Morti Bianche – Thyssenkrupp – molto altro


Osservatorio Indipendente morti per infortuni sul lavoro compie dieci anni

Una poesia di Carlo Soricelli, metalmeccanico toscano in pensione, fondatore dell’Osservatorio Indipendente Morti sul lavoro di Bologna recitata da Flavio Insinna.

Fonte: – Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro in Italia – Il primo osservatorio nato in Italia che monitora in tempo reale le morti per infortunio sul lavoro. Fondato il 1° gennaio 2008


Il cuore in Fabbrica

Link: http://poesiedicarlo.blogspot.com/2011/03/una-poesia-in-memoria-dei-sette.html

Una poesia in memoria dei sette lavoratori dellaThyssenKrupp morti così tragicamente

Il cuore rimasto in Fabbrica – Carlo Soricelli

anche adesso che ho raggiunto la pensione
Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d’Italia
La classe operaia non è più centrale
e il paradiso è diventato inferno
di fiamme di fuoco e d’olio bruciato
di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane
Operai sfruttati come non è successo mai
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d’Italia
Anche il nostro bravo Presidente
urla instancabile le morti sul lavoro
ma anche le sue sono urla impotenti
Addio Compagni di fatica, di sogni e d’ideali
Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace.

Dentro la Thyssen, 10 anni dopo l’incendio resta solo il deg 1 1

pubblicato su Youtube 30 ottobre 2017


Thyssen, l’ultima beffa: pena sospesa al manager condannato

 articolo: https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/07/16/news/thyssen_l_ultima_beffa_pena_sospesa_al_manager_condannato-262137645/?ref=RHPPTP-BH-I261780888-C12-P5-S3.4-T1

16 Luglio 2020 – Ancora ritardi nell’esecuzione della pena nel caso ThyssenKrupp. Uno dei due manager tedeschi condannati per il rogo ha fatto ricorso alla Corte costituzionale federale tedesca e la sua pena è stata temporaneamente sospesa. Lo rende noto Radio Colonia. “E’ un’offesa ai nostri figli e per l’Italia – dice all’Ansa Rosina Platì, mamma di una delle sette vittime del rogo -. Vogliamo che il governo e la sindaca di Torino ci accompagnino in Germania. È una barzelletta: ogni volta ci dicono che è l’ultimo ricorso, invece…”.

L’ex amministratore delegato Harald Espenhahn avrebbe dovuto entrare in carcere proprio entro oggi. L’altro dirigente condannato per la strage, in cui persero la vita sette operai, era Gerald Priegnitz, che invece è già detenuto in regime di semilibertà. Nei giorni scorsi il premier Giuseppe Conte aveva consegnato alla cancelliera Angela Merkel una lettera dei familiari in cui si rimarcava la necessità di avere giustizia.

 Secondo quanto riferisce Radio Colonia, il manager tedesco a presentare ricorso sarebbe stato proprio Espenhahn, condannato con  Priegnitz a 5 anni di carcere per omicidio e incendio colposo. La Corte  ostituzionale federale ha deciso che valuterà il ricorso e che fino alla sua decisione, l’esecuzione della pena viene sospesa fino a un massimo di 6 mesi.


Rogo Thyssen, i manager della multinazionale finiscono in cella

 articolo: https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/02/04/rogo-thyssen-i-manager-della-multinazionale-finiscono-in-cella_4d3e3569-9691-433e-a743-a1df993caf21.html

05 febbraio 2020 – Si aprono le porte del carcere per gli ultimi due condannati nel processo Thyssenkrupp. Un tribunale tedesco ha respinto il ricorso di Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i manager della multinazionale dell’acciaio riconosciuti responsabili in via definitiva per il rogo che nel 2007, a Torino, uccise 7 operai.

Agli imputati, dopo l’ultima sentenza della Cassazione, furono inflitti rispettivamente 9 anni e 8 mesi e 6 anni e 10 mesi. In Germania ne sconteranno cinque, il massimo della pena prevista dall’ordinamento locale per reati di questo genere. “Il mio primo pensiero va ai familiari delle vittime che rivendicavano una risposta di giustizia.

A loro va il mio più forte abbraccio” è il messaggio del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

Torino aspettava da tempo questa notizia“, è invece il commento della sindaca Chiara Appendino, che si dice “vicina alle famiglie delle vittime”. 


Samsung Electronics e gli operai morti di cancro: «Ci scusiamo per le sofferenze»

articolo: https://www.corriere.it/tecnologia/18_novembre_23/samsung-operai-morti-cancro-ci-scusiamo-le-sofferenze-f1613840-eec9-11e8-862e-eefe03127c3f.shtml

Dopo le scuse del presidente Tim Baxter per l’esplosione di alcuni esemplari di Galaxy, adesso la Samsung si scusa anche pubblicamente con i propri dipendenti che si sono ammalati di cancro. «Ci scusiamo pubblicamente con i lavoratori che hanno sofferto e con le loro famiglie«, ha detto il copresidente dell’azienda Kim Ki-Nam. «Non siamo riusciti a gestire correttamente i rischi per la salute nelle nostre fabbriche di semiconduttori e LCD». Secondo le accuse, 320 persone si sono ammalate (malattie rare, aborti e malattie congenite sofferte dai figli dei lavoratori) dopo essere state assunte da Samsung Electronics, e 118 tra queste sono morte: in base ad un accordo annunciato all’inizio del mese, l’azienda pagherà un risarcimento fino a 150 milioni di won (133 mila dollari) per caso.

Dieci anni – Lo scandalo è emerso nel 2007, quando ex operai delle fabbriche di Suwon, a sud di Seoul, e le loro famiglie, hanno denunciato diverse forme di cancro legate alle condizioni di lavoro. continua a leggere


La procura generale di Torino: “Vadano in carcere i condannati tedeschi della Thyssenkrupp”

Immagine correlata

articolo: https://torino.repubblica.it/cronaca/2018/11/09/news/_vadano_in_carcere_i_condannati_tedeschi_della_thyssenkrupp_-211231496/

Manca meno di un mese all’undicesimo anniversario della tragedia della Thyssenkrupp e ancora in Germania non è stata eseguita la sentenza che impone il carcere ai due manager tedeschi ritenuti colpevoli dalla giustizia italiana della morte di sette lavoratori nell’acciaieria di corso Regina Margherita. Qualche settimana fa il procuratore generale Francesco Saluzzo ha inviato al ministero di Grazia e giustizia la traduzione in tedesco delle sentenze con cui sono stati condannati l’amministratore delegato Harald Espenhahn (9 anni e 8 mesi) e il dirigente Gerald Priegnitz (6 anni e 10 mesi). Si tratta dell’ultimo atto di una vicenda che si trascina da anni. continua a leggere


Thyssen: Cassazione boccia ricorsi per ridurre condanne

articolo: http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/10/19/cassazioneno-riduzione-condanne-thyssen_7fe83228-eb09-46d4-b7b2-65a70377547f.html

Inammissibili istanze ex ad Espenhahn e altri tre manager

I parenti dei sette operai morti nel rogo del dicembre del 2007 davanti alla Cassazione con degli striscioni il 23 aprile 2014 © ANSA

Non ci sarà alcuna riduzione delle condanne inflitte ai manager della Thyssen – tra i quali l’ex ad Harald Espenhahn – per il rogo avvenuto nel dicembre 2007 a Torino a seguito del quale morirono sette operai dello stabilimento della Thyssen di Torino. Lo ha deciso la Cassazione respingendo i ricorsi straordinari presentati da quattro ex dirigenti dell’acciaieria contro il verdetto emesso dalla stessa Suprema Corte il 13 maggio 2016.


Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro

Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro

Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli

1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati

2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza

3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica

4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere

5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro

6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)

7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi

8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni

9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.

10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.

11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.

12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori

13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.

14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.

15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.

16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.


RAI2 TG2 INSIEME H.09:30 – “La sicurezza sul posto di lavoro” – (10-12-2015) 

Come curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro chiedo di dedicare l'Otto

Lisa Picozzi un’ingegnera edile morta sul lavoro, precipitando in un lucernario non a norma di legge, mentre eseguiva un sopralluogo sulla superficie di un edificio in Puglia. Lisa è il simbolo dell’emancipazione femminile. Nessuno più di lei rappresenta la donna moderna.


Sito Osservatorio: http://cadutisullavoro.blogspot.it

RAI2 TG2 INSIEME H.09:30 – “La sicurezza sul posto di lavoro” – (10-12-2015)   

Una poesia in memoria dei sette lavoratori della Thyssenkrupp
morti nel 2007 a Torino
 
Il cuore rimasto in Fabbrica
anche adesso che ho raggiunto la pensione
Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d’Italia
La classe operaia non è più centrale
e il paradiso è diventato inferno
di fiamme di fuoco e d’olio bruciato
di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane
Operai sfruttati come non è successo mai
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d’Italia
Anche il nostro bravo Presidente
urla instancabile le morti sul lavoro
ma anche le sue sono urla impotenti
Addio Compagni di fatica, di sogni e d’ideali
Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace.

MORTI BIANCHEOgni anno migliaia di persone in Italia perdono la vita a causa del mancato rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro. Il fenomeno è anche indicato come morti bianche, dove «l’uso dell’aggettivo “bianco” allude all’assenza di una mano direttamente responsabile dell’incidente».
Questo spot vuole sensibilizzare lo spettatore di fronte l’ indifferenza di cui il fenomeno, se ben in continua crescita, è circondato.


  

Uranio impoverito, morto il soldato che ricompose i resti
delle vittime di Nassiriya

http://www.corriere.it/cronache/15_dicembre_23/uranio-morto-militare-che-ricompose-resti-vittime-nassiriya-d0861a58-a973-11e5-8f07-76e7bd2ba963.shtml

Aveva ricomposto i corpi dilaniati dei colleghi vittime dell’attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003, lavorando a 40 gradi all’ombra per restituire i resti alle famiglie. È morto martedì sera a 43 anni in un ospedale a Verona, il primo maresciallo incursore dell’Aeronautica Militare, Gianluca Danise, veterano di tante missioni all’estero, Kosovo, Albania, Eritrea, Afghanistan, Iraq e Gibuti. A portarlo via un cancro, accusa Domenico Leggiero, dell’Osservatorio Militare, causato dall’esposizione all’uranio impoverito. Originario di Napoli, lascia la moglie e la figlia di un anno. 

Intervista ha Gianluca Denise: http://www.huffingtonpost.it/2014/05/10/gianluca-denise-uranio-impoverito_n_5300819.html

Secondo le stime dell’Osservatorio, Danise è la vittima numero 321 dell’uranio impoverito. Lunedì era morto in provincia di Avellino un altro militare, L.A.: secondo la moglie aveva contratto la malattia per l’esposizione all’uranio durante le numerose missioni all’estero cui aveva partecipato.

Non è escluso che il male che lo ha stroncato si sia sviluppato in Kosovo. «Vedevamo gli americani e ci chiedevamo perché girassero bardati a quel modo — aveva raccontato Danise in un’intervista al quotidiano L’Arena —. Sembravano marziani. Sembravano personaggi di quei film tipo Virus. Avevano attrezzature per maneggiare i materiali di cui noi non disponevamo. Non ci siamo mai chiesti perché loro fossero così equipaggiati, pensavamo fossero loro a esagerare. Dopo il Kosovo, al rientro dalla seconda missione che ho fatto in Eritrea, cominciai a leggere i giornali e mi si gelò il sangue. Era l’epoca in cui si iniziava a parlare dell’uranio impoverito. Speravo di non essere tra gli sfortunati. Invece nel 2010 è toccato anche a me. È partito tutto da un mal di orecchie e mi si è stravolta la vita».

Strazianti, ma al tempo stesso colme d’amore indirizzato alla famiglia, le parole lasciate nel suo diario online che raccontano la sua malattia: “Ho paura di morire e non poter dare un futuro a mia moglie e a mia figlia…

Morti sul lavoro nel 2015

Dal 1° gennaio al 20 dicembre 2015 – 

Fonte: http://cadutisullavoro.blogspot.it/

Dall’inizio dell’anno sono morti sui luoghi di lavoro 670 lavoratori, con le morti sulle strade e in itinere si superano i 1350 morti complessivi.

Nell’intero 2014 sui luoghi di lavoro sono stati 661

Trasmissione del 10/12/2015 – RAI2 – TG2 INSIEME H.09:30 – “La sicurezza sul posto di lavoro”

Carlo Soricelli – “una puntata sulle morti sul lavoro veramente interessante e credo molto istruttiva su questo fenomeno. Io ho espresso liberamente le mie opinioni”

Il primo osservatorio nato in Italia che monitora in tempo reale le morti per infortunio sul lavoro.

Fondato dal metalmeccanico in pensione e pittore Carlo Soricelli per ricordare Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demani. Sono i sette giovani operai della ThyssenKrupp di Torino, morti nella notte del 5/6 dicembre 2007.

http://cadutisullavoro.blogspot.it/

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Per non dimenticare….

Nella notte fra il 5 e il 6 dicembre 2007  sette operai dello stabilimento di Torino muoiono investiti da una fuoriuscita di olio bollente in pressione che aveva preso fuoco. I loro nomi erano: Antonio Schiavone, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino.

Una poesia in memoria dei sette lavoratori della Thyssenkrupp morti nel 2007 a Torino

Il cuore rimasto in Fabbrica

anche adesso che ho raggiunto la pensione

Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano

Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica

e tutte le fabbriche d’Italia

La classe operaia non è più centrale

e il paradiso è diventato inferno

di fiamme di fuoco e d’olio bruciato

di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane

Operai sfruttati come non è successo mai
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d’Italia
Anche il nostro bravo Presidente
urla instancabile le morti sul lavoro
ma anche le sue sono urla impotenti
Addio Compagni di fatica, di sogni e d’ideali
Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace.

http://cadutisullavoro.blogspot.it/

carlo.soricelli@gmail.com

Carlo Soricelli facebook: http://www.facebook.com/profile.php?id=1122566828

Abbiamo deciso di dedicare questo osservatorio indipendente anche al grande giornalista Santo Della Volpe scomparso da poco. Da quando è aperto, abbiamo constatato quanto ha fatto per far comprendere agli italiani le vere dimensioni delle tragedie degli infortuni sul lavoro, del dramma dei familiari che hanno perso così tragicamente un loro Caro, delle morti provocate dall’amianto e di tutte le problematiche del mondo del lavoro. Grazie Santo

Il Giudice Raffaele Guariniello conclude il suo lavoro per raggiunti limiti d’età. L’Osservatorio Indipendente di Bologna rende omaggio a un grande italiano e a uno strenuo difensore della legalità e dei diritti dei lavoratori

Raffaele Guariniello[1]


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E’ una strage che si profila nitida attraverso l’elaborazione degli ultimi dati sulle morti sul lavoro  nel nostro Paese. Un’analisi spietata che fa emergere un incremento della mortalità del 16 per cento nei primi 10 mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ed è proprio innanzi a questa drammatica proiezione che il Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering sottolinea che è indispensabile ed urgente la diffusione di un “drastico cambiamento culturale”.

“Un itinerario che deve cominciare dalle Istituzioni attraverso forti campagne di sensibilizzazione e maggiori controlli. Anche i datori di lavoro devono, però, contribuire comportandosi realmente come buoni padri di famiglia – spiega – e non solo perché ciò è richiesto nella Giurisprudenza. La domanda che ogni giorno si dovrebbero porre è: cosa posso fare per aumentare i livelli di sicurezza e salute dei lavoratori?”.

Questa è la premessa per ridimensionare una vera e propria piaga nazionale che, nell’ultima mappatura dell’Osservatorio mestrino (sulla base di dati Inail), parla di 729 vittime rilevate in occasione di lavoro da gennaio ad ottobre 2015. Vale a dire 101 decessi in più dello scorso anno con un incremento del 16 per cento. “Stiamo parlando di 729 famiglie distrutte – continua  – di cui ci si dimentica già dopo pochi giorni dall’accaduto”.

Una situazione che precipita e in cui, complice la crisi, l’intervento degli enti di controllo come gli Spisal, diventa sempre meno frequente. “Un’altra fragilità italiana sul fronte della sicurezza sul lavoro riguarda anche gli infortuni ‘non mortali’ – ha commentato il procuratore torinese Raffaele Guariniello, innanzi ai dati dell’Osservatorio –  perché  nelle aule dei tribunali italiani arriva solo il 10 per cento degli infortuni verificatisi in ambiente di lavoro. Una sottovalutazione davvero pericolosa per un Paese che sta vedendo allarmanti incrementi di mortalità sul lavoro”.

Intanto, in Italia è la Lombardia a detenere il triste primato del numero di vittime registrate in occasione di lavoro (108); seguono: la Campania (73), la Toscana (65), il Lazio (62), l’Emilia Romagna (62), il Veneto (59), la Sicilia (53), il Piemonte (52). E poi ancora: la  Puglia (47), le Marche (24), l’Abruzzo (21), l’Umbria (20), il Trentino Alto Adige (17), Calabria e Liguria (14), Sardegna (11), Molise e Friuli Venezia Giulia (10) Basilicata (9).

Osservando, poi, i settori più colpiti dall’emergenza, si scopre che quello delle Costruzioni conta ancora il  maggior numero di vittime (sono 98, pari al 13,4 per cento del totale).
Sempre quarantenni e cinquantenni i lavoratori più spesso coinvolti dagli infortuni mortali.

“La spiegazione a questo dato, purtroppo ricorrente nelle nostre indagini – sottolinea la rilevazione di venga Engineering – è che spesso la lunga esperienza lavorativa porta ad un abbassamento del livello di attenzione e quindi ad una ridotta percezione del rischio. E questo accade soprattutto nei casi in cui non si è mai stati vittima di alcun infortunio”.
Inoltre le donne che hanno perso la vita nei primi 10 mesi dell’anno in occasione di lavoro sono state 36. Gli stranieri deceduti sul lavoro sono 115 pari al 15,7 per cento del totale.
A livello provinciale è, invece, Roma a guidare la triste classifica con 37 morti bianche, seguita da: Milano (32), Napoli (28), Bari (23), Brescia (20), Torino (19). Gli infortuni mortali avvenuti in itinere in Italia da gennaio a ottobre 2015 sono stati 259.

Il proprietario della casa in ristrutturazione è responsabile della sicurezza degli operai.

Fonte:  http://www.amblav.it/news/il+proprietario+della+casa+in+ristrutturazione+%C3%A8+responsabile+della+sicurezza+degli+operai._6359.aspx

La Quarta sezione Penale della Corte di Cassazione, con sentenza 36581/2009, ha stabilito che chi utilizza, per ristrutturare il proprio appartamento un operaio e non un’impresa specializzata è tenuto al rispetto delle norme antinfortunistiche ed alla vigilanza sulla sicurezza del lavoratore, ed in caso di morte di quest’ultimo rischia una condanna per omicidio colposo.

Il proprietario dell’immobile non si era rivolto infatti al titolare di una ditta specializzata ma aveva incaricato dei lavori un operaio dipendente in mobilità di un’altra impresa. I giudici di merito avevano ritenuto che, non essendovi un rapporto di subordinazione tra il committente e l’operaio, il proprietario dell’immobile non poteva essere considerato responsabile della violazione delle norme Antinfortunistiche, e per questo lo avevano assolto dall’accusa di omicidio colposo. Contro la sentenza di appello il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Bari aveva proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il committente fosse comunque responsabile di “culpa in eligendo” e quindi tenuto alla vigilanza della sicurezza del lavoratore.

La Suprema Corte, accogliendo il ricorso ed annullando la sentenza con rinvio, ha rilevato che i giudici di appello non avevano tenuto conto che i committenti responsabili di “culpa in eligendo” sono titolari di una posizione di garanzia, ignorando che, “nell’ambito degli obblighi di attuazione e rispetto delle prescrizioni di prevenzione degli infortuni, il committente i lavori è responsabile, qualora manchi in concreto un appaltatore fornito della capacità tecnica e professionale per assumersi la responsabilità dell’attuazione generale delle misure antinfortunistiche”, i giudici di merito, in particolare, non hanno preso in considerazione il fatto che il proprietario aveva commissionato i lavori di parziale ristrutturazione dello stabile di sua proprietà, in particolare di rifacimento del tetto, ad un operaio benché questi non fosse titolare di un impresa edile ma dipendente in mobilità di altra impresa, né disponesse dei mezzi necessari per eseguire le opere, tanto che le attrezzature erano di un nipote dello stesso, e questo imponeva una verifica della circostanza che il proprietario “avendo commissionato un lavoro pericoloso, dovesse o meno vigilare affinché le opere da realizzare fossero poste in essere in condizioni di sicurezza, nel rispetto nella norma antinfortunistica”(nel caso in questione, i lavori commissionati erano pericolosi in quanto venivano eseguiti a circa 15 metri dal suolo, senza adottare alcuna precauzione per evitare cadute dall’alto, come la predisposizione di una impalcatura).

La sentenza ha affermato un importante principio in tema di sicurezza nei luoghi di lavoro, imponendo a chiunque si avvalga del lavoro di operai l’obbligo di vigilare la loro sicurezza: infatti, in mancanza di una impresa specializzata e, conseguentemente, di un direttore dei lavori e di un responsabile della sicurezza, a maggior ragione l’obbligo di vigilare sul rispetto delle norme antinfortunistiche grava sul committente, unico responsabile della sicurezza degli operai che seguono i lavori nell’immobile di sua proprietà.


Cantieri Expo, il rapporto segreto dell’Inail

Fonte: http://www.ilgiorno.it/milano/infortuni-cantieri-expo-1.899823

Milano, 29 aprile 2015 –  2011 a oggi si sono verificati 111 infortuni negli appalti di Expo (che comprendono il sito, il villaggio, le passerelle, la Zara-Expo, la Darsena e le Vie d’acqua), con una media di 22 giorni di prognosi. Solo sei superavano i 40 giorni. E nessuna morte bianca

Ma non dimentichiamo l’operaio di 21 anni, caduto da un ponteggio nel cantiere della Tangenziale est esterna di Milano, opera necessaria per la viabilità dell’evento ma non direttamente collegata a Expo spa nella gestione dei lavori.

Ricordo che tutti i dati sono  tratti dal Blog : http://cadutisullavoro.blogspot.it/

Carlo Soricelli facebook – http://www.facebook.com/profile.php?id=1122566828

Il primo osservatorio nato in Italia che monitora in tempo reale le morti per infortunio sul lavoro. Fondato il 1° gennaio 2008

Fondato dal metalmeccanico in pensione e pittore Carlo Soricelli per ricordare Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demani. Sono i sette giovani operai della ThyssenKrupp di Torino, morti nella notte del 5/6 dicembre 2007. Dall’Osservatorio sono registrati e archiviati in appositi file i morti sui luoghi di lavoro del 2008/2009/2010/2011/2012/2013/2014/2015.

Campania – Borse di studio ai figli dei morti sul lavoro

Fonte: http://cadutisullavoro.blogspot.it/

Carlo Soricelli facebook – http://www.facebook.com/profile.php?id=1122566828

venerdì 6 novembre 2015

La replica del Ministro Martina alla mia lettera al Manifesto. Sicurezza in agricoltura, la replica del ministro Martina

Lettere Sicurezza in agricoltura, la replica del ministro Martina Maurizio Martina Pubblicato 5.11.2015, 22:04
Cara diret­trice, ritengo oppor­tuno rispon­dere alla let­tera di Carlo Sori­celli pub­bli­cata mar­tedì scorso sul Suo gior­nale, inti­to­lata «L’Expo e il trattore». Al di là dei toni, stu­pi­sce infatti che il nostro impe­gno per garan­tire con­di­zioni sicure di lavoro, por­tato avanti in que­sti mesi di governo, sia stato igno­rato pro­prio da chi si occupa in prima per­sona di que­ste tema­ti­che. Eppure pre­ven­zione e sicu­rezza sono al cen­tro della nostra azione politica. Con la Legge di sta­bi­lità, infatti, abbiamo rea­liz­zato una misura strut­tu­rale insieme a Inail. Con 45 milioni di euro nel 2016 e 35 milioni di euro per ogni anno a par­tire dal 2017 incen­ti­viamo il rin­novo delle mac­chine agri­cole, pun­tando su tec­no­lo­gie inno­va­tive, sicure e soste­ni­bili, con l’obiettivo di favo­rire il miglio­ra­mento delle con­di­zioni di salute e sicu­rezza nei luo­ghi di lavoro. Con l’istituzione di un fondo spe­ci­fico, presso l’Inail, ver­ranno finan­ziati gli inve­sti­menti per l’acquisto o il noleg­gio con patto di acqui­sto di mac­chine o trat­tori agri­coli e forestali. Sem­pre per soste­nere l’ammodernamento della mec­ca­niz­za­zione nelle aree rurali, attra­verso i Pro­grammi di svi­luppo rurale regio­nali, saranno messi a dispo­si­zione, fino al 2020, più di un miliardo di euro da inve­stire in sistemi inno­va­tivi per le imprese, con un con­tri­buto che va da un minimo del 40% a un mas­simo del 50%. Inter­venti non banali con cui vogliamo alzare gli stan­dard di sicu­rezza. Anche sul fronte pre­ven­zione, que­stione cru­ciale, abbiamo messo in campo azioni mirate. La revi­sione perio­dica, ad esem­pio, per cui abbiamo fir­mato con il Mini­stero delle infra­strut­ture un decreto che colma final­mente una lacuna dell’ordinamento legi­sla­tivo in mate­ria. Non capi­sco poi il ten­ta­tivo di con­fon­dere la que­stione sicu­rezza con Expo, che è stata un’esperienza irri­pe­ti­bile per il set­tore e tutto il Paese, con rica­dute posi­tive sia in ter­mini di imma­gine che eco­no­mi­che, che rac­co­glie­remo anche nel medio e lungo periodo. Così come è stata una piat­ta­forma di con­fronto glo­bale sui prin­ci­pali temi dell’agroalimentare, com­preso appunto il pro­blema sicu­rezza a cui abbiamo dedi­cato nume­rosi approfondimenti. Que­sti incon­tri sono la base per aprire un’ulteriore e più ampia discus­sione su que­ste tema­ti­che e met­tere in atto un deciso cam­bia­mento che fac­cia della cul­tura della sicu­rezza lo scopo pri­ma­rio di una società più moderna e civile. Per arri­vare a tutto ciò serve l’impegno di tutti e non certo pole­mi­che di qualcuno. Cor­dial­mente, Mau­ri­zio Mar­tina, Mini­stro delle poli­ti­che agri­cole ali­men­tari e forestali
Replica: Io non cerco polemiche ma sono anni che mi occupo di queste tragedie senza riuscire a smuovere chi ci governa, ad impegnarsi su queste tragedie e finalmente il Ministro Martina, dopo quasi due anni risponde su queste tragedie degli agricoltori schiacciati dal trattore. Sono stati 152 nel 2014 e nel 2015 abbiamo già superato i 120. Abbiamo sollecitato una campagna informativa sulla pericolosità del mezzo a febbraio 2014 e a febbraio 2015, sapendo bene che entro pochi giorni sarebbe ricominciata la strage. Ma purtroppo non abbiamo ottenuto nessuna risposta. Basterebbe poco a far diminuire il numero di morti, che va combattuta con l’informazione e con fondi per mettere in sicurezza i vecchi trattori. Speriamo che adesso cominci a interessarvi veramente a queste tragedie. Noi non avevamo nessun pregiudizio verso il Governo Renzi e scrivevamo quando si è insediato “sarà giudicato dai fatti”. I fatti hanno dimostrato che da quando governa i morti sul lavoro sono constantemente aumentati. Il jobs act, la Legge Fornero, stanno producendo questi risultati. Come fa un assunto con questi contratti a opporsi alla richiesta di svolgere lavori pericolosi senza correre il rischio di essere licenziato? L’abolizione dell’articolo 18 anche sul fronte della Sicurezza provocherà ulteriori tragedie. E poi come si fa a far svolgere lavori pericolosi a lavoratori che hanno più di sessant’anni che non ha più riflessi pronti e acciacchi che gli impediscono di essere reattivo in caso di pericolo. Tra l’altro pericoloso per se e per gli altri? Certo che i toni della lettera sono alterati, ma come si fa a non esserlo quando vedi da parte di chi ci governa questa indifferenza verso la vita di chi lavora? Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendete di Bologna morti sul lavoro E poi io svolgo un lavoro volontario da otto anni e non sono pagato da nessuno, mentre il Ministro lo è dagli italiani.
Fonte:http://cadutisullavoro.blogspot.it
Lettera al Presidente Matteo Renzi
Egregio Sig. Presidente Matteo Renzi stia sereno
Egregio Sig. Presidente Matteo Renzi, oggi è morto un altro lavoratore coinvolto nell’esplosione della fabbrica di fuochi d’ artificio a Modugno in provincia di Bari, sono così diventati 10 i morti: è la strage sul lavoro più grave anche rispetto a quella della ThyssenKrupp del 2007. L’Osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.it è nato il 1° gennaio 2008 proprio per ricordare quel gravissimo episodio avvenuta poche settimane prima. Quella di Modugno è probabilmente la più grave strage di lavoratori avvenuta in Italia dal dopoguerra dopo quella del 1987 dell’Elisabetta Montanari, la strage su una nave nel Porto di Ravenna, dove morirono 13 lavoratori, di cui diversi in nero, come nella Fabbrica di Modugno . Ma non abbiamo sentito da Lei una parola di solidarietà, se non di circostanza, per questa immane tragedia. A oggi 29 luglio 2015, dall’inizio dell’anno sono morti sui LUOGHI DI LAVORO 379 lavoratori, erano 352 il 29 luglio del 2008, 368 il 29 luglio del 2014, 345 il 29 luglio del 2013 quando governava lo “stai sereno” Enrico Letta”. Come vede, il suo avvento alla guida del Paese certi risultati li ha ottenuti: sicuramente quello di aumentare il numero dei morti sul lavoro che non sono mai stati così tanti da quando l’Osservatorio è stato aperto. Leggi come la Fornero e il Jobs act, l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per i nuovi assunti, provocano un inasprimento di questo fenomeno vergognoso. Era logico che precarizzare la vita di tutti i nuovi assunti conducesse a questo aumento. Chi mai più ha il coraggio d’opporsi, se corre il rischio d’essere licenziato, anche alla mancata Sicurezza sui luoghi di lavoro e a ordini “anche velati” impartiti per lo svolgimento dei lavori pericolosi? Il Jobs act e l’abolizione dell’articolo 18 tolgono salario e dignità e riducono chi lavora a una condizione di schiavitù permanente. No, a Lei non si può certo dire che soffre “di annuncite”. I risultati da Lei ottenuti contro i diritti e la Sicurezza dei lavoratori in poco più di un anno sono stati devastanti, risultati che fanno vergognare anche industriali che vedono il loro lavoro come un contributo alla Società. Ma stia sereno, ci sono ancora tante Feste dell’Unità a cui potrà rinunciare a partecipare per non essere sommerso da una montagna di fischi. Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

ThyssenKroup – ennesima beffa per i famigliari delle vittime

Dicembre 2007, nell’azienda della multinazionale tedesca ThyssenKrup scoppio un’ ‘incendio che uccise 7 operai, l’azienda venne punita con le pene che variavano dai 9 anni e otto mesi, ai 6 anni e otto mesi di carcere. Ora la Corte d’Assisi d’appello di Torino, al termine di un breve processo, ha ritoccato al ribasso le pene, a secondo delle  posizioni adesso le pene oscillano  fra i quattro e i diciotto mesi.

Comprensibile la rabbia dei famigliari delle vittime, “vergogna” le grida dei parenti delle vittime al termine della lettura della sentenza.  

124-morti-bianche-per-cassazione-datore-lavoro-e-sempre-responsabile-anche-se-delega-ad-altri-i-controlli-sulla-sicurezza

7 pensieri riguardo “Morti Bianche – Thyssenkrupp – molto altro

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