[FOOTBALL AFFAIRS] Perché l’Inter deve guardare alla vendita del Liverpool


articolo di Luciano Mondellini 12 Novembre 2022: https://www.calcioefinanza.it/2022/11/12/football-affairs-perche-linter-deve-guardare-alla-vendita-del-liverpool/

In settimana, poche ore dopo che l’amministratore delegato del Milan Ivan Gazidis ha annunciato che a partire dal 5 dicembre non sarà più il numero uno operativo del club rosso nero, Calcio e Finanza per prima ha indicato in Giorgio Furlani quale nuovo possibile ceo della società di via Aldo Rossi. L’ufficialità è poi arrivata nel tardo pomeriggio di ieri.

La nomina del 43enne manager milanese va salutata quale segno di continuità con la strategia del Milan degli ultimi anni (da quando cioè il club è arrivato nelle mani del fondo Elliott): una strategia volta a coniugare un netto miglioramento dei conti in bilancio con una crescita della competitività della squadra in campo italiano e internazionale.

Furlani, infatti, per quanto grande tifoso rossonero, è soprattutto un grande esperto di finanza. Infatti, dopo aver iniziato la carriera in Lehman Brothers è poi approdato a Elliott dove è rimasto 12 anni lavorando a operazioni importanti quali Ansaldo Sts e TIM. In questo quadro ci sono pochi dubbi sul fatto che sotto la sua gestione, che ufficialmente inizierà i primi giorni di dicembre, il club saprà mantenere sotto controllo, se non migliorare ulteriormente, la propria posizione economica.

Nello stesso tempo la nomina di Furlani è una conferma, come questa testata ha sempre segnalato, che la vendita del Milan da parte di Elliott alla Red Bird di Gerald Cardinale sembra più un affiancamento nella gestione del club che una cessione vera e propria. Per quanto, infatti, Furlani si sia dimesso dagli incarichi in Elliott, dove era portfolio manager, per assumere l’incarico di numero uno operativo rossonero, il manager milanese resta pur sempre un uomo di fiducia di Paul e Gordon Singer, i patron del comparto USA, che gli hanno consentito di scalare in breve tempo i gradini della finanza mondiale.

In questo quadro sarà interessante capire in questa ottica di affiancamento quanto Elliott sia legato a RedBird sia per quanto riguarda il noto vendor loan, sia magari in quanto partecipante e investitore nella stessa società di Cardinale a cui il MIlan è stato venduto.

Il Liverpool è in vendita: ecco perché – L’altra notizia che in settimana ha squassato il mondo dello sport business a livello globale è quella per cui il Fenway Sports Group (FSG), il proprietario statunitense del Liverpoolha messo in vendita la società dei Merseyside, il club considerato non a torto il più glorioso d’Oltremanica visto il palmares che annovera inter alia sei Coppe dei Campioni e 19 titoli nazionali inglesi (anche se con un fan base inferiore a quella dei rivali storici del Manchester United)

I proprietari del Liverpool – in cui, va ricordato, ha una quota anche la Red Bird del proprietario del Milan Gerald Cardinale – hanno fatto trapelare alla stampa britannica che ascolteranno offerte da oltre 3 miliardi di sterline in su (circa 3,5 miliardi di euro) per valutare la cessione del club che milita nella Premier League. Una valutazione che FSG reputa quale base minima da cui partire (il cosiddetto “floor”), ma è evidente che avendolo annunciato pubblicamente l’intento è quello di fare partire un’asta.

In questo quadro sarà interessante se e a quanto il Liverpool passerà di mano. Considerando che il Chelsea è stato venduto a inizio estate per 2,5 miliardi di sterline. Guardando ai bilanci dei due club, i Reds – secondo gli ultimi dati disponibili, relativi alla stagione 2020/21, pesantemente impattata dall’emergenza Coronavirushanno chiuso con ricavi per 580 milioni e un rosso ridotto a 5,7 milioni di euro. Numeri decisamente migliori di quelli fatti registrare dai Blues, con un fatturato di circa 500 milioni di euro e un rosso monstre di 172 milioni, che ha fatto seguito all’utile del 2019/20.

Non solo, ma la cifra sarà anche interessante in quanto ci sono altre variabili da considerare, quasi in una situazione incrociata di vantaggi e svantaggi. A favore del Liverpool gioca infatti il blasone e gli assoluti quattro quarti di nobiltà nella storia e nel panorama calcistico mondiale, mentre i Blues sino agli anni novanta del secolo scorso (la situazione è poi migliorata ulteriormente con l’avvento di Roman Abramovic) erano una delle tante squadre di Londra. D’altro lato il Chelsea

può mettere sul piatto il fatto che alcuni degli asset di cui dispongono (uno tra cui lo stadio di Stamford Bride) sono situati in uno dei quartieri dal maggior valore immobiliare -Chelsea appunto- di una delle più care metropoli al mondo. Mentre quelli dei Reds hanno come base una delle città più problematiche e povere del Regno Unito.

Perché FSG vende il Liverpool – Ma al di là di quella che sarà la valutazione, ora è però interessante capire cosa ha spinto il FSG a mettere sul mercato il Liverpool. Il Financial Times nel suo recente ritratto di statunitense John Henry, l’uomo d’affari statunitense che è il maggior azionista di FSG con il 40% delle azioni, lo descrive quale un manager che nonostante la passione che circonda il club mai si è lasciato trasportare dall’entusiasmo che a Liverpool sa essere trascinante e che soprattutto “sa quando vendere” e uscire al momento giusto da un investimento.

Il FSG, infatti, comprò il Liverpool 12 anni fa per 300 milioni di sterline e ora, viste le cifre delle quali si vocifera, potrebbe ottenere una plusvalenza monstre. Ma, soprattutto, spiega il quotidiano della City, “sembra voler uscire dal calcio europeo mentre ne è ancora al vertice”. Quasi a sottintendere che il recente periodo d’oro dei Reds possa essere destinato a scomparire nel prossimo futuro.

La stampa britannica in particolare fa trapelare infatti che la possibilità di incassare una lauta plusvalenza dall’investimento non sia l’unico motivo dietro la decisione di Henry. Citando le parole dell’allenatore dei Reds Juergen Klopp di inizio novembre – “ci sono tre club nel mondo del calcio che possono fare ciò che vogliono a livello finanziario” con chiaro riferimento alle tre società posseduta da entità del Golfo Persico: Manchester City, Newcastle United and Paris Saint-Germain – gli osservatori inglesi hanno fatto notare come il timore che regna non solo nei piani di Henry ma anche di molti proprietari occidentali (per lo più statunitensi) di squadre della Premier League è che l’equazione società vincenti e insieme con ottimi risultati di bilancio che è stato il paradigma di alcuni club del campionato inglese di questi anni sia fortemente in pericolo.

Anche perché il tramonto della Superlega (Henry inizialmente aveva aderito al progetto salvo poi fare marcia indietro come tutti gli altri club inglesi coinvolti) ha fatto scomparire l’idea dei posti assegnati per diritto al massimo torneo europeo. E con il fatto che la Premier League (che ha a disposizione quattro posti per quella macchina da soldi che è la Champions League) è sempre più competitiva – ormai alle storiche big six (Arsenal, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Chelsea e Tottenham Hotspur) va aggiunto a pieno titolo anche il Newcastle saudita– per le squadre inglesi ottenere la certezza di un posto stabile nel più importante e remunerativo torneo europeo è sempre più difficile e nessun club ha la garanzia di restare al vertice.

In questo quadro gli sport nordamericani – caratterizzati dal numero chiuso- sembrano un investimento più semplice e meno rischioso. E non a caso lo stesso Henry non più tardi dell’anno scorso ha acquistato una quota dei Pittsburgh Penguins di hockey su ghiaccio e starebbe valutando l’acquisto di una franchigia di basket del campionato NBA.

E probabilmente non è nemmeno un caso che per varie vicissitudini negli sport nordamericani si registra un grande numero di franchigie in vendita, quasi che chi voglia realizzare degli investimenti sia fiutando l’ottimo momento per uscire.

In particolare, secondo il magazine Sportico sono sul mercato:

  • i Washington Commanders di football americano (NFL) valutati 4,78 miliardi di dollari,
  • i Los Angeles Angels di baseball (MLB) valutati 2,5 miliardi di dollari,
  • i Washington Nationals di baseball (MLB) valutati 2,23 miliardi di dollari
  • i Phoenix Suns di basket (NBA) valutati 1,92 miliardi di dollari
  • e i canadesi Ottawa Senators di hockey su ghiaccio (NHL) valutati 655 milioni di dollari

L’impatto di queste dinamiche sulla Serie A – E’ evidente che di queste dinamiche bisogna tenere conto anche per quanto riguardo i club italiani che stanno cercando o valutando la vendita o l’ingresso dei nuovi soci, Anche perché il campionato di Serie A sta dimostrando (Napoli a parte) che come in Inghilterra nessun club può dirsi relativamente sicuro di partecipare alla prossima Champions League.

E per quanto riguarda i club che si stanno guardando intorno il caso più di attualità è quello dell’Inter.

Il presidente nerazzurro Steven Zhang, durante l’ultima assemblea degli azionisti, ha assicurato sull’intenzione del gruppo Suning di restare a lungo nel club milanese. E questo malgrado le notizie non confortanti che arrivano dalla Cina sullo stato di salute del gruppo al quale l’Inter appartiene e malgrado gli advisor Goldman Sachs e Raine Group si siano attivati sul dossier.

In questa stessa rubrica però Calcio e Finanza aveva spiegato di avere avuto una indiscrezione secondo la quale una grossa offerta era arrivata al club nerazzurro da un gigante straniero per il 100% del capitale sociale e che i possibili acquirenti non vorrebbero soci di minoranza significativi e quindi gli Zhang dovrebbero uscire totalmente. Non solo, ma nello stesso giorno dalle dichiarazioni di Zhang all’assemblea dei soci l’agenzia Reuters aveva scritto che due offerte per la società milanese erano arrivate degli Stati Uniti.

Al di là delle dichiarazioni di facciata quel che è certo che nel 2024 Suning dovrà ripagare un prestito da 292 milioni (con interessi PIK al 12%) al fondo statunitense Oaktree, soldi che gli Zhang hanno richiesto per la necessità di immettere liquidità nell’Inter (che dopo il -245 milioni nel bilancio 2021, nel 2022 ha chiuso l’esercizio con una perdita di 140 milioni). Se Suning, che sinora ha investito oltre 600 milioni nel club nerazzurro, non lo ripagasse, rischierebbe di perdere la società a zero con l’Inter che passerebbe nelle mani del fondo USA.

In sostanza, se Suning non riuscisse a ripagare il finanziamento garantito da Oaktree, nelle mani del fondo californiano finirebbe il 68,55% dell’Inter in mano alla famiglia Zhang, ma anche il restante 31,05%: Oaktree avrebbe, così, il 99,6% delle azioni del club nerazzurro e sarebbe proprietaria del club.

Secondo le indiscrezioni delle settimane scorse la famiglia Zhang valuterebbe l’Inter circa 1,2 miliardi (che comunque non consentirebbe alla dinastia cinese di uscire con una plusvalenza, visti i debiti) e però non sarebbe molto propensa a lasciare del tutto l’azionariato del club. La sensazione, al momento, che, viste anche le dinamiche internazionali di cui sopra, probabilmente queste non condizioni non hanno trovato riscontro sul mercato. Tanto che Il Sole 24 Ore ha parlato di un piano B che comporterebbe un rifinanziamento del bond con Oaktree.

Quel che è certo e che come è emerso dal bilancio l’Inter in virtù della sua esposizione debitoria ha accumulato nel 2021/22 oltre 40 milioni di interessi. Una cifra che per esempio da sola può significare l’acquisto di due o tre buoni giocatori in sede di calcio mercato.

E l’interrogativo è: può l’Inter continuare ogni stagione a partire con un siffatto handicap finanziario nei confronti delle sue avversarie italiane ed europee?

Bologna, Saputo alla ricerca di un socio di minoranza


articolo di Redazione 11 Novembre 2022https://www.calcioefinanza.it/2022/11/11/bologna-socio-minoranza-saputo/

Joey Saputo President of Bologna FC – (Foto: Mario Carlini / Iguana Press/Getty Images)

«Nessuno è mai venuto a chiedermi niente: non ho intenzione di vendere. Se qualcuno serio proponesse l’opportunità di entrare in società per far crescere il Bologna, allora sì la valuterei. Chiaramente, non ho bisogno di un socio, non voglio né cedere né andarmene. Non prima di aver raggiunto l’obiettivo: portare il Bologna in Europa. Sono uno che non si spaventa davanti alle difficoltà, non mi faccio scoraggiare».

Parlava così poche settimane fa il canadese Joey Saputo, proprietario del Bologna che – secondo quanto riportato dal sito Mergermarket – sarebbe ora a caccia di un socio di minoranza per il club felsineo. L’idea è quella di cedere una quota della società a investitori esterni, possibilmente un fondo di private equity in grado di aumentare la visibilità internazionale del Bologna e iniettare nuove risorse per supportare tutte le sue attività.

L’operazione non è semplice, dal momento in cui Saputo cerca di arrivare a dei soci di minoranza che siano disposti ad investire in un club sin qui sempre in perdita senza poter effettivamente adottare decisioni in autonomia. Mergermarket spiega che la ricerca di soci di minoranza è una delle opzioni strategiche, ma la cessione definitiva non è attualmente contemplata.

Il processo di vendita di questa minoranza potrebbe prendere il via a partire dal 2023. Nel frattempo Saputo e il Bologna restano impegnati anche sul fronte stadio, a proposito del quale l’AD del club Claudio Fenucci ha detto in questi giorni: «Per la stagione 2024/25 dovremmo cominciare a giocare nella struttura temporanea, fino al termine dell’annata successiva. Dal campionato 2026/27 potremmo giocare nel nuovo Dall’Ara».

Traffico di droga: in arresto il capo procuratore dell’Aia


articolo di Redazione 12 Novembre 2022: https://www.calcioefinanza.it/2022/11/12/traffico-droga-procuratore-aia/

Cartellino rosso (foto Insidefoto.com)

C’è anche il procuratore capo dell’Associazione Italiana ArbitriRosario D’Onofrio (ex ufficiale dell’esercito), tra le 42 persone che sono state arrestate nell’ambito di un’inchiesta della Dda milanese per traffico internazionale di droga.

Secondo le indagini, dal 2019 al 2021, sono state introdotte in Lombardia oltre sei tonnellate di marijuana e hashish. Durante l’operazione è stata sequestrata quasi mezza tonnellata di droga, oltre a mille ricariche per sigarette elettroniche a base di cannabinoidi.

I vertici dell’Aia – spiega La Gazzetta dello Sport – hanno appreso con stupore e sgomento la notizia. Già oggi in Comitato nazionale, il presidente Trentalange avrebbe annunciato le dimissioni di D’Onofrio, senza entrare nel merito delle motivazioni.

D’Onofrio era stato scelto per la guida della Procura arbitrale con la nuova gestione e lo scorso 28 ottobre era stato deferito dalla Procura FIGC, guidata da Chinè, per la mancata apertura di un formale procedimento disciplinare dopo la denuncia dell’ex assistente di A Avalos che contestava l’attribuzione di diversi voti.

Gru cade su un edificio in costruzione a Padova


Nessun ferito, accertamenti sulle cause dell’incidente

articolo: https://www.ansa.it/veneto/notizie/2022/11/12/gru-cade-su-un-edificio-in-costruzione-a-padova_5025f8f7-543c-4b48-9003-e64adf684c38.html

(ANSA) – Padova, 12 novembre 2022 – I vigili del fuoco stanno intervenendo stamane a Padova per la caduta di una gru edile, che si è appoggiata sopra l’edificio in costruzione: nessuna persona è rimasta ferita. continua a leggere

Padova, gru crolla su un palazzo, tragedia sfiorata. – Local Team

Gomitata all’avversario, giocatore Juventus Domo squalificato 5 anni con i video social


articolo di Pierfrancesco Catucci: https://www.corriere.it/sport/calcio/22_novembre_12/giocatore-squalificato-gomitata-5-anni-video-social-juventus-domo-e242a99e-6269-11ed-b76c-5099773a656c.shtml

L’avversario stava esultando. L’episodio era sfuggito all’arbitro che aveva comunque sanzionato il giocatore con un’ammonizione. Le immagini, poi, hanno fatto il giro del web

corriere.it

C’è una Var anche nel campionato di Promozione piemontese. O meglio, il ritorno della cara vecchia «prova tv» che, con l’introduzione dei nuovi sistemi tecnologici, sembra essere andata in pensione. Nei campionati minori, però, a compensare l’assenza di produzioni tv che riprendono la partita con più inquadrature, ci sono le centinaia di smartphone dei tifosi a garantire un’ampia copertura dei match. E, in casi come questo, a denunciare (con il potere di diffusione poi garantito dai social network) un gesto che all’arbitro dell’incontro tra Juventus Domo e Dufour Varallo (finito 3-3) era sfuggito e che aveva sanzionato con un’ammonizione.

E così, Niccolò Falcioni della Juve Domo, che ha colpito con una gomitata l’avversario Gabriele Testori del Varallo, è stato squalificato per 5 anni con, in più «una richiesta di radiazione da ogni rango e categoria della Figc». Un gesto ripreso da diversi smartphone e rilanciato da Vco Azzurra Tv che ha pubblicato sui propri profili social il video, con tanto di replay, poi condiviso da diversi tifosi. Si vede Falcioni alzare di proposito il gomito con l’obiettivo di colpire al volto Testori che stava festeggiando la rete appena realizzata. Nel rapporto di gara, l’arbitro ha definito il gesto «condotta violenta e non antisportiva, ma di non aver proceduto con l’espulsione del giocatore non avendo veduto direttamente né lui né i suoi assistenti il gesto».

Il giudice sportivo, nel suo rapporto, ha sottolineato come «la condotta di Niccolò Falcioni è stata ripresa da più persone ed è divenuta nota a tutti, dato che il video della sua violenta ed ingiustificabile gomitata volontaria al volto di Testori, “reo” di aver esultato per il momentaneo vantaggio della sua squadra, è stato pubblicato sui siti web delle maggiori testate giornalistiche sia locali che nazionali, sportive e non. La gravità del gesto di Falcioni, e le sue conseguenze sia a breve che lungo termine per la stessa vita quotidiana della vittima, non possono ad opinione di questa Giudice passare inosservate ed impunite solo perché fortuitamente non immediatamente percepite dal direttore di gara e dai suoi assistenti». Quindi le ragioni della decisione: «La scelleratezza e la gratuità della condotta violenta perpetrata, inaccettabile da parte di uno sportivo che si voglia ritenere degno di tale appellativo, impongono l’adozione della sanzione della squalifica ed inibizione nel suo massimo edittale, ossia 5 anni, con richiesta di radiazione del tesserato Niccolò Falcioni da qualsiasi rango e categoria della Figc».

Sull’episodio è intervenuto anche il club per cui è tesserato Falcioni, la Juventus Domo: «La società prende atto di quanto deciso dal giudice sportivo. Il nostro tesserato, già sospeso dalla serata di domenica, produrrà le sue controdeduzioni nelle sedi appropriate. La Usd Juventus Domo, che in questa vicenda è coinvolta suo malgrado, nell’augurare a Gabriele Testori di ristabilirsi al più presto, si mette a disposizione di tutte le parti affinché si possa ristabilire un clima di ‘normalità’». E sottolinea che, «purtroppo, dobbiamo prendere atto del fatto che, da domenica, il nostro tesserato oltre che i suoi familiari e i tesserati della Usd Juventus Domo siano stati oggetto da parte di soggetti terzi di gravi e ripetute minacce delle quali, ovviamente, gli autori risponderanno nelle sedi più appropriate. Per i il resto ci si augura che il “gioco” calcio possa essere un momento di condivisione, di svago e di gioia».

Colpisce l’avversario con una gomitata, cinque anni di squalifica per Falcionivcoazzurra TV

Maxioperazione contro streaming illegale: coinvolti oltre 900.000 utenti con profitti di milioni di euro


articolo di Natale Bruno: https://www.repubblica.it/cronaca/2022/11/11/news/operazione_gotha_pirateria_audiovisiva-374004574/?ref=RHLF-BG-I373819589-P8-S5-T1

Interessate città sull’intero territorio nazionale, da Catania a Bologna

Tempi durissimi per lo streaming illegale, per chi lo ha ideato ma anche per chi lo utilizza: scoperta grazie a una maxi indagine della polizia postale di Catania la scorciatoia economica utilizzata per vedere tv a pagamento – Sky, Dazn, Infinity, Netflix – tramite abbonamenti pirata utilizzando la tecnologia Iptv ovvero la tv via Internet.

Tutto il sistema illegale era in mano a un consorzio di hacker che gli 007 della polizia postale hanno individuato sparsi in mezza Italia con ramificazioni transnazionali per eludere i controlli informatici. I numeri sono da capogiro: 900 mila utenti avrebbero pagato un abbonamento il cui costo si aggirava sui 10 euro per vedere in chiaro tutto o quasi tutto, provocando un danno per le aziende di 30 milioni di euro al mese. Il blitz secondo le stime della postale ha inibito di 70 per cento dei flussi illegali.

Noi vogliamo colpire prima possibile gli organizzatori per evitare che il sistema venga rimesso in attività. Il problema principale è che, anche se l’organizzazione è italiana, i server sono all’estero e questo rende più difficoltoso il nostro intervento“, ha spiegato Marcello La Bella, capo del Centro operativo sicurezza cibernetica della polizia postale della Sicilia Orientale. “L’attività – ha aggiunto – è ancora in corso, da 48 ore stiamo eseguendo il sequestro delle infrastrutture illegali, anche online. Sono già stati sequestrati oltre 50 mila euro in contanti ed è stato scoperto un giro d’affari illegale di circa 10 milioni di euro al mese. Ogni abbonamento costava mediamente 10 euro al mese e permetteva di vedere in chiaro tutte le piattaforme a pagamento. Il “venditore” aveva un utile di pochi euro, 2-3 per ogni contratto che riusciva a vendere. Anche loro, come i clienti, verranno sanzionati penalmente o amministrativamente“. continua a leggere