Iliad down, problemi alla rete e alle chiamate in tutta Italia


articolo: https://www.corriere.it/tecnologia/23_maggio_02/iliad-down-problemi-alla-rete-e-alle-chiamate-in-tutta-italia-1f7bd968-d4cd-42a7-a997-9f5586506xlk.shtml

Segnalazioni da tutta Italia: Iliad non funziona. Impossibile effettuare e ricevere chiamate, così come utilizzare la rete dati. Dall’azienda fanno sapere che il problema è stato individuato e che il ripristino dei servizi è in corso

la mappa delle segnalazioni su Downdetector

Dalle 14.30 circa di oggi, 2 maggio, molti utenti stanno riscontrando problemi sulla rete della compagnia telefonica Iliad. Sono stati segnalati problemi alla rete dati, così come l’impossibilità di effettuare e ricevere chiamate. Il malfunzionamento sembra essere sparso in tutta Italia, secondo la mappa riportata da Downdetector.

Al momento Iliad non ha rilasciato nessuna comunicazione ufficiale sulle cause del down. Ma dall’azienda fanno sapere che il problema è stato individuato e che il servizio si sta ripristinando pian piano.

DVB-T2, quando avverrà lo switch-off? Cosa succede nel 2023


articolo: DVB-T2, quando avverrà lo switch-off? Cosa succede nel 2023 (msn.com)

La situazione che circonda lo switch-off del DVB-T2 è più confusa che mai. Per tutto il 2022, dalla televisione alle notizie sul Web, sono stati condivisi innumerevoli promemoria per invitare i cittadini ad acquistare un decoder compatibile con il nuovo standard del digitale terrestre o, in alternativa, un televisore di ultima generazione con decoder incorporato. La corsa ai ripari è iniziata presto, tra bonus rottamazione, bonus ISEE e promozioni speciali presso i maggiori rivenditori nazionali. Tuttavia, i vecchi dispositivi possono essere ancora utilizzati senza problemi, segno che il passaggio dal DVB-T al DVB-T2 non è ancora avvenuto.

Cosa sta succedendo e perché il cambio di standard non viene ancora effettuato?

Il primo step dell’MPEG-4 – L’arrivo del nuovo digitale terrestre è effettivamente cominciato lo scorso dicembre 2022, quando le emittenti televisive hanno avviato la fase di dismissione della vecchia codifica MPEG-2. In termini concreti, si tratta dello spegnimento dei canali non in alta definizione – almeno per le emittenti principali – a favore del passaggio allo standard MPEG-4 almeno in HD, se non in Full HD, ovvero 1920×1080 pixel.

Questo primo step ha comportato la liberazione delle frequenze a 700 Mhz per renderle disponibili alla rete mobile di quinta generazione, il 5G. Tale fase di transizione non è però giunta al suo termine: come evidenziato anche da Nuova TV Digitale, il Codec MPEG-4 deve essere ancora adottato dalle trasmissioni regionali di RAI 3, le quali concluderanno ufficialmente l’adozione della tecnologia il prossimo 3 maggio.

Lo spegnimento della codifica MPEG-2, tuttavia, non coincide con l’intero switch-off del digitale terrestre DVB-T. Pertanto, quando vedremo definitivamente l’approdo del DVB-T2? L’acquisto di nuovi decoder è stato inutile?

Un processo da rivalutare – Più recentemente è stata l’associazione delle TV locali Aeranti-Corallo a invitare il Governo ad agire affinché le trasmissioni DVB-T2/HEVC vengano avviate al più presto, tagliando i legami con DVB-T/MPEG-4. La necessità di una maggiore qualità per le emittenti nazionali, comprese quelle più piccole, è evidente, come ha affermato l’avvocato Marco Rossignoli:

“Riteniamo che debba essere fissata al più presto e, comunque entro il corrente anno 2023, la data per il passaggio dell’intero sistema televisivo nazionale (tv nazionali e tv locali) alla tecnologia DVB-T2/HEVC. Solo in questo modo sarà una accelerazione della vendita dei televisori e dei decoder idonei alla ricezione della nuova tecnologia.”

Il salto di qualità nella produzione e diffusione dei contenuti audiovisivi deve essere effettuato il prima possibile, eventualmente dando un’ultima spinta all’adozione di televisori e decoder compatibili. Difatti, il ritardo nella adozione del DVB-T2 sembra essere correlato al “timore” di alcuni operatori nazionali che parte rilevante dei cittadini non abbia ancora TV e/o decoder idonei alla ricezione delle trasmissioni più avanzate. Lo stesso Rossignoli, dunque, aggiunge che questa situazione sta causando gravi danni al settore, sia in termini occupazionali che di pluralismo informativo.

Al contempo, il Governo stesso ha stanziato 2,5 milioni di euro per l’adeguamento degli impianti di trasmissione al nuovo standard trasmissivo nei comuni italiani dotati di strutture inadeguate. Questo problema poteva essere risolto più tempestivamente, anche alla luce del numero di località che non dispongono delle infrastrutture necessarie: da Belluno e dalla provincia di Bolzano fino a Nuoro e Messina, infatti, sembrerebbero esserci gravi problemi nel coordinamento con il resto del Paese.

Quando arriverà il DVB-T2? – Mentre alcuni parlano di centinaia di migliaia di TV ancora da cambiare, se non milioni, Aeranti-Corallo e il Governo sembrano quindi spingere per la stessa strada: fissare la data di chiusura della transizione e non guardare a chi è rimasto indietro, costringendo coloro che non hanno sfruttato i bonus a adeguarsi all’improvviso spegnimento delle vecchie trasmissioni.

Si tratta di una soluzione drastica che potrebbe portare alla perdita di spettatori, ergo di incassi pubblicitari, ma strettamente necessaria affinché non venga ostacolato più lo sviluppo delle tecnologie di telecomunicazione, che si tratti della televisione o della rete mobile di quinta generazione. Per Aeranti-Corallo il limite deve essere fissato al 31 dicembre 2023, se non prima: oltre tale periodo, dunque, tutte le emittenti dovranno garantire il corretto funzionamento delle loro trasmissioni sui televisori che supportano il DVB-T2.

In assenza di una data definitiva, l’unica certezza rimane la necessità di acquistare un nuovo televisore o decoder compatibile con la nuova tecnologia DVB-T2/HEVC nel caso in cui non sia già stato compiuto questo salto. Del resto, lo switch-off rappresenta una svolta tecnologica importante che garantirà nuove opportunità alle emittenti locali e un’adeguata informazione agli utenti finali, ergo ai cittadini.

Con questo balzo in avanti, il Governo potrà infine spingere per la ricerca e sviluppo di tecnologie innovative in più settori e, chissà, magari anche le emittenti nazionali – piccole o grandi – troveranno stimoli inattesi per proporre format più moderni, meno datati e da sorpassare al fine di dare nuova linfa vitale alla televisione, che sta perdendo visibilmente la gara contro lo streaming online, tra Netflix, Prime Video e persino YouTube. Il salto tecnico corrisponderà a un salto qualitativo? La speranza è l’ultima a morire.

Leggi l’articolo originale >> DVB-T2, quando avverrà lo switch-off? Cosa succede nel 2023

Proposta di legge antipirateria, cosa cambia in ambito penale: novità e sanzioni


articolo: https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/proposta-di-legge-antipirateria-cosa-cambia-in-ambito-penale-novita-e-sanzioni/

Aumento delle sanzioni, confisca di strumenti e materiale “piratato”, revoca della concessione, sequestri preventivi e confische dei proventi, esclusione della particolare tenuità del fatto per i reati di pirateria, più poteri ad Agcom. Sono alcune delle novità introdotte dalla proposta di legge 217. Un esame dei risvolti

La proposta di legge n. 217 ha ottenuto i pareri favorevoli delle commissioni parlamentari interessate alla modifica normativa (Esame in Commissione iniziato il 17 gennaio 2023 e concluso il 15 marzo 2023) e dal 20 marzo è approdata alle Camere per l’approvazione, ottenendo il parere favorevole dei deputati della Repubblica.

Si tratta, per la verità, di un disegno di legge volto non ad ampliare le fattispecie criminose legate al fenomeno della pirateria, bensì ad ampliare il ventaglio delle condotte delittuose che vanno ad integrare reati già previsti e puniti dalla legge 633 del 1941 sul diritto d’autore, segnatamente dagli articoli contenuti nella Sezione II, Capo III, Titolo III della legge stessa.

In attesa del voto del senato, analizziamo risvolti e sanzioni, anche visto l’ambito penale in cui il diritto d’autore si staglia.

Indice degli argomenti

Modifica dell’art. 171 ter L. 633/41 – In particolare, la proposta di legge in oggetto, con l’intento di adottare misure di contrasto della pirateria cinematografica, audiovisiva o editoriale, prevede l’introduzione della lettera h – bis) all’interno dell’art. 171 ter L. 633/41. Tale nuova lettera, riferendosi specificamente all’art. 85 bis TULPS (dunque puntando il dito contro il diffuso fenomeno del camcording), prevede che chiunque, a fini di lucro e per uso non personale, “abusivamente, anche con le modalità indicate dal comma 1 dell’art. 85 bis del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, esegue la fissazione su supporto digitale, audio, video o audiovideo, in tutto o in parte, di un’opera cinematografica, audiovisiva o editoriale ovvero effettua la riproduzione, l’esecuzione o la comunicazione al pubblico della fissazione abusivamente eseguita” è punito con la pena della reclusione da sei mesi a tre anni. Pertanto, la proposta di legge in oggetto non va a modificare la cornice edittale della pena già prevista dall’art. 171 ter ma stabilisce che anche coloro i quali perpetrano le condotte previste dalla nuova lettera h – bis, aggiunta al summenzionato articolo, soggiacciono alla stessa pena già prevista dal precedente dettato normativo.

Modifica dell’art. 174 ter L. 633/41 – Al fine di adeguare le previsioni normative al progresso tecnologico ed allo sviluppo dei numerosi servizi di sharing e streaming onlinela proposta di legge n. 217 prevede che anche la messa a disposizione di opere o materiali protetti sia punita dalla legge mediante una modifica in tal senso del comma 1 dell’art. 174 ter della L. 633/41. Poiché la vecchia normativa puniva soltanto l’acquisto o il noleggio di supporti “fisici” audiovisivi, fonografici, informatici o multimediali non conformi alle prescrizioni della legge sul diritto d’autore, la proposta è quella di inserire all’interno del medesimo elenco dell’art. 174 ter, co. 1, anche l’acquisto ed il noleggio di “servizi” che perseguano lo stesso scopo fraudolento dei vecchi supporti fisici.

Infine, la proposta di legge comporterebbe altresì la modifica del comma 2 dell’art. 174 ter L. 633/41, prevedendo l’aumento della sanzione amministrativa dagli attuali 1032 ad 5000 euro e l’introduzione della confisca degli strumenti e del materiale “piratato”, con pubblicazione del provvedimento su due o più quotidiani a diffusione nazionale o su uno o più periodici specializzati nel settore dello spettacolo e, se si tratta di attività imprenditoriale, con la revoca della concessione o dell’autorizzazione di diffusione radiotelevisiva o dell’autorizzazione per l’esercizio dell’attività produttiva o commerciale, non solo nel caso di recidiva o di fatto grave per la quantità delle violazioni o delle copia acquistate o noleggiate ma anche “per la quantità di opere o materiali protetti resi potenzialmente accessibili in maniera abusiva attraverso gli strumenti di cui al comma 1 (ndr dell’art. 174 ter L. 633/41). Anche in questo caso, appare evidente non già la volontà di inasprire le pene bensì la necessità di applicare gli strumenti previsti dall’art. 174 ter L. 633/41 anche ai siti ed alle piattaforme di sharing e streaming online nei quali si rende disponibile un numero elevato di opere e materiali protetti da diritto d’autore.

Sequestro preventivo e confisca dei proventi – Molto più rilevante sul piano procedurale la proposta di inserire un comma 2 bis all’art. 171 sexies della L. 633/41. Infatti, la proposta di legge n. 217 mira ad introdurre la possibilità per l’Autorità Giudiziaria di effettuare sequestri preventivi e confische dei proventi realizzati in conseguenza della commissione degli illeciti di cui agli artt. 171, 171 bis, 171 ter e 171 quater. In quest’ottica, la norma in discussione prevede che l’Autorità Giudiziaria, al fine di individuare i beneficiari dei proventi dell’illecito, possano delegare “le autorità competenti a richiedere agli istituti di credito, ai fornitori di servizi di pagamento e alle società che emettono e distribuiscono carte di credito, anche se soggetti esteri, le informazioni necessarie a individuare i titolari dei siti internet coinvolti e le altre persone fisiche che, anche attraverso di essi, percepiscono proventi derivanti dalla loro attività di illecita messa a disposizione di contenuti protetti”.

In sostanza si punta a rendere più celere ed efficace l’intervento dell’Autorità Giudiziaria, con la possibilità, mediante le informazioni richieste agli istituti di credito e ai fornitori di servizi di pagamento, di arrivare in tempi rapidi al sequestro preventivo dei proventi illeciti realizzati attraverso la violazione delle norme penali poste a tutela del diritto d’autore.

Esclusione della particolare tenuità del fatto per i reati di pirateria – La novità più importante sul piano del diritto penale sostanziale è rappresentata dalla proposta di modificare l’art. 131 bis c.p. Infatti, la proposta n. 217 prevede che tutti i reati previsti dalla Sezione II, Capo III, Titolo III della L. 633/41, ad eccezione dei delitti previsti dall’art. 171 della medesima legge, siano esclusi dal novero dei reati per i quali il Giudice può escludere la punibilità per particolare tenuità del fatto. Tale proposta interviene dopo la corposa modifica dell’art. 131 bis c.p. già operata dalla riforma Cartabia con la quale da un lato si è allargato il novero dei reati per i quali è possibile escludere la punibilità per particolare tenuità del fatto (non più prevista per i reati punibili con la pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni bensì per tutti i reati punibili con la pena detentiva non superiore nel minimo a due anni) e dall’altro sono state escluse da tale previsione normativa tutta una serie di reati di particolare allarme sociale.

La proposta di legge, inserendosi nel solco tracciato dalla riforma Cartabia, prevede l’inserimento del punto 4 bis al comma 3 dell’art. 131 bis c.p., in tal modo andando ad inserire i reati contro il diritto d’autore (ad eccezione dell’illecito previsto e punito dall’art. 171 della L. 633/41) nel novero delle fattispecie criminose per le quali è esclusa la possibilità di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto.

Una rivoluzione copernicana nell’ambito della difesa penale del diritto d’autore? – Non si tratta di una rivoluzione, come sopra ricordato, le più importanti novità riguardano il sequestro preventivo e la confisca dei proventi illeciti (tuttavia l’impatto reale andrà testato sul campo e dipenderà tanto dalla celerità con la quale gli istituti di crediti e i fornitori di servizi di pagamento forniranno le informazioni richieste dall’Autorità Giudiziaria e le autorità competenti da essa delegate). Piuttosto, come spesso avviene nel campo delle innovazioni digitali, c’è l’esigenza di integrare le norme in vigore a tutela del diritto d’autore con la codificazione di fenomeni che si sono velocemente sviluppati con il progresso tecnologico. In sostanza il Legislatore, con qualche anno di ritardo, prova ad inseguire le innovazioni intervenute nel campo dello sharing e streaming online andando ad implementare le vetuste norme penali a tutela del diritto d’autore. Insomma, non certamente una rivoluzione copernicana quanto, piuttosto, l’affannosa rincorsa che il diritto prova ad effettuare nei confronti del progresso tecnologico, ben lungi dall’immaginare un diritto d’autore disancorato dalle logiche del Legislatore del 1941.

Potenziamento dei poteri dell’AGCOM e nuove competenze per il blocco dei siti web – In tema di effettività della tutela, L’articolo 2 del testo legislativo mira a rafforzare i poteri dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), attribuendo nuove competenze per agire direttamente attraverso il blocco dei siti web che diffondono abusivamente eventi in diretta. Gli autori della proposta ritengono che questo aspetto sia fondamentale per prevenire la trasmissione illegale di eventi live, quali le partite di Serie A o le prime visioni di film e spettacoli di intrattenimento, senza disporre di strumenti diretti di blocco.

Associazioni di categoria come la Fapav – Federazione per la tutela delle industrie dei contenuti audiovisivi multimediali, esprimono pareri favorevoli in merito e richiedono da tempo norme più rigide e aggiornate per far fronte alla necessità di tutela immediata del diritto d’autore.

L’articolo 2 del testo unificato prevede che, in seguito alla segnalazione da parte dei detentori dei diritti televisivi, l’AGCOM possa ordinare l’oscuramento immediato, entro 30 minuti, del sito che trasmette il contenuto in modo illecito. Una piattaforma automatica che dovrà essere implementata dall’AGCOM consentirà una segnalazione diretta atta ad inibire il traffico di rete verso i siti web illeciti contestualmente alla segnalazione da parte dei detentori dei diritti televisivi.

Va sottolineato che già oggi l’articolo 6 del Regolamento in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica e procedure attuative ai sensi del Decreto Legislativo 9 aprile 2003, n. 70 Allegato B, prevede la possibilità di inoltrare un’istanza all’AGCOM qualora un’opera digitale sia resa disponibile sulla rete internet in violazione della legge sul diritto d’autore, anche attraverso l’offerta di prodotti, componenti o servizi in violazione dei diritti d’autore e connessi, ovvero la pubblicità, la promozione o la descrizione di attività in violazione dei diritti d’autore e connessi.

Tuttavia, la procedura attuale di takedown notice, la cui ratio partiva dall’analisi delle transazioni economiche e dei modelli di business legati all’offerta di contenuti in violazione del diritto d’autore (c.d. follow the money), prevede un meccanismo di istanza e controdeduzioni con tempistiche che possono risultare eccessivamente lunghe, considerando l’aumento di fenomeni come il camcording e lo streaming live illegale.

La tutela immediata dovrebbe essere attuata dall’Agcom mediante il blocco della risoluzione dei nomi di dominio del sistema DNS e tramite il blocco del routing del traffico di rete verso gli indirizzi IP esclusivamente destinati ad attività di streaming illegale.
Nel caso di contenuti trasmessi in diretta, il provvedimento dovrebbe essere adottato, notificato ed eseguito prima dell’inizio o, al più tardi, durante la trasmissione in diretta.

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) avrà quindi definitivamente il potere di ordinare ai prestatori di servizi di disabilitare l’accesso a contenuti diffusi in maniera illecita, anche adottando provvedimenti cautelari in via d’urgenza.

Pur ravvisando la necessità per gli operatori, permangono dubbi sull’effettività di un’implementazione di un sistema cautelare d’urgenza, considerando il rischio di blocco erroneo di eventi live legittimi, come già accaduto su altre piattaforme di live streaming (Meta Instagram su tutte).

Microsoft, problemi di accesso a Outlook e Teams


Migliaia di segnalazioni in tutto il mondo per disservizi sulle app di Office 365

articolo:https://www.ilsole24ore.com/art/microsoft-impossibile-accedere-outlook-e-teams-AE6rf9ZC

Migliaia di utenti in tutto il mondo hanno segnalato l’impossibilità di accedere ai servizi Microsoft, in particolare quelli di Office 365 tra cui Teams e Outlook. Downdetector, che tiene traccia dei siti web, denuncia diverse segnalazioni di disservizio in tutto il mondo. Anche altri servizi, tra cui Teams e Xbox Live, sono stati segnalati come non funzionanti. Microsoft ha dichiarato che sta indagando sull’interruzione del servizio. Microsoft Teams è utilizzato da oltre 280 milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto da aziende e scuole, dove viene usato per call e riunioni.

Libero e Virgilio, la mail non funziona: ancora problemi dopo due giorni di disservizio


articolo di  Redazione LogIn

Il malfunzionamento sul provider Italiaonline, il Ceo Diego Rizzi: «Stiamo lavorando incessantemente da ormai diverse ore per risolvere un problema infrastrutturale inaspettato e imprevisto»

Oltre 48 ore di disservizi e malfunzionamenti. La mail di Libero e quella di Virgilio non sono ancora state ripristinate. Diversi utenti non riescono a inviare o ricevere mail dalla notte di lunedì 23 gennaio. I problemi sono continuati per tutto il 24 gennaio e non sembrano essere stati risolti nemmeno nella mattinata del 25 gennaio. Il terzo giorno di down. Lo si nota dai grafici di DownDetector, il sito che raccoglie le segnalazioni degli utenti, che vedete qui sotto.

Tra Libero e Virgilio, sono registrati oltre nove milioni di account mail. Ancora ignota la causa del problema, e soprattutto come risolverla. Le aziende hanno inviato via posta elettronica  un comunicato ai propri utenti, che visti i malfunzionamenti e dunque la probabile impossibilità di ricezione è stato anche inserito come banner in apertura dei siti ufficiali. «Le nostre parole vanno in primis agli utenti della Libero Mail e della Virgilio Mail, che hanno aperto con noi le loro caselle di posta elettronica: siamo consapevoli del disagio procurato e del disservizio», si legge. Il disservizio riguarda il provider Italiaonline. E il Ceo dell’azienda, Diego Rizzi, scrive: «Stiamo lavorando incessantemente da ormai diverse ore per risolvere un problema infrastrutturale inaspettato e imprevisto e che non è dipeso da sistemi sviluppati da Italiaonline. Possiamo rassicurare, come già scritto sui nostri portali e touchpoint digitali, che i nostri utenti sono stati in questa situazione di emergenza, e continueranno ad essere sempre, la nostra priorità». Poi la rassicurazione: non si tratta di «attacchi cyber esterni».

Il comunicato ricorda poi i 25 anni di «servizio fedele agli italiani», in cui «non è mai successo di restare offline per così tanto tempo». Infine le scuse: «Prevediamo di poter avere maggiori informazioni nelle prossime ore. In ogni caso terremo aggiornati i nostri utenti, come fatto finora, attraverso i canali di Italiaonline».

Italiaonline è una società italiana nata nel 2013 e ad oggi controllata al 100 per cento da Libero Acquisition. Si occupa di marketing e comunicazione digitale e ha l’obiettivo di aiutare le piccole imprese italiane nel processo di digitalizzazione. Oltre ai servizi di posta elettronica di Libero e Virgilio, Italiaonline integra anche i servizi di Pagine Gialle, diversi siti di comunicazione dedicati e circa 50 agenzie di comunicazione.

WhatsApp non sarà più disponibile su 47 modelli di smartphone: ecco quali e perché


articolo di  Lorenzo Nicolao: https://www.corriere.it/tecnologia/22_dicembre_29/whatsapp-non-sara-piu-disponibile-su-49-modelli-di-smartphone-ecco-quali-e-perche-2e16f4a4-0273-4b31-9bf8-ddbbfc87exlk.shtml?refresh_ce

Dal 1° gennaio 2023 terminerà la compatibilità dell’app di messaggistica con molti telefoni tra cui due iPhone 

WhatsApp, l’applicazione di messaggistica istantanea più diffusa al mondo, dal 1° gennaio non funzionerà più su molti modelli di smartphone tra cui due iPhone. L’inesorabile progresso degli aggiornamenti della piattaforma costringe chi ha uno di questi telefoni a rinunciare all’app, a meno che non ricorra all’acquisto di un nuovo device. La maggior parte dei cellulari che verranno esclusi è stata lanciata sul mercato oltre dieci anni fa, tra il 2012 e il 2013.

Sistemi operativi – Per funzionare, con l’avvento dell’anno nuovo WhatsApp richiederà almeno i sistemi operativi Android 4.1 o iOS 12. A questo proposito saranno quindi esclusi gli iPhone 5 e iPhone 5C.
A livello di Android invece la lista (pubblicata da GizChina) è più lunga. Si parla dei….. continua a leggere

WhatsApp non funziona, «down» al sistema di messaggistica di Meta: che cosa succede


articolo di  Redazione Login: WhatsApp non funziona, «down» al sistema di messaggistica di Meta: che cosa succede | Corriere.it

Disservizi e molte segnalazioni da tutto il mondo. Dopo i problemi a singhiozzo nella sera del 24 ottobre, il down la mattina successiva

WhatsApp non funziona: dopo le ore 18 di lunedì 24 ottobre, si sono moltiplicate le segnalazioni di chi non riusciva a utilizzare il sistema di messaggistica di proprietà di Meta (Facebook). Un «down» temporaneo che ha lasciato a piedi i molti milioni di italiani che ogni giorno utilizzano intensamente l’app che si è imposta come sostituto dei vecchi Sms. Poi un nuovo malfunzionamento, nella mattina di oggi, martedì 25 ottobre, a partire dalle 9 circa.

«Siamo al corrente che alcune persone stanno avendo problemi ad inviare messaggi. Siamo al lavoro per ripristinare WhatsApp nel più breve tempo possibile» ha dichiarato un portavoce di Meta in una nota inviata al Corriere. continua a leggere

Bollette telefoniche a 28 giorni, il no definitivo della Cassazione


articolo di Redazione Economia: https://www.corriere.it/economia/consumi/22_settembre_06/bollette-telefoniche-28-giorni-no-definitivo-cassazione-a68473ac-2df7-11ed-aea6-eaa2f969967c.shtml

No definitivo alle “Bollette a 28 giorni”. La Corte di Cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso di Fastweb per «eccesso di potere» contro la sentenza del Consiglio di Stato sulla fatturazione a quattro settimane. Il 7 febbraio 2020 l’organo aveva respinto l’appello dell’azienda contro il Tar del Lazio. Il tribunale aveva confermato con più sentenze la multa dell’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) di 1,16 miliardi di euro per il mancato rispetto delle norme sulla cadenza mensile del rinnovo delle offerte per la telefonia fissa e per quella fisso-mobile. Le sanzioni avevano colpito anche Tim, Wind 3 e Vodafone.

Legittimo l’intervento di Agcom contro l’aumento tariffario – «Il giudice amministrativo si è attenuto al compito interpretativo che gli è proprio». Secondo i giudici supremi, a sezioni unite, non si ravvisa «alcun radicale stravolgimento delle norme di riferimento tali da ridondare in denegata giustizia». Confermata quindi la legittimità dell’intervento di Agcom contro l’aumento tariffario dell’8,6%, considerato «pregiudizievole per l’utenza», perché ottenuto con la riduzione a 4 settimane del periodo di fatturazione delle offerte. Il 23 giugno 2017 l’Autorità aveva imposto a diverse compagnie, tra le quali Fastweb, di ritornare al rinnovo mensile dei servizi, oltre a condannarle al pagamento di una multa. continua a leggere su corriere.it

iOS 16, come sarà e chi lo può installare:……


iOS 16, come sarà e chi lo può installare: esclusi iPhone 7, 6S e 6S Plus

articolo di Saverio Alloggio: https://www.corriere.it/tecnologia/cards/ios-16-come-sara-chi-puo-installare-esclusi-iphone-7-6s-6s-plus/ios-16-novita-sistema-operativo-iphone-14_principale.shtml?refresh_ce

Apple ha presentato il nuovo sistema operativo per i propri smartphone. Cambia la schermata di blocco e, in generale, c’è una maggiore libertà per l’utente. Arriverà in autunno insieme ad iPadOS 16 e potrà essere installato a partire da iPhone 8

iOS 16, le novità del sistema operativo di iPhone 14

I nuovi sfondi di iOS 16

Tutto come da copione. In occasione dell’apertura della WWDC 2022, la conferenza annuale dedicata agli sviluppatori, Apple ha svelato iOS 16. È la nuova versione del sistema operativo degli smartphone della Mela, quella che sarà installata di default su iPhone 14. Quest’ultimo, salvo stravolgimenti, sarà presentato nel corso del solito Keynote di settembre. Non a caso, la versione definitiva di iOS 16 sarà disponibile per tutti in autunno.
L’azienda di Cupertino ha introdotto diverse novità, che ruotano tutte attorno al concetto di personalizzazione. L’idea è stata quella, dunque, di fornire all’utente una maggiore libertà di manovra. Un aspetto che da tempo rappresenta una delle critiche maggiori provenienti dal mondo Android e a questo giro, un po’ come accaduto con i MacBook Pro, Apple ha evidentemente ascoltato i propri clienti.

l’articolo completo al LINK: https://www.corriere.it/tecnologia/cards/ios-16-come-sara-chi-puo-installare-esclusi-iphone-7-6s-6s-plus/ios-16-novita-sistema-operativo-iphone-14_principale.shtml?refresh_ce

Il nuovo stile grafico di iOS 16

I modelli di iPhone su cui sarà possibile utilizzare iOS 16 sono dall’8 in su. Quindi:
– iPhone 8 e 8 Plus
– iPhone X
– iPhone XS e XS Max
– iPhone XR
– iPhone 11, 11 Pro e 11 Pro Max
– iPhone 12, 12 Mini, 12 Pro e 12 Pro Max
– iPhone 13, 13 Mini, 13 Pro e 13 Pro Max
– iPhone SE di 2a e 3a generazione

La caduta di Zoom: dall’iper-crescita nei mesi della pandemia fino al crollo


articolo di Biagio Simonetta: https://www.ilsole24ore.com/art/la-caduta-zoom-dall-iper-crescita-mesi-pandemia-fino-crollo-AEboJtuB?refresh_ce=1

Gli analisti prevedono che l’azienda di videoconferenze, quotata in borsa nel 2019, sia alla vigilia di una trimestrale pessima. Tutto ciò in un mercato che sembra averle già voltato le spalle

Sono lontani (e per fortuna) i giorni degli aperitivi virtuali, davanti a una webcam, chiusi in casa per tenere a bada il Covid-19. Ora che la maggior parte del mondo occidentale riesce a fare a meno delle restrizioni, la socialità (quella fisica) è tornata quella di un tempo. E a pagarne le conseguenze sono quelle società che invece proprio durante la pandemia avevano visto crescere le loro finanze. Un nome su tutti: Zoom Video Communications Inc., o più semplicemente Zoom. continua a leggere

Registro delle opposizioni al via: come funziona e come si bloccano i call center sul cellulare


Corriere della Sera 

(✏️ Alessia Conzonato)

Da mercoledì 27 luglio è possibile dire addio alle chiamate di telemarketing molesto, quelle telefonate di pubblicità non richieste e spesso che vanno contro le norme sulla privacy, anche sul proprio numero di cellulare. Per farlo è necessario iscriversi al nuovo registro delle opposizioni, disciplinato dal Dpr (decreto del presidente della Repubblica) 26/2022 che attua la legge 5/2018, e che prende il posto di quello attuale (regolato da un decreto risalente al 2010). C’è il rischio però che non sia davvero così, o quantomeno che non si riesca a bloccare proprio tutte le chiamate moleste: la stretta non si applica, ad esempio, ai call center ubicati all’estero. Il registro delle opposizioni è uno strumento progettato dal ministero dello Sviluppo economico per richiedere il blocco delle telefonate e dell’invio di messaggi da parte degli operatori di telemarketing, ma anche di chiamate effettuale con dischi e sistemi di registrazione automatica. È stato introdotto nel 2010 per i telefoni fissi, a titolo completamente gratuito, e dal 13 aprile scorso è stato ampliato anche ai numeri di cellulare. La novità entrerà ufficialmente in vigore a partire dal 27 luglio. Per iscriversi al registro delle opposizioni, sia con il numero fisso che con quello mobile, l’utente ha tre modalità tra cui scegliere, tutte gratuite.

👉Leggi l’articolo completo sul sito del @corriere ​📰

Canone Rai, dal 2023 non si paga più in bolletta


articolo: https://www.repubblica.it/economia/2022/04/14/news/canone_rai_bollette-345402768/?ref=RHTP-BH-I342728349-P2-S4-T1

Il governo dà il via libera a un ordine del giorno che accoglie la richiesta arrivata dalla Ue14 APRILE 2022

ROMA, 14 aprile 2022

Via il canone Rai dalle bollette dell’elettricità dal 2023. E’ quanto prevede un ordine del giorno presentato da Maria Laura Paxia (gruppo Misto) al decreto energia approvato oggi alla Camera. Accettato dal Governo – rappresentato in Aula da Vannia Gava, Sottosegretaria per la Transizione ecologica – dapprima come raccomandazione, è stato poi accolto con riformulazione (senza dunque dover essere posto ai voti) prevedendo di “adottare misure normative dirette a scorporare dal 2023 il canone Rai“. Paxia ha sottolineato che così si dà “seguito all’impegno che l’Italia aveva con l’Unione europea di scorporare il canone Rai” in quanto “onere improprio“.

Il canone per la tv pubblica si paga con la bolletta dal 2017, introddotto con un provvedimento del governo Renzi che aveva come scopo il contrasto all’evasione.

Sky, multa di 1 milione dall’Antitrust per pubblicità ingannevole sulla Serie A


articolo di Andrea Biondi: https://www.ilsole24ore.com/art/sky-multa-1-milione-dall-antitrust-pubblicita-ingannevole-serie-a-AExNxVJB

L’Antitrust ha deciso una sanzione di 1 milione a Sky Italia per informazioni ingannevoli sul pacchetto Calcio. Accolta la segnalazione di Tim

Pubblicità ingannevole e violazioni al Codice del consumo. L’Antitrust sanziona Sky per un milione di euro «per la diffusione di informazioni ingannevoli sull’aggiudicazione dei diritti calcistici delle partite del campionato di calcio di Serie A». Secondo l’Autorità presieduta da Roberto Rustichelli «un anno fa la società ha lasciato intendere erroneamente ai propri abbonati di poter continuare a vedere le partite del campionato di Serie A come accaduto nella precedente stagione».

I punti chiave

La segnalazione di Tim – Con la sanzione comminata dall’Agcm arriva a conclusione un percorso avviato da una segnalazione di Tim dello scorso 21 maggio. La compagnia telefonica si era rivolta all’Autorità con puntando l’indice contro Sky e la sua campagna partita a inizio maggio e rivolta agli abbonati Sky Calcio. «Al momento, il contesto dei diritti tv della Serie A rimane di grande incertezza ed abbiamo così pensato ad alcune iniziative», scriveva Sky. «In questa situazione di incertezza, abbiamo deciso di azzerare il costo del pacchetto Sky Calcio per tre mesi, dal 1° luglio al 30 settembre».

Il nodo diritti Serie A – La telco ha così segnalato all’Agcm una comunicazione ritenuta ingannevole quando parla di «grande incertezza» visto che da fine marzo – secondo la tesi esposta da Tim e comunque accettata dall’Authority – era diventata chiara a tutti l’assegnazione dei diritti per la Serie A a Dazn. Quindi nessuna incertezza e comunicazione solo portatrice di confusione fra i clienti Sky, disorientandoli rispetto all’eventuale scelta di passare a Dazn o anche a una Tim che nell’operazione ha investito 340 milioni a stagione (sugli 840 messi sul piatto da Dazn) con l’obiettivo di sfruttare la leva del calcio e della Serie A per aumentare il parco clienti.

L’Antitrust punta l’indice contro Sky – «A seguito della conclusione della gara per l’assegnazione dei diritti televisivi in esclusiva di sette partite di Serie A per ciascuna giornata – si legge in una nota dell’Agcm – Sky Italia era al corrente di non poter offrire il pacchetto Sky Calcio nella composizione precedente. Nonostante ciò, la società ha ugualmente fornito ai suoi clienti informazioni che non consentivano di comprendere l’effettivo contenuto dell’offerta relativa al pacchetto Sky Calcio per la stagione 2021/2022, lasciando trapelare la possibilità che l’offerta potesse rimanere invariata rispetto al passato». continua a leggere

Digitale terrestre, 8 marzo switch off: come risintonizzare la TV. Cosa fare se non riceviamo i canali in HD


dai il tuo giudizio : Pollice su mi Piace, Pollice giù non mi Piace

articolo di Alessio Lana: https://www.corriere.it/tecnologia/22_marzo_07/nuovo-digitale-terrestre-domani-tutti-canali-saranno-hd-cosa-fare-se-non-li-riceviamo-0fdfe3e0-9b04-11ec-9441-3731719c94e7.shtml

Il nuovo passaggio prevede che le reti Rai, Mediaset, La7 e Discovery si vedano solo con dispositivi compatibili con l’alta definizione

L’8 marzo 2022 il digitale terrestre fa un altro passo in avanti. Mentre il «refarming» (lo spostamento delle frequenze) dei canali locali procede a spron battuto, parallelamente tutti i canali nazionali sono passati all’alta definizione, il cosiddetto Hd che il Mise definisce anche «alta qualità». Che cosa cambia sui nostri televisori e che cosa dobbiamo fare? Prima di tutto cerchiamo di capire le novità a livello di tecnologia.

Cosa sta succedendo – A livello tecnico tutti i canali passano dal codec Mpeg-2 all’Mpeg-4, un formato di compressione del segnale più efficiente che consente quindi di vederli «meglio». Permette infatti di raggiungere la risoluzione Full Hd 1080i (1.920×1.080 pixel) e quindi un notevole aumento della qualità anche se non tutte le reti arriveranno a quel livello.

Occorre risintonizzare – Cosa cambia per noi? Dipende. Se vediamo l’Hd nessun problema, altrimenti dobbiamo cambiare Tv o decoder. Per fare una prova basta andare al canale 501 per RaiUno Hd o 507 per La7 Hd. Se almeno uno viene mostrato correttamente siamo già pronti al passaggio. Dobbiamo solo risintonizzare il televisore (qui c’è una guida rapida) ma è probabile che l’avrà già fatto automaticamente.

I numeri sul telecomando non cambiano – Le numerazioni dei canali poi rimangono le stesse visto che questi sono stati semplicemente «aggiornati». RaiUno Hd, che prima si trovava al 501 ora è sul tasto 1 del telecomando, RaiDue Hd passa sul 2 e così via coinvolgendo anche le reti Mediaset, La7 e Discovery (ovvero Nove, Real Time, Dmax, Giallo, Motor Trend, Food Network, Garden TV, K2 e Frisbee) che sono state aggiornate proprio l’8 marzo. continua a leggere

Perché non si vede Telelombardia, cosa fare subito e intervento antennista

articolo di Enza Bocchino: https://www.optimagazine.com/2022/03/09/perche-non-si-vede-telelombardia-cosa-fare-subito-e-intervento-antennista/2312316

Quali sono i motivi delle mancate trasmissioni e le relative soluzioni

Perché non si vede Telelombardia da ieri 8 marzo? Molti fan dell’emittente sono rimasti a bocca asciutta delle loro trasmissioni preferite da più di 24 ore ma ci sono, in proposito, delle motivazioni più che valide. Dalla giornata di ieri appunto, è entrata in vigore la codifica Mpeg4 in luogo di quella Mpeg 2 per tutti i canali nazionali, motivo per il quale ci sono stati anche dei vistosi cambiamenti e molte emittenti locali hanno dovuto fare i conti con problemi.

La prima cosa da fare subito sarà di certo risintonizzare il proprio televisore o decoder, ma appurando che questi ultimi supportino proprio la codifica Mpeg 4: una controprova in tal senso, deriverà dal fatto di visualizzare i canali HD Rai e Mediaset dalla posizione 501 in poi. L’operazione però potrebbe non bastare. Andando infatti più nello specifico, sul perché Telelombardia non si vede più, c’è anche da dire che i suoi corrispettivi canali 10-11-12 sono passati su altra frequenza, dunque ora si dovrà fare riferimento al canale frequenza numero 34 (che andrebbe risintonizzato manualmente). Va pure sottolineato che Il canale frequenza non corrisponde al classico canale televisivo numero 34.

Se anche dopo l’operazione appena indicata, le trasmissioni di Telelombardia non dovessero essere garantite, servirà l’intervento di un’antennista. Soprattutto in alcuni condomini capita che sull’impianto di ricezione non sia presente il filtro del canale frequenza che invece andrebbe inserito proprio per garantire la visione dei canali. Nelle abitazioni singole, al contrario, l’anomalia non dovrebbe sussistere.

I proprietari degli apparecchi sui quali non si vede Telelombardia dovranno seguire gli step su elencati per tornare a fruire delle trasmissioni. Nel caso ancora il problema non sia risolto, non resterà altro da fare che contattare la stessa emittente. Quest’ultima ha dato assoluta disponibilità al supporto tecnico per la sua utenza. Quest’ultimo potrà essere ottenuto via messaggio privato alla sua pagina Facebook. Un operatore social dovrebbe rispondere in brevissimo tempo in proposito.

Pagina ufficiale di Telelombardia su Facebook: https://www.facebook.com/telelombardia

Digitale terrestre, sintonizzare i canali Rai in Lombardia: perché e come si fa dal 24 gennaio


articolo: https://www.ilnotiziario.net/wp/2022/01/24/digitale-terrestre-sintonizzare-canali-rai-lombardia/

Lunedì 24 Gennaio 2022

Parte da oggi, lunedì 24 gennaio, la sintonizzazione dei canali Rai per chi ha il digitale terrestre. La modifica permetterà di vedere nuovamente i canali Rai da Rai1, Rai2, Rai3 e Rai News 24 che da oggi si ricevono su nuove frequenze.

La novità è stata introdotta da inizio anno e gradualmente riguarderà tutte le regioni del nord Italia: dal 3 è stato per la Valle D’Aosta e la Sardegna, dal 10 per il Piemonte, dal 10 febbraio riguarderà il Trentino Alto Adige, dal 24 il Veneto, dal 1 marzo il Friuli Venezia Giulia e dal 2 marzo l’Emilia-Romagna

Da oggi la riorganizzazione dei canali Rai è realtà in Lombardia, dove non si vedono bene dall’alba di oggi. Questo perché Rai1, Rai2, Rai3 e Rai News 24 si ricevono su nuove frequenze, così come le programmazioni regionali. I telespettatori dovranno eseguire una doppia risintonizzazione dei canali: una è da effettuare il 24 gennaio per visualizzare correttamente i programmi RAI ricollocati. La seconda dovrà essere effettuata nella data prevista per il proprio comune, quando verranno ricollocate le frequenze di tutte le emittenti nazionali e locali.

Sempre il 24 gennaio, le trasmissioni di RaiNews24 saranno diffuse in alta qualità e pertanto potranno essere visibili solo se si è in possesso di un televisore o decoder in grado di supportare l’HD.

Verso il nuovo digitale, tocca alle regioni del Nord


articolo Di Michele Cassano: https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/tv/2022/01/01/verso-il-nuovo-digitale-tocca-alle-regioni-del-nord_b2aba9b6-99d1-4581-922c-ed64f7245fc1.html

Cambio frequenze dal 3 gennaio, rifinanziato il bonus tv

Nuova tappa della road map che porterà al nuovo digitale terrestre.

Dal 3 gennaio i cittadini delle regioni del Nord Italia dovranno risintonizzare i canali tv per continuare a guardare i programmi televisivi.

Secondo lo schema messo a punto dal ministero dello Sviluppo economico, dal 3 gennaio fino al 9 marzo saranno interessate alla riorganizzazione delle frequenze la Valle d’Aosta, il Piemonte, la Lombardia (tranne la provincia di Mantova) e le province di Piacenza, Trento e Bolzano, e dal 9 febbraio al 14 marzo il Veneto, la provincia di Mantova, il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna. Successivamente toccherà alle regioni del Sud e a quelle del Centro Italia. Dal 1 marzo al 15 maggio 2022 all’area 4: Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise e Marche. Dal 1 maggio al 30 giugno 2022 all’area 1B: Liguria, Toscana, Umbria, Lazio e Campania. La riorganizzazione delle frequenze è già stata avviata in Sardegna il 15 novembre e si completerà il 4 gennaio con gli altri canali Rai (Rai 1, Rai 2, Rai 3 TGR Regionale e Rai News).

L’8 marzo 2022, invece, le emittenti televisive nazionali provvederanno a dismettere la codifica di trasmissione Mpeg-2 ed attivare in tutto il Paese la codifica Mpeg-4 sullo standard tecnologico DVBT, che consentirà di vedere i programmi in alta qualità solo per chi ha un televisore che supporta questa tecnologia. continua a leggere

Attacco hacker alla Siae: esfiltrati dati, chiesto il riscatto. Il dg Blandini: “Non pagheremo”


articolo: https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/10/20/attacco-hacker-alla-siae-esfiltrati-dati-chiesto-il-riscatto-_fd832d38-9cf6-4d7f-9cdd-f8d5001112e9.html

Sono stati sottratti circa 60 gigabyte di dati, alcuni sono già nel dark web. Chiesti 3 milioni in bitcoin. L’azione rivendicata da ‘Everest’

Un attacco del tipo ‘data breach‘,  rivendicato dal gruppo Everest, è stato portato da hacker alla Siae: sono stati esfiltrati circa 60 gigabyte di dati ed è stato chiesto un riscatto per evitarne la pubblicazione. La richiesta fatta alla Siae è di tre milioni di euro in bitcoin. I documenti sottratti sono 28 mila.

Sono stati sottratti dati sensibili come carte di identità, patenti, tessere sanitarie e indirizzi, che sono stati già messi in vendita sul dark web.

La Società degli autori e degli editori, secondo quanto si apprende, era già stata vittima alcune settimane fa di piccoli attacchi, quelli che in gergo sono chiamati phishing, ed era scattata l’allerta dei sistemi di sicurezza. 

La Polizia postale indaga sul caso, attraverso il compartimento di Roma del Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche). 

La Siae non darà seguito alla richiesta di riscatto“, dice all’ANSA il dg Gaetano Blandini, che sottolinea: “Abbiamo già provveduto a fare la denuncia alla polizia postale e al garante della privacy come da prassi.

Verranno poi puntualmente informati tutti gli autori che sono stati soggetti di attacco. Monitoreremo costantemente l’andamento della situazione cercando di mettere in sicurezza i dati degli iscritti della Siae“.

Switch-off della tv, che cosa succede (davvero) dal 20 ottobre


articolo: https://www.repubblica.it/tecnologia/2021/09/01/news/switch-off_della_tv_forse_non_c_e_tutta_questa_fretta-316107643/

Con lo slittamento del passaggio da Mpeg2 a Mpeg4, il caos regna sovrano. Ma chi ha già una tv compatibile con i canali Hd può stare tranquillo almeno un anno e mezzo

Lo switch-off, cioè il percorso in due fasi verso il nuovo standard delle trasmissioni televisive, è slittato di molto: a settembre non è successo nulla e la prima data da segnare sul calendario è quella di mercoledì 20 ottobre.

Da quel giorno, alcune emittenti faranno scattare il primo saltino, quello che porterà il segnale dei programmi al formato più recente (comunque diffuso da anni), cioè l’Mpeg4: i canali interessati sono 9 della Rai (cioè tutti, tranne Rai Uno, Due, Tre e News 24) e 6 di Mediaset (TgCom24, Boing Plus, Italia 2, R101, R105 e Virgin). Questo è il primo step perché il passaggio di tutti i canali allo standard Mpeg4 avverrà gradualmente nei mesi successivi, per concludersi presumibilmente nel giugno del 2022.

Chi è toccato dal primo switch-off fra 2021 e 2022 – Un aggiornamento che preoccupa davvero poche persone e riguarda pochi apparecchi: sono quelli più vecchi, giusto i primissimi televisori Hd Ready con decoder integrato Sd. Gli altri, da Hd Ready in poi, sono a posto. Anni fa qualcuno parlò di 10 milioni di tv coinvolte da questo primo passo, ma senza grande fondamento. E in ogni caso si tratta di dispositivi con buona probabilità arrivati comunque a fine vita e sostituiti o installati in seconde case, dall’utilizzo non frequente. continua a leggere

Abbonamenti pirata a Dazn, Sky, Mediaset Premium e Disney Channel: 1.800 denunciati


articolo: https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/10/18/news/abbonamenti_pirata_a_dazn_sky_mediaset_premium_e_disney_channel_1_800_denunciati-322729938/

La gdf di Varese ha ricostruito il meccanismo: al vertice un uomo che vendeva abbonamenti abusivi alle pay tv: gli utenti denunciati per ricettazione

Un uomo residente in provincia di Varese è stato denunciato per una lucrosa attività di vendita di abbonamenti pirata in molte regioni italiane svolta attraverso internet grazie alla violazione dei diritti delle piattaforme televisive ‘Mediaset Premium’, ‘Sky’, ‘Dazn’ e ‘Disney Channel’.

Lo comunica la Guardia di Finanza di Varese. L’indagato, Giovanni Morelli, 70 anni, nato in Belgio ma residente nel Varesotto, è accusato di “contraffazione, violazione della proprietà intellettuale e frode informatica” mentre gli incauti abbonati, circa 1.800, oltre a delle ammende salate sono stati denunciati per ricettazione.

Il venditore degli abbonamenti pirata è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Milano – Sezione Reati Informatici, per i reati di contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e disegni, violazione della proprietà intellettuale e frode informatica. La Gdf ha poi contestato gli illeciti amministrativi nei confronti dei numerosi sottoscrittori di abbonamento con l’applicazione di sanzioni per complessivi circa 300mila euro e, dall’altro, alla tassazione dei proventi illeciti in capo all’indagato, quantificati in circa 50mila euro, frutto delle operazioni di vendita illegale effettuate dal 2017 al 2020

Cosa succede a WhatsApp dall’1 novembre e perché non devi preoccuparti


articolo completo: https://www.repubblica.it/tecnologia/2021/10/12/news/cosa_succede_a_whatsapp_dall_1_novembre_e_perche_non_devi_preoccuparti-321885535/

La popolare app di messaggistica non sarà più utilizzabile sugli smartphone Android fermi alla versione 4.0 del sistema operativo: sono molto vecchi, e in Italia sono molto pochi

È fra gli argomenti più cercati online in Italia. Più ricercati e ricorrenti, come dimostra una rapida verifica su Google Trends (grafico più sotto)una volta ogni 4-5 mesi ci preoccupiamo tantissimo di che cosa succederà a WhatsApp dall’1 novembre, per poi dimenticarcene, per poi tornare a preoccuparci. E appunto a controllare su Internet.

Adesso, forse complici i due recenti blocchi di cui la popolare app di messaggistica è stata vittima, siamo di nuovo nel periodo dell’ansia. Anche perché la scadenza dell’1 novembre si avvicina. Va bene, ma che cosa succede a WhatsApp da quel giorno in poi? Praticamente niente.

Niente supporto per gli smartphone Android vecchi di 10 anni – Quello che succede, come da WhatsApp avevano annunciato da tempo, è che l’app non funzionerà più sugli smartphone Android fermi alla versione 4.0 del sistema operativo (dalla 4.1, nessun problema). continua a leggere

Il Garante per la Privacy: attenzione al microfono sempre acceso sullo smartphone


articolo: https://tg24.sky.it/tecnologia/2021/09/29/privacy-microfono-telefono?social=facebook_skytg24_link_null&fbclid=IwAR3CNHOujgLy5GBHwXlIQ3LRy8lHsWHI4350vOWj9QTTKiMLmtOq2qMcSdE

Allerta su un fenomeno sempre più diffuso: carpire informazioni personali dai microfoni degli smartphone sempre accesi per poi rivenderli a società a scopi commerciali

Non ci pensiamo ma dai microfoni accesi dei nostri smartphone ci sono molte insidie, causate soprattutto dalle app che scarichiamo sui nostri cellullari. Molte applicazioni, infatti, tra le autorizzazioni di accesso che richiedono al momento del download, inseriscono anche l’utilizzazione del microfono. Una volta che si accetta, senza pensarci troppo e senza informarsi sull’uso che verrà fatto dei propri dati, il gioco è “fatto”. Su questo illecito uso di dati ora il Garante per la Privacy ha avviato un’indagine.

Come è partita l’indagineApprofondimento

Cookie Policy in Italia: le linee guida definitive del Garante Privacy

L’Autorità ha avviato un’indagine dopo la segnalazione di diversi utenti che hanno segnalato come basterebbe pronunciare alcune parole sui loro gusti, progetti, viaggi o semplici desideri per vedersi arrivare sul cellulare la pubblicità di un’auto, di un’agenzia turistica o di un cosmetico. Si è avviata quindi  un’istruttoria, che prevede l’esame di una serie di app tra le più scaricate e la verifica che l’informativa resa agli utenti sia chiara e trasparente e che sia stato correttamente acquisito il loro consenso.

Informazioni chiare agli utenti – La nuova attività si affianca a quella già avviata sulla semplificazione delle informative, attraverso simboli ed immagini, affinché gli utenti e i consumatori siano messi in grado in maniera sintetica ed efficace di fare scelte libere e consapevoli.

Multa da 225 mln a WhatsApp per violazione leggi privacy Ue


articolo: https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/tlc/2021/09/02/multa-da-225-mln-a-whatsapp-per-violazione-leggi-privacy-ue-_fc6b1d70-0573-45b0-9769-116e380bd694.html

Multa da 225 mln a WhatsApp per violazione leggi privacy Ue

L’Irlanda, sede europea di Facebook, ha imposto una multa di 225 milioni di euro a WhatsApp per aver violato le leggi sulla privacy dei dati dell’UE. Risultato di una indagine avviata nel dicembre 2018, la sanzione inizialmente decisa dall’Irlanda è stata rivista al rialzo su richiesta degli enti regolatori europei.

La Commissione per la protezione dei dati (DPC) irlandese è in gran parte responsabile del controllo dell’adesione alla carta dei diritti dei dati GDPR dell’UE. L’app di messaggistica non avrebbe “assolto ai suoi obblighi di trasparenza” per quanto riguarda la comunicazione agli utenti sull’utilizzo dei dati.

Non siamo d’accordo con la decisione odierna sulla trasparenza che abbiamo fornito alle persone nel 2018 e le sanzioni sono del tutto sproporzionate. Faremo appello contro questa decisione”: è il commento alla multa comminata dall’Irlanda di un portavoce di WhatsApp, che sottolinea come la piattaforma “si impegna a fornire un servizio sicuro e privato. Abbiamo lavorato per garantire che le informazioni fornite siano trasparenti e complete e continueremo a farlo“.

Tim vittima fuga dati, indagine in corso


articolo: https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/hitech/2021/08/25/tim-vittima-fuga-dati-indagine-in-corso_e9f2f05a-8296-4f9b-a7e7-bab57f87010a.html

Azienda, rafforzato misure ma già al sicuro dati per i pagamenti

Milano,25 agosto 2021

Una ‘fuga di dati’ ha coinvolto Tim che ha inviato una comunicazione ad alcuni clienti circa attività sospette e anomale sui propri sistemi di gestione. I problemi sarebbero relativi all’area di accesso personale MyTim.

Sono in corso le indagini per capire la tipologia di informazioni sottratte ma i dati sui pagamenti, tra carte di credito e conti digitali, sono al sicuro.

L’operatore ha, come da regolamento europeo Gdpr, notificato immediatamente l’accaduto alle autorità competenti, che hanno avviato l’iter di monitoraggio.

L’azienda fa sapere di aver “già attivato e rafforzato tutte le misure necessarie per interrompere questa attività ed evitare che si ripeta, informando le autorità competenti ed i clienti interessati” e che “i dati coinvolti non contengono informazioni che possano abilitare funzioni di pagamento“.

“Per tua tutela e per garantire la sicurezza delle tue informazioni, stiamo provvedendo a disabilitare in via precauzionale le credenziali MyTim, utilizzate anche per l’accesso ad alcuni servizi Tim correlati (Tim Party, Tim Personal), rendendo obbligatorio il cambio password al primo accesso all’area privata” ha spiegato il gruppo. Le attività oggetto di indagini sono state rilevate durante le normali fasi di controllo sicurezza, che hanno permesso a Tim di agire nell’immediato, disattivando nomi utente e password dei clienti coinvolti. Nonostante si sottolinei che solo chi si è visto disattivare le credenziali per l’area personale è stato coinvolto, Tim consiglia a tutti gli utenti di cambiare le chiavi private per il servizio. “Al riguardo, riteniamo opportuno raccomandarti di non utilizzare più la vecchia password, né una simile, nonché di modificare la password utilizzata per l’accesso a qualsiasi altro servizio online, qualora coincidente o simile a quella precedentemente utilizzata su MyTim“. (ANSA).

Che cos’è una Vpn, a cosa serve, come usarla e quanto costa


articolo: https://www.repubblica.it/tecnologia/2021/08/13/news/che_cos_e_una_vpn_a_cosa_serve_come_usarla_e_quanto_costa-312726175/

Su internet nessuno sa che sei un cane”, recitava la celebre vignetta pubblicata dal New Yorker nel lontano 1993. Quasi trent’anni dopo, sappiamo invece che non solo, in Rete, tutti possono scoprire chi siamo, ma anche cosa compriamo, come ci informiamo, dove andiamo in vacanza, quali vestiti preferiamo, pure dove andiamo al ristorante e perfino quali sono le nostre speranze o timori (per i quali di solito chiediamo a Google).

In poche parole, su Internet la privacy è molto limitata. Ed è per questa ragione che si stanno diffondendo sempre di più i software che impediscono il tracciamento tramite cookie della nostra attività online, che mantengono private le nostre conversazioni o altro ancora. Strumenti che fungono quindi da (parziale) scudo verso chiunque voglia monitorare le nostre attività in Rete, solitamente a scopi pubblicitari, ma anche per sorveglianza, furto di dati e altro ancora. Uno degli strumenti che protegge più ampiamente le nostre attività online da sguardi indiscreti, fornendo anche ulteriore sicurezza, è la Vpn: la sigla sta per Virtual private Network e in italiano si può tradurre con Rete privata Virtuale.

A cosa serve una Vpn e come funziona – Quando siamo online, il dispositivo che stiamo utilizzando invia costantemente dati, ricevendone in cambio altri (per esempio, il contenuto di un sito): tutti questi dati possono essere monitorati dal nostro Internet service provider e da eventuali terze parti in grado di intercettarci durante la navigazione. Se però utilizziamo una Vpn, tutti i dati vengono cifrati, resi quindi incomprensibili a chiunque ne entri in possesso con la sola eccezione di chi possiede la chiave necessaria per decifrarli.

Il secondo beneficio è che se usiamo una Vpn il punto di origine visibile della nostra connessionnon sarà più l’area geografica del nostro provider, ma uno dei server impiegati dalla società che fornisce la Vpn che stiamo utilizzando. Prima di lasciare il nostro computer (o smartphone), i dati vengono quindi cifrati e poi inviati a uno dei server utilizzati dal software Vpn. L’indirizzo Ip di questo server (la serie univoca di numeri che solitamente identifica ogni dispositivo), ovunque sia collocato nel mondo, diventerà quindi il nostro indirizzo Ip, rendendo di fatto non più rintracciabile quale sia la nostra vera posizione.

Questo è un aspetto fondamentale: le società che offrono questo tipo di servizi possiedono migliaia di server sparsi in ogni angolo del pianeta. Quando ci connettiamo a Internet usando una Rete privata Virtuale (che possiamo scegliere e cambiare a piacimento), i nostri dati cifrati vengono inviati a uno tra migliaia di server, che li decripta e li invia alla destinazione da noi cercata.

Un’analogia con il mondo reale (per quanto estremamente semplificata) può essere utile per capire: basta immaginare di compilare una cartolina e poi di spedirla con le poste tradizionali; solitamente, il postino e magari anche i vicini sono in grado di scoprire cosa c’è scritto sulla cartolina, chi l’ha spedita e da dove. Utilizzando una Vpn, ciò che c’è scritto sulla cartolina risulta incomprensibile a chiunque finché non raggiunge il luogo in cui si trova il server della Vpn; qui la cartolina viene decifrata, affidata a un corriere assoldato dalla stessa Vpn e portata a destinazione, indicando come luogo di provenienza quello dell’area geografica del server Vpn.

Un esempio di funzionamento di una Vpn 

Perché usare una Vpn – Grazie alle Reti private Virtuali, quindi, si può nascondere ogni attività online. Ma perché farlo? Proteggere la privacy, oltre a essere un diritto, può avere parecchi vantaggi concreti. Uno che si impedisce la cosiddetta discriminazione dei prezzi, quella pratica per cui vediamo prezzi diversi, magari di un biglietto aereo, a seconda di quale sia il nostro presunto potere d’acquisto, desunto principalmente (ma non solo) sulla base della nostra posizione.

Un’altra ragione pratica è quello di poter accedere anche a siti bloccati: usare i social network anche all’interno di una rete aziendale che li blocca, connettersi a piattaforme vietate in Italia (come un sito di torrent), oppure vedere Netflix anche se ci si trova in Paesi in cui non è disponibile. Infine, è importante usare una Vpn ogni volta che ci si connette a una rete wifi pubblica, notoriamente poco sicure.

Non solo: le Vpn diventano strumenti cruciali per aggirare la censura dei regimi autoritari, che impediscono l’accesso a innumerevoli piattaforme (l’esempio classico è quello della Cina, dove sono bloccati Facebook, Google, Twitter, Whatsapp e altri). Sempre nei Paesi non democratici, la Vpn è anche molto utile per rendere più difficile rintracciare i dissidenti che organizzano proteste e altro attraverso la Rete. Proprio per questa ragione, usare le Vpn è vietato in Cina, Iran, Russia, Turchia, Emirati Arabi e altri ancora. Nei Paesi democratici, invece, usare una Vpn è assolutamente legale.

Come si installa una Vpn?
Prima di tutto, dipende da quale sistema operativo si utilizza, su quale dispositivo la si sta installando e quale Vpn si sceglie. In linea di massima, i passi da compiere sono sempre gli stessi. Dopo essersi registrati sul sito della Vpn e averla scaricata, dobbiamo installarla come faremmo con qualunque altro software. Terminato questo processo, dobbiamo aprire il programma e inserire le nostre credenziali. Ci troveremo di fronte a una schermata che segnalerà che siamo ancora disconnessi dalla Vpn.

Quali Vpn scegliere e quanto costano – Esistono Vpn gratuite, ma è sconsigliato utilizzarle perché la protezione che offrono è molto parziale. È inoltre importante scegliere una Vpn che permetta di proteggere più dispositivi, perché oggi nessuno usa Internet solo sul computer, ma anche (se non soprattutto) su smartphone e tablet. Detto questo, quali sono le migliori Vpn?

La più nota è probabilmente NordVpn, che permette di connettere fino a 6 dispositivi e offre una selezione di oltre 5mila server nel mondo. Non è gratuita: i prezzi vanno da 10 euro per l’abbonamento mensile, ma scendono a 4 al mese se ci si abbona per un anno e a 2,6 euro se si sceglie la formula della durata di due anni. NordVpn è compatibile con Windows, Mac, Linux, Android, iOS e così via.

Altra Vpn molto apprezzata è ExpressVpn, particolarmente facile da usare e molto efficace per aggirare i blocchi territoriali. Protegge però solo 5 dispositivi e offre circa 3mila server. I prezzi non sono bassi: 11 euro per la tariffa mensile8,6 euro al mese per quella semestrale e 5,8 per quella annuale (con 3 mesi gratuiti inclusi)Surfshark è invece una Vpn nota per la la velocità e l’offerta di connessioni illimitate: i prezzi vanno dai 10,9 euro dell’abbonamento mensile ai 2 euro/mese di quello biennale.

Infine, Private Internet Access, che oltre a offrire 10 connessioni simultanee può fare affidamento su ben 11mila server: i suoi client sono ampiamente configurabili, il che è un vantaggio per gli utenti più navigati, ma potrebbe scoraggiare quelli meno esperti. Il costo va dagli 11,69 euro dell’abbonamento mensile fino a meno di 2 euro al mese per quello lungo ben 3 anni.

Attacco informatico a T-Mobile: rubata una mole di dati pari agli abitanti della Spagna


articolo: https://www.repubblica.it/tecnologia/2021/08/19/news/attacco_informatico_a_t-mobile_rubata_una_mole_di_dati_pari_agli_abitanti_della_spagna-314580044/

I nomi, le date di compleanno e i numeri di previdenza sociale di milioni di clienti T-Mobile negli Stati Uniti sono stati rubati dagli hacker: a confermarlo è stato lo stesso operatore telefonico, che starebbe ancora indagando sull’attacco.

T-Mobile, secondo quanto riferito dal Washington Post, avrebbe confermato che gli autori dell’attacco informatico avrebbero avuto accesso alle informazioni personali di circa 7,8 milioni di clienti attuali e complessivamente di 40 milioni di persone, anche non più clienti o clienti potenziali: “È importante sottolineare che nessun numero di telefono, numero di conto, Pin, password o informazioni finanziarie è stato compromesso in nessuno di questi file di clienti o potenziali clienti“, ha comunque fatto sapere T-Mobile in una dichiarazione pubblicata online.

Lunedì scorso, T-Mobile aveva annunciato l’attacco: “Prendiamo molto sul serio la protezione dei nostri clienti e continueremo a lavorare 24 ore su 24 su questa indagine per assicurarci di prenderci cura dei nostri clienti alla luce di questo attacco“, ha spiegato la società.

Non è la prima volta che T-Mobile è vittima di un attacco del genere: nel 2019, la società aveva ammesso che i criminali informatici avevano avuto accesso ai dati di alcuni account wireless prepagati; allora erano stati rubati nomi, numeri di telefono e indirizzi di fatturazione e anche allora la società aveva fatto sapere che “nessun dato finanziario è stato compromesso“.