Colpo di sole e colpo di calore in agguato d’estate: come riconoscerli e difendersi


articolo di Cristina Marrone: https://www.corriere.it/salute/pediatria/cards/colpo-sole-colpo-calore-come-difendersi/come-riconoscere-colpo-sole_principale.shtml

(Getty images)

Il colpo di sole è legato all’esposizione diretta ai raggi solari. Comporta un aumento della temperatura corporea oltre i 38 gradi e può associarsi a scottature. Il colpo di calore, invece, si manifesta quando la temperatura esterna è molto alta e una persona non riesce efficacemente a disperdere calore. A volte il colpo di calore si sovrappone a quello di sole. I più a rischio sono i bambini, tanto più quanto più sono piccoli

Come riconoscere il colpo di sole – Nei colpi di calore in genere il bambino (ma anche l’adulto) lamenta mal di testa, ha un senso di vertigine e appare inappetente. Poi compaiono le vescicole sulla pelle che sono un segnale di ustione e, infine, aumenta la temperatura corporea.

Cosa fare in caso di colpo di sole Evitare di rimanere al sole e ripararsi in un luogo rinfrescato. Non conviene rifugiarsi sotto l’ombrellone, se si è al mare, perché i raggi filtrano e la temperatura è comunque elevata: si rischia così anche il colpo di calore. È utile la somministrazione di antipiretici per abbassare la febbre, di creme idratanti per alleviare il fastidio delle ustioni.

I disturbi da calore– Con alte temperature possono manifestarsi disturbi da calore. I sintomi sono: debolezza, mal di testa, sensazione di vertigine, nausea e a volte vomito, cute pallida e sudaticcia, bocca secca, riduzione della pressione, nei casi estremi perdita di coscienza.

Il colpo di calore – I primi campanelli d’allarme del colpo di calore sono sonnolenza, irritabilità e inappetenza. Possono verificarsi crampi muscolari, temperatura corporea molto alta, assenza di sudorazione, vertigini, confusione, cute calda, arrossata, secca all’inizio e poi di un colorito grigiastro, respiro profondo e polso rapido e poi respiro superficiale e polso debole. Nei casi più gravi si può arrivare alla perdita di coscienza fino alla morte. continua a leggere

PALLAVOLO – ITALIA DA URLO!


PALLAVOLO – ITALIA DA URLO! DEMOLISCE 3-0 IL BRASILE E VINCE UN ORO STORICO NELLA VNL 2022

articolo: Pallavolo – Italia da urlo! Demolisce 3-0 il Brasile e vince un oro storico nella VNL 2022 – Eurosport

L’Italia vince per la prima volta la Nations League – foto gazzetta.it

PALLAVOLO, VNL 2022 (F) – Le “ragazze terribili” conquistano una splendida medaglia d’oro, trascinate ovviamente dai 21 punti di Paola Egonu, ma anche dalla classe di Caterina Bosetti, dal grande lavoro in difesa di Monica De Gennaro e alla combinata 1° tempi-muri delle centrali. Gruppo meraviglioso quello dell’Italia, che giunge all’11° successo di fila nel torneo!

IL TABELLINO

Italia – Brasile 3-0 (25-23; 25-22; 25-22)

  • Italia: Lubian, Gennari n.e., Bonifacio n.e., Malinov 1, De Gennaro (L), Fersino (L) n.e., Orro , Bosetti 11, Chirichella 9, Danesi 9, Pietrini 8, Nwakalor n.e., Sylla n.e., Egonu 21. All. Mazzanti.

E non solo…….

PALLAVOLO, ITALIA CAMPIONE NEGLI EUROPEI UNDER 18, FRANCIA BATTUTA 3-0 IN FINALE

PALLAVOLO, EUROPEI UNDER 18 – L’Italia fa il bis dopo il trionfo del 2020 superando in finale la Francia con un netto 3-0. Ottima prestazione di Thomas Barotto, autore di 16 punti, cui fanno eco i 15 di Lorenzo Magliano e i 12 di un utilissimo Alessandro Bristrot.

Rugby, Ryan Jones e la diagnosi di demenza a 41 anni: «Il mio mondo sta andando in pezzi»


articolo di Salvatore Riggio: https://www.corriere.it/sport/22_luglio_17/rugby-jones-demenza-diagnosi-41-anni-d8d3ff12-05c0-11ed-b53c-f5a8ed9fedc6.shtml

L’ex capitano del Galles rivela il suo dramma: «Ho paura, ho dei figli e vorrei essere un buon padre per loro». Gli altri casi: dalla perdita di memoria di Michael Lipman al caso Bobbie Goulding

Ryan Jones

A Ryan Jones, ex capitano del Galles di appena 41 anni, è stata diagnosticata una demenza a esordio precoce. Il mondo del rugby (e non solo) è in apprensione per lui. In patria è un’istituzione, ha vinto il Grande Slam nel Sei Nazioni (nessuna sconfitta) nel 2005 e poi come capitano nel 2008 e nel 2012. Nel mondo della palla ovale è un campione riconosciuto e rispettato. Adesso ha rivelato il suo dramma in un’intervista rilasciata al Times: «Sento che il mio mondo sta andando in pezzi. E ho davvero paura. Perché ho tre figli e tre figliastri e voglio essere un papà fantastico. Ho vissuto 15 anni della mia vita come un supereroe e non lo sono. Non so cosa mi riserverà il futuro», le sue parole dense di paura. E ancora: «Vorrei solo condurre una vita felice, sana e normale, ma sento che mi è stata portata via e non c’è niente che io possa fare. Non posso più allenarmi, non posso fare l’arbitro, non so più quali siano le regole del gioco».

Diagnosi atroce – Jones ha ricevuto la diagnosi di probabile encefalopatia traumatica cronica (Cte) a dicembre, quando gli è stato detto che era uno dei casi peggiori che gli specialisti avessero visto: «Le persone a me vicine notavano dei cambiamenti in me. Mi è stata diagnosticata la depressione e ho iniziato a rendermi conto che alcune delle mie funzioni cognitive non erano eccezionali. Ho cominciato a vedere che la mia memoria a breve termine non era buona. Stavo dimenticando le cose». L’ex capitano del Galles (75 le presenze totali in Nazionali, 33 quelle con la fascia sul braccio) qualche mese fa ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico di Performance Director nella Federazione di rugby gallese, ha raccontato tutta la sua angoscia: «Mi terrorizza perché non so se tra due anni saremo seduti qui e se questi episodi durano una settimana, due settimane o se sono permanenti. Questa è la paura, questo è quello che non riesco a scrollarmi di dosso. Non so come rallentarlo, farlo smettere, cosa fare». Il rugby sta «camminando a capofitto con gli occhi chiusi in una situazione catastrofica» . Infatti, sono molti i casi tra gli ex giocatori di rugby: «Ero un bambino che sognava di giocare per il Galles. Sono riuscito a vivere quel sogno. Ho capitanato il Galles più volte di chiunque altro fino a quando non è arrivato Sam Warburton e per nulla lo avrei cambiato. In quel momento è stato fantastico, ma oggi lo cambierei in base alla mia esperienza attuale».

Michael Lipman e la perdita di memoria – Un altro caso è stato quello di Michael Lipman, che ha giocato nella Nazionale inglese. «La perdita di memoria a breve termine è la cosa più difficile da affrontare. I miei figli lo trovano piuttosto imbarazzante», ha raccontato al Daily Mail. La vita non è più quella di una volta. A 42 anni è appesantito dal peso di una probabile encefalopatia traumatica cronica e di una demenza a esordio precoce: «Il modo in cui sta influenzando la mia famiglia e cosa riserva il futuro è la cosa più spaventosa. Mi spaventa a morte. Mio figlio ha appena compiuto quattro anni e mia figlia ha quasi 11 anni. Non capiscono nemmeno la parola demenza. Spiegarglielo più avanti nella vita sarà difficile, ma ora l’ho accettato. Sono passato da giocatore di rugby internazionale a praticamente niente. Quella transizione è durata 10 anni e la sto ancora attraversando. Grazie a Dio mi è stato diagnosticato presto perché puoi gestire i sintomi con i farmaci. Prendo circa 15 compresse al mattino, due a mezzogiorno e 10 la sera. Con mal di schiena e declino cognitivo, è una lotta per guadagnarsi da vivere. Mia moglie deve sostenere il doppio del carico di lavoro perché non posso guadagnare molti soldi». Infine: «Se l’orologio tornasse indietro a quando avevo 21 anni e mio padre dicesse “Puoi praticare sport professionistico, ma ti verrà diagnosticata una demenza a esordio precoce e CTE all’età di 40 anni”, cosa direi? Rifarei tutto di nuovo? No. Preferirei una vita lunga e sana con la mia famiglia piuttosto che una malattia neurodegenerativa». continua a leggere