articolo di Luca Cosentini – 10 Novembre 2022: https://www.calcioefinanza.it/2022/11/10/file-nascosti-ricatti-e-servizi-segreti-lintrigo-al-khelaifi-al-psg/

Un intrigo fra file segreti, ricatti, video “rubati” e taccuini misteriosi con, al centro, il presidente del PSG e dell’ECA, Nasser Al Khelaifi. È quanto rivelato in un lungo articolo da L’Equipe
La prova regina è un video di due minuti e sei secondi in cui si vede Hicham Karmoussi, steward di Nasser Al Khelaifi, che registra un messaggio video. L’uomo spiega di aver lavorato per il presidente del PSG per più di due decenni e di aver «visto molte cose. Quindi so delle cose che ha fatto. Ed ecco che ora mi stanno minacciando di andare in Qatar perché… uh… sanno che so molte cose. Quindi ecco, se mi succede qualcosa, lui è l’unico responsabile, è Mr. Al Khelaifi il responsabile. Non smette di dirmi: “Vieni in Qatar, vieni in Qatar’; e io non ci voglio andare».
La polizia non ha potuto datare il video, ma questo è stato aggiunto al contenuto di un disco rigido il 2 febbraio 2020, due settimane dopo l’arresto in Qatar di Tayeb Benabderrahmane, uomo d’affari e lobbista vicino al PSG, sospettato di aver avuto in suo possesso documenti compromettenti per il presidente Al Khelaifi. Dopo aver sfruttato il video, gli agenti della Direzione Generale della Sicurezza Interna (DGSI), i servizi segreti interni in Francia, che hanno messo le mani su queste immagini, hanno concluso che Hicham Karmoussi temeva chiaramente «che Nasser Al Khelaifi lo avrebbe fatto aggredire per farlo tacere» e che ha realizzato questo video «nel caso gli accadesse qualcosa».
Ma la vicenda ha radici lontane. Il tutto nasce nel 2016, quando un guardia, all’esterno di una mostra temporanea, riceve un taccuino da un visitatore misterioso. Successivamente, quando arriva nelle mani dei servizi segreti interni (DGSI), si scopre che in quel taccuino ci sono molte informazioni riservate, fra cui resoconti di operazioni di sorveglianza e dettagli secretati di operazioni di difesa. Alcuni mesi dopo, Alex Jordanov pubblica il suo libro “Le guerre nell’ombra del DGSI” e subito scatta l’allarme: chi ha passato le informazioni allo scrittore?
Alla ricerca della talpa, le indagini portano a Malik Nait-Liman, ex membro dei servizi segreti francesi, che ora è un dipendente del PSG, per conto del quale si occupa dei rapporti con i tifosi del club parigino. Scattano le perquisizioni nelle sue proprietà e nella sua casa alla periferia di Parigi trovano supporti tecnologici pieni di dati, che vengono prontamente sequestrati. Il 13 gennaio 2021 viene perquisito anche il suo ufficio a Boulogn, sede del PSG.
Ma la ricostruzione del caso e la comprensione di tutti quei dati è un lavoro difficile che richiede pazienza e precisione, fino a quando un rapporto segnala come Nait-Liman nel 2018, complice qualche incomprensione con i suoi superiori voglia andare a lavorare per il PSG. Ma anche qui le cose non vanno come previsto, tanto che Nait-Liman deve chiamare Bernard Squarcini, soprannominato “lo Squalo”. Da qui sembrerebbe che l’assunzione al PSG sia favorito, sempre da quanto racconta L’Equipe, un vecchio capo dell’intelligence francese. Tutto risolto: Nait-Liman viene assunto al PSG. Ma si scoprirà che l’uomo lavoro già nell’ombra per conto del PSG e non proprio solamente per i rapporti con i tifosi.
Bisogna tornare nel 2017 quando Jean-Martial Ribes, direttore della comunicazione del club, chiede a Nait-Liman di accelerare il rinnovo del permesso di soggiorno della moglie marocchina. “Ha contatti con la prefettura di Nanterre? – chiede Ribes a Nait-Liman -. È importante per il permesso di soggiorno di mia moglie che scade il 23 giugno”. L’allora poliziotto sa che potrebbe giocare lì il suo futuro e intende dimostrare la sua efficacia. Si dà da fare e va lui stesso nella stessa prefettura per accelerare il processo e avrebbe chiesto, inoltre, l’intervento di un comandante a cui è vicino. Permesso di soggiorno ottenuto e prova superata.
Due anni dopo, quando l’ufficiale di polizia si è dimesso e lavora a tempo pieno nel club, Ribes gli affida un compito particolare: raccogliere informazioni su un tifoso che ha ricevuto uno schiaffo da Neymar durante la finale della Coupe de France contro Il Rennes. «Devi mettere insieme un dossier veloce – scrive Ribes – potrebbe avere precedenti». La risposta di Nait-Liman è la seguente: «Domani non sono qui. Lo chiederò ai poliziotti, ma ho bisogno della sua identità… ho bisogno di lupi arrabbiati su di lui». Ribes è d’accordo: «È un truffatore». Niait-Liman si infastidisce e sentenzia: «Avrebbero dovuto buttarlo fuori alle prime provocazioni. È colpa della Federazione e degli incapaci che garantiscono la sicurezza dello Stade de France».
L’identità viene scoperta e Ribes fa partire una campagna social, che poi si scoprirà portata avanti da profili fake, per screditare il tifoso. Interrogato sull’accaduto, Nait-Liman, confessa di aver usato i suoi contatti della polizia, premiati poi con ospitate nei plachi d’onore del Parco dei Principi, per indagare su persone vicine al presidente Al Khelaifi, ovviamente su richiesta, o di aver ottenuto altri favori come velocizzare alcune pratiche.
Qui entra in gioco anche la figura di Tayeb Benabderrahmane, che chiede aiuto a Niait-Liman per favorire contatti politici del Qatar ad avere la meglio sui concorrenti degli Emirati Arabi Uniti. Per la DGSI i posti alle partite del PSG sarebbero quindi ben utilizzati per avvicinare personalità come quella di Yassine Belattar che Benabderrahmane descrive come «molto legato a Macron» o quella dell’editorialista francese Michel Taub, scrittore nel 2019 del libro “La faccia nascosta degli Emirati Arabi Uniti».
Ma quando le cose iniziano ad andare male a Tayeb Benabderrahmane? A quanto ricostruito dal DGSI, il 28 dicembre 2018 il lobbista chiede a Nait-Liman una nota di intelligence per il «grande capo». La nota in questione prende di mira un certo Adel Aref, capo di gabinetto di Nasser al-Khelaïfi, oggi in disgrazia. Cita la sua storia come vittime di due furti con scasso, informazioni recuperate dal fascicolo di elaborazione della storia criminale e affermazioni di carattere privato, gravi ma in nessun modo verificate, non essendo accertata l’origine di questa nota.
Il DGSI ha provato a ricostruire ulteriori dati cancellati dalle chiavette USB trovate a Nait-Liman, dalle quali sono state ritrovati numerose chat di Nasser al-Khelaïfi con giocatori del PSG, come Thiago Silva o Zlatan Ibrahimovic, foto personali nei momenti di relax, o in compagnia dell’emiro Tamim ben Hamad Al Thani, documenti e mezzi di pagamento.
I metadati di alcuni documenti, come una discussione WhatsApp con Jérôme Valcke (ex segretario generale della FIFA condannato in appello nel giugno 2022 dalla Svizzera nell’ambito dell’affare FifaGate), cita un certo “Tayeb” come autore. Secondo gli inquirenti, questi elementi tendono a provare l’esistenza di un backup di un telefono appartenuto a Nasser Al Khelaifi.
Secondo L’Equipe, questi dati potrebbero essere di grande interesse per i giudici incaricati dell’informazione giudiziaria aperta sulle condizioni per l’assegnazione della Coppa del Mondo 2022 in Qatar. Diverse migliaia di sequenze video, datate nell’estate del 2018, sono state scoperte dagli inquirenti. Le immagini provengono da una microcamera nascosta che riprende una camera da letto di un appartamento, dove c’è un letto a baldacchino: le tende e le persiane della stanza sono costantemente chiuse e in una sequenza, Nasser Al Khelalfi e una donna vengono ripresi nella loro «più stretta privacy».
Si vede, inoltre, l’amministratore di Al Khelaifi, Hicham Karmoussi, che perquisisce la stanza, anche il resto dell’alloggio in assenza dei due occupanti principali». Questi ultimi, secondo gli inquirenti, non sembrano essere informati della presenza di telecamera nascosta. Gli inquirenti pensano che «questa vicenda abbia inizio con il licenziamento di un dipendente disonesto che poi ha minacciato di rivelare elementi privati». Contattato, Francis Szpiner, l’avvocato del boss del club della capitale, non ha voluto commentare il contenuto di questi dati.
All’inizio del 2020 Tayeb Benadberrahmane è trattenuto contro la sua volontà in Qatar. Secondo le dichiarazioni del suo legale dell’epoca, W Olivier Pardo, al Consiglio degli avvocati di Parigi, il Paese ha aperto un’indagine amministrativa per aver minato la sicurezza dello Stato e lo avrebbe accusato di detenere le «registrazioni rubate della vita intima» di Nasser Al Khelaifi.
Benadberrahmane afferma di essere stato sequestrato e torturato per molti mesi in Qatar, prima di essere finalmente rilasciato nell’estate del 2020, dopo aver firmato, sotto costrizione, un protocollo transazionale con il quale si impegnava a fornire un certo numero di dati in suo possesso. Ha presentato diverse denunce a Parigi e in particolare rimprovera al suo avvocato dell’epoca, W Pardo, di non averlo difeso correttamente, cosa che quest’ultimo contesta vigorosamente.
Accusa inoltre Al Khelaifi di aver utilizzato i mezzi dello Stato del Qatar per trattenerlo contro la sua volontà in un Paese straniero al fine di ottenere «la consegna forzata di documenti compromettenti e per cercare di soffocare questa oscura vicenda».«Non abbiamo approfittato della situazione di qualcuno per firmare un protocollo sfavorevole», ribatte una fonte nell’entourage di Nasser al-Khelalli. Volevamo solo recuperare i dati privati rubati in cambio dei quali non abbiamo presentato un reclamo.
In una conversazione datata 15 aprile 2020, la prima tra Tayeb Benabderrahmane e sua moglie dall’inizio della sua detenzione in Qatar, il primo è apparso estremamente segnato e ha detto alla moglie: «hanno provato molte cose, vedi», questo che ha portato gli inquirenti a concludere «che la detenzione non è stata facile per lui». Tayeb Benabderrahmane ha già accennato alla possibilità, all’epoca, che il suo avvocato abbia firmato qualcosa con altri avvocati. La moglie, molto preoccupata, riassume la questione: “Noi diamo, loro ti liberano”.
Due ex agenti di polizia, tra cui Malik Nait-Liman, sono stati incriminati, in particolare per falso e uso di falsi, corruzione, occultamento e complicità nell’appropriazione indebita dello scopo di un fascicolo, complicità e occultamento in violazione del segreto professionale e complicità e ricettazione e, infine, per accesso fraudolento a un sistema di trattamento dei dati personali.
Tayeb Benabderrahmane è stato incriminato per favoreggiamento in ingresso e soggiorno illegali, contraffazione e uso, spaccio di infleunza, complicità e occultamento di violazione del segreto professionale. Hicham Karmoussi, da 25 anni steward di Nasser Al Khelaifi, l’uomo dai molti segreti, attende «di essere ascoltato dalla giustizia”, secondo il suo avvocato M’Antoine Ory che aggiunge: «Contrariamente a quanto potrebbe essere stato detto, lui non si nasconde assolutamente».