Azienda e dirigenti sono accusati di evasione di Iva. Nessuna tutela per i dipendenti, costretti a passare da una cooperativa all’altra, pena la perdita del posto di lavoro

Ancora «contratti di somministrazione illecita di manodopera fatti passare come contratti di appalto, tariffe imposte dal committente e non in grado di remunerare la manodopera, omesso versamento di Iva e contributi come condizione necessaria sostanzialmente imposta dal committente»: e quindi, come conseguenza, «nessun recupero per l’erario, essendo le cooperative nullatenenti; nessuna tutela per i lavoratori, costretti a passare da una cooperativa all’altra, pena la perdita del posto di lavoro; mancata neutralizzazione dei vantaggi economici (spesso cospicui) ottenuti dal committente, reale beneficiario della frode».
Stavolta è il colosso Dhl, «azienda leader nell’ambito della logistica», controllata dalle Poste tedesche, ad aver per la Procura di Milano «abusato dei benefici offerti dal sistema illecito, neutralizzando il proprio cuneo fiscale mediante l’esternalizzazione della manodopera e di tutti glioneri connessi». I pm Giovanna Cavalleri e Paolo Storari hanno perciò firmato un decreto di sequestro preventivo d’urgenza da 20 milioni di euro, per reati fiscali, a carico di Dhl Supply Chain Italy spa, indagata (come società in base alla legge sulla responsabilità degli enti), insieme all’ex presidente e attuale presidente Fedele De Vita e Antonio Lombardo

