Intrappolati in casa o nelle Rsa: chi sono le 5 mila persone ancora malate di coronavirus tra Milano e Lodi
I numeri dicono che Milano resta l’epicentro della coda dell’epidemia. L’Ats: i contagiati sono anziani ricoverati o persone in quarantena da tempo che aspettano il risultato del doppio tampone, molti gli asintomatici. Oltre 17 mila i guariti in questi mesi, 4.792 i morti
Ci sono gli anziani ricoverati nelle 160 Rsa che si trovano tra Milano e Lodi. Chi è ancora ricoverato o comunque in quarantena a casa, con sintomi che stentano a passare. E poi tutti coloro, oltre 1.500, che invece di sintomi non ne hanno più. Ma il tampone, per loro, risulta ancora positivo, o perlomeno non diventa negativo quelle due volte di fila necessarie a decretare la completa guarigione, e quindi la possibilità di riprendere la vita ordinaria. Tanto che sono ancora costretti a restare in casa, “in trappola” in un limbo che oscilla tra l’attesa dell’agognato tampone, e la paura che questo, di nuovo, sia positivo.
Eccole, le circa cinquemila persone che tra Milano e Lodi sono ancora positive al Sars- Cov-2: dallo scorso febbraio sono stati oltre 27 mila i contagiati tra i residenti delle due province (23.863 in quella di Milano e 3.541 in quella di Lodi). La maggior parte, oltre 17 mila, oggi è guarita, mentre altre 4.792 ( 4.105 a Milano, 687 a Lodi) hanno perso la vita. Tutti gli altri sono invece coloro che sono ancora positivi al virus (in tutta la Lombardia, a ieri sera, erano 19.976).
Un numero alto, che seppur in modo lieve cresce ancora ogni giorno: ieri i nuovi positivi al Covid-19 in provincia di Milano erano 52 (di cui 23 a Milano città), in quella di Lodi 2. Ma che deve essere interpretato: oltre la metà dei casi, infatti, riguarda anziani che sono ricoverati nelle case di riposo milanesi e lodigiane, e ancora non sono diventati negativi ai tamponi di controllo. Sono 874, invece, le persone che hanno ancora sintomi, tanto da essere ricoverate o in isolamento a domicilio. E tutti gli altri? Oltre 1.500 contagiati, senza più sintomi ma in attesa di quel doppio tampone negativo necessario a tornare alla vita di tutti i giorni. Un piccolo esercito di persone, che gli uffici di corso Italia in alcuni casi hanno anche difficoltà a rintracciare per l’assenza di recapiti telefonici precisi, e che magari aspetta da settimane di essere sottoposto di nuovo all’analisi e, finalmente, “liberato”. continua a leggere