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Nuovo stadio Milan a San Donato: entro giugno l’ok accordo di programma dalla Regione
La redazione di 90min – 29 aprile 2029
In un’intervista concessa a Il Giorno, l’assessore al Territorio della Regione Lombardia, Gianluca Comazzi, ha svelato nuovi dettagli sul processo di realizzazione del nuovo stadio da parte del Milan a San Donato. Il club rossonero e il comune dell’hinterland milanese stanno infatti attendendo l’approvazione per la costruzione dell’impianto e la risposta potrebbe arrivare a giugno. Intanto si fa sempre più improbabile l’ipotesi di ristrutturare San Siro insieme all’Inter.
Lo stadio del Milan a San Donato: “Il Milan e il Comune di San Donato hanno chiesto alla Regione Lombardia di avviare l’accordo di programma sul nuovo stadio a San Donato Milanese, entro giugno la Giunta regionale approverà l’accordo di programma. Io spero che Milan e Inter, se dovessero lasciare San Siro, trovino un accordo per realizzare un unico nuovo stadio. Non compete né alla Regione né a me dire se sia una prospettiva concreta. Dico solo che se i due club unissero gli sforzi potrebbero averne vantaggi”.
Sulla ristrutturazione di San Siro: “La possibilità di ristrutturare l’attuale stadio c’è, ma mi pare che manchi la volontà di Milan e Inter di farlo. Ripeto: è stato perso troppo tempo, la Giunta Sala si è fatta condizionare dalle divisioni nel centrosinistra sul progetto dei club per un nuovo impianto a San Siro. Quello portato avanti ora dal sindaco sul restyling dello stadio sembra un tentativo più mediatico che concreto”.
Cosa succederà a San Siro? “Situazione complicata, c’è il rischio che San Siro diventi un museo inutilizzato a cielo aperto. Ho sentito della prospettiva di utilizzare la struttura solo per i concerti, ma mi pare difficilmente perseguibile. Di concerti a San Siro se ne possono fare una ventina all’anno, non molti di più, perché è uno stadio senza copertura e riempirlo non è facile per gli artisti”.
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Milan, esposto al TAR contro il nuovo stadio a San Donato Milanese
articolo: https://www.calcioefinanza.it/2024/04/08/milan-esposto-stadio-donato-milanese/
Lunedì, 8 aprile 2024
Il ricorso, sostenuto dal Comitato “No Stadio a San Donato Milanese”, chiede l’annullamento di due atti relativi al progetto per il nuovo impianto.
Sono tredici i cittadini di San Donato Milanese e Chiaravalle che, sostenuti dal Comitato “No Stadio a San Donato Milanese” e coadiuvati da un pool di avvocati, il 22 marzo scorso hanno depositato ufficiale istanza presso la sede di Milano del Tribunale Amministrativo Regionale per chiedere l’annullamento degli atti adottati dall’amministrazione Squeri a favore della realizzazione dello stadio del Milan nell’area San Francesco a San Donato Milanese.
Il ricorso – un documento di 23 pagine – chiede nello specifico l’annullamento dei seguenti atti:
- la deliberazione della Giunta Comunale di San Donato Milanese n. 15, pubblicata il 25 gennaio 2024, avente ad oggetto la “proposta iniziale di variante urbanistica” con annessa valutazione favorevole alla percorribilità per la costruzione dello stadio;
- il Piano Attuativo (Programma Integrato di Intervento) approvato dall’Amministrazione Comunale, finalizzato a consentire la realizzazione dell’impianto che nelle intenzioni del club dovrebbe essere di 70mila posti.
«Di fronte al rifiuto del sindaco Squeri e delle forze politiche che lo sostengono in consiglio comunale a dialogare seriamente con i cittadini, abbiamo tenuto fede all’impegno che ci eravamo presi fin dal primo momento della costituzione del comitato, ossia quello di fare qualsiasi sforzo e perseguire tutte le strade lecite possibili per fermare un progetto che riteniamo dannoso per il nostro territorio», dichiara Innocente Curci, uno dei referenti del Comitato “No Stadio a San Donato Milanese”, nonché firmatario del ricorso al TAR.
«Tutti i ricorrenti, così come moltissimi altri cittadini di San Donato Milanese, Milano e San Giuliano Milanese, verrebbero danneggiati dalla realizzazione dell’opera e abbiamo sentito il dovere di esporre le nostre ragioni ai giudici amministrativi, convinti di poter essere ascoltati».
«Abbiamo studiato le carte di cui siamo potuti venire in possesso relative al Progetto AC Milan; a nostro giudizio siamo di fronte a numerosi profili di illegittimità che viziano gli atti in oggetto. In particolare, la delibera di Giunta comunale presenta molte problematiche dal punto di vista tecnico e giuridico, evidenziate nel ricorso. Auspichiamo che, a seguito della notifica dell’impugnazione, il Comune si convinca dell’irrealizzabilità dell’opera», dichiara l’avvocata Ilaria Battistini, professionista incaricata dai ricorrenti che sta fornendo supporto al comitato anche in merito all’istanza di referendum consuntivo cittadino depositata in municipio.
Nel frattempo, per giovedì 11 aprile è stato indetto un nuovo consiglio comunale a San Donato che vede, fra le mozioni del giorno, proprio quella relativa allo stadio: «Mozione urgente – Governo del territorio. area San Francesco. intervento di trasformazione urbanistica di carattere sportivo (stadio AC Milan) con rilevanza sovracomunale – sospensione iter relativo all’accordo di programma presentata dai consiglieri Ginelli, Falbo». Mozione che sarà votata in quell’occasione e che, secondo quanto appreso da Calcio e Finanza, sarà respinta così da non ostacolare il percorso verso l’accordo di programma che dovrebbe richiedere 12-18 mesi.
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Il Milan di Cardinale punta sull’Arabia: i petrodollari del fondo saudita per il nuovo stadio
Il Public Investment Fund (Pif) ha un patrimonio di 700 miliardi e grossi interessi in Europa. Riuscirà il numero uno di RedBird a convincere la famiglia Singer?
Milano, 7 marzo 2024
Voci, smentite, depistaggi. Il futuro del Milan, societario e sportivo, è tutto da scrivere. Le certezze ad oggi sono poche (la telenovela su San Siro ne è la dimostrazione, con una nuova puntata prevista nella giornata di venerdì), le indiscrezioni, anche da ambienti finanziari e per questo attendibili, rafforzano l’idea che qualcosa possa succedere entro l’estate all’interno del club.
Per questo i “rumors“ riguardanti un serio interessamento del Public Investment Fund (Pif) dell’Arabia Saudita (un gigante con un patrimonio da 700 miliardi di dollari derivante dai proventi legati al petrolio) per le quote del club (addirittura si è ipotizzato una due diligence in corso) attirano addetti ai lavori e non.
Una cosa è sicura: Gerry Cardinale, assente a San Siro nella sfida di Europa League con lo Slavia Praga, mai ha negato i suoi viaggi in Asia (con o senza l’ad Giorgio Furlani) a caccia di investitori.
Petrodollari – Del resto ha un ufficio a Dubai appena aperto, uno ad Abu Dhabi e presto ne verrà inaugurato un terzo a Riyad. Ma nelle rarissime interviste rilasciate il numero uno di RedBird ha sempre parlato di “potenziali partner che potrebbero unirsi come sponsor o come soci nella costruzione dello stadio”.
Specificando a Calcio e Finanza: “Quel che è vero, però, è che bisogna tenere conto dei movimenti dell’economia globale e non c’è dubbio che in Medio Oriente c’è molta liquidità e disponibilità a investire nello sport”, In realtà le ultime voci sul futuro azionario del club e dello stesso Cardinale prospettano altri scenari, ovvero che l’investitore arabo entrerebbe nel Milan non direttamente al fianco di RedBird ma versando ad Elliott la parte mancante della cifra pattuita con Cardinale (550 milioni più gli interessi maturati che sono al 7%) prendendo in pegno le azioni rossonere.
Singer e Furlani – Ovviamente per far tutto questo occorrerebbe anche il consenso della famiglia Singer che a tutela dell’operazione hanno un esponente nel cda del club. “Noi lavoriamo per portare risultati per il Milan” – ha spiegato l’ad Furlani nel prepartita – Sono tutte speculazioni, non c’è nulla di vero“.
E alla domanda sulla vociferata ricerca di nuovi soci ha tagliato corto: “Sono tutte speculazioni, non c’è nulla di vero. Ero con Cardinale a Londra. Invito tutti a vedere l’intervista in inglese: lui ha parlato di innovazione, di guardare avanti, di crescita, sono tutte cose belle. Noi lavoriamo per migliorarci“.
Registrata dunque per dovere di cronaca la smentita di una delle fonti più vicine alla proprietà riguardo possibili colloqui tra RedBird e Pif e ricordando alcune esternazioni recenti dell’uomo d’affari americano (“Supporre che 18 mesi dopo aver acquisito il club con certe scelte io stia incontrando difficoltà è privo di fondamento, sono stato io a volere sottoscrivere il vendor loan con Elliott…”) va detto pure che nel caso in cui PIF volesse entrare in società con una simile operazione andrebbe a sbattere contro le regole sulle multiproprietà dell’Uefa.
Bisogna ora davvero capire cosa potrà succedere entro la fine di marzo e se davvero Pif stia puntando a entrare nel capitale azionario del Milan. Anche perché, un Fondo proveniente da quell’area asiatica può davvero accontentarsi di acquisire una quota minoritaria delle azioni del club?
In Europa – Va pure ricordato che tra gli altri settori di interesse del fondo saudita sono presenti investimenti di minoranza o partnership con altri gruppi finanziari. In Europa, il fondo sta esaminando diverse opportunità nel campo delle infrastrutture, avendo già acquisito nel novembre del 2023 il 25% dell’aeroporto di Heathrow a Londra con un investimento di 2,4 miliardi di sterline. Oltre alle infrastrutture, PIF mantiene un interesse significativo nell’immobiliare, nella tecnologia e nelle telecomunicazioni, altre aree chiave dell’ambizione del fondo saudita.
Mercato – Capitolo mercato infine. Mentre Furlani conferma di essere in totale accordo con Ibrahimovic (“Io e Zlatan lavoriamo in gruppo di lavoro. Lavoriamo in piena sintonia. Ibra porta tante competenze. E’ stato un campione in campo e lo sarà anche fuori dal campo. Sono fortunato a lavorare con lui“) c’è da capire come agirà la società. Prima si chiarirà il budget a disposizione per la prossima stagione, e prima ci si muoverà. Da mesi l’obiettivo principale dei rossoneri è un attaccante da 15-20 gol a stagione: da Zirkzee del Bologna (ma tutto passa attraverso il Bayern che ne controlla il cartellino) a Sesko del Lipsia. E poi David (Lille), fino a Gimenez (Feyenoord). Bisogna decidere su chi affondare il colpo, ma al tempo stesso si tratta con Giroud (a segno con lo Slavia Praga) per un rinnovo che non è così scontato, visto che il francese è corteggiato dalla MLS statunitense.
Per un mercato all’altezza non è esclusa una cessione eccellente, visti i mancati introiti dopo l’eliminazione dalla Champions: Theo Hernandez, Maignan e Leao i calciatori più corteggiati da Bayern Monaco e Psg, ma solo di fronte a proposte “indecenti“ (e comunque non inferiori ai 70-80 milioni) qualcuno dei big potrebbe partire. Esattamente come è accaduto a Tonali nella passata stagione.
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Stadio del Milan a San Donato, la protesta di Chiaravalle: “Una ferita per il territorio”
articolo: https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/stadio-milan-sam-donato-protesta-chiaravalle-xa88719x
Milano, 29 febbraio 2024
Milano, i residenti del borgo contro il progetto rossonero: “Qui regna pace e silenzio, assurdo costruire il mega impianto a 800 metri dalle case”
PER APPROFONDIRE:
- ARTICOLO: “Un futuro patrimonio dell’umanità a 800 metri dall’arena? Assurdo”
- ARTICOLO: Nuovo stadio Milan, addio San Siro: acquistata l’area di San Donato Milanese
- ARTICOLO: Nuovo stadio del Milan a San Donato, presentato il progetto: ecco come sarà
Il nuovo stadio del Milan a San Donato non piace ai residenti di Chiaravalle. Il 26 febbraio i comitati del piccolo borgo a sud di Milano si sono riuniti proprio per chiedere di bloccare il progetto che porterebbe – spiegano – uno stadio da 70mila posti con tutte le strutture connesse (parcheggi e strade) a 800 metri dalle case e poco più di un chilometro dalla “Ciribiciaccola”, il campanile dell’abbazia medievale, con solo la ferrovia e l’autostrada del Sole a separare due realtà con esigenze opposte.
Patrimonio Unesco – “Ci battiamo perché Chiaravalle diventi patrimonio dell’Unesco, patrimonio dell’umanità, patrimonio paesaggistico non solo monumentale – dice Fabio Songo, dell’associazione Borgo di Chiaravalle – Da moltissimi anni ci battiamo contro il degrado e per la salvaguardia non solo dell’abbazia e del suo borgo, ma anche di questo paesaggio unico e straordinario”.
Ferita insopportabile – L’idea dello stadio a poche centinaia di metri – prosegue Songo – “È stata una doccia fredda. Per noi è insopportabile l’idea che costruiscano uno stadio nel nostro territorio. Sarebbe un’offesa, una ferita insopportabile per una comunità che ama la pace, il silenzio, la tranquillità. E non solo per chi ci vive e l’ha scelto proprio per le sue caratteristiche, ma anche per chi da Milano vuole rompere i ritmi frenetici della città e per i turisti”.
Luogo dello spirito – Per Paolo D’Alessandro, residente a Chiaravalle da 34 anni la battaglia “Non è una difesa corporativa, ma una difesa del territorio, che è bene di tutta Milano. Questo è un luogo dello spirito, oltre a essere naturalmente un posto meraviglioso a livello paesaggistico, a livello artistico e culturale. Qui i milanesi possono quasi fare una gita fuori porta per staccarsi dalla vita frenetica della città”.
L’appello a Sala – Un’altra residente Dina Vasi rivolge infine un appello direttamente al sindaco Beppe Sala: “Vorrei anche che il nostro sindaco si facesse portavoce e ci difendesse dalla violenza che lo stadio porterà su questo territorio e da quanta bellezza verrà rubata non solamente a noi ma a tutta la città. Spero di averlo al nostro fianco nella nostra battaglia per difendere Chiaravalle”.
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24 febbraio 2024
Il futuro dello stadio, il Milan conferma l’interesse a restare e salvare San Siro
Il messaggio in una lettera all’amministrazione: l’ipotesi San Donato non esclude l’opzione ristrutturazione del Meazza
Su San Siro qualcosa, anzi molto, si muove. Ieri — dopo il minivertice della vigilia — il sindaco Beppe Sala si dice «soddisfatto dell’incontro avuto» con l’amministratore delegato dell’Inter Alessandro Antonello e con il presidente del Milan Paolo Scaroni. Nessuna decisione dall’incontro, come è noto, se non quella di avere entro tre mesi un progetto di WeBuild che permetterebbe di rimettere a nuovo il Meazza senza interrompere lo svolgimento delle partite con il pubblico. «Rispetto il fatto che i club non si possono esprimere fino a che non hanno la certezza, che oggi non ho nemmeno io — spiega ancora il sindaco — che si possano fare i lavori continuando a giocare. Però ho trovato senz’altro interesse».
Nelle stesse ore, del resto, dal Milan arriva una comunicazione ufficiale che apre ancora un po’ la porta al progetto che vorrebbe il “vecchio” stadio Meazza rimanere la casa delle due squadre cittadine, con condizioni che — a quel che trapela — sarebbero decisamente di favore. In una lettera indirizzata al Comune e firmata da Scaroni, infatti, il club dichiara di essere ancora interessato al progetto del 2019, che per essere precisi prevedeva che Inter e Milan costruissero un nuovo impianto a San Siro mentre il Meazza sarebbe stato abbattuto.
Perché allora la lettera del Milan può essere letta come un passo avanti anche verso il riutilizzo del vecchio impianto di San Siro, debitamente messo a nuovo? In sostanza perché la squadra afferma che anche se è andata avanti sull’ipotesi di uno stadio di sua proprietà a San Donato — e anzi ha già impegnato diverse decine di milioni su quel progetto — non intende assolutamente abbandonare ipotesi alternative.
La lettera del Milan risponde infatti a una missiva di Sala ai due club inviata il 15 febbraio in cui si chiedeva alla squadra rossonera di «chiarire in maniera inequivocabile se la presentazione da parte della stessa di un’istanza al Comune di San Donato Milanese per la realizzazione di un nuovo stadio nel suo territorio debba ritenersi — come si appalesa sotto il profilo logico — a tutti gli effetti equivalente a una rinuncia alla proposta del 2019». Nella replica spedita ieri dal Milan si dice che «occorre dare risposta negativa alla vostra domanda, in quanto la società non ha rinunciato né ha inteso rinunciare implicitamente alla proposta» del 2019. Scaroni fa anche presente che «ogni determinazione» del club non potrà che arrivare dopo il 14 marzo, ossia la data in cui è fissata l’udienza al Tar del Lombardia per discutere del ricorso presentato dal Comune contro la Sovrintendenza che considera sussistente l’«interesse culturale» per il secondo anello di San Siro.
A questo punto, però, la posizione dello stesso Comune potrebbe cambiare: il vincolo della Sovrintendenza impedisce infatti di abbattere il Meazza e di costruirvi accanto un nuovo impianto, ma non di ristrutturare il vecchio stadio con le dovute attenzioni. La richiesta di chiarire la propria posizione era già arrivata al Milan dagli uffici tecnici del Comune il 1° febbraio e il 15 il sindaco ribadiva l’esigenza, chiedendo anche un incontro «urgente» ai due club. L’incontro è stato per l’appunto giovedì. Già nei prossimi giorni WeBuild comincerà le rilevazioni nell’impianto e le simulazioni ingegneristiche.
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09 febbraio 2024
Il Milan acquisisce definitivamente i terreni a San Donato per il nuovo stadio
Dopo il via libera della Giunta comunale a gennaio, il club rossonero acquista i terreni in area San Francesco e accelera verso l’accordo di programma
I punti chiave
Il Milan fa un alto passo avanti verso la realizzazione del nuovo stadio a San Donato con l’acquisto dei terreni in area San Francesco. L’impegno finanziario rientra nei 40 milioni di euro stanziati dal Milan per le spese relative al progetto e che includono la documentazione per la domanda di variazione urbanistica, l’acquisto appunto dei terreni e altri aspetti legali. Dopo aver avviato l’iter amministrativo con il comune a sud di Milano lo scorso autunno, il club rossonero quindi accelera i passaggi con l’obbiettivo di avviare il cantiere nel 2025 e debuttare nella nuova casa nel 2028 per un investimento che impianto e opere accessorie, fondamentali per rendere più redditizia l’attività di entertainment oltre il matchday, potrebbe costare poco più di un miliardo.
I passaggi tecnici – Nel settembre 2023, il club di Jerry Cardinale e RedBird ha depositato al comune di San Donato la proposta di variante urbanistica su cui la Giunta Comunale si è espressa positivamente lo scorso gennaio («dando atto che la successiva fase operativa deve essere condotta attraverso specifico Accordo di programma previa richiesta di promozione dello stesso da parte del Sindaco», precisa la delibera). Il rogito che formalizza il passaggio di proprietà dei terreni avvenuto in queste ore è un atto formale che segue l’acquisto avvenuto a giugno 2023 da parte del Milan di SportLifeCity, società che aveva già ottenuto nel 2021 l’ok per la realizzazione di un’arena e altri immobili a San Donato. Il Milan ha chiesto in sostanza un cambio delle strutture da edificare, restando dentro i 108mila mq previsti dall’attuale Programma integrato di intervento.
Il progetto rossonero – L’idea a cui sta lavorando il Milan con la consulensza dell’americano Tim Romani fondatore e Ceo di Icon Venue, che ha realizzato oltre 50 stadi e arene nel mondo, è quella di edificare uno stadio che sia una “nuova porta” e l’icona di Milano per chi raggiunge la città provenendo dal Sud. Lo studio Manica che sarà il Design Architect sta sviluppando il masterplan di uno impianto eco-sostenibile da 70mila posti e di un distretto per l’intrattenimento che include la nuova sede del club, il museo, un hotel, il Milan Store e parcheggi sotterranei. Tutto ciò senza aumentare le volumetrie già richieste. Sarà invece incrementato il verde fruibile fino a 235mila mq nel Parco Sud e saranno relizzate due passerelle ciclo-pedonali per collegare la città di San Donato. Un nuovo svincolo diretto dall’A 1 eviterà infine di ingolfare le strade interne, valorizzando l’unicità infrastrutturale del territorio prescelto tra ferrovia, metro e appunto autostrade.