Trentino, molestie sul lavoro e dati choc: l’identikit della vittima e chi sono i molestatori
I dati di una ricerca condotta da We.Be.Wo Lab e dal Centro studi interdisciplinari di genere (Csg) dell’Università di Trento
Trento, 22 febbraio 2024
Indagine choc in Trentino. La maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici ha subìto almeno una volta nella vita molestie sul luogo di lavoro. Sono soprattutto le donne ad essere coinvolte da questo problema.
È quanto emerge da una ricerca qualitativa e quantitativa condotta da We.Be.Wo Lab e dal Centro studi interdisciplinari di genere (Csg) dell’Università di Trento, e promossa dalla Cgil del Trentino tra i propri iscritti e le proprie iscritte.
L’indagine e quali sono le molestie – L’analisi è stata condotta su un campione di 3.025 persone (65% di donne). Le forme di molestia più segnalate sono quelle che riguardano il linguaggio sessista (56,1%). Seguono i comportamenti discriminatori (40,9%), le attenzioni sessuali indesiderate (35,9%), le forme di molestia coercitiva o ricattatoria (4%) e la violenza sessuale (1%). Dai dati emerge anche una ridotta consapevolezza del problema e una difficoltà di segnalazione delle molestie.
Donne giovani le più esposte ai ricatti – Sono soprattutto le donne giovani a subire molestie e a ricevere attenzioni sessuali indesiderate, che coinvolgono ugualmente persone italiane e straniere (anche se queste ultime sono più esposte alle forme ricattatorie). La probabilità di subire certi atteggiamenti aumenta al crescere del titolo di studio e in assenza di un legame sentimentale. Le molestie sono diffuse in tutti i settori, con picchi dove c’è una maggiore presenza maschile tra i lavoratori. Quando si parla del settore dei servizi, la diffusione delle molestie si concentra nei settori dell’arte e dello sport, della comunicazione e dell’informazione. Per la maggior parte delle persone che hanno subito una molestia (73%), il comportamento sgradito si è ripetuto almeno alcune volte. Nell’86% dei casi, i molestanti sono uomini (nel 59% dei casi un collega di pari livello, nel 32% un superiore).
PER APPROFONDIRE:
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L’Europa boccia il reato di stupro: “Un’occasione persa per i diritti”
Strasburgo, 07 febbraio 2024
Sfuma l’intesa sul sesso senza consenso. Italia per il sì, sul fronte del no Francia e Germania. “La battaglia continua”
Un’occasione sprecata. Di più: una vergogna. È forte l’amarezza nel fronte italiano per l’accordo raggiunto ieri dalle istituzioni europee sulla direttiva che intende combattere la violenza sulle donne.
Quando le relatrici presentano ai media l’intesa tra il Parlamento e il Consiglio dell’Ue indicano il bicchiere mezzo pieno. Ovvero norme più severe sulla violenza informatica e un migliore sostegno alle vittime. Un elenco più lungo di circostanze aggravanti, compresi i crimini contro una figura pubblica, l’intento di punire le vittime per le loro caratteristiche personali e quello di preservare l’“onore”. E norme contro le mutilazioni genitali e i matrimoni forzati.
Non passa l’iniziativa italiana – Ma l’illusione dura poco. Le stesse relatrici devono ammettere che non è passato l’elemento chiave, ispirato al modello spagnolo del «solo sí es sí»: il rapporto sessuale non consensuale è stupro. Su questo punto si era giocata la partita e si erano moltiplicati gli appelli anche in Italia, con una lettera indirizzata alla premier Meloni da una ventina di deputati dell’opposizione su iniziativa di Laura Boldrini, e con una petizione dell’associazione Differenza donna.
Le relatrici hanno evidenziato come l’articolo 36 obblighi gli Stati membri a sensibilizzare l’opinione pubblica proprio sulla definizione di stupro come sesso senza consenso. Ma è una magra consolazione.
Niente maggioranza: no anche da Francia e Germania – La turco-svedese Evin Incir, relatrice di S&D per il Parlamento europeo, a Repubblica spiega come a pesare sia stato il mancato raggiungimento di una maggioranza qualificata nel Consiglio dell’Ue, mentre il Parlamento spingeva per una posizione più progressista: «Alcuni Stati hanno scelto di stare dalla parte sbagliata della storia. Paesi come Spagna, Italia, Svezia, Finlandia, Belgio e Polonia ci hanno sostenuto, mentre è clamoroso che insieme all’Ungheria si siano ritrovati sul fronte del no la Francia del liberale Macron e la Germania, dove i liberali hanno messo il veto». Eve Geddie di Amnesty International denuncia inoltre l’omissione, dai gruppi più a rischio violenza, delle donne Lgbtqia+, di quelle in condizione di irregolarità o che svolgono lavoro sessuale.
La delusione dell’Italia – Sono profondamente deluse anche alcune figure italiane che più si erano spese nelle scorse settimane. Come l’eurodeputata del Pd Pina Picierno, che parla di una «occasione storica sprecata» e della vittoria di «interessi nazionali che affondano nelle radici in una cultura reazionaria», e ci spiega che i negoziati sono durati pochissimo, appena due ore: «Amareggia la decisione di non recepire l’articolo 5 sul reato di stupro. Se fosse passata, ogni Stato membro avrebbe rischiato la procedura di infrazione in caso di mancato rispetto della direttiva. Ma anche i reati di violenza online escono ridimensionati, perché saranno considerati tali solo quando produrranno un grave danno sulla vittima. Spiace che il governo italiano non sia riuscito a esercitare in modo efficace il proprio peso negoziale. Speriamo allora che adesso possa fare una legge in Italia. Siamo riusciti però ad ottenere almeno una clausola di revisione entro 5 anni».
Sabbadini: “Una vergogna” – Linda Laura Sabbadini, già direttrice centrale dell’Istat, la definisce «una vergogna»: «Questa nuova versione è un arretramento grave rispetto alla proposta del Parlamento europeo. Non deve passare nella votazione in Parlamento di aprile». Sabbadini cita la questione dello stupro, la debolezza sulla violenza cyber e anche il mancato riconoscimento delle molestie sessuali sul lavoro: «Che cosa dobbiamo fare di una direttiva che vuole “sensibilizzare”? Le donne devono far sentire la loro voce. Allarghiamo la protesta nel nostro e negli altri Paesi. Facciamo sì che la si rimandi alla prossima legislatura. Sono ormai 80mila le firme alla petizione di Differenza donna. Non molliamo. Perché indietro non si deve tornare»
Centri anti violenza, le richieste di aiuto sono aumentate del 40%. E continuano a crescere
I numeri Istat degli ultimi cinque anni. E solo la scorsa settimana 500 telefonate. I carabinieri alzano la guardia: “Massima attenzione a tutte le segnalazioni”
Roma, 1 dicembre 2023
Più di 105mila contatti nel 2022, in crescita del 4,9% rispetto all’anno precedente. E un totale di 60.751 donne che si sono rivolte ai Centri anti violenza, in aumento del 7,8% dal 2021. Mentre nei primi tre trimestri del 2023 ne sono arrivate più di 42mila. E dopo il caso di Giulia Cecchettin i numeri sono in continua crescita.
I dati dell’Istat sui servizi erogati dal Sistema di protezione delle vittime di violenza dicono che i centri sono in aumento: 385 in totale l’anno scorso. Ci lavorano operatori volontari e retribuiti. E la crescita dei contatti rispetto a cinque anni fa è del 39,8%.
Si rivolgono ai Cav soprattutto donne che hanno subito violenze fisiche, psicologiche, minacce e violenze economiche, che a volte durano da anni e che portano al pronto soccorso nel 31% dei casi. Soprattutto, spiega l’istituto di statistica, il profilo delle violenze si delinea in modo del tutto simile a quello che emerge per le vittime dei femminicidi.
Gli autori sono in prevalenza partner ed ex partner (78,3%). Seguono gli altri familiari con l’11,1%. Per il 37,9% le strutture si trovano al Nord, il 20,8% si trova nel Centro e il 41,3% nel Sud e nelle isole. In rapporto alla popolazione femminile ci sono 0,13 Cav ogni 10 mila donne a livello nazionale, un valore che sale a 0,81 nel Mezzogiorno.
Oltre che per informazioni, la maggior parte delle telefonate riguarda richieste di aiuto per vittime di violenza e stalking, seguite dalle segnalazione di casi che riguardano altre donne.
Arianna Gentili, responsabile per Differenza Donna del Numero nazionale 1522 della presidenza del consiglio dei ministri, dice che dopo l’omicidio Cecchettin le telefonate sono raddoppiate: “Siamo arrivati intorno alle 450-500 nella settimana del 25 novembre. In questi giorni riceviamo tantissime chiamate, e in particolare sono aumentate le telefonate di ragazze dell’età di Giulia, ma anche di amiche o di madri che sono preoccupate per un’amica o una figlia che sta vivendo una situazione che ritengono pericolosa“.
Intanto, dopo l’assassinio di Giulia Cecchettin, il comando generale dei carabinieri ha inviato a tutti i comandi e alle stazioni del territorio una circolare con indicazioni operative per contrastare la violenza di genere e assicurare interventi tempestivi. In caso di segnalazioni di “episodi di maltrattamenti, violenze e atti persecutori nei confronti di vittime vulnerabili, è fondamentale un’accurata e tempestiva gestione degli interventi“. “Ogni segnalazione –prosegue la circolare – deve essere gestita, fin dal primo momento, con la massima attenzione, con adeguata sensibilità e nella piena osservanza delle procedure stabilite“. La sera di sabato 11 novembre al 112, alle 23.18, era arrivata una telefonata da un vicino di casa dei Cecchettin, a Vigonovo, che aveva udito le urla di una ragazza, poi risultata essere Giulia, nel parcheggio vicino, a cui non era seguito l’arrivo di alcuna pattuglia. Uscita la notizia, il comando dell’Arma aveva spiegato che, mentre l’operatore della centrale riceveva la segnalazione, era arrivata un’ulteriore richiesta di intervento per una rissa all’interno di un bar, con l’invio sul posto di un’auto, e che nelle stesse circostanze di tempo l’altra autoradio disponibile era stata già impegnata per una lite accorsa a seguito di incidente stradale.
Milano, il presidio in Largo Cairoli per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Milano, 25 novembre 2023
Milano si schiera contro i femminicidi e la violenza di genere. Oggi, 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, le strade di moltissime città in tutta Italia (da Roma a Firenze) verranno riempite e travolte da un’onda rossa che chiederà con cori e slogan una sola cosa: lo stop alla violenza sulle donne.
Milano non fa eccezione, e dunque anche nel capoluogo lombardo si terrà un presidio per i diritti delle donne. Concentramento previsto alle 11 in piazza Cairoli, dove diversi ospiti, tra cui il sindaco Sala, prenderanno parola. Tutti gli aggiornamenti in diretta
Perché il 25 novembre è la Giornata contro la violenza sulle donne (e cosa è cambiato da quando è stata istituita)
Come è nata la giornata internazionale per l’eliminazione delle violenza sulle donne? Perché proprio il 25 novembre? Come è nato il simbolo delle scarpe e delle panchine rosse? E soprattutto, quali sono i passi fatti in Italia e nel mondo per contrastare femminicidi, violenza di genere e domestica?
Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una ricorrenza voluta dalle Nazioni Unite che l’ha istituzionalizzata il 17 dicembre 1999 con una risoluzione, la 54/134, dove si definisce questa violenza «una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti che, ad oggi, non viene denunciata, a causa dell’impunità, del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che la caratterizzano».
Secondo l’Articolo 1 della Dichiarazione sull’Eliminazione della Violenza contro le Donne, emanata dall’Assemblea Generale nel 1993, la violenza contro le donne è «Qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata». E nella stessa dichiarazione si riconosce la matrice storica, sociale e culturale della violenza di genere: «Il femminicidio è la manifestazione di una disparità storica nei rapporti di forza tra uomo e donna che ha portato al dominio dell’uomo sulle donne e alla discriminazione contro di loro, e ha impedito un vero progresso nella condizione della donna».
Dal 1993 a oggi, con l’evolversi della consapevolezza sociale, i sistemi legislativi dei vari paesi e le organizzazioni internazionali hanno via via modificato norme, pene, definizioni di reato e fissato diritti e nuove misure di protezione per le vittime di violenza. Anche se molto resta ancora da fare visti i numeri attuali della violenza di genere.
Perché proprio il 25 novembre? La storia delle sorelle Mirabal – Questa data è stata scelta in memoria delle sorelle Mirabal , attiviste politiche massacrate per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo, un crimine diventato tristemente “simbolico” per modalità e contesto in cui è stato compiuto. Il 25 novembre del 1960 nella Repubblica dominicana mentre Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal stavano andando a far visita ai loro mariti in prigione (detenuti politici perché, come loro, erano oppositori del regime), furono bloccate e rapite sulla strada da agenti del Servizio di informazione. Portate in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. Nel 1981, durante il primo incontro femminista latinoamericano e caraibico a Bogotà, in Colombia, fu deciso di celebrare il 25 novembre come la Giornata internazionale della violenza contro le donne. Dieci anni dopo, nel 1991, il Center for Global Leadership of Women (CWGL) avviò la Campagna dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, proponendo attività dal 25 novembre al 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani. Nel 1993 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le donne ufficializzando la data scelta dalle attiviste latinoamericane. Da allora, si sono moltiplicate le iniziative per aumentare la sensibilizzazione sul tema.
Violenza sulle donne o violenza di genere? – Si parla esplicitamente di violenza contro le donne perché sono la stragrande maggioranza delle vittime delle violenze di genere, ovvero tutti gli abusi, che siano psicologici, fisici o sessuali che riguardano tutte le persone discriminate in base al genere. Rientrano, quindi, in questa forma di violenza anche i reati persecutori come lo stalking, le molestie, le aggressioni, lo stupro e il femminicidio. Come precisa la convenzione di Istambul, l’espressione “violenza contro le donne basata sul genere” designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato. Esistono forme di violenza che solo le donne subiscono (aborto forzato, mutilazione genitale femminile), o che le donne sperimentano molto più spesso degli uomini (violenza sessuale e stupro, stalking, molestie sessuali, violenza domestica, matrimonio forzato, sterilizzazione forzata).
Non esiste ancora in Italia una legge che inasprisca le pene per chi commette atti discriminatori o violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, o sull’identità di genere, i cosìddetti crimini di odio contro persone per il solo fatto di appartenere a un determinato gruppo sociale come richiederebbe la convenzione di Istanbul ratificata anche dall’Italia. L’iter di approvazione del disegno di legge Zan, infatti, è stato bloccata al Senato nell’ottobre scorso.
Perché le scarpe rosse? – Le Scarpe rosse in tutto il mondo le scarpe rosse sono diventate un simbolo per denunciare le vittime di femminicidio amplificando la forte intuizione di un’artista messicana, Elina Chauvet, che nel 2009 realizzò l’installazione “Zapatos rojos”, ossia “Scarpette rosse”: scarpe da donna di colore rosso o dipinte di rosso, sistemate per le strade, nelle piazze, vicino ai monumenti delle città per dire stop alla violenza di genere. Scarpe raccolte attraverso un tam tam di associazioni o portate da semplici cittadine. Chauvet voleva denunciare i femminicidi compiuti a Ciudad Juàrez, cittadina nel nord del Messico al confine con gli Usa, dove stupri e omicidi si sono moltiplicati nei ultimi decenni nell’indifferenza dei media. Da allora l’installazione ha fatto il giro del mondo e in Italia è stata esposta a Milano, Genova e Lecce.
Perché la panchina rossa? – Quella della panchina rossa è invece una simbologia nata in Italia. Il progetto “La Panchina rossa” è stato lanciato dagli Stati Generali delle Donne ed è partito per la prima volta il 18 settembre 2016 per iniziativa del Comune di Lomello. In poco tempo è diventato un passaparola per tutti ed è rivolto ai Comuni, alle associazioni, alle scuole e alle imprese di tutta Italia. Ormai sono decine e decine i Comuni interessati che in occasione del 25 novembre collocheranno una panchina rossa in luoghi significativi per la cittadinanza. Sulla panchina è di solito posta una targa che ne spiega la finalità, un riferimento al numero antiviolenza, il 1522, e in alcune zone sono stati anche aggiunti i nomi delle donne uccise in quel territorio, come quella di Portoferraio, all’Isola d’Elba dove qualcuno ha aggiunto la frase «Anche Silvia avrebbe potuto sedersi qui», riferendosi alla vicenda di Silvia del Signore, massacrata di botte dal marito il primo maggio 2021.
Convenzione di Istanbul: perché è così importante – Si tratta del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante, per i 47 paesi che lo hanno ratificato dieci anni fa, sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. La convenzione di Istanbul è «Un trattato rivoluzionario» lo definì Amnesty International quando fu reso noto nel 2011, e «Un buon inizio per salvare la vita di milioni di donne e di ragazze». Gli Stati che aderiscono al trattato sono obbligati a creare servizi di protezione e supporto per contrastare la violenza contro le donne, come ad esempio, un adeguato numero di rifugi, centri antiviolenza, linee telefoniche gratuite 24 ore su 24, consulenza psicologica e assistenza medica per vittime di violenza. Il trattato invita inoltre le autorità a garantire l’educazione all’uguaglianza di genere, alla sessualità e alle relazioni sane. Un elemento chiave della Convenzione di Istanbul è l’obbligo per gli Stati di attuare le sue disposizioni senza alcuna discriminazione. Le donne lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali che affrontano pregiudizi e ostilità radicati profondamente in tutta Europa hanno, quindi, diritto alla protezione e al risarcimento ai sensi di questo trattato, così come chiunque sia sottoposto a violenza domestica».
Nel marzo scorso, vera beffa, la Turchia, il primo Paese che ha firmato la Convenzione, decide di uscirne nonostante le numerose manifestazioni di piazza che si svolgono nel Paese: così il presidente Erdogan accontenta la parte più conservatrice del suo governo. Ma le conseguenze per milioni di donne e di ragazze e per le organizzazioni che aiutano le vittime sono disastrose. È la prima volta che uno Stato membro del Consiglio d’Europa lascia una convenzione internazionale sui diritti umani. Altri paesi, come la Bulgaria, la Slovacchia e la Polonia hanno rigettato, o stanno per farlo, la Convenzione perché la giudicano incostituzionale.
I numeri della violenza in Italia e in Europa – Dall’inizio del 2021 le vittime di femminicidio in Italia sono state 93, praticamente due a settimana: 63 di queste sono state vittime del partner o ex partner. Le donne uccise in ambito familiare/affettivo sono state 111 nel 2018, 94 nel 2019 e 99 nel 2020. Quasi una vittima ogni 3 giorni e mezzo. Guardando i dati il presidente della Camera Roberto Fico ha commentato «Siamo di fronte a un fenomeno di carattere strutturale e non emergenziale». Secondo il rapporto della commissione parlamentare d’inchiesta sulla violenza sulle donne presieduta dalla senatrice Valeria Valente che ha preso in esame 237 fascicoli processuali degli omicidi di donne avvenuti nel 2017 e 2018 soltanto il 15% delle donne uccise (circa 1 su 7) aveva denunciato l’uomo che poi le avrebbe ammazzate, il rimanente 85% o aveva subito in silenzio o ne aveva accennato a persone a loro vicine.
In tutta Europa, nel 2019 (dati Eurostat), sono state uccise 1.421 donne, una ogni quattro giorni, una ogni sei ore: 285 in Francia, 276 in Germania, 126 in Spagna e 111 nel nostro Paese.
Violenza domestica – Una delle manifestazioni più diffuse della violenza di genere è la violenza domestica. La Convenzione di Istanbul precisa che con sotto questa definizione vanno «tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima». L’Organizzazione mondiale della sanità definisce quattro forme di violenza domestica: atti di violenza fisica, violenza sessuale, violenza psicologica e comportamenti controllanti. La maggioranza dei crimini contro le donne appartengono a questa categoria. In Italia, secondo un report Istat il 77,6% delle donne vittime di femminicidio nel 2020 è stata uccisa da un partner o da un parente. Una percentuale che, guardando ai mesi di marzo e aprile 2020 ha raggiunto rispettivamente il 90,9% e l’85,7% a dimostrazione che la pandemia e il lockdown hanno avuto effetti devastanti per le donne che già vivevano in situazioni di abusi e sottomissione psicologica.
Violenza sessuale e stalking: cosa dice la legge in Italia – La legge sulla violenza sessuale in Italia in cui si riconosce lo stupro un reato contro la persona e non più contro la morale è datata 1996 (Legge n°66). Vengono abrogati i reati di “violenza carnale” e di “atti di libidine violenti” (la differenza stava nel fatto che il primo prevedeva il coito e il secondo no e quindi il primo era punito più severamente) per parlare solo di “violenza sessuale”, che viene definita, nell’articolo 609-bis, il reato di chi «con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità costringa taluno a compiere o subire atti sessuali» e di chi «induca un altro soggetto a compiere o subire atti sessuali abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto o traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona».
Nel 2009, per decreto legge, entra nel Codice penale anche il reato di stalking, ovvero gli atti persecutori.
Definizione di femminicidio – Quando un omicidio può essere definito femminicidio? Nella risoluzione del Parlamento europeo del 28 novembre 2019 si definisce così la «morte violenta dipesa da motivi di genere». In Italia, la Commissione parlamentare sul femminicidio ha aggiunto tutti i casi «in cui l’uomo ha ucciso le figlie della donna con l’unica finalità di punire lei».
Dietro questi crimini c’è una cultura di violenza e sopraffazione, l’eredità più deleteria di una mentalità patriarcale che difficile da estirpare. Come ha detto la presidente del Senato Elisabetta Casellati: «I femminicidi non sono omicidi qualsiasi: sono donne uccise in quanto donne, vittime di una violenza che si nutre di ignoranza, pregiudizi e omertà». Non «Non sono quasi mai delitti d’impeto – ha detto la presidente del Senato – , ma l’apice di un’escalation di violenze, prevaricazioni e soprusi che troppo spesso vengono ignorati, sottovalutati o – peggio – non denunciati. Ed è questa la principale debolezza del sistema».
Del resto, fino al 1975 è stato in vigore l’articolo 144 del Codice Civile, quello della cosidetta potestà maritale che prevedeva: «Il marito è il capo della famiglia; la moglie segue la condizione civile di lui, ne assume il cognome ed è obbligata ad accompagnarlo dovunque egli crede opportuno di fissare la sua residenza».
VIOLENZA DI GENERE, DATI, NOTIZIE E RICERCHE
- «La cultura della violenza»: catcalling, molestie sul lavoro, abusi psicologici devono ancora fare notizia. I dati della violenza di genere
- Dal 2012 ad oggi: 1080 donne uccise, lo Spoon River della 27esima ora
- Violenza: solo una su 7 aveva denunciato il suo assassino
- Quando le sopravvissute sono vittime due volte: un osservatorio sulla vittimizzazione secondaria
- Parlamento europeo contro la Pas e ogni forma di vittimizzazione secondaria nelle cause di affido
Codice Rosso: anche il revenge porn è violenza – Un passo importante per punire la violenza di genere in Italia è stata l’introduzione della legge 69, chiamata Codice rosso e approvata il 25 luglio 2019: 21 articoli in cui si modificano e rinnovano quelle parti del codice penale e del codice di procedura penale in cui si parla di violenza domestica e di genere e delle loro sanzioni. In primis si interviene sul fattore «tempo», cruciale nei casi di violenza, e viene velocizzato l’avvio del procedimento penale per i reati di maltrattamento, stalking e violenza sessuale. La novità più importante è l’introduzione di quattro nuovi reati: l delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate (il cosìdetto revenge porn), il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (come le deturpazioni con l’acido), il reato di costrizione o induzione al matrimonio e infine violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Inoltre il codice rosso prevede l’inasprimento di alcune sanzioni per i reati di violenza sessuale e di violenza domestica e stalking.
Verso il femminicidio come eurocrimine – Un prossimo atteso passo internazionale nella prevenzione e lotta ai crimini di genere potrebbe essere quello, all’interno della Ue, di riconoscere il crimine della violenza di genere (contro donne e ragazze, ma anche contro le persone LGBTIQ+) al pari di altri che, per una legge comunitaria (articolo 83 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea), sono combattuti su base comune , ovvero il traffico di esseri umani, di droga e di armi, il crimine informatico e il terrorismo. Insomma, un eurocrimine. Inoltre, i deputati denunciano il femminicidio come «forma più estrema di violenza di genere contro le donne e le ragazze e sottolineano che anche negare l’assistenza all’aborto sicuro e legale è una forma di violenza di genere» I deputati del Parlamento europeo hanno approvato un testo a maggioranza assoluta, ma l’iter sarà lungo, dovrà votare il Consiglio dell’Unione europea perché si arrivi a modificare un articolo del Trattato. E il testo è giudicato troppo progressista in quanto esplicita e inchioda le responsabilità del patriarcato nella genesi della violenza domestica e parte del Ppe potrebbe astenersi.
Violenza sulle donne nel Legnanese: ogni due giorni una donna chiede aiuto allo sportello
Presentati i dati dello sportello di Filo Rosa Auser per i primi dieci mesi del 2023 nell’area del Legnanese e del Castanese: domina la violenza psicologica
Legnano (Milano) – 16 novembre 2023
Ben 159 donne hanno avuto accesso allo sportello solo negli ultimo dieci mesi di attività e 113 di queste sono state infine prese in carico, in un contesto nel quale la violenza psicologica e quella “economica”, tradotta in pratica attraverso il ricatto, hanno ormai un peso specifico equiparabile a quello della violenza fisica: tra le vittime di violenza il 13% ricade nella fascia d’età dai 18 ai 30 anni e il 26% tra i 31 e i 40. Sono questi alcuni dei numeri comunicati da Filo Rosa Auser, che raccontano quanto la violenza sulle donne sia diffusa anche in una fascia d’età molto giovane ma che allo stesso tempo, se si vuole cercare un elemento positivo, sono anche testimonianza dell’emersione di un fenomeno che fino a trenta, quarant’anni fa rimaneva chiuso nelle quattro mura di casa e che oggi viene in superficie anche grazie alla presenza di una rete in grado di accogliere e guidare le donne vittima di questi comportamenti.
Filo Rosa Auser e Fondazione Somaschi, che si occupa della casa rifugio di secondo livello a Legnano, hanno approfittato infatti della presentazione delle due settimane di eventi che il Comune dedica alla “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne” per tracciare il bilancio delle loro attività fornendo dati e riferimenti capaci di disegnare un quadro dettagliato della situazione nel territorio.
Filo Rosa Auser, in particolare, ha fornito attraverso la relazione di Simona Grumelli i dati aggregati del Centro Antiviolenza di Legnano e dello Sportello Antenna Antiviolenza di Castano Primo.
Da gennaio a ottobre 2023 gli accessi sono stati 159, di cui 113 conclusi con una presa in carico: otto donne sono state poi collocate in una struttura protetta a conclusione dell’iter. Delle 113 donne prese in carico, 55 hanno poi avuto accesso a una consulenza legale e 33 hanno invece avviato un percorso di supporto psicologico (in 21 casi entrambi i percorsi sono stati avviati). Il 50 per cento delle donne che hanno avuto accesso allo sportello ha un’età compresa tra 41 e 60 anni di età, il 26% tra 31 e 40, il 12% oltre i 60 e il 13% tra 18 e 30 anni: di fronte a questi numeri diventa difficile ipotizzare che per le nuove generazioni ci sia stata una nuova presa di coscienza dei limiti di un sano rapporto tra uomo e donna.
Il 74% delle donne che hanno richiesto aiuto è di nazionalità italiana e non si deve pensare che il loro livello di istruzione sia basso: il 42% ha un diploma di scuola superiore e l’11% una laurea. Il 64% risulta essere occupata, ma spesso e volentieri si tratta di lavori sottopagati, che non sono in grado di garantire l’autosufficienza della persona. Il 35% delle richiedenti è coniugata, il 33% nubile, il 12% divorziata, il 5% convivente, il 13% separata e il 2% vedova. Quattro donne su dieci hanno figli minori, mentre il 27% non ha figli.
Ci sono poi le diverse tipologie di violenza che emergono nei colloqui con le donne che hanno avuto accesso allo sportello e spesso coesistono: domina la violenza psicologica, che caratterizza quasi tutti i casi (96%) e precede la violenza fisica (58%): ci sono poi quella sessuale (15%), lo stalking (36%), economica (25%), la molestia sessuale (3%), l’assistita (37%) e la segregazione (4%). Responsabile della violenza è per lo più il marito (32%) ma tra i soggetti hanno un ruolo importante anche l’ex marito (11%), il convivente (15%), l’ex convivente (12%), il fidanzato (5%), l’ex fidanzato (8%) ma anche il figlio (4%), i genitori (4%) e un altro parente (4%). L’autore della violenza è, nell’81% dei casi, un italiano e nel 19% un cittadino extra Ue. In quanti casi le donne arrivano a una denuncia, passaggio certo non semplice? Chi denuncia è meno di una donna su due, con una percentuale totale del 43%.
Femminicidi, abusi e stalking nelle Marche. In un caso su 3 l’orco è il marito. Più di 200 donne sono finite al Pronto soccorso in un anno
Nel 2022, 705 donne hanno chiesto aiuto ai Centri antiviolenza delle Marche
Giovedì 9 Novembre 2023,
Ancona – Il 2023 si è già bagnato del sangue di due donne, vittime di uomini a loro vicini. Concetta Marruocco, uccisa neanche un mese fa dall’ex marito Franco Panariello a Cerreto D’Esi, e Marina Luzi, freddata dal cognato Andrea Marchionni a Fossombrone. Nel 2022 i femminicidi erano stati tre, nel 2020 addirittura quattro. Esiti tragici, spesso, di una lunga scia di violenza perpetrata all’interno di quelle mura domestiche che dovrebbero rappresentare un rifugio sicuro ma che si trasformano in prigioni da cui diventa impossibile uscire. Un fenomeno, quello della violenza di genere, che ancora fatica ad emergere: tante, tantissime donne decidono di non denunciare.
Per continuare a leggere l’articolo completo premere il Link qui sotto: https://www.corriereadriatico.it/marche/femminicidio_abusi_stalking_marche_numeri_marito_centri_antiviolenza_marche_ultime_notizie-7743724.html
Violenze sessuali in costante aumento in 20 anni. Più di 100 donne uccise nel 2023
articolo: https://alleyoop.ilsole24ore.com/2023/11/09/violenze-sessuali-costante-aumento/
Superano quota 100 le donne uccise dall’inizio dell’anno: su 282 omicidi commessi, 101 vittime sono donne, di cui 82 uccise in ambito familiare o affettivo. Di queste, più della metà (53) hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Numeri ancora una volta drammatici, in crescita rispetto allo scorso anno, che continuano a fotografare la piaga della violenza sulle donne per le quali la famiglia e gli affetti continuano ad essere il luogo più pericoloso. Ma i femminicidi sono solo la punta dell’iceberg di una cultura in cui la disparità tra uomini e donne è ancora troppo presente a tutti i livelli ed è il terreno di coltura di una violenza che si manifesta in moltissime forme.
Reati spia in costante aumento – Drammatici ma esplicativi in questo senso sono i dati sulle violenze sessuali e violenze sessuali di gruppo, elaborati dal Servizio Analisi Criminale della Direzione centrale della Polizia criminale in un focus sulle violenze sessuali e violenze sessuali di gruppo pubblicato nel settembre scorso, così come molto indicativi sono quelli sui cosiddetti reati spia. Si tratta di quei delitti che sono ritenuti i possibili indicatori di una violenza di genere, in quanto verosimile espressione di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica diretta contro una persona in quanto donna: sono ritenuti tali gli atti persecutori (art. 612-bis c.p.), i maltrattamenti contro familiari e conviventi (art. 572 c.p.) e le violenze sessuali (art. 609-bis, 609-ter e 609-octies c.p.).
Nel decennio 2013-2022 le fattispecie in esame mostrano un trend in progressivo e costante incremento. La variazione più ragguardevole attiene all’incremento del 105% conseguito nell’intero periodo per i maltrattamenti contro familiari e conviventi, seguita da quella del 48% per gli atti persecutori. Mentre per le violenze sessuali si rileva un importante aumento, pari al 40% (4.488 casi nel 2013 a fronte dei 6.291 nel 2022).
I dati contenuti nel rapporto sono quelli della Banca Dati Interforze in uso alle Forze di polizia, che non consente di poter valutare il cosiddetto “numero oscuro”, costituito da tutti quei casi che non vengono denunciati. Questa tendenza in evoluzione, si legge nel rapporto, “conferma la necessità di riservare a tale fenomenologia criminale la massima attenzione. Ciò anche se il rilevato incremento dei dati può, almeno in parte, essere interpretato quale parziale ‘affioramento di un sommerso‘, ossia la testimonianza di una aumentata sensibilità verso il fenomeno e quindi di una maggiore propensione alla denuncia da parte delle vittime e dei testimoni”. Il confronto dei primi sette mesi del 2023 con l’analogo periodo del 2022 evidenzia, invece, una diminuzione dei reati commessi: “La flessione però, deve essere letta con cautela, poiché si tratta di dati di carattere operativo e quindi suscettibile di variazione”, sottolinea il rapporto.
L’incidenza delle donne sul totale delle vittime dei reati di specie: la stessa, infatti, si mantiene pressoché costante, attestandosi, nel decennio, ad una media del 75% per gli atti persecutori, dell’81% per i maltrattamenti contro familiari e conviventi e del 91% per le violenze sessuali.
Violenza sessuale, donne vittime nel 90% dei casi – La violenza sessuale, declinata in tutte le sue forme negli ultimi dieci anni registra un trend in crescita. L’incremento, significativo, si è attestato al 40%, con 6.291 eventi nel 2022 a fronte dei 4.488 del 2013. La percentuale di donne vittime di violenze sessuali presenta un’incidenza elevata, vicina al 90%, in tutti i periodi in analisi (il grafico sottostante evidenzia l’incidenza percentuale delle donne sul totale delle vittime).
Da un’analisi dei dati su base geografica emerge che essi risultino essere stati commessi, in numero significativo, in tutto il territorio nazionale, ad eccezione di Valle d’Aosta, Molise e Basilicata, con una maggiore concentrazione nelle regioni del Nord. Un’analisi, riferita all’anno 2022, è stata quindi dedicata alle fasce d’età delle vittime e degli autori. Si rileva che un terzo delle vittime sono minorenni mentre, ampliando la fascia da 0 a 24 anni, si supera il 50% delle vittime totali. Per quanto attiene ai presunti autori noti, il numero maggiore è di agli adulti (oltre 25 anni), cui segue la fascia dei cosiddetti giovani adulti (18-24).
Violenza sessuale di gruppo, un terzo delle vittime è minorenne – Il rapporto evidenzia nei 10 anni esaminati andamento costante per tutto il periodo in esame sul fronte della violenza sessuale di gruppo, ad eccezione del 2016 e del 2019, quando, a fronte di un incremento della violenza sessuale, anche nella forma aggravata, diminuiscono le violenze sessuali di gruppo. Tra le vittime di violenza sessuale di gruppo, circa un terzo non raggiunga la maggiore età, nell’arco temporale considerato. Ampliando l’approfondimento sulle fasce d’età si rileva come, per il reato di specie, le vittime con meno di 25 anni superino il 60% del totale sia nel 2022 che nei primi sette mesi dell’anno corrente.
Analizzando le segnalazioni a carico dei presunti autori noti del reato in analisi, emerge come sia significativa la presenza di autori minori nei casi in cui vi sia una vittima minorenne. In particolare, per l’intero anno 2022 e per il periodo parziale 2023, si evince come i minorenni siano spesso vittime di autori di età compresa tra 14 e 17 anni (67%), seguiti da quelli tra i 18 ed i 24 anni (18%).
Numeri che mostrano quanto sia necessario sviluppare, in ogni ambito della società civile, “la capacità di prevenire in modo tempestivo eventuali situazioni critiche: in particolare, in settori chiave quali quelli della scuola, dell’assistenza sociale, della sanità e, più in generale, in tutti quei luoghi ove il minore possa essere adeguatamente supportato. La sinergia tra tutti i soggetti che si occupano della formazione e della protezione delle vittime di reato costituisce, infatti, una rete essenziale per il contrasto del fenomeno in argomento“, sottolinea il rapporto che conclude: “Fondamentale appare, inoltre, che tutti gli attori che operano nel contesto educativo di riferimento, in particolare quello familiare, operino affinché si coinvolgano gli adolescenti al fine di favorirne una crescita responsabile e consapevole e consentirgli di porre “il rispetto della persona” al centro dei propri valori”.
Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il
1522
(il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.
Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.
Femminicidi: 82 donne uccise quest’anno, 42 da partner o ex
Report, lieve calo sul 2021.Crescono le violenze sessuali, 4.416
Dei 221 omicidi commessi nei primi nove mesi di quest’anno (lo stesso numero del 2021), 82 hanno avuto vittime femminili, contro le 90 dello scorso anno (– 9%). In ambito familiare-affettivo se ne sono registrati 97, dei quali 71 con vittime femminili; di queste, 42 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex.
E’ quanto emerge dal report interforze “Il pregiudizio e la violenza contro le donne“, curato dalla Direzione centrale della polizia criminale.
Nello stesso periodo sono state 4.416 le violenze sessuali (+9% rispetto al 2021); donne il 92% delle vittime.
Il report, realizzato in collaborazione con l’università La Sapienza di Roma, ha tracciato un bilancio della legge sul Codice rosso, che è entrata in vigore nell’agosto del 2019 ed ha introdotto una corsia prioritaria per la trattazione di reati contro le donne, prevedendo anche nuove fattispecie e circostanze aggravanti. Il più alto numero di violazioni in questi tre anni si registra sui provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e di divieto di avvicinamento ai luoghi frequnatati dalla persona offesa: dall’agosto del 2019 al 30 settembre di quest’anno sono stati commessi 6.499 delitti di questo tipo (le vittime sono donne nell’82% dei casi). Segue la diffusione di immagini o video sessualmente espliciti, il cosiddetto revenge porn, (3.496 delitti, il 72% ai danni di donne). Per quanto riguarda il primo reato, quest’anno si registra un aumento del 12% rispetto al 2021 (1.824 contro 1.631). L’incidenza della violazione vede in testa la Sicilia con 17,4 reati ogni 100mila abitanti, seguita dalla Valle d’Aosta con 17,2. Per il revenge porn il 2022 fa registrare un calo del 20%: 871 reati contro 1.090. L’incidenza per 100mila abitanti vede in testa il Molise (7,5), seguito da Sicilia (7,2) e Sardegna (7). Femmine il 72% delle vittime. Altra fattispecie introdotta dalla legge sul Codice rosso è la costrizione o induzione al matrimonio. Da allora sono 48 gli episodi registrati. Netto il calo quest’anno, con 9 casi contro i 10 del 2021. L’87% delle vittime sono donne, il 65% straniere.
Tentato femminicidio a Padova, grave donna accoltellata da ex
articoloRedazione ANSA: https://www.ansa.it/veneto/notizie/2022/05/11/tentato-femminicidio-a-padovagrave-donna-accoltellata-da-ex_24388935-3665-49f2-b22e-ac4a5c7fb8a2.html
L’uomo, fermato, aveva già ucciso la precedente compagna
Padova,
Una donna di 52 anni è stata accoltellata nella sua casa a Padova dall’ex convivente che, dopo averla colpita alla schiena l’ha lasciata a terra, gravemente ferita, fuggendo.
L’uomo, che non aveva mai accettato la fine del rapporto e nutriva verso di lei una forma d”odio, è stato poi fermato dai Carabinieri, e in serata si trovava ancora sotto interrogatorio, come principale indiziato del tentato omicidio.
Il fatto è avvenuto in un appartamento del quartiere Arcella, dove pare che i due avessero convissuto per qualche mese. Portata all’ospedale e sottoposta ad un’operazione d’urgenza, la 52enne è stata dichiarata in fuori pericolo.
Secondo le prime informazioni, nel passato dell”aggressore, un 50enne veronese, vi sarebbero già una condanna per omicidio, nel 1999, quello di un”altra donna con la quale aveva precedentemente convissuto, ed una per stalking nei confronti di una terza donna, che tormentava, anche in questo caso non accettando la fine della loro relazione. continua a leggere
Violenza sulle donne, 89 casi al giorno Draghi: “Aiuti subito è un crimine odioso”
I dati della Direzione anticrimine della polizia. Già 109 femminicidi, aumento dell’otto per cento rispetto al 2020. Ma cresce il numero delle vittime che denunciano abusi e vessazioni.
È uno stillicidio che sembra non avere fine. Ogni giorno, in Italia, 89 donne sono vittime di reati di genere. Commessi soprattutto da mariti e compagni, nel 34 per cento dei casi; oppure dagli ex, è il 28 per cento delle aggressioni. Donne vittime di atti persecutori e abusi di ogni tipo: psicologici, fisici, sessuali. Fino al femminicidio.
L’ultimo report della Direzione centrale anticrimine della polizia racconta i numeri del dolore, ma anche del possibile riscatto e della speranza. Sempre più donne provano a fermare la violenza. Quest’anno, sono le siciliane in prima linea nelle denunce: 172 ogni centomila abitanti donne. Poi ci sono le donne campane (152 ogni centomila abitanti), le donne lombarde (132), del Lazio (124) e del Veneto (112). “Sono numeri che indicano la gravità del fenomeno – dice il prefetto Francesco Messina, il direttore centrale anticrimine – C’è ancora tanto da fare. E la sfida contro tutta questa violenza si gioca esclusivamente sul campo della prevenzione“. continua a leggere
Femminicidi: Lamorgese, ripensare le misure di prevenzione
‘Estendere l’arresto obbligatorio in flagranza’
“C’è l’esigenza prioritaria di ripensare le misure di prevenzione dei femminicidi, con l’estensione mirata dell’arresto obbligatorio in flagranza, l’introduzione di una specifica disciplina sul ferma dell’indiziato, mentre la tutela delle vittime potrebbe avvalersi di un indennizzo più sostanzioso“. Lo ha detto la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, intervenendo ad un convegno alla Camera.
“Nei primi 8 mesi ci sono stati 75 femminicidi su 182 omicidi. Tra agosto e settembre ce ne sono stati 11, un aumento incredibile“, ha aggiunto la ministra, invitando a “combattere la cultura della violenza che affonda le radici nell’organizzazione patriarcale della società“.
Uccisa a martellate in strada dall’ex nel bresciano
Lei aveva 49 anni. E’ accaduto a Castegnato
Castegnato (Brescia), 21 ottobre 2021
Una donna di 49 anni, Elena Casanova, è stata uccisa a martellate in strada dall’ex fidanzato, Ezio Galesi, coetaneo, che ha poi fatto chiamare i carabinieri ed è in stato di arresto. È successo a Castegnato, in provincia di Brescia.
A lanciare l’allarme sono stati i vicini di casa della donna.
“Chiamate i carabinieri, l’ho uccisa a martellate“. Così Ezio Galesi, parlando in dialetto bresciano, si è rivolto ai vicini di casa della ex dopo averla uccisa in strada a Castegnato.
La coppia non stava più insieme da un anno e la donna, operaia all’Iveco in città e madre di una ragazza di 17 anni avuta dal primo matrimonio, è morta sul colpo a pochi metri dalla sua auto appena parcheggiata.
Limbiate, dà fuoco alla moglie per una lite: arrestato
articolo: https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/10/09/news/da_fuoco_alla_moglie_lite_brianza-321489020/
Le ha gettato addosso il liquido infiammabile, poi quando sono partite le fiamme è fuggito. A dare l’allarme il figlio ventenne
Limbiate (Monza e Brianza), 09 ottobre 2021
I segni neri restano sul bianco della lavatrice e della vasca da bagno. Tracce di incendio, provocato da un getto di benzina. Tracce di un rogo destinato, nelle intenzioni di un operaio 40enne ucraino, a uccidere la moglie, nel bagno del loro appartamento a Limbiate.
Dopo aver gettato il liquido infiammabile, l’uomo è scappato. La vittima ha avuto la prontezza di togliersi immediatamente i vestiti, evitando di diventare una torcia. Il figlio ventenne ha dato l’allarme ai carabinieri della stazione di Limbiate, che sono arrivati sul posto insieme alle ambulanze del 118 e ai vigili del fuoco. continua a leggere
Femminicidio in Calabria, donna uccisa dal marito
A Fagnano Castello. Omicida bloccato dai carabinieri
Fagnano Castello (Cosenza), 14 settembre 2021
Femminicidio in Calabria. Una donna di 43 anni, Sonia Lattari, é stata uccisa al culmine di una lite con alcune coltellate dal marito, Giuseppe Servidio, di 52, che é stato bloccato dai carabinieri. L’uxoricidio é avvenuto nell’abitazione della coppia a Fagnano Castello, nel cosentino.
Giuseppe Servidio é stato individuato dai carabinieri nei pressi dell’abitazione in cui é avvenuto l’uxoricidio. Secondo quanto é emerso dalle prime indagini, i rapporti tra Sonia Lattari ed il marito erano tesi da tempo per motivi che sono in corso d’accertamento. La coppia, secondo quanto si é appreso, aveva due figli che non erano in casa nel momento in cui tra Giuseppe Servidio e la moglie é scoppiata la lite culminata con l’uccisione della donna.
Femminicidio nel Bresciano, donna uccisa a coltellate dall’ex marito
E’ accaduto ad Agnosine dove la vittima, 50 anni, si era trasferita da un mese dopo la separazione
Agnosine, in Valsabbia (Brescia), 13 settembre 2021
Una donna, madre di due figli già grandi, è stata uccisa dall’ex marito. È accaduto ad Agnosine, in Valsabbia, nel Bresciano, dove la vittima si era trasferita da un mese dopo la separazione dal marito. Si tratta di una coppia italiana, cinquantenni. Questa mattina l’uomo ha raggiunto l’ex moglie a casa e l’ha colpita più volte con un coltello sulle scale della palazzina, poi si è costituito ai carabinieri.
Vicenza, donna uccisa a colpi di arma da fuoco: compagno in fuga, è caccia all’uomo
Il femminicidio è avvenuto nel parcheggio dell’azienda di Noventa Vicentina dove la donna lavorava. Freddata con quattro colpi di pistola davanti alle colleghe di lavoro
Noventa Vicentina (Vicenza), 10 settembre 2021
Una donna di 31 anni, Rita Amenze, di origine nigeriana è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco venerdì mattina alle 7.30 a Noventa Vicentina, nel parcheggio della ditta Mf Funghi. Il presunto autore del femminicidio, avvenuto davanti alle colleghe della donna, sarebbe stato il marito, Pierangelo Pellizzari di 61 anni, che poi è fuggito in auto facendo perdere le tracce, ed è attualmente ricercato dai carabinieri, con il supporto della polizia, in tutta la provincia vicentina e lungo la rete autostradale. Una vera a propria caccia all’uomo, soprattutto nelle campagne vicine all’abitazione della coppia a Quargente di Villaga, a una manciata di chilometri dal luogo dell’omicidio. Sulle case e sui campi volteggia anche un elicottero dei carabinieri. continua a leggere
Femminicidio a Quartucciu, Cagliari: 60enne uccisa a coltellate dal marito
L’uomo, un 67enne, ha colpito ripetutamente la moglie e poi ha chiamato i carabinieri
Quartuccio (Cagliari), 09 settembre 2021
Una donna di 60 anni, Angelica Salis, è stata uccisa giovedì pomeriggio a Quartucciu, nell’hinterland di Cagliari, dal marito di 67 anni, Paolo Randaccio. L’uomo avrebbe accoltellato ripetutamente la donna e poi sarebbe stato lui stesso a chiamare i carabinieri. Quando i medici del 118 sono arrivati in casa non hanno potuto fare nulla, la donna era già morta. L’aggressione sarebbe avvenuta al termine di una lite. Da quanto si apprende la donna da tempo soffriva di depressione. L’uomo è stato fermato per omicidio volontario e adesso si trova nella caserma dei carabinieri di Quartu.
Dramma femminicidi, la scia di sangue non si ferma: in 4 giorni due donne uccise e una terza in fin di vita
Dall’omicidio di Chiara Ugolini a quello avvenuto a Bronte oggi, in Sicilia, dove un uomo ha accoltellato a morte la moglie e poi ha tentato il suicidio. Fino alla tragedia nel Sassarese dove un 42enne ha sparato alla compagna ferendola gravemente e si è impiccato: Valente: “Non rassegniamoci alla barbarie”.
08 settembre 2021
Due donne uccise, una terza in gravissime condizioni. Come non ci fosse fine alla ferocia maschile contro le donne. Mentre lo sgomento per l’assassinio di Chiara Ugolini, uccisa a 27 anni dal vicino di casa, cresce di giorno in giorno, via via che di quell’aggressione si chiariscono i particolari atroci, tra ieri e oggi altre due donne, una a Sennori, in Sardegna, un’altra a Bronte, in Sicilia, sono state uccise o ridotte in fin di vita dai propri mariti e compagni.
Una nuova, terribile, scia di sangue, che di nuovo ci riporta alle radici di una violenza maschile contro le donne che sembra inarrestabile. A Bronte un uomo di 47 anni ha ucciso la moglie a coltellate e poi ha rivolto l’arma contro se stesso, colpendosi all’addome, nel tentativo di togliersi la vita. E’ avvenuto, secondo uno schema ormai tristemente ripetitivo, nel giorno dell’udienza di separazione della coppia. Lei aveva 46 anni ed è stata assassinata nel giorno in cui finalmente la legge avrebbe messo fine a una vita di soprusi e paura. Lui non le ha dato scampo: piuttosto che perdere l’oggetto della propria sopraffazione (perché questo sono le donne per i maschi violenti) l’ha uccisa e ha tentato di suicidarsi. Uno schema molto simile al tentato femminicidio di Sennori, dove una donna di 41 anni di Sennori, Piera Muresu, è ricoverata in gravissime condizioni dopo essere stata colpita da due colpi di pistola sparati contro di lei dal suo compagno mentre facevano un giro in auto. L’uomo, poi, convinto probabilmente di averla ammazzata, si è ucciso impiccandosi nel garage della casa dove vivevano insieme. continua a leggere
Torino, blocca la sua ex in auto e le spara: il proiettile fermato dalla portiera
Braccato dalla polizia si è consegnato. La donna scampata alla morte era con la figlia e il nuovo compagno
23 agosto 2021
Spara all’auto su cui viaggia l’ex compagna, con il suo nuovo fidanzato e una delle figlie adolescenti, e scappa. La sparatoria è avvenuta la mattina di Ferragosto in Barriera di Milano a Torino: dopo una rapida indagine delle squadre mobili di Torino e Vercelli l’uomo, 31 anni, è stato individuato e arrestato con l’accusa di tentato omicidio. Alla base, spiegano gli investigatori, “motivi passionali“. Lui non accettava la nuova relazione della donna, salvatasi quasi per miracolo: uno dei proiettili è stato infatti trovato piantato nella portiera.
Stando alla ricostruzione dei poliziotti, il trentunenne, verso le 10,30 della domenica di Ferragosto, ha raggiunto con la sua auto quella in cui viaggiava la ex. A bordo anche l’attuale compagno della donna e una delle sue figlie, minorenne. Ha prima provato a bloccare l’auto al semaforo, tagliandole la strada all’incrocio tra via Palestrina e corso Giulio Cesare. Poi è sceso dall’auto con la pistola in mano, ha sparato verso l’auto in cui si trovavano l’uomo con le due donne, che sono state protette dall’auto: un proiettile è stato trovato conficcato nella portiera. Poi l’uomo è scappato.
Gli agenti hanno ricostruito la dinamica sentendo i testimoni e guardando i filmati delle telecamere della zona. Nei giorni scorsi è stato emesso dalla procura di Torino, pm Giuseppe Drammis, un decreto di fermo di indiziato di delitto ma l’uomo era irreperibile. Così sono partite le ricerche e l’uomo, nomade domiciliato a Torino, sentendosi braccato, si è consegnato in questura a Vercelli, dove dovrebbe avere dei parenti. Nel weekend è stato convalidato il fermo, disponendo la misura cautelare della custodia in carcere.
Pilastro, violentata a 12 anni dal vicino: l’uomo rischia il linciaggio, poi viene arrestato
Orrore, con tanto di video, in uno degli appartamenti Acer. La famiglia della vittima tenta di farsi giustizia da sola
Bologna 23 agosto 2021
Un gesto orribile, un nuovo punto di non ritorno del degrado, fisico e morale. Una ragazzina di nemmeno 12 anni sarebbe stata violentata nel quartiere del Pilastro, a Bologna, proprio in una delle case popolari Acer: la notizia è stata riportata dal Resto del Carlino. L’abuso si sarebbe tenuto nell’appartamento di un vicino, un italiano di 30 anni, poco meno di una settimana fa. Ad aumentare l’orrore, secondo il materiale in possesso delle forze dell’ordine, ci sarebbero stati anche dei video che han ripreso tutto. La bambina, sotto choc, per il resto dei giorni non avrebbe né mangiato né giocato. Di fronte alle domande della famiglia, preoccupata per il suo comportamento, nel weekend ha deciso di sfogarsi, raccontando l’accaduto.
La resa dei conti – Ed è qui che succede il caos. È sabato, primo pomeriggio. Il padre della piccola decide di farsi giustizia da solo, chiama a raccolta parenti e conoscenti e si presenta alla porta dell’uomo. Questi viene trascinato in strada e picchiato. La gente, dalle finestre, di fronte all’ennesima rissa, chiama la polizia. Scoperto l’accaduto, dopo averlo fatto medicare, le forze dell’ordine lo portano direttamente in carcere. Inutili le spiegazioni, il materiale contenuto nel suo cellulare è risultato fin troppo esplicito. Nel frattempo, in quartiere c’è ancora tensione e preoccupa una possibile nuova esigenza di farsi giustizia
Omicidio di Carpiano, uccide moglie e figlia.
Un 70enne spara alla figlia e alla moglie 41enne mentre dormono, chiama il 112 e poi si toglie la vita. La famiglia in passato era stata seguita dai servizi sociali
Francolino di Carpiano (Milano), 23 agosto 2021
Cinque pagine di un quaderno a quadretti scritte a penna blu. Salvatore Totò Staltari, 70 anni, le lascia sul tavolo della cucina accanto al telefono. Parole senza senso, accuse alla moglie per le piante non curate, le spine della luce danneggiate, piccoli battibecchi amplificati dalla depressione che lo ha fatto precipitare negli ultimi mesi: «Mia figlia non merita di avere una madre così». Unico movente, secondo gli investigatori, di un gesto che nella frazione di Francolino di Carpiano (Milano), un mucchio di case circondate dai capannoni delle logistiche, nessuno riesce a spiegarsi. Un gesto da «colossale vigliacco», lo definisce il procuratore di Lodi Domenico Chiaro.
Totò Staltari uccide la moglie Catherine Panis, 41 anni, originaria di Manila nelle Filippine, e la figlia Stefania Chiarissa, 15 anni, mentre ancora dormono. continua a leggere
26enne uccisa in strada mentre passeggia con gli amici: ricercato l’ex fidanzato
Agg. 23 agosto 2021
……….. sarebbe stato l’ex fidanzato, che non si era rassegnato alla fine della loro relazione. L’uomo, Antonino Sciuto, 38 anni, è stato — poi — ritrovato (nel pomeriggio di lunedì) impiccato in un casolare in contrada Trigona, nelle campagne di Trecastagni. Da ieri sera era in fuga dopo avere ucciso l’ex compagna. continua a leggere
Femminicidio ad Acitrezza. La vittima passeggiava sul lungomare con gli amici, contro di lei diversi colpi di arma da fuoco
Acitrezza (Catania), 23 agosto 2021
È stata uccisa con diversi colpi di pistola, la scorsa notte, mentre passeggiava con alcuni amici sul lungomare di Acitrezza, in provincia di Catania. La vittima, Vanessa Zappalà, aveva 26 anni. A sparare, secondo le testimonianze raccolte dai carabinieri dagli stessi amici, sarebbe stato l’ex fidanzato, attualmente ricercato, che si è dato alla fuga. Per la vittima potrebbe essere risultato fatale uno dei proiettili alla testa.
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Anche una delle amiche della ragazza sarebbe rimasta ferito alla schiena. La 26enne sarebbe originaria di Trecastagni, sempre provincia di Catania, mentre l’ex fidanzato sarebbe di San Giovanni La Punta, un comune vicino al suo.
Sembrerebbe che la giovane, in passato, avesse denunciato l’ex fidanzato per stalking.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Sis, il reparto speciale di investigazioni scientifiche di Catania.
Su Faebook un’amica esprime rabbia e tristezza per la morte della 26enne: «Tante volte ti inviavo messaggi, “Stai attenta Vale, ho paura” e tu rispondevi “Tranquilla non mi fa niente è solo geloso”», scrive l’amica postando un video con le foto di Vanessa.
Strangola la moglie e si impicca nel Bresciano
Probabile caso di omicidio-suicidio, la coppia aveva tre figli
(ANSA) – Brescia, 12 agosto 2021
Un uomo di 56 anni e una donna di 57, entrambi di origini straniere, sposati, sono stati trovati senza vita nella loro abitazione a Cazzago San Martino, nel Bresciano. Secondo una prima ricostruzione, si tratterebbe di un omicidio-suicidio.
Sul posto una lettera in cui vengono spiegate le ragioni del gesto. L’uomo avrebbe strangolato la moglie e poi si sarebbe impiccato. La coppia aveva tre figli. (ANSA).
Grosseto: uccide la compagna a coltellate e chiama i carabinieri
La vittima aveva 46 anni, madre di due figli. La tragedia poco dopo la mezzanotte a Monterotondo Marittimo
Monterotondo (Grosseto), 12 agosto 2021
Silvia Manetti, 46 anni, vedova e madre di due figli, è stata uccisa a coltellate dal compagno a Monterotondo Marittimo, paese collinare in provincia di Grosseto. Ad ucciderla, poco dopo la mezzanotte di ieri, Nicola Stefanini, 48enne di Volterra, che poi ha chiamato i carabinieri. «Ho assassinato la mia compagna, venite ad arrestarmi sono lungo la provinciale 398», ha gridato in lacrime al telefono l’omicida, ma quando i militari sono arrivati l’uomo li ha aggrediti e ha anche infranto il vetro dell’auto di servizio.
Ferita alla gola – Il corpo della donna era sul sedile anteriore con una profonda ferita alla gola. Il delitto è avvenuto nell’auto dell’omicida forse dopo l’ennesimo litigio. Si parla di una relazione che stava finendo, La vittima, originaria di Altopascio (Lucca), pare che in passato avesse confessato alle amiche la gelosia del compagno diventata un’ossessione. Voci di paese, comunque, che ancora devono trovare una conferma. L’uomo è stato arrestato per omicidio volontario e trasferito nel carcere di Grosseto.
Vigevano, uccide la compagna e si costituisce dopo 24 ore
La coppia conviveva da due settimane. Il delitto commesso con un coltello
Ha ucciso la donna con cui conviveva e poi ne ha tenuto in casa il cadavere per più di 24 ore. Alla fine si è presentato in commissariato e ha raccontato l’accaduto. È Vigevano, in provncia di Pavia, lo scenario in cui si registra un nuovo femminicidio: la vittima Marylin Pera, aveva 39 anni. Da appena due settimane conviveva con l’uomo che è diventato il suo assassino. Marco De Frenza, 59 anni, è stato posto in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario.
Secondo quanto è stato verificato dalla polizia, il delitto è stato commesso con un coltello. Nessuno se n’era accorto fino alle 17 di oggi, quando De Frenza si è costituito.
Roma, femminicidio a viale Marconi. Badante accoltella la compagna: «Avevo perso la testa per lei»
La vittima aveva 44 anni. A dare l’allarme alcuni vicini di casa che l’hanno vista fuggire sanguinante ma poi il killer l’ha afferrata e trascinata di nuovo nell’abitazione dove l’ha finita. All’interno c’era anche un 58enne tetraplegico bloccato a letto.
Con la forza della disperazione si è trascinata sul balcone dell’appartamento dove lavorava come aiutante badante del suo compagno. Ha gridato, ha chiesto aiuto a chi si era affacciato. Ma poi una mano l’ha afferrata di nuovo e l’ha riportata con violenza dentro casa. E per Lorenza Monica Vallejo Mejia, colombiana di 44 anni, non c’è stato più niente da fare.
Una scena da film horror nel primo pomeriggio di ieri in via Federico Guarducci, parallela di viale Marconi. La donna è stata trovata morta dagli agenti delle volanti intervenuti sul posto dopo le ripetute chiamate al 112 e al 113 fatte da decine di residenti che avevano udito le urla della vittima sul balcone del quinto piano. In casa c’era il suo convivente, un connazionale di 68 anni, Orlando Gonzalez Arbelaez, collaboratore domestico dell’anziana inquilina, ora ricoverata in ospedale per una frattura, e badante del figlio di 58 anni, tetraplegico e disabile al cento per cento. L’uomo si trovava in casa, in un’altra stanza, e non si è accorto di nulla. È rimasto illeso nell’aggressione selvaggia con un coltello da cucina costata la vita alla 44enne.
Sembra che i due colombiani abbiano litigato prima dell’omicidio: stavano insieme da soli due mesi. Lui viveva lì, lei lo ha raggiunto. «Avevo perso la testa per lei, ho fatto una c….ta», ha detto Arbelaez alla polizia. Alle 13.45 il 68enne si è avventato sulla donna colpendola ripetutamente, soprattutto all’addome. continua a leggere
CHENA TIMIRE ( cancion sin miedo – Sardigna )
CHENA TIMIRE, adattamento in Sardo del brano Cancion sin miedo della cantautrice messicana Vivir Quintana, vero inno internazionale di lotta culturale al femminicidio.
“Nos ponent tramentu, nos creschent sas alas!”
“Più ci mettono paura, più ci crescono le ali!”
Questo il senso del brano che inneggia al coraggio e alla sorellanza femminile nella lotta al femminicidio e alla violenza di genere.
Nel contesto della materia Arte e Immagine si è costituito un informale collettivo scolastico, 18 CADDHOS RUJOS, che fa capo alla classe III F della scuola media G.Deledda di Ozieri, coordinata dai professori Alessandro Carta e Maria Paola Maieli. Per buona parte del secondo quadrimestre si è lavorato a questo progetto sia dal punto di vista artistico-comunicativo, costituendo una sorta di troupe con lo studio di un logo, costruendo una traduzione in Sardo, una sceneggiatura condivisa, un arrangiamento musicale e un ufficio stampa per proiettarne la comunicazione all’esterno; sia dal punto di vista storico sociale, ricostruendo i casi di femminicidio e di violenza di genere che hanno coinvolto il territorio sardo e analizzando la condizione femminile in Italia dal ventennio fascista fino ai giorni nostri. Osservando l’evoluzione dei diritti delle donne ci siamo domandati in quale modo questi debbano essere tutelati e difesi, e perchè ancora oggi molte altre fondamentali conquiste civili non siano state ancora raggiunte. Partendo dal tema del femminicidio in Sardegna, si è osservato come questo fenomeno sia diffuso a macchia d’olio in tutte le culture moderne. In Messico la cantautrice Vivir Quintana ha realizzato una canzone contro la violenza che opprime le donne del suo paese. Questo brano, “Canciòn sin miedo”, è diventato un inno contro la piaga dei femminicidi e viene cantato in tutto il mondo durante le manifestazioni di protesta e di sensibilizzazione. Abbiamo tradotto in Sardo la canzone di Vivir Quintana e l’abbiamo riadattata alla realtà sarda realizzando il videoclip di CHENA TIMIRE, canzone in limba che si rivolge alle donne e agli uomini della Sardegna per contribuire al dibattito sull’argomento e per ricordare alcune delle donne vittime di femminicidio in Sardegna. Il testo grida i nomi di Romina Meloni (nostra compianta compaesana), Zdenka Krejcikova, Speranza Ponti, Susanna Mallus, Michela Fiori, e ricorda anche i movimenti di lotta femminile che hanno combattuto in Sardegna per la libertà, per i propri diritti e per la salute dei loro cari. Questo lavoro non è stato concepito per rimanere all’interno di un’aula scolastica, bensì per proiettare il suo messaggio sul territorio e per denunciare le continue e infami violenze che ci circondano e che non hanno fine. Con la forza della nostra giovinezza, e con Vivir Quintana, cantiamo e urliamo chiaramente che vogliamo giustizia, che le istituzioni e le strade devono tremare perché non abbiamo più paura e perché le donne le vogliamo vive. Saludos dae Chilivani Sos 18 CADDHOS RUJOS de sa III F de Otieri
Giuliana Danzè picchiata dal compagno, mostra il viso tumefatto in un video
La cantante di Benevento, 26 anni: “Voglio metterci la faccia, che il mio coraggio ispiri”
Ha il volto tumefatto nel videomessaggio che ha postato all’uscita dall’ospedale per raccontare la violenza subita da parte del compagno la giovane cantante Giuliana Danzè, 26 anni di Benevento, nota al pubblico per le sue partecipazioni ai programmi tv “All together now 2” e l’edizione francese di “The Voice”.
“Oggi voglio metterci la faccia – dice l’artista – per denunciare pubblicamente quanto mi è accaduto. L’amore non è violenza, ricordate che l’amore è sostegno reciproco. Ricordate che non è colpa vostra, io non mi sento in colpa, non ho nemmeno paura, che mi spaccassero la faccia un’altra volta“. “Lotterò affinché nessuna persona si senta come me. La violenza, psicologia e fisica non dovrebbe esistere per nessuno.
Se la mia denuncia può essere una forza per qualcuno, che arrivi il più lontano possibile. Un uomo dopo aver toccato una donna smette di essere un uomo“, ha aggiunto.
“Spero che il mio coraggio sia di ispirazione. Sto guarendo velocemente perché dentro di me ho una forza che va oltre ogni logica e ogni legge. Amatevi, rispettatevi e non abbiate paura: io tornerò più forte di prima, piena di amore e di voglia di vivere e tornerò a cantare e a vivere la musica ancora con più passione. Ricordate che chi resta in silenzio è complice, chi non parla è complice. Siate forti. A tutte le donne: credete in voi stesse e non abbiate paura“, conclude il messaggio del video. Giuliana Danzè ha voluto anche ringraziare tutte le persone che le sono state vicino e gli operatori sanitari dell’ospedale “San Pio” di Benevento dove è stata curata.
Femminicidio ad Arese, uccide la moglie a coltellate e si ferisce le braccia: arrestato
articolo: https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/06/19/news/femminicidio_arese-306722102/
L’uomo, 41 anni, si è barricato in bagno prima di arrendersi ai carabinieri. L’aggressione mortale dopo un litigio
Un uomo ha ucciso a coltellate la moglie nella loro casa di Arese, nell’hinterland milanese, ed è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Rho. La tragedia in un appartamento di un condominio di via Gran Paradiso dove, durante un litigio, Jaime Moises Rodriguez Diaz, messicano di 45 anni, ha colpito mortalmente con un coltello la moglie, Silvia Susana Villegas Guzman, connazionale di 48 anni: l’omicidio è avvenuto nell’appartamento dove viveva la coppia, arrivata in Italia solo da mese, insieme ai tre figli. un L’uomo si era chiuso in bagno ma è stato arrestato dai carabinieri. Sul posto anche la Sezione Investigazioni scientifiche del Nucleo investigativo di Milano.
Il 41enne avrebbe colpito violentemente la moglie al volto e poi ha usato un coltello da cucina per autoinfliggersi delle ferite da taglio agli avanbracci e sul costato.
Femminicidio a Sarzana, uccide ex compagna di 24 anni
ANSA) – Genova, 12 giugno 2021 – Femminicidio a Castelnuovo Magra: secondo le prime informazioni, un uomo avrebbe ucciso l’ex compagna di 24 anni in una villetta di via Baccanella. I Carabinieri territoriali e quelli di Sarzana stanno eseguendo i rilievi e raccogliendo le testimonianze dei vicini di casa per ricostruire l’accaduto
Al momento dell’omicidio, secondo quanto appreso, sarebbe stato presente anche un minorenne. Secondo quanto appreso da fonti investigative, l’uomo avrebbe ucciso la sua ex compagna con numerose coltellate al termine di una lite. Inutili sarebbero stati i tentativi di rianimare la vittima che è deceduta poco dopo le 17. (ANSA).
Femminicidio nel Torinese: spara alla moglie e poi si suicida
E’ successo a Castiglione Torinese, l’uomo ha ucciso anche il cane
Spara alla moglie e al cane, poi rivolge la pistola verso di sé e si uccide. Tragedia scoperta ieri sera in un’abitazione di Castiglione Torinese. Il corpo del pensionato, Carlo Marengo, 69 anni, era a terra nel disimpegno. La moglie, Rachele Olivieri, 71 anni, è stata trovata senza vita, seduta su una sedia in cucina, ai suoi piedi c’era anche il cane di famiglia, un Golden Retriever.
É questa la scena che alle 21,50 si sono trovati davanti i carabinieri del comando provinciale di Torino e i colleghi di Chivasso al piano terra della villetta indipendente di via San Grato. I militari sono stati chiamati dal figlio che non aveva notizie dei genitori da due giorni così, visto che non rispondevano al telefono, é andato a cercarli a casa e li ha trovati senza vita. Sarà l’autopsia a stabilire quando è avvenuta la tragedia, se il pensionato si sia ucciso subito dopo o abbia vegliato i corpi.
Dai primi accertamenti dei militari del nucleo investigativo e della compagnia, non ci sarebbero biglietti che spieghino il gesto ma sembra che l’uomo soffrisse di depressione e che nell’ultimo periodo la patologia si sarebbe aggravata. L’arma usata dal pensionato, forse di piccolo calibro, é una pistola regolarmente denunciata. L’ha usata prima contro la moglie e il cane, poi l’ultimo colpo lo ha riservato per sé. Sul posto anche la pm Lea Lamonaca della procura di Ivrea, competente sul territorio.
È il terzo omicidio in provincia di Torino in 48 ore. Martedì notte due tragedie a poche ore di distanza hanno impegnato le forze dell’ordine: a Torino è stato decapitato un 25enne bengalese nella sua abitazione, Mohamed Ibrahim e ieri è stato arrestato l’assassino. Poche ore dopo, sempre nella notte di martedì, a Piossasco è stato ucciso Roberto Mottura, architetto di 49 anni, colpito dopo aver sorpreso i ladri in casa.
Femminicidio a Faenza, donna uccisa nella sua casa
Il corpo scoperto da un’ospite della vittima: sulla gola un profondo taglio. Diverse persone sentite in commissariato
FAENZA, 06 febbraio 2021 –Ha tutti gli elementi dell’omicidio, quello che si è consumato a Faenza, nel Ravennate. La vittima è una donna di 46 anni, italiana, trovata morta nella sua casa di via Corbara – all’interno di un complesso residenziale – con un profondo taglio alla gola, riporta la stampa locale. Il corpo è stato trovato poco dopo le 6 di questa mattina da un’amica della figlia della donna, che era ospite nell’appartamento. La vittima, a quanto si apprende, era separata.
Al lavoro la polizia e il pm di turno. La Scientifica sta cercando di accertare l’orario esatto della morte. Eseguiti anche rilievi dattiloscopici su uno smartphone. Al termine del sopralluogo nell’abitazione di via Corbara il procuratore Daniele Barberini ha spiegato che “le indagini sono a 360 gradi” su un fatto “drammatico che purtroppo coinvolge ancora una volta una donna”. Gli inquirenti stanno ora ascoltando varie persone in commissariato anche alla presenza del dirigente della Mobile ravennate Claudio Cagnini.
Ventinovenne uccisa a coltellate nel Salento, fermato per omicidio il suo ex: ha confessato
L’uomo è un 39enne, parcheggiatore abusivo, ed era uscito in estate dall’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa. In passato aveva già minacciato la vittima di femminicidio: “Una tragedia annunciata“. La testimonianza del fidanzato, aggredito anche lui: “Colpita con oltre venti coltellate“
È stato fermato e ha confessato l’omicidio. Ha un volto e un nome il responsabile della morte di Sonia Di Maggio, la 29enne uccisa a coltellate ieri sera in strada a Minervino di Lecce mentre era in compagnia del suo fidanzato: vittima di un femminicidio che assume i contorni di una tragedia annunciata.
L’uomo arrestato per il delitto è l’ex fidanzato della ragazza, un 39enne originario di Torre Annunziata (Napoli), fermato dagli agenti del commissariato di Otranto mentre a piedi cercava di raggiungere un mezzo, probabilmente un autobus, con il quale allontanarsi dal Salento. continua a leggere