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Migliaia di giovani hanno marciato, gridato, ma anche cantato e ballato nelle strade di Washington. Nella notte italiana, mentre le manifestazioni sono ancora in corso, si tenta un primo bilancio. La protesta è stata imponente, ma il numero dei partecipanti sembra lontano da quel milione atteso alla vigilia. Ci si attendeva una testimonianza corale a quasi due settimane dall’uccisione di George Floyd a Minneapolis, schiacciato dal ginocchio e dal peso del poliziotto Derek Chauvin.
E ci si aspettava anche una risposta poderosa alla versione trumpiana della linea dura, «law and order».Al di là dei numeri, questa testimonianza e questa risposta ci sono state. Non solo a Washington, ma in tante altre città, da Chicago a Philadelphia. Nella capitale la giornata non ha avuto un’unica regia. Si è anzi spezzettata in 11 iniziative non coordinate. La prima alle ore 12 (le 18 in Italia) , con partenza davanti al Lincoln Memorial. L’ultima alle 21 (le tre di notte), organizzata dall’associazione Black Lives Matter. In mezzo ecco i raduni della Black Law Students Association, dei Freedom Fighters DC, dei movimenti Migration Matters e Refuse Fascism; delle Queer and Trans; dei «Concerned Citizens of DC», «cittadini preoccupati». E così via. continua a leggere


Traduzione: Il 3 marzo, #ManuelEllis è morto per mano di quattro agenti di polizia di Tacoma.
Giovedì, la morte di Manuel è stata giudicata un omicidio. La causa: ipossia – una mancanza di ossigeno che raggiunge i tessuti del corpo – a causa della moderazione fisica. #ICantBreathe




