articolo: Arriva l’euro in Croazia e aumentano i prezzi. L’ultimatum: “Riabbassarli entro venerdì” (today.it)
Il premier chiede il ritorno delle tariffe precedenti all’ingresso nell’Eurozona. Varsavia contro la moneta unica: “Questo caos ci serva come monito”
L’ingresso della Croazia nell’euro è stato accolto con gioia dai vertici della Bce e dell’Ue. Ma le associazioni dei consumatori e i cittadini hanno notato forti aumenti di prezzo a partire dal primo gennaio, cioè da quando il Paese è passato alla moneta unica. A sole 48 dal cambio di valuta il ministro dell’Economia, Davor Filipovic, si è visto costretto a chiedere un urgente faccia a faccia con le principali catene di supermercati. Le ripetute denunce di rincari ingiustificati, che si sono sommati all’aumento generale del costo della vita, hanno costretto il governo di Zagabria a dettare un ultimatum.
“Alcuni si stanno comportando in modo fraudolento“, ha tuonato lunedì il premier Andrej Plenkovic, il quale poi ha avvertito che le catene della grande distribuzione “hanno tempo fino a venerdì per ristabilire i prezzi” corrispondenti al reale tasso di cambio fissato a 7,53 kune croate per un euro. Seppure non sia ancora chiaro cosa intenda fare l’esecutivo croato qualora le tariffe dovessero restare più alte rispetto a quanto atteso dai consumatori, sembra chiaro che la politica nazionale non voglia assistere senza reagire alle presunte speculazioni.
Gli aumenti di prezzo ingiustificati, oltre a causare un danno economico ai cittadini croati, gettano ombre sul passaggio dalla valuta nazionale alla moneta unica che il governo vuole far passare alla storia come un successo. “Tutto è andato nel migliore dei modi e senza problemi, dalla fornitura di banconote e monete alle operazioni di pagamento e al funzionamento degli sportelli automatici“, ha affermato Plenkovic. Il passaggio all’euro, a detta del premier, rappresenta “un enorme passo avanti verso la piena integrazione nell’Unione europea” dell’ultimo Paese che ha aderito all’Ue solo il primo luglio del 2013. Ma i progressi europeisti di Zagabria, dopo le notizie sugli aumenti delle tariffe, stanno venendo usati come arma di propaganda anti-Ue dalla forze più ostili a Bruxelles.
“Quel caos dei prezzi in Croazia dovrebbe servire come monito per noi“, ha detto il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. Il leader del Paese che si prepara ad andare al voto in autunno ha escluso a più riprese l’ingresso della Polonia nell’Eurozona. Il Paese, che al momento non ha i requisiti per aderire alla moneta unica, a detta di Morawiecki dovrebbe tenersi stretta la sua valuta, lo zloty, per evitare ulteriori aumenti del costo della vita.
Cosa cambia in concreto per l’Italia con la Croazia in area Schengen ed euro
articolo: Cosa cambia in concreto per l’Italia con la Croazia in area Schengen ed euro (today.it)
Dopo 10 anni dall’adesione all’Ue Zagabria entra nei club della moneta unica e della libertà di movimento
Fine dei controlli nei valichi di frontiera tra Croazia e Slovenia – foto Ansa EPA/ANTONIO BAT
Il 2023 è un anno storico per la Croazia. Il più giovane membro dell’Unione europea è entrato nell’euro e nell’area Schengen di libero movimento, dopo 10 anni dall’ingresso nel blocco, attuando un sorpasso a Paesi che hanno aderito all’Ue molto prima, come Romania e Bulgaria. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha salutato “due immensi risultati”, parlando a Capodanno insieme al premier croato Andrej Plenković e alla Presidente slovena Nataša Pirc Musar presso un posto di frontiera nella città di Bregana. “Non c’è luogo in Europa in cui sia più vero che oggi è una stagione di nuovi inizi e nuovi capitoli che qui al confine tra Croazia e Slovenia“, ha detto la von der Leyen.
Zagabria diventa quindi il 20esimo membro del club dei Paesi con la moneta unica e il 27esimo di quelli in cui si può viaggiare e muoversi liberamente e senza controlli. Al valico di frontiera di Bregana, la polizia ha tolto i cartelli a mezzanotte del 31 dicembre e una barriera è stata sollevata per l’ultima volta, prima che venisse installato un cartello con la scritta “freepassage“, a simboleggiare la fine dei controlli. La caduta di queste barriere alla circolazione è “l’affermazione finale della nostra identità europea, per la quale generazioni di croati hanno combattuto e lottato“, ha dichiarato il ministro dell’Interno Davor Božinović, pure presente alla celebrazione dell’evento. Von der Leyen ha sostenuto che coloro che vivono vicino alla Slovenia e all’Ungheria vedranno “risultati tangibili” potendo attraversare liberamente la frontiera per lavorare e fare acquisti. “Le comunità si avvicineranno sempre di più“, ha garantito.
Per quanto riguarda la moneta il tasso di conversione della kuna croata è stato fissato a 7,53450 per 1 euro. Entrambe le valute potranno essere utilizzate per i pagamenti nelle due prime settimane di gennaio, poi a partire dal 15 gennaio, le banconote e le monete in euro diventeranno le uniche ad avere corso legale. I prezzi di beni e servizi saranno indicati sia in euro che in kune fino al 31 dicembre prossimo. “I nostri cittadini e l’economia saranno più protetti dalle crisi“, ha detto il premier croato Plenković. E le conseguenze di questa adesione saranno anche per gli italiani. Innanzitutto perché sarà molto più semplice andare in vacanza nella nazione, e spariranno le file per i controlli sia negli aeroporti che per chi decide di fare il viaggio in auto o in nave, e poi perché si potrà tranquillamente usare l’euro, senza dover fare cambi.
Per il Paese l’ingresso nell’area Schengen significherà anche probabilmente una maggiore pressione migratoria visto che l’ingresso nella nazione, che adesso è una porta verso il resto dell’Unione, diventerà molto più ambito. Il problema si concentrerà soprattutto sul confine con la Serbia, Stato che con diverse nazioni del mondo ha accordi di liberalizzazione dei visti che ne fanno un meta per mettere un piede in Europa e provare poi a entrare irregolarmente nell’Ue. L’attuale lista dei Paesi con cui Belgrado ha questo tipo di accordi comprende Armenia, Azerbaigian, Bahrein, Bielorussia, Bolivia, Cina, Cuba, Indonesia, Giamaica, Kirghizistan, Kuwait, Kazakistan, Mongolia, Oman, Qatar, Russia, Suriname e Turchia. Ma essendo la Serbia un Paese candidato all’adesione, Bruxelles sta facendo pressioni affinché questa lista si riduca.
A partire dal primo gennaio 2023 il privilegio è stato tolto ai cittadini dell’India e della Guinea-Bissau e i precedenza era stato tolto a quelli di Tunisia e Burundi. I dati mostrano che gli arrivi dalla Turchia alla Serbia, da soli, sono aumentati da 1.653 a 6.186 dall’entrata in vigore dell’accordo e quello di indiani era aumentato da 557 a 4.469.
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