Intervento dei vigili del fuoco che hanno aiutato bambini e personale scolastico: tutti portati in un albergo. Roma nord la più colpita dalla tempesta. Polemica politica contro Raggi
La Capitale è stata colpita da un potente temporale che in pochi minuti ha allagato vaste zone della città soprattutto i quartieri più a nord. Martedì 8 giugno nel primo pomeriggio, i vigili del fuoco hanno evacuato quaranta bimbi e sei del personale scolastico rimasto bloccato all’interno di un asilo nido in via Castelnuovo di Porto, vicino a Ponte Milvio, a causa di un allagamento dovuto al forte temporale che nel pomeriggio si è abbattuto su Roma.
Roma nord allagata – Tutti sono stati messi in sicurezza all’interno di un albergo nelle vicinanze. Igenitori sono stati contattati per poterli andare a riprendere. Tuoni, pioggia battente e, in alcune zone, anche grandine hanno creato in pochi minuti il caos nella circolazione automobilistica, anche a causa di diversi allagamenti dal centro alla periferia. Diversi gli interventi per il maltempo effettuati finora dai pompieri, tra le aree più colpite: Corso Francia, Ponte Milvio, Prati, Montemario e Nomentano.
La tempesta politica – Forti rallentamenti sul Grande raccordo anulare e sulla tangenziale est, ma anche nelle vie centrali si circola con difficoltà, con gli automobilisti costretti a procedere a passo d’uomo a causa degli allagamenti. L’allerta meteo diramata dalla Protezione civile regionale prevede forti piogge per tutta la giornata. Dopo la tempesta meteorologica, quella politica e il caos che si è creato per gli allagamenti è diventato il tema per attaccare la sindaca Virginia Raggi. «Se si continua a non tener puliti i tombini, rischiamo di dover farci prestare il Mose da Venezia», scrive sui social Roberto Gualtieri, deputato Pd e candidato alle primarie del centrosinistra per il Campidoglio. Carlo Calenda — il leader di Azione e candidato sindaco — invece, chiede a Raggi cosa è successo: «Occorre capire. Se hai un’idea, spiegalo alla cittadinanza».
08 giugno 2021 – Roma, bomba d’acqua nel centro della Capitale
Per i soggetti già infettati ci sarà una singola somministrazione in quanto l’infezione svolge di fatto un ruolo di “priming”
«È possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino» anti-Covid-19 nei soggetti con «regressa infezione da SARS-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica). È quanto si legge nella circolare del ministero della Salute “Vaccinazione dei soggetti che hanno avuto un’infezione da SARS-CoV-2”, firmata dal direttore della Prevenzione Gianni Rezza.
La somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-SARS-CoV-2/COVID-19 nei soggetti con pregressa infezione da SARS-CoV-2 è possibile, «purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa».
asi (ex Ema): strategia assolutamente logica – Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema, si dichiara «assolutamente d’accordo con quanto prospettato. «Penso che sia giusto dare una singola dose di vaccino a chi ha già contratto l’infezione», spiega Rasi. E «sarebbe logico prevedere la somministrazione di questa dose a 6 mesi dalla guarigione. Si tratta di un’indicazione corretta anche per ottimizzare il piano vaccinale utilizzando al meglio le dosi che abbiamo e che avremo a disposizione».
Bassetti: sì a dose unica ma servono indicazioni chiare – «Una sola dose di vaccino per chi ha avuto il Covidè una buona cosa e ci permette di risparmiare anche le fiale di vaccino. In Italia abbiamo avuto due milioni e mezzo di persone colpite con certezza ma sicuramente saranno almeno il doppio, quindi potremmo risparmiare diversi milioni. È importante però che ci sia un’indicazione precisa in modo tale che tutti si comportino allo stesso modo». Lo sottolinea Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria, commentando l’ipotesi avanzata ieri dal presidente del Css
Per quanto riguarda invece la possibilità di posticipare la seconda dose per aumentare subito la platea degli immunizzati con la prima, «non è che noi stiamo proponendo di non fare il richiamo, ma di spingerlo un po’ più in là. Ad esempio – avverte Bassetti – per il vaccino AstraZeneca si può pensare di fare la seconda dose dopo 3, anche 4 mesi; per Pfizer e Moderna anziché farla tra la terza o quarta settimana, si può portarla a 6-8 settimane e si guadagna del tempo. Ci sono dei dati che avvallano questo e in emergenza – conclude – si possono prendere delle iniziative per il bene pubblico: se due dosi non ci sono meglio avere un fascia di popolazione vaccinata ampia che una piccola con due dosi».
Vaccino Covid: per quanto tempo ci protegge? Spunta l’ipotesi del terzo richiamo
Le differenze della tempistica per la somministrazione della seconda dose svantaggiano chi l’ha fatto prima. Per Giovanni Maga, direttore del Cnr di Pavia, il futuro è il vaccino unico
Vaccini anti-Covid diversi, con richiami fatti in tempi diversi, che giocoforza garantiscono una copertura dal contagio per periodi di durata diversa. Aifa ha autorizzato sette mesi di protezione per tutti i vaccini contro il Covid-19. Mediamente sette mesi. Ma, nella pratica di tutti i giorni non accade proprio questo. Capita che una persona che si sia vaccinata a gennaio con Pfizer, che fino ad ieri prevedeva un richiamo a 21 giorni, abbia gli anticorpi contro il virus al massimo fino a settembre, mentre un’altra, che ha fatto Astra Zeneca sempre a gennaio, grazie alla seconda dose assunta dopo tre mesi, possa arrivare a dicembre ancora protetta.
In questo groviglio di situazioni, il professor Giovanni Maga, virologo e direttore del Cnr di Pavia, intravede una possibile conseguenza a medio termine: “Probabilmente si renderà necessario, per le persone vaccinate in un primo momento che hanno fatto la seconda dose a inizio febbraio, anche un terzo richiamo da fare in autunno – dice – perché, in caso contrario, arriverebbero all’inizio della stagione invernale senza difese contro il virus“.
Professor Maga, ricapitoliamo la tempistica dei vaccini. Entro quando si deve fare il richiamo? – “Per AstraZeneca rimane l’indicazione dei tre mesi dalla prima dose. Questo perché studi clinici hanno dimostrato che l’efficacia è massima dopo questo periodo di tempo. La novità riguarda i vaccini a Rna messaggero, quindi Pfizer-Biontech e Moderna, per cui è stata introdotta la possibilità di aumentare da 21 a 42 giorni il periodo che intercorre tra prima dose e richiamo. Indicazione confermata da Aifa ed Ema, corroborata da studi che provano, dopo la prima dose, il raggiungimento di un livello di protezione elevato, di durata superiore a tre setimane. Quindi il richiamo a 42 giorni non è un azzardo“.
Pfizer non è proprio di questa idea… – “Le dichiarazioni dell’azienda le possiamo leggere in tanti modi: una manifestazione dell’interesse a mantere un intervallo più breve che potrebbe avvantaggiarla, o comunque il voler ribadire cautelativamente che, come sostengono studi clinici approvati, quell’intervallo di tempo è consigliato“.
Ma questo cosa cambia dal punto di vista della protezione dal virus? – “L’allungamento della seconda dose a 42 giorni non inficia la protezione. Chiaro che tra la popolazione ci saranno sempre persone che rispondono più o meno bene al vaccino. Ci potrebbero essere classi di pazienti, soprattutto quelli oncologici con tumori che colpiscono il sistema immunitario, che rispondono meno efficacemente alla prima dose, quindi in questi casi è sconsigliato prolungare la seconda. Tuttavia, se guardiamo alla media delle situazioni, non cambia granché“.
Parlando sempre di tempi dei richiami, che cosa si prevede? – “Il ministero della Salute prevede che, a partire da giugno, il richiamo sia fatto a 42 giorni per Pfizer, mentre quello per AstraZeneca resta a tre mesi“.
Veniamo alla durata della copertura vaccinale. Aifa ha detto che mediamente un vaccino anti-Covid protegge per sette mesi. È d’accordo? – “Ad aprile sono stati pubblicati studi da cui emerge che a sei mesi dal richiamo, in particolare Pfizer e Moderna, e a 4 mesi per AstraZeneca, permane un elevato titolo di protezione. Quindi, esaminando a partire da tempo zero fino a 4-6 mesi come si comporta il livello di immunità del vaccinato, si può affermare che la protezione contro il Coronavirus possa arrivare fino a 9 mesi o anche un anno“.
Valutazione fatta sul titolo anticorpale? – “Non solo. Oltre a quello si valuta un’altra importante componente del sistema immunitario, ossia i Linfociti T, che incidono sulla protezione totale dell’individuo dal virus. Quindi, il periodo di sette mesi indicati da Aifa è giustificato pienamente, e prudenziale. Ritengo sia plausibile ipotizzare una protezione che si estenda a 9 mesi e oltre, ma questo lo sapremo solo proseguendo il monitoraggio“.
Se applicassimo la previsione dei sette mesi per ogni vaccino, chi si è immunizzato prima di altri, come gli operatori sanitari vaccinati dal gennaio scorso, ne uscirebbe svantaggiato. Perché a fine estate si troverebbe di nuovo esposto a contagio. – “La mia idea è che anche chi è stato vaccinato per primo sarà protetto sino a fine anno. Ma ad oggi non c’è evidenza del fatto che la copertura sarà maggiore, e che quindi si debbano riprendere le vaccinazioni. Pfizer, ad esempio, ha ipotizzato una terza dose di vaccino da inoculare entro fne anno, questo per chi ha fatto l’iniezione a gennaio: soprattutto gli operatori sanitari“.
Quindi non possiamo considerarci schermati a lungo e soprattutto lo siamo per un periodo diverso a seconda del vaccino che ci hanno somministrato. – “Al momento sempbra che queste vaccinazioni non diano l’immunità per tutta la vita, ma questo ora lo diciamo anche a causa dell’incompletezza dei dati di cui abbiamo la disponibilità, avendo vaccinato solo da pochi mesi. È possibile che nel prossimo futuro cambi la valutazione e quindi lo scenario“.
Ci sta dicendo che entro fine anno, o nel 2022, sarà forse necessario fare un terzo richiamo contro il Covid? – “Non lo escludo“.
E dovremmo vaccinarci sia contro l’influenza che contro il Coronavuirus? – “Sono dell’idea che sia necessario assumerli entrambi. Perché, è provato, così gli anziani hanno un rischio di morte e di malattia più basso“.
Pensa che debba essere una vaccinazione universale? Estesa a tutti e a tutte le età? “La campagna vaccinale dovrebbe essere globale perché da Paesi a rischio, come ad esempio l’India, il virus può tornare e moltiplicarsi. Dunque mantenere una vaccinazione alta in quei Paesi attenua l’impatto anche altrove. Sicuramente l’ideale è mettere tutti nella situazione di vaccinarsi“.
Se così fosse, sarebbe possibile azzerare la tempistica, cioè non prevedere tempi diversi per i richiami ma tutto in un’unica soluzione? – “Si tra lavorando per ottenere una omogeneità dei vaccini. Ci si sta concentrando su una tipologia. Recentemente gli Usa hanno sperimentato sugli animali un siero pan-coronavirus efficace per tutti. Questo porterà ad avere un siero unico, progettato sulla proteina Spike, ma programmato a tavolino per indurre una risposta contro quelle porzioni della proteina che resistono ai Coronavirus“.
Ci può spiegare? – “Con le varianti vediamo che i virus mutano, i Coronavirus sono tanti e ognuno di essi presenta differenze a livello della proteina Spike. Tuttavia, ci sono porzioni che non possono cambiare. Quindi riuscire a dirigere il sistema immunitario ad attaccare quei pezzetti che non cambiano vuol dire avere la possibilità di intervenire a largo raggio. Oggi i vaccini ci proteggono dalle varianti diffuse e vengono aggiornati, ma se nel frattempo dovesse comparire sulla scena un altro Coronavirus, non è detto che siano efficaci. Il super vaccino in via di studio potrebbe esserlo“.
E questo super-vaccino quando potremmo vederlo? – “Ci sta lavorando il team della Duke Human Vaccine Insitute, nel North Carolina. La tempistica prevede almeno ancora un anno di attesa per la sperimentazione sui pazienti“.
Alla complessità della situazione si aggiungerà la necessità di garantire una adeguata presa in carico di tutti i soggetti cosiddetti «Long Covid»
In questi mesi i rallentamenti delle attività sanitarie standard hanno determinato ritardi diagnostici importanti, anche per patologie gravi, e lunghe liste di attesa.In Italia nel 2020 rispetto all’anno precedente si sono registrate 144,5 milioni di prestazioni ambulatoriali in meno. La riduzione maggiore riguarda gli esami di laboratorio (il 67 per cento delle prestazioni), mentre le flessioni per visite e diagnostica rappresentano il 12,5 e il 13 per cento.
Inoltre, si sono effettuati 1,3 milioni meno ricoveri ospedalieri rispetto al 2019 (680 mila con diagnosi mediche e 620 mila con diagnosi chirurgiche), con una riduzione molto marcata degli accessi per malattie cardiovascolari e oncologiche (meno 30 per cento per il tumore della mammella e meno 20 per cento per i tumori di polmone, pancreas e apparato gastrointestinale). Molto significativo è anche il crollo dei ricoveri urgenti e di quelli dei pazienti cronici complessi con pluripatologie.
Nei prossimi mesi bisognerà investire in risorse e strategie per recuperare il tempo perso, sapendo che molto probabilmente alcune attività sanitarie dedicate al Covid dovranno rimanere attive. Alla complessità della situazione si aggiungerà infatti la necessità di garantire una adeguata presa in carico di tutti i soggetti cosiddetti «Long Covid», ovvero di coloro che soffrono dei postumi dell’infezione le cui ricadute a lungo termine non sono peraltro ancora completamente note. Per tutte queste ragioni un potenziamento delle strutture ambulatoriali e ospedaliere di degenza sarà fondamentale. Difficilissimo sarà il reperimento delle risorse di personale medico e infermieristico ormai impegnato su tantissimi fronti.
Azienda e dirigenti sono accusati di evasione di Iva. Nessuna tutela per i dipendenti, costretti a passare da una cooperativa all’altra, pena la perdita del posto di lavoro
Ancora «contratti di somministrazione illecita di manodopera fatti passare come contratti di appalto, tariffe imposte dal committente e non in grado di remunerare la manodopera, omesso versamento di Iva e contributi come condizione necessaria sostanzialmente imposta dal committente»: e quindi, come conseguenza, «nessun recupero per l’erario, essendo le cooperative nullatenenti; nessuna tutela per i lavoratori, costretti a passare da una cooperativa all’altra, pena la perdita del posto di lavoro; mancata neutralizzazione dei vantaggi economici (spesso cospicui) ottenuti dal committente, reale beneficiario della frode».
Stavolta è il colosso Dhl, «azienda leader nell’ambito della logistica», controllata dalle Poste tedesche, ad aver per la Procura di Milano «abusato dei benefici offerti dal sistema illecito, neutralizzando il proprio cuneo fiscale mediante l’esternalizzazione della manodopera e di tutti glioneri connessi». I pm Giovanna Cavalleri e Paolo Storari hanno perciò firmato un decreto di sequestro preventivo d’urgenza da 20 milioni di euro, per reati fiscali, a carico di Dhl Supply Chain Italy spa, indagata (come società in base alla legge sulla responsabilità degli enti), insieme all’ex presidente e attuale presidente Fedele De Vita e Antonio Lombardo
Azienda e dirigenti sono accusati di evasione di Iva perché, «avvalendosi di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti emesse dal Consorzio Industria dei Servizi», avrebbero «simulato contratti di appalto invece di contratti di somministrazione di manodopera nelle dichiarazioni 2017-2020». Per la Procura e la Gdf milanese il «tenore» di una serie di «comunicazioni» via email «evidenzia come, di fatto, il personale dipendente venisse spostato da un Consorzio all’altro con estrema flessibilità, sulla base delle mere esigenze organizzative della committenza e a prescindere dalla volontà e dalle esigenze dell’appaltatore/subappaltatore, formale datore di lavoro delle maestranze impiegate nei simulati appalti».
Il rinnovamento dell’area imbarchi conclude il restyling dello scalo. Più tecnologia per i controlli e una maggiore attenzione alla sostenibilità per materiali e ambienti. Oggi la visita di Mattarella
Aeroporto Milano Linate – Nuovo Terminal – 4 apr 2021
Aeroporto di Milano Linate, il Presidente Mattarella all’inaugurazione della nuova area imbarchi Aeroporto di Milano Linate, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’inaugurazione della nuova area imbarchi
Ha una sua elegante e più o meno discreta presenza il robottino – pardon: droide – Yape. Se il rodaggio andrà bene lo conoscerete presto (per chi non l’ha già incontrato a Malpensa). Mentre sarete seduti al gate in attesa del volo vi consegnerà direttamente i prodotti che avete acquistato online in aeroporto: dopodiché, tra una delivery e l’altra, darà una mano a polizia e carabinieri a perlustrare gli angoli dello scalo. Eccolo: bianco latte, le due luci di posizione, il lampeggiante sul capo. Oggi ci sarà anche lui a fare gli onori di casa, magari ronzerà intorno al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che sale a Milano per il taglio del nastro. Casa nuova. Perché Linate si è rifatto il look e si è allargato. Da domani lo potrete ammirare nella sua nuova veste: 8 mila metri quadrati ridisegnati, altri 10 mila frutto di un rifacimento-ampliamento del cosiddetto corpo F, che tra 24 ore debutterà come nuova area del terminal.
Era la vecchia parte dell’aerostazione: da un piano è passata a tre, ovvero sale imbarco (nuovi gate, dall’1 all’8), nuova galleria commerciale e nuova area food. C’era una volta il vecchio Aeroporto Enrico Forlanini (dal nome del pioniere dell’aviazione e inventore), benché nessuno lo abbia mai chiamato così. Data di inaugurazione: 21 ottobre 1937. Rinnovato e ampliato nel 1960. “Diciamo che era ora di un cambio d’abito“, dice un addetto di lungo corso. E dunque, nuovo outfit fu. Sea ci ha investito 40 milioni, va detto che bello è bello. Ma la cosa più interessante, per il viaggiatore che bada al sodo e soprattutto alla comodità, è che quando (si spera) il traffico passeggeri riprenderà a girare com’era in era pre-Covid, ci saranno dei vantaggi non indifferenti. Quali? Seguiteci nell’area dedicata ai filtri di sicurezza. Quella “a maggior stress emotivo“.
Novità negli arredi, nei colori, nei materiali: il tutto per rendere meno impattante il momento dei controlli. Ma la vera svolta, nelle intenzioni di chi ha curato il progetto, riguarda i filtri stessi. Qui la parte del gigante la fa la tecnologia: le nuove macchine installate (EDS-CB, acronimo di Explosives Detection Systems for Cabin baggage) consentono di effettuare i controlli senza dover separare dal bagaglio a mano i liquidi e gli apparati elettronici. Insomma, quelle scocciature che quasi sempre, per toccarla piano e con ridondanza di eufemismo, non rilassano. Già dal check-in andremo più sciolti: grazie al sistema Face boarding, a chi partirà per almeno due volte da Linate basterà metterci la faccia. L’impronta biometrica del volto verrà associata al documento e alla carta di imbarco. Risultato: fino a quando salirete a bordo dell’aereo non dovrete più mostrare alcun documento. Il che vuol dire transitare dai vari check point con più rapidità e senza troppi sbattimenti.
“Siamo riusciti a farci trovare pronti per la cosiddetta ripartenza” dice l’amministratore delegato di Sea Armando Brunini, che snocciola i numeri in leggero aumento dopo il crollo abissale dovuto alla pandemia: “Da – 99% di quest’inverno siamo passati a – 80 di maggio e a – 70% di inizio giugno“. L’aeroporto cittadino ha ripreso lentamente a ripopolarsi e l’aspettativa per l’estate – toccando tutti i ferri disponibili, perché anche l’anno scorso ci fu il boom ma il dopo, in una specie di perfida altalena, fu decisamente meno esaltante – è di rivedere movimento nel nuovo Linate del dopo restyling. A proposito di metalli. Una delle chicche alle quali magari non si farà subito caso, ma è un’intuizione intelligente e purtroppo al passo coi tempi: i corrimani lungo le scale, le maniglie dei carrelli porta bagagli e i sostegni nei bus interni all’aeroporto saranno tutti rivestiti in rame. Perché il rame ha notevoli proprietà antimicrobiche: in dieci minuti è in grado di abbattere del 90% la carica del coronavirus sulle superfici. “Durante la pandemia abbiamo tenuto aperto l’aeroporto facendo una scelta coraggiosa – spiega la presidente di Sea, Michaela Castelli – . Tornassi indietro la rifarei“.
Dopo il rifacimento della facciata nel 2018, i lavori per la risistemazione, l’abbellimento e l’ampliamento interni di Linate sono iniziati nel 2019: poco prima che deflagrasse l’epidemia. Lavori a tempo di record. È venuto fuori un aeroporto che, in alcune parti, sembra un altro. Le novità iniziano già dall’area check-in: banchi nuovi, controsoffitti in doghe di legno alternati a vele curve in cartongesso; piante e un tocco di green anche nella scelta dei materiali. Dice Alessandro Fidato, chief operating officer Sea: “Abbiamo puntato sulla sostenibilità e sul design, perché Milano è uguale a design“. Luci, pavimenti, soffitti, pareti. Potevano mancare le opere d’arte? No. Grazie a una partnership con Triennale e Museo del Design Italiano saranno esposti, a turnazione, lavori famosi firmati dai più noti designer italiani.
Accelerata per il portiere che a Parigi guadagnerà 12 milioni a stagione per cinque anni. Il turco intenzionato a rifiutare le grandi cifre del Qatar e giocare con i rossoneri la Champions
Gianluigi Donnarumma (Castellammare di Stabia, 25 febbraio 1999) è un calciatore italiano, portiere del Milan e della nazionale italiana.
Gigio Donnarumma ha trovato il suo tesoro, a Parigi, al Psg dove guadagnerà 12 milioni a stagione per 5 anni. Sono felici tutti, sicuramente l’ex portiere del Milan e il suo fantasioso e potente agente: Mino Raiola. Contento anche il c.t. Mancini che avrà un portiere sereno, non angosciato da storie di mercato. Per la firma del contratto basta attendere poche ore.
Hakan Çalhanoğlu; Mannheim, 8 febbraio 1994) è un calciatore turco con cittadinanza tedesca, centrocampista o attaccante del Milan e della nazionale turca.
Calhanoglu sta vacillando. Da un lato l’offerta faraonica proveniente dal Qatar che gli garantisce un triennale da 24 milioni e un bonus di 8 alla firma. 32 milioni, una cifra da capogiro per il trequartista turco, la pedina di cui Pioli non farebbe mai a meno. Dall’altro il rinnovo con il Milan a 4 più bonus a cui finora ufficialmente non ha mai dato risposta. In mezzo l’interesse svanito della Juventus che, dopo la partenza di Paratici e l’arrivo di Allegri a Torino, esclude di inserire giocatori con quelle caratteristiche offensive da inserire nell’organico.
Hakan sta riflettendo, consapevole che il trasferimento nella periferia milionaria dell’impero calcistico lo allontanerebbe dai grandi palcoscenici. Ecco perché lui e il suo procuratore, Gordon Stipic, stanno seriamente prendendo in esame la possibilità di fermarsi a Milano dove poter giocare la Champions League. Pioli lo riaccoglierebbe a braccia aperte considerandolo un elemento fondamentale negli equilibri di spogliatoio avendo Calhanoglu rapporti ottimi con Ibrahimovic e l’asse portante della squadra.
Il Milan nega di aver ricevuto telefonate nelle ultime ore ma la tentazione di Hakan di restare laddove è cresciuto e stimato sta aumentando.
In Fiera sono caduti 15 centimetri di pioggia: prosegue lo stato di allerta gialla per tutta la serata
Un fortissimo temporale si è abbattuto attorno all’ora di pranzo, su Milano e l’hinterland milanese. Diverse le chiamate a Vigili del fuoco e Polizia locale che non segnalano comunque feriti o danni gravi ma la situazione viene definita ancora “in evoluzione”. Alcune strade allagate, con difficoltà viabilistiche in varie zone della metropoli e nei comuni limitrofi, soprattutto a nord della città.
In zona Fiera una quindicina di centimetri d’acqua, che non riescono a essere smaltiti dai tombini perché scesi in pochi minuti, stanno rallentando il traffico. Al momento si segnalano problemi a ponteggi, qualche cantina allagata e tegole pericolanti.
La pioggia abbondante ha creato problemi anche in alcune scuole. La situazione più complessa è all’istituto comprensivo di via Gattamelata, dove si sono allagati i cinque moduli provvisori che ospitano altrettante classi della scuola materna. L’acqua ha riempito le grondaie ed è penetrata dall’alto, così i bambini hanno dovuto lasciare le aule, che resteranno vuote anche domani per permettere le verifiche necessarie all’impianto elettrico. Allagato anche il refettorio dell’istituto, posto nel seminterrato, tanto che con una comunicazione sul sito la scuola spiega alle famiglie che “non sarà garantita l’erogazione del pasto” e chiede di dotare i bambini di pranzo al sacco o di andare a prenderli alle 12.30. Criticità, che tuttavia non impediranno ai piccoli di essere in classe domani, si sono verificate anche all’asilo nido di via Stratos, a Citylife, e nella mensa della scuola di via Monte Baldo per allagamento “dal basso” causato dal mancato drenaggio dell’acqua da parte del terreno. Alla scuola materna di via Stratico, invece, l’acqua è entrata da un terrazzino, il cui rifacimento è già previsto nell’ambito dell’appalto per intervenire sui tetti degli edifici scolastici.
Prosegue, a Milano, lo stato di allerta gialla (criticità ordinaria) anche tra la serata di oggi, a partire dalle 18, e fino a domani, per il rischio di temporali forti. Lo rende noto Palazzo Marino, precisando che “resta attivo il monitoraggio e sono allertate anche le squadre della Protezione civile, della polizia locale e di Mm“.
La proposta è inizialmente passata con 13 voti a favore su 19, per poi essere stoppata in seguito alle pressioni esercitate da alcuni presidenti
È successo tutto e poi tutto il suo esatto contrario. In quella che formalmente sarebbe la prima Assemblea di Lega della prossima stagione si è consumata l’ultima puntata dell’assurdo teatro della partita dei diritti tv. Sul tavolo, la controversa questione del cosiddetto “spezzatino”: le 10 partite di campionato spalmate su 10 orari differenti. Una questione profondamente divisiva, all’interno della Lega. Prima, una Serie A ridotta a 19 società per l’esclusione della Salernitana, a causa della proprietà condivisa con la Lazio (c’erano le altre neo promosse Empolie Venezia) ha votato a favore: 13 voti (ne sarebbero serviti 14, se la Salernitana avesse potuto partecipare) ce 6 contrari – ossia Genoa, Samp, Roma, Bologna, Sassuolo e Spezia – avevano approvato la nuova distribuzione.
A quel punto, però, la situazione si è rovesciata. Il presidente della Samp Ferrero, inviperito, ha preso la parola con toni molto eccitati per denunciare quello che il ceo romanista Fienga diceva da inizio assemblea: “Così si fa un regalo a Dazn senza ottenere nulla in cambio”. Il Genoa si è accodato, visto che Preziosi è uno strenuo sostenitore di questa contestazione. Una raffica di pressioni su tutti gli altri club, provenienti da Genoa e Sampdoria.
A quel punto è partita la richiesta: vogliamo prenderci una settimana in più di tempo? E quindi, nemmeno dopo 20 minuti dall’approvazione, si è deciso per la retromarcia: “Votiamo una revoca”. Nuovo voto allora, e sì alla revoca, con voti contrari soltanto di Juventus, Napoli eLazio. Revocare una decisione è sempre possibile, ma così alla scelta discutibile di spezzettare la Serie A su 10 turni, s’è aggiunto il grottesco di un immediato ripensamento.
La giornata si era aperta invece con il “caso” Lotito. Squalificato, multiproprietario, ma sempre protagonista. Il presidente della Lazio e della Salernitana ha provato, inizialmente, a bloccare l’apertura dei lavori dell’Assemblea per vizio di forma. Il motivo: il mancato invito alla Salernitana, a differenza delle altre neo promosse. La Federcalcio infatti, su richiesta del Presidente Paolo Dal Pino, ha scritto nei giorni scorsi – lo ha raccontato Repubblica– una lettera in cui specificava come per lo statuto federale nessuno possa essere amministratore di due club nella stessa Assemblea.
Lotito ha preso la parola in apertura (pochi istanti prima era in corso una riunione informale tra le 20 società), annunciando l’intenzione di bloccare l’assemblea. Stando all’ordine del giorno, c’era un solo argomento di discussione a cui il presidente laziale non poteva partecipare, ma nella sua discussione ha trattato anche temi per i quali è in atto la squalifica. Il presidente di lega Paolo Dal Pino, che su questo deve fare da garante, ha risposto e rilevato questa anomalia: i toni si sono alzati, anche la Roma con il ceo Guido Fienga è intervenuta, evidenziando come non sia normale che un presidente squalificato e proprietario di due club diversi nella stessa serie, in violazione alle norme federali, possa prendere la parola e condizionare i lavori. Questione di minuti e già c’era un caso decisamente più serio con cui dover fare i conti.
Parlamentare di Liberi e Uguali, è stato anche segretario del Partito Democratico. Una lunghissima carriera dentro il sindacato, ne ha assunto le guida nel 2002
Ettore Guglielmo Epifani (Roma, 24 marzo 1950 – Roma, 7 giugno 2021) è stato un sindacalista e politico italiano.
ROMA – É morto Guglielmo Epifani, già segretario generale della Cgil e, per un breve periodo, segretario del Partito democratico per poi passare a Liberi e Uguali di cui era attualmente parlamentare. Era nato a Roma nel 1950. Epifani è stato il primo socialista a guidare la Cgil, fu vice di Bruno Trentin e poi di Sergio Cofferati.
Laureato in filosofia con una tesi su Anna Kuliscioff, ha svolto tutta la sua carriera nella Cgil prima di quella politica. Iniziò a lavorare nella casa editrice del sindacato, poi passò alla federazione dei poligrafici di cui ne assunse la guida. Nel 1990 entrò nella segreteria confederale e nel 2002, dopo l’addio di Cofferati, è diventato il segretario generale.
Colto, intellettuale raffinato, è stato un sindacalista dai tratti gentile, ma anche capace di decisioni radicali. Fu lui nel 2002 ad annunciare al congresso della Cgil la decisione che portò poi al milione di lavoratori in piazza contro la riforma dell’articolo 18 voluta dal governo Berlusconi.
Nell’ultima Conferenza degli sviluppatori pochi giorni fa il Ceo di MicrosoftSatya Nadella aveva detto che per Windows ci sarà “un grande aggiornamento“. Gli utenti lo scopriranno il24 giugno quando la società svelerà tutti i dettagli delll’evoluzione del sistema operativo.
A presentarlo sarà proprio il numero uno del gruppo di Redmond insieme a Panos Panay (Chief Product Officer), sempre più centrale nei progetti relativi a Windows 10 e alla famiglia di prodotti Surface.
Chief Executive Officer of Microsoft Corp. Satya Nadella
L’annuncio alle 17 ora italiana dovrebbe riguardare il restyling dell’interfaccia noto internamente come Sun Valley e di cui sono già trapelati alcuni dettagli. Ma dovrebbe anche evolvere in modo da andare incontro alle esigenze degli sviluppatori, come sottolineato dal gruppo proprio in occasione della conferenza degli sviluppatori Build 2021. Potrebbe essere introdotto un nuovo store e ampliando le opportunità di monetizzazione degli sviluppatori. Il debutto dell’aggiornamento è atteso entro la seconda metà dell’anno.
Il cantante bassanese Michele Merlo era ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Maggiore di Bologna dopo essere stato colpito, nella notte tra giovedì e venerdì, da un’emorragia celebrale scatenata da una leucemia fulminante
È morto Michele Merlo, 28 anni, già concorrente di Amici. Era ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Maggiore di Bologna dopo essere stato colpito, nella notte tra giovedì e venerdì, da un’emorragia cerebrale scatenata da una leucemia fulminante e sottoposto a un delicato intervento chirurgico.
La causa della morte: una severa forma di leucemia fulminante – Le condizioni di Merlo, in arte Mike Bird, erano peggiorate nel corso delle ore. Il giovane è morto nella tarda serata di domenica. «Michele — ha fatto sapere la famiglia in una nota — si sentiva male da giorni e mercoledì si era recato presso il pronto soccorso di un altro ospedale del bolognese che, probabilmente, scambiando i sintomi descritti per una diversa, banale forma virale, lo aveva rispedito a casa. Anche durante l’intervento richiesto al Pronto soccorso, nella serata di giovedì, pare che lì per lì non fosse subito chiara la gravità della situazione». La famiglia Merlo ha anche voluto «smentire categoricamente quanto alcuni disinformati scrivono sui social: Michele non è stato in nessun modo vaccinato contro il Covid. Michele è stato colpito da una severa forma di leucemia fulminante con successiva emorragia cerebrale». Fan e colleghi, da Emma Marronea Francesco Facchinetti a Ermal Meta, da Federico Rossi (del duo Benji & Fede) a Aka7even, concorrente dell’ultima edizione di Amici, allo stesso programma di Maria De Filippi, hanno invaso nelle scorse ore i social di messaggi di affetto, incoraggiamento e solidarietà.
I sintomi e l’intervento – Purtroppo il giovane Michele era gravissimo da giorni. Era tenuto in coma farmacologico, ma le speranze in una sua ripresa erano davvero ridotte al lumicino. Dopo il delicato intervento chirurgico, la sua situazione era stata data per disperata. Ma ora resta la rabbia, perché prima del ricovero d’urgenza il cantante, di 28 anni, era stato rimandato a casa dall’ospedale di Vergato, sull’appennino bolognese dove i sintomi che presentava da qualche giorno, dice la famiglia, sono stati interpretati «come una banale forma virale».
Il dolore del padre – È rabbioso e disperato il papà di Michele: «Mio figlioè stato mandato via dal pronto soccorsoil giorno prima dell’operazione. Lamentava dei sintomi che un medico accorto avrebbe colto. Aveva una forte emicrania da giorni, dolori al collo e placche in gola, un segnale tipico della leucemia. Se l’avessero visitato avrebbero visto che aveva degli ematomi. Non abbiamo un referto medico ma un braccialetto col codice a barre che io ho a casa. E un audio che mio figlio ha mandato alla morosa in cui dice sono incazzato, mi hanno detto che intaso il pronto soccorso per due placche in gola. Invece lui era stanco. Michele aveva due braccia così. Faceva sport, non beveva, non ha mai usato droghe, gli piaceva la bella vita, mangiare bene, le cose belle, ha girato l’Italia in lungo e in largo». Un caso su cui l’Asl sta cercando di fare chiarezza con un’indagine interna.
Vicentino, e l’Università a Venezia – Michele Merlo , nato a Marostica il primo marzo del ‘93, in provincia di Vicenza, ha studiato all’Università Ca’ Foscari nella facoltà di Storia dell’Arte, a Venezia. Poi si era avvicinato alla musica. Grande conoscitore della musica rock, argomento su cui a lungo si è confrontato con il professore di Amici 16 Boosta, tra i cantanti a cui Mike Bird si ispira troviamo Arctic Monkeys, The neighbourhood e The 1975. Prima di iniziare il suo percorso ad Amici 16, Mike, come Shady e Riccardo Marcuzzo, ha fatto il provino per X Factor 10. Eliminato nella fase finale delle selezioni, i Bootcamp, Mike non si è perso d’animo e ha deciso di lanciarsi nella nuova avventura di Amici. Ed è entrato nei cuori di tanti fan.
Il post affranto di Emma, il tweet di Meta – E anche nel cuore dei colleghi che stanno esprimendo il loro cordoglio per la morte così prematura di una stella nascente della musica. Emma domenica sera all’Arena di Verona durante il suo concerto aveva fatto una dedica a Michele. Oggi, lunedì 7 giugnoha scritto un post affranto su Instagram: «Ciao Michele. Ieri sera ho cantato forte per te…Stamattina il mio cuore si è rotto in mille pezzi. Non ho parole amico mio. Ti bacio sulla fronte e agli angoli della bocca sempre screpolati. Fai buon viaggio Michi». Ermal Meta scrive un tweet: «Che ingiustizia morire così a 28 anni. Che dispiacere. Riposa in pace ragazzo..».
Il presidente del Cagliari chiede certezze sulla prossima stagione: “Non ci permettono di fare calcio, non sappiamo ancora quando riapriranno gli stadi“. I club oggi voteranno la proposta di giocare il prossimo campionato senza partite in contemporanea: “Dazn ci proietta nel futuro ma questo passaggio sarà a fortissimo rischio per noi e i tifosi“
«Il sistema è al collasso, non siamo stati considerati nei ristori e non abbiamo garanzie su quando riapriranno gli stadi». Tommaso Giulini, presidente del Cagliari, milanese con origini (e interessi economici) in Sardegna, lancia il suo allarme. Oggi è convocata l’assemblea di Lega che deve decidere, fra l’altro, sul campionato spezzatino ed eleggere un consigliere indipendente.
Presidente Giulini, pensate a forme clamorose di protesta? – «Dovremo avere il coraggio di non scendere in campo alla prima di campionato. Non è possibile che non ci sia permesso di fare calcio. Si rischia di far scappare imprenditori seri che ci mettono denaro, passione, non vedono un briciolo di sostegno dal governo e non hanno garanzie che da agosto si riaprano gli stadi. Non abbiamo ricevuto aiuti a fronte di perdite enormi. Abbiamo 300 mila addetti, 30 milioni di tifosi, la Serie A garantisce un gettito fiscale da un miliardo. I mancati introiti del ticketing sono più del 50% delle perdite dell’ultima stagione».
La Figc ha già ottenuto la riapertura dell’Olimpico per l’Europeo. –«La preoccupazione principale di Gravina dovrebbe essere far riaprire gli stadi di Serie A, più che quello che farà la Nazionale agli Europei. I club sono super indebitati e noi sosteniamo anche le categorie inferiori».
Intanto in Lega non c’è accordo su nulla. A partire dalla riforma dei campionati. – «Il problema sono gli interessi differenti tra grandi, medie e neo promosse. A noi come Cagliari interessa avere un campionato con più squadre possibili. I grandi hanno invece interesse ad avere meno club per giocare più partite europee: serve buon senso e sintesi tra le parti. La Francia ha votato il ritorno a 18 squadre: è il numero congruo per migliorare l’appetibilità del campionato, ma a quel punto con massimo una retrocessione, più un’altra squadra che spareggia con la seconda di B o la vincente di un play-off di B».
Cosa pensa del passaggio da Sky a Dazn? – «Non è stato facile abbandonare un partner storico come Sky. Dazn ci dà l’opportunità di proiettarci nel futuro, ma servirà un periodo di adattamento a fortissimo rischio per noi e gli appassionati di calcio. Spero riesca in questo interim a garantire un servizio di livello».
Vuol dire che voterete lo spezzatino? 10 gare in 10 slot diversi? – «Potrebbe essere una scelta prudente se fosse motivata dall’esigenza di distribuire meglio i carichi sulla Rete, ma non credo sia solo questo il motivo, pertanto bisogna capire se sia una soluzione fattibile o meno. Confido che venga salvata la contemporaneità nelle ultime tre giornate. Quest’anno abbiamo addirittura assistito allo slittamento a fine campionato di Lazio-Torino per aspettare il giudizio del Coni, contro qualsiasi basilare principio di salvaguardia della regolarità del campionato».
A proposito di Lazio: oggi Lotito non potrà votare a nome della Salernitana. – «Un proprietario con due squadre è una situazione totalmente anomala e credo non accettabile, per la Serie A».
Cosa è stato il progetto Superlega? – «Un tentativo maldestro che avrebbe ucciso i medi e piccoli club».
Non è assurda la cifra che i club spendono per gli agenti? –«Montagne di soldi che escono dal sistema: 15, 20 milioni all’anno ai procuratori, quantità ingiustificate rispetto al servizio che offrono. Ma servirebbe una riforma europea, per non rischiare di favorire chi quei compensi li paga. Il Cagliari, se capitano situazioni ricattatorie, mette gli agenti in blacklist».
Cosa propone per la Lega? – «Credo che dovremmo tutti fidarci maggiormente dei manager che abbiamo scelto in Lega, lasciarli lavorare in autonomia nell’ambito delle deleghe di cui dispongono con una maggiore presa di responsabilità. E giudicarne l’operato a fine mandato. Inoltre dovremmo completare la nostra governance con un consigliere indipendente di alto profilo che possa supportare Dal Pino e De Siervo nel definire a breve col governo il cruciale tema della riapertura in sicurezza degli stadi».
A proposito di stadi: Cagliari, Roma, Fiorentina inseguono il sogno del nuovo impianto – «Altro tema essenziale di cui deve occuparsi il governo. Va bene la nuova legge Draghi sulle infrastrutture, ma non è ancora sufficiente: in Italia per fare uno stadio devi passare per decine di commissioni, bisogna semplificare. A noi la burocrazia è già costata 3 milioni, quasi 4. E se cambiassimo iter li butteremmo via. Servirebbero contributi a fondo perduto per gli stadi. Come credo sia stato fatto a Bologna e Firenze».
La risposta del tecnico della Juve all’articolo pubblicato dal quotidiano ‘La Verità‘. Secondo il giornale l’allenatore sarebbe sotto lo sguardo indagatore degli uffici antiriciclaggio della Banca d’Italia per alcune segnalazioni di operazioni sospette legate al mondo del gioco d’azzardo e delle scommesse.
Massimiliano Allegri
“Con riferimento alle notizie pubblicate sul mio conto in data odierna, mi dichiaro con assoluta fermezza del tutto estraneo a qualsiasi attività illecita o irregolare e, tanto meno, a qualsiasi operazione violativa della normativa sull’antiriciclaggio“. Questa la risposta di Massimiliano Allegri all’articolo pubblicato questa mattina dal quotidiano ‘La Verità‘. Secondo il giornale, il tecnico della Juventus sarebbe sotto lo sguardo indagatore degli uffici antiriciclaggio della Banca d’Italia per alcune segnalazioni di operazioni sospette legate al mondo del gioco d’azzardo e delle scommesse.
Ad attirare l’attenzione dell’antiriciclaggio sarebbero stati alcuni pagamenti effettuati da una società maltese, attualmente sotto inchiesta per truffa aggravata, evasione e rapporti con la criminalità organizzata, e che avrebbero come destinatario proprio l’allenatore della Juventus, da sempre appassionato di cavalli: inoltre dal 2021 ogni bonifico superiore a 5000 euro ha maggiori possibilità di essere sottoposto a controllo, effetto della stretta effettuata dalla nuova legislazione.
Il tecnico toscano è da sempre appassionato di ippica, mondo a cui spesso si rifà quando deve raccontare il calcio e la vita, e proprio la società bianconera, nel giorno dell’annuncio ufficiale del suo ritorno, utilizzò un riferimento a questa sua passione.
Le cifre – Sarebbero sette i bonifici incriminati e che sarebbero stati effettuati a favore di Allegri dal 2018 al 2021: triennio nel quale si arriverebbe a quota 161.000 euro, con altri 168.000 euro, provenienti da una società slovena che gestisce hotel e casinò, e 140.000 euro riconducibili invece a una banca privata di Monte Carlo, come riporta la notizia pubblicata dal quotidiano La Verità. Cifre che potrebbero in ogni caso fare riferimento a vincite legali visto che il tecnico avrebbe speso con la sua carta di credito personale quasi 500.000 euro presso esercenti di gioco d’azzardo a Montecarlo e in Slovenia.
Flavio Briatore (Verzuolo, 12 aprile 1950) è un imprenditore, dirigente d’azienda e dirigente sportivo italiano.
Flavio Briatore ha avuto unmalore venerdì 4 giugno mentre si trovava a bordo pista a seguire le prove del Gran Premio di Formula 1 che si corre quest’oggi a Baku, in in Azerbaijan. È stato lo stesso imprenditore a documentare quanto accaduto nelle sue storie di Instagram, pubblicando alcuni video che lo immortalavano nell’infermeria del circuito, mentre veniva assistito dallo staff medico. Immagini seguite da un lungo silenzio, che aveva fatto preoccupare i suoi fan.
Finché nelle scorse è stato sempre lui a rassicurare tutti sulle sue condizioni di salute, pubblicando una foto che lo ritrae sorridente e in perfetta forma assieme a Stefano Dominicali, presidente e amministratore delegato della Formula 1: “Volevo rassicurarvi – ha scritto Briatore nel post, – come vedete oggi sto alla grande. (Dopo la piccola défaillance di ieri)”. E tra i tanti commenti, non passa inosservato quello dell’ex moglie Elisabetta Gregoraci, che ha pubblicato una faccina con i cuori. Nonostante il divorzio, i due sono ancora molto uniti, legati dall’amore per il figlio Nathan Falco. Non si conoscono i dettagli di quanto successo all’imprenditore, team manager della Renault di Fernando Alonso, ma secondo le indiscrezioni si sarebbe trattato solo di un lieve malore risolto con le cure dello staff medico della F1.
Milano, 4 giugno 2021 – Un incendio è divampato nel sottotetto di un palazzo di otto piani in via Washington a Milano. Le fiamme sono scaturite durante un intervento di alcuni operai mentre stavano installando una guaina bituminosa. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, la Polizia di Stato e i Carabinieri che hanno evacuato in via precauzionale tutto lo stabile. A causa del fumo sprigionato dal rogo sono rimasti intossicati lievemente un operaio e un condomino che sono stati trasportati in codice verde rispettivamente all’ospedale San Paolo e al Niguarda.
Il nostro Massimo Marianella ha realizzato una lunga intervista in esclusiva per Sky Sport. In questa anticipazione della versione integrale che andrà in onda nei prossimi giorni le parole sul nuovo allenatore e sulle strategie del mercato: “Inzaghi è giovane e con grande potenziale. Sul mercato l’obiettivo è di ridurre i costi, restare competitivi e allo stesso tempo ottenere dei ricavi“
Da una parte il campo, dall’altra il futuro societario. Gli impegni non mancano per il presidente dell’Inter Steven Zhang che, dopo la vittoria dello scudetto, ha dovuto fare i conti anche con il cambio di allenatore. Fuori Antonio Conte, dentro Simone Inzaghi. “Si capisce subito che Simone è un allenatore allineato con il club e, allo stesso tempo, esperto e in grado di competere sia in Italia che in Europa – spiega Zhang in un’intervista esclusiva a Sky Sport realizzata da Massimo Marianella – È giovane e con grande potenziale ed è adatto alla conformazione della nostra squadra, si sposa bene“.
Parole d’elogio nei confronti di Inzaghi da parte di Zhang che, però, chiede tempo ai tifosi: “Penso che abbia tanti requisiti giusti per noi e allo stesso tempo siamo sicuri che lavorerà al meglio con il team e i dirigenti nel futuro. Spero che i tifosi gli diano tempo e supporto, che siano pazienti e che credano in lui e gli diano modo di guidare la squadra per continuare questo percorso vincente e continuare ad essere competitivi, anno dopo anno, per poi continuare a vincere tante partite“.
“Necessario contenere i costi” – L’Inter, intanto, deve fare i conti con la spending review. In questa sessione di mercato sarà necessario un contenimento dei costi, ma Zhang spiega anche l’importanza di ottenere ricavi anche dalle cessioni: “Per il club dobbiamo sempre guardare non solo alla singola stagione e alla singola sessione di mercato, ma al progetto a lungo termine e in questo senso dare possibilità al club di recuperare dalle ripercussioni della pandemia – ammette il presidente nerazzurro – Per fare questo è assolutamente necessario contenere i costi e il mercato è una modalità di fare questo, di recuperare i milioni persi nelle scorse stagioni, e parliamo di milioni e milioni persi a causa della chiusura degli stadi e di attività commerciali che abbiamo dovuto interrompere. Per questa sessione, nello specifico, l’obiettivo è di ridurre i costi, costruire la squadra insieme all’allenatore, restare competitivi, e allo stesso tempo ottenere ricavi dal mercato“
“Obiettivo? Rimanere competitivi” – Zhang traccia anche la strada per gli obiettivi dell’Inter sia in Italia che in Champions League dove la squadra di Inzaghi sarà inserita tra le teste di serie nel sorteggio della fase a gironi: “L’obiettivo per la prossima stagione è di rimanere competitivi, ambire al massimo e speriamo di poter andare più avanti sul palcoscenico internazionale, perché è importante competere ai massimi livelli sia in Italia che in Europa per un club come l’Inter, ed è importante non solo sportivamente ma anche per motivi economici“.
Sembra sfumare il ritorno in Inghilterra dell’ex allenatore dell’Inter. Avrebbe messo paletti sul proprio staff e chiesto un importante investimento sulla rosa. L’ex dirigente della Juve verso il sì.
Il matrimonio tra Antonio Conte e il Tottenham non s’ha da fare. Secondo la stampa britannica la trattativa si è arenata irrimediabilmente dopo le richieste del tecnico campione d’Italia. L’ex allenatore dell’Inter, infatti, è convinto che gli Spurs non abbiano una rosa adeguata per competere alla pari in Premier League con le corazzate Liverpool, Manchester City, Manchester United e Chelsea e avrebbe chiesto un forte cambiamento della rosa trovando subito l’opposizione del presidente Daniel Levy.
Troppe divergenze per dire sì – Il Tottenham, settimo nell’ultimo campionato, ripartirà dalla Conference League, ma vuole tornare tra le prime quattro d’Inghilterra pur dovendo fare i conti con la grave situazione finanziaria in cui versa, ingigantita dalla pandemia e dal grosso investimento che la società ha fatto per il nuovo stadio. E c’è anche il problema Harry Kane. La stella degli Spurs è tentato dalla corte di Manchester City e Real Madrid e non è escluso un suo addio. Non un buon segnale per Conte che aveva messo paletti anche sul suo staff, proposta accettata solo in parte dal club inglese. Per lunedì è attesa la risposta definitiva del tecnico, ma viste le condizioni attuali difficilmente sarà un sì.
C’è l’accordo con Paratici – C’è, invece, l’accordo con Fabio Paratici che, dopo 11 anni di Juventus, insegue una nuova avventura all’estero. Secondo il Guardian, quindi, il numero uno Levy si sta già guardando intorno. Si parla addirittura di un ritorno di Pochettino, ma il Paris Saint Germain non sarebbe disposto a lasciar partire il tecnico argentino a meno di un clamoroso accordo proprio con Conte. Tutto quindi è ancora possibile.
L’ex calciatore della Juve sul caso del ventenne suicida Seid Visin
«Un Paese che spinge un giovane ragazzo a fare un gesto così estremo è un Paese che ha fallito». Claudio Marchisio, ex giocatore della Juve,commenta così il suicidio di Seid Visin, il ventenne di origini etiopi che dopo un paio di stagioni nelle giovanili del Milan era tornato a Nocera Inferiore, dove era cresciuto dopo essere stato adottato da una famiglia italiana. «Sento gli sguardi schifati per il colore della mia pelle», scrive il giovane in una lettera, anticipata da alcuni quotidiani, in cui spiega i motivi del suo gesto.
«Siamo il Paese dell’integrazione quando sei un giovane talento – scrive sui social Marchisio – o quando segni il gol decisivo in una partita importante, ma che si rifiuta di essere servito al ristorante da un ragazzo di colore. Siamo il Paese dell’integrazione quando l’atleta vince la medaglia alle Olimpiadi. Siamo il Paese dell’integrazione che cerca improbabili origini italiane quando l’attrice che ci fa emozionare vince il Premio Oscar, ma che quando in classe con i propri figli ci sono dei ragazzi di colore storce il naso. Io non posso neanche immaginare cosa abbia provato Seid Visin, ma sono certo che un Paese che spinge un giovane ragazzo a fare un gesto così estremo è un Paese che ha fallito. Pensateci quando fate le vostre battute da imbecilli, quando fate discorsi stupidi e cinici sui gommoni e sul colore della pelle, soprattutto sui social network. Facciamo un po’ schifo. Tutti. Di centro, di destra, di sinistra».
Egan Arley Bernal Gómez (Zipaquirá, 13 gennaio 1997) è un ciclista su strada e mountain biker colombiano che corre per il team Ineos Grenadiers. Professionista dal 2016 e corridore da corse a tappe, con caratteristiche di scalatore puro, in carriera ha vinto il Tour de France 2019, primo vincitore colombiano nella storia del Tour, e il Giro d’Italia 2021.
Il tampone è stato effettuato giovedì in vista del viaggio di ritorno in Colombia. Il campione del Giro 2021 è in isolamento a Monaco con la sua compagna Maria Fernanda, con sintomi minori.
Egan Bernal è risultato positivo al Covid-19 cinque giorni dopo aver vinto il Giro d’Italia. La scoperta dopo un tampone effettuato in preparazione di un viaggio dall’Europa alla Colombia, in programma sabato.Bernal e la sua compagna Maria Fernandasono ora in isolamento a Monaco, con sintomi minori. Dopo la crono di Milano, il 24enne scalatore era rientrato nella sua casa di residenza per un po’ di riposo e in attesa di effettuare il viaggio verso casa. Difficile dire quando Bernal sia rimasto contagiato, se durante l’ultima settimana del Giro o immediatamente dopo. L’ultimo test Pcr a cui i corridori del Giro si sono sottoposti durante la corsa risale al 24 maggio, la sera della tappa diCortina stravinta proprio dal colombiano: in quell’occasione, su 592 test totali, non erano emersi positivi, così come nella precedente tornata, durante il primo giorno di riposo, martedì 18 maggio.
L’ex giocatore e allenatore dell’Udinese è deceduto all’ospedale di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone. Agli inizi degli anni Duemila ha guidato il Como dalla C alla A
Loris Dominissini (Udine, 19 novembre 1961 – San Vito al Tagliamento, 4 giugno 2021) è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano
Lutto nel mondo del calcio. E’ morto Loris Dominissini. L’ex calciatore ed allenatore dell’Udinese, cresciuto nel settore giovanile della squadra friulana, è morto a soli 59 anni all’ospedale di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, a causa del Covid.
Portò il Como in Serie A – Nonostante si fosse da tempo negativizzato, la malattia aveva lasciato segni profondi nel corpo dell’ex centrocampista. Da giocatore Dominissini, dopo l’Udinese, ha vestito anche le maglie di Triestina, Pordenone, Messina, Reggiana, Pistoiese, Sevegliano e Pro Gorizia. Da allenatore invece, agli inizi degli anni Duemila, riuscì nell’impresa di guidare il Como di Preziosi alla doppia promozione dalla Serie C alla A. L’ultima esperienza nel 2006 sulla panchina della “sua” Udinese in coppia con Nestor Sensini.
Basta premere un tasto o un link per far partire una reazione a catena che ci espone a un bombardamento di spam
Talvolta la cura è peggiore del male. Alcuni truffatori digitali stanno utilizzando false e-mail di cancellazione (o meglio «unsuscribe») per scovare indirizzi email validi da bombardare di spam.
Un sistema semplice e geniale – Il tasto o il link di «unsuscribe» è nato per disiscriversi da servizi email, come le newsletter, che non vogliamo più ricevere. Tutti abbiamo ricevuto almeno una volta una missiva che chiedeva di «premere qui se non vuoi più ricevere le nostre mail», di «cliccare sul link disiscrizione», di «seguire il link per la cancellazione». Fin qui nulla di male, la maggior parte delle volte sono link reali. Visti al contrario però quei tasti e link sono degli strumenti potentissimi. Come rilevato dal sito di cybersecurity Bleeping computer, truffatori digitali utilizzano sempre più spesso questi link di disiscrizione per verificare il nostro indirizzo email. Cliccando infatti confermiamo che l’account è attivo e quindi perfetto per ricevere spam ed essere bombardato da email non volute.
Come funziona la trappola – Il sito ha scovato anche delle mail ad hoc inviate dagli «scammers». Sono messaggi semplici, il cui oggetto può essere «Conferma il tuo indirizzo email», «Verifica», «Per favore, conferma la tua cancellazione» e cose simili. Dentro l’email si trovano link e tasti, spesso colorati e bene in evidenza, che invitano a confermare la propria scelta di cancellazione. Una volta cliccati ecco partire la reazione a catena: il nostro account invia un’email a numerosi account dei truffatori e così la trappola è scattata. Il nostro indirizzo email è pronto per essere bombardato. Va detto che queste email sono piuttosto facili da riconoscere. Sono spesso di scarsa fattura, con colori improbabili, grafica in bassa risoluzione, sgrammaticate. In consiglio però è di fare sempre attenzione ai link nelle mail che chiedono di disiscriversi da qualcosa. Spesso infatti sono camuffati all’interno di messaggi insospettabili.
Seid Visin era stato nelle giovanili del Milan: nato in Etiopia e poi adottato, ha lasciato una lettera raccontando il razzismo che subiva
Una lettera straziante, lucida, potente. Così potente che puoi vederlo, Seid, mentre scrive «ovunque io vada, ovunque io sia, sento sulle mie spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone». Seid Visin aveva 20 anni. Era nato in Etiopia ed era stato adottato in Italia da piccolo, a Nocera Inferiore, dove l’altro giorno si è tolto la vita e dov’era tornato dopo un paio di stagioni passate a Milano a giocare nelle giovanili del Milan con Donnarumma. Aveva indossato anche la maglia del Benevento ma alla fine aveva scelto di studiare. Fine del calcio professionistico. Di recente si era impegnato per l’Atletico Vitalica, una squadra di calcio a cinque.
La famiglia – Lo sport, lo studio, la famiglia. Ma Seid avrebbe voluto anche altro, e cioè vivere in un mondo senza razzismo. Lo sguardo di disprezzo, la donna che si tiene la borsetta se sali sull’autobus, la commessa che ti segue convinta che ruberai… ogni piccolo gesto è la lama di un coltello che ti tormenta. E Seid la sentiva ogni giorno di più, quella lama. Tempo fa aveva scritto sull’argomento una lettera mandata ad alcuni amici e alla sua psicoterapeuta. Parole drammatiche che oggi sono anche il suo testamento. Eccone alcuni stralci. «Io non sono un immigrato» scriveva. «Sono stato adottato da piccolo (…). Ricordo che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, tutti si rivolgevano a me con gioia, rispetto e curiosità. Adesso sembra che si sia capovolto tutto». (…) «Ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani (bianchi) non trovassero lavoro». E ancora: «Dentro di me è cambiato qualcosa», scriveva Seid. «Come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone, che non mi conoscevano, che ero come loro, che ero italiano, bianco».
La confessione – Poi una sorta di confessione: «Facevo battute di pessimo gusto su neri e immigrati (…) come a sottolineare che non ero uno di loro. Ma era paura. La paura per l’odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati». Il finale chiarisce che «non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente “Vita”».
Calcio, muore a 20 anni per un malore Seid Visin: aveva giocato con Donnarumma nelle giovanili Milan
Ucciso da un malore, si era ritirato dallo sport professionistico. Il suo club: lanciamo un pallone nel cielo
Seid Visin
Era una giovane promessa. Ha vestito le maglie di Milan e Benevento. Nelle giovanili rossonere aveva condiviso la stanza al ritiro con un altro talento, il portiere Gianluigi Donnarumma. , origini etiopi, è morto a soli vent’anni. Trovato senza vita in casa. Un malore.
Trasferitosi in Italia da bambino, ha vissuto per alcuni anni a Nocera Inferiore, in Campania, la città dei suoi genitori adottivi, per poi trasferirsi a Milano e cercare di sfondare nel grande calcio. Prima del 2016-2017, il suo ultimo anno di attività a livello agonistico, Seid si è messo in mostra in mostra nei settori giovanili dei due club. La voglia di tornare a casa l’ha riportato a Benevento nel 2016, prima che Seid dicesse definitivamente addio al calcio professionistico per tornare a divertirsi in una squadra di calcio a cinque, l’Atletico Vitalica.
Proprio il club campano ha salutato Seid con un post sui canali social della squadra: «Il tuo sorriso, il tuo indiscusso talento, la tua naturale e straordinaria predisposizione a dare del “tu” alla palla restano impressi nella nostra mente. Nel cuore porteremo per sempre la tua discrezione e la refrattarietà a vedere il calcio come fonte di guadagno. Decubertiano nell’animo, hai fatto della partecipazione l’unica vera vittoria ricercata e la compagnia l’unico compenso di cui avevi bisogno. Oggi vai via, come sei arrivato: lasciandoci attoniti, senza parole. Sei e resterai nella storia di ciascuno di noi, perché eterni sono i legami di chi vuol bene senza chieder nulla in cambio. La bandiera dell’Atletico Vitalica oggi, più che mai, è ammainata. Lanciamo idealmente un pallone al cielo, se non torna indietro, sappiamo chi ce lo avrà nascosto ancora una volta. A-DIO Seid, talento enorme dal cuore fragile».
«Fermare le partite non basta, fosse per me ogni squadra dovrebbe avere almeno un giocatore di colore in organico, in modo da forzare calciatori, allenatori e pubblico a confrontarsi con le altre culture». Jared Bi Zamble, centravanti del Codogno (Lodi) il 2 giugno a Varzi (Pavia) è stato vittima dell’ennesimo episodio razzista della sua carriera, in un match del campionato di Eccellenza. Entrato a 14 minuto dalla fine, autore del gol della sicurezza per la propria squadra e bersagliato da «buuu» razzisti e ululati provenienti dalla tribuna. Ha risposto subito nel modo più’ efficace, segnando un altro gol, mentre i dirigenti della squadra pavese accompagnavano fuori l’autore del gesto.
A raccontare l’episodio è lo stesso attaccante italo-ivoriano (nato a Cremona e cittadino italiano a tutti gli effetti), 27 anni di cui oltre dieci sui campi del Nord Italia fra Lega Pro e Dilettanti, noto anche per l’amore per la pittura. «Mi è successo altre volte in passato, e anche di peggio – racconta lui dopo la partita – ma l’episodio di mercoledì non me lo aspettavo proprio. Eravamo in vantaggio e con il mio gol abbiamo messo il risultato al sicuro. La frustrazione, insieme a un po’ di ignoranza, ha scatenato reazioni razziste tra il pubblico, da parte di una persona in particolare che ha iniziato a provocarmi con il verso della scimmia. All’inizio non ci ho badato, anche perché il resto del pubblico ha cercato di isolarlo, poi siccome continuava ho segnalato l’episodio all’assistente dell’arbitro».
Il direttore di gara, informato di quanto stava accadendo, ha guardato prima la tribuna e poi il centravanti del Codogno. Il quale lo ha rassicurato che si poteva continuare. E subito dopo ha messo a segno la sua doppietta personale, il miglior modo per far tacere i razzisti. «Ho individuato quasi subito il responsabile, perché è andato avanti a insultarmi per diversi minuti. Io stesso mi sono rivolto a lui, credo di avergli detto che è troppo facile ulularmi dietro quando siamo separati da una rete. Gli avversari? Mi hanno subito espresso solidarietà. Anche il presidente del Varzi è venuto a scusarsi personalmente negli spogliatoi, assicurandomi che l’autore del gesto era stato allontanato dalle tribune. Altre volte in passato, purtroppo, non è successo». Zamble infatti racconta di aver subito per tutta la carriera epiteti e insulti razzisti in campo, a volte dal pubblico e altre dagli avversari: «Mi dico sempre che è un modo facile per provocare un avversario che temono. O che magari e’ colpa della frustrazione quando non riescono a fermarmi. Pero’ mia madre dopo un paio di volte ha scelto di non venire più a vedermi giocare, ha paura di dover assistere a episodi spiacevoli. Certo è che indossare una maglietta “no al razzismo” non è abbastanza. Servono segnali piu’ forti».
MILANO – FC Internazionale Milano dà il benvenuto a Simone Inzaghi come nuovo allenatore della Prima Squadra: il tecnico ha firmato un contratto biennale con il Club nerazzurro. #WelcomeSimone
Gli inizi a Piacenza, il salto alla Lazio, ora nuove sfide con l’Inter: inizia oggi l’avventura di Simone Inzaghi sulla panchina nerazzurra
Il pallone nel destino. Perché quando nasci in un piccolo paese alle porte di Piacenza e hai un fratello di nemmeno tre anni più grande di te, non fai altro che sognare una cosa, assieme a lui: il calcio. La maglia del Piacenza, gli autografi di quei centravanti che, per chi aveva la stanza tappezzata di bandiere e sciarpe biancorosse, erano degli idoli da inseguire, da aspettare per una foto. San Nicolò: il fiume Trebbia a dividere dal Galleana, a 5 chilometri da casa, l’impianto che ispirava i fratelli Inzaghi. Tra passeggiate nei boschi alla ricerca di funghi e le giornate passate a pescare, alla fine vinceva sempre il pallone. Ovunque, e in ogni modo. In cortile o in mansarda, sui campi di terra o sull’asfalto.
Simonee una sfida continua: fare gol. Negli esordienti della squadra di San Nicolò chiuse una stagione con 92 reti. 92! L’obiettivo sempre fisso: diventare un calciatore. E allora il naturale sbocco proprio al Piacenza, nel primo sogno di infanzia realizzato. Oltre al costo del cartellino il San Nicolò, il giorno in cui salutò Simone, ricevette 40 palloni, le casacche per gli allenamenti e delle nuove reti per le porte.
Intrecci e ricordi, che fanno ripercorrere la carriera da calciatore di Simone Inzaghi. La gavetta sui campi di provinciatra Carpi, Novara, Brescello e Lumezzane, prima dell’affermazione attesa con il suo Piacenza. 15 gol alla prima stagione in Serie A, nel 1998, a 22 anni. Poi il salto alla Lazio, con gol pesanti e lo storico Scudetto nel 2000. Ci sono 3 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane nel passato da calciatore di Simone Inzaghi, miglior marcatore nelle coppe europee della storia biancoceleste ed entrato negli annali come primo giocatore italiano a segnare 4 reti in una partita in Champions League (14 marzo 2000, Lazio-Marsiglia 5-1).
Terminata la carriera da calciatore nel 2010, Inzaghi passa subito sulla panchina: nel 2010-2011 inizia l’avventura come tecnico nel Settore Giovanile della Lazio. Nel 2014 diventa l’allenatore della Primavera (2 Coppe Italia e una Supercoppa), poi nell’aprile del 2016 sul finire di campionato viene promosso in Prima Squadra. 7 partite per chiudere la stagione e ottenere la riconferma anche per l’anno successivo. Allenerà la Lazio per altri cinque: un trionfo in Coppa Italia nel 2019, due Supercoppe Italiane (2017 e 2019) e il quarto posto nel 2020 con il ritorno in Champions League per i biancocelesti.
Simone Inzaghi, che in carriera da calciatore ha collezionato tre presenze con la maglia della nazionale azzurra, è ora pronto a intraprendere una nuova, esaltante avventura: quella di allenatore dell’Inter.
Momenti di paura alla Coop di Ponte a Greve – Il video, testo di Jacopo Storni /CorriereFiorentino Tv
Ponte a Greve (Firenze), Giovedì 03 Giugno 2021 – Incendio al centro commerciale Coop di Ponte a Greve intorno alle 14.30, quando la copertura del tetto ha cominciato a bruciare. Evacuati in pochi minuti tutti i clienti e i dipendenti, che si sono riversati ne parcheggio esterno della struttura, senza far registrare nessun ferito. Dentro il supermercato, molto fumo e prodotti anneriti. La colonna di fumo si è levata altissima bel cielo ed è visibile da lontano. L’incendio avrebbe poi coinvolto parti del supermercato, principalmente gli spogliatoi dei dipendenti, dove sarebbero andati perduti telefoni, chiavi e vestiti.
A Firenze a fuoco il tetto di un centro commerciale
Firenze, maxi incendio alla Coop di Ponte di Greve: evacuata l’intera struttura
Le squadre di pulizia raccolgono tonnellate di plastica bruciata, pesci e tartarughe marine avvelenati dall’acido nitrico lungo le spiagge del paese, colpito dalle più grave catastrofe ecologica della sua storia. Il danno potrebbe essere accresciuto dalla fuoriuscita del carburante.
Tonnellate di plastica bruciata, bitume, pesci e tartarughe marine avvelenati dall’acido nitrico, è quello che le squadre di pulizia stanno raccogliendo lunghe le spiagge dello Sri Lanka, funestato dalle più gravecatastrofe ecologicadella sua storia. Ma questo disastro cominciato due settimane fa, quando sulla porta container “MV X-Press Pearl” carica di agenti chimici altamente nocivi è scoppiato un incendio, rischia adesso di essere aggravato dalla fuoriuscita di centinaia di tonnellate di gasolio. Le immagini girate dagli elicotteri che sorvolano la zona già mostrano intorno all’imbarcazione le acque cristalline del Mare delle Laccadive insudiciate da ampie chiazze di petrolio. E adesso a Colombo tutti temono una possibile marea nera che sulle coste srilankesi produrrebbe gravissimi danni all’economia oltre che al prezioso ecosistema del Paese. Alcuni esperti temono che il disastro ecologico già compiuto sia soltanto l’inizio di una catastrofe epocale.
La nave ha bruciato per tredici giorni e ieri si è quasi interamente inabissata al largo del porto principale di Colombo. La società di Singapore X-Press Feeders, proprietaria del cargo, ha confermato che questo sta lentamente affondando dopo il fallito tentativo di rimorchiarlo verso acque più profonde nell’illusoria speranza di contenere i danni. Illusoria, spiegano gli scienziati, perché anche se la nave fosse colata a picco a largo delle coste, le conseguenze sarebbero state ugualmente spaventose.
La poppa di quest’imbarcazione di 31.600 tonnellate, lunga 186 metri e alta 45, è ora appoggiata sul fondale a una profondità di una ventina di metri mentre la prua è ancora al di sopra della linea di galleggiamento. Le autorità hanno deciso di vietare la pesca a cinquanta miglia dalla costa, mettendo a rischio la stabilità economica di decine di migliaia di pescatori. I quali, aiutati da centinaia di soldati, a bordo di quasi seimila pescherecci hanno subito cominciato a ripulire le coste e, soprattutto, il loro mare.
Il governo di Colombo ha chiesto aiuto alla Guardia costiera indiana, che ha già partecipato alle operazioni di spegnimento dell’incendio scoppiato a bordo. Una nave indiana con equipaggiamento specializzato è appena arrivata sul posto, pronta a usare le sostanze chimiche che disperdono il petrolio e lo skimmer a spazzola per ripulire la superficie marina, se le perdite di gasolio dovessero diventare consistenti. Oltre alle 330 tonnellate di gasolio presenti sul cargo, a preoccupare le autorità sono anche altre sostanze che la nave trasportava in grande quantità, ossia i lubrificanti, i cosmetici e un “carico pericoloso” di 81 container, tra cui 25 tonnellate di acido nitrico. A ciò vanno aggiunti gli altri 1400 container contenenti beni di ogni genere, molti dei quali bruciati nei giorni scorsi. Ora, lo spegnimento delle fiamme divampate a bordo il 20 maggio scorso è stato ritardato per via dei forti venti monsonici, generati dal recente passaggio nella vicina India di un ciclone.
Dharshani Lahandapura, direttore dell’Autorità che protegge l’ambiente marino dello Sri Lanka (Mepa), ha detto che questo è “il peggiore disastro ecologico al quale ha assistito in vita sua“. Lahandapura ha poi aggiunto che l’11 maggio l’equipaggio era già al corrente di una perdita nei serbatoi di acido nitrico, probabile causa dell’incendio, prima che la nave entrasse nelle acque territoriali dello Sri Lanka, diretta verso la Malesia e Singapore. E’ stata aperta un’inchiesta criminale e il portavoce della polizia locale, Ajith Rohana, ha dichiarato che il capo dell’equipaggio e il meccanico del cargo incidentato erano stati entrambi interrogati per ore lunedì scorso, e che un tribunale ha ordinato la confisca dei loro passaporti. Infine, il presidente srilankese, Gotabaya Rajapaksa, ha chiesto aiuto all’Australia per valutare i danni già inflitti all’ambiente. Da ieri, intanto, tonnellate di granuli di plastica destinati all’industria dell’imballaggio e contenute in chissà quali container della “MV X-Press Pearl” sono affiorate sulle coste occidentali del Paese, tra le più ricche di biodiversità dell’Asia meridionale.
I calciatori delle due nazionali sono stati accolti da un misto di ululati e applausi mentre erano inginocchiati in campo prima del fischio d’inizio, segno di solidarietà per la campagna Black Lives Matter. Infortunio per Alexander-Arnold: Europeo a rischio
Non è sicuramente stato un bell’inizio quello della nazionale inglese che mercoledì ha giocato la sua prima amichevole di preparazione in vista di Euro 2020. Avversaria della nazionale del Ct Southgate era l’Austria, sconfitta per 1-0 con gol del 19enne Bukayo Saka, talento dell’Arsenal. A preoccupare è stato il comportamento del pubblico, specie in prospettiva Europei e delle partite che si giocheranno a Wembley. Sarebbe dovuta essere una festa perché l’Inghilterra tornava a giocare davanti a dei tifosi, nello specifico gli oltre ottomila presenti al Riverside Stadium di Middlesbrough. Invece non è stato così. Isonori ululati rivolti ai 22 giocatori delle due nazionali quando si sono inginocchiati in campo, prima del fischio d’inizio in segno di solidarietà con la campagna ‘Black Lives Matter‘, fanno capire che gli appelli contro il razzismo e ogni forma d’intolleranza non sono stari recepiti da tutti, e dopo la gara anche Southgate non ha nascosto tutto il suo rammarico. Un gesto brutto, presto “coperto” o quasi dagli applausi da una parte del pubblico, ma l’amarezza resta.
"I'm quite taken aback as to how loud that was" – @bbcjohnmurray
Listen to the moment some fans inside the Riverside booed England and Austria players taking the knee.
Infortunio per Alexander-Arnold: Europeo a rischio – Questioni di campo. A tenere con il fiato sospeso la nazionale inglese e il Ct Southgate è l’infortunio di Alexander-Arnold che ora rischia di essere ‘tagliato’ e di non partecipare all’Europeo: l’esterno del Liverpool infatti è uscito zoppicando dal campo nei minuti finali, dopo aver accusa un fastidio – con ogni probabilità di natura muscolare – alla coscia. Sorride invece Jude Bellingam, che con i suoi 17 anni e 338 giorni, è diventato il più giovane giocatore della nazionale a essere stato schierato dall’inizio dal 2003 a oggi.
FESTA della REPUBBLICA – 2 giugno 2021 – Noi siamo l’Italia
2 giugno 1946. Il primo giorno della Repubblica
La nascita della Repubblica Italiana avvenne il 2 giugno 1946, in seguito ai risultati del referendum istituzionale indetto quel giorno per determinare la forma di governo dopo la fine della seconda guerra mondiale.
La prossima stagione da 29,99 euro al mese, promozioni per i nuovi clienti. Possibile collegare 6 dispositivi
Dazn ha svelato le offerte per la prossima stagione, quando trasmetterà anche tutta la Serie A in streaming (7 gare in esclusiva e 3 in co-esclusiva). Questi i prezzi per l’abbonamento: a partire dal 1 luglio, la proposta di Dazn avrà un prezzo di 29,99 euro al mese e, per i nuovi clienti che si abboneranno dall’1 al 28 luglio, è prevista un’offerta di 19,99 euro al mese per 14 mesi. Inoltre, per chi è già abbonato, Dazn comunicherà a breve le ulteriori offerte a loro dedicate in aggiunta a quella relativa al costo dell’abbonamento a 19,99 euro al meseanziché 29,99 euro.
GLI ALTRI APPUNTAMENTI – Gli eventi su Dazn saranno visibili su un massimo di sei dispositivi con la possibilità di visione in contemporanea dello stesso evento su due dispositivi. Oltre alla Serie A, per quanto riguarda il calcio Dazn trasmetterà anche LaLiga e il meglio del calcio internazionale con la Copa Libertadores, Copa Sudamericana, FA Cup, Carabao Cup, MLS, oltre ai canali tematici di FC Internazionale e AC Milan.
Il centrocampista dell’Inter salterà gli impegni della sua Nazionale
Arturo Vidal
Il centrocampista cileno dell’Inter, Arturo Vidal, è stato ricoverato in ospedale in Cile dopo essere risultato positivo al Covid-19. Lo rende noto lo staff medico della Nazionale cilena, con la quale Vidal non potrà dunque giocare giovedì contro l’Argentina per la qualificazione ai Mondiali.
“Il corpo medico della nazionale cilena sottolinea che su richiesta di Arturo Vidal, si comunica che il giocatore è stato diagnosticato positivo al Covid nel corso della visita preventiva quotidiana effettuata lunedì 31 maggio“, indica un comunicato pubblicato sul sito del Cile.
In precedenza, il team medico aveva riferito che Vidal non si stava allenando ed era stato separato dal resto della squadra per aver presentato “una sindrome febbrile dovuta a tonsillite“. Il 34enne centrocampista era stato vaccinato contro il Covid-19 insieme ad altri giocatori della squadra cilena. Le infezioni da coronavirus in Cile rimangono oltre le 6.000 al giorno e il sistema sanitario nazionale è sopraffatto. Dopo 14 mesi di pandemia, il Covid-19 ha ucciso 29.000 persone per 1,3 milioni di contagi nel Paese.