Sono 21 i corsi d’acqua tracimati e oltre 35 i Comuni invasi dall’acqua. L’esperto del Cnr: «Hanno ceduto i fiumi piccoli che risentono maggiormente delle precipitazioni intense ma di breve durata, non hanno attutito il colpo»

Al momento in Emilia-Romagna sono 21 i fiumi esondati, anche in più punti, e 23 i corsi d’acqua che hanno superato il livello 3, quello di massimo allarme. Oltre a questo, «salgono a 37 i Comuni con allagamenti tra la Romagna e il bolognese e a 48 quelli con frane, anche importanti, tra Reggio Emilia e Rimini». Un’alluvione «passata come un terremoto», come ha detto il governatore Stefano Bonaccini, che richiama alla mente il sisma di 11 anni fa proprio pochi giorni prima dell’anniversario: ferita al cuore, l’Emilia Romagna tenta di rialzarsi dalla devastante alluvione, sperando che la pioggia rallenti fino pian piano a fermarsi, anche se l’allerta rossa resterà anche domani.
I numeri diffusi dalla Protezione civile rendono testimonianza del disastro. I fiumi finora esondati sono Idice, Quaderna, Sillaro, Santerno, Senio, Lamone Marzeno, Montone, Savio, Pisciatello, Lavino, Gaiana, Ronco, Sintria, Bevano, Zena, Rabbi, Voltre, Bidente, Ravone, Rio Cozzi e Rigossa. Ancora più drammatico l’elenco dei Comuni che hanno subito allagamenti: Bagnacavallo, Bologna, Brisighella, Budrio, Castel Bolognese, Castel San Pietro Terme, Cesena, Cesenatico, Conselice, Cotignola, Faenza, Forlì, Imola, Medicina, Molinella, Mordano, Massalombarda, Sant’Agata sul Santerno, Solarolo, Riolo Terme, Gatteo Mare, Savignano sul Rubicone, Riccione, Castelguelfo, Castel del Rio, Fontanelice, Russi, Mercato Saraceno, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Castenaso, Ozzano dell’Emilia, Pianoro, Gambettola, Santarcangelo di Romagna, Meldola, Lugo, San Lazzaro di Savena.
Tutti quelli coinvolti sembrano essere fiumi e torrenti secondari, che solitamente non hanno una grossa portata d’acqua. Proprio per questo, stando alle dichiarazioni di Mauro Rossi, primo ricercatore CNR Irpi, la portata dell’alluvione è stata tanto sconvolgente: «I fiumi piccoli sono quelli che risentono maggiormente delle precipitazioni intense ma di breve durata. I fiumi con bacini più grandi hanno una maggiore capacità di “attutire il colpo”, di assorbire la portata d’acqua che aumenta improvvisamente, mentre quelli più piccoli hanno una risposta in termini di deflusso molto più intensa e improvvisa. Inoltre, il terreno, già saturo dopo l’alluvione di due settimane fa, è costituito prevalentemente da terreni che accettano poca acqua, quindi il riassorbimento è minimo e molto lento».
D’altronde come spiega Marina Baldi, climatologa dell’Istituto per la BioEconomia del CNR: «Si è creata una situazione di stallo, poiché ci sono due aree di forte pressione su Nord Atlantico ed Europa Orientale che tengono il ciclone bloccato sopra il Centro Italia. La sua straordinaria intensità è dovuta al fatto che il ciclone sta risucchiando aria molto umida proveniente dalle zone tropicali, è come un fiume d’aria»