Telelombardia, Sardegna1, Telepadania in difficoltà ……..


Si complica la situazione per i lavoratori di Telelombardia. L’emittente televisiva lombarda ha annunciato il licenziamento di 54 lavoratori sugli attuali 128.

Telelombardia[1]

In una nota arrivata il 26 giugno a Cgil, Cisl e Uil, Telelombardia – secondo i sindacati – ha comunicato di non essere in grado di sottoscrivere un accordo di solidarietà in alternativa alla procedura di licenziamento collettivo, “a causa dell’organizzazione del lavoro in essere“.

«Nonostante le continue sollecitazioni da parte delle organizzazioni sindacali di utilizzare lo strumento della solidarietà per la salvaguardia del perimetro occupazionale, Telelombardia sceglie la strada dei licenziamenti. L’azienda ha dichiarato di voler procedere alla riduzione di 54 lavoratori sugli attuali 128 in forza. Nonostante le dichiarazioni fatte in sede istituzionale in cui l’azienda aveva dichiarato la propria disponibilità a prendere in considerazione il contratto di solidarietà in alternativa alla procedura di licenziamento collettivo, in un ultima nota pervenuta il 26 giugno a CGIL CISL e UIL, Telelombardia ha comunicato di non essere in grado di sottoscrivere tale accordo a causa dell’organizzazione del lavoro in essere. Denunciamo che su questo tema non c’è mai stato un vero confronto di merito, confronto, che rientra nelle normali relazioni sindacali». E’ quanto si legge in una nota della Fistel Cisl Milano Metropoli. «Riteniamo inaccettabile – prosegue il sindacato – la decisione di procedere al licenziamento di 54 lavoratori che si troverebbero senza protezione sociale. Chiediamo alla società di rivedere questa posizione al fine di salvaguardare l’occupazione e le professionalità delle persone che hanno permesso la crescita di Telelombardia. L’azienda si assuma le proprie responsabilità davanti ai lavoratori e alle istituzioni. La salvaguardia dei posti di lavoro viene prima di tutto! Ribadiamo la necessità di procedere con gli strumenti di tutela. La crisi dell’emittenza privata in alcuni casi è diventata l’alibi per tagliare i «rami deboli» e meno tutelati». Il 30 giugno alle ore 12 il sindacato annuncia un presidio davanti agli uffici della Regione di via Taramelli 24 «per chiedere il ritiro della procedura in atto e invitiamo tutti i lavoratori ad essere presenti».

Sardegna1 Tv. Una settimana di sciopero contro i licenziamenti
 
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CAGLIARI. Si conclude la vertenza di Sardegna 1. L’azienda completa la procedura di riduzione di personale annunciata l’1 febbraio scorso. Sono 12 i licenziamenti effettuati, le ultime 6 lettere sono state recapitate oggi a tecnici e giornalisti e si aggiungono alle altre 6 arrivate tra il 31 maggio e ieri. Il dimezzamento di organico arriva dopo due anni di contratto di solidarietà (riduzione dello stipendio del 33 per cento), mensilità arretrate e anni di contributi non versati al fondo pensionistico di alcuni giornalisti e tecnici. Lo scorso 5 agosto, il passaggio di proprietà: l’editore-banchiere Giorgio Mazzella, presidente di Banca di Credito Sardo (Gruppo Intesa), cede per 4 mila euro le quote della società che controlla Sardegna 1 Tv a Sandro Crisponi. A sua volta, Crisponi cede il 19 per cento delle quote a Luigi Ferretti e il 10 per cento a Mario Tasca. Il primo è il patron del circuito nazionale 7 Gold, il secondo un giornalista pubblicista che, assieme alle quote, acquisisce il ruolo di direttore responsabile della testata giornalistica. La nuova proprietà dichiara subito di non avere soldi per pagare gli stipendi.

TelePadania chiude i battenti: dopo 16 anni si punta solo sul web

tele padania

Dopo sedici anni di attività chiude «Telepadania». La Lega Nord ha deciso di puntare sui nuovi media e chiudere le casse del Movimento: la società che gestisce la tv, la «Celticon», controllata dal partito attraverso la finanziaria Fingroup, ha, quindi, avviato la procedura per cessare l’attività a partire dal primo luglio. Telepadania aveva rischiato di chiudere già due anni fa, quando però era stata avviata una delicata procedura di ristrutturazione del debito. Attualmente impiega sei dipendenti, tre giornalisti e tre tecnici, per cui la società dovrebbe chiedere la cassa integrazione in deroga. Parallelamente alla chiusura della tv, parte un nuovo progetto editoriale con il restyling del portale multimediale del quotidiano «www.lapadania.net».

 

Bancomat obbligatorio nei negozi dal 1° luglio. Ma c’è il trucco


Il 1° luglio scatterà l’obbligo POS per ogni pagamento sopra i 30 euro: ma senza sanzioni. Un pasticcio all’italiana

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Studi medici e professionali, commercianti, artigiani e imprese dovranno dotarsi di POS per ricevere pagamenti con bancomat, a partire dal 30 giugno.  Nessun ulteriore rinvio, dunque, per l’entrata in vigore di un provvedimento che ha avuto vita lunga e travagliata, a partire dal decreto legge che ha introdotto la misura (dl 179/2012, noto anche come Decreto crescita 2.0 o Decreto sviluppo bis). Ma anche nessuna sanzione prevista per chi non rispetterà l’obbligo di dotarsi della ‘macchinetta’.
POS OBBLIGATORIO, COSA PREVEDE
L’obbligo di registrare i pagamenti con POS è valido per tutti gli importi superiori a 30 euro.
Si applica a coloro che nell’anno precedente hanno fatturato oltre 200 mila euro e solo per le attività svolte all’interno degli esercizi e degli studi: sono queste le principali novità previste per l’obbligo dei pagamenti con strumenti tracciabili per i professionisti nello schema di decreto messo a punto dal Ministero dello sviluppo economico.
Nel regolamento si prevede che l’obbligo del Pos scatti solo per importi superiori ai 30 euro e trova applicazione solo per i pagamenti effettuati all’interno dei locali destinati allo svolgimento dell’attività di vendita o di prestazione di servizio, ed esclusivamente nel caso in cui il fatturato del soggetto che effettua l’attività sia superiore a 200mila euro. Condizione quest’ultima valevole però solo nella prima fase di applicazione, ossia a partire da luglio 2014. Decorsi sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il limite potrà essere ridotto.
POSSIBILI RINCARI
Il tema, sollevato da Federconsumatori e Adusbef, riguarda l’eventuale rischio che i costi per dotarsi di Pos e per la gestione degli strumenti che ricevono pagamenti elettronici vengano scaricati sui cittadini. “La misura rappresenta un grande passo avanti in termini di tracciabilità dei pagamenti e lotta all’evasione, nonché un ampliamento ed un’agevolazione a favore del cittadino – affermano le due associazioni – La circolazione di meno contanti rappresenta, inoltre, un elemento di maggiore sicurezza, sia per il cittadino che per l’esercente. Ci auguriamo, però, che i costi ancora eccessivamente onerosi per dotarsi degli strumenti atti a ricevere pagamenti in moneta elettronica non siano scaricati in alcun modo sui prezzi e sulle tariffe“.
Chiunque effettui attività di vendita di prodotti e servizi con Bancomat infatti ha, rispetto al contante, non solo un costo fisso ma anche un costo in percentuale al prodotto venduto. I negozianti e professionisti potrebbero così aumentare prodotti e prestazioni per rifarsi della “gabella medievale” penalizzando i consumatori.
Potrebbero rivendicare agevolazioni fiscali legate all’obbligo di dotarsi dei nuovi dispositivi, chiedere interventi legislativi per porre dei tetti alle commissioni pagate agli istituti. Ma sbagliano a bollare l’obbligo di ricevere pagamenti elettronici da parte dei loro clienti come un «regalo alle banche». Il pagamento con bancomat o carta di credito è al limite un «regalo ai clienti», o meglio un servizio fornito loro. E considerando che il tracciamento delle transazioni consente di risalire ad ogni trasferimento di denaro, e di conseguenza rende più problematiche le prestazioni in nero, è anche un servizio alla collettività.

Lo ammetto, sono allergico al denaro contante. O, forse, sono semplicemente tra quelli che hanno scoperto il vantaggio di tenere nel portafogli pochi spiccioli e un paio di carte, rinunciando alle banconote. Fosse per me pagherei con carta di credito anche il caffé al bar del Corriere. Del resto, dove sta scritto che le carte servono solo per i pagamenti di una certa entità? Acquisto abitualmente con carta di credito il biglietto del treno (2,10 euro), il tagliando del gratta e sosta (1,20 o 2 euro a seconda della zona), l’ingresso in «area C» (5 euro), il pedaggio della tangenziale (1,70 euro) usufruendo tra l’altro della corsia veloce dei pagamenti automatici. Al supermercato credo di non avere mai pagato in contanti in vita mia. E, ovviamente, pago con carta di credito tutte le transazioni effettuate online.

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Per quale motivo non devo poter pagare con bancomat o carta il commercialista o l’idraulico o il falegname che magari mi chiedono due o trecento euro di prestazione? All’estero è assolutamente normale pagare con carta anche importi di modestissime dimensioni. In Italia non è raro trovare nei negozi cartelli che avvisano che i pagamenti con bancomat sono accettati solo a partire da una certa cifra. Il problema risiede nelle commissioni pagate alle banche che in alcuni casi sono per singola transazione e non in percentuale sull’importo pagato e questo è considerato una penalizzazione da parte degli esercenti, costretti a farsi carico di un costo che nel caso di piccoli importi può ridurre notevolmente il già risicato margine di guadagno. Ma non è questo il caso previsto dal nuovo provvedimento che impone l’obbligo di accettazione dei pagamenti elettronici solo al di sopra dei 30 euro.

I titolari di partite Iva dovrebbero considerare che un cliente soddisfatto è un cliente che ritorna. E agevolarlo anche nei pagamenti (perché devo per forza avere in casa 200 euro in contanti per pagare l’idraulico?) è un modo per contribuire a renderlo felice. Dovrebbero poi considerare anche il vantaggio per se stessi: i soldi finiscono direttamente sul conto corrente e questo evita loro di perdere tempo andando poi in banca a depositarli (vale ancora il detto che il tempo è denaro?). Non c’è alcun motivo per preferire il denaro contante. A meno che il contante non serva per effettuare, a propria volta, pagamenti cash (di fornitori o dipendenti) che non hanno alcuna spiegazione razionale.

All’estero i pagamenti elettronici sono una realtà quotidiana e consolidata e sono utilizzati per qualunque cosa, anche il caffè appunto. In Italia sono ancora difficoltosi perfino laddove, sui taxi ad esempio, ti aspetteresti di non avere problemi. Se il problema sono le commissioni troppo elevate, lo ribadiamo, le associazioni di categoria facciano sentire la propria voce con le banche e avranno la solidarietà dei consumatori. Ma non portino avanti una battaglia contro il cliente. Che ha sempre ragione, anche quando vuole pagare con carta.

Vasco Rossi – Parte il tour estivo


Inizia l’atteso tour di Vasco Rossi, si inizia tre date 25-26-30 giugno a Roma allo Stadio Olimpico, poi 4-5-9-10 luglio a Milano allo Stadio San Siro

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I fan sono in attesa per accoglierlo a braccia aperte come sempre. Intanto sul web, nei forum dei fan club corrono voci e si parla della probabile scaletta che il Blasco potrebbe seguire:

Intro, Gli spari sopra, Muoviti, Qui si fa la storia, La fine del millennio, Vivere,
Cambiamenti, La strega, Come stai, Manifesto futurista della nuova umanità,
Interludio, Dannate nuvole, Vivere non è facile, Sballi ravvicinati del terzo tipo,
C’ è chi dice no, Stupendo, Un senso, Medley rock (cosa vuoi da me, gioca con me,delusa, mi si escludeva asilo republic), Rewind, Siamo soli, Liberi liberi, Senza parole, Sally, Siamo solo noi, Vita spericolata, Albachiara

MUSICA: VASCO ROSSI, VI RACCONTO LA MIA SVOLTA METAL

Vasco Rossi nasce a Zocca, Vicino a Modena, il 7 febbraio 1952. Dopo essersi avvicinato al mondo della musica come deejay di Punto Radio e aver lavorato nel campo del teatro, Vasco incide i suoi primi …….

A 62 anni compiuti, e a un mese dalla nascita del primo nipotino, Vasco Rossi ha ancora voglia di mettersi in gioco. L’infezione al cuore e ai polmoni che ha messo a repentaglio la sua vita è un ricordo.

A NOVEMBRE 2014 PRESENTERA’ IL SUO NUOVO ALBUM DI INEDITI

alcuni brani dall’intervista sul Corriere della sera del 235/06/2014

Vasco : sa che c’è? che la politica o la fai o stai zitto, perché è lo stesso che discutere di calcio davanti alla Tv: non serve a niente, visto che l’allenatore non siamo né io né lei”
Vasco: Fino a due o tre anni fa non mi ero accorto che sotto i video di Youtube c’erano i commenti. Un giorno leggo:”Spero che ti venga un ictus vecchio drogato di merda“. Non c’ho dormito una notte. Poi mi sono detto: vecchio, be”, non posso certo dire di essere giovane. Drogato lo ero vent’anni fa, se lo ero, perché sono sempre stato un tossico dipendente, nel senso che l’eroina non l’ho mai toccata. Diciamo che ho fatto le mie esperienze, non me ne vanto, ma neanche me ne vergogno. Quanto all’ictus, anch’io spero che mi venga”.
 
 Discografia
incide i suoi primi brani pubblicati su 45 giri “Jenny” e “Silvia”.
La discografia di Vasco Rossi comprende 27 album ufficiali, tra cui 17 album registrati in studio, 8 album live e 2 raccolte. Inoltre Rossi ha rilasciato diversi singoli senza mai inserirli in album ufficiali e vari DVD contenenti videoclip delle proprie canzoni o registrazioni dei concerti.
 
1978 – MA COSA VUOI CHE SIA UNA CANZONE – Primo album
1979 – NON SIAMO MICA GLI AMERICANI, contenente “Albachiara”.
1980 – COLPA D’ALFREDO
1981 – SIAMO SOLO NOI
1982 – VADO AL MASSIMO  è anche  il titolo del brano che Vasco partecipa al Festival di Sanremo classificandosi ultimo,
1983 – BOLLICINE  dove con il brano “Vita spericolata” l’album arriva  al milione di copie vendute, 
1984 –  VA BENE, VA BENE COSÌ, album dal vivo
Vasco trascorre tre settimane in carcere per detenzione di Cocaina.
1985 – COSA SUCCEDE IN CITTÀ  
1987 – C’È CHI DICE NO
1989 – LIBERI LIBERI
1990 – FRONTE DEL PARCO, album dal Vivo
1990 – VASCO LIVE 10.07.1990 San Siro, Album dal Vivo
1993 – GLI SPARI SOPRA
1996 – NESSUN PERICOLO… PER TE
1997 – ROCK
1998 – CANZONI PER TE
1999 – REWIND, album dal vivo
2001- STUPIDO HOTEL, partecipa per la seconda volta al Jammin’ Festival di Imola, radunando oltre 100.000 persone.
2004 – BUONI E CATTIVI
2005- BUONI E CATTIVI LIVE ANTOLOGY 04.05
2008 – IL MONDO CHE VORREI
2009 – TRACKS 2 inediti & rarità
2010 – VASCO ISTANT LIVE IN LONDON
2011 – VIVERE O NIENTE
2012 – L’ALTRA META’ DEL CIELO
2012 – LIVE KOM011: The complete edition

Alpi Apuane. Le ruspe cancellano i monti


Alpi Apuane. Le ruspe cancellano i monti

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A Lucca due giorni di seminario dedicato alla costruzioni di un alternativa economica per le Alpi Apuane, montagne duramente devastate dall’escavazione del marmo e del carbonato di calcio. Oggi in un giorno di scava una quantità di materiale che solo pochi decenni fa si estraeva in 3 mesi, oggi alle cave lavorano poche centinaia di persone in tutto il comprensorio delle Apuane è residuale.

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Le regole sono ancora ferme all’antico regime: nonostante alcuni severi pronunciamenti della Corte Costituzionale, il comune di Massa regola le concessioni usando ancora  le leggi  precedenti all’unità d’Italia (per l’esattezza una legge estense del 1846). Una situazione normativa intollerabile, quando la famiglia saudita Bin Laden (sì, quella) sta trattando l’acquisto del 50% del gruppo Marmi Carrara, il più importante estrattore. Una notizia che ci pone di fronte alla situazione per quello che è: sulle Apuane abbiamo rinunciato alla nostra sovranità sul nostro territorio nazionale, il cui letterale sbriciolamento verrà deciso molto, ma molto lontano dai nostri confini. E mentre gli interessi speculativi sauditi sono accolti a braccia aperte, il Coordinamento imprese lapidee del Parco delle Apuane ha dichiarato una guerra santa contro il Piano Paesistico Regionale della Toscana, voluto dall’assessore Anna Marson (che è stata oggetto di pesanti attacchi personali).

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Il perché di una reazione così violenta lo ha chiarito bene l’urbanista Paolo Baldeschi: «Ma qual è il peccato mortale del Piano? La colpa è di cercare di frenare il taglio delle vette al di sopra dei 1200 metri e di limitare l’estrazione all’interno del Parco delle Apuane, facendo salve le concessioni esistenti, ciò che ha provocato la netta contrarietà del Presidente del Parco, (vicepresidente uscente, già segretario del Pd di Fivizzano), evidentemente più sensibile agli interessi dei cavatori che a quelli dell’ente da lui presieduto». D’altro canto, continua Baldeschi, «il Coordinamento dimentica di dar conto delle inadempienze sistematiche delle aziende impegnate nelle attività estrattive: la mancanza di raccolta delle acque a piè di taglio, l’assenza o il mancato utilizzo degli impianti di depurazione spesso esistenti solo sulla carta, i rifiuti abbandonati nelle cave dismesse, la mancata attuazione dei piani di ripristino, una diffusa e impunita inosservanza di regolamenti e prescrizioni. Si dimentica, altresì, dell’inquinamento delle falde, delle sorgenti e dei torrenti, della diffusione di polveri sottili, degli innumerevoli danni ambientale e paesaggistici».

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Da una parte gli interessi dell’industria del marmo e una politica locale ad essi legata mani e piedi, dall’altra un movimento di opinione che guadagna terreno grazie alla forza delle proprie ragioni: nel mezzo un’opinione pubblica disorientata dall’eterna propaganda di chi oppone le ragioni dell’economia e del lavoro alle ragioni dell’ambiente. La sfida è quella di far comprendere che questa opposizione è un clamoroso falso, alimentato ad arte da chi ha interesse nella perpetuazione dell’attuale economia di rapina. Sabato scorso è tornato a riunirsi a Casola, in Lunigiana, il movimento Salviamo le Apuane, e martedì prossimo si occuperà dello stesso tema la Rete dei Comitati, convocata a Firenze. L’obiettivo non è solo quello di fermare la distruzione delle Apuane, ma anche e soprattutto dire che un’altra economia apuana è possibile, e che è tempo di mettere a punto un Piano Alternativo di Sviluppo per le Alpi Apuane. Il messaggio è quello contenuto nella Carta delle Apuane, redatta nel 2010: «Le Apuane sono sottoposte ad un regime monocolturale che mortifica ed impedisce uno sviluppo economico potenzialmente notevole: si afferma dunque che la monocoltura della cava è incompatibile con lo sviluppo economico ed occupazionale del territorio … Le Apuane possono diventare il cuore di un modello economico diverso, più equo e più fertile, che rifacendosi alle ricchissime quantità di risorse naturali, antropiche, idrogeologiche e paesistiche di questa catena, unica nel Mediterraneo e in Europa, possa estendersi alle colline e alle città costiere, nonché ai parchi limitrofi (Cinque Terre, Appennino, Magra, San Rossore) fino a costituire un formidabile complesso sociale ed economico, oltre la crisi e la bolla finanziaria». Con le Apuane, insomma, si può anche mangiare: se non ci divoriamo le Apuane –

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Rolling Stones, Fiammata e boato al via il concerto


Rolling Stones, Fiammata e boato al via il concerto

The Rolling Stones in concert in Rome Jeep Renegade on stage al Circo Massimo con i Rolling Stones

Tutto sembra essere pronto per dare il via al concerto dei Rolling Stones, stasera alle 21 al Circo Massimo a Roma. Si parla di un’affluenza di settantamila persone, pronte a cantare le canzoni della band e regalarsi questo spettacolo unico e indimenticabile
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“Ciao Roma, ciao Italia!” urla Mick Jagger. E la band cavalca l’entusiasmo tenendo alto il ritmo con Let’s Spend The Night Togetheter. Ancora Mick: “Che bello stare a Roma di nuovo! Che posto meraviglioso il Circo Massimo!” (…) Ed è bello credere che alla fine tanta gioia, incorniciata in tanta bellezza, si sia insinuata anche sotto la scorza dura di Mick Jagger, Keith Richards, Ron Wood e Charlie Watts, fino a scalfire le loro maschere di rocker vissuti pericolosamente. Per riesumare quel briciolo di candore capace di rendere diversa e speciale, anche per gli Stones, questa tappa del 14 On Fire tour.

Si è concluso il concerto evento. Telegiornali, stampa e web sono letteralmente impazziti per l’arrivo dei Rolling Stones nella Capitale per fare tappa con il loro tour mondiale. Una sola data già indicata come “storica”. Esserci è un dovere per un fan della band. Chi voleva esserci e non ha potuto presenziare cercava le immagini o i video su Internet e malediva l’occasione mancata. Coloro che invece hanno comprato il biglietto per essersi, sicuramente lo conserveranno come cimelio, ricordo di questa serata storica. Generazioni di giovani e meno giovani, pronti a cantare gli stessi brani, con ricordi diversi, attimi di vita completamente differente con decenni a separarli e una band ad unirli sotto lo stesso cielo.

Picchi – 20 giugno 1935


ARMANDO PICCHI

Picchi

Il 20 Giugno 1935 nacque Armando Picchi ex storico capitano della grande F.C. Internazionale Milano degli anni ’60.

Scomparve il 27 maggio 1971 all’età di 35 anni per le conseguenze di una forma di amiloidosi. Il giorno dei funerali, che si svolsero in forma pubblica nonostante il volere contrario della famiglia, l’intera cittadinanza di Livorno si fermò a rendergli onore. I negozi rimasero chiusi dalle 17.30 alle 19.00 in ricordo di Armandino.

Nel giugno dello stesso anno venne istituito alla sua memoria il Trofeo Nazionale di Lega Armando Picchi

Nel 1990 gli venne intitolato lo stadio comunale di Livorno. Sempre nella città toscana, sua città natale, è attiva la squadra dilettantistica dell’Armando Picchi Calcio.

Giocatore: Esordì nel Livorno nella stagione 1954-1955 nel ruolo di mezzala. L’allenatore Mario Magnozzi decise poi di spostarlo in difesa come terzino destro, ottenendo rapidamente il posto da titolare. Rimase al Livorno per cinque stagioni, giocando 105 partite con 5 gol all’attivo.

Nel 1959 fu ingaggiato dalla SPAL, allora militante in Serie A. Con la squadra di Paolo Mazza si classificò al quinto posto della classifica. Al termine della stagione l’Inter lo acquistò col pagamento di 24 milioni, oltre alla cessione definitiva di Oscar Massei, Enzo Matteucci e Ambrogio Valadè. Nella squadra nerazzurra iniziò a giocare da terzino destro, ruolo che aveva ricoperto nella SPAL. Al termine della stagione 1961-1962, Herrera lo spostò al centro come libero, ruolo del quale in breve tempo divenne uno dei massimi interpreti. Dopo la partenza di Bruno Bolchi divenne il capitano della squadra. Con la Grande Inter vinse tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe intercontinentali.

Venne ceduto al Varese al termine della stagione 1966-1967, dopo aver giocato in nerazzurro 257 partite complessive con 2 gol segnati.

Nazionale: Esordì con la Nazionale italiana a Genova il 4 novembre 1964 in Italia-Finlandia 6-1, subito dopo essere diventato campione del mondo di club con l’Inter. Sotto la gestione Edmondo Fabbri non ebbe grande spazio e non venne convocato per il Mondiale del 1966.

Sotto la gestione Valcareggi, peraltro coadiuvato da Helenio Herrera, venne chiamato per tutte le partite delle qualificazioni agli Europei del 1968. Il 6 aprile 1968, durante Italia-Bulgaria, subì la frattura del bacino e fu quindi impossibilitato a partecipare alla manifestazione. Quello fu il suo ultimo incontro con la maglia azzurra, dopo aver collezionato 12 presenze.

Allenatore: Cominciò da allenatore-giocatore nel Varese nella stagione 1968-1969, e per un punto la squadra retrocesse in Serie B. L’anno successivo, ritiratosi definitivamente dall’attività agonistica, subentrò a Aldo Puccinelli alla guida del Livorno. Picchi prese la squadra in piena zona retrocessione e chiuse al nono posto.
Lasciata la squadra labronica, venne chiamato a 35 anni alla guida della Juventus. La prematura scomparsa pose fine alla sua esperienza sulla panchina bianconera.

 

80 anni di Paperino


 

Paperino  ha appena compiuto 80 anni, avendo esordito al cinema il 9 giugno 1934.

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Nel mondo conta 22 nomi diversi ” Arabia: Bottouda ; Bulgaria: Patoka Donald; Cina: Tang Lao Ya; Danimarca: Anders And; Estonia : Piilupart Donald; Finlandia; Aku Ankka; Francia: Donald Duck; Germania: Schnatterich/Donald Duck; Grecia: Ntonalt Ntak; Indonesia: Donal Bedek; Islanda: Andres Ond; Olanda: Donald Duck; Portogallo: Pato Donald; Repubblica Ceca: Ksa’cerDonald; Russia: Donald Dark; Slovacchia: Ujo Donald/Ka’cer Donald; Spagna: El Pato Donald; Stati Uniti: Donald Duck; Svezia: Kalle Anka; Turchia: Donald; Ungheria: Donald Kacsa.

Per il  suo esordio nel cinema si trattava del cortometraggio musicale ” The wise little hen” tradotto ” La gallinella selvaggia

Paperino è un personaggio sfortunato ma simpatico, Lavativo, ma generoso. Per qualcuno rappresenta il bambino chi si nasconde dietro ognuno di noi.

Famiglia: Le sorelle di zio Paperone, Matilda de’ Paperoni, madre adottiva di Gastone, e Ortensia de’ Paperoni, madre di Paperino; Della Duck, madre di Qui,Quo e Qua nonché sorella gemella di Paperino; Quackmore Duck, padre di paperino e figlio di Nonna Papera; Gustavo Paperone, padre adottivo di Gastone; Old “Scotty” McDuck, padre di Paperone. Questo è lo schema dei rapporti famigliari tra Paperino e gli altri parenti di Paperopoli secodo Carl Backs, il suo più grande disegnatore.

Nel 1995 è stato dato il nome di Donald Duck a un asteroide  (Asteroide 12410). Paperino vanta anche una stella  sulla Walk of Fame di Los Angeles

Gigi Radice


Luigi Radice, detto Gigi (Cesano Maderno, 15 gennaio 1935), è un ex allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, promotore negli anni settanta del pressing a tutto campo.

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Giocatore

Come giocatore, Luigi Radice ha giocato con Milan, Triestina e Padova, in posizione di terzino sinistro durante gli anni cinquanta e sessanta. Cresciuto nelle giovanili del Milan e passato in prima squadra con poca fortuna (19 presenze in tre stagioni pur condite da due scudetti), Radice passò dapprima agli alabardati poi al Padova dove si meritò il richiamo a Milano, dove fu uno dei protagonisti dello scudetto 1961/1962 e della vittoria in Coppa dei Campioni nella stagione successiva. Fu costretto ad abbandonare la carriera di calciatore a seguito di un grave infortunio al ginocchio

Allenatore

Luigi Radice ha iniziato e finito ad allenare a Monza (nel 1966/67 la prima esperienza, nel 1998 l’ultima) ma ebbe la sua più grande soddisfazione nella stagione 1975-76: al 2013 è l’unico allenatore capace di vincere lo scudetto con la squadra del Torino dopo la tragedia di Superga e nello stesso anno gli è stato assegnato il premio Seminatore d’Oro quale miglior allenatore dell’anno

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Quel Toro era una squadra moderna, che s’ispirava con metodo e chiarezza alla scuola Olandese. Il modello Ajax, espressione del calcio totale, nuova luce e visione in europa

Nella stagione 1980-1981 si fece carico di guidare il Bologna FC 1909 nella delicata stagione della penalizzazione di 5 punti che seguì lo Scandalo del calcio italiano del 1980; la penalizzazione fu lasciata alle spalle in un batter d’occhio e fu l’allenatore che riuscì a vincere a Torino contro la Juventus (goal di Adelmo Paris dopo un fallo su Eneas de Camargo); vittoria che quella sera portò virtualmente vista la penalizzazione il Bologna in testa alla classifica.

Il tecnico lombardo ha guidato anche altre squadre prestigiose del panorama italiano come il Milan (1981-82). Nel 1983 viene chiamato dal presidente Antonio Matarrese sulla panchina del Bari, in Serie B, subentrando al tecnico Enrico Catuzzi e guidando i biancorossi nelle restanti 13 gare di campionato. Successivamente allena l’Inter (1983-84), di nuovo il Torino (dal 1984 al 1989), la Roma (1989-90), il Cagliari e la Fiorentina (dal 1991 al 1993) dove alla seconda stagione, trova l’esonero: lascia la squadra, dopo 14 giornate di campionato. Senza di lui i viola troveranno in quello stesso torneo una retrocessione. Radice fu assunto dai Cecchi Gori dopo l’esonero di Lazaroni e portò i viola ad una tranquilla salvezza, al dodicesimo posto. Nella stagione successiva i viola ebbero un inizio scoppiettante, tanto da arrivare a Natale alla seconda posizione, nonostante un pesantissimo ko (3-7) inflitto loro dal Milan: dopo il clamoroso 0-1 del 3 gennaio 1993 ad opera dell’Atalanta, vi fu una lite furibonda tra lui e Vittorio Cecchi Gori (all’epoca vicepresidente) con tanto (si dice) di spinta al tecnico. Alla fine vi fu il clamoroso esonero, confermato da Cecchi Gori in diretta al processo del Lunedì.

Radice ha guidato per la prima volta nella storia il Cesena alla promozione in serie A ottenuta al termine della stagione 1972-73.

Nel 2004 ha ricevuto la civica benemerenza di Cesano Maderno, città nella quale è nato e ha mosso i primi passi della carriera calcistica.

Gigi Radice malato di Alzheimer

da: http://www.infotoro.it

Il suo stato di salute non è dei migliori, anzi. La malattia sta avanzando senza pietà ma lui sta cercando opporre resistenza con la sua dura scorza. Ma la demenza senile degenerativa invalidante sta prendendo sempre di più il sopravvento ed è ormai in stato avanzato. Il processo degenerativo che colpisce chi è affetto dal morbo pregiudica progressivamente le cellule cerebrali, rendendo a poco a poco l’individuo che ne è affetto incapace di una vita normale e provocandone alla fine la morte. Gigi Radice, 77 anni compiuti meno di un mese fa, cercherà di opporsi ad oltranza ma difficilmente riuscirà a vincere contro questo nemico subdolo ed invisibile. Dopo aver sconfitto tantissimi avversari sul rettangolo verde, ora dovrà per forza di cose alzare bandiera bianca. Speriamo il più tardi possibile. In bocca al lupo mister!

Si allunga la lista ……………..


 

Si allunga la lista degli assenti illustri ai prossimi Mondiali di calcio che scatteranno giovedì 12 giugno in Brasile: riassumiamo i nomi:

Falcao, Van De Vaart, Valdes, Montolivo, Walcott, GundoganThiago Alcantara, ma anche la Francia dovrà rinunciare al suo giocatore più rappresentativo, perciò alla ista va aggiunto anche Ribery.

News 07 giugno:  Si allunga ulteriormente la lista, dopo l’amichevole di ieri contro l’Armenia la Germania deve rinunciare a Marco Reus, l’attaccante del Borussia Dortmunt  ha rimediato una distorsione alla caviglia sinistra. Gli esami hanno evidenziato una brutta distorsione con lesione parziale dei legamenti. Al suo posto il ct. Low ha chiamato il giocatore della Sampdoria, Shkdroan Mustafi.

La corruzione ………………………..


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Enrico Berlinguer


Enrico Berlinguer

 
Enrico Berlinguer nacque a Sassari il 25 Maggio 1922 –  famiglia agiata di media borghesia, figlio di  Mario Berlinguer, un avvocato repubblicano. 
– Cugino di Francesco Cossiga 26 Luglio 1928 – 17 agosto 2010
– dal 1943 Iscritto al Partito Comunista Italiano, e ne organizzò la sessione di Sassarese
– Nell’estate del 1946 Berlinguer fu il capo della delegazione di quindici elementi appartenenti al Fronte della Gioventù (di cui era segretario) che visitò l’Unione Sovietica, e in quell’occasione fu ricevuto in un breve incontro da Stalin. Allora il viaggio in URSS era considerato un doveroso passaggio per tutti i giovani dirigenti del PCI, ma nel 1957 fu proprio Berlinguer ad abolire l’obbligatorietà di tale visita[13
– Nominato nel 1949 segretario della rinata Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI).
– Nel 1956, si esaurì non senza amarezza l’esperienza nella FGCI
– Dopo un anno e mezzo di incarichi periferici, Berlinguer tornò a Roma, cooptato nella Segreteria nazionale e successivamente dirottato all’organizzazione subentrando ad Amendola.
– Nonostante il paziente lavoro interno di cucitura, nel 1966 Berlinguer venne allontanato dal centro del Partito Comunista e mandato nell’apparato periferico diventando il responsabile regionale del partito nel Lazio.
– Venne eletto per la prima volta deputato nel 1968, per il collegio elettorale di Roma
– Eletto segretario nazionale del PCI, nelle condizioni di emergenza per la malattia di Longo, che dovette prima delegare e poi definitivamente dimettersi nel 1972
– Negli anni in cui Berlinguer fu segretario il PCI raggiunse il suo massimo storico, il 34,4% del 1976. il PCI raccolse, dopo anni di lotte sociali, dal ’68-’69, il frutto di uno spostamento a sinistra del paese ed insieme il consenso, per la linea politica ispirata al dialogo con tutte le grandi forze politiche.