Il portierone belga ha riportato la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro. Il Madrid sonda il mercato, De Gea e Kepa nel mirino
Una pessima notizia funesta le ore che precedono l’inizio della Liga, per il Real Madrid. Thibaut Courtois ha riportato in allenamento la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, un infortunio così grave da tenerlo fuori per gran parte della stagione, con un recupero stimato per la primavera. Il belga sarà operato nei prossimi giorni, ma intanto il club deve guardarsi velocemente intorno per scegliere un nuovo portiere dal momento che Lunin non convince. I nomi sono quelli che girano già da qualche giorno nell’orbita del Bayern Monaco, che deve risolvere un problema analogo. A causa di alcune complicazioni durante la riabilitazione, infatti, è slittato ulteriormente di almeno un paio di mesi il rientro di Neuer e con la partenza di Sommer, trasferitosi all’Inter, anche i tedeschi hanno bisogno di un giocatore in quel ruolo.
DALLA SPAGNA CON FURORE – I profili più appetibili sul mercato sono quelli di David De Gea e Kepa Arrizabalaga, dalle prerogative molto diverse. De Gea è stato abbandonato dal Manchester United, che gli ha preferito Onana, e adesso si ritrova svincolato all’età di 32 anni. Kepa invece è pronto a lasciare il Chelsea per una nuova esperienza, è un classe 1994 e pare che sia un’espressa richiesta di Tuchel che l’ha avuto durante l’esperienza ai Blues. Questo potrebbe rappresentare un incastro ottimale a tutti gli effetti, perché permetterebbe al Real Madrid di proporre un contratto non eccessivamente vincolante a De Gea, che però percepisce un ingaggio molto alto. E al ritorno di Courtois con ogni probabilità potrebbe non gradire di fargli da secondo. Insomma, sebbene la certezza dell’indisponibilità di Courtois sia arrivata da poco, i madrileni non possono perdere tempo per prendere una decisione: tra due giorni al San Mamés, per la prima giornata di Liga contro l’Athletic Bilbao, è già ora di fare sul serio.
Antonella Lualdi, nome d’arte di Antonietta De Pascale (Beirut, 6 luglio 1931 – Roma, 10 agosto 2023), è stata un’attrice e cantante italiana.
La notizia dal fratello Carlo. Teatro, cinema e tv, la lunga carriera di una grande diva
È morta l’attriceAntonella Lualdi, una splendida signora del cinema italiano. La notizia dal fratello Carlo. Novantadue anni, Lualdi era ricoverata in un ospedale fuori Roma. I funerali si terranno a Roma sabato, alle 15, nella chiesa di Santa Chiara a piazza dei Giuochi Delfici.
Gli inizi – Popolarissima negli anni 50 e 60, aveva sposato il collega Franco Interlenghi cominciando un lungo sodalizio anche professionale. Lualdi aveva recitato per Ettore Scola, con Vittorio Gassman e in tanti film a cominciare da Miracolo a Viggiù di Luigi Giachino che l’aveva lanciata nel dopoguerra.
La carriera – Nata a Beirut nel 1931 da padre italiano e madre greca, Antonietta De Pascale, questo il suo vero nome, dopo una gavetta teatrale trova il successo a soli 19 anni, interpretando il film musicale Signorinella (1949). Acclamata tra le star dell’epoca, al pari di Lucia Bosè e Gina Lollobrigida, Antonella Lualdi negli anni cinquanta ottiene vari successi, come il citato Miracolo a Viggiù (1951) di Luigi Giachino, Ha fatto 13(1951) di Carlo Manzoni, La cieca di Sorrento (1953) di Giacomo Gentilomo, È arrivato l’accordatore (1952) di Duilio Coletti, Il cappotto (1952) di Alberto Lattuada. Nel frattempo conosce il futuro marito, l’attore Franco Interlenghi con cui ha avuto due figlie: Antonella, anche lei attrice e Stella, che ha partecipato al film Top Crack (1967).
Con i maestri del cinema – Lualdi ha lavorato con molti grandi del cinema italiano, da Mario Mattoli a Mauro Bolognini, da Francesco Maselli a Ettore Scola, Roberto Rossellini, Carlo Lizzani, tra gli altri. Non mancano la musica nella sua carriera e la televisione con la quale negli anni Novanta ha un ritorno di popolarità con la serie televisiva francese Il commissario Cordier, in cui interpreta la moglie italiana del protagonista.
Decine di autocarri dei vigili del fuoco al lavoro, evacuati i dipendenti nei locali adiacenti
Un vasto incendio è divampato questa mattina in un silo di grande nel porto commerciale a La Rochelle, in Francia. Lavorano allo spegnimento delle fiamme una decina di autocarri dei vigili del fuoco. Evacuati i venti dipendentiche si trovavano nei locali adiacenti al silo andato a fuoco. Predisposto un perimetro di sicurezza di 200 metri.
Peppino Gagliardi (Napoli, 25 maggio 1940 – Napoli, 9 agosto 2023) è stato un cantante, autore e musicista italiano
E’ morto all’età di 83 anni il cantante, autore e musicista napoletano Peppino Gagliardi. Ne ha dato notizia sui social il musicista partenopeo Gianni Aterrano, suo collega e amico. Nato nel popolare quartiere Vasto di Napoli il 25 maggio del 1940, Peppino Gagliardi si è avvicinato alla musica da bambino iniziando a suonare la fisarmonica, passando poi alla chitarra e al pianoforte. ha partecipato a numerosi Festival di Napoli e cinque Festival di Sanremo, dove guadagnò due secondi posti. Viveva da tempo a Roma. Con il suo timbro inconfondibile è stata dunque la voce dei primi anni 70 con brani come Settembre e Gocce di mare. Noto per il suo stile raffinato, Gagliardi ebbe il suo primo vero successo 60 anni fa con T’amoe t’amerò. Tre le sue partecipazioni al Festival di Sanremo, dove nel 1969 portò in gara Se tu non fossi qui che poi sarà cantata anche da Mina, e dove arriverà secondo con Come le viole.
Interprete iconico di un’epoca e delle sue lunghe estati, Gagliardi ha portato al successo molti brani rimasti classici da Che vuole questa musica stasera, nella colonna sonora del film Profumo di donna di Dino Risi, a Sempre Sempre. Definito “cantore dell’amore nevrotico”. suonava molti strumenti tra i quali la fisarmonica ed è stato ammirato anche fuori dall’Italia con le sue interpretazioni apprezzate da tanti, dagli Abba ad Alvaro Soler.
Soccorsi della Guardia Costiera a Lampedusa (Ansa)
Il naufragio giovedì scorso dopo la partenza da Sfax (Tunisia) con il mare grosso. La barca alla deriva segnalata ai libici, che però non sono intervenuti. I soccorsi da parte di una nave maltese
Hanno lasciato le coste tunisine giovedì mattina. Su un barchino di metallo di 7 metri hanno preso il mare sferzato dal maestrale e, in balia della tempesta, hanno navigato per qualche ora. Poi un’onda ha rovesciato il guscio su cui erano stati stipati in 45 e si sono ritrovati in acqua. Quattro, riusciti a raggiungere a nuoto una imbarcazione abbandonata alla deriva, ce l’hanno fatta; 41, tra cui tre bambini, sono ancora dispersi, ma le speranze di ritrovarli vivi sono nulle. Per Save The Children dall’inizio dell’anno le vittime dei «viaggi della speranza» sarebbero 2000: donne, minori, uominiche hanno perso la vita lungo la rotta del Mediterraneo centrale, un mare divenuto un immenso cimitero liquido.
L’ultimo naufragio – L’ultimo naufragio, che fa salire ancora la conta dei migranti morti nel tentativo di raggiungere l’Europa, si sarebbe consumato giovedì, ma solo mercoledì i superstiti — tre minori partiti da soli e un adulto, originari di Costa d’Avorio e Guinea Konakry — sono stati soccorsi nel mare della Libia, dalla Rimona, una nave battente bandiera maltese. L’equipaggio li ha intercettati mentre andavano alla deriva sul barchino. Dall’alto poco prima li aveva avvistati l’ aereo Frontex Eagle2, che aveva comunicato alla Capitaneria di Porto italiana la presenza dell’imbarcazione. La segnalazione era stata girata ai libici, perché il natante coi superstiti, nel frattempo, era finito al largo delle coste nordafricane: nessuno, però, è intervenuto. Le motovedette italiane si sono dunque spostate fino alle acque di Zuwara dove i quattro naufraghi erano stati, nel frattempo, messi in salvo dalla Rimona.
Smentita l’azione di pirati – In principio si era diffusa la voce che la barca fosse stata attaccata dai pirati, ma la Procura di Agrigento ha smentito. I corpi dei dispersi non sono stati avvistati né dai maltesi né dai militari della motovedetta Cp327 della Guardia costiera che ha portato a Lampedusai sopravvissuti. «Il naufragio è avvenuto giorni fa e in un’area molto distante da quella in cui sono stati recuperati i naufraghi — spiegano i soccorritori — questo spiega perché non sono stati trovati i cadaveri degli altri».
Ennesima tragedia – Su questa ennesima tragedia ha aperto un’inchiesta la procura di Agrigento che ipotizza a carico di ignoti i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. I quattro africani, ancora sotto choc, sono stati sentiti dai militari della Guardia costiera e successivamente dai poliziotti della Mobile di Agrigento ai quali hanno raccontato la loro odissea. Tutti i 45 a bordo del barchino sarebbero finiti in acqua. Solo quindici avevano un salvagente, ma il mare era molto agitato e non ce l’avrebbero fatta. I sopravvissuti sarebbero rimasti per diverse ore in acqua, aggrappati a delle camere d’aria, fino a quando non sono riusciti a raggiungere la barca, verosimilmente abbandonata dopo un trasbordo di altri profughi, e a mettersi in salvo. Per circa tre giorni sono rimasti alla deriva, trasportati dalla corrente: ma i racconti sono confusi e devono essere verificati.
Fatti partire con mare grosso – I quattro nelle prossime ore verranno risentiti dagli inquirenti, gli stessi che indagano sui due naufragi avvenuti sabato scorso a 23 miglia Sud-Ovest da Lampedusa. Allora i dispersi furono 33 e due le salme recuperate: una donna e un bambino di un anno e mezzo, entrambi ivoriani. Di «assoluta mancanza di scrupoli dei trafficanti che fanno partire i migranti con il mare in tempesta, esponendoli ad altissimo rischio di morte in mare» hanno parlato Unicef, Oim e Unhcr. «Tutto ciò è inaccettabile e, in gran parte, evitabile: l’Italia e l’Europasi assumano la responsabilità di creare un sistema coordinato e strutturato di ricerca e soccorso in mare per salvare la vita delle persone e aprano canali sicuri e legali di ingresso», ha scritto Save the Children. Mentre le opposizioni, col Pd in testa, accusano il governo di «cinismo e disumanità». Polemiche che si consumano mentre gli sbarchi proseguono: solo mercoledì a Lampedusa sono arrivati oltre 50 profughi.
Colpita Maui, la perla dell’arcipelago e importante meta turistica: testimoni oculari hanno descritto come “apocalittica” la situazione nella cittadina di Lahaina, 13mila abitanti, dove anche i soccorsi sono difficili
Sette grandi incendi stanno devastando Maui e sono almeno sei i morti. Sconvolta la perla delle Hawaii, l’isola dalla sabbia dorata che è la più famosa dell’arcipelago nel Pacifico Centrale, proprio in virtù della bellezza finora incontaminata della sua natura, con il vulcano Halekala, le piscine naturali della cascata Ohe’o Gulch, la tortuosa strada panoramica Hana Highway. Quando i venti del devastante uragano Dora che l’ha travolta si placheranno, si capirà definitivamente l’entità della devastazione ma intanto il sindaco di Maui fornisce un primo bilancio delle vittime.
Per ora testimoni oculari hanno però descritto come “apocalittica” la situazione nella cittadina di Lahaina, 13mila abitanti appena: dove i residenti sono stati addirittura costretti a buttarsi nelle acque del porto per evitare le fiamme in rapido movimento. L’uragano, sradicando diversi pilastri della corrente elettrica, ha infatti provocato numerosi incendi sututta l’isola: divorando con la furia del vento prima e delle fiamme poi, decine di case e attività commerciali. E le autorità che già temono che quando domani la furia degli elementi si sarà finalmente calmata, si ritroveranno davanti al peggior disastro naturale da quando, nel 1992, un altro uragano, Iniki, devastò la vicina isola Kaua’i, uccidendo tre persone e distruggendo migliaia di case e decine di resort: compreso il celebre Coco Palms famoso perché qui Elvis Presleyaveva girato il suo Blue Hawaii: e che non ha mai più riaperto.
Per ora è molto difficile anche portare soccorsi: nonostante gli ospedali dell’isola siano pieni di feriti ed ustionati, il vento forte e il fuoco rendono molto difficili i soccorsi aerei, mentre tutti i maggiori aeroporti sono mobilitati per evacuare il maggior numero di turisti possibile e le compagnie aeree hanno già annunciato che rimborseranno i biglietti di chi aveva viaggi in programma in questi giorni. Anche il governatore dello Stato Josh Green, sta cercando, per ora invano, di tornare a casa: era appena partito per le vacanze e sarebbe dovuto rimanere fuori fino al 15 agosto. Una conferenza stampa è prevista per domattina alle 10 ora locale, le 22 di sera in Italia.
Il direttore dei servizi medici di emergenza di Honolulu, Jim Ireland, ha invece confermato che pazienti di Maui sono stati trasportati alla vicina Oahu ma per ora è molto difficile farli arrivare allo Straub Medical Center, l’unico centro ustionati della capitale.
La portata della devastazione di Lahaina per ora non è nota. Ma i video sui social media mostrano un terrificante muro di fiamme che avanza su Front Street divorando tutto ciò che incontra. Si sono viste scene inimmaginabili e dove la guardia costiera è dovuta intervenire per salvare le persone che si erano buttate in mare e decine di barche sono ancora cariche di disperati. È stata Tiare Lawrence, residente nel villaggio, a paragonare la scena a qualcosa di apocalittico, con centinaia di persone che corrono per salvarsi la vita. “Non riesco a contattare nessuno della mia famiglia. Non so ancora dove sia il mio fratellino. Non so dove sia mio padre”, ha detto. “Tutti quelli che conosco non hanno più una casa”. Per ora non ci sono notizie di vittime. Ma appunto solo domani si capirà la reale entità del disastro.
La rottura della diga di Braskereidfoss, in Norvegia, il 9 agosto 2023 (Cornelius Poppe/NTB Scanpix via AP)
Il sud del paese è interessato da inondazioni e frane a causa della tempesta Hans
Una diga nel sud della Norvegia si è parzialmente rottaa causa delle piogge intense degli ultimi giorni, legate alla tempesta Hans. La diga, legata alla centraleidroelettrica di Braskereidfoss, si trova lungo il corso del Glomma, il fiume più lungo della Scandinavia, circa 130 chilometri a nord di Oslo. Le autorità norvegesi avevano considerato l’idea di far saltare una parte della diga prima che si rompesse, per far defluire in modo controllato l’acqua che si stava accumulando, ma poi avevano valutato che fosse troppo rischioso: alla fine però la diga si è rotta da sola.
Almeno mille persone abitano nei dintorni della diga, ma avevano lasciato le proprie case prima che questa si rompesse. Teoricamentein caso di eccesso d’acqua le paratoie della diga avrebbero dovuto aprirsi automaticamente per lasciarne defluire una parte, ma qualcosa non aveva funzionato nel meccanismo, ha fatto sapere Hafslund, la società che gestisce la centrale idroelettrica di Braskereidfoss. Per questa ragione era stata considerata l’idea di far esplodere una sezione della diga. Non si sa cosa abbia impedito il funzionamento delle paratoie.
A causa delle intense piogge di questi giorni vari fiumi norvegesi sono esondati, sommergendo case, esercizi commerciali e aziende nel sud del paese. Migliaia di persone sono state fatte evacuaree strade e linee ferroviarie sono state interrotte da lunedì. Un ponte ferroviario tra Oslo e Trondheim, la terza città più grande della Norvegia, è crollato, ma non ci sono stati danni ai treni perché la circolazione ferroviaria era già stata interrotta.
In Norvegia le alluvioni in corso sono state definite le peggiori degli ultimi cinquant’anni. Anche il sud della Svezia è interessato da inondazioni a causa della tempesta Hans.
Dam in Norway partially bursts after days of heavy rain, flooding and evacuations – La diga in Norvegia scoppia parzialmente dopo giorni di forti piogge, inondazioni ed evacuazioni
Un reintegro non semplice per diverse ragioni: al discorso contrattuale si affianca quello di un rapporto da ricucire con la piazza.
Il mercato non sa regalare soltanto sogni di mezza estate o sorprese gradite, una delle peculiarità di ogni sessione di calciomercatoè infatti quella di lasciare un spazio per affari che saltanoall’improvviso, per firme che contro ogni attesa non arrivano e – di conseguenza – pernodi complessi da affrontare sia per la dirigenza che per il tecnico di turno. Pensando poi alle situazioni vissute dalle parti di Firenze, non da oggi, l’imprevisto di mercato è di fatto una tassa da pagare, un aspetto che sul momento turba e che nel tempo diventa parte dell’immaginario collettivo, regalando anche un risvolto ironico.
Niente Bournemouth: ritorno al Viola Park – Tutt’altro che ironico però, tornando sul presente, è stato quanto accaduto a Gaetano Castrovilli: le visite mediche col Bournemouth(già fatali peraltro anche per Jackson a gennaio) hanno condotto a un esito negativo e hanno spinto il club inglese a tirarsi indietro, non ritenendo il classe ’97 idoneo per scendere in campo. Una diversità di vedute piuttosto sorprendente rispetto alla Fiorentina, che ha ribadito di ritenere Castrovilli assolutamente arruolabile, che pone ora di fronte a un interrogativo sul destino del numero dieci viola da qui alla fine del mercato.
I temi che rendono complesso il reintegro del giocatore sono sotto gli occhi di tutti, non servono grandi voli di fantasia: da un lato la piazza è divisa sull’accoglienza da riservargli, d’altro canto le modalità con cui il trasferimento è saltato ha creato ovvio malumore nel calciatoreche, ora, è chiamato immediatamente a ritrovare stimoli e concentrazione. Accanto a tali aspetti, poi, resta il tema ancor più centrale diun contratto in scadenza nel giugno 2024e l’assenza di una comunione d’intenti sul fronte del rinnovo (come ribadito da Barone stesso e come dimostrato poi dalla cessione per monetizzare).
L’unico aspetto incoraggiante riguarda il rapporto coi compagni di squadra, pronti a riabbracciarlo al Viola Parke certo distanti dai malumori espressi invece da parte della tifoseria: in quel senso, insomma, Castrovilli non ha mai smesso di essere parte del gruppo. Le prossime amichevoli contro Sestri Levante e OFI Creta saranno un potenziale banco di prova, per riassaporare il campo di fronte ai tifosie per dimostrare di far ancora parte (tecnicamente) del progetto viola: il ruolo di Italiano sarà cruciale in questo senso, al di là del tema rinnovo che si prospetta ancora in salita.
Cosa succederà tra Castrovilli e la Fiorentina? Le tre ipotesi – Cosa potrà succedere da qui alla fine del mercato? L’ipotesi di una cessione a cifre simili a quelle offerte dal Bornemouth appare difficile se non utopistica, dato anche il caso delle visite mediche non superate: la Fiorentina dovrebbe accontentarsi insomma di una cifra inferiore ai 12 milioni più bonus e, al momento, le varie ipotesi (come quella che sembrava poter portare al Napoli) sono più che mai tiepide se non del tutto assenti. Un prestito, inoltre, richiederebbe un rinnovo propedeutico per poter poi far partire il calciatore a titolo temporaneo.
Al contempo la strada per il rinnovo appare in salita, Barone del resto si è espresso in modo chiaro sulla distanza tra le parti e il fatto che tutto fosse culminato in una cessione ci racconta, meglio delle parole, quanto le posizioni fossero inconciliabili. L’ultima ipotesi, probabilmente quella più realistica per quanto poco incoraggiante, è quella di una permanenza “viziata” da un contratto in scadenza e dal possibile addio a parametro zero a fine stagione, con tanto di conseguenze sul minutaggio del calciatore e sul rapporto con la piazza (certo poco intenzionata a riabbracciare un calciatore in rotta con una società che, in passato, gli ha dato fiducia anche nei momenti più duri).
PSG, rottura totale con Mbappé: Al-Khelaifi lo rimuove da stadio e store ufficiale. Ma la legge è con lui
Il caso più eclatante della corrente estate di calciomercato. La rottura totale tra Kylian Mbappé e il Paris Saint-Germain assume dei connotati sempre più spiacevoli. Due prese di posizione estremamente differenti quelle intraprese da una parte dal centravanti transalpino e dall’altra dal presidente Nasser Al-Khelafi: l’asso classe ‘98 ha intenzione di rispettare il suo contratto in scadenza il prossimo 30 giugno 2024 per poi accasarsi a parametro zero al Real Madrid, mentre il patron qatariota sta cercando in tutti i modi di accelerare la sua cessione, per non disperdere un patrimonio da 400 milioni di euro tra valore del cartellino e ingaggio percepito. Ribadite le diametralmente opposte posizioni, bisogna addentrarsi maggiormente sulla decisione di Al-Khelaifi di tenere fuori rosa Mbappé, una scelta che, entro le prossime tre settimane dovrà essere rivista, se non revocata.
COSA DICE LA LEGGE – La dinamica attuale del caso è fin troppo chiara: Mbappé resterà fuori rosa sino al 31 agosto, allenandosi a parte – insieme agli esuberi della società campione di Francia – e non venendo convocato per le prime sfide che attendono il PSG in Ligue 1. Il numero 7 salterà senz’altro la partita contro il Lorient ma è altamente probabile che non disputerà nemmeno un minuto nel corso di tutto il corrente mese di agosto. Una misura coerente con la necessità del PSG di cedere il giocatore e monetizzare, il più possibile, il suo addio. Tuttavia, la decisione dovrà essere revocata al termine del calciomercato, quindi a partire dal prossimo 1° agosto. A sostegno di Mbappé, arriva infatti la legge: non è consentito al club francese escludere il campione del Mondo 2018 dagli allenamenti con il resto dei compagni di squadra, una volta terminato il mercato, e non si può impedire al giocatore di utilizzare le strutture messe a disposizione dal centro sportivo del Paris, come regolamentato dall’articolo 507 del contratto per i giocatori professionisti in Francia.
SCENARI FUTURI – Lo scenario che vede Mbappé, dunque, avulso a tutte le dinamiche di squadra non regge. È un castello destinato a crollare fra tre settimane. Anche perché, se così non fosse, il sindacato dei giocatori ha già espresso la sua opinione in merito, pronti a portare il caso al comitato legale della LFP, denunciando il PSG e Al-Khelaifi stesso.Il caso, in sostanza, ritornerà poi in mano al tecnico Luis Enrique: se la legge, ancora una volta, aiuta Mbappé specificando che non è possibile tenere in tribuna un giocatore per motivi puramente extra-sportivi – leggasi il rifiuto a esercitare l’opzione di prolungamento del contratto – nulla vieta all’allenatore ex Barcellona e Roma di non schierare il proprio fuoriclasse per scelta tecnico-tattica. Viene difficile pensare che si possa far a meno di uno dei giocatori più forti al mondo ma i segnali puntano esattamente in questa direzione. Segnali riassunti dall’assenza di merchandising, intitolato a Mbappé, nello store del PSG a Parigi. Nessuna sua maglietta in vendita, un chiaro messaggio della proprietà, desiderosa di liberarsi il prima possibile di questa spinosa situazione. Ma non solo: la sua immagine è stata rimossa dai cartelloni pubblicitari al Parco dei Principi.
Dagli inneschi la pista che potrebbe portare ai responsabili
Indagini del Corpo forestale complesse ma, soprattutto per gli incendi di Muravera, nel sud Sardegna, c’è una pista investigativa che potrebbe presto portare all’individuazione dei responsabili dei roghi che hanno devastato diverse aziende agricole e seminato terrore anche tra i turisti nelle spiagge di Costa Rei.
Indagini che vanno avanti anche per gli altri roghi, dal Sulcis alla Baronia passando per Quartu Sant’Elena.
Gli ispettori stanno passando al setaccio tutte le informazioni raccolte dai testimoni e le immagini acquisite dalle telecamere di sorveglianza di case e attività commerciali.
Si parte da quello che è stato trovato nei sopralluoghi della Forestale dopo la bonifica. Dalla tipologia degli inneschi e dalla loro sistemazione si cerca di ricostruire le modalità di azione degli incendiati mettendole a confronto con precedenti episodi. Bocche cucite nel Corpo forestale: c’è di mezzo il segreto istruttorio. Ma le indagini, come dimostra la stretta collaborazione tra il Nucleo investigativo di Cagliari e Nuoro e l’utilizzo di sofisticati strumenti tecnologici per l’analisi delle tracce lasciate dagli incendiari, proseguono senza risparmio di personale, mezzi ed energie.
Incendi Sardegna, dolo pure a Molentargius,stagno dei fenicotteri
Indagini Forestale, fuoco appiccato nell’ora degli incendiari
È doloso anche l’incendio divampato domenica pomeriggio al parco di Molentargius, l’area umida protetta regno dei fenicotteri rosa nel comune di Quartu Sant’Elena.
Dietro quelle fiamme, che spinte dal vento di maestrale a 100 chilometri l’ora hanno raggiunto e devastato l’ex camping Tamarix, c’è la mano dell’uomo.
Su questo stanno lavorando gli investigatori del Corpo Forestale dopo i primi accertamenti. Il fuoco è partito intorno alle 14, un orario in cui, secondo l’esperienza degli investigatori, agiscono gli incendiari. Finora non è stato trovato alcun innesco: l’ipotesi è che ignoti abbiano innescato le fiamme manualmente in un punto strategico, da dove avrebbe potuto propagarsi rapidamente. Così è stato. Le indagini si confermano complesse: mancano testimoni e le telecamere non hanno aiutato. Inoltre l’area interessata dal fronte del fuoco è ampia e bisogna individuare il punto preciso in cui il rogo è partito. Forestale impegnata anche a far luce sull’incendio che si è sviluppato a Muravera, con centinaia di bagnanti e turisti in fuga dalle spiagge e da un resort di Costa Rei. Un primo rogo si è sviluppato di notte, gli altri la mattina di domenica intorno alle 10. Questo elemento legato all’orario lascia aperta l’ipotesi di un’origine accidentale delle fiamme, ma è presto per la conferma.
Incendi Sardegna, accertato il dolo anche per mega rogo a Posada
La Forestale trova degli inneschi, indagini serrate
C’è la mano dell’uomo anche dietro il gigantesco incendio tra Posada e Siniscola, sulla costa centro orientale della Sardegna, che domenica scorsa ha incenerito 700 ettari di territorio, travolgendo abitazioni, aziende agricole, capannoni e resort, costringendo all’evacuazione 600 persone, tra residenti e turisti.
Ci sono stati anche tre feriti con con ustioni e intossicazione da fumo.
Gli uomini del Nucleo investigativo provinciale del Corpo forestale (Nipas) supportati dal Nucleo regionale (Niar), hanno trovato degli inneschi che testiomoniamo la volontarietà del gesto. Analoghi inneschi erano già stati individuati ieri a Gairo, nel nuorese, e nel sud Sardegna, dove le fiamme hanno colpito il litorale di Costa Reicon bagnanti in fuga dalle spiagge e 300 persone costrette ad abbandonare un resort, alcune scappate in gommone per raggiungere luoghi sicuri.
“L‘incendio di Posada è sicuramente doloso e le indagini procedono in questo solco senza comunque tralasciare eventuali altre piste”, assicurano i vertici del Corpo forestale provinciale. In queste ore lungo la costa centro orientale è caccia agli incendiari: gli agenti stanno sentendo testimoni, visionando le immagini delle telecamere presenti in zona, battento palmo a palmo il territorio alla ricerca di ulteriori prove del dolo. Il bilancio dei danni è pesantissimo, aggravato dal danneggiamento del potabilizzatore che ha lasciato senz’acqua per oltre 24 ore tra le 12mila e le 14mila persone, residenti e turisti della zona balneare di San Giovanni.
Danni pesanti anche per una rimessa di imbarcazioni nella zona artigianale del paese: cinque barche all’esterno del capannone sono andate distrutte per un valore di diverse centinaia di migliaia di euro. La zona più copita è stata la borgata di Monte Longu: case divorate dal rogo, giardini inceneriti e a fuoco sono andati mezzi parcheggiati, attività agricole e commerciali. Il sindaco di Posada Salvatore Ruiu non ha mai avuto dubbi sull’origine dolosa del rogo e ha annunciato un esposto alla Procura di Nuoro. Il primo cittadino ha già dichiarato lo stato di calamità naturale.
Violenti scontri tra i sostenitori dell’Aek e della Dinamo Zagabria
Il luogo dell’omicidio nei pressi dello stadio di Atene
Torna la Champions, torna la violenza.
Un 22enne tifoso dell’Aek Atene è stato pugnalato a morte la scorsa notte. E’ accaduto alla periferia della capitale greca, durante incidenti con i sostenitori della Dinamo Zagabria, stando a quanto ricostruito dalla polizia. Violenti scontri hanno contrapposto gruppi di ultrà, causando almeno otto feriti, tre greci e cinque croati. Il numero dei feriti è poi aumentato fino a diventare una ventina, nel frattempo l’Uefa, augurandosi che “i responsabili vengano al più presto assicurati alla giustizia” ha deciso dirinviare al 18 o 19 agosto la partita del terzo turno preliminare di Champions League, in programma allo stadio Agia Sophia, nel sobborgo ateniese di Nea Filadelfia.
Rimane invece fissata al 15 agosto la partita fra le due squadre a Zagabria, con divieto di trasferta per i supporter ospiti. Per la sfida di Atene la Dinamo Zagabria si era invece limitata ad invitare i propri sostenitori a non recarsi nella capitale greca, ma l’appello non è stato accolto e cento hooligans croati si sono messi in viaggio creando poi i problemi di cui sopra. Per i quali ora, in Grecia, il principale partito d’opposizione, della sinistra, ovvero Syriza, stigmatizza la mancanza di controlli efficaci da parte delle autorità preposte.
“Gli hooligans croati hanno alle spalle una lunga storia di attacchi e violenze – la nota diffusa da Syriza – e hanno attraversato il nostro paese con l’unica idea di creare problemi. Che misure preventive sono state messe in sotto nei loro confronti? Chi li ha sorvegliati durante il loro attraversamento della Grecia?“. Intanto c’è da prendere nota, come da comunicato della polizia di Atene, che “gravi incidenti sono scoppiati fuori dallo stadio Nea Filadelfia. Un giovane greco è stato accoltellato a morte“. Le forze dell’ordine hanno aggiunto che altre otto persone sono rimaste ferite a causa del lancio di sassi. Il ragazzo è stato portato in un ospedale di Atene, dove è deceduto nella notte per le ferite riportate.
Gruppi di sostenitori dei due club, noti entrambi anche per le frange decisamente ‘calde’ delle rispettive tifoserie, si sono scontrati nei pressi dello stadio, lanciando granate assordanti, pietre e ordigni incendiari e altri oggetti. Alcuni erano armati di bastoni. Le violenze sono iniziate circa un’ora e mezza dopo che la squadra ospite aveva lasciato il campo sotto scorta della polizia, che finora ha arrestato 96persone. E’ stata aperta un’inchiesta e gli arrestati saranno ascoltati dal pubblico ministero, secondo l’agenzia di stampa greca Ana. Nella capitale greca erano presenti un centinaio di ultrà del club croato, nonostante il divieto di trasferta loro imposto dalla Uefa. La violenza ha spesso macchiato le partite di calcio in Grecia e, dopo la morte di un giovane lo scorso anno, il governo ha innalzato la pena detentiva massima da sei mesi a cinque anni.
Dopo la condanna a una multa da 10 milioni di euro da parte della UEFA, la nuova proprietà dei Blues potrebbe pagare le azioni dell’ex patron anche per mano del massimo campionato inglese, che però non prevede la prescrizione.
Dopo la condanna a una multa da 10 milioni di euro da parte della UEFA, la nuova proprietà dei Blues potrebbe pagare le azioni dell’ex patron anche per mano del massimo campionato inglese, che però non prevede la prescrizione.
Come riporta il quotidiano inglese The Times, ora anche la Premier League ha aperto una indagine, sempre su segnalazione degli attuali dirigenti dei Blues, che mette nel mirino alcune transazioni irregolari con delle verifiche che sarebbero ancora in corso.
Il Chelsea ha già concordato con la UEFA una multa di 10 milioni di euro per le violazioni delle regole del Financial Fair Play (FFP). Il massimo organo del calcio europeo ha affermato che la multa riguardava «casi di rendicontazione finanziaria potenzialmente incompleta sotto la precedente proprietà del club».
Secondo indiscrezioni, nel corso dei controlli sarebbero stati individuati pagamenti a circa sei società offshore, che si ritiene siano stati collegati al trasferimento di giocatori. I pagamenti, che ammontano a cifre a sei zeri, sembrano non essere stati registrati come parte della rendicontazione finanziaria annuale del club a FA, Premier League e della UEFA.
Alcune delle società offshore sono statericondotte ad agenti e intermediari, anche se al momento le indagini non hanno fatto chiarezza su chi si celi dietro a queste realtà. Ma il tutto porterebbe alla Russia, paese di origine dell’ex patron del Chelsea Abramovich. Fra le transazioni incriminate anche quella versata al padre del difensore danese Andreas Christensen nell’operazione che lo portò nel 2012 a Stamford Bridge dal Brondby.
I documenti di Football Leaks, pubblicati dal quotidiano danese Politiken nel 2018, hanno mostrato come il Chelsea abbia ingaggiato Sten Christensen, padre di Andreas, come scout il giorno in cui hanno ingaggiato il difensore e lo hanno pagato 763.120 euro in quattro anni mentre era ancora il preparatore dei portieri dello stesso Brondby.
Essendo sotto indagine il periodo in cui Abramovich era proprietario del club, l’indagine della Premier League potrebbe veder coinvolte, anche solo come persone informate sui fatti, l’ex presidente del Chelsea Bruce Buck e Marina Granovskaia, le due persone principali incaricate di gestire il club durante l’ultima parte della proprietà di magnate russo.
Già nel giugno del 2022, quando Todd Boehly e il fondo Clearlake Capital finalizzarono l’acquisto del Chelsea, i nuovi proprietari trattennero dal prezzo concordato più di 100 milioni di euro come “assicurazione” per eventuali passività relative alla gestione Abramovich che sarebbero poi ricadute sulla nuova proprietà.
La UEFA, per stabilire la violazione e la conseguente multa, ha considerato i bilanci del Chelsea solamente a partire dal 2018, essendo quelli più vecchi di cinque anni ormai finiti in prescrizione per qualsiasi altra violazione. La prescrizione, però, non è prevista dal regolamento interno della Premier League che ora potrà passare al setaccio tutta la gestione Abramovich, in un caso che ricorda quello che vede al centro di indagini anche la gestione degli sceicchi per quanto riguarda il Manchester City.
Le motivazioni con cui la Soprintendenza ha posto il vincolo sul secondo anello del Meazza.
La “soluzione strutturale costituita da 132 portali” che costituisce “l’ossatura che sostiene le gradinate, le scale, le rampe di accesso, i ripiani e le passerelle di servizio”, oltre al fatto che con “la costruzione del secondo anello, per San Siro, finalmente, si completa l’immagine di vero e proprio stadio, che non aveva mai posseduto dalle origini”. Sono queste le motivazioni con cui Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano ritiene “che, per il secondo anello, possano sussistere i requisiti di interesse culturale”. È quanto si legge nei documenti inviati dalla stessa Soprintendenza al Comune di Milano nei giorni scorsi, come riportato dall’ANSA.
“Nel 2026 – si legge nei documenti -, in occasione delle ipotizzate fasi di demolizione dello stadio, la struttura del secondo anello (l’unica al momento a non essere stata valutata), avrà raggiunto il requisito della vetustà (>70 anni), e ricadrà nel regime di tutela de iure. Pertanto si dovrà procedere con una verifica dell’interesse culturale. Pur tuttavia, come anticipato, “alla luce dell’eccezionalità che caratterizza il procedimento in itinere” e delle esigenze di pianificazione da parte delle squadre e dell’amministrazione locale, il Comune di Milano, con la lettera che si riscontra, ha richiesto questa Soprintendenza una valutazione in via anticipata dell’interesse culturale del secondo anello dello stadio da sottoporre alla successiva valutazione della Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale della Lombardia”.
“Tenuto conto dei fatti sopra delineati, questo Ufficio, viste le ricerche bibliografiche effettuate ed eseguito ulteriore sopralluogo in data 12.06.2023, nell’accogliere la nota di richiesta del Comune di Milano, ritiene di potere comunicare, in via anticianticipata,pata, l’impossibilità di negare la sussistenza di un interesse culturale semplice del secondo anello in vista della futura verifica, con le seguenti motivazioni:
Il secondo anello presenta una soluzione strutturale costituita da 132 portali che, coi relrelativi costoloni a sbalzo, costituisce l’ossatura che sostiene le gradinate, le scale, le rampe di accesso, i ripiani e le passerelle di servizio. Di particolare interesse è il disegno dei portali, che hanno la forma di due braccia tese in diagonale (l’una al di sopra delle gradinate del primo anello, l’altra al di fuori del vecchio muro perimetrale dello stesso), denominate nel gergo di cantiere, rispettivamente, “elefante” e “giraffa”. Nella struttura le scale hanno uno sbocco a “vomitorio”, una componente dello stadio classico. La rilevanza architettonica del secondo anello risiede nella capacità degli autori (Ing. Ferruccio Calzolari, Arch. Armando Ronca) di “tradurre i vincoli tecnici in espressività, e [lo stadio] aveva acquisito quell’aspetto fortementfortementee caratterizzato dalle rampe avvolgenti la costruzione in fasce plastiche di aggetti e rientranze e in alternanze di chiari e di scuri. Le stesse [rampe] assumono un suggestivo significato simbolico, portando la folla, vera protagonista delle architetture degli stadi, fin sulle pareti e trasformano le ordinarie murature in luoghi vissuti di percorsi dinamici” [Selvafolta, O., San Siro: la “Città dello Sport”,, in Sermisoni, S. (a cura di), San Siro. Storia di uno stadio,, Electa, Milano 1989, p. 66].
Con la costruzione del secondo anello, per San Siro, finalmente, si completa l’immagine di vero e proprio stadio, che non aveva mai posseduto dalle origini (in rapporto a quelli contemporanei di Torino, Genova, Bologna e Firenze), forma che si era appena profilata soltanto con il primo ampliamento del 1937-39. E’ evidente, quindi, dalle immagini storiche, come lo stadio fosse organicamente compiuto con la costruzione del secondo anello ancora quasi totalmente visibile e fruibile sotto le sovrastrutture del terzo anello e della copertura.
“Per quanto premesso, questa Soprintendenza ritiene che, per il secondo anello, possano sussistere i requisiti di interesse culturale semplice necessari per una verifica positiva ai sensi degli artt. 10 e 12 del DLgs n. 42/2004 e successive modifiche”, conclude la Soprintendenza.
Quasi la metà delle operazioni di mercato realizzate da società spagnole non hanno avuto seguito in termini di registrazione dei giocatori, che ora non possono scendere in campo.
Caos nella Liga spagnola, tra nuovi acquisti e le stringenti regole del FPF spagnolo che in questo momento sta bloccando poco meno della metà delle operazioni realizzate. Per poter iscrivere i giocatori acquistati nella lista dei calciatori utilizzabili in campionato, infatti, i club devono rispettare le norme economico-finanziarie della lega iberica, ma la situazione per diverse società è complessa.
Come riportato da Marca, infatti, solo 48 delle 90 operazioni effettuate sul mercato spagnolo hanno avuto seguito nella lista delle iscrizioni. Acquisti, rinnovi, primi contratti per giovani provenienti dalle categorie inferiori: poco meno della metà sono ancora in attesa. Chi ha completato tutti i propri acquisti è il Real Madrid, che ha già pronti giocatori come Bellingham, BrahimDiaz, Fran García, Guler e Joselu.
La situazione è diversa per il Barcellona, anzi all’esatto opposto: Xavi ha solo tredici giocatori della prima squadra iscritti e due di essi sono in procinto di lasciare il club, come Kessié e Dembélé. Nessun nuovo acquisto o giocatore con un nuovo contratto potrebbe esordire contro il Getafe nella prima giornata di campionato.
Oltre alle due grandi squadre, il problema con le iscrizioni è diffuso. Molti hanno fatto i compiti, come il Villarreal che ha già iscritto Denis, Terrats, Gabbia, Sorloth e Comesaña, ma molti altri non hanno nemmeno iniziato. Fino a tre squadre non hanno ancora effettuato alcuna iscrizione. Barcellona, Siviglia e Alavés sono a zero.
Alcuni dei giocatori ancora non iscritti sono:
Gündogan (Barcellona)
Oriol Romeu (Barcellona)
Isco(Betis)
Bellerín(Betis)
Marc Roca (Betis)
André Silva(Real Sociedad)
I club stanno provando a risolvere le varie situazioni: se non ci riusciranno, molti dovranno seguire le prime giornate dalla tribuna, una situazione che si è già verificata la scorsa stagione, ma che quest’anno è peggiorata in modo evidente.
La tv di Stato trasmetterà una gara a giornata del campionato femminile nel corso della stagione 2023/24
La Rai trasmetterà una gara in chiaro ogni giornata della Serie A femminile nel 2023/24. La notizia, anticipata da Giovanni Armanini (caporedattore italiano di Onefootball) su Twitter, ha trovato conferme da parte di Calcio e Finanza.
In particolare, la Rai è stata l’unica a presentare offerte per il pacchetto per la gara in chiaro nella stagione 2023/24 (l’ultima stagione prima della creazione della Lega Professionistica Serie A femminile a partire dal 1° luglio 2024), per cui le offerte scadevano nei giorni scorsi. La tv di Stato subentrerà a La7 e trasmetterà quindi una gara alla settimana in diretta, spendendo circa 250mila euro per acquisire i diritti per mandare in onda la sfida.
Non si tratta, tuttavia, dell’unico pacchetto in ballo per la Serie A femminile 2023/24: resta infatti ancora aperta l’asta per il pacchetto pay e per il pacchetto di diritti internazionali.
Per quanto riguarda le dirette a pagamento, la formula utilizzata ricalca quella della Serie B per il campionato nel ciclo 2021-2024. Il corrispettivo minimo cambia a seconda del numero di operatori che deciderà di investire sul prodotto, con le seguenti tariffe:
1 licenziatario – 750mila euro più iva
2 licenziatari – 400mila euro più iva
3 o più licenziatari – 280mila euro più iva
Per questo pacchetto e per quello legato ai diritti internazionali potrebbero arrivare presto novità, considerando che il 10 agosto andrà in scena una assemblea dedicata appunto al tema dei diritti tv della Serie A femminile, in cui dovrebbe anche essere ratificato l’accordo con la Rai, che non è ancora ufficiale ma nella sostanza è concluso considerando che l’emittente pubblica è stata l’unica offerente.
In una intervista a Calcio e Finanza, Federica Cappelletti, che lo scorso 29 giugno 2023 è stata ufficialmente eletta alla guida della Divisione Serie A Femminile Professionistica, aveva spiegato che tra le emittenti «un po’ di movimento c’è, noi siamo molto fiduciosi, la proposta che abbiamo pensato ha durata di un anno e servirà per la transizione verso la Lega professionistica a partire dal 1° luglio 2024. Abbiamo previsto un’offerta innovativa per i pacchetti, con una gara free di campionato e le coppe in chiaro, e un pacchetto con tutto il campionato pay. Non staremo a guardare neanche dal punto di vista della qualità, con l’introduzione per i cosiddetti top match di un sistema di produzione più tecnologicamente elevato».
A dare l’allarme, all’alba di martedì, è stato direttamente il proprietario di cascina Castagna. Restano da chiarire le cause dell’incidente
A dare l’allarme, all’alba di martedì, è stato direttamente il proprietario di cascina Castagna, a Pieve Fissiraga, nel Lodigiano. L’uomo ha assistito inerme al grande incendio che stava distruggendo le 200 rotoballe di fieno che aveva sistemato all’interno del suo capannone.
Sul posto sono intervenuti, intorno alle 6.30, i vigili del fuoco del comando provinciale di Lodi, che hanno provato per ore a spegnere le fiamme con l’utilizzo di due autobotti. Restano da chiarire le cause dell’incidente: al momento si ipotizza che l’incendio possa essere collegato al gran caldo che le rotoballe, stipate sotto una tettoia, hanno accumulato nella giornata di lunedì, che unito all’umido della notte, hanno provocato l’autocombustione.
Una scossa diterremotodi magnitudo 3.1 è stata registrata all’1:32 in Emilia, tra le province di Modena e Reggio Emilia. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il sisma ha avuto ipocentro a 15 chilometri di profondità ed epicentro a 6 km di distanza dal comune modenese di Frassinoro e a 13 da quello reggiano di Villa Minozzo. Non si segnalano danni a persone o cose.
Danni e feriti in tutto il sud dell’isola, solo di origine dolosa. Ma per il Corpo Forestale regionale “solo l’1% viene appiccato da persone con una vera patologia”
Pochi dubbi sull’origine dolosa, il giorno dopo l’inferno di fuoco che ha incenerito vegetazione e distrutto case, campeggi, aziende agricole nel sud della Sardegna.Arrivano le conferme dalle prime indagini degli agenti del Corpo Forestale con ilritrovamento degli inneschi.Multipli, posizionati in punti raggiungibili con difficoltà dalle squadre a terra, impegnate nell’impari lotta contro il tempo e contro il fortissimo vento di maestrale che da giorni sferza la Sardegna.
E il giorno dopo, mentre la macchina antincendio è dalle prime luci del giorno impegnata a spegnere e bonificare i roghi di ieri e altri ne sono scoppiati, ancora nel Sud Sardegna, nell’oristanese e in Gallura, la condanna è ovviamente unanime e come la richiesta di aumentare le pene.
La pista delle ripicche e vendette – “E’ una proposta che arriva dal mio partito, Fratelli d’Italia, e che naturalmente condivido” sottolinea l’assessore regionale dell’Ambiente,Marco Porcu. “Non parliamo di piromani, ma di incendiari delinquenti, che devono avere una punizione commisurata alla gravità di un reato che, contemporaneamente, compromette vite umane, aziende, patrimonio ambientale. Chi ha piazzato gli inneschi a Gairo, sabato, durante la notte, lo ha fatto consapevole della difficoltà di intervento dei mezzi antincendio. Siamo di fronte ad una volontà di distruggere precise aree, peraltro già in passato attraversate dal fuoco e sottoposte successivamente a rimboschimento”. I motivi? “ripicche, vendette, disagio sociale, certamente”. Anche i comportamenti incauti sono stati spesso causa di incendi di vasta proporzione, ma per Porcu non sono meno scusabili, “quando non presti attenzione e non rispetti norme ben precise, comunque una responsabilità c’è”.
(ansa)
Allevatori e cacciatori – Tanti anni di esperienza sul campo, Stefania Murranca, commissaria superiore e direttrice del servizio Antincendio del Corpo Forestale della Sardegna ha pochi dubbi: “degli incendi dolosi, solo l’1% viene appiccato da persone con una vera patologia, per il resto ci sono motivazioni varie. Vendette tra privati, litigi tra allevatori confinanti, anche conflitti tra compagnie di caccia: nelle zone percorse dal fuoco per dieci non è consentita l’attività venatoria. In diversi casi, soprattutto nelle aree interne, anche per ‘sollecitare’ assunzioni nei cantieri forestali. Non escludiamo il disagio sociale, ricordo una serie di incendi in una periferia urbana, che venivano appiccati da ragazzini minorenni annoiati, che poi giravano video che caricavano in rete”. C’è poi tutta la casistica dei roghi da imperizia, negligenza, poca attenzione: “tanti da uso dello smeriglio o di altri macchinari vicino al fieno o sull’erba secca, la marmitta che catalitica che sprigiona scintille, nelle cunette, lo smaltimento delle braci dopo un’arrostita. In Sardegna sono presenti i tre fattori che predispongono al fuoco, cioè la bassa umidità, il vento e le alte temperature, siamo completamente esposti e davvero qualsiasi innesco può provocare una tragedia”.
Daspo ambientale – E’ la proposta provocazione degli ambientalisti del Gruppo di Intervento Giuridico, secondo cui prevenzione, efficienti apparati di protezione civile, sensibilizzazione, non bastano. “Il caso clinico del piromane è raro, le cause degli incendi sono sempre le stesse: incuria, lassismo, distrazione per i comportamenti colposi, speculazione, vendetta, minaccia, protesta per i comportamenti dolosi”. Ma per gli incendiari individuati e condannati, spesso seriali, deve essere adottato un provvedimento specifico: “vanno estirpati dal contesto socio-ambientale dove distruggono natura, abitazioni, attività lavorative, almeno per un congruo periodo di tempo”.
(ansa)
Importante la prevezione – Antonio Casula è il direttore generale di Forestas, l’agenzia ‘Agenzia regionale per lo sviluppo del territorio e dell’ambiente della Sardegna, nata nel 2016 dalle ceneri dell’Ente Foreste, con compiti di sorveglianza e tutela del territorio e parte attiva della macchina antincendio. “Abbiamo 160 postazioni-vedetta sul territorio, fisse e anche itineranti nei giorni più critici, con oltre 400 uomini che operano con turni differenziati. Sul fronte della lotta attiva al fuoco mettiamo in campo mezzi, quali pick up e autobotti, e altri 1100 unità. Chi scatena gli incendi? Andiamo dal malato criminale al disattento, la casistica è davvero varia. Occorre insistere sulla prevenzione, abbiamo ancora troppe aziende zootecniche o cortili di abitazioni dove si trovano pneumatici, bombole, ferrovecchi, residui di rifiuti che in poco tempo favoriscono il propagare del fuoco. Una correlazione tra incendi e le possibili assunzioni nei cantieri forestali la escludo, non vale per l’equazione più fuoco, più personale, né per la parte tecnica né per quella politica”.
“Limitare allerte incendi , aiutano i piromani” – Per San Giovanni Suergiu, centro del Sulcis Iglesiente di 5600 abitanti, anche oggi è stata una giornata difficile, con interventi di canadair e elicottero dell’antincendio regionale dalle prime ore del giorno. “Solo ieri sono andati in fumo mille ettari di territorio – afferma sconsolata la sindaca Elvira Usai -, abbiamo perso vegetazione, aziende agricole, animali. Il fuoco ieri è stato appiccato in tre punti difficilmente raggiungibili da terra e i mezzi aerei, impegnati su più fronti, sono arrivati dopo ore. Abbiamo fatto quel che potevamo, con i pochi messi a disposizione del Comune. Chi appicca il fuoco? Io vedo un insieme di cattiveria e pazzia, la patologia di chi non ama se stesso né la natura e spesso resta a guardare le fiamme che divorano tutto”. La sindaca ha un’idea precisa anche sulle allerte per rischio incendi, “che andrebbero divulgate il meno possibile e così io faccio. Non funzionano come quelle per alluvione o maltempo, gli avvisi delle condizioni che possono favorire i roghi di fatto danno informazioni utili ai piromani. Serve prevenzione, servono forze in campo a disposizione dei Comuni: noi non abbiamo risorse dalla Regione, ci troviamo ad affrontare fuoco e fiamme con 20 uomini e un solo mezzo e non servono neanche le ordinanze che firmiamo all’inizio di ogni estate, perché poi non abbiamo persone che vadano sul territorio a verificarne il rispetto”.
I blucelesti hanno visto così ribaltare il giudizio del Collegio di Garanzia del CONI, ma devono ancora attendere l’esito del ricorso presentato dal Perugia al Consiglio di Stato.
Nella giornata di giovedì scorso il Tar del Lazioha accolto il ricorso del Lecco, mentre ha respinto quella della Reggina, con le due società che chiedevano la stessa cosa: la riammissione per disputare il prossimo campionato di Serie B, con l’inizio in programma venerdì 18 agosto.
«Il fatto che i playoff per l’ammissione alla Serie B 2023-2024 siano stati completati il 18 giugno, due giorni prima della data stabilita, il 20/6, per l’indicazione della disponibilità di uno stadio adeguato per ospitare le gare del campionato cadetto, avrebbe necessitato di un nuovo tempestivo intervento regolativo della FIGC, che però è mancato» si legge nelle motivazioni del Tar del Lazio che ha ribaltato così la decisione di estromettere la società bluceleste da parte del Collegio di Garanzia del CONI.
Ottenuta la promozione tramite playoff il 18 giugno, il Lecco aveva fatto domanda di rilascio della Licenza Nazionale, trovandosi a disposizione solamente due giorni di tempo, anziché i nove previsti prima del rinvio dei playoff, per avere disponibile un impianto rispondente ai criteri infrastrutturali richiesti. «La società ha ottenuto – si legge nel dispositivo del Tar -, con riguardo allo stadio ‘Euganeo’ di Padova, una parte degli atti e documenti occorrenti di competenza delle autorità locali; la restante documentazione è stata invece ottenuta tra il 21 e il 23 giugno, ma qualche giorno dopo la Licenza nazionale è stata concessa, inducendo il Perugia a sollevare un contenzioso».
Il Tar, ritenendo “doverosa” in linea di principio individuare esattamente quali fossero i comportamenti in capo del Lecco entro la scadenza dei termini del 15 giugno e del 20 giugno individuati dal Manuale delle Licenze, ha ritenuto che «risulta evidente, alla stregua di una interpretazione non formalistica e di buona fede – ossia ragionevole – che i termini del 15 e del 20 giugno siano stati fissati dalla FIGC sul presupposto della conclusione dei play off in data 11 giugno».
Il venir meno di questo termine è stato ritenuto “evento” che «rende semplicemente inapplicabile il termine del 15 giugno 2023 alla società che abbia concluso vittoriosamente i play off successivamente allo spirare del medesimo. Questa inapplicabilità dei termini originariamente fissati avrebbe auspicabilmente richiesto un nuovo tempestivo intervento regolativo della FIGC, che però è mancato». Con una ulteriore sentenza, il TAR ha accolto anche un ricorso proposto dalla FIGC sullo stesso argomento.
Reggina, le motivazioni del TAR: «I debiti potevano essere pagati prima del 20 giugno»
I calabresi avevano concordato con il Tribunale Fallimentare di Reggio Calabria che l’intero importo poteva essere saldato entro il 12 luglio 2023, ben oltre il 20 giugno, data limite da regolamento FIGC per le domande di ammissione a tutti i campionati.
Motivazioni TAR Reggina – Giovedì scorso la Reggina si è vista respingere l’ennesimo ricorso, questa volta dal Tar del Lazio, contro la decisione del Collegio di Garanzia del CONI dello scorso 20 luglio che ha estromesso i calabresi dalla prossima Serie B, che è in programma di iniziare venerdì 18 agosto.
Nella giornata di oggi, invece, sono uscite le motivazione della sentenza del Tar che ha confermato la decisione di non ammettere i calabresi al campionato cadetto 2023/24. «Il presupposto (non contestato) per l’iscrizione al campionato era l’adempimento degli obblighi previsti nel C.U. n. 169/A entro il termine perentorio valido per tutti gli aspiranti alla partecipazione al campionato, vale a dire il 20 giugno 2023, adempimento possibile ma non eseguito dalla ricorrente, con conseguente irrilevanza della diversa tempistica prevista per i pagamenti dalla sentenza del Tribunale Fallimentare».
I giudici amministrativi hanno ritenuto che nel caso specifico «non si pone alcun conflitto, tra le decisioni del Tribunale fallimentare di Reggio Calabria, che ha assegnato alla ricorrente il termine di giorni 30 (con scadenza 12 luglio 2023) per il pagamento delle somme ammesse ad omologa e la decisione della Covisoc di (continuare a) fare riferimento al termine perentorio del 20 giugno 2023 previsto dal C.U. n. 169/A, per la dimostrazione della sussistenza dei requisiti previsti per la partecipazione al campionato di serie B, stagione 2023/2024. Tale ultima decisione, infatti, costituisce piana esecuzione delle ‘regole del gioco’, fissate dalla Federazione in data 19 aprile 2023 con il CU n. 66/A, ben prima dell’inizio della competizione sportiva, al fine di poter partecipare a quella competizione».
In sostanza, «ammessa alla procedura di omologazione in data 12 giugno 2023, la ricorrente avrebbe potuto, come pure è stato chiarito, adempiere al pagamento dei debiti tributari e contributivi entro il termine del 20 giugno 2023, ma non vi ha provveduto fino al 5 luglio 2023, senza fornire adeguate e provate giustificazioni al riguardo, fatta eccezione per il generico riferimento a ‘elementari esigenze organizzative’, che non dimostrano l’esistenza di un impedimento effettivo. Non può, in altri termini, la società ricorrente dapprima adeguarsi alle norme dettate dalla Federazione per la partecipazione al campionato e solo dopo averle disattese pretendere di contestarle, appellandosi alle decisioni del Tribunale fallimentare, che ben le avrebbero consentito, peraltro, di rispettare la scadenza imposta dalla Federazione a tutti gli aspiranti alla medesima competizione sportiva».
Il Tar, invece, ha accolto il ricorso del Lecco che è stato nuovamente ammesso alla prossima Serie B. Reggina e Perugia, società che verrebbe ripescata in caso di estromissione dei lombardi, hanno già preannunciato ricorso al Consiglio di Stato, l’ultimo grado possibile per questi casi, che è chiamato a pronunciarsi entro e non oltre il 29 agosto. Data che potrebbe essere anticipata per la volontà della FIGC di non far slittare l’inizio del campionato che, come detto, è in programma venerdì 18 agosto con l’anticipo della prima giornata.
L’emittente del patron di RCS e del Torino si è aggiudicata l’asta per i diritti tv del campionato: ecco tutte le cifre.
Il campionato saudita cambia emittente: sarà infatti La7 a trasmettere la Saudi Pro League nella prossima stagione, con una offerta economica importante da parte della televisione di proprietà del patron di RCS e del Torino Urbano Cairo.
Nella scorsa stagione era stata Sportitalia a puntare per prima sul torneo saudita. Un colpo a sorpresa sull’onda dello sbarco di Cristiano Ronaldo, ma con un investimento contenuto: secondo quanto appreso da Calcio e Finanza, infatti, si trattava di una operazione pari a circa 30mila euro per metà stagione con due partite in chiaro e un progetto editoriale piaciuto ai sauditi.
L’emittente di Michele Criscitiello aveva mantenuto l’opzione di riacquisto nel caso in cui i diritti internazionali del campionato arabo fossero stati ancora in mano a IMG. Cosa che è avvenuta, visto che IMG ha mantenuto il controllo dei diritti mondiali: tuttavia, Sportitalia ha ritenuto di non andare oltre i 70mila euro come offerta, alla luce anche del fatto che, dopo aver fatto registrare buoni numeri con le prime partite di Ronaldo, è stato notato un netto calo di audience dovuto allo scarso interesse verso il campionato saudita.
Secondo quanto appreso, quindi, La7 ha chiuso l’accordo biennale per trasmettere il torneo con una offerta da 450mila euro. Ora la curiosità sarà quella di capire se La7 riuscirà a mantenere ascolti buoni dopo la curiosità delle prime giornate e l’inizio dei campionati europei come Serie A, Liga, Premier e Bundesliga: il calendario degli orari infatti rischia di non aiutare il pubblico italiano, considerando che molte gare saranno in contemporanea proprio con la Serie A.
Il campionato saudita sbarca su La7: il migliore match in chiaro ogni weekend
Cristiano Ronaldo (Photo by FAYEZ NURELDINE/AFP via Getty Images)
L’emittente di proprietà di Urbano Cairo ha acquisito i diritti per trasmettere in Italia la migliore partita del weekend in diretta in chiaro.
Dal prossimo 14 agosto la Roshn Saudi League, il campionato di calcio dell’Arabia Saudita, approda sui canali La7, La7d e in simulcast su La7.it grazie all’accordo biennale raggiunto dalla tv della Cairo Communication che ne ha acquisito i diritti, e che trasmetterà in chiaro ogni settimana la migliore partita prevista in calendario.
Al centro del torneo che sta ridefinendo gli equilibri del calcio mondiale tante stelle internazionali, a partire da Cristiano Ronaldo, in forza all’Al-Nassr assieme a Sadio Mane, Marcelo Brozovic (ex Inter) e Seko Fofana. Il pubblico di La7 ritroverà inoltre due top-player con lunghi trascorsi in Serie A, Sergej Milinkovic Savic e Kalidou Koulibaly, ex rispettivamente di Lazio e Napoli, acquistati dall’Al-Hilal, dove sono arrivati pure Rúben Neves e Malcom. L’Al-Ittihadpuò invece vantare l’ultimo Pallone d’oro Karim Benzema, oltre a Fabinho, Jota e N’Golo Kanté. Non da meno l’Al-Ahli, che ha ingaggiato Riyad Mahrez, Roberto Firmino, Edouard Mendy e Allan Saint-Maximin.
Il cippato degli alberi caduti per il nubifragio viene conferito alla rete di teleriscaldamento
Il recupero del legno a Cesano Boscone (foto Comune)
Il nubifragio del 25 luglio ha devastato i parchi, sia a Milano sia nell’hinterland, “spazzando” via migliaia di alberi. Da Cesano Boscone, nell’hinterland sud-ovest del capoluogo, arriva una pratica virtuosa per riutilizzare gli alberi crollati nell’ottica dell’economia circolare. Diventeranno una fonte d’energia pulita.
Il cippato derivato dal taglio delle alberature è stato destinato all’impianto di teleriscaldamento del quartiere Giardino. Senza costi aggiuntivi per la collettività, il ritiro del cippato è effettuato da una società specializzata, incaricata da quella che gestisce la rete di teleriscaldamento. “Duplice l’obiettivo raggiunto. Da una parte riutlizzare legname, ramaglie e fogliame accatastati in seguito alla messa in sicurezza del territorio. Dall’altra risparmiare alla comunità la spesa per il loro smaltimento“, commenta l’assessore Marco Pozza, che ha la delega all’ambiente e alla manutenzione urbana.
Riaperto il parco Pertini – E, nel frattempo, sabato 5 agosto a Cesano Boscone sono stati riaperti il parco Pertini (tranne alcune aree ancora transennate) e il centro anziani (l’ingresso e il parcheggio), in seguito alle verifiche degli agronomi. È anche nuovamente consentita la fruizione degli spazi esterni della scuola d’infanzia Walt Disney e dell’asilo nido Garibaldi.
“Abbiamo voluto ripristinare almeno parzialmente il parco per restituire alla città un luogo di svago frequentato da molte famiglie“, spiega Salvatore Gattuso, vice sindaco con funzione di sindaco pro tempore: “Ringrazio i volontari, il personale comunale e la protezione civile per l’impegno dimostrato“. Gli altri spazi verdi saranno riaperti a mano a mano che le verifiche dei tecnici lo consentiranno.
A Milano un bando per riutilizzare il legno – Il Comune di Milano, intanto, ha già pubblicato un bando per il riutilizzo del legno recuperato dagli alberi caduti nel capoluogo, con l’obiettivo di non sprecare niente. Il legno potrà essere utilizzato per realizzare mobili e arredi (anche pubblici), nonché per la produzione di biomasse come fonte energetica naturale. “Vogliamo ridare nuova vita al legno raccolto affinché non sia un rifiuto ma una risorsa“, ha spiegato l’assessora milanese al verde Elena Grandi.
Il bilancio s’aggrava, anche un centinaio di feriti
Sale a 30 morti e oltre 100 feriti il bilancio del deragliamento di un treno nel sud del Pakistan.
Lo ha confermato un portavoce della polizia alla Bbc online. Diversi vagoni dell’Hazara Express si sono ribaltati vicino alla stazione ferroviaria del Sahara a Nawabshah, a circa 275 km dalla città più grande di Karachi.
I feriti sono stati trasferiti negli ospedali vicini. Le squadre di soccorso stanno cercando di liberare le persone intrappollate tra i vagoni.
Focolai ancora accesi a Gairo, in azione 3 canadair
SINISCOLA, 07 agosto 2023
Situazione sotto controllo tra Posada e Siniscola, sulla costa nord orientale della Sardegna, dove ieri pomeriggio è divampato un gigantesco rogo che ha bruciato centinaia di ettari di terreno nelle borgate e a ridosso delle abitazioni, gettando nel panico residenti e turisti.
Ci sono, invece, ancora focolai accesi a Gairo, in Ogliastra.
Sul posto, dove ieri sono andati distrutti una cinquantina di ettari, anche stamattina sono in azione due Canadair provenienti dalla base operativa di Fiumicino e uno decollato da Olbia. A Siniscola e Posada i Vigili del fuoco e gli uomini della Protezione civile stanno bonificando la zona dove ieri sono intervenuti canadair, vari elicotteri della flotta regionale, decine di uomini e mezzi, compagnia barracellare, i volontari, carabinieri e polizia. Per tutto pomeriggio è rimasta chiusa la Statale 131 Dcn, lungo la quale è partito l’incendio, riaperta ieri notte intorno alle 22. Riaperta durante la notte anche la Statale 125 proprio a ridosso della costa lungo la quale il maestrale ha spinto l’incendio.Dal Sarrabus a Quartu S. Elena vigili del fuoco e Protezione civile impegnati tutta la notte per monitorare gli ultimi incendi che ieri hanno devastato anche il sud Sardegna. Situazione sotto controllo, ma massima attenzione ancora questa mattina, a causa di alcuni focolai difficili da eliminare a causa delle forti raffiche di maestrale, anche nelle campagne di Monastir e di San Giovanni Suergiu. Squadre dei vigili del fuoco al lavoro anche nel Sarrabus Gerrei dopo la devastazione di agrumeti e campi nella zona di Muravera e Quartu, colpita da un incendio che ha riguardato il canneto di Molentargius e da un rogo che ha distrutto l’ex camping Tamarix affacciato sulla spiaggia del Poetto. Ritorno alla normalità anche per le persone costrette a stare lontane da case e strutture ricettive. Ma anche oggi sarà per vigili del fuoco e Protezione civile una giornata di lavoro e di massima allerta. E presto inizierà anche la conta dei danni. Già ieri il sindaco di Muravera, Salvatore Piu, aveva annunciato che proclamerà lo stato di calamità e che “il Comune presenterà un esposto alla Procura della Repubblica contro ignoti. I responsabili di questa nefandezza devono essere puniti severamente“.
TRE FERITI TRA POSADA E QUARTU. Sale a tre il bilancio dei feriti nei diversi incendi scoppiati ieri in tutta la Sardegna. Nel gigantesco rogo divampato ieri pomeriggio tra Posada e Siniscola, nella costa nord orientale della Sardegna, oltre al pensionato travolto dallo scoppio di una bombola, un’anziana di 78 anni di Bolotana è rimasta ustionata alle braccia e alle gambe dalle fiamme a San Giovanni di Posada. Trasportata dal 118 all’ospedale di Olbia, le sue condizioni non sono gravi. A quanto si è appreso la pensionata sarebbe rimasta dentro casa durante l’incendio, poi sarebbe uscita in strada dove è stata trovata ieri sera intorno alle 20 con diverse ustioni dagli uomini della Croce rossa intervenuti a sostegno della Protezione civile nella zona colpita dal rogo. L’altra persona rimasta ferita è un vigile del fuoco che si è procurato una distorsione al ginocchio nelle operazioni di spegnimento dell’incendio scoppiato al Poetto di Quartu.
“Orgoglioso di me e della squadra”: è il sesto oro vinto nell’individuale dal piemontese dopo quelli del 2016, 2018, 2019, 2020 e 2022, in finale stasera ha battuto il britannico Bigham. Terzo posto per il friulano
Fantastico Filippo Ganna che ha vinto l’oro nell’inseguimento individuale in 4’01″976 battendo in finale il britannico Daniel Bigham (4’02″030) dopo una rimonta pazzesca visto che era in ritardo di 2”184 all’ultimo chilometro, e ha poi vinto per 0”054! Un ultimo chilometro fatto alla velocità di 63,157 km all’ora. È il sesto oro vinto dal piemontese dopo quelli del 2016, 2018, 2019, 2020 e 2022. Ganna si era qualificato alla finale per l’oro col miglior tempo (4’01”344).
TOP GANNA -“Sono veramente orgoglioso di me e della squadra. Ringrazio Dan per questa fantastica battaglia nel velodromo”, le sue prime parole.
MILAN SUPER – L’altro azzurro, Jonathan Milan, ha in precedenza vinto il bronzo in 4’05″868 superando nettamente nella finalina il portoghese Oliveira (4’08″469)
Roghi oggi a Quartu Sant’Elena, nel Cagliaritano. A fuoco il canneto dello stagno di Molentargius
Cagliari, 6 agosto 2023 –
Fiamme, fumo ed esplosioni a Quartu Sant’Elena, nel Cagliariano, dove un vasto incendio, dopo aver attraversato il parco di Molentargius, è arrivato fino alla costa del Poetto. Un camping, minacciato dal rogo, è stato evacuato; udite alcune esplosioni, generate probabilmente dallo scoppio di alcune bombole di gas. Evacuato anche un ristorante McDonald.
Il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas ha chiesto alla Protezione civile nazionale l’aumento e il potenzialmente della flotta aerea per combattere gli incendi che stanno colpendo duramente la Sardegna. Solinas ha anche avviato la procedura per mettere in preallarme la protezione civile europea.
Fiamme e fumo a Quartu Sant’Elena
Come per il vasto incendio che sta devastando la zona a nord della Sardegna fra Posada e Siniscola, anche a Quartu Sant’Elena le fiamme hanno preso forza a causa del forte vento di maestrale. I vigili del fuoco hanno segnalato che il rogo si è pericolosamente avvicinato ad alcune ville a ridosso del mare. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, sono intervenuti anche carabinieri e polizia locale.
Paura per gli abitanti anche a Quartu: fumo e fiamme sono state segnalate all’ingresso del Comune. Le persone che abitano via Fiume sono state costrette ad abbandonare la zona proprio a causa del fumo. A fuoco il canneto dello stagno di Molentargius, area umida protetta a pochi passi dalla spiaggia del Poetto.
Incendio oggi in Sardegna: a Posada fiamme vicino alle case. Già 600 persone evacuate
Brucia la costa nord orientale. Nella zona di Monte Longu e a Siniscola una grande nube di fumo nero si è alzata in cielo. Chiuso un tratto della statale 131. Le operazioni di soccorso dei vigili del fuoco. In azione anche elicotteri e canadair. Roghi anche a Sud nel Cagliaritano. Nel ragusano fiamme vicino a un villaggio turistico
Un incendio di grandi dimensioni è divampato oggi pomeriggio nella zona di Monte Longu, frazione del comune di Posada nel Nuorese. Le fiamme sono state alimentate dal vento di maestraledella costa nord orientale della Sardegna e si sono allargate verso Siniscola e il centro balneare de La Caletta. Sono già 600 le persone evacuate.
Una grande nube di fumo nero si è alzata in cielo. Diversi ettari di vegetazione sono bruciati; le fiamme si sono avvicinate anche alle strade principali.Chiuso il tratto della statale 131DCN ‘Diramazione Centrale Nuorese’dal km 92 al km 145 tra Siniscola e Olbia.
Alcune abitazioni della zona sono state evacuate dai vigili del fuoco del comando provinciale di Nuoro, intervenuti nei pressi del perimetro da dove l’incendio è partito con sei squadre, 30 uomini e 12 mezzi. Presente in cielo anche l’elicottero Super Puma; arrivati altri elicotteri della flotta regionale e 3 canadair che sono stati richiesti al comando centrale di Roma. Su Posada anche squadre di rinforzo della Protezione civile regionale. Le operazioni di spegnimento dell’incendio sono rese difficili dal forte vento di maestrale.
La nube di fumo sopra la zona de La Caletta (foto Instagram @mariaeu56)
Gli altri incendi in Sardegna – Da ieri sera la Sardegna è assediata dal fuoco: sono 42 gli incendi sull’intero territorio regionale, 12 dei quali di grandi dimensioni. Ieri intorno alle 22.30 un vasto rogo di macchia mediterranea è partito in località San Priamo, nella frazione di San Vito. Le fiamme, spinte dal maestrale, sono arrivate a lambire la località di Feraxi, nel comune di Castiadas. Un capannone è bruciato. I vigili del fuoco del comando di Cagliari si sono schierate per proteggere le case e le aziende agricole della zona, dove diversi animali si trovavano in situazione di pericolo.
Oggi invece, oltre all’incendio di Posada, nuovi interventi dei vigili del fuoco si sono registrati nell’hinterand cagliaritano. Il rogo più rilevante è quello sulla costa del Poetto a Quartu Sant’Elena. Evacuato un camping. A Capoterra le fiamme sono arrivate vicino a una casa di riposo. Fra Elmas e Assemini intorno alle 9 le fiamme si sono sviluppate in un canneto e sono arrivate nei pressi di un’abitazione e di un’officina. Il pronto intervento dei vigili ha evitato che l’incendio aumentasse e prendesse forza. Altri incendi poi sono stati segnalati a Villamassargiae a Quartu Sant’Elena, in località Pitz’e Serra, nei pressi della statale 554.
Il sisma ha avuto ipocentro a 7 chilometri di profondità ed epicentro a un chilometro dalla nissena Villalba e a 10 dalla palermitana Valledolmo
Una scossa di terremoto di magnitudo 3.5 è stata registrata alle 6:34 in Sicilia, tra le province di Caltanissetta e Palermo. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il sisma ha avuto ipocentro a sette chilometri di profondità ed epicentro a un chilometro dalla nissena Villalba e a dieci dalla palermitana Valledolmo. Non si segnalano danni a persone o cose.
La schiuma apparsa all’incrocio di via Leonori all’Eur
Fiumi di schiuma bianca in tutta la città. L’esperto: «Mix coi residui organici depositati in strada, non c’entra l’inquinamento dei gas di scarico»
Fiumi di schiuma bianca, densa, addirittura ieri 4 agosto su facebook è spuntata pure la foto di un signore che, coi pantaloni arrotolati sulle ginocchia, cercava di spazzarla via per liberare il tombino, ormai intasato. Ironia e preoccupazione, di chi scriveva che il fenomeno – la schiuma bianca appunto – sia dovuta all’inquinamento, in particolare ai gas di scarico delle macchine. E invece no. La causa è un’altra.
Tecnicamente gli esperti lo chiamano sempre inquinamentoma di origine biologica, organica: in pratica, si tratta di tutta quella serie di sostanze, e sporcizia, di natura organica appunto, dalle foglieai residui alimentari, che si trovano già sull’asfalto al momento della precipitazione e che vengono “inglobati” dall’acqua: «Maggiori sono questi resti – spiega Luca Tortora, docente di Chimica del dipartimento di Scienze dell’università Roma Tre– e maggiore sarà la schiuma». In pratica, più c’è sporcizia, e più la schiuma aumenta.
I venti di origine atlantica portati dal ciclone Circehanno trasferito anche su Roma pioggia, vento, fulmini e grandine. L’allerta della Protezione civile continua anche per domani, domenica 6 agosto. E in città, allora, il fenomeno della schiuma è destinato a ripetersi.
Le foto della schiuma sui social – Tante segnalazioni, dai cittadini. Linda ha scritto su facebook: «Circa un’ora fa, zona San Paolo, dopo una forte pioggia di circa 5 minuti l’acqua che scorreva sulle strade era tutta bianca, tipo schiuma o panna… Qualcuno mi sa spiegare questo fenomeno molto strano? Mai visto fino ad oggi, incredibile!». Ironico Massimiliano: «A Roma nel frattempo piove “schiuma”: facciamo un party in costume?». Altri, invece, segnalano i pericoli: «Oggi diluvio a Roma dopo mesi di sereno, lo sapevo e mi sono predisposto con il completo antipioggia. Le strade si sono ricoperte di una schiuma bianca, e più c’era traffico più si formava, creando vere e proprie pozze dense ai lati della carreggiata. La schiuma per chi non lo sapesse è il residuo dei gas di scarico che si deposita sull’asfalto ed è maledettamente viscida. E la gente che fa? Corre, sgomma, scatta fa l’onda perfetta, macchine e moto senza distinzioni…».
Mix di pioggia e residui organici sull’asfalto – Scivolosa sì, ma come dicevamo le cause sono altre. «L’effetto schiuma – chiarisce Tortora – è determinato dall’interazione tra l’acqua e il materiale organico sulla superficie stradale non rimosso, come polline, fogliame, rifiuti alimentari o altro di origine organica: più la pioggia è forte e più si ingloba l’aria all’interno di una miscela di acqua, cioè pioggia, e rifiuti di natura organica, che poi creano la schiuma».
Come quando in cucina, fa un esempio Tortora, facciamo un miscuglio con acqua e materiali organici, per esempio olio e farina: introducendo un elemento di azione meccanica, come lo sbattitoreche nel caso del meteo è la pioggia, ecco che si crea la schiuma. Effetto che, dunque, con un’azione meno incisiva – la pioggia sottile – è molto attenuato. Come evitare tutto questo? «Ripulendo le strade – suggerisce il professore – togliere fogliame, pollini e residui di immondizia».
Roma strade invase di schiuma bianca. Gli esperti: «Sembra sapone, ma è solo sporcizia» – AGTW
L’epicentro del sisma nella mappa dell’IngvL’epicentro del sisma nella mappa dell’Ingv
La forte scossa è stata registrata dall’Ingv, (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), poco dopo le 6.30 nella provincia di Macerata. Al momento non risultano danni a persone o cose, ma il sisma è stata avvertito dai tutti gli abitanti della zona
Trema la terra nelle Marche. Nella mattina di oggi, sabato 5 agosto, una scossa di terremoto di magnitudo 3.4 è stata registrata alle 6:32nella provincia di Macerata. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il sisma ha avuto ipocentro a 25 km di profondità ed epicentro a 8 km Cingoli e a 9 da San Severino. Per fortuna, non si segnalano danni a persone o cose.
Il sisma è stato avvertito distintamente dalla popolazione in diverse zone della provincia di Macerata e Ancona. In molti hanno scritto sui social: “Ci ha svegliato il terremoto“. Una seconda scossa, meno potente, di magnitudo 1.5, è stata registrata alle 7.03.
Pochi giorni fa l’Ingv aveva segnalato un’altra scossa, con epicentro in mare, lungo la costa marchigiana all’ora di pranzo di magnitudo 2.7. Le zone del piceno e del maceratese erano invece state colpite negli ultimi tre mesi da fenomeni simili, di intensità analoga: alle 8 di mattina del 15 luglio in località Rotella, borgo a pochi chilometri da Ascoli, il 30 giugno all’alba nei pressi di Bolognola e nella notte tra il 12 ed il 13 maggio dalle parti di Ussita.
Fumo nero incendio capannoneL’intervento per domare le fiamme nel capannone logistico a Cesano Maderno
L’allarme è scattato alle 13.45: sul posto per tentare di domare le fiamme, sette squadre di Vigili del fuoco
Cesano Maderno (Monza), 04 Agosto 2023
Squadre dei Vigili del fuoco delComando di Monza e Brianza stanno intervenendo dalle 13.45 a Cesano Maderno per l’incendio di un capannone adibito a logistica, in via delle Groane.
Sul posto sono state inviatesette squadre dai distaccamenti di Desio, Seregno, Bovisio Masciago, Lazzate e dalla centrale del Comando di Monza. Rispettivamente con due aps, tre autobotti, l’autoscala e un carro soccorso. L’incendio è ancora in corso, al momento non si registrano feriti.