Morti Bianche – Eternit e amianto


Amianto, duemila morti l’anno scorso in Lombardia per malattie connesse all’asbesto: è la regione più colpita

articolo: https://milano.repubblica.it/cronaca/2024/04/27/news/amianto_duemila_morti_lanno_scorso_in_lombardia-422741371/

27 aprile 2024

Sacchi con l'amianto rimosso anni fa dalle case popolari di via Russoli a Milano
Sacchi con l’amianto rimosso anni fa dalle case popolari di via Russoli a Milano 

Amianto, processo Eternit bis: Stephan Schmidheiny condannato a 12 anni per omicidio colposo aggravato

articolo: https://torino.corriere.it/notizie/cronaca/23_giugno_07/processo-eternit-bis-stephan-schmidheiny-condannato-a-12-anni-per-omicidio-colposo-aggravato-fd514259-1e02-40ab-bf99-dc2ff33aexlk.shtml

07 giugno 2023

I cartelli dell’associazione Afeva che raccontano i due anni di processo Eternit

Schmidheiny era accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di 392 persone decedute per amianto a Casale Monferrato e dintorni

Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero e unico proprietario ancora in vita della multinazionale Eternit, è colpevole. Lo ha stabilito la Corte d’assise di Novara (presieduta dal giudice Gianfranco Pezzone), che lo ha condannato alla pena di 12 anni per la morte di 392 persone vittime dell’amianto a Casale Monferrato: solo 62 sono ex dipendenti della fabbrica, le altre sono casalesi che hanno subito la cosiddetta «esposizione ambientale» senza mai mettere piede nel complesso industriale. 

Il processo – Si chiude così un processo durato oltre due anni e per il quale sono state celebrate 42 udienze. I pm Gianfranco Colace e Maria Giovanna Compare contestavano l’omicidio volontario nella formula del dolo eventuale e avevano chiesto una condanna all’ergastolo (con isolamento diurno): il massimo consentito dal codice penale. Per la Corte, però, si tratta di omicidio colposo aggravato dalla colpa cosciente e dalla violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. «È stato escluso il dolo e siamo molti soddisfatti. Mentre presenteremo appello perché contestiamo sia la colpa che il nesso di causalità», sottolineano i difensori del magnate svizzero, Carlo Guido Alleva e Alfonso Di Amato. 

«Responsabile per gli omicidi ambientali» – Per il pm Gianfranco Colace, invece, «l’imputato è stato giudicato responsabile per gli omicidi ambientali, cioè di coloro che non hanno mai lavorato in fabbrica, ma vivevano a Casale. E questo è molto importante. Adesso leggeremo le motivazioni e valuteremo come procedere. Se investire o meno il giudice di Appello. Considero questa sentenza un grande risultato per il nostro lavoro. A Casale ogni anno si ammalano 50 persone, non è finita qui». I giudici hanno dichiarato prescritti i casi di alcune vittime e per le parti civili hanno disposto provvisionali per un totale di oltre 100 milioni di euro, tra cui 50 milioni per il Comune di Casale e 30 milioni per la presidenza del Consiglio.

Non è la prima condanna – Per l’imprenditore svizzero non è la prima condanna. A Napoli i giudici gli hanno inflitto 3 anni e 8 mesi in primo grado per le vittime di Rubiera; a Torino un anno e 8 mesi in appello per i morti di Cavagnolo. E c’è ancora un fascicolo aperto a Reggio Emilia, dove la Procura non ha ancora esercitato l’azione penale. Questo di Novara è il filone principale di un’inchiesta maturata dopo la sentenza del 2014, con cui la Cassazione aveva dichiarato prescritto il primo processo Eternit che faceva riferimento a oltre 3000 vittime. All’epoca, il reato contestato era disastro ambientale.

Amianto nelle pareti dell’ufficio, Telecom condannata a Napoli

articolo Redazione ANSA: https://www.ansa.it/campania/notizie/2022/12/01/amianto-nelle-pareti-dellufficio-telecom-condannata-a-napoli_0d253992-fafe-430c-9283-d5ab0ee82708.html

Giudice decide risarcimento da 146mila euro per eredi avvocato

(ANSA) – Napoli, 01 dicembre 2022

Il Tribunale di Napoli ha condannato la Telecom Italia (ex Sip) al pagamento di 146.910 euro come risarcimento agli eredi di un dipendente morto il 12 agosto 2021 a 57 anni per un mesotelioma pleurico maligno lasciando moglie e due figli di 30 e 32 anni.

A rendere nota la decisione, attraverso un comunicato, è l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), presieduto dall’avvocato Ezio Bonanni.

La vittima è un avvocato napoletano che ha lavorato per dieci anni, tra il 1970 e il 1980, nell’ufficio legale della direzione regionale Campania Basilicata che si trovava a Palazzo Sip, sede dell’azienda della città partenopea, in via Arenaccia. Gli eredi si erano rivolti all’Osservatorio Nazionale Amianto e al suo presidente, che sono riusciti a dimostrare la presenza di amianto attraverso la relazione di alcuni lavori di demolizione e bonifica effettuati nel 2007.
La cosiddetta “fibra killer” era stata utilizzata per la coibentazione e in misura “tale da superare di gran lunga i limiti di tolleranza previsti dalla legge per l’esposizione“.
Non solo. Durante il processo un collega della vittima ha testimoniato che “c’era amianto nelle pareti dell’intero edificio“, che è poi stato risanato solo molti anni più tardi, precisando che la vittima “non aveva alcun tipo di dispositivo di protezione individuale“.
La consulenza tecnica, secondo il giudice, – riferisce ancora la nota – avrebbe provato il nesso causale tra l’esposizione all’amianto e la malattia che ha portato l’avvocato al decesso, e ha inoltre stabilito che, dal momento della diagnosi, nel gennaio del 2011 alla morte, per 19 mesi, l’avvocato sia “sopravvissuto tra la piena consapevolezza della gravità della malattia ed il decesso”. (ANSA)

Morti per amianto in Firema: pm, assoluzione per ex vertici

La Procura alza bandiera bianca: “Manca la prova per condanna”

articolo Redazione ANSA: https://www.ansa.it/campania/notizie/2022/10/03/morti-per-amianto-in-firema-pm-assoluzione-per-ex-vertici_71c3aa6e-ac7a-4d9c-bf84-40ea708402ef.html

(ANSA) – Caserta, 03 ottobre 2022

Non ci sarà probabilmente nessun colpevole per i 19 lavoratori morti e gli 82 malati per esposizione all’amianto alla Firema, storica azienda di Caserta – oggi denominata Tfa dopo l’acquisizione nel 2015 da parte degli indiani di Titagarh – che produce carrozze ferroviarie.

Il sostituto della Procura di Santa Maria Capua Vetere Giacomo Urbano ha infatti chiesto l’assoluzione per mancanza di prove per sette ex dirigenti della Firema imputati per omicidio e lesioni colpose, ovvero per gli ex amministratori delegati Mario Fiore e Giovanni Fiore e per gli alti ex dirigenti Enzo Ianuario, Maurizio Russo, Giovanni Iardino, Giuseppe Ricci e Carlo Regazzoni.

Ricci e Russo erano già usciti indenni per assoluzione dal primo processo, in cui la Procura aveva contestato il reato più lieve di rimozione e omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. Poi l’ufficio inquirente aveva aperto una seconda indagine per omicidio colposo, indagando altri amministratori succedutisi negli anni, e percorrendo una strada simile a quella della Procura di Torino in relazione alla vicenda dell’Eternit, dove il proprietario dell’azienda, l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, era stato salvato in Cassazione dalla prescrizione dopo essere stato condannato in primo e secondo grado a 16 e 18 anni per disastro colposo in relazione a decine di decessi per amianto; l’ufficio inquirente aveva così deciso di aprire un nuovo fascicolo a carico di Schmidheiny per omicidio doloso (poi derubricato in delitto colposo), sfruttando anche una sentenza della Corte Costituzionale del 2016, che aveva dichiarato l’imprenditore processabile nuovamente senza che venisse violato il principio giuridico del “ne bis in idem”.
A Santa Maria Capua Vetere le testimonianze dei lavoratori malati non sono state però precise né ritenute rilevanti; troppo il tempo passato dai fatti, antecedenti al 1990 quando l’amianto fu eliminato dall’azienda, così molti ex dipendenti non ricordavano. Si torna in aula a metà ottobre. (ANSA).

Amianto: GdF Pavia sequestra 140mila mq di ex fabbrica

articolo Redazione ANSA: https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2022/05/26/amianto-gdf-pavia-sequestra-140mila-mq-di-ex-fabbrica_ac6b73a4-ef90-4de7-b827-02cc01330801.html

Indagati amministratori e responsabili dei lavori di bonifica

(ANSA) – Pavia, 26 maggio 2022

Il nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di di Finanza di Pavia ha eseguito stamani il sequestro probatorio di un’area di circa 140mila metri quadrati dell’ex Fibronit di Broni (Pavia).

Si tratta di uno dei siti di interesse nazionale, che rappresentano aree contaminate di particolare estensione classificate come pericolose e che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee per evitare danni ambientali e sanitari.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Pavia, riguarda i lavori di bonifica dell’area. Sono stati notificati diversi avvisi di garanzia ad amministratori e responsabili delle società incaricate di bonificare il sito dell’ex Fibronit. Le principali ipotesi di reato contestate sono frode nelle pubbliche forniture; truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche; alcuni reati contro l’ambiente, fra cui inquinamento ambientale, omessa bonifica, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, violazioni delle misure di prevenzione e protezione dei rischi connessi all’esposizione dell’amianto, responsabilità amministrativa degli enti per gli illeciti amministrativi.
Oltre al sequestro dell’area, la GdF ha ha perquisito gli uffici della stazione appaltante e di due società esecutrici della progettazione e dell’esecuzione dei lavori del secondo lotto di bonifica. “I lavori – si legge in un comunicato della Procura di Pavia, firmato dal procuratore Fabio Napoleone – consistevano nel completamento dello smaltimento dei manufatti/tubazioni collocati sui piazzali esterni dello stabilimento, della bonifica dell’interno dei capannoni contaminati da amianto e della rimozione e smaltimento di tutte le lastre di copertura e tamponamento degli edifici dell’area”.
Per questi lavori, la società che si è aggiudicata l’appalto ha ricevuto, complessivamente, oltre 8 milioni di euro a titolo di contributi e finanziamenti erogati dal Ministero dell’Ambiente e, in parte, dalla Regione Lombardia. (ANSA).

Amianto e salute: priorità e prospettive nel trentennale del bando in Italia, i dati

MinisteroSalut

Ogni anno 230mila persone muoiono nel mondo per malattie correlate all’amianto. Trent’anni fa Il nostro Paese è stato tra i primi in Europa a vietare l’utilizzo di questo materiale cancerogeno. Studi indicano che le passate esposizioni e l’amianto residuo costituiscono ancora oggi una sfida di salute pubblica e di tutele nel nostro Paese.

Morti da amianto all’Eternit di Bagnoli, una sola condanna per omicidio colposo. I parenti delle vittime: “Vergogna”

articolo di Dario del Porto: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/04/06/news/morti_da_amianto_alleternit_di_bagnoli_una_sola_condanna_per_omicidio_colposo_i_parenti_delle_vittime_vergogna-344412918/?ref=RHTP-BH-I342728349-P2-S1-T1

L’imprenditore Schmidheiny condannato a tre anni e mezzo. Prescritti altri sei episodi, assoluzione per un altro caso. La Procura aveva chiesto 23 anni e 11 mesi di reclusione.

Napoli, 06 aprile 2022

Morti da amianto allo stabilimento Eternit di Bagnoli, la Corte di Assise di Napoli (seconda sezione, presidente Concetta Cristiano) esclude l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale e condanna l’imprenditore svizzero Stephan Ernest Schmidheiny a 3 anni e 6 mesi per un unico episodio di omicidio colposo, quello di Antonio Balestrieri, uno degli operai deceduto a causa di prolungata esposizione all’amianto.

Per altri sei casi al centro del processo, i giudici hanno sancito l’avvenuta prescrizione mentre per un episodio hanno assolto l’imputato “perché il fatto non sussiste“. Lo scorso 2 marzo i sostituti procuratori di Napoli Anna Frasca e Giuliana Giuliano avevano chiesto per il 74enne Schmidheiny una condanna a 23 anni e 11 mesi di reclusione.

Alla lettura del verdetto è esplosa la rabbia dei familiari delle vittime: «Vergogna, vergogna»: hanno gridato all’esterno dell’aula 116 del nuovo Palazzo di Giustizia. «Una sentenza che lascia l’amaro in bocca soprattutto perché non siamo sicuri che la realtà processuale coincida con la realtà storica, dato il lungo tempo trascorso. Confidiamo nel giudizio di appello nella speranza che si giunga proprio a una verità processuale che dia ragione della realtà storica». Così l’avvocato Elena Bruno, legale dell’associazione «Mai più Amianto» sull’esito del processo napoletano.

Impugneremo certamente la decisione ed è motivo di soddisfazione il fatto che è stato escluso il dolo“. Così, l’avvocato Astolfo di Amato, legale dell’imprenditore svizzero Stephan Ernest Schmidheiny, ha commentato la sentenza con la quale la Corte di Appello di Napoli ha condannato il suo cliente.

Amianto e salute: priorità a prospettive nel trentennale del bando in Italia

Amianto e salute: priorità a prospettive nel trentennale del bando in Italia

MinisteroSalute

In occasione del trentennale della Legge 257/92 che mise al bando l’uso dell’amianto in Italia, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno organizzato un incontro per fare il punto sulla situazione epidemiologica, sulla ricerca e gli interventi di sanità pubblica. Introducono i lavori il Ministro della Salute, Roberto Speranza, il Direttore generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, e il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. Partecipano esperti del settore. Conclude i lavori il Sottosegretario Andrea Costa.

Amianto: Rfi condannata a risarcire vedova e figli operaio

articolo Redazione ANSA: https://www.ansa.it/puglia/notizie/2022/02/22/amianto-rfi-condannata-a-risarcire-vedova-e-figli-operaio_1a474608-da95-4243-a07a-93e2992b9917.html

Esposizione dannosa, 200.000 euro per parenti lavoratore

(ANSA) – Foggia, 22 febbraio 2022

Rete ferroviaria italiana è stata condannata dal Tribunale di Roma a risarcire di 200.000 euro la vedova e i due figli di un operaio di Foggia morto all’età di 69 anni di mesotelioma da esposizione ad amianto.

Il ricorso era stato presentato dagli avvocati Daniela Cataldo ed Ezio Bonanni, quest’ultimo presidente dell’ osservatorio nazionale Amianto.

Stando alla ricostruzione dell’accaduto fornita proprio dall’associazione, dal 1969 la vittima ha lavorato come aggiustatore meccanico nelle officine grandi riparazioni di Foggia di Rfi occupandosi della manutenzione dei rotabili ferroviari, motori, tubazioni, cavi elettrici. Dopo 14 mesi, è specificato, gli è stato diagnosticato un mesotelioma da esposizione ad amianto. E’ morto a 69 anni lasciando la moglie di 63 anni, e i due figli di 37 e 33 anni. La società, a quanto viene riferito dall’osservatorio, aveva contestato il ricorso affermando che “solo a partire dalla metà degli anni ’70 vi è stata la presa di coscienza circa la pericolosità della esposizione a fibre in amianto“. Il giudice Antonella Casoli ha richiamato precedenti sentenze ha ribadito la responsabilità per aver esposto l’operaio “a elevatissime concentrazioni di polveri e fibre di amianto, contenute nei materiali manipolati e comunque aerodisperse nell’ambiente di lavoro”. Secondo il giudice Rfi avrebbe “omesso di mettere a disposizione dei lavoratori dispositivi di protezione individuale, quali mascherine e tute da lavoro e di informare il lavoratore sui rischi connessi all’amianto“. (ANSA).

Amianto: Isochimica Avellino, 4 condanne a 10 anni, 22 assolti

articolo : https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/01/28/news/amianto_isochimica_avellino_4_condanne_a_10_anni_22_assolti-335570248/?ref=RHTP-VS-I270681067-P22-S1-T1

Nello stabilimento venivano bonificate carrozze ferroviarie su commesse delle Fs. Sono 33 gli ex operai deceduti per patologie legate alla lunga esposizione al materiale fibroso

Quattro condanne a dieci anni di reclusione e ventidue assoluzioni. E’ questo il verdetto di primo grado pronunciato dopo cinque ore di camera di consiglio dai giudici del tribunale di Avellino sull’Isochimica, la fabbrica del capoluogo irpino nella quale per quasi dieci anni, a partire dalle fine degli anni Settanta, venivano bonificate dall’amianto le carrozza ferroviarie su commesse delle Ferrovie dello Stato.

Il collegio giudicante (presidente Sonia Matarazzo, giudici a latere Pier Paolo Calabrese e Gennaro Lezzi) ha condannato a dieci anni di reclusione il responsabile della sicurezza di Isochimica, Vincenzo Izzo, e il suo vice, Pasquale De Luca; Aldo Serio e Giovanni Notarangelo, funzionari di Ferrovie dello Stato. Disposta anche una provvisionale di 50mila euro per ognuna delle famiglie dei 33 ex operai deceduti per patologie correlate alla prolungata esposizione all’amianto. La pena corrisponde alla richiesta fatta dalla pubblica accusa rappresentata dal sostituto procuratore di Avellino, Roberto Patscot, per i reati di disastro doloso, omicidio colposo, lesioni personali e rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.

Assolti per non aver commesso il fatto gli altri imputati che dovevano rispondere di concorso in disastro colposo per omissione di atti di ufficio. Tra questi l’ex sindaco di Avellino, Giuseppe Galasso e la giunta comunale del tempo, tre dirigenti comunali, i titolari delle imprese che si sono succedute nei lavori di bonifica del sito, il curatore fallimentare dell’Isochimica. L’accusa aveva chiesto condanne da due anni e sei mesi a due anni.

Assolto anche un altro ex sindaco di Avellino, Paolo Foti, rinviato a giudizio con l’accusa di rifiuto in atto di ufficio, e il medico della Asl responsabile dell’unità amianto, per non aver commesso il fatto. Per entrambi era stata chiesta la condanna a sei mesi di reclusione. Il processo, durato quasi sei anni, si è svolto nell’aula bunker del carcere di Poggioreale di Napoli a causa della mancanza di spazi adeguati a disposizione del tribunale di Avellino.

Gli ex operai dell’Isochimica a Borgo Ferrovia, davanti ai cancelli dell’azienda nella quale, a cavallo degli anni Settanta, cominciarono a lavorare giovanissimi inconsapevoli dei gravi pericoli per la salute connessi all’amianto inalato nel processo di scoibentazione delle carrozze ferroviarie.
Presenti anche le vedove e i congiunti degli ex operai deceduti.

E’ stato chiarito definitivamente che il mandante della tragedia vissuta all’Isochimica sono le Ferrovie dello Stato“, commenta Carlo Sessa, l’ex operaio che per decenni si è battuto per avere una parola di verità e di giustizia. La sentenza di oggi arriva trentasei anni dopo la prima denuncia presentata dal Wwf che nel 1986 segnalava alla Procura di Avellino lo smaltimento illecito di rifiuti tossici che avveniva all’Isochimica di Elio Graziano, l’imprenditore salernitano deceduto il quattro marzo del 2017 e dunque uscito dal processo incardinato sulla scorta dell’inchiesta condotta dall’ex Procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo.

Nel 2009 un’altra denuncia, da parte dell’attivista Giovanni Maraia sulla mancata bonifica del sito di Borgo Ferrovia e le malattie contratte dagli ex operai, fa partire l’inchiesta della Procura di Avellino che vedrà impegnati in continuità gli ex procuratori Angelo Di Popolo e il suo successore, Rosario Cantelmo, e che concluderà il percorso con la richiesta di rinvio a giudizio di 26 persone.

Il processo di primo grado, nel quale si sono costituite 270 parti civili, è durato cinque anni e sette mesi. Nel corso delle 127 udienze, celebrate nell’aula bunker del carcere Poggioreale di Napoli per mancanza di spazi adeguati a disposizione del tribunale di Avellino, è stata ricostruita la storia delle responsabilità che hanno portato alla morte per patologie collegate alla prolungata esposizione di amianto di 33 ex operai mentre almeno altri 200 ex operai sono ammalati conclamati di patologie asbesto correlate.

Nelle loro consulenze, prestate a titolo gratuito, i periti della Procura hanno attestato che “tutti gli operai Isochimica sono in pericolo di vita” ma anche sottolineato che nessun lavoratore risultava sottoposto a diagnosi o visita da parte del medico di fabbrica.

Amianto: un milione di euro alla famiglia di un operaio morto a Castellammare

articolo di Mariella Parmendola: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/01/13/news/amianto_risarcimento_un_milione_operaio_torre_annunziata-333668179/

Il giudice del lavoro condanna al risarcimento Fincantieri e Sait per la morte del manovale per mesotelioma

13 gennaio 2022

E’ morto per quel veleno che ogni giorno gli entrava nei polmoni. Angelo lo respirava insieme all’aria, come altri operai dello stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia. Un milione di euro è stato riconosciuto alla famiglia dell’operaio stabiese a cinque anni dalla sua morte, provocata da quella che è riconosciuta essere una sostanza killer. Per anni l’amianto è stato utilizzato nella costruzione di navi e carrozze ferroviarie, come isolante, fino a quando è stato vietato per il suo effetto nocivo sulla salute dei lavoratori e dei viaggiatori. A risarcire dovrà essere Fincantieri, ma anche la Sait l’impresa per cui l’uomo lavorava a cui la società di Trieste affidava delle commesse. Toccava ad Angelo pitturare con altri colleghi parti della nave. 

 E come tanti altri operai, dopo 32 anni di lavoro, si è ammalato. Quando è morto l’azienda ha riconosciuto alla sua famiglia trentamila euro. Poi la sentenza dei magistrati del lavoro del Tribunale di Torre Annunziata, che ha condannato, in solido, Fincantieri S.p.A. e Sait Spa, al risarcimento di un milione di euro. Soldi che andranno alla famiglia di Angelo T., morto per mesotelioma da esposizione alle fibre di amianto il 5 marzo 2016. Lo rende noto l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) che parla di una “sentenza storica per i lavoratori che sono stati negli anni a contatto con la fibra killer nella cantieristica navale“. Un verdetto che potrebbe riguardare tanti altri operai nelle sue condizioni come spiega l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’ONA.

L’INPS in un primo momento – fa sapere l’ONA nel comunicato – aveva riconosciuto soltanto 30 mila euro a titolo di rendita indennitaria, il giudice Dionigio Verasani, invece, ha condannato al risarcimento entrambe le aziende per le quali ha lavorato l’ex dipendente, che ha ritenuto responsabili in solido per il decesso dell’uomo“. Angelo T. ha lavorato tra il 1963 al 1995 per un’azienda, la Sait, alla quale la Fincantieri si rivolgeva spesso per impegnarne gli operai. L’uomo ha svolto mansioni di manovale fino al 1966, pittore per due anni e poi coibentatore, sempre a contatto diretto con le polveri di amianto. Durante il processo – si legge ancora nella nota – è stato dimostrato, anche grazie a numerose testimonianze di altri operai che lo hanno affiancato negli anni, che il lavoro veniva svolto sempre senza strumenti di prevenzione tecnica e protezione individuale: “…in particolare – sottolinea il giudice – fu privato di maschere protettive che potessero in qualche modo evitare, ovvero diminuire, l’inalazione di polveri e fibre di amianto“.

L’ambiente di lavoro – si legge ancora nelle motivazioni della sentenza rese note nel comunicato di Ona – era al chiuso, all’interno dell’unità navale, e privo di aspiratori localizzati delle polveri e senza ricambio di aria. Locali chiusi, come la sala macchine, presso i quali trascorreva l’intera giornata lavorativa, gomito a gomito anche con altri colleghi“. Le attività che svolgeva “determinavano aerodispersione di polveri e fibre di amianto, che rimanevano liberate nell’aria“. L’esposizione alle fibre nocive è stata confermata anche da Roberto Ficuciello, specialista in medicina legale e delle assicurazioni, che ha riconosciuto il nesso di causalità tra la patologia riscontrata e il lavoro svolto dall’ex dipendente. Purtroppo – evidenzia ONA – il numero dei casi di mesotelioma e di altri tumori dell’amianto sono in continuo, crescente, aumento nella regione Campania, come nel resto d’Italia provocando più di 7mila decessi.

Amianto: giudice, militare morto è ‘vittima del dovere’

articolo: https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2021/07/06/amianto-giudice-militare-morto-e-vittima-del-dovere_39e167be-c821-4a9f-a7b2-a701d3dcfca1.html

Ministero condannato risarcire figlia. In servizio nei Lagunari

(ANSA) – Milano, 06 luglio 2021 – Il Tribunale del Lavoro di Milano ha riconosciuto lo status di “vittima del dovere” a un militare deceduto nel luglio 2017 per mesotelioma pleurico per esposizione all’amianto e che aveva svolto servizio militare nei Lagunari a Venezia dal marzo 1963 all’aprile 1964. Lo rende noto l’Osservatorio nazionale amianto.

Il giudice Antonio Lombardi, accogliendo la richiesta della figlia rappresentata dal legale Ezio Bonanni, come si legge nella sentenza, ha accertato che “il decesso è riconducibile a causa di servizio” e ha condannato il Ministero della Difesa alla liquidazione “dell’equo indennizzo e delle prestazioni previdenziali” a favore della figlia “orfana di vittima del dovere“.
Con questa importante e storica sentenza – spiega l’Osservatorio – l’orfana ha ottenuto una speciale elargizione per l’importo di 200.000 euro, oltre perequazioni (presumibilmente un importo di circa 230.000 euro), e la costituzione di due assegni vitalizi mensili di 1033 e 500 euro, che percepirà per tutta la vita, oltre gli arretrati dalla data della morte del genitore. Si calcola che allo stato attuale abbia maturato prestazioni previdenziali per un importo di circa 350.000 euro “. (ANSA).

Eternit, pm chiede condanna a 7 anni

articolo: http://www.ansa.it/piemonte/notizie/2018/11/29/eternit-pm-chiede-condanna-a-7-anni_eb194ca3-ab5f-482f-b1cf-0cd4d02ad45b.html

(ANSA) – Torino, 29 novembre 2018 – La procura di Torino ha chiesto di condannare a sette anni di carcere l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, processato per il decesso – dovuto secondo l’accusa a esposizione ad amianto – di due operai di uno stabilimento a Cavagnolo riconducibile all’Eternit. Si procede per omicidio colposo. continua a leggere

Amianto, a Milano casi record di mesotelioma. Il 2017 anno nero in Lombardia: 2000 morti per malattie correlate

articolo: https://milano.repubblica.it/cronaca/2018/11/27/news/amianto_ricerca_ona_dati_ricerca_tribunale_milano-212760863/

Milano è “la capitale dell’amianto con record di casi di mesotelioma” e in Lombardia ci sono stati “2000 decessi solo nel 2017 per patologie correlate” e che comprendono, oltre al mesotelioma, anche malattie come il tumore al polmone. La denuncia arriva al presidente dell’Osservatorio nazionale sull’amianto (Ona), Ezio Bonanni, in occasione della presentazione in Tribunale a Milano di una serie di dati epidemiologici sulla presenza dell’amianto e sulle patologie tumorali collegate.

Nella cintura industriale di Milano, ha aggiunto Bonanni, c’è stata “una particolare trascuratezza nelle misure di sicurezza che, seppur in sé poco efficaci, avrebbero diminuito le esposizioni e dunque l’impatto della fibra killer sulla salute dei lavoratori e dei cittadini”. La magistratura, ha chiarito il pm Maurizio Ascione, titolare di molte inchieste su grandi aziende per la morte di operai finite con assoluzioni, “sta seguendo un complesso e profondo percorso sulla tematica, visto il principio della obbligatoria azione penale che poi, però, deve confrontarsi con la verifica della responsabilità penale che è personale”. continua a leggere


Amianto: Breda-Ansaldo, tutti assolti

MILANO, 15 giugno 2017 – Altro proscioglimento a Milano. Famiglie operai, ‘vergogna’

Articolo completo su: http://www.ansa.it/lombardia/notizie/2017/06/15/amianto-breda-ansaldo-tutti-assolti_5736e49b-3c5e-4de6-93ef-eee9f3bc0a0a.html

Amianto Ottana, riconosciuta malattia

articolo completo : http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/06/09/amianto-ottana-riconosciuta-malattia_14e87e13-64e9-4322-be20-e331de986172.html

Arrivano i primi riconoscimenti da parte dell’Inail a tre ex lavoratori dell’Enichem di Ottana per le malattie professionali causate dall’amianto. Dopo 15 anni dall’inizio della battaglia degli ex dipendenti e dei familiari superstiti si è aperto uno spiraglio per tanti malati.

Amianto, riconosciuta malattia per tre ex operai dell’Enichem di Ottana

ottanaenergia

articolo completo: http://www.sardiniapost.it/cronaca/amianto-riconosciuta-malattia-tre-ex-operai-dellenichem-ottana/

Sono ad oggi 121 i lavoratori dell’ex sito chimico deceduti per gravi patologie contratte negli ambienti saturi di amianto e di altri veleni, dati raccolti con l’azione di Aiea, Cgil e Anmil, in assenza ad oggi di un registro regionale dei tumori. “Ma si stima che il numero dei decessi e dei malati – ha spiegato Aiea – sia superiore. Uno degli ultimi deceduti è stato Giovanni Maria Cinellu, strappato alla vita da sei tumori, ‘acquisiti’ lavorando per circa 30 anni nel famigerato reparto At 5: su 35 operati e tecnici che vi hanno lavorato, oltre la metà sono già deceduti in età fra i 50 e i 65 anni, mentre i superstiti sono quasi tutti gravemente malati”. Sempre alta l’attenzione sul “caso Ottana” che è giunto anche alla presidente della Camera Laura Boldrini, a molti parlamentari, al Consiglio regionale. Si attendono i risultati dell’inchiesta della magistratura con l’indagine effettuata dai carabinieri del Noe, ed è imminente la visita della Commissione infortuni del Senato, con il procuratore generale della Cassazione, Bruno Giordano, e il professor Domenico Della Porta.

Risultati immagini per Amianto Ottana, riconosciuta malattia

Bologna, amianto killer: 252 vittime all’Officina riparazioni delle Ferrovie

Fonte: http://bologna.repubblica.it/cronaca/2016/01/24/news/bologna_amianto_killer_252_vittime_all_officina_riparazioni_delle_ferrovie-131912455/

Indagine Ausl sui decessi tra 1950 e ’90. I parenti: “Una strage” Amianto killer. La polvere velenosa sino ad oggi ha fatto 252 vittime alle Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie di Bologna. Tanti sono i morti tra gli operai dell’azienda di via Casarini. E a certificarlo, per la prima volta con un’indagine che si concluderà nei prossimi mesi, è il Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl

Ventidue anni in fabbrica, a stretto contatto con l’amianto. Nessuno è conscio della pericolosità della sostanza. Poi i colleghi cominciano a morire (alla fine saranno 200), ci si riscopre malati, e si vive un calvario. Il drammatico racconto di Ruggero Marchesini, ex operaio delle Officine grandi riparazioni di Bologna

Sono numeri che tengono conto solo dei decessi dovuti a tumori che gli studi scientifici hanno confermato essere legati all’esposizione all’amianto. Se si considerano invece i morti complessivi per tumore tra gli stessi lavoratori, la cifra della strage aumenta: 564 vittime. E se l’azienda sanitaria è cauta («consideriamo i casi dove è comprovata la correlazione tra esposizione e malattia»), i parenti delle vittime non hanno dubbi: «È una strage». Comunque la si voglia leggere, mai tante morti sul lavoro ha conosciuto Bologna, e forse l’Italia, concentrate in una fabbrica. Numeri prima solo “sospettati” e che ora sono una tragica certezza.

La ricerca che i medici dell’Unità operativa di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro stanno portando avanti – il team è composto da Daniela Cervino, Corrado Scarnato e Pasqualina Marinilli – riguarda 3.100 operai e tecnici che hanno lavorato alle Ogr dalla fine degli anni ‘50 alla metà degli anni ‘90. I primi morti risalgono agli anni Ottanta. Ad oggi sono 252: 113 per mesotelioma, localizzato soprattutto nella zona pleurica; 131 per tumore polmonare e otto per carcinoma alla laringe. «I morti per patologie tumorali sono complessivamente di più, però non c’è certezza sulla correlazione con l’esposizione all’amianto – spiega la dottoressa Marinilli –. Per il tumore al colon e al retto, per esempio, c’è solo il sospetto». I dati sono grezzi. «Stiamo cercando di approfondirli. Non sappiamo dire se rispetto alla popolazione di riferimento sono morti in eccesso, certo non sono pochi».

Il tumore causato dall’amianto ha tempi di incubazione lunghissimi, da un minimo di dieci sino a 40-50 anni. Il picco prima era previsto nel 2018, ora nel 2025. «È un lavoro importante, la stessa autorità giudiziaria ce lo chiede. E per noi è doveroso indagare di fronte a un caso che presenta questi numeri sul nostro territorio – conclude il medico del lavoro del Bellaria – il fenomeno è consistente: parliamo di esposizioni ad amianto avvenute tantissimi anni fa. Ora siamo di fronte al risultato delle carenze di allora».

I morti Ogr per amianto sono aumentati di 7-8 casi, dice la ricerca, rispetto al 2014. La strage continua, e i lavoratori lo sanno: un dramma nel dramma.

Polvere Killer: Il Veleno dell’oltrepò

Tribunale di Pavia, riprende domani il processo per “disastro ambientale doloso e omicidio colposo plurimo” per tre ex dirigenti dello stabilimento FIBRONIT di Broni. Gli imputati rimasti sono: Michele Cardinale 74 anni, Lorenzo Mo 70 anni e Alvaro Galvani 67 anni, altri 7 ex manager sono usciti di scena per decesso o malattia, mentre 2 si loro sono gia stati condannati con rito abbreviato.

Alcuni dati:  

3086 – morti per amianto stimate nella sola provincia di Pavia.

214 – Parti civili al processo di Pavia contro gli ex dirigenti Fibronit.

4252 – Casi accertati  di mestolioma tra il 2000 e il 2014

50 – nuovi casi all’anno solo di mesotelioma pleurico , uno al mese.

40 – milioni e la spesa complessiva per la bonifica del territorio di Broni.

Coperture cemento-amianto in Lombardia 2012 in m3. – Dati rilevati ARPA lombardia

Varese – 203.682; Milano/Monza/Brianza – 566.916; Pavia – 350.000 Dati rilevati dalla provincia di Pavia; Pavia – 150.100 dati ARPA Lombardia; Como – 117.744; Lecco – 71.449; Sondrio 33.741; Bergamo – 232.552; Brescia – 320.587; Mantova – 165.011;Cremona – 126.019; Lodi – 65.722

Il processo per le morti causate dalla cementifera Fibronit di Broni sta per iniziare. 700 morti .Ma per vent’anni le patologie tumorali frequenti non hanno fatto scattare una reazione alcuna , nè da parte dei cittadini nè da parte dell’amministrazione. Tutti temevano che venisse coinvolta l’economia del vino.

Proprio qui a Brioni, ai piedi delle colline dell’OltrePò, che la polvere di amianto continua a mietere  almeno 50 vittime all’anno.

Si chiamava Fibronit e produceva elementi per l’edilizia a base di quel “formidabile” impasto di cemento e amianto, famoso col nome di  ETERNIT, fuori legge dal 1992. Nel frattempo la scienza ha scoperto la pericolosità dell’amianto, l’inalazione di quelle microscopiche fibre può generare micidiali malattie. Su tutte il MESOTELIOMA, un tumore che aggredisce prevalentemente la pleura e per il quale non esiste cura. Può avere un periodo di latenza molto lungo, oltre 40 anni. 

Una strage silenziosa, sono morti a centinaia, a Broni e dintorni.  Cominciando prima gli  operai, poi le mogli i figli, le polveri arrivavano in casa sulle tute da lavoro o negli scarti di lavorazione generosamente offerti dall’azienda ai dipendenti. Impossibile ricostruire i numeri esatti di questa Spoon River  pavese: oltre tremila, secondo l’AVANI, l’associazione dei famigliari delle vittime dell’amianto. Di certo sono 130 i casi affrontati nel processo che riprende domani davanti al Tribunale di Pavia.

La giustizia, si occupa però del passato. Mentre a Brioni e dintorni, l’amianto è un problema del presente e del futuro, perché la strage silenziosa continua. Nel 2014 nelle zone e colline del pavese  si sono riscontrati   52 nuovi casi di Mesottelioma Pleurico. Numeri da brividi che continua da anni su questi valori.

La prima urgenza è si chiama bonifica.  Racconta il sindaco Luigi Paroni: “Siamo partiti da zero con il primo lotto di lavori del 2013, poi siamo riusciti a ottenere finanziamenti anche per gli altri due lotti“. Complessivamente, per ripulire l’ex sito industriale e dismettere una scuola elementare ed eliminare tutto l’amianto finirà per costare 40 milioni.

Nella società civile pavese la presa di coscienza del problrma è maturata piuttosto tardi. Anche Silvio Mingrino, presidente dell’Avani esprime sconforto “Si fatica a far capire alla gente che tutti quanti siamo in pericolo, perché a essere colpiti non sono più gli ex lavoratori della FIBRONT ma anche tante persone che in quella fabbrica non hanno mai messo piede e i nuovi ammalati sono sempre più giovani”. Il problema tuttavia, non riguarda soltanto questa zona come spiega Giuseppe Villani, consigliere regionale PD  “In provincia dio Pavia sono stati individuati 350.000 metri cubi di amianto da smantellare. Ma in tutto il territorio lombardo ce ne sono 3 milioni di metri cubi, (2 milioni secondo l’ARPA)”. Il Pirellone ha varato il PRAL (Piano regionale amianto Lombardia) che imponeva la rimozione di tutto  il materiale pericoloso entro il 2015. Un obbiettivo palesemente irraggiungibile, “ma si poteva almeno provare ad avviare l’operazione, invece non s’è fatto nulla”.  

Rimuovere l’amianto, costa tantissimo, e anche per questo che la politica si tiene alla larga. Impensabile quindi, anche al minimo accenno alla necessità  di una discarica, mentre a Casale Monferrato l’Hanno voluta gli stessi cittadini, esigendone però una gestione pubblica. Ma il problema c”è  eccome: anche perché il picco dei morti da amianto è previsto tra il 2020 e il 2025. 


Olivetti, al via il processo per le morti da amianto: 17 gli imputati

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http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/olivetti_processo_amianto_ivrea-1472416.html

Sabato 9 Gennaio 2016

Il «dramma sociale» di Ivrea arriva in un’aula di giustizia. Lunedì si apre il maxi processo per le morti da amianto alla Olivetti, la storica fabbrica di macchine per scrivere prima e di apparecchi informatici poi, che per oltre un secolo ha scandito la vita della città piemontese. Fra i 17 imputati ci sono nomi eccellenti: quello di Carlo De Benedetti, che fu amministratore delegato e presidente del Cda fra il 1978 e il 1996; del fratello Franco, senatore per tre legislature; di Corrado Passera, banchiere, ex ministro della Repubblica; dell’imprenditore Roberto Colaninno. Il tribunale eporediese si occuperà di dodici casi di morte fra gli ex lavoratori e di due casi di lesioni: tutto dovuto a malattie che, secondo l’accusa, furono provocate dall’esposizione al minerale killer.

Il capannone di San Bernardo, il più contaminato

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L’inchiesta della procura di Ivrea sui morti d’amianto all’Olivetti. Mercede Prinzis racconta la storia di suo fratello, ucciso da un mesotelioma pleurico. Il servizio è andato in onda in Ambiente Italia su Rai Tre, il 1 novembre 2014.

La Olivetti nella seconda metà del ‘900 fu un grande esperimento di fabbrica «a misura d’uomo», con capannoni e uffici «costruiti garantendo luminosità e caratteristiche atte a far vivere bene al dipendente il proprio tempo». Edifici che lo stesso giudice ha definito «magnifici». Ma questa utopia, adesso, si scontra con le accuse di omicidio e di lesioni colpose. Come se la Olivetti fosse stata un’azienda che, come tante altre, trascurò la sicurezza sul lavoro. Non è un caso Eternit perchè, a differenza di quanto avvenuto con la multinazionale svizzera a Casale Monferrato, i pm non contestano il disastro ambientale o reati dolosi. Ad essere chiamati in causa sono le figure che fra il 1963 e il 1999 ebbero incarichi di responsabilità: non presero tutti i provvedimenti necessari, o li presero in ritardo; solo nel 1987, per esempio, i tecnici rilevarono la presenza di amianto in alcuni muri. Ma per l’entourage di De Benedetti questa impostazione è «basata su ipotesi che non si fondano nè sulla realtà processuale nè sulla realtà storica dell’azienda».

Amianto – Rinviati a giudizio dirigenti di Olivetti – 19 dicembre 2014

03 gennaio 2016 http://www.corriere.it/cronache/16_gennaio_03/amianto-vagoni-ferroviari-condanna-sei-assoluzioni-be7968c0-b1f1-11e5-829a-a9602458fc1c.shtml

Amianto nei vagoni ferroviari Condanna dopo sei assoluzioni

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Una ditta piemontese deve risarcire i familiari di un’operaia. Il rinvio a giudizio è del 2011. Ora il verdetto rimette in discussione altre undici morti sospette. Nella secolare fabbrica «Fratelli Magliola Antonio & Figli spa» a Santhià: tutta una vita a smontare (i vecchi) e rimontare (i nuovi) sedili e arredi e pannelli dei vagoni dei treni. Con le polveri d’amianto, contenutovi nelle coibentazioni, che a distanza di 20/30 anni hanno iniziato a mietere i propri nefasti effetti. Già sei procedimenti non erano approdati ad alcunché, e gli ultimi due, che per la morte di tre lavoratori si erano conclusi con l’assoluzione dei titolari della fabbrica, sembravano aver chiuso ogni prospettiva per i 400 operai che vi lavoravano nel 1981-1983, cioè nel periodo più critico.

http://video.corriere.it/che-cos-mesotelioma-come-si-riconosce/25ee0b32-f7b8-11e3-8b47-5fd177f63c37

Ma a cavallo di Natale al Tribunale penale dhttps://youtu.be/HH5aR-97SyMi Vercelli una sentenza-pilota ha ritenuto che la morte il 5 ottobre 2010 della operaia Maria Casulli 54 anni, al lavoro nella fabbrica di Santhià per metà della propria esistenza, fosse riconducibile al causato dall’esposizione certa e protratta all’amianto in violazione del dpr 303 del 1956 sulla sicurezza. La sentenza di condanna per omicidio colposo ha dunque rilievo non tanto per le pene che infligge (6 mesi con sospensione condizionale ai titolari Maurizio e Paolo Magliola, e assoluzione di Liliana Magliola e dell’ing. Carlo Mosca), quanto per il diritto al risarcimento che riconosce alle sorelle parti civili Filomena e Paola Casulli (quantificabile in separata sede civile), e per le prospettive che riapre ai parenti di altri undici lavoratori pure morti di mesotelioma.

L’impresa, fallita proprio quest’anno, dal 1909 costruiva veicoli ferroviari. Negli anni ‘70 l’aggiudicazione di una grossa commessa delle Ferrovie dello Stato l’aveva reindirizzata sulla riparazione e carpenteria degli scompartimenti dei treni. La signora Casulli aveva cominciato a lavorare in fabbrica a 25 anni nel 1981, e vi era rimasta sino al febbraio 2009 come addetta allo smontaggio e montaggio di arredi sui vagoni, e poi come addetta alle pulizie e alla mensa. La sentenza del giudice Marco Dovesi (contro la quale la difesa farà appello) ha dunque ritenuto – specie sulla scorta del perito Pietro Barbieri – che l’azienda avesse colposamente non informato l’operaia né dei rischi ai quali era esposta, né dei modi di prevenirli o delle protezioni da adottare. Non sarebbero state ad esempio confinate le aree di lavoro a contatto con l’amianto, sicché pure chi non vi lavorava finiva esposto alle fibre disperse anche dall’impianto di ventilazione e di riscaldamento in un unico ambiente privo di separazioni fra i vari reparti.


Amianto alla Scala, per la morte degli operai indagati quattro ex sindaci di Milano

06 novembre 2015 – Fonte: http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/11/06/news/amianto_alla_scala_per_la_morte_degli_operai_indagati_4_ex_sindaci_tognoli_pillitteri_borghini_formentini-126770089/

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Invito a comparire della Procura per Tognoli, Pillitteri, Borghini, Formentini. Sotto inchiesta anche l’ex sovrintendente Fontana. Tra i decessi che si sospettano essere dovuti al materiale killer anche quello del soprano Edith Martelli. Il Teatro alla Scala Quattro ex sindaci di Milano sono indagati con altre sette persone per omicidio colposo e lesioni colpose per sette casi di morte e altri di malattia dovuta all’amianto al Teatro alla Scala. La procura ha notificato inviti a comparire a Carlo Tognoli, Paolo Pilliteri, Giampiero Borghini e Marco Formentini. Sotto inchiesta anche Carlo Fontana, sovrintendente dal 1990 al 2005, Silvano Cova e Angelo Sala, direttori degli allestimenti tra il 1991 e il 1992.

Gli indagati non avrebbero rimosso l’amianto dal celebre lampadario della salone principale e dagli altri locali del Piermarini. Sarebbe stato inoltre disatteso l’obbligo di censimento di tutte le parti di amianto previsto dalla normativa del 1992. Tutto l’amianto presente del teatro è stato definitivamente rimosso con i lavori di ristrutturazione eseguiti dall’archistar Mario Botta tra il 2002 e il 2004. Allo stato attuale non c’è più nessun rischio né per il personale né per il pubblico.

 La Vicenda è quella dei lavoratori, attrezzisti, macchinisti, tecnici manutentori, che tra gli anni Settanta e Ottanta hanno lavorato nel Teatro alla Scala, si sono ammalati e hanno respirato morte. Tra i casi, quello dell’uomo del sipario, tirato su e giù per 27 anni, morto per un mesotelioma pleurico. O anche quello del vigile del fuoco, rimasto trent’anni dietro le quinte e i teli intrisi di veleni. Tra le morti che, stando all’ipotesi accusatoria, sarebbero state causate dalla presenza di amianto all’interno del teatro, ci sarebbero anche quella del soprano Edith Martelli e di un falegname.


Fonte: http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_luglio_15/amianto-pirelli-11-condanne-omicidio-colposo-aggravato-498fc28e-2ace-11e5-8eac-aade804e2fe2.shtml

Amianto, Pirelli: 11 condanne
per omicidio colposo aggravato

Si è concluso con 11 condanne a pene tra i 3 e i 7 anni e 8 mesi di reclusione il processo a carico di altrettanti ex dirigenti della Pirelli imputati in relazione a 24 casi di operai morti o che si sono ammalati di forme tumorali a causa dell’amianto, dopo avere lavorato negli stabilimenti milanesi della Pirelli. ….

7 MAGGIO 2015 Chiediamo uno

SCIOPERO GENERALE CONTRO LE MORTI SUL LAVOROSINDACATI DIMOSTRATE SENSIBILITA’ VERA

 6 maggio 2015

Fonte: http://cadutisullavoro.blogspot.it

Chiediamo uno Sciopero Generale, anche se solo simbolico, contro le morti sul lavoro e soprattutto di mobilitarvi per la carneficina degli agricoltori schiacciati dal trattore che sono stati già sette in questi primi giorni di maggio, di cui 3 solo ieri e 18 in aprile. E questo nonostante Renzi, Poletti e Martina siano stati avvertiti a febbraio dell’imminente strage, come del resto a febbraio del 2014, anno in cui ne morirono schiacciati dal trattore ben 152 Chiedevo loro di fare almeno una campagna informativa sulla pericolosità del mezzo. A Bologna, ma anche in altre città in tanti il 1° maggio abbiamo portato il lutto al braccio contro le morti sul lavoro che sono già complessivamente sui luoghi di lavoro 210 dall’inizio dell’anno e oltre 300 con le morti sulle strade e in itinere. Sono stanco di contare i morti e vedere l’indifferenza da parte di chi ci governa e non solo. Chiedo a CGIL, CISL, UIL, e a tutti i sindacati di base uno Sciopero Generale anche se solo di un’ora contro questa tragedie, oppure di far portare il lutto al braccio per un giorno. Ricordiamo che nel 2014 c’è stato un aumento delle morti sui luoghi di lavoro di oltre il 12,5% rispetto al 2013. Anche se vogliono far credere di costanti cali inesistenti se si monitorano tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL. In questo momento superiamo dall’inizio dell’anno addirittura i morti per infortuni dello stesso giorno del 2014 e anche del 2008, nonostante la perdita di milioni di posti di lavoro. A noi dell’Osservatorio e a tutti gli amici che da diverse parti d’Italia mi segnalano le vittime non bastano più sindacati che si scandalizzano dopo che le tragedie siano avvenute. Sono un iscritto alla SPI CGIL, non posso comunque rimanere più iscritto a questo sindacato se non s’interessa complessivamente di queste tragedie e di lamentarsi, dopo, quando ci sono tragedie particolarmente agghiaccianti o ricorrenti nello stessa provincia. Tra l’altro voglio ricordare che oltre il 30% di tutte le morti per infortuni sul lavoro sono di lavoratori che superano i 60 anni. Agghiacciante come la morte dell’ agricoltore che è rimasto schiacciato sotto il trattore per giorni, prima che un parente se ne accorgesse. Come iscritto al sindacato e curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna che monitora senza nessun interesse di sorta e come volontario le morti sul lavoro dal 1° gennaio 2008, dopo la tragedia della ThyssenKrupp di Torino che ha visto morire così tragicamente ben 7 operi. Il sindacato mandi un segnale forte e indichi uno sciopero generale unitario contro queste tragedie. Anche questi aumenti delle morti sono dovuti al Jobs act , al lavoro precario e in nero e alla legge Fornero che ha costretto a rimanere a lavorare persone anziane con riflessi poco pronti anche in mansioni pericolose. Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro. Risvegliate almeno voi le coscienze di chi ci governa

http://cadutisullavoro.blogspot.it

Fonte:http://it.wikipedia.org/wiki/Eternit

Storia: Nel 1901 l’austriaco Ludwig Hatschek brevetta il cemento-amianto, un materiale che egli stesso chiamò Eternit – con riferimento al latino aeternitas, «eternità», per rimarcarne la sua elevata resistenza. Un anno dopo Alois Steinmann acquista la licenza per la produzione e apre nel 1903 a Niederurnen le Schweizerische Eternitwerke AG

Nel 1955 nasce lo stabilimento di Eternit Siciliana, tra Priolo Gargallo e Augusta in Sicilia, chiuso nel 1993. Altri stabilimenti si trovavano a Casale Monferrato, Cavagnolo (Torino), Broni (Pavia) e Bari.

A partire dal 1984 le fibre di amianto vengono sostituite da altre fibre non cancerogene. Nel 1994 l’ultimo tubo contenente asbesto lascia la fabbrica. La commercializzazione di Eternit contenente cemento-amianto è cessata in Italia tra il 1992 e il 1994.


L’Eternit e l’amianto

Negli anni sessanta, ricerche mostrarono come la polvere di amianto, generata dall’usura dei tetti e usata come materiale di fondo per i selciati, provoca asbestosi e una grave forma di cancro, il mesotelioma pleurico. Eternit e Fibronit continuarono tuttavia a produrre manufatti sino al 1986, con drammatiche conseguenze per la salute degli operai.

A Casale Monferrato lo stabilimento disperdeva la polvere di amianto nell’ambiente circostante. Avendo la malattia un periodo di incubazione di circa 30 anni, coloro i quali risiedevano nelle zone intorno alla fabbrica negli anni ’80 corrono tutt’oggi rischi per la salute: ad esempio, tra il 2009 e il 2011 sono stati registrati 128 nuovi casi di persone ammalate. Nella provincia di Alessandria si contano circa 1.800 morti per esposizione ad amianto.

Fonte: http://cadutisullavoro.blogspot.it/

Carlo Soricelli facebook http://www.facebook.com/profile.php?id=1122566828

Una poesia in memoria dei sette lavoratori della Thyssenkrupp morti nel 2007 a Torino

Il cuore rimasto in Fabbrica

anche adesso che ho raggiunto la pensione

Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano

Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica

e tutte le fabbriche d’Italia

La classe operaia non è più centrale

e il paradiso è diventato inferno

di fiamme di fuoco e d’olio bruciato

di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane

Operai sfruttati come non è successo mai

Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica

e tutte le fabbriche d’Italia

Anche il nostro bravo Presidente

urla instancabile le morti sul lavoro

ma anche le sue sono urla impotenti

Addio Compagni di fatica, di sogni e d’ideali

Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace.

Eternit – Scandalosa sentenza Eternit

Migliaia di morti per le polveri d’amianto, ma  la CASSAZIONE ha annullato per prescrizione la sentenza del giugno 2013 dove la CORTE D’APPELLO di Torno aveva condannato a 18 anni l’unico imputato il miliardario svizzero SCHMIDHEINY.   

2200 morti, 700 malati a causa del contatto con l’amianto. Tutti dipendenti della multinazionale a Casale Monferrato, Cavagnolo, Ruberia e Bagnoli

2012 la sentenza di primo grado: 16 anni a Stephan Schmidheiny  (ex presidente del consiglio di amministrazione, Louis De Cartier de Marchienne (Direttore dell’azienda degli anni ’60.

2013 aumenta la pena da 16 a 18 anni ma nel frattempo il secondo imputato Lous De Cartier  è morto lasciando come unico imputato Sthephan Schmidheiny