo di diventare il modo più rapido e immediato della Pubblica Amministrazione per comunicare con i cittadini. Un passo in avanti per la digitalizzazione che dovrebbe superare il tradizionale scoglio delle burocrazie, della carta e dei faldoni nell’ambito degli atti pubblici. Questo il presupposto sottolineato da Alessio Butti, sottosegretario con delega all’innovazione tecnologica. Il nuovo indice sarà attivo dal 6 luglio prossimo. Vediamo i vantaggi e i diversi passi da seguire per la sua attivazione.

Perché è utile – Tra gli interventi previsti per la digitalizzazione degli uffici pubblici, l’Inad è quello che permetterà ai singoli cittadini di ricevere direttamente all’indirizzo email (Pec), le comunicazioni ufficiali della Pa, come cartelle esattoriali, multe e rimborsi, oltre alle notifiche degli avvocati, come stabilito dalla riforma Cartabia. Tutti gli atti saranno così inviati per email, in sostituzione di tutti quelli che prima venivano inviati per posta in forma cartacea. Butti parla di un abbattimento significativo di tempi e costi, oltre a un vantaggio significativo anche per l’ambiente, dal momento che tante lettere potranno fare a meno di viaggiare «fisicamente». Oltretutto le email si possono ricevere in qualsiasi posto del mondo e quasi in tempo reale, evitando così anche il rischio di mancato recapito, con la necessità di recarsi alla posta per ritirare (verrà meno l’incombenza di spostarsi fisicamente, mentre il sistema della Pa sarà più automatizzato, centralizzato e sicuro). Grazie all’Inad tutte le comunicazioni della Pubblica Amministrazione con valore legale, come ad esempio rimborsi fiscali e detrazioni d’imposta, accertamenti, verbali di sanzioni amministrative, e così via, vengono inviate direttamente nella casella di posta indicata dal cittadino, che può gestire in autonomia il proprio domicilio digitale.

Procedimento e requisiti – I tempi sono molto brevi, dal momento che il domicilio digitale scelto verrà attivato entro l’una di notte del giorno successivo alla richiesta. Per attivare il proprio domicilio digitale e iscriverlo all’Inad basterà disporre di uno Spid (in alternativa si possono utilizzare anche la Carta Nazionale dei Servizi (CNS) oppure Carta d’identità elettronica (CIE) e un indirizzo di posta certificata (Pec). Attualmente ci sono diverse piattaforme che permettono di attivare quest’ultima a costi contenuti. Nell’indice sono già presenti circa 2,3 milioni di indirizzi Pec appartenenti a professionisti, trasferiti in automatico dal registro Ini-Pec all’Inad (tutti gli altri hanno 30 giorni di tempo per confermare il proprio indirizzo Pec come domicilio digitale). Dopo essere entrati in possesso dei due requisiti, per attivare il domicilio digitale da zero basterà andare invece su domiciliodigitale.gov.it. Verranno qui richiesti i dati personali, tra cui nome, cognome e codice fiscale e una email normale (intesa come non Pec) a cui inviare le comunicazioni di base, un’opportunità che per molti facilita la ricezione delle informazioni più urgenti. Tra gli altri requisiti, l’aver compiuto 18 anni per le persone fisiche, l’essere professionisti che svolgono una professione non organizzata in ordini, albi o collegi (particolari categorie descritte nella legge n.4/2013), gli enti di diritto privato non tenuti all’iscrizione nell’Ini-Pec (l’indice che raccoglie già tutti gli indirizzi di PEC delle Imprese e dei Professionisti presenti sul territorio italiano). Quest’ultimo caso perché il Codice dell’Amministrazione Digitale prevede che il domicilio digitale dei professionisti iscritti in Ini-Pec, venga importato automaticamente su Inad in qualità di persona fisica, restando salva la possibilità di modificarlo, indicando un altro indirizzo Pec. I cittadini potranno poi anche cambiare l’indirizzo Pec indicato inizialmente o cancellarlo del tutto, senza sostenere costi aggiuntivi.

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Raccolta illecita di dati personali, Garante blocca ChatGPT


articolo: Raccolta illecita di dati personali, Garante blocca ChatGPT – Hi-tech – ANSA

ChatGPT © ANSA/EPA

Stop in Italia finché la piattaforma non rispetterà la privacy

Stop a ChatGPT finché non rispetterà la disciplina privacy.

Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma.

L’Autorità ha contestualmente aperto un’istruttoria. Nel provvedimento, il Garante rileva la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali.

ChatGPT, il più noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane, lo scorso 20 marzo aveva subito una perdita di dati (data breach) riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento.

Nel provvedimento – informa una nota -, il Garante privacy rileva la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma. Come peraltro testimoniato dalle verifiche effettuate, le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto. continua a leggere

Twitter di nuovo in panne. Musk, piattaforma fragile


articolo: https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/internet_social/2023/03/06/twitter-di-nuovo-in-panne.-musk-piattaforma-fragile_e9dc40c0-e15c-4fd1-88ec-5d2273ac89b2.html

Blackout di circa 1 ora poi rientrato. Facendo clic sui link visualizzato un messaggio di errore

Twitter ha sperimentato a distanza di pochi giorni da un altro blackout, rallentamenti e interruzioni che hanno interessato molti utenti nel mondo, con ripercussioni soprattutto sul caricamento di contenuti, immagini e video.

Dopo circa 1 ora la situazione è tornata alla normalità, come ha segnalato la società sul profilo Twitter Support.

Things should now be working as normal. (Ora le cose dovrebbero funzionare normalmente)

Thanks for sticking with us! https://t.co/JXTllrv0k0 (Grazie per essere rimasti con noi!)

Il sito downdetector.com ha segnalato un picco di malfunzionamenti a partire dalle 18 ora italiana. Facendo clic sui link era visualizzato un messaggio di errore. “Alcune parti di Twitter potrebbero non funzionare come previsto. Abbiamo apportato una modifica interna che ha avuto alcune conseguenze indesiderate. Stiamo lavorando per irsolvere il problema, condivideremo un aggiornamento quando sarà risolto“, ha scritto Twitter Support. Sulla stessa piattaforma è comparso l’hashtag #TwitterDown.

L’ultimo disservizio della piattaforma, qualche giorno fa, ha attirato critiche su Elon Musk e sugli effetti dei tagli al personale che hanno assottigliato anche i team sicurezza.“Questa piattaforma è così fragile“, ha commentato Musk.

WhatsApp non funziona, «down» al sistema di messaggistica di Meta: che cosa succede


articolo di  Redazione Login: WhatsApp non funziona, «down» al sistema di messaggistica di Meta: che cosa succede | Corriere.it

Disservizi e molte segnalazioni da tutto il mondo. Dopo i problemi a singhiozzo nella sera del 24 ottobre, il down la mattina successiva

WhatsApp non funziona: dopo le ore 18 di lunedì 24 ottobre, si sono moltiplicate le segnalazioni di chi non riusciva a utilizzare il sistema di messaggistica di proprietà di Meta (Facebook). Un «down» temporaneo che ha lasciato a piedi i molti milioni di italiani che ogni giorno utilizzano intensamente l’app che si è imposta come sostituto dei vecchi Sms. Poi un nuovo malfunzionamento, nella mattina di oggi, martedì 25 ottobre, a partire dalle 9 circa.

«Siamo al corrente che alcune persone stanno avendo problemi ad inviare messaggi. Siamo al lavoro per ripristinare WhatsApp nel più breve tempo possibile» ha dichiarato un portavoce di Meta in una nota inviata al Corriere. continua a leggere

iOS 16, come sarà e chi lo può installare:……


iOS 16, come sarà e chi lo può installare: esclusi iPhone 7, 6S e 6S Plus

articolo di Saverio Alloggio: https://www.corriere.it/tecnologia/cards/ios-16-come-sara-chi-puo-installare-esclusi-iphone-7-6s-6s-plus/ios-16-novita-sistema-operativo-iphone-14_principale.shtml?refresh_ce

Apple ha presentato il nuovo sistema operativo per i propri smartphone. Cambia la schermata di blocco e, in generale, c’è una maggiore libertà per l’utente. Arriverà in autunno insieme ad iPadOS 16 e potrà essere installato a partire da iPhone 8

iOS 16, le novità del sistema operativo di iPhone 14

I nuovi sfondi di iOS 16

Tutto come da copione. In occasione dell’apertura della WWDC 2022, la conferenza annuale dedicata agli sviluppatori, Apple ha svelato iOS 16. È la nuova versione del sistema operativo degli smartphone della Mela, quella che sarà installata di default su iPhone 14. Quest’ultimo, salvo stravolgimenti, sarà presentato nel corso del solito Keynote di settembre. Non a caso, la versione definitiva di iOS 16 sarà disponibile per tutti in autunno.
L’azienda di Cupertino ha introdotto diverse novità, che ruotano tutte attorno al concetto di personalizzazione. L’idea è stata quella, dunque, di fornire all’utente una maggiore libertà di manovra. Un aspetto che da tempo rappresenta una delle critiche maggiori provenienti dal mondo Android e a questo giro, un po’ come accaduto con i MacBook Pro, Apple ha evidentemente ascoltato i propri clienti.

l’articolo completo al LINK: https://www.corriere.it/tecnologia/cards/ios-16-come-sara-chi-puo-installare-esclusi-iphone-7-6s-6s-plus/ios-16-novita-sistema-operativo-iphone-14_principale.shtml?refresh_ce

Il nuovo stile grafico di iOS 16

I modelli di iPhone su cui sarà possibile utilizzare iOS 16 sono dall’8 in su. Quindi:
– iPhone 8 e 8 Plus
– iPhone X
– iPhone XS e XS Max
– iPhone XR
– iPhone 11, 11 Pro e 11 Pro Max
– iPhone 12, 12 Mini, 12 Pro e 12 Pro Max
– iPhone 13, 13 Mini, 13 Pro e 13 Pro Max
– iPhone SE di 2a e 3a generazione

Facebook, account bloccato o sospeso: come fare ricorso o protestare. La guida


articolo di Giulia Cimpanelli: https://www.corriere.it/tecnologia/cards/facebook-account-bloccato-o-sospeso-come-fare-ricorso-o-protestare-guida/perche-facebook-blocca-account_principale.shtml

Molti utenti «denunciano» di aver subito un blocco completo del proprio profilo da parte di Facebook. Perché succede? E come cercare di ripristinarlo? La guida su come procedere

Perché Facebook blocca un account – Perché Facebook procede a sospendere temporaneamente e poi a bloccare per sempre un account? Di solito si tratta di una violazione delle condizioni d’uso del social network, riportate a questo link. «Se determiniamo che l’utente ha violato chiaramente, seriamente o reiteratamente le nostre condizioni o normative, fra cui in particolare i nostri Standard della community, potremmo sospendere o disabilitare in modo permanente l’accesso dell’utente al suo account. Potremmo inoltre sospendere o disabilitare l’account dell’utente se questi viola in modo ripetuto i diritti di proprietà intellettuale di altri utenti o nel caso in cui fossimo obbligati a farlo per motivi legali. Nel caso in cui agissimo in tal modo, informeremo l’utente e illustreremo le opzioni a sua disposizione per richiedere una revisione, a meno che ciò esponga Meta o altri a responsabilità legale, danneggi la nostra community di utenti, comprometta o interferisca con l’integrità o il funzionamento di nostri servizi, sistemi o Prodotti, siano presenti restrizioni dovute a limiti tecnici oppure ove sia vietato farlo per motivi legali», scrive l’azienda.

Perché Facebook blocca un account

Un account può essere disattivato da Facebook per uno dei seguenti motivi: pubblicazione di contenuti che non rispettano le Condizioni di Facebook, utilizzo di un nome falso, furto d’identità, azioni ripetute non ammesse su Facebook che non rispettano gli Standard della community, contatti con altre persone a scopo di molestia, pubblicità, promozione o altra condotta non consentita.

Controlla gli Standard della community

Gli (eventuali) avvertimenti – Se un utente pubblica contenuti contrari agli Standard della community di Facebook, l’azienda per prima cosa rimuove questi contenuti e può applicare un avvertimento all’account Facebook dell’utente. L’eventuale applicazione di un avvertimento dipende dalla gravità dei contenuti, dal contesto in cui sono stati condivisi e pubblicati.

Gli (eventuali) avvertimenti

In alcuni casi, una violazione può essere talmente grave, come la pubblicazione di contenuti relativi allo sfruttamento sessuale di minori, da spingere Facebook a disabilitare l’account, la Pagina o il gruppo su Facebook o l’account su Instagram dell’utente, dopo una sola occorrenza.

Come capire se l’account è stato bloccato – Se un account viene disabilitato, quando si prova ad accedere a Facebook compare un messaggio che informa della disattivazione. Una premessa è d’obbligo: recuperare un account Facebook che è stato bloccato non è semplice. Per cercare di farlo si può partire dalla compilazione del modulo presente a questo link che è disponibile proprio solamente per chi si ritrova con l’account bloccato. Oltre al modulo compilato Facebook richiede anche la scansione di un documento di identità in corso di validità in formato Jpeg.

Come capire se l’account è stato bloccato

Come fare ricorso – Se l’account non venisse ripristinato e l’utente continua a pensare che la decisione di Facebook non sia idonea, può inviare un ricorso contro la decisione al Comitato per il controllo. Dopo il processo di ricorso di Facebook, l’utente riceverà un ID di riferimento del Comitato per il controllo, che potrà usare per sottoporre il suo caso al controllo del Comitato. Non tutte le decisioni sui contenuti sono idonee al ricorso dinanzi al Comitato: se una decisione sui contenuti è idonea al controllo, Facebook manderà un ID di riferimento del Comitato per il controllo in Messaggi assistenza. Una volta inviato il ricorso, il Comitato deciderà se controllarlo o meno. «Il Comitato seleziona infatti solo un determinato numero di ricorsi idonei da controllare, quindi potrebbe non scegliere il tuo», spiega l’azienda.

Come fare ricorso

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Caricabatterie universale, l’Ue trova l’accordo


articolo: https://www.repubblica.it/tecnologia/2022/06/07/news/caricatore_universale_lue_trova_laccordo-352830505/

La direttiva propone un unico caricatore Usb-C, per cellulari, tablet, e-reader, fotocamere e altri dispositivi elettronici. Ma non ancora per i portatili

Dopo anni di richieste e discussioni, è stato raggiunto un accordo tra le istituzioni Ue sulla proposta legislativa per introdurre un caricatore unico di tipo Usbc, indipendentemente dal produttore, per i dispositivi mobili nell’Unione europea. Le nuove norme riguarderanno telefoni cellulari, tablet, e-reader, fotocamere digitali cuffie e auricolari, console per videogiochi portatili e altoparlanti portatili ricaricabili. La direttiva segna una sconfitta per Apple, che ha un diverso caricatore per i suoi iPhone e alcuni iPad, il cavo lighting e che, insieme ad alcune associazioni per i consumatori, si è battuta ferocemente contro l’adozione di uno standard universale.

Il decreto introduce inoltre una tecnologia di ricarica rapida armonizzata (in modo che gli utenti potranno caricare i propri dispositivi alla stessa velocità con qualsiasi caricabatterie) e la separazione della vendita dei caricatori da quella dei dispositivi, allo scopo di ridurre i rifiuti elettronici. continua a leggere

Non solo iPhone: Apple introdurrà la porta Usb-C su tastiere, mouse e altri accessori

articolo di Bruno Ruffilli: https://www.repubblica.it/tecnologia/2022/05/16/news/non_solo_iphone_apple_introdurra_la_porta_usbc_su_tastiere_mouse_e_altri_accessori-349792750/

Già dal prossimo anno, Cupertino potrebbe dire addio alla connessione Lightning: tra i motivi la pressione della Ue per l’adozione di caricabatterie universali, ma anche i limiti della tecnologia attuale

Quando Phil Schiller, vicepresidente senior di Apple, presentò per la prima volta il connettore Lightning nel settembre 2012, spiegò che sarebbe stato lo standard di ricarica di Apple “per il prossimo decennio“. E così è ora di abbandonarlo. 

Le voci circolano da un po’, ma negli ultimi giorni si sono moltiplicate e cominciano ad arrivare da fonti sempre più attendibili. Le ultime due, in ordine di tempo, sono l’analista di mercato Ming-Chi Kuo e il sito web di Bloomberg. 

Entrambi concordano sul fatto che l’Usb-C arriverà sull’iPhone, ma non sul prossimo: il debutto è previsto per il modello del 2023. Kuo però aggiunge un altro elemento importante, suggerendo che anche gli altri prodotti Lightning, compresi gli AirPods, passeranno all’Usb-C in tempo ragionevolmente breve. Non è impossibile, almeno per due motivi: primo, si tratta per la maggior parte di accessori, dove il connettore Lightning serve solo per la ricarica, secondo, la mossa darebbe ad Apple la possibilità di utilizzare un solo connettore per tutti i suoi prodotti, escludendo il MagSafe utilizzato sui computer portatili, che comunque si possono caricare utilizzando le porte Usb. E questo porta al terzo motivo, quello più importante: le pressioni della Comunità Europea sui produttori di elettronica consumer perché si adeguino allo standard Usb-C, e le minacce di sanzioni anche pesanti per chi non dovesse allinearsi. Dietro la mossa della Ue c’è la volontà di ridurre gli sprechi economici (circa 250 milioni di euro l’anno per nuovi caricabatteria) e l’impatto ecologico (un migliaio di tonnellate di rifiuti elettronici in meno).  continua a leggere

Apple Event — March 8


Apple Event — March 8

Apple

Watch the special Apple Event. March 8, 2022, at 10 a.m. PST. Set a reminder and we’ll send you an update before the show.

Tutte le novità dell’evento Apple di primavera: iPhone SE 5G, iPad Air, Mac Studio

Ceo Tim Cook che introduce le novità di Apple

articolo di Bruno Ruffilli: https://www.repubblica.it/tecnologia/2022/03/08/news/tutte_le_novita_dellevento_apple_di_primavera_iphone_se_5g_e_altro-340676610/

Il catalogo dell’azienda di Cupertino si amplia con nuove versioni di prodotti esistenti e alcune novità assolute

Come tutti gli eventi Apple, anche questo – il primo del 2022 – ha un titolo, “Peek Performance“. E infatti di prestazioni si parla parecchio. Si parte con il Ceo Tim Cook che introduce le novità di Apple TV+, la piattaforma di streaming dell’azienda. Saranno disponibili, ma solo negli Usa, nuovi contenuti, come il baseball il venerdì.

Poi si passa ai due nuovi colori per l’iPhone 13 (verde e verde alpino), quindi ecco una delle novità più attese, un iPhone SE riveduto e corretto, a due anni dalla seconda generazione. 

È l’ultimo iPhone a conservare il pulsante home con Touch Id dei vecchi modelli fino all’iPhone X. Ma ha un nuovo vetro più resistente, resistenza ad acqua e polvere secondo lo standard IP67 e connettività 5G. Cambia pure il processore, che oggi è quello dell’iPhone 13, il più potente mai montato su uno smartphone Apple. Così, anche se c’è un solo sensore fotografico da 12 MP, immagini e video migliorano grazie alla maggiore capacità di calcolo. Costa 429 dollari; in Italia sarà disponibile dal 18 marzo nei modelli da 64GB, 128GB e 256GB, nei colori mezzanotte, galassia e (PRODUCT)RED, a partire da 529 euro. Non è più in vendita l’iPhone SE del 2020, ma anche così oggi la famiglia di smartphone Apple conta 8 modelli, compreso l’iPhone 11, l’ultimo rimasto con connettività 4G.

iPad Air 5G – Apple ha presentato anche un nuovo iPad Air di quinta generazione con chip M1, connettività 5G e alcuni colori inediti. Il processore è lo stesso Apple Silicon M1 degli iPad Pro attuali, e così il nuovo tablet è più veloce del suo migliore concorrente Android, secondo Apple, ma pure del più potente portatile Windows più venduto nella stessa fascia di prezzo.

La fotocamera frontale è stata aggiornata: ora è un grandangolo da a 12MP con supporto per il Center Stage. Include anche il supporto per la seconda generazione di Apple Pencil. Per il resto, il nuovo iPad Air ha lo stesso design del suo predecessore, si segnala solo qualche colore inedito: oltre a  Space Gray, Starlight, Viola, Rosa e Blu.

Il nuovo iPad Air sarà ordinabile a partire da venerdì 11 marzo in 29 nazioni e Paesi, fra cui Italia, e sarà disponibile a partire da venerdì 18 marzo, in due capacità di memoria: 64 e 256 GB. I modelli Wi-Fi partono da €699, quelli Wi-Fi + Cellular da €869. continua a leggere

Twitter down, problemi per alcune ore sulla piattaforma


articolo di Redazione Tecnologia: https://www.corriere.it/tecnologia/22_febbraio_11/twitter-down-problemi-il-social-network-italia-mondo-fc5549fa-8b63-11ec-8ff0-286fb7a9f896.shtml?fbclid=IwAR3O8jlhDfHb-5gRnzGheq76lf44SAvo2hhRCaS5MiX7CubsYHDyRYwFoHI

Segnalazioni di disservizi per sito di micro blogging negli Stati Uniti e nel nostro Paese. Poi la comunicazione dell’azienda: abbiamo corretto un bug tecnico

La piattaforma di micro blogging Twitter sta avendo problemi in tutto il mondo, Italia compresa.
Secondo il sito DownDetector.com, le segnalazioni degli utenti che Twitter stava avendo dei disservizi hanno cominciato a salire nel tardo pomeriggio di venerdì 11. Tra i problemi ci sono quelli per inviare tweet, la disconnessione dal servizio e la successiva l’impossibilità di rientrare.
Negli Stati Uniti, i problemi sembrano essere concentrati soprattutto sulla costa occidentale, con molte segnalazioni da Los Angeles, San Francisco, Phoenix e Seattle. In Italia nelle principali città, in particolare Milano, Roma, Genova e Bologna. continua a leggere

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“Non autorizzo”: l’imbarazzante bufala su Facebook è diventata un’imbarazzante bufala su Meta


articolo di Emanuele Capone: https://www.repubblica.it/tecnologia/2022/01/07/news/non_autorizzo_l_imbarazzante_bufala_su_facebook_e_diventata_un_imbarazzante_bufala_su_meta-332970037/

Come già qualche anno fa, sono moltissimi gli italiani che hanno condiviso online un post che dovrebbe tutelare le loro proprietà intellettuali, come foto e messaggi. Solo che non serve a nulla e non ha senso farlo

Facebook ha cambiato nome: si sa, si sapeva da tempo. Dall’inizio di gennaio 2022, questa cosa è diventata ufficiale e tutti quelli che usano il social network hanno ricevuto una notifica che appunto li informava del cambio di denominazione: Meta è la società madre cui fanno capo, fra le altre, Facebook, Instagram e WhatsApp.

Che cosa hanno fatto gli iscritti italiani alla piattaforma di Zuckerberg dopo l’annuncio? Hanno cercato di comprendere le ragioni di questa scelta (sì, è per il metaverso)? Si sono affannati a capire quali conseguenze potrebbe avere per loro (le avevamo spiegate qui)? No, si sono messi a condividere in massa un testo che dovrebbe tutelarli legalmente e difendere le loro proprietà intellettuali, siano esse testi o immagini. Hanno pubblicato pubblicamente su Facebook un messaggio per impedire a Facebook (Meta) di rendere pubblici i loro messaggi.

Paradosso in questo paradosso, non solo questa cosa è totalmente inutile e priva di alcun fondamento, ma è pure la riedizione di una vecchia bufala, che circolava già qualche anno fa. Solo che allora l’avvertimento era lanciato a Facebook e adesso ha a che fare con Meta. Vero: è un problema che riguarda anche altri Paesi (negli Usa i post di questo tenore hanno iniziato a diffondersi lo scorso novembre), e però c’è da dire che gli italiani sembrano particolarmente attratti da questo tipo di bufale. Ad agosto 2020 ne circolava un’altra, sempre annunciata dal perentorio “Non autorizzo”, in cui i genitori spiegavano alle scuole e al ministero dell’Istruzione che cosa potevano fare o non fare con i loro figli. Attraverso Facebook.

Un esempio dei post condivisi su Facebook 

Il messaggio condiviso dagli italiani sui social – Come detto, il testo condiviso in questi giorni è una leggera variazione rispetto a quelli degli anni precedenti: circola soprattutto su Facebook, ma pure su Instagram e attraverso le chat di WhatsApp. E anche via sms, ché non si sa mai.

La parte iniziale vuole essere insieme un invito e una spiegazione: “Domani inizia la nuova regola Facebook/Meta dove le tue foto possono essere usate. Non dimenticate che la scadenza è oggi! Può essere usato nei contenziosi contro di te. Tutto ciò che pubblicherai sarà reso pubblico da oggi, compresi i messaggi. Non ti costa niente di più di un semplice copia e incolla. Meglio prevenire in anticipo che intrecci legali e scuse dopo”.

Poi c’è la parte di cui fare copia e incolla: “Non autorizzo Facebook/Meta o nessuna delle organizzazioni legate a Facebook/Meta a usare le mie immagini, informazioni, messaggi o post, né in passato né in futuro. Con questo comunicato comunico su Facebook/Meta che è severamente vietato copiare, notificare o intraprendere qualsiasi altra mia azione in base a questo profilo e/o ai suoi contenuti. I contenuti di questo profilo sono informazioni private e riservate. La violazione della privacy può essere punita dalla legge: Facebook/Meta è ora un’istituzione pubblica”.

Perché non ha senso condividere questo messaggio – Va bene, ma perché questo testo sarebbe privo di fondamento? Perché sarebbe una bufala? Al di là del fatto che su Facebook niente è cambiato, se non il nome dell’azienda che lo controlla, a squalificare il messaggio è il suo stesso contenuto.

Iniziamo dalla prima frase: “Domani inizia la nuova regola Facebook/Meta dove le tue foto possono essere usate”. Quando, domani? Il post non ha una data specifica, può essere condiviso oggi, domani, fra una settimana o 3 giorni fa. Non c’è una data specifica perché non c’è una data specifica in cui accade qualcosa. E non c’è perché non c’è nulla che debba accadere.

La seconda frase è quella che più di tutte dovrebbe permettere di capire che ci si trova di fronte a una fake news (e anche rende tutta la vicenda tragicomica): Tutto ciò che pubblicherai sarà reso pubblico da oggi. Capito l’involontario gioco di parole, fra l’altro pubblicato su un social su cui tutto quello che pubblichiamo è pubblico? E già oggi, non in un presunto domani. continua a leggere

Ospedale di Lecco, attacco hacker: bloccati per dodici ore i server di vaccini Covid e tamponi


articolo di Barbara Gerosa: https://milano.corriere.it/notizie/lombardia/21_dicembre_28/ospedale-lecco-attacco-hacker-bloccati-dodici-ore-server-vaccini-covid-tamponi-a78204ec-67d5-11ec-8566-5d3d900d8a47.shtml

Sistemi informatici in tilt, disagi negli ospedali di Lecco e Merate. Fuori uso oltre il 50% dei server dell’Asst

Attacco hacker nella notte tra lunedì e martedì al sistema informatico dell’Asst di Lecco, con gli ospedali Manzoni e Mandic rimasti paralizzati per quasi dodici ore. Risultano infetti diversi server, in parte della rete interna dell’ospedale e in parte in private cloud erogato dai data center del sistema regionale di Area. Problemi nella mattinata del 28 dicembre per le prenotazioni e l’accesso a tamponi, vaccini, pronto soccorso. continua a leggere

Nel data center che protegge i dati degli italiani:….


Nel data center che protegge i dati degli italiani: “Così combattiamo 70 mila attacchi hacker al giorno”

articolo di Giulia Destefanis: https://video.repubblica.it/tecnologia/tech/nel-data-center-che-protegge-i-dati-degli-italiani-cosi-combattiamo-70-mila-attacchi-hacker-al-giorno/403999/404710

Dentro ai computer e ai giganteschi dischi rigidi delle quattro sale del centro, 1000 metri quadri interrati e protetti da rischi di attacchi, alluvioni o incendi, ci sono i dati anagrafici e sanitari dei cittadini. Che una volta venivano conservati dagli enti pubblici in archivi cartacei, oggi vengono custoditi da grandi centri di raccolta dati. continua a leggere

Nel data center che protegge i dati degli italiani: “Combattiamo 70 mila attacchi hacker al giorno” –
La Repubblica

Google, dal 25 novembre arriva la verifica in due passaggi con lo smartphone sugli account


articolo: https://www.corriere.it/tecnologia/21_novembre_24/google-25-novembre-arriva-verifica-due-passaggi-lo-smartphone-account-085be746-4ba8-11ec-a7de-29504a6b0429.shtml

Annunciata un mese fa, la misura diventa operativa dal 25 novembre. Ecco cosa significa e cosa fare

La maggior parte delle password continua a essere poco sicure e ogni settimane un milione di queste viene rubato. I modi per rafforzare le nostre parole chiave sono tanti, ci sono consigli e perfino un gioco web che ci insegna come fare ma Google ha pensato di usare le «maniere forti». Da domani, 25 novembre, attiverà la verifica in due passaggi per 150 milioni di account. Ma cosa significa?

La verifica in due passaggi è una procedura che rafforza la protezione della password. È consigliata da tutti gli esperti di sicurezza e non a caso molti di noi l’hanno già sperimentata con i servizi più «sensibili». Basta pensare alle app bancarie o alla Spid. Oltre a inserire username e password, per accedere ai servizi di Google servirà una seconda conferma dell’identità. La più rapida è tramite una delle app di Google: appena ricevuta la notifica basta, per esempio, aprire Gmail sul telefono, toccare il tasto di conferma e si è dentro. Si può anche scegliere di ricevere un codice tramite messaggio di testo o vocale sul nostro numero. A noi la scelta. continua a leggere

Sicurezza in rete: come difendersi dagli attacchi


Il Sole 24 ORE

Non solo servizi e opportunità in rete. Essere pervasi dalla tecnologia, infatti, comporta anche dei rischi. I Paesi si sfidano sul fronte delle informazioni, così come le imprese. Ma anche chi delinque ha guadagnato un’arma in più: i nostri dati, infatti, possono essere strumento per far soldi o per avere potere. Come muoversi dunque, in un mondo pieno di servizi, opportunità, ma anche pericoli? Come si stanno organizzando aziende e amministrazione pubblica e quanto sono preparati manager e cittadini? Se ne parla in diretta sul sito e sui social del Sole 24 Ore, mercoledì 17 novembre alle 12,30 con la professoressa Greta Nasi, docente di Public Management e Digital trasformation all’Università Bocconi di Milano ma anche Direttore della Laurea Magistrale di Università Bocconi e Politecnico di Milano in Cyber Risk Stategy and Governance.

Attacco hacker alla San Carlo, trafugati dati e chiesto il riscatto:……..


Attacco hacker alla San Carlo, trafugati dati e chiesto il riscatto

Attacco hacker alla San Carlo, trafugati dati e chiesto il riscatto: il colosso delle patatine non paga e denuncia

articolo: https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/10/26/news/attacco_hacker_san_carlo_azienda_patatine_chiesto_riscatto_ransomware_gang_conti-323808439/?ref=RHTP-VS-I270681067-P17-S11-T1

Attacco hacker alla San Carlo

Venerdì scorso ci sarebbe stato un attacco rivendicato dalla ransomware gang Conti

Attacco hacker al gruppo alimentare San Carlo. Si tratterebbe, secondo le prime informazioni, di un attacco ai server di tipo ransomware avvenuto lo scorso venerd’, a cui è seguita una richiesta di riscatto.

L’attacco sarebbe stato rivendicato ieri intorno alle 17 da ransomware gang Conti che ha allegato anche una serie di documenti trafugati, tra cui fatture e scansioni di documenti d’identità dei dipendenti. Tutto materiale risultato poi autentico. Il colosso alimentare delle patatine con sede a Milano non ha dato seguito alla richiesta e ha presentato denuncia alla Polizia Postale di Milano. Nelle prossime ore una prima informativa dovrebbe arrivare ai pm milanesi. Secondo quanto emerso finora la società non avrebbe subito danni. Non si sa ancora l’ammontare del riscatto chiesto dagli hacker, che l’azienda si è rifiutata di pagare. continua a leggere

Cresce il furto di password online, +45% in sei mesi


articolo: https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/hitech/2021/10/11/kaspersky-cresce-il-furto-di-password-online_62d2d6b7-2d62-4e1d-b1e0-54dacdb32519.html

Negli ultimi sei mesi gli esperti dell’azienda di sicurezza informatica Kaspersky hanno osservato una crescita nelle attività dei truffatori che rubano le password utilizzando malware speciali chiamati Trojan-PSW. Si tratta di ‘stealer‘, programmi in grado di raccogliere informazioni di accesso e altre informazioni sull’account di una vittima.

Dalla ricerca, emerge che il numero degli utenti caduti nel furto di password è cresciuto sensibilmente nel tempo.

Ad esempio, a settembre le vittime erano 160.000 in più rispetto ad aprile, con un aumento del 45%. Negli ultimi mesi, Kaspersky ha notato anche un forte aumento nel numero di tentativi di infezione: il terzo trimestre del 2021 (da luglio a settembre) ha visto una crescita quasi del 30%. Il numero totale dei rilevamenti è aumentato rispetto all’anno precedente, passando da 24,8 milioni a 25,5 milioni.

Come dimostrano le statistiche, credenziali d’accesso, password, dettagli di pagamento e altre informazioni personali continuano ad essere oggetto di interesse da parte dei criminali informatici. Per questo motivo, incoraggiamo gli utenti a prendere alcune precauzioni per proteggere i loro account. Ad esempio si può utilizzare l’autenticazione a più fattori. Dato l’aumento dell’attività dei truffatori che utilizzano password stealer, si consiglia di non cliccare su link non sicuri e di utilizzare una soluzione di sicurezza aggiornata” ha commentato Denis Parinov, security expert di Kaspersky. Per evitare di imbattersi in programmi dannosi e truffe che mirano a rubare le credenziali, Kaspersky invita anche a non pubblicare online informazioni personali che potrebbero rivelare la propria identità, come indirizzo di casa, numero di telefono personale ed email.

Instagram, nuova sezione Video con i filmati degli utenti


articolo: https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/hitech/2021/10/06/instagram-nuova-sezione-video-con-i-filmati-degli-utenti_e1ba2cfe-ec0c-40d9-8645-fb02923b219b.html

Un solo menu dove trovare i video caricati online

Instagram ha annunciato una novità che spinge ulteriormente la piattaforma verso la fruizione dei video. I filmati di Instagram Tv e quelli postati sul feed, vengono adesso accumunati tutti in Instagram Video, una sezione dell’app dedicata esclusivamente alla loro visualizzazione.

Instagram Video comparirà sul profilo con una nuova tab, con cui gli iscritti potranno scoprire i vari contenuti come si fa già oggi, ossia scrollando dall’alto in basso per vedere quelli di uno stesso creator oppure verso destra per andare avanti con gli altri.

Se i video di IGTV e del feed si combinano in un unico formato, il processo di caricamento dal proprio rullino resta lo stesso: cliccando sul simbolo + nell’angolo in alto a destra nella home page di Instagram e selezionandoPubblica“. continua a leggere

Facebook, Instagram e WhatsApp, il giorno dopo il down: le scuse, le perdite, le ragioni del caos


articolo: https://www.repubblica.it/tecnologia/2021/10/05/news/facebook_instagram_whatsapp_down_il_giorno_dopo_le_scuse_di_zuckerberg_le_perdite_cosa_e_successo-320870932/

vado direttamente al problema tecnico, per l’articolo completo vedi “il Link” qui sopra

Il problema tecnico è stato confermato da Facebook con una nota in cui si legge: “I nostri team di ingegneri hanno individuato il problema nelle modifiche alla configurazione dei nostri router che coordinano il traffico tra i nostri data center“. Facebook ha aggiunti inoltre che “non c’è evidenza di dati personali degli utenti compromessi durante il disservizio“.

Il blackout di Facebook, in particolare, ha generato una cascata di problemi in altri ambiti, poiché in molti usano l’account del social network per accedere ad altri servizi: siti di e-commerce, per esempio, ma anche piattaforme online di videogiochi. Le credenziali Facebook possono essere usate anche per accedere a una smart tv o a un termostato intelligente: da queste cose – e non solo quindi dall’urgenza di comunicare con post e messaggi – si intuisce la portata del blackout che ha investito la creatura di Zuckerberg.

WhatsApp, Facebook e Instagram non sono raggiungibili. Utenti scatenati su Twitter


articolo: https://www.repubblica.it/tecnologia/2021/10/04/news/whatsapp_facebook_instagram_down_non_funzionano_4_ottobre-320767076/?ref=RHUO

I servizi di proprietà di Facebook non funzionano. Utenti scatenati su Twitter, che invece resta accessibile

WhatsApp, Facebook e Instagram hanno smesso di funzionare, in Italia e nel resto del mondo, dalle 17:40 circa ore italiane.

Il sito downdetector.it, che effettua il monitoraggio in tempo reale dei problemi e dei periodi di inattività, riporta un elevato numero di segnalazioni che interessa i tre servizi di proprietà di Facebook.

Il colosso di Menlo Park ha confermato con un tweet i problemi in corso: “Stiamo lavorando per ripristinare il servizio più velocemente possibile, nel frattempo ci scusiamo per l’inconveniente“.

Traduzione: Siamo consapevoli che alcune persone hanno problemi ad accedere all’app di Facebook. Stiamo lavorando per riportare le cose alla normalità il più rapidamente possibile e ci scusiamo per gli eventuali disagi.

Traduzione: Siamo consapevoli che alcune persone stanno riscontrando problemi con WhatsApp in questo momento. Stiamo lavorando per riportare le cose alla normalità e invieremo un aggiornamento qui il prima possibile.

Netflix, il costo degli abbonamenti aumenta da oggi anche per chi è già iscritto


articolo: https://www.corriere.it/tecnologia/21_ottobre_02/netflix-oggi-aumentano-prezzi-abbonamenti-anche-chi-gia-iscritto-1b11e1a4-235a-11ec-a45c-030a2f8f22e2.shtml

La piattaforma aumenta il costo dei piani Standard e Premium mentre il base rimane invariato

Da oggi, 2 ottobreNetflix aumenta i prezzi dei suoi abbonamenti Standard e Premium. Il primo, che prevedere lo streaming a 2 dispositivi in contemporanea e qualità HD passa così da 11,99 a 12,99 euro mentre il Premium, che offre 4 dispositivi connessi e 4K aumenta da 15,99 a 17,99 euro.

Netflix, gli aumenti non riguardano il piano base – Gli aumenti non toccano quindi il piano base, da un dispositivo e senza Hd, che rimane a 7,99 e comunque riguarda tutti gli utenti. Verranno infatti applicati a tutti i nuovi abbonati dal 2 ottobre, mentre gli abbonati esistenti inizieranno a ricevere una notifica tramite e-mail dal 9 ottobre e via app trenta giorni prima dell’aumento effettivo. La tempistica infatti, nota Netflix, «si baserà sul ciclo di fatturazione del singolo abbonato e verrà implementata nel corso dei prossimi mesi». continua a leggere

Il Garante per la Privacy: attenzione al microfono sempre acceso sullo smartphone


articolo: https://tg24.sky.it/tecnologia/2021/09/29/privacy-microfono-telefono?social=facebook_skytg24_link_null&fbclid=IwAR3CNHOujgLy5GBHwXlIQ3LRy8lHsWHI4350vOWj9QTTKiMLmtOq2qMcSdE

Allerta su un fenomeno sempre più diffuso: carpire informazioni personali dai microfoni degli smartphone sempre accesi per poi rivenderli a società a scopi commerciali

Non ci pensiamo ma dai microfoni accesi dei nostri smartphone ci sono molte insidie, causate soprattutto dalle app che scarichiamo sui nostri cellullari. Molte applicazioni, infatti, tra le autorizzazioni di accesso che richiedono al momento del download, inseriscono anche l’utilizzazione del microfono. Una volta che si accetta, senza pensarci troppo e senza informarsi sull’uso che verrà fatto dei propri dati, il gioco è “fatto”. Su questo illecito uso di dati ora il Garante per la Privacy ha avviato un’indagine.

Come è partita l’indagineApprofondimento

Cookie Policy in Italia: le linee guida definitive del Garante Privacy

L’Autorità ha avviato un’indagine dopo la segnalazione di diversi utenti che hanno segnalato come basterebbe pronunciare alcune parole sui loro gusti, progetti, viaggi o semplici desideri per vedersi arrivare sul cellulare la pubblicità di un’auto, di un’agenzia turistica o di un cosmetico. Si è avviata quindi  un’istruttoria, che prevede l’esame di una serie di app tra le più scaricate e la verifica che l’informativa resa agli utenti sia chiara e trasparente e che sia stato correttamente acquisito il loro consenso.

Informazioni chiare agli utenti – La nuova attività si affianca a quella già avviata sulla semplificazione delle informative, attraverso simboli ed immagini, affinché gli utenti e i consumatori siano messi in grado in maniera sintetica ed efficace di fare scelte libere e consapevoli.

Multa da 225 mln a WhatsApp per violazione leggi privacy Ue


articolo: https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/tlc/2021/09/02/multa-da-225-mln-a-whatsapp-per-violazione-leggi-privacy-ue-_fc6b1d70-0573-45b0-9769-116e380bd694.html

Multa da 225 mln a WhatsApp per violazione leggi privacy Ue

L’Irlanda, sede europea di Facebook, ha imposto una multa di 225 milioni di euro a WhatsApp per aver violato le leggi sulla privacy dei dati dell’UE. Risultato di una indagine avviata nel dicembre 2018, la sanzione inizialmente decisa dall’Irlanda è stata rivista al rialzo su richiesta degli enti regolatori europei.

La Commissione per la protezione dei dati (DPC) irlandese è in gran parte responsabile del controllo dell’adesione alla carta dei diritti dei dati GDPR dell’UE. L’app di messaggistica non avrebbe “assolto ai suoi obblighi di trasparenza” per quanto riguarda la comunicazione agli utenti sull’utilizzo dei dati.

Non siamo d’accordo con la decisione odierna sulla trasparenza che abbiamo fornito alle persone nel 2018 e le sanzioni sono del tutto sproporzionate. Faremo appello contro questa decisione”: è il commento alla multa comminata dall’Irlanda di un portavoce di WhatsApp, che sottolinea come la piattaforma “si impegna a fornire un servizio sicuro e privato. Abbiamo lavorato per garantire che le informazioni fornite siano trasparenti e complete e continueremo a farlo“.

Che cos’è una Vpn, a cosa serve, come usarla e quanto costa


articolo: https://www.repubblica.it/tecnologia/2021/08/13/news/che_cos_e_una_vpn_a_cosa_serve_come_usarla_e_quanto_costa-312726175/

Su internet nessuno sa che sei un cane”, recitava la celebre vignetta pubblicata dal New Yorker nel lontano 1993. Quasi trent’anni dopo, sappiamo invece che non solo, in Rete, tutti possono scoprire chi siamo, ma anche cosa compriamo, come ci informiamo, dove andiamo in vacanza, quali vestiti preferiamo, pure dove andiamo al ristorante e perfino quali sono le nostre speranze o timori (per i quali di solito chiediamo a Google).

In poche parole, su Internet la privacy è molto limitata. Ed è per questa ragione che si stanno diffondendo sempre di più i software che impediscono il tracciamento tramite cookie della nostra attività online, che mantengono private le nostre conversazioni o altro ancora. Strumenti che fungono quindi da (parziale) scudo verso chiunque voglia monitorare le nostre attività in Rete, solitamente a scopi pubblicitari, ma anche per sorveglianza, furto di dati e altro ancora. Uno degli strumenti che protegge più ampiamente le nostre attività online da sguardi indiscreti, fornendo anche ulteriore sicurezza, è la Vpn: la sigla sta per Virtual private Network e in italiano si può tradurre con Rete privata Virtuale.

A cosa serve una Vpn e come funziona – Quando siamo online, il dispositivo che stiamo utilizzando invia costantemente dati, ricevendone in cambio altri (per esempio, il contenuto di un sito): tutti questi dati possono essere monitorati dal nostro Internet service provider e da eventuali terze parti in grado di intercettarci durante la navigazione. Se però utilizziamo una Vpn, tutti i dati vengono cifrati, resi quindi incomprensibili a chiunque ne entri in possesso con la sola eccezione di chi possiede la chiave necessaria per decifrarli.

Il secondo beneficio è che se usiamo una Vpn il punto di origine visibile della nostra connessionnon sarà più l’area geografica del nostro provider, ma uno dei server impiegati dalla società che fornisce la Vpn che stiamo utilizzando. Prima di lasciare il nostro computer (o smartphone), i dati vengono quindi cifrati e poi inviati a uno dei server utilizzati dal software Vpn. L’indirizzo Ip di questo server (la serie univoca di numeri che solitamente identifica ogni dispositivo), ovunque sia collocato nel mondo, diventerà quindi il nostro indirizzo Ip, rendendo di fatto non più rintracciabile quale sia la nostra vera posizione.

Questo è un aspetto fondamentale: le società che offrono questo tipo di servizi possiedono migliaia di server sparsi in ogni angolo del pianeta. Quando ci connettiamo a Internet usando una Rete privata Virtuale (che possiamo scegliere e cambiare a piacimento), i nostri dati cifrati vengono inviati a uno tra migliaia di server, che li decripta e li invia alla destinazione da noi cercata.

Un’analogia con il mondo reale (per quanto estremamente semplificata) può essere utile per capire: basta immaginare di compilare una cartolina e poi di spedirla con le poste tradizionali; solitamente, il postino e magari anche i vicini sono in grado di scoprire cosa c’è scritto sulla cartolina, chi l’ha spedita e da dove. Utilizzando una Vpn, ciò che c’è scritto sulla cartolina risulta incomprensibile a chiunque finché non raggiunge il luogo in cui si trova il server della Vpn; qui la cartolina viene decifrata, affidata a un corriere assoldato dalla stessa Vpn e portata a destinazione, indicando come luogo di provenienza quello dell’area geografica del server Vpn.

Un esempio di funzionamento di una Vpn 

Perché usare una Vpn – Grazie alle Reti private Virtuali, quindi, si può nascondere ogni attività online. Ma perché farlo? Proteggere la privacy, oltre a essere un diritto, può avere parecchi vantaggi concreti. Uno che si impedisce la cosiddetta discriminazione dei prezzi, quella pratica per cui vediamo prezzi diversi, magari di un biglietto aereo, a seconda di quale sia il nostro presunto potere d’acquisto, desunto principalmente (ma non solo) sulla base della nostra posizione.

Un’altra ragione pratica è quello di poter accedere anche a siti bloccati: usare i social network anche all’interno di una rete aziendale che li blocca, connettersi a piattaforme vietate in Italia (come un sito di torrent), oppure vedere Netflix anche se ci si trova in Paesi in cui non è disponibile. Infine, è importante usare una Vpn ogni volta che ci si connette a una rete wifi pubblica, notoriamente poco sicure.

Non solo: le Vpn diventano strumenti cruciali per aggirare la censura dei regimi autoritari, che impediscono l’accesso a innumerevoli piattaforme (l’esempio classico è quello della Cina, dove sono bloccati Facebook, Google, Twitter, Whatsapp e altri). Sempre nei Paesi non democratici, la Vpn è anche molto utile per rendere più difficile rintracciare i dissidenti che organizzano proteste e altro attraverso la Rete. Proprio per questa ragione, usare le Vpn è vietato in Cina, Iran, Russia, Turchia, Emirati Arabi e altri ancora. Nei Paesi democratici, invece, usare una Vpn è assolutamente legale.

Come si installa una Vpn?
Prima di tutto, dipende da quale sistema operativo si utilizza, su quale dispositivo la si sta installando e quale Vpn si sceglie. In linea di massima, i passi da compiere sono sempre gli stessi. Dopo essersi registrati sul sito della Vpn e averla scaricata, dobbiamo installarla come faremmo con qualunque altro software. Terminato questo processo, dobbiamo aprire il programma e inserire le nostre credenziali. Ci troveremo di fronte a una schermata che segnalerà che siamo ancora disconnessi dalla Vpn.

Quali Vpn scegliere e quanto costano – Esistono Vpn gratuite, ma è sconsigliato utilizzarle perché la protezione che offrono è molto parziale. È inoltre importante scegliere una Vpn che permetta di proteggere più dispositivi, perché oggi nessuno usa Internet solo sul computer, ma anche (se non soprattutto) su smartphone e tablet. Detto questo, quali sono le migliori Vpn?

La più nota è probabilmente NordVpn, che permette di connettere fino a 6 dispositivi e offre una selezione di oltre 5mila server nel mondo. Non è gratuita: i prezzi vanno da 10 euro per l’abbonamento mensile, ma scendono a 4 al mese se ci si abbona per un anno e a 2,6 euro se si sceglie la formula della durata di due anni. NordVpn è compatibile con Windows, Mac, Linux, Android, iOS e così via.

Altra Vpn molto apprezzata è ExpressVpn, particolarmente facile da usare e molto efficace per aggirare i blocchi territoriali. Protegge però solo 5 dispositivi e offre circa 3mila server. I prezzi non sono bassi: 11 euro per la tariffa mensile8,6 euro al mese per quella semestrale e 5,8 per quella annuale (con 3 mesi gratuiti inclusi)Surfshark è invece una Vpn nota per la la velocità e l’offerta di connessioni illimitate: i prezzi vanno dai 10,9 euro dell’abbonamento mensile ai 2 euro/mese di quello biennale.

Infine, Private Internet Access, che oltre a offrire 10 connessioni simultanee può fare affidamento su ben 11mila server: i suoi client sono ampiamente configurabili, il che è un vantaggio per gli utenti più navigati, ma potrebbe scoraggiare quelli meno esperti. Il costo va dagli 11,69 euro dell’abbonamento mensile fino a meno di 2 euro al mese per quello lungo ben 3 anni.

Nuovo digitale terrestre, rinviato il passaggio allo standard DVB-T2: quando sarà lo Switch Off


articolo: https://www.corriere.it/tecnologia/21_luglio_28/nuovo-digitale-terrestre-rinviato-passaggio-dvb-t2-switch-off-780ac186-ef8f-11eb-9f04-73cbb9ab1451.shtml

Il ministero dello Sviluppo economico ha posticipato la data per il nuovo digitale terrestre: si passerà al nuovo standard di trasmissione DVB-T2 il primo gennaio 2023. Confermato il trasferimento della banda 700 alla telefonia il primo luglio 2022

Doppio rinvio di date per il mondo del digitale legato televisione. Il 1° settembre era il giorno segnato sul calendario per il passaggio della codifica dei canali da Mpeg2 a Mpeg4: stando a quanto emerso dopo l’audizione del ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, nulla si muoverà prima del 15 ottobre. A slittare è anche l’arrivo del digitale terrestre di seconda generazione, il DVB-T2, originariamente previsto per il 30 giugno 2022 ma rimandato a partire dal primo gennaio del 2023.

In ordine sparso (e volontario) – L’adozione di qui a un mese del sistema Mpeg4 sembrava in effetti troppo ravvicinata nel tempo, nonostante sia sempre stata confermata anche dallo stesso Mise con interventi sui social. Su questo fronte tutto è stato rimandato di 45 giorni, anche se la tabella di marcia del passaggio sarà alquanto frammentata perché lasciata alle decisioni delle singole emittenti. La Rai ha fatto ad esempio sapere che in quella data passerà in Mpeg4 solamente i canali specialistici mentre Rai 1, 2 e 3 rimarranno visibili in Mpeg2. Mediaset e La7 al contrario non si sono apertamente espresse. La dismissione definitiva della codifica Mpeg2 sarà stabilita in un altro provvedimento entro la fine del 2021.

Il Bonus Tv – A cascata viene poi anche ritardato lo spegnimento dello standard DVB-T in favore del DVB-T2. L’effetto concreto sulle famiglie di questi due slittamenti è un aumento della quantità di tempo per dotarsi di un televisore che supporti il nuovo standard, senza il quale non si potrà più usufruire dei canali (in questa guida è spiegato come verificare se il proprio tv è già compatibile o meno). Il governo si era già occupato della questione con il Bonus Tv previsto dal decreto Sostegni attraverso cui qualsiasi persona residente in Italia, a prescindere dal reddito, può ottenere uno sconto fino a un massimo di 100 euro per l’acquisto di un nuovo apparecchio.

La partita delle frequenze – L’intera questione, già di per sé piuttosto tecnica, è ulteriormente legata alla necessità di liberare le frequenze 700 che saranno utilizzate dal mondo della telefonia per la connessione 5G. Il Mise ha confermato il passaggio della banda 700 MHz per il 1° luglio del 2022. Questo punto fermo però fa assumere un certa rilevanza allo slittamento a inizio 2023 del passaggio al DVB-T2: il sistema televisivo non potrà fare subito affidamento sul nuovo standard per recuperare la capacità trasmissiva persa con la cessione delle frequenze 700. A livello concreto significa che le emittenti si troveranno a dover scegliere se spegnere alcuni dei canali meno importanti oppure andare a ridurre la qualità delle proprie trasmissioni.

Il Bonus Tv e il nuovo digitale terrestre DVBT2: come scoprire se devi cambiare televisore

articolo: https://acquisti.corriere.it/audio-video/migliori-decoder-digitale-terrestre-dvbt2/

Entro giugno 2022 si completerà la transizione al digitale terrestre di seconda generazione (DVBT2). Ecco una guida su come capire se si dispone di un decoder o una Smart TV compatibili, e come procedere

Il decreto è stato firmato. Il Bonus Tv è realtà (qui trovate tutti i dettagli). Consente a tutti di acquistare un nuovo televisore con uno sconto del 20 per cento fino a un massimo di 100 euro. E si aggiunge (non sostituisce) il vecchio incentivo da 50 euro per le famiglie con ISEE fino a 20mila euro. Ma perché il governo vuole aiutare i cittadini a cambiare apparecchio televisivo? In altre parole, a cosa serve il Bonus Tv?

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Il Bonus Tv è l’aiuto che il governo vuole dare a quei milioni di italiani che tra qualche mese si ritroveranno in casa un televisore che non funziona più. È previsto uno «switch» tecnologico entro giugno 2022, che comporta il passaggio al DVB T2, ovvero il digitale terrestre di seconda generazione. Già a partire da settembre 2021 oltre 9 milioni di apparecchi presenti nelle case degli italiani non saranno in grado di ricevere le trasmissioni. Il motivo si deve al fatto che il prossimo autunno verrà abbandonata la codifica MPEG-2 per passare a MPEG-4/h.264; in pratica funzioneranno solo le televisioni e i decoder che supportano l’alta risoluzione (HD). La transizione è iniziata dal primo gennaio 2020 ed è necessaria per liberare le frequenze mobili della banda 700 (compresa tra i 694 e i 790 MHz), indispensabili per la diffusione della rete mobile 5G.

Si può spendere per l’acquisto di TV e decoder idonei alla ricezione di programmi televisivi con i nuovi standard trasmissivi (DVBT2/HEVC Main 10), nonché per l’acquisto di decoder per la ricezione satellitare. Per avere diritto al bonus basta essere residenti in Italia, pagare regolarmente il canone Rai e rottamare il vecchio televisore non compatibile.

Come sapere se ho già dispositivi compatibili? – Al netto delle sigle da controllare sui manuali tecnici dei propri apparecchi, la strada più semplice per sapere se il proprio decoder o TV con decoder integrato sono compatibili con la nuova modalità di trasmissione è quella di sintonizzarsi sul canale 200 (canale di test Mediaset) o sul 100 (canale di test Rai). Se viene mostrata la scritta “Test HEVC Main10 vuol dire che si è pronti al salto tecnologico. In caso contrario bisognerebbe provare a ri-sintonizzare tutti canali in automatico e riaccedere ai canali 200 o 100. E l’appuntamento di settembre 2021? In questo caso basta provare a sintonizzarsi con i canali dal 501 in poi, dove sono posizionati quelli HD di Rai, Mediaset e La7. Se accessibili si ha la certezza di non dover effettuare alcun acquisto con urgenza.

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Da considerare comunque un dettaglio importante. Tuttitelevisori acquistati dopo il 1° gennaio 2017 avrebbero dovuto per legge disporre del decoder DVBT2 e decodificare il formato video HEVC. Quindi chi ha un televisore da circa tre anni dovrebbe essere piuttosto tranquillo. Rimane un unico nodo per quelli più vecchi, magari di fascia alta: potrebbero supportare lo standard DVB-T2 ma non il formato video HEVC e quindi obbligare all’acquisto di un nuovo decoder.

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Il nuovo Bollino tivù Zapper – L’associazione HD Forum Italia, che include le principali realtà del settore televisivo italiano, insieme a Tivù, la società creata da Rai, Mediaset, Telecom Italia, Confindustria Radio Televisioni e Aeranti-Corallo, hanno annunciato il nuovo Bollino tivù Zapper (T2). “Nasce a garanzia delle caratteristiche tecnico qualitative e dei requisiti di minima dei ricevitori ed a tutela del consumatore”, spiegano. “Il Bollino offre una garanzia di qualità di prestazioni tecniche fondamentale per tutte le emittenti televisive nazionali e locali”.

In pratica una volta stabiliti i requisiti minimi dei set-top-box zapper DTT – i decoder esterni molto basilari con ridotte funzioni avanzate – è stato redatto il documento Volume HD Z-Book 1.0. In questo modo il bollino “garantisce la conformità del decoder agli standard qualitativi della nuova TV digitale di seconda generazione, con la compressione HEVC main 10”. Diversi produttori quindi metteranno sul mercato decoder con questo bollino al fine di garantire il prossimo passaggio tecnologico.

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Nello specifico viene garantita la compatibilità con le trasmissioni future del digitale terrestre di seconda generazione con la compressione HEVC main 10, la ricezione di tutti i canali trasmessi con la nuova tecnologia DVB-T2 e il supporto a tutti i contenuti video nello standard HD.

A breve saranno avviate le vendite dei primi decoder con Bollino tivù Zapper.

Qui sotto trovate una selezione di decoder DVBT2. Per chi invece vuole cambiare televisore, qui c’è la nostra guida sempre aggiornata sui migliori modelli da scegliere.

I migliori decoder DVBT2

Edision Piccollo è un un decoder DVBT2 HEVC 10 con telecomando che supporta la risoluzione Full HD (1080p) e capace di elaborare anche il segnale satellitare. Dispone anche dello del lettore di schede e ha due porte USB, una HDMI, ingressi RCA, ottico SPIDG e LAN.

Edision Piccollo

Trevi HE 3375 TS è un decoder DVBT2 HEVC 10 con telecomando che supporta la risoluzione Full HD (1080p) e capace di registrare i programmi (su unità esterna) e contemporaneamente guardarne un altro. Funziona anche come lettore multimediale per vedere film, ascoltare musica o guardare foto in formato JPEG, MPEG4, MP3 e HEVC. Dispone di una porta USB 2.0, HDMI e SCART.

Trevi HE 3375 TS

Digiquest 990 rec è un decoder DVBT2 HEVC 10 con telecomando che supporta la risoluzione Full HD e capace di registrare i programmi preferiti su unità esterne alimentate. Ha funzioni di lettore multimediale per vedere film, ascoltare musica o guardare le foto direttamente sul televisore. Integra una porta USB 2.0, HDMI, SCART ed Ethernet.

Digiquest 990 rec

Telesystem TS6820 T2 TWIN è un decoder DVBT2 HEVC 10 con telecomando che supporta fino alla risoluzione Full HD (1080p) e capace di registrare i programmi in alta definizione su unità esterna e contemporaneamente guardarne un altro. Supporta il Dolby Digital. Si trasforma all’occorrenza in lettore multimediale per riprodurre musica, foto e video direttamente sul TV di casa anche con compressione MPEG4 H.265. Dispone di due porte USB 2.0, HDMI 1.4 e SCART.

Telesystem TS6820 T2 TWIN

ADB i-CAN 5000T+ è un decoder DVBT2 HEVC 10 con telecomando che supporta fino alla risoluzione Full HD (1080p). Consente di registrare  i programmi preferiti in alta definizione su unità esterna e contemporaneamente guardarne un altro. Supporta il Dolby Digital e il servizio tivùon!. Dà accesso alla programmazione Free e Pay (Mediaset Premium). Supporta anche il Wi-Fi. Dispone di una porta USB 2.0. SCART e HDMI.

ADB i-CAN 5000T+

Le chat audio di Clubhouse disponibili a tutti


articolo: https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/software_app/2021/07/22/le-chat-audio-di-clubhouse-disponibili-a-tutti_11c98925-5c23-44a5-af73-e1729a9fb60f.html

Clubhouse esce dalla fase beta e rimuove il sistema delle liste d’attesa in vigore finora. Chiunque voleva provare le chat audio dell’app, sia su iOS che Android, doveva infatti aspettare che un altro utente lo facesse entrare, una volta che il suo nome appariva nel menu ‘waiting list‘. Sedici mesi dopo il suo debutto, l’app delle conversazioni apre a tutti.

Per ufficializzare il cambiamento, l’azienda ha presentato anche un nuovo logo e un sito web, www.clubhouse.com, dove essenzialmente sono presenti le linee guida della comunità e gli articoli del blog. La mossa è chiaramente rivolta a far crescere il numero di iscritti.

Clubhouse ha aggiunto un sistema di messaggistica diretta la scorsa settimana, sottolineando che da quel momento le persone hanno inviato un totale di 90 milioni di messaggi. Stando alle ultime statistiche, in media gli utenti trascorrono più di un’ora al giorno sulla piattaforma, che ha beneficiato del lancio su Android dopo aver raggiunto una certa saturazione su iOS. Nel frattempo, i principali social, tra cui Twitter, Facebook, Instagram, Discord e Spotify, hanno presentato le loro versioni delle chat audio, accrescendo la concorrenza nel settore. “Sappiamo che ci saranno molti alti e bassi man mano che cresceremo, con la concorrenza delle grandi reti che si farà sempre più aggressiva. Ma crediamo che il futuro sia creato da un atteggiamento positivo e siamo entusiasti di continuare a lavorare per costruire un diverso tipo di social network” ha spiegato il team. (ANSA).