
Dal 1 novembre al 1 dicembre, tra i nomi Shepp, Holland e Fresu
(ANSA) -Anche il jazz scende in campo contro muri, divisioni, discriminazioni. Si intitola No borders. Migration and integration l’edizione 2019 del Roma Jazz Festival, la numero 43 della sua storia, che animerà diversi luoghi della capitale (21 concerti tra Auditorium Parco della Musica, Casa del Jazz, Monk, Alcazar) dal 1 novembre al 1 dicembre. “In questo momento storico ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, è una tendenza generale quella di affrontare temi sociali e politici anche nei festival”, rivendica Mario Ciampà, direttore della manifestazione, che ha presentato la rassegna pensata per sottolineare come il jazz sia nato e si sia sviluppato come musica di immigrazione e di integrazione, come sia stata strumento per rivendicare diritti civili, come abbia abbattuto e superato confini stilistici e sociali, grazie alle contaminazioni e alle sperimentazioni. Calendario fitto, con artisti affermati e giovani emergenti. Icone della storia del jazz come Archie Shepp, Abdullah Ibrahim, Dave Holland, Ralph Towner e Gary Bartz ma… continua a leggere

