Un enorme incendio si è sviluppato in un edificio commerciale in un quartiere della zona di Los Angeles. Enorme la colonna di fumo nero che si è alzata in cielo. Le immagini girate dagli elicotteri della KABC hanno ripreso le fiamme dell’alto e i vigili del fuoco al lavoro. Ancora sconosciute le cause del rogo. KABC riferisce che tutti i dipendenti sono stati evacuati e che non ci sono stati feriti
102 giocatori già squalificati, 150 i direttori di gara nel mirino della Procura di Istanbul
Si allarga a macchia d’olio l’inchiesta portata avanti dalla Procura di Istanbul in merito allo scandalo scommesse venuto a galla nei mesi scorsi all’interno del movimento calcistico turco. Uno scandalo di portata enorme, che ha toccato tantissimi tesserati tra calciatori, arbitri e altri addetti ai lavori, oggetto sia di sanzioni dal punto di vista sportivo che sul piano penale. E’ notizia di questa mattina l’arresto di alcuni giocatori di spicco, tra cui figurano pure atleti di spicco di Fenerbahce e Galatasaray, i due club al momento più rappresentativi della Superlig.
IN MANETTE – Secondo quanto si apprende dalle agenzie di stampa turche, l’operazione condotta nelle scorse ore dalla Procura di Istanbul ha portato al fermo, tra gli altri, di Mert Hakan Yandas (centrocampista del Fenerbahce) e del difensore centrale del Galatasaray Metehan Baltaci. Insieme a loro, sono finiti in manette pure l’ex direttore di gara (oggi commentatore televisivo) Ahmet Cakar e l’arbitro Zorbay Kucuk. In totale, sono 46 le persone sospettare di aver commesso illeciti e oggetto di indagini da parte delle autorità, con 35 arresti che vedrebbero coinvolti anche presidenti e dirigenti di società.
INDAGINE A TAPPETO – Particolarmente inquietanti sono i numeri relativi agli arbitri coinvolti in questo scandalo senza precedenti nel calcio turco. 150 di loro sono finiti dentro l’inchiesta, mentre già nelle settimane scorse già 102 calciatori sono stati squalificati per un periodo compreso tra i 45 giorni e l’anno. Fra loro figurano il già citato Metehan Baltaci e il compagno di squadra al Galatasaray Eren Elmali.
Turchia, scandalo scommesse: in manette giocatori di Fenerbahce e Galatasaray
Tra gli arrestati il centrocampista Mert Hakan Yandas e il difensore Metehan Baltaci
La Procura di Istanbul ha emesso una serie di mandati di arresto per decine di calciatori e dirigenti in relazione allo scandalo scommesse che ha scosso la Turchia. Tra gli arrestati durante il blitz della polizia di questa mattina presto c’erano anche il centrocampista del Fenerbahce Mert Hakan Yandas e il difensore del Galatasaray Metehan Baltaci. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa DHA, anche l’ex arbitro e commentatore Ahmet Cakar e l’attuale arbitro Zorbay Kucuk sono finiti in manette. La Federcalcio turca ha dichiarato a ottobre di aver avviato un’indagine su oltre 150 arbitri per presunte scommesse su partite di calcio, che si è presto estesa a giocatori, dirigenti e commentatori televisivi. La Procura Generale di Istanbul ha emesso mandati di arresto per 46 sospettati,35 dei quali sono stati inizialmente arrestati, inclusi i presidenti di alcuni club.
I carabinieri del nucleo investigativo di Roma, a quanto apprende l’Adnkronos, hanno sequestrato diversi dispositivi, tra cui tablet, computer e telefoni agli indagati, sia a casa che negli uffici dei 5 indagati
Claudio Lotito – (Fotogramma/Ipa)
Perquisizioni sono state eseguite nei confronti di cinque persone indagate per tentata estorsione e manipolazione del mercato a danno del presidente della Lazio Claudio Lotito. I carabinieri del nucleo investigativo di Roma, a quanto apprende l’Adnkronos, hanno sequestrato diversi dispositivi, tra cui tablet, computer e telefoni agli indagati, sia a casa che negli uffici.
A delegare le perquisizioni sono stati i pm della Capitale che hanno avviato l’inchiesta dopo le denunce presentate da Lotito. In particolare ai cinque viene contestato in concorso di aver, con reiterati atti di minaccia tramite social, mail e telefonate anonime al presidente della Lazio, compiuto atti per costringere Lotito a cedere il capitale della società.
Inoltre per l’ipotesi di reato di manipolazione del mercato, ai cinque si contesta di aver, in concorso con terzi non ancora identificati, diffuso attraverso social e tramite una testata online, notizie false relative a un’imminente cessione del pacchetto di controllo da parte di Lotito, dello stato di quasi fallimento della società e anche dell’intenzione, sempre non veritiera, di far retrocedere la Lazio. Notizie diffuse per alterare il valore delle azioni della società quotata in Borsa.
Il materiale sequestrato verrà ora analizzato anche per capire se c’è una ‘regia’. Uno degli indagati avrebbe anche commissionato lo striscione ‘Lotito libera la Lazio’ appeso ad un aereo che la scorsa estate ha sorvolato il centro sportivo di Formello.
Il decreto: “Notizie false per orientare protesta tifoserie Lazio contro Lotito” – Striscioni esposti con la scritta ‘Libera la Lazio’, post ingiuriosi diffusi sui social, telefonate di minacce di morte per costringerlo a vendere la società: dopo le denunce presentate da Claudio Lotito ora cinque persone sono indagate dalla procura di Roma per fatti avvenuti dal 2024 a oggi. Si tratta di Stefano Greco, Fabio Russo, Rodolfo Bada, Lorenzo Silvestri e Renato Calcara, perquisiti oggi.
Tutti e cinque in concorso sono accusati di tentata estorsione e manipolazione del mercato, perché “agendo in concorso morale e materiale tra loro e con terzi in corso di identificazione, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, con reiterati atti di minaccia di morte effettuati a mezzo social network, mediante telefonate anonime ed a mezzo mail, dirette alla persona offesa o a suoi collaboratori, compivano atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere Claudio Lotito a cedere il capitale detenuto della S.S. Lazio s.p.a. o, in almeno un caso, a procedere ad un aumento di capitale”.
Aveva 75 anni. Con ‘Gli occhi di tua madre’ arrivò terzo al Festival di Sanremo nel 1976
Sandro Giacobbe
Sandro Giacobbe, cantautore e autore di indimenticabili successi, è morto oggi all’età 75 anni nella sua casa di Cogorno (Genova) per le complicazioni di un tumore che lo affliggeva da un decennio. E’ stato autore di ‘Signora mia’, brano utilizzato come colonna sonora del film ‘Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto‘ (1974) di Lina Wertmüller, con Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, e “Gli occhi di tua madre“, che gli permise di arrivare terzo al Festival di Sanremo nel 1976. E tra le sue canzoni più note, storie semplici e toccanti, ci sono anche “Sarà la nostalgia‘, ‘Il giardino proibito‘ e ‘Portami a ballare‘. E’ stato un volto popolare grazie anche alla Nazionale cantanti.
Il 16 marzo 2025 aveva raccontato a ‘Domenica In‘ su Rai 1, nel corso di un’intervista a Mara Venier, di aver perso tutti i capelli a seguito della chemioterapia e di dover utilizzare la carrozzina su ordine dei medici. ‘Sono chiuso in casa perché dovrei uscire in carrozzina e mi fotograferebbero, quindi voglio dichiarare pubblicamente la mia situazione, in modo che sia io stesso a informare tutti‘, aveva detto Giacobbe. Negli anni il cantautore si è ritrovato a affrontare momenti molto duri: il primo quando è stato colpito da meningioma, un tumore delle meningi, per il quale ha subito una delicata operazione. E dal 2015 combatteva contro il cancro alla prostata.
Sandro Giacobbe era sposato con Marina Peroni, di 27 anni più giovane di lui. Lei è stata per molti anni una delle sue coriste: stavano insieme dal 2010 e si sono sposati nell’ottobre 2022. Lascia due figli, Andrea e Alessandro, nati entrambi dal primo matrimonio.
A 16 anni il primo gruppo musicale – Nato a Genova il 14 dicembre 1949, in una famiglia operaia, da padre siciliano di Mascali, in provincia di Catania, e madre lucana di Genzano di Lucania, in provincia di Potenza, Sandro Giacobbe a 16 anni, trascurando gli studi di ragioneria, formò con alcuni amici un gruppo musicale, Giacobbe & le Allucinazioni esibendosi nei locali della Liguria. Messo sotto contratto dalla Dischi Ricordi, esordì nel 1971 con la canzone ‘Per tre minuti e poi…’, seguita l’anno successivo da ‘Scusa se ti amo‘. Passato alla Cbs, venne valorizzato come autore, pubblicando alcune sue canzoni cantate da altri artisti, tra cui ‘L’amore è una gran cosa’, interpretata da Johnny Dorelli e scelta come sigla della trasmissione radiofonica ‘Gran Varietà’.
Il primo 45 giri di successo è del 1974: ‘Signora mia‘, che dà il nome anche al suo primo album e conquistò il pubblico del Festivalbar; un’altra canzone dell’album, ‘Signora addio‘, venne interpretata anche da Gianni Nazzaro.
Seguirono l’anno dopo ‘Il giardino proibito‘ (45 giri e album) e ‘Io prigioniero‘, con cui vinse la Gondola d’Oro di Venezia.Il 1976 fu l’anno del boom con ‘Gli occhi di tua madre’, classificatasi al terzo gradino del podio sanremese, la hit estiva ‘Il mio cielo, la mia anima‘ e la partecipazione come autore allo Zecchino d’Oro con la canzone ‘Sette note per una favoletta‘. Nel 1977 incise l’album ‘Bimba’; nel 1978 ‘Lenti a contatto‘, a cui seguì la seconda partecipazione come autore allo Zecchino d’Oro con ‘E l’arca navigava‘. Nel 1979 con ‘Mi va che ci sei‘ tornò il successo popolare bissato l’anno successivo da ‘Notte senza di te‘ e soprattutto da ‘Sarà la nostalgia’ del 1982 che si affermò come una delle hit più acclamate dell’anno.
Nel 1983 fu di nuovo a Sanremo con ‘Primavera‘, mentre l’anno dopo ottenne ancora un successo con ‘Portami a ballare‘, gettonatissimo brano estivo presentato a Un disco per l’estate. Successivamente diradò l’attività discografica dedicandosi principalmente ai concerti e alle iniziative di solidarietà e sport legate alla Nazionale cantanti della quale è stato difensore centrale e in seguito promosso ad allenatore.
Nel 1985 partecipò per la terza e anche ultima volta come autore allo Zecchino d’Oro con il brano ‘Il sole e il girasole‘. Nel 1990 Giacobbe tornò in gara a Sanremo cantando ‘Io vorrei‘, che dette il titolo al nuovo disco, pubblicato dalla Carosello. Nel 2015 pubblicò il singolo ‘Ali per volare‘ interpretato insieme alla compagna Marina Peroni. Nel 2019 dedicò il suo nuovo singolo‘Solo un bacio‘ ai figli delle vittime della tragedia del ponte Morandi di Genova.
Nel 2023 ha inciso ‘Lettera al gigante‘, singolo scritto dal figlio Andrea. Il cantante ha raccontato in diverse interviste che quando era solo un bambino anche il figlio Andrea è stato faccia a faccia con il cancro. Un’esperienza che lo ha cambiato profondamente, nonchè una delle notizie più dolorose per un padre. ‘Un papà non dovrebbe mai sentire che suo figlio ha un tumore ed è in pericolo di vita’, aveva detto Sandro Giacobbe in un’intervista a ‘Domenica Live‘ con Barbara D’Urso nel 2015 a Canale 5. Con le lacrime agli occhi, il cantautore aveva detto che all’epoca si era trovato di fronte ad una scelta difficilissima, quella di far operare il figlio dopo che aveva avuto una recidiva sempre nel corso della sua infanzia. Fortunatamente il figlio ha poi goduto di ottima salute.
Sei scosse da ieri sera: quella più forte, di magnitudo 2.5, è stata registrata tra Cesena e Arezzo alle ore 3.36
Terremoto di magnitudo ML 2.5 è avvenuto nella zona: Verghereto (FC)
Uno sciame sismico è in corso da ieri sera tra Romagna e Toscana.
Alle 5.30 del mattino sono state registrate sei scosse di terremoto, a partire dalle 22:38. Di queste, la più rilevante è stata alle 3:36 ed ha avuto magnitudo 2.5.
L’epicentro degli eventi sismici è tra il comune romagnolo di Verghereto (Forlì-Cesena) e quello toscano di Chiusi della Verna.
Partita da Atene giovedì mattina, la lanterna che custodisce il fuoco dei Giochi è atterrata all’Aeroporto di Roma Fiumicino accompagnata da Giovanni Malagò e dalla campionessa Olimpica Jasmine Paolini. È stata poi consegnata nelle mani del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella.
È atterrato giovedì 4 dicembre alle 17.00 all’Aeroporto “Leonardo da Vinci” di Roma Fiumicino il volo ITA Airways proveniente da Atene che ha portato la Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026 in Italia.
Custodito nella lanterna, il fuoco che accenderà i Giochi di Milano Cortina 2026 è arrivato dalla Grecia accompagnato da Giovanni Malagò, Presidente della Fondazione Milano Cortina 2026, e dalla Campionessa Olimpica Jasmine Paolini
Dalla Grecia all’Italia – Dopo la Cerimonia di Accensione che si è svolta a Olimpia lo scorso 26 novembre, come da tradizione la Fiamma ha attraversato la Grecia passando nelle mani del canottiere greco Petros Gaidatzis, medaglia di bronzo ai Giochi di Parigi 2024, degli olimpionici azzurri Stefania Belmondo e Armin Zoeggler e di oltre 450 tedofori in un percorso lungo 2.200 km fino ad arrivare alla capitale greca.
Giovedì mattina, allo Stadio Panathinaiko di Atene, si è svolta la Cerimonia di Consegna della Fiamma al Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina 2026 con due tedofori d’eccezione: Filippo Ganna, campione Olimpico di ciclismo, e Jasmine Paolini, oro a Parigi 2024 e icona del tennis internazionale.Jasmine Paolini ha avuto l’opportunità di portare la torcia Olimpica ad Atene grazie a Milano Cortina 2026 e a Coca-Cola, Presenting Partner del Viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026.
La Cerimonia di Consegna ha avuto poi come protagonisti il Presidente del Comitato Olimpico Ellenico, Isidoros Kouvelos, e Giovanni Malagò, Presidente della Fondazione Milano Cortina 2026. A questo momento dal forte valore simbolico erano presenti anche il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, il Sindaco di Cortina d’Ampezzo Gianluca Lorenzi, il CEO della Fondazione Milano Cortina 2026 Andrea Varnier e una delegazione del Comitato Organizzatore.
La Cerimonia ha segnato il passaggio di testimone ufficiale all’Italia. Sono stati poi il Presidente della Fondazione Giovanni Malagò, insieme a Jasmine Paolini, scelta come Ambassador di Milano Cortina 2026 per riportare la Fiamma in Italia, a scendere dall’aereo all’aeroporto di Roma Fiumicino con in mano la lanterna che custodiva il fuoco che darà vita ai Giochi.
L’arrivo al Quirinale: il passaggio nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – Dopo l’arrivo a Fiumicino, la Fiamma Olimpica ha raggiunto il Palazzo del Quirinale. Nella Sala Vetrata, alla presenza del Presidente della Fondazione Milano Cortina 2026 Giovanni Malagò, del Presidente del CONI Luciano Buonfiglio e del Segretario Generale del CONI Carlo Mornati, Jasmine Paolini ha consegnato ufficialmente la lanterna contenente la Fiamma Olimpica nelle mani del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella,in un momento di grande significato istituzionale ed emotivo.
La consegna della Fiamma Olimpica al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, segna l’avvio del programma di cerimonie che ci avvicinano al momento ufficiale della partenza del Viaggio della Fiamma del 6 dicembre.
La partenza del Viaggio della Fiamma – Venerdì 5 dicembre si terrà la Cerimonia di Accensione del Braciere del Viaggio della Fiamma Olimpica nel Piazzale del Quirinale. Sabato 6 dicembre, allo Stadio dei Marmi “Pietro Mennea” di Roma, si svolgerà invece la Cerimonia Inaugurale che darà il via ufficiale al Viaggio della Fiamma Olimpica in Italia.
La partenza del Viaggio della Fiamma segnerà l’inizio di un percorso lungo 12.000 km che in 60 giorni illuminerà oltre 300 Comuni, toccando tutte le 110 province italiane e portando in tutto il Paese i valori Olimpici di amicizia, rispetto ed eccellenza, con l’obiettivo di accendere l’entusiasmo in attesa della Cerimonia d’Apertura dei Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina del 6 febbraio 2026.
Il Presidente Giovanni Malagò ha commentato l’arrivo della Fiamma Olimpica dicendo: “L’arrivo della Fiamma Olimpica in Italia e la consegna al Presidente Sergio Mattarella al Palazzo del Quirinale rappresentano momenti di grande emozione nel percorso verso Milano Cortina 2026. Nei prossimi giorni questo fuoco attraverserà il nostro Paese da nord a sud, raggiungerà città, comunità e territori diversi, ricordandoci la bellezza delle differenze che rendono l’Italia un Paese unico al mondo. Illuminerà molti siti del nostro Patrimonio UNESCO, diventando un simbolo di entusiasmo, armonia e partecipazione collettiva. Nel viaggio che accompagnerà l’Italia verso la Cerimonia di Apertura dei Giochi Olimpici di Milano Cortina, la Fiamma Olimpica passerà nelle mani di oltre 10.000 tedofori provenienti da ogni regione, ricordandoci la capacità unica che ha lo sport di unire, ispirare e costruire futuro”.
Cerimonia di consegna della Fiamma olimpica in occasione dei Giochi Olimpici Milano-Cortina 2026
Cerimonia di consegna della Fiamma olimpica in occasione dei Giochi Invernali di Milano – Cortina 2026
Palazzo del Quirinale, 04/12/2025 (II mandato)Il Presidente Sergio Mattarella riceve da Jasmine Paolini, Campionessa olimpica di tennis e addetta alla Lanterna e Giovanni Malagò, Presidente del Comitato Organizzatore Milano Cortina 2026 la Fiamma olimpica in occasione dei Giochi Olimpici Milano-Cortina 2026 – Scarica la foto
C o m u n i c a t o
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha accolto oggi al Quirinale la Lanterna che custodisce la Fiamma Olimpica dei Giochi Invernali di Milano-Cortina 2026. Il Capo dello Stato ha posizionato la Fiamma all’interno del Palazzo del Quirinale, dove rimarrà accesa per tutta la notte. Erano presenti alla cerimonia l’addetta alla Lanterna Jasmine Paolini, il Presidente del Comitato Organizzatore Milano-Cortina 2026, Giovanni Malagò, il Presidente e il Segretario Generale del CONI, Luciano Buonfiglio e Carlo Mornati, l’Amministratore delegato di Milano Cortina, Andrea Venier, i Sindaci di Milano e Cortina, Giuseppe Sala e Gianluca Lorenzi. Domani, 5 dicembre, alle ore 11.00 sulla Piazza del Quirinale, si svolgerà la cerimonia ufficiale di inaugurazione del viaggio della Fiamma.
Palazzo del Quirinale, 04/12/2025 (II mandato)
La fiamma olimpica arriva a Lecco: chi sono i tedofori che porteranno la torcia di Milano Cortina 2026
Tre volti noti accenderanno la passione olimpica nella tappa del 1° febbraio in piazza Garibaldi
Il conto alla rovescia per le Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026 entra nel vivo. La fiamma olimpica, dopo essere stata accesa nell’antica Olimpia e aver attraversato la Grecia, è arrivata in Italia lo scorso 4 dicembre allo stadio Panatenaico di Atene. Da Roma, dove il viaggio nazionale partirà il 6 dicembre dallo stadio dei Marmi, la torcia percorrerà tutte le 20 regioni italiane in un’epopea di 63 giorni e 12.000 chilometri che culminerà con la cerimonia d’apertura dei Giochi il 6 febbraio a San Siro.
La tappa lecchese è fissata per domenica 1° febbraio 2026, quando la fiamma attraverserà il territorio lariano per giungere nel pomeriggio in piazza Garibaldi, dove verrà acceso il braciere durante la celebrazione ufficiale. Prima di arrivare a Lecco, la torcia toccherà Berbenno, Ronco, Ardenno, Morbegno e Colico, per poi scendere lungo la sponda orientale del lago attraversando Mandello del Lario, Abbadia Lariana e Varenna, proseguendo verso Menaggio e Bellagio.
I volti dei tedofori lecchesi – Tra i 10.001 ambasciatori che porteranno la fiamma olimpica attraverso l’Italia, quattro saranno protagonisti della tappa lecchese. Si tratta di persone che rappresentano diverse eccellenze del territorio: sport, cultura e intrattenimento.
Nausicaa Dell’Orto è capitana della nazionale italiana di flag football, disciplina per la quale si è impegnata attivamente affinché venisse inserita nel programma olimpico di Los Angeles 2028. L’allenamento e il talento l’hanno portata a vincere numerosi campionati nazionali e internazionali, sia negli Stati Uniti che in Italia. Oltre ai successi sul campo, Dell’Orto è nota come volto pubblico dello sport grazie alla partecipazione a eventi e alla collaborazione con emittenti sportive.
Ematoshi, nome d’arte di Emanuele Mauri, è il celebre telecronista, imitatore e host diventato una vera e propria star dei social media. Con le sue telecronache ironiche e le imitazioni che spaziano dal mondo dello sport a quello dello spettacolo, Ematoshi ha conquistato milioni di follower.
Piero Poli completa il trio dei tedofori lecchesi. Ex canottiere e medico italiano, Poli ha conquistato la medaglia d’oro nel quattro di coppia ai Giochi olimpici di Seul 1988, scrivendo una pagina indimenticabile nella storia dello sport lecchese e nazionale. Oggi è primario di Traumatologia e Ortopedia dell’Ospedale Manzoni di Lecco, dove continua a mettere la sua esperienza al servizio della comunità, unendo la carriera medica al prestigioso passato olimpico.
Un viaggio che unisce l’Italia – La staffetta della torcia olimpica vede protagonisti atleti di discipline olimpiche e paralimpiche, campioni di Giochi sia estivi che invernali, ma anche volti noti dello spettacolo e storie di ispirazione quotidiana. Ogni tedoforo porterà con sé i valori di passione, talento, energia e rispetto, simboleggiando la promessa di un futuro più inclusivo.
Il convoglio che accompagna il viaggio della fiamma in Italia è lungo quasi 200 metri e si muove a una velocità di circa quattro chilometri orari.Ogni giornata inizia alle 7.30 e termina intorno alle 19.30 con l’accensione del braciere nella città di tappa.Oltre 450 tedofori hanno già portato il fuoco sacro attraverso la Grecia, percorrendo 2.200 chilometri dall’Antica Olimpia fino ad Atene.
Olimpiadi 2026: tutti i tedofori
ROMA 6 dicembre – Achille Lauro, Matteo Berrettini, Andrea Bargnani, Massimiliano Biaggi;
VITERBO 7 dicembre – Martin Castrogiovanni, Giancarlo Peris, Martina Centofanti;
LIVIGNO 30 gennaio – Giorgio Rocca, Elisa Nakab, Federica Sosio, Daniel Pedranzini;
SONDRIO 31 gennaio – Simone Bertini, Claudio Pedrazzini;
LECCO 1 febbraio – Nausicaa Dell’Orto, Ematoshi, Piero Poli;
BERGAMO 2 febbraio – Martina Caironi, Giorgio Pasotti, Paola Magoni;
COMO 3 febbraio – Javier Zanetti, Alisha Lehmann, Riccardo Moraschini, Cesc Fàbregas;
MONZA 4 febbraio – Paolo Nespoli, Filippo Tortu, Arianna Errigo, Diana Bianchedi;
MILANO 5 febbraio – Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Luca Parmitano, Gianluca Torre.
Il programma in Lombardia – In Lombardiala fiamma olimpica toccherà 78 comuni e cinque siti Unesco, attraversando la regione in due fasi: dal 14 al 19 gennaio e dal 30 gennaio al 6 febbraio. Dopo la tappa lecchese del 1° febbraio, il 2 febbraio i tedofori ripartiranno verso Bergamo, con passaggi a Villa d’Almè, Ponteranica, Alzano Lombardo, Nembro e Seriate.
Il 3 febbraio la fiamma percorrerà i centri tra Adda e Brianza: Dalmine, Crespi d’Adda, Capriate San Gervasio, Trezzo sull’Adda, Paderno d’Adda, Robbiate, Merate, Vimercate, Arcore e Lesmo, per poi raggiungere Como. Il 4 febbraio la staffetta arriverà a Monza dopo aver attraversato numerosi comuni del varesotto e della Brianza.
Olimpiadi 2026: tutto il percorso della Fiamma Olimpica: Di seguito tutte le tappe del viaggio:
06 dic Roma 07 dic Viterbo 08 dic Terni 09 dic Perugia 10 dic Siena 11 dic Firenze 12 dic Livorno 13 dic Nuoro 14 dic Cagliari 15 dic Palermo 16 dic Agrigento 17 dic Siracusa 18 dic Catania 19 dic Reggio Calabria 20 dic Catanzaro 21 dic Salerno 22 dic Pompei 23 dic Napoli 24 dic Latina 27 dic Benevento 28 dic Potenza 29 dic Taranto 30 dic Lecce 31 dic Bari 01 gen Campobasso 02 gen Pescara 03 gen L’Aquila 04 gen Ancona 05 gen Rimini 06 gen Forlì 07 gen Ferrara 08 gen Parma 09 gen Genova 10 gen Aosta 11 gen Ivrea 12 gen Novara 13 gen Varese 14 gen Pavia 15 gen Piacenza 16 gen Brescia 18 gen Verona 19 gen Mantova 20 gen Vicenza 21 gen Padova 22 gen Venezia 23 gen Trieste 24 gen Udine 25 gen Belluno 26 gen Cortina d’Ampezzo 28 gen Bolzano 29 gen Cavalese 30 gen Trento 31 gen Livigno 01 feb Sondrio 01 feb Lecco 02 feb Bergamo 03 feb Como 04 feb Monza 05 feb Milano 06 feb Milano (conclusione del viaggio)
Natale amaro per le tute blu della Brianza. Il quadro a tinte fosche dell’industria: mille posti a rischio, calo degli ordini, cassa e delocalizzazioni
Haier ha chiuso la produzione di lavatrici Candy, l’area di Brugherio ospiterà un polo logistico. In crisi marchi storici come Peg Perego ad Arcore, e ci sono incognite sul colosso dei microchip di Agrate
Haier ha chiuso la produzione di lavatrici Candy, l’area di Brugherio ospiterà un polo logistico. In crisi marchi storici come Peg Perego ad Arcore, incognite sul colosso dei microchip di Agrate.
Monza, 5 dicembre 2025 – Natale nero per i metalmeccanici in Brianza, mille posti in stand-by su 40mila occupati fra cassa integrazione e calo degli ordini. La mappa della crisi che investe le tute blu va dal Vimercatese a Monza, al Desiano. “Una fragilità senza precedenti“, per Pietro Occhiuto, segretario della Fiom, che non risparmia nessun settore: microelettronica, elettrodomestico, prodotti per l’infanzia, automotive, manifattura e siderurgia.
Il caso Vimercatese – “La fine dell’anno è segnata da un numero crescente di crisi con ricadute pesanti su occupazione, investimenti e prospettive di sviluppo“, denuncia. “La delocalizzazione verso il Sud-Est asiatico porta con sé 9 esuberi su 25 a livello nazionale alla Vimercatesedei semiconduttori Micron – spiega Occhiuto –. Una scelta a dispetto di risultati finanziari molto positivi che conferma una strategia che indebolisce il sito in provincia e mette a rischio competenze di alto profilo“.
La mobilitazione la scorsa estate dei dipendenti della Peg Perego
Il caso Peg Perego – Mentre il calo degli ordini guasta le feste agli operai della Cbi, della Rosler, del Gruppo Confalonieri, di Cpm, Gdf e Imv Presse: “Aziende di comparti diversi, dall’auto all’arredamento, accomunate dal ricorso alla cassa integrazione con importante riduzione di reddito e ripercussioni sulla stabilità dell’occupazione“. E poi ci sono due gioielli, Peg Perego ad Arcore “alle prese con la fine degli ammortizzatori e la gestione degli esuberi“, ed Edim, la fonderia della Bosch a Villasanta, che cerca un acquirente ma non lo trova. “Il futuro dello stabilimento è molto incerto, chiediamo garanzie su investimenti e posti di lavoro“.
Il caso Staubli – “Un caso a parte è la caratese Staubli, che ha aperto una procedura di licenziamento collettivo per delocalizzazione, colpendo un polo avanzato dal punto di vista tecnologico e con personale altamente specializzato“. Aria pesante anche alla Hydro di Ornago: “La chiusura della fonderia e la cassa aggravano le difficoltà di un settore già segnato da costi energetici elevati, volatilità delle materie prime e concorrenza internazionale – sottolinea il segretario della Fiom –. La perdita di capacità produttiva rischia di indebolire l’intera filiera locale dell’alluminio“.
Nuvole di crisi incombono anche sulla Hydro di Ornago
Nodi romani – Problemi anche alla Verniciatura Arcore, “a causa del drastico calo di commesse l’azienda, fornitore della filiera moto, ha fatto ricorso alla cassa. Il comparto motociclistico, altamente sensibile alle oscillazioni del mercato, trasmette in tempo reale i propri rallentamenti all’indotto“. Per Occhiuto “il quadro a tinte fosche si intreccia con due elementi centrali del contesto nazionale: il rinnovo del contratto con un aumento di 205,32 euro e lo sciopero generale del 12 dicembre contro una legge di bilancio ingiusta e sbagliata“.
Pessimismo – “In un territorio ricco di competenze e innovazione aumentano delocalizzazioni, esuberi e ricorso agli ammortizzatori sociali – tira le somme Occhiuto–. La firma del contratto dimostra che con la mobilitazione si possono ottenere risultati importanti. Ora, serve lo stesso impegno per garantire futuro all’occupazione e all’industria della nostra provincia. Il 12 dicembre saremo in piazza, a Monza, per chiedere politiche capaci di proteggere chi lavora e a sostegno dello sviluppo“
Considerata la più grande cestista italiana, nel 1975 fu votata dalla Fiba come miglior giocatrice del mondo
Liliana Mabèl Gracielita Bocchi (Parma, 26 maggio 1953 – San Nicola Arcella, 4 dicembre 2025) è stata una cestista e giornalista italiana.
Questa mattina è morta nella sua casa di San Nicola Arcella, in Calabria, Mabèl Bocchi, una delle più grandi atlete italiane di ogni tempo. Aveva 72 anni ed è stata stroncata in pochi mesi da una malattia crudele.
Una, due, tre, quattro vite. Mabèl Bocchi, leggenda della pallacanestro femminile, ha fatto la storia dello sport e poi è passata oltre. È morta oggi, a 72 anni, a San Nicola Arcella, in Calabria, dove stava trascorrendo il buon ritiro: guardando il mare, fumando uno dei suoi sigari, circondata dai suoi amati animali. Una grave malattia l’aveva colpita pochi mesi fa e ha avuto un epilogo purtroppo rapido.Mabèl è stata una delle giocatrici più forti di tutti i tempi: se dite la più forte, nessuno vi guarderà strano. Di atlete così se n’erano viste poche, anzi nessuna, in Italia. Ci ha lanciato nel futuro: era una lunga che ancora non esisteva. Alta, dinamica, fisicamente inarrestabile, saltava talmente tanto che l’atletica provò a strapparla al basket. Ha dominato gli anni ’70 in Italia e in Europa. Dici Bocchi, dici Geas. È stata la protagonista di uno dei cicli più vincenti del basket: dal 1970 al 1978 le rossonere vinsero otto scudetti e la prima storica Coppa dei Campioni dell’intero sport femminile italiano. “Io c’ero”. Ancora oggi, a Sesto, se parlate del Geas, vi diranno: “Certo, Bocchi e compagne. C’ero anche io a Nizza nel 1978”. 30 maggio 1978: quella finale che ha segnato la storia di una città e dello sport. Nata a Parma e cresciuta ad Avellino, la mamma Carmensita era argentina: da qui il nome Mabèl (rigorosamente con l’accento sulla e). Poi Milano: fu portata a Sesto a 18 anni da Maumary, l’imprenditore artefice di quella squadra.Chiuse la carriera a Torino, ormai tormentata dagli infortuni: sul parquet aveva lasciato tutto.
Di carattere – Grintosa e irriducibile, in campo e fuori, ha sempre difeso le sue idee con ardore e orgoglio. Non ha mai sopportato le ingiustizie.Da sindacalista-giocatrice lottò per i pari diritti nello sport femminile che in quegli anni abbandonava la sua dimensione pionieristica e cominciava a imporsi. La diaria uguale tra uomini e donne, il medico anche per la squadra femminile. Se oggi ci sembra scandaloso il contrario, è anche merito suo, che si prese pure una squalifica. In Nazionale ha giocato 113 partite, segnando oltre mille punti. Dopo quei faticosissimi raduni a Cortina, correndo in montagna, su e giù, lei e la sua amica di sempre, il playmaker Rosi Bozzolo, ogni tanto di nascosto, si concedevano l’autostop per tornare in albergo. In azzurro vinse il bronzo europeo del 1974 e ai Mondiali di Cali, nel 1975, in Colombia — dove di fatto è l’mvp — arrivò la consacrazione.
Pioniera – Gli schemi non li ha rotti solo nel paradigma sportivo. Si era laureata all’Isef a 21 anni (quella che ora è la facoltà di Scienze Motorie), diventando subito dopo una giovanissima docente universitaria. Dopo la pallacanestro, la sua nuova vita è cominciata ancora da protagonista: presentò la Domenica Sportiva, divenne un volto popolare in tv. Per tanti anni è stata preziosa collaboratrice della Gazzetta dello Sport e del Corriere della Sera. È stata consigliera comunale e membro della Giunta di Sesto San Giovanni, pittrice, artista materica, e il suo amore per gli animali era sconfinato. Le sue mille acconciature parlavano di lei: le piaceva cambiare, i suoi capelli seguivano il suo umore. E gli amori, come lei, sempre liberi: “Sono sempre stata un’avventuriera, ribelle, la vita borghese non mi piace”, raccontava alla Gazzetta dello Sport. Si è fidanzata anche con un guerriero masai: un’esperienza, ma che le fece scoprire l’Africa. Verrebbe voglia di prendere il sigaro e ascoltarle tutte queste storie, che raccontava ridendo di gusto. Qualche anno fa si era ritirata in Calabria dove vive la sorella Ambra, che lascia insieme al fratello Norberto e ai nipoti. Non si perdeva un match di Sinner: il tennis l’aveva conquistata. Così come la pace del suo giardino e quella vista, dalla casa sulla collina: l’azzurro del mar Tirreno la sagoma dell’Isola di Dino. Riposa in pace, cara Mabèl.
La polizia spagnola ha smantellato una rete dedita al traffico di esseri umani che sfruttava i braccianti nelle aziende agricole del Paese. Per la maggior parte nepalesi, vivevano in alloggi fatiscenti
Diritti d’autore Policía Nacional
Più di 300 lavoratori stranieri portati inSpagnacon false promesse sono finiti al centro di un’indagine che ha portato la polizia spagnola a smantellare una rete dedita al traffico illegale di esseri umani, composta per lo più da immigrati provenienti dal Nepal.
L’organizzazione faceva entrare i lavoratori nel Paese e li inviava clandestinamente alle aziende agricole della Spagna centrale e orientale.
Nel corso dell’operazione, gli agenti hanno arrestato 11 sospetti e stanno indagando su altri due. Tra le vittime sono stati identificati 322 migranti, quasi tutti nepalesi. Di questi, 294 non avevano i documenti per risiedere o lavorare legalmente in Spagna.
Secondo le autorità, molti sono entrati nel territorio europeo con visti turistici, talvolta rilasciati da altri Stati dell’area Schengen, che comprende la maggior parte dei Paesi dell’Unione europea insieme a Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein.
Una volta in Spagna, i braccianti sono stati reclutati e trasferiti in diverse aree, dove sono stati privati dei diritti di base. Un video diffuso dalla Polizia nazionale su X mostra decine di persone stipate su materassi in una stanza oscura e fatiscente.
🚩Desarticulada una organización criminal internacional que introducía #migrantes de manera irregular y empleaba laboralmente
👮♂️La organización criminal introducía de manera irregular en #España 🇪🇸 a ciudadanos de diferentes nacionalidades y los empleaba en diferentes fincas… pic.twitter.com/h7vy3joqtJ
L’organizzazione criminale aveva allestito per loro una sistemazione precaria ad Albacete, nel sud-est della Spagna: stanze non ventilate, servizi insufficienti e un ambiente che le autorità hanno definito “indegno e disumano“.
Da lì, i lavoratori venivano trasportati ogni giorno in furgoni, alcuni dei quali privi delle minime condizioni di sicurezza, verso le aziende agricole in cui lavoravano. Durante uno dei viaggi, un cittadino nepalese è morto in un incidente stradale.
Gli investigatori sostengono che molti sono rimasti per mesi senza retribuzione e sono sopravvissuti con razioni di cibo molto semplici. La Banca Mondiale stima che oltre il 20 per cento della popolazione delNepal, un Paese di circa 30 milioni di persone, viva in condizioni di povertà.
Entrato all’85’ ieri a Napoli in Coppa Italia, si era fermato proprio negli ultimissimi istanti del match. Nonostante il problema, aveva battuto un rigore
Mattia Felici – (Foto credit: Cagliari Calcio)
Bruttissime notizie per il Cagliari e per Mattia Felici. Purtroppo gli esami a cui si è sottoposto oggi il fantasista (uscito dolorante dopo la gara di Coppa Italia persa ai rigori con il Napoli 10-9 dopo l’1-1 ai tempi regolamentari) hanno evidenziato la rottura del legamento crociato del ginocchio interessato
L’operazione sarà effettuata nelle prossime ore, con tempi di recupero stimati in almeno almeno 6 mesi. Tuttavia domani sono previsti ulteriori accertamenti prima dell’intervento.
La sua gara ieri – Entrato all’85’ per Deiola, si era fermato proprio negli ultimissimi istanti del match. Nonostante il problema, era riuscito a presentarsi dal dischetto e calciare il suo rigore sulla traversa.
Due gol a segno in campionato : L’esterno in questa stagione in Serie A aveva segnato due reti, le stesse di Belotti.
Nelle ultime ore del mercato estivo stava per andare al Venezia : Il fantasista era stato a un passo dal trasferimento ai lagunari, con qualche rumor (non confermato) che lo dava ancora in orbita arancioneroverde per il mercato di gennaio.
Davanti alla Prefettura blindata i lavoratori hanno strappato le grate della polizia. Alla partenza anche la sindaca Salis, in stazione il presidente Bucci. La Fiom: “Sospendete per solidarietà i consigli di Comune e Regione”. Traffico in tilt in città
È il giorno dello sciopero generale dei metalmeccanici, la mossa tentata dai sindacati (quasi) uniti per alzare il tiro della protesta e chiedere la retromarcia al governo sul piano di ridimensionamento dell’ex Ilva.
Mentre a Taranto questa mattina sonostati tolti i blocchi e lo sciopero è sospeso, a Genova, al quarto giorno di stato di agitazione, i lavoratori dello stabilimento di Cornigliano sono in corteo e sono arrivati in centro città, portando gli striscioni e quattro mezzi di fabbrica, la Prefettura è stata blindata dai mezzi della polizia fin dalle otto del mattino. In manifestazione secondo la Digos sono 4mila lavoratori, secondo i sindacati oltre 5mila. Arrivati davanti alla Prefettura si sono trovati la strada sbarrati dalle grate issate dalla polizia e hanno iniziato a sbattere gli elmetti gialli antinfortunistici contro le barriere. Poi hanno agganciato cavi alle grate e con i mezzi le hanno tirate via, mentre dalla polizia volavano lacrimogeni. “Ci dovete arrestare tutti“: così Armando Palombo (Fiom) con un megafono alle forze di polizia che stanno impedendo ai metalmeccanici l’accesso alla piazza della Prefettura. “Noi vogliamo solo lavorare“, ha detto mentre è partito il coro “lavoro, lavoro” e insulti all’indirizzo del ministro Urso .
Genova, l’assalto degli operai dell’Ilva alle barriere della polizia
Un operaio Fiom è stato ferito alla testa durante il teso confronto in atto tra manifestanti e polizia davanti alla prefettura di Genova. L’operaio ha una ferita alla testa, probabilmente è stato colpito dal lancio di un fumogeno. “Esacerbare gli animi in un momento così critico per il lavoro e nei confronti di operai che chiedono di mantenere il loro posto di lavoro è un atto gravissimo._ attacca in una nota la Cgil _ E’ necessario capire quale è stato il cortocircuito istituzionale che ha provocato questa deriva reazionaria che a Genova si è vissuta solo ai tempi del G8 quando la città era stata esautorata dalla gestione dell’ordine pubblico“.
Una volta calmatasi la situazione gli operai sono rimasti schierati davanti al cordone della polizia. Poi il corteo si è mosso per andare ad occupare i binari alla stazione di Brignole.Tutto si è fermato perchè nel frattempo è arrivata la sindaca Salis che ha incontrato i sindacalisti Fiom per aggiornarli sulle comunicazioni con il ministero.
Poi i manifestanti sono partiti alla volta di Brignole raggiunta alle 13 quando è iniziata l’occupazione. Gli operai della Fiom sono stati attenti a non occupare i binari ma sono rimasti sulle banchine dove sono poi stati raggiunti dal presidente della Regione Marco Bucci che ha parlato al megafono per illustrare i tentativi che vengono fatti in queste ore per garantire la continuazione della produzione. I lavoratori hanno occupato il piazzale davanti alla stazione che è uno snodo vitale per il traffico cittadino. Alle 14 il corteo si è rimesso in marcia verso Cornigliano.
Protesta operai Ilva, l’occupazione della stazione di Brignole
“Genova lotta per l’industria“, si legge sullo striscione in testa al fiume di tute blu, portati in piazza da Fiom, Fim e Usb. Con loro, a centinaia, gli operai di tutte le altre fabbriche del ponente genovese, da Fincantieri a Ansaldo, ma anche la sindaca Silvia Salis e Michele De Palma, segretario generale Fiom. «Così come stiamo, al momento non c’è lavoro. Equindi scioperiamo e manifestiamo».
Per la stessa Salis «essere qui è doveroso e indispensabile, ci sono sempre stata e ci sarò sempre, non è una novità e non cambierà. nel tempo. Domani andiamo a Roma a chiedere non solo le 45.000 tonnellate che ci hanno promesso per arrivare fino a fine febbraio, ma soprattutto chiederemo che questa vertenza passi a un tavolo superiore».
«Perché non abbiamo avuto le risposte di cui avevamo bisogno, c’è bisogno di risposte, soprattutto sul futuro. Lo Stato deve entrare in questa gara affinché, se dovesse andare deserta, ci sia una continuità produttiva che permetta di far rimanere attrattivi questi stabilimenti e che non diventi poi una guerra tra poli del Nord e di Taranto».
Anche perché, dice ?la sindaca, «le risposte date ieri da Urso non sono state quelle che ci aspettavamo. Non sono risposte definitive, sono risposte momentanee e noi invece abbiamo bisogno di sapere cosa succede in caso la gara andasse deserta da parte dei privati».
Il segretario della Fiom De Palma chiede intanto “alla presidente del Consiglio di convocarci al tavolo, di fermare il piano di chiusura di fatto degli impianti ex Ilva e fare la società pubblica, che noi chiediamo da tempo, per poter realizzare il piano che il governo stesso aveva preventivato per gli impianti italiani dell’ex Ilva“.
Per quanto riguarda il traffico, già interrotta la viabilità in buona parte del percorso previsto per il corteo, che da Cornigliano passerà poi per piazza Montano, via Cantore, via Buozzi, via Gramsci, la Nunziata e quindi Portello e Corvetto. La pollizia sta chiudendo le strade al passaggio del corteo, che all’arrivo in zona Matitone è stato accolto dalle fiaccole dei lavoratori del Calp in segno di solidarietà.
Il saluto dei lavoratori del Calp (foto Leoni)
“Non ci faremo derubare della nostra industria a Genova e della siderurgia in Italia da un governo vile e incapace di trovare vere soluzioni che scongiurino la chiusura dello stabilimento di Cornigliano”, si spiega dal fronte sindacale, dal quale si è sfilata ieri Uilm.
Se del resto ancora ieri alla Camera il ministro Adolfo Urso ha smentito l’esistenza “di alcun piano di chiusura di Cornigliano, è esattamente il contrario” – la risposta data alle interrogazioni parlamentari presentate dai deputati liguri Luca Pastorino (Pd), Ilaria Cavo (Noi Moderati) e Valentina Ghio(Pd) – la sostanziale incertezza sul futuro sospeso dell’intero gruppo rimane.
E dice che, almeno su Genova, i punti interrogativi ci sono sia sul nodo delle 200mila tonnellate di zincato che permetterebbero di dare ossigeno allo stabilimento almeno fino a marzo, che ad oggi nessuno riesce a garantire. Sia sui 15 milioni necessari per riavviare il lavoro da subito, sospesi per il rischio di contestazioni in Europa sugli aiuti di Stato.
Sia sul destino della linea di zincatura, legato alla ripartenza del secondo altoforno di Taranto. Il tutto, a prescindere dall’arrivo di un futuro, tutto eventuale investitore privato capace di puntare su Genova.
Il corteo (foto Leoni)
“Non si comprende cosa aspetti il ministro Urso ad andare a casa – attacca la senatrice di Italia VivaRaffaella Paita – La vicenda dell’ex ilva è ormai chiaramente sfuggita da mano al governo e sta diventando una questione sociale gravissima. Non si può pensare di rimediare a tre anni di inerzia assoluta con vuote promesse o soluzioni miracolistiche che non esistono“.
“Sono stati tre giorni intensi dove abbiamo messo in campo nuove iniziative di mobilitazione perché non siamo usciti soddisfatti dall’incontro di Roma“. Il governo “non ferma l’idea del ciclo corto e questo è pericoloso per tutto il gruppo” e c’è “il rischio concreto per lo stabilimento di Cornigliano che, se dovesse fermarsi chiuderebbe per sempre“.
Queste le parole di Christian Venzano,segretario generale Fim Cisl Liguria. “Dopo aver ottenuto la continuità produttiva della banda stagnata dall’incontro al MIMIT, con la mobilità di questi tre giorni non siamo riusciti ad ottenere la continuità produttiva anche per la banda zincata, per arrivare a marzo . Per salvare definitivamente la siderurgia bisogna tornare al piano condiviso con le organizzazioni sindacali per dare continuità produttiva ai siti del nord e prendersi la responsabilità del rilancio della siderurgia in attesa di investitori industriali e del settore con capacità economiche. Il Governo torni ad essere quello che ha promesso il rilancio della siderurgia ed esca da questa nuova posizione che rischia di portare alla chiusura“.
articolo: Articolo redatto da Alessandro per alessandro54.com, con il supporto di ChatGPT (OpenAI).
Diciotto anni dopo la tragedia della ThyssenKrupp di Torino, il ricordo dei sette operai morti in fabbrica resta vivo ma la lezione è rimasta inascoltata. In Italia si continua a morire di lavoro, tra silenzi, indifferenza e assenza delle istituzioni.
Sette operai morti, sentenze definitive ma un Paese che continua a morire di lavoro
Torino, 7 dicembre 2025 –Diciotto anni dopo il disastro della ThyssenKrupp, il ricordo di quella notte resta una ferita aperta nella storia del lavoro italiano. Era la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 quando, nello stabilimento siderurgico di Torino, un violento incendio si sviluppò lungo una linea di produzione. In pochi istanti, le fiamme e l’olio bollente travolsero gli operai impegnati nel turno di notte.
Sette nomi da non dimenticare : In quel rogo persero la vita sette lavoratori:
Antonio Schiavone 36 anni, deceduto il 06 dicembre
Roberto Scola 32 anni, deceduto il 07 dicembre
Angelo Laurino 43 anni, deceduto il 07 dicembre
Bruno Santino 26 anni, deceduto il07 dicembtre
Rocco Marzo 54 anni, deceduto il 16 dicembre,
Rosario Rodinò 26 annideceduto il 19 dicembre,
Giuseppe Demasi 26 anni deceduto il 30 dicembre
Sette uomini, sette famiglie distrutte, vittime di un sistema che troppo spesso antepone la produzione alla sicurezza.
⚠️Le sentenze e i processi
2011 – Corte d’Assise di Torino (Primo grado): condanne per omicidio volontario con dolo eventuale per l’amministratore delegato Harald Espenhahn e altri dirigenti; TKAST responsabile civile.
2013 – Corte d’Assise d’Appello di Torino: rideterminazione delle pene, Espenhahn a 10 anni, gli altri dirigenti a pene tra 7 e 9 anni; conferma responsabilità civile per l’azienda.
2014 – Appello bis: conferma condanne per omicidio colposo e incendio colposo; TKAST sanzionata con 1 milione di euro e misure interdittive.
2016 – Corte Suprema di Cassazione: conferma delle condanne, escluso il dolo eventuale; sentenza di grande rilevanza giuridica sul tema della colpa cosciente.
⚠️Le sentenze
Nome
Ruolo/Posizione
Pena definitiva
Harald Espenhahn
Amministratore delegato (tedesco)
9 anni e 8 mesi
Gerald Priegnitz
Dirigente tedesco
6 anni e 10 mesi.
Marco Pucci
Dirigente italiano
6 anni e 10 mesi
Daniele Moroni
Dirigente italiano
7 anni e 6 mesi
Raffaele Salerno
Direttore (italiano) dello stabilimento di Torino
7 anni e 2 mesi
Cosimo Cafueri
Responsabile (italiano) della sicurezza
6 anni e 8 mesi
🔎 Sintesi
👉 I due dirigenti tedeschi (Espenhahn e Priegnitz) hanno scontato la pena in Germania, con modalità diverse rispetto agli italiani.
👉Gerald Priegnitz – condanna italiana: 6 anni e 10 mesi → scontata in Germania, scarcerato nel 2022 per buona condotta.
👉 Questi quattro dirigenti Italiani hanno iniziato a scontare la pena in Italia, senza riduzioni sostanziali.
Un Paese che continua a morire di lavoro: A 18 anni di distanza, la lezione non è servita. In Italia si continua a morire di lavoro, ogni giorno, tra l’indifferenza generale e l’assenza delle istituzioni. Le statistiche parlano chiaro: le morti bianche restano una costante, un bollettino silenzioso che accompagna la nostra economia e la nostra indifferenza.
La tragedia della ThyssenKrupp avrebbe dovuto rappresentare una svolta, un punto di non ritorno. Invece, è rimasta un simbolo di memoria e impotenza, ricordata solo nelle ricorrenze, dimenticata nella quotidianità.
📅 Anniversario: 7 dicembre 2025 🏭 Luogo:Torino – Stabilimento ThyssenKrupp ⚖️ Sentenza definitiva:Cassazione, 2016 – condanne confermate per i vertici aziendali
Categorie consigliate: Cronaca, Lavoro, Memoria Tag suggeriti: ThyssenKrupp, morti sul lavoro, sicurezza, Torino, anniversari, giustizia
🛠️Commento alessandro54
Si continua a parlare di nuove leggi sulla sicurezza, e proprio in questi giorni ne è stata approvata un’altra. Ma il problema non è creare norme nuove: il problema è far funzionare davvero quelle che già abbiamo. Da anni mancano controlli, personale e investimenti. Prima di aggiungere ulteriori regole, sarebbe stato più utile rafforzare quelle esistenti, che sulla carta sono già più che sufficienti.
La sicurezza non migliora con altra burocrazia – come la patente a punti per i cantieri – ma con ispettori, corsi di formazione, manutenzione degli impianti e responsabilità chiare, con pene certe per chi sbaglia. Ogni riforma che non parte da qui rischia di diventare una perdita di tempo e di risorse, mentre nei luoghi di lavoro si continua a morire come in passato.
E lo dimostrano casi come la tragica morte di Luana D’Orazio, una ragazza di 22 anni. È morta perché i dispositivi di sicurezza del macchinario erano stati manomessi e disattivati per aumentare la produzione. Conseguenze legali: i proprietari dell’azienda sono stati condannati a pene detentive con sospensione della pena per omicidio colposo, mentre il capo manutentore è stato assolto.
Un esito che lascia l’amaro in bocca e ci ricorda, ancora una volta, quanto sia urgente mettere davvero al centro la vita di chi lavora.