Con oltre 1.400 abitanti per medico di base, l’Italia soffre di una carenza di assistenza primaria nel territorio rispetto ai maggiori paesi europei. Inoltre, esistono notevoli differenze tra regioni: in quelle del Nord i medici di base hanno un carico di assistiti più elevato di quelle del Sud. Guardando in avanti, il numero di medici di base che andrà in pensione nei prossimi 7 anni eccede quello in entrata: pur considerando ulteriori 900 borse annuali per la formazione dei medici di medicina generale, dovremmo perdere tra i 9.200 e 12.400 medici di base dal 2022 al 2028. Questa perdita riflette in parte un’inadeguata programmazione dell’offerta di servizi medici, ma la sua principale causa è riconducibile al crollo demografico, problema strutturale del nostro paese
Contesto europeo – Con 1.408 abitanti per medico di base nel 2019, l’Italia si attesta leggermente al di sotto della media europea (1.430), la quale però è influenzata negativamente da un alto valore di questo indice nei paesi dell’Est Europa. I paesi dell’Europa Occidentale, con cui dovremmo confrontarci, hanno invece valori molto più bassi (Fig. 1). La situazione si è aggravata negli ultimi anni con il numero di medici di base che è passato da circa 45.500 nel 2012 a 42.420 nel 2019 (Fig. 2).


Contesto nazionale – Secondo gli accordi collettivi nazionali, un medico di base può assistere fino a 1.500 pazienti, anche se alcune regioni hanno aumentato notevolmente questo limite. La media nazionale è di 1.224 ma il valore è più alto al Nord (1.326), rispetto al Centro (1.159) e al Sud (1.102) (Fig.3 e Tav. 1). In dettaglio, le regioni con il maggior numero di assisiti per medico di base sono: Trentino-Alto Adige (1.454), Lombardia (1.408) e Veneto (1.365) mentre le ultime sono Calabria (1.055), Basilicata (1.052) e Umbria (1.049). continua a leggere
