Calcio, Il Chievo escluso dalla serie B. Fuori dalla LegaPro 5 club


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La Federcalcio non ha accettato il ricorso dei sei club: non resta che l’ultimo grado, il Collegio di Garanzia del Coni

È la fine della favola Chievo? La squadra che ha giocato 17 campionati di serie A, dal 2001 a oggi, è per ora esclusa dal campionato di B. Il consiglio federale della Figc, dopo le segnalazioni Covisoc, ha bocciato i ricorsi di 6 club: tra questi il Chievo. Oltre al club di Campedelli escluse Casertana, Novara, Carpi, Paganese e Sambenedettese dalla LegaPro. La questione ruota intorno a una serie di rateizzazioni fiscali sulle quali sono state espresse riserve da parte dell’organismo di vigilanza. E il Chievo ha un’esposizione molto alta: intorno ai 20 milioni di euro. Drammatica anche la storia Dopo 113 anni di vita, invece, il Novara calcio, una delle società storiche del movimento calcistico italiano, scivola tra i dilettanti.

Non è finita qui – Ma non è finita qui: le sei squadre potranno ricorrere al Collegio di Garanzia dello Sport, terzo ed ultimo grado di giustizia sportiva. Se non darà loro ragione si prospetta un’estate intensa tra ripescaggi e ricorsi. Sul Collegio di Garanzia del Coni puntano tutti i club, in particolare il Chievo, che ritiene di avere in mano la vittoria. L’organo di giustizia sportiva di ultimo grado potrebbe riunirsi entro la fine del mese di luglio: probabilmente venerdì 23 o qualche giorno dopo, il 27. “I ricorsi non sono stati accolti. Ci sono 48 ore di tempo per fare ulteriore ricorso, c’è ancora una partita aperta per quanto riguarda la valutazione degli organi di giustizia“, ha spiegato Gabriele Gravina, presidente della Figc, al termine del Consiglio federale. Il Consiglio della Figc ha fissato il termine del 21 luglio per presentare le domande e i relativi adempimenti per la sostituzione in Serie C della rinunciataria Gozzano. Per le riammissioni e i ripescaggi per il completamento dell’organico in Serie B e in Lega Pro resta valido il termine già precedentemente fissato al 19 luglio.

Whirlpool: “Licenziamento per i 340 operai di Napoli”


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Whirlpool: “Licenziamento per i 340 operai di Napoli”. Draghi incontra i lavoratori

La decisione della multinazionale comunicata durante un incontro al Mise. Tensioni con la polizia durante il presidio davanti ai cancelli del penitenziario

Una delegazione di operai della Whirlpool giunta a Santa Maria Capua Vetere (in provincia di Caserta) – in seguito alla notizia del licenziamento di 340 operai –  ha incontrato nel carcere il premier Mario Draghi dopo la conferenza stampa che si è svolta nel penitenziario, alla quale ha partecipato anche la ministra Marta Cartabia. Gli operai chiedono l’intervento del capo del governo sulla crisi dell’azienda,

Il licenziamento – Whirlpool, doccia fredda all’incontro convocato al ministero. La multinazionale annuncia che procederanno con i licenziamenti per i 340 operai di via Argine. “Dopo lunga riflessione – annuncia Luigi La Morgia, Whirlpool-Emea –  abbiamo deciso di avviare la procedura di licenziamento collettivo. Siamo consapevoli  della nostra scelta, siamo il più grande investitore e produttore di elettrodomestici in Italia“. E già scatta lo scontro con i sindacati. La Fiom: “Sarà guerra“. Blitz dei lavoratori dello stabilimento di Napoli alla casa circondariale “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) dove alle 16 è prevista la visita del presidente del Consiglio, Mario Draghi e del ministro della Giustizia, Marta Cartabia.

A caldo l’intervento della vice ministra Alessandra Todde: “Isindacati hanno comunicato di essere pronti a considerare la possibilità della chiusura dello stabilimento da parte di Whirlpool, cosa che in passato non era mai avvenuta. Proprio per questo si è chiesto all’azienda di accettare la proroga della cig di ulteriori 13 settimane, cosa che non significa allungare il brodo, ma dare la possibilità ad un percorso di rilancio, portato avanti da noi e invitalia, di prendere forma, con un piano industriale alternativo e solido, fondamentale per non impoverire ulteriormente il territorio di napoli garantendo la salvaguardia occupazionale“.

Richiamiamo l’azienda alle sue responsabilità. L’avvio della procedura di licenziamento interrompe il dialogo. E’ necessario utilizzare tutti ammortizzatori sociali necessari, rispettando così l’avviso comune siglato da Cgil- Cisl- Uil. Per quanto ci riguarda se Whirlpool mette in campo azioni offensive, sarà guerra“. Lo dichiara Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom-Cgil partecipando al tavolo sulla vertenza Whirlpool. “La narrazione che siete stati buoni e avete portato pazienza, ce la potevate risparmiare. Per 26 mesi non abbiamo preso tempo come dice La Morgia, abbiamo lottato per tenere aperto lo stabilimento di Napoli. Whirlpool in questi 26 mesi ha triplicato i profitti realizzando 5 milioni di prodotti“, spiega. “Le lavoratrici e i lavoratori hanno tenuto aperto lo stabilimento di Napoli e ciò ha permesso a Whirlpool di guadagnare di più nonostante la pandemia“, conclude.

Arriva anche la voce del Partito Democratico: “Whirlpool ha già tradito il patto con L’italia, venendo meno a napoli al piano industriale. Ora lo tradisce di nuovo. Non si possono accettare licenziamenti quando sono previsti ammortizzatori per accompagnare il rilancio del sito. Ma Giorgetti offra una soluzione industriale“. Così su twitter Giuseppe Provenzano, vicesegretario del Pd.

La posizione dell’azienda – “A causa del forte calo della domanda della lavatrici prodotte a Napoli lo stabilimento è diventato insostenibile per Whirlpool. Per questo motivo, più di due anni fa l’azienda ha iniziato a discutere di potenziali scenari di transizione e a lavorare con i sindacati e gli stakeholder istituzionali – sia nazionali che locali – al fine di minimizzare l’impatto legato all’uscita di Whirlpool dallo stabilimento di Napoli. Non essendo emersa nessuna alternativa, il 31 ottobre 2020 è stata cessata la produzione nel sito“. Lo precisa l’azienda al termine dell’incontro convocato online dal Mise.

Whirlpool avvierà la procedura di licenziamento collettivo relativa alle persone del sito di Napoli il prossimo 15 luglio “secondo quanto previsto dalla normativa vigente – si legge ancora nella nota – Nel corso della procedura, della durata massima di 75 giorni, i lavoratori percepiranno la normale retribuzione. L’azienda ha informato i sindacati della possibilità di trasferimento presso la sede di Cassinetta di Biandronno (VA) e, per coloro che lasceranno volontariamente l’azienda nel corso della procedura, è previsto un trattamento economico di uscita“.