La protesta dei minatori di Olmedo, a 180 metri sotto terra da 72 giorni per difendere la cava
15 novembre 2017 – di PATRIZIA BALDINO
I minatori di Olmedo a 180 metri sotto terra

A 180 metri sotto terra il silenzio è assordante. Non c’è luce e si cammina con l’aiuto delle lampadine attaccate ai caschetti. Più si scende, più la corrente diminuisce. L’ossigeno diventa scarso e fa sempre più caldo. Eppure, per quattro minatori di Olmedo, nel nord-ovest della Sardegna, stare lì sotto è diventato l’unico modo per farsi sentire.
Da 72 giorni la miniera è diventata la casa di Salvatore, Antonio, Marco e Franco; un simbolo di denuncia per la loro situazione lavorativa diventata, negli ultimi anni, sempre più precaria. I quattro fanno i turni per uscire, per prendere un po’ d’aria e di luce: ad attenderli in superficie i loro 24 colleghi, che hanno occupato invece gli uffici della cava. Ventotto persone vittime di politiche poco previdenti e accordi non rispettati, che non hanno più in lavoro e non sanno quale sarà il loro futuro.
LA SITUAZIONE DEGLI OPERAI – “Quello che stiamo passando è un calvario – sottolinea Testoni – non sappiamo più cosa fare”. I 28 minatori hanno già affrontato un anno di cassa integrazione e ora cercano di tirare avanti con i sostegni economici garantiti dalla mobilità. Quest’indennità, però, ha una scadenza: otto mesi per chi ha meno di 50 anni e 12 mesi per chi è più grande. “Siamo preoccupati. Fra di noi ci sono ragazzi di 28-30 anni, a luglio per loro è scaduta la mobilità, come possono andare avanti?” si chiede Simone Testoni. continua a leggere

