L’episodio sarebbe accaduto al termine della gara con il Venezia. Indagini della Digos
Clima tesissimo in casa Juventus. Al termine della gara interna con il Venezia, terminata sul punteggio di 2-2, la tifoseria bianconera ha infatti contestato pesantemente la squadra, al momento soltanto sesta in classifica e reduce da quattro pareggi consecutivi. Tra i giocatori presi di mira anche Dusan Vlahovic, autore del gol del pari nel finale dal dischetto: il centravanti serbo, come riporta La Gazzetta dello Sport, sarebbe stato addirittura minacciato di morte da un tifoso della Vecchia Signora. Da qui l’accesa reazione del giocatore, che, uscendo dal campo, ha alzato polemicamente il pollice verso la Curva che stava rivolgendo cori indirizzati contro di lui. Sull’episodio indagherà adesso la Digos, che, attraverso la visione dei filmati dell’impianto, cercherà di approfondire quanto accaduto in modo da individuare la provenienza di eventuali frasi intimidatorie nei confronti dell’attaccante.
Il messaggio di Vlahovic sui social – Vlahovic, nel frattempo, è tornato sulla contestazione della tifoseria attraversa una storia pubblicata sul proprio profilo Instagram: “Capisco il rammarico per gli ultimi risultati e avete tutto il diritto di manifestarlo, vi ho sempre rispettati dando tutto per la maglia e vi ringrazio per il supporto che ci date quotidianamente. Ora è importante continuare a sostenere e ripartire uniti tutti insieme. Fino alla fine“.
Troppe violenze nei confronti degliarbitri. E allora il calcio laziale prende una decisione storica: si ferma per un weekend. E qualora non bastasse, lo stop diventerebbe ancora più lungo. La decisione è stata presa all’unanimità da tutti i presidenti delle varie associazioni arbitrali di categoria. Dunque nel prossimo fine settimana, dall’Eccellenza all’under 14, nessuno scenderà in campo. Una presa di posizione forte per dire basta alla violenza sui fischietti.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso il caso di Edoardo Cavalieri di Civitavecchia, aggredito durante Corchiano-Celere (III categoria, girone A) che ha riportato una prognosi di 30 giorni per l’infrazione del capitello radiale al gomito sinistro. Un danno grave, visto che il trentenne non potrà esercitare per diverso tempo la sua professione di fisioterapista. Ma è solo l’ultimo episodio di tanti.
Tra i più clamorosi quello del novembre 2018 che vide l’arbitro Bernardini finire in coma dopo un’aggressione alla fine della partita in Promozione fra la Virtus Olympia e l’Atletico Torrenova.
Nel 2019 invece toccò al 27enne Daniele Pozzi, che in seconda categoria fu inseguito fino alla sua auto e picchiato da tifosi e tesserati. Si tratta di una punta dell’iceberg, perché di violenze, anche verbali, ormai se ne contano a centinaia: solo fino al 31 maggio scorso erano stati 519 i casi rilevati in tutta Italia nei confronti degli arbitri, in aumento rispetto ai 334 del 2023.
Ora però l’Osservatorio Anti Violenza e tutti i presidenti di sezione hanno deciso di fermarsi, con una decisione ritenuta «insindacabile» e «necessaria», nonostante le recenti modifiche agli articoli 35 e 36 del Codice di Giustizia Sportiva per l’inasprimento delle sanzioni a carico di tesserati violenti nei confronti di arbitri. A nulla è valso il tentativo del presidente del Cra Lazio della Lnd, Roberto Avantaggiato, che invece dello sciopero aveva chiesto “solo” un ritardo nei match di 15′, con gli arbitri che invece non hanno fatto alcun passo indietro proclamando così uno sciopero che ha del clamoroso, a livello nazionale. E ora è probabile che l’esempio del Lazio presto possa essere seguito da altre Regioni.
Calcio e violenza a cerro Maggiore. Punizione esemplare del giudice sportivo
Ahinoi, nemmeno il candido orizzonte dell’oratorio è immune da turpitudini d’una scena che dovrebbe insegnare calcio e rispetto. Siamo a Cerro Maggiore, là dove l’erba calcistica spesso si mescola alla polvere dell’amicizia e del fair play. Ma domenica 10 novembre, sul campo dei cerresi, è andata in scena una pagina buia del calcio dilettantistico.
Al minuto quindici del secondo tempo, durante l’incontro tra Oratorio Cerro MaggioreeSan Luigi Pogliano, l’arbitro Luca Panetti di Legnano, dopo reiterate proteste, ha deciso per l’espulsione dell’allenatore del Cerro. A quella notifica, come per una vampata d’irrazionale furore, il tecnico ha perso la bussola: prima uno schiaffo, poi un calcio basso, vile e doloroso, contro il giovane direttore di gara, che, preso alla sprovvista, ha dovuto indietreggiare.
Non bastasse il primo impeto, l’allenatore ha cercato di colpire ancora l’arbitro, senza però riuscirvi grazie all’intervento dei giocatori, che hanno improvvisato una linea difensiva degna di miglior causa. La gara, com’era inevitabile, è stata sospesa. Negli spogliatoi, tuttavia, il mister ha rincarato la dose, tentando nuovamente l’aggressione e proferendo insulti che sanno più di strada che di sport.
Non poteva che essere severa la mano del giudice sportivo.Il tecnico è stato squalificato fino al 17 novembre 2027, ben tre anni lontano dai campi di gioco: una punizione esemplare, che non risarcisce l’onore ferito del calcio, ma lancia un messaggio chiaro. Alla società A.S.D. Oratorio Cerro Maggiore è stata inoltre inflitta un’ammenda di 100 euro, con l’obbligo di coprire eventuali spese mediche per il danno arrecato al direttore di gara.
A Cerro Maggiore, la partita doveva essere occasione di festa, aggregazione e, perché no, di rivalità sana tra dilettanti. Invece, si è trasformata in una rissa verbale e fisica degna di peggior cronaca. Non è solo l’allenatore a uscire sconfitto: il suo gesto getta un’ombra sul senso stesso di un calcio che dovrebbe educare, non alimentare pulsioni violente.
Il tecnico cerrese ha perso molto di più di una partita: ha perso l’opportunità di essere guida, esempio, maestro. E il calcio, in questo frammento di Terza Categoria, si scopre più fragile e amaro. Che il campo torni presto a essere campo e non arena, e che episodi come questo restino un’eccezione da dimenticare.
Gli scontri attorno all’una nella zona Gran Madre. Sono in corso le indagini della Digos per identificare gli altri teppisti, una sessantina in tutto, armati di spranghe e bastoni
Parte male il derby di Torino. Nella notte gli ultras della Juventus e del Torino si sono affrontati tra le strade del centro del capoluogo torinese scatenando un’autentica guerriglia urbana . Solo l’intervento delle volanti della Questura di Torino è riuscito a riportare la calma. Il bilancio provvisorio della notte di scontri parla di una decina di ultras, tutti appartenenti alla curva della Juventus, fermati e portati in Questura e di un ultrà juventino arrestato. Sono in corso le indagini della Digos per identificare gli altri teppisti coinvolti negli scontri.
gli incidenti – I fatti in questo momento, l’ipotesi più accreditata è che gli ultras della Juventus e del Torino si siano dati appuntamento per regolare un po’ di conti alla vigilia del derby in programma questa sera, ore 20.45, allo Stadium. Così verso l’una di notte è scattato l’allarme in zona Gran Madre, nel cuore del centro della città di Torino. In tutto sono stati coinvolti una sessantina di ultras, tra bianconeri e granata, quasi tutti incappucciati e molti dei quali armati con spranghe, cinture e bastoni. Alcuni di questi oggetti sono stati sequestrati dalla polizia sul posto. Oggi, giorno del derby, in città è tornata la normalità ma la soglia di attenzione delle forze dell’ordine è aumentata notevolmente dopo gli scontri della notte.
L’episodio è avvenuto prima della partita tra Rot-Weiss Essen e Hansa Rostock
Un treno speciale che trasportava centinaia di tifosi della squadra tedesca del Rot-Weiss Essen è stato fermato e attaccato mentre si recava alla partita di terza divisione tedesca contro l’Hansa Rostock. Un portavoce della polizia ha confermato l’incidente, avvenuto nel Brandeburgo tra Berlino e Rostock, prima della partita di sabato. Inizialmente non sono state fornite ulteriori informazioni, sostenendo che l’indagine è in corso.
Secondo diversi media, sul treno che trasportava i tifosi del Rot-Weiss Essen è stato tirato il freno d’emergenza. Successivamente, unfolto gruppo di persone mascherate ha attaccato il treno. Diversi finestrini sono stati rotti e si hanno notizie di scontri anche all’esterno delle carrozze. La polizia non ha potuto confermare se gli aggressori fossero tifosi dell’Hansa Rostock.
Prima il lancio di fumogeni in campo, poi il caos…..
Prima il lancio di fumogeni in campo, poi il caos in centro con la polizia costretta a usare proiettili di gomma. Gli ultras locali attaccano i fiorentini. Multa in arrivo per il club. E a Cipro potrebbe scattare il divieto di trasferta.
Il report della polizia locale di San Gallo è piuttosto dettagliato. Si parla di danneggiamenti per migliaia di euro ad almeno tre bus che trasportavano tifosi della Fiorentina, di un paio di tifosi viola (uno minorenne) fermati per possesso di oggetti pirotecnici e soprattutto degli scontri avvenuti dopo la partita nel centro città. Insomma, la trasferta anche stavolta non è filata liscia per una manciata di sostenitori gigliati (più o meno 500 quelli coinvolti).
“Un gruppo di tifosi del San Gallo ha attaccato diversi tifosi in trasferta – recita il comunicato -. Quando è intervenuta la polizia, gli agenti “sono stati aggrediti con lancio di oggetti. Quindi è stato necessario utilizzare pallini di gomma e spray al peperoncino. Nessuno è rimasto ferito. 42 persone (non è specificato se tifosi viola o biancoverdi) sono state fermate. Nei loro confronti vengono prese in considerazione denunce di violenza e minaccia e violazione della quiete pubblica“. Se durante la partita gli ultras viola si erano fatti notare per il lancio di petardi e fumogeni (con l’arbitro che ha minacciato di sospendere la partita), nel post gara le responsabilità sono ancora tutte da accertare. Piuttosto adesso ci sarà da fare i conti con l’Uefa, che ha dimostrato in passato di non gradire intemperanze. Pare scontata una partita in trasferta vietata ai tifosi viola, oltre a una multa salata per il club. A Cipro contro l’Apoel, il 7 novembre, il rischio concreto è che non ci possano essere tifosi viola al seguito.
Ricardinho ucciso a colpi di pistola durante una sparatoria. Tragedia in Brasile, il mondo del calcio piange il giovane attaccante
Un’altra tragica notizia che scuote ilBrasileed il mondo del calcio. Nella notte Ricardo Emanuel Alcantara Paiva, noto come Ricardinho, è stato ucciso in una sparatoria avvenuta subito dopo l’ultima partita disputata con il suo Remo. Il giovane attaccante era appena rientrato dopo un lunghissimo stop per la rottura del legamento crociato.
Ricardinho ucciso a colpi di pistola: il calcio brasiliano piange il giovane attaccante – Il 22enne, stando alle ricostruzioni provenienti dal Brasile, era seduto su un marciapiede con due amici quando ad un certo punto è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola. I colpi sarebbero partiti da un’auto nera arrivata all’improvviso, per l’attaccante ed i suoi due amici non c’è stato nulla da fare. Il Remo ed il calcio brasiliano piangono così la scomparsa del calciatore.
Calcio brasiliano in lutto per Ricardinho: le ricostruzioni dal Brasile – Ricardinho è cresciuto nel Remo prima di essere mandato in prestito, a maggio era rientrato dopo la rottura del legamento crociato. Nelle ultime settimane aveva concluso la riabilitazione ed era tornato in campo dopo il lunghissimo stop. Sul più bello, a soli 22 anni, la sua vita è stata stroncata misteriosamente.
Il corpo senza vita del 43enne è stato trovato all’interno di un albergo nel centro del capoluogo sardo, con una ferita alla testa
Andrea Capone con la maglia del Cagliari – (Foto LaPresse)
L’ex calciatore del Cagliari, Andrea Capone, 43 anni, è stato trovato senza vita in un d’albergo nel centro del capoluogo sardo. Il corpo è stato rinvenuto nella mattina di oggi, domenica 29 settembre, a Palazzo Tirso: secondo le prime informazioni aveva una profonda ferita alla testa.
Trovato morto l’ex calciatore Andrea Capone – Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 e la polizia: la pista più accreditata in questo momento sembra quella della caduta accidentale, forse dalle scale, ma le indagini sono ancora in corso. Le forze dell’ordine stanno effettuando gli accertamenti per chiarire la causa della morte.Capone era cresciuto nelle giovanili del Cagliari, con cui ha raggiunto la Serie A, e ha giocato nel Sora, Treviso, Vicenza, Grosseto e Salernitana, e nella nazionale italiana under 20 nel 2001. Il prossimo gennaio avrebbe compiuto 44 anni.
Tafferugli alla fine del derby – foto Edgardo Genova – GenovaToday
Animi tesi in serata al termine della partita tra Genoa e Sampdoria, intervenute le forze dell’ordine in tenuta anti sommossa e con i mezzi blindati: usati idranti e lacrimogeni
Animi tesi e ancora scontri al termine del derby tra Sampdoria e Genoa, terminato con la vittoria dei blucerchiati ai calci di rigore dopo il pareggio 1-1 nei novanta minuti con botta e risposta tra Pinamonti e Borini. Guerriglia nei dintorni dello stadio con i tifosi che cercano gli scontri e polizia e carabinieri in tenuta anti sommossa con i mezzi blindati a garantire la sicurezza. Tutti gli aggiornamenti dai nostri inviati sul posto.
Tafferugli in corso De Stefanis – Poco prima della fine del match si sono infatti registrati nuovi tafferugli nella zona di corso De Stefanis a Marassi tra alcune frange di tifosi che hanno cercato il contatto. A incendiare gli animi l’esposizione da parte dei genoani, nel corso della partita, di alcuni striscioni sottratti nella sede della tifoseria blucerchiata nei mesi scorsi. Un gesto che aveva fatto salire la tensione tra gli ultrà. Gli striscioni esposti sono stati ribaltati in segno di spregio e dalla gradinata sud è arrivata la risposta con un altro drappo che recitava ‘Via Armenia 5 infami!‘, con riferimento a una delle storiche sedi del tifo rossoblu.
Derby, scontri e diversi feriti – Poliziotti e carabinieri in tenuta anti sommossa sono intervenuti e hanno anche sparato i lacrimogeni per separare i gruppi di contendenti. Ci sarebbe un ferito, soccorso da un’ambulanza, secondo quanto appreso dal nostro inviato sul posto si tratterebbe di un agente. La situazione però continua a essere tesa anche ben oltre la mezzanotte, con frange di tifosi a cercare lo scontro e le forze dell’ordine impegnate a respingere gli assalti anche in via Tortosa e via Del Piano. Il bilancio dei feriti è poi salito e sarebbero circa una quindicina le persone rimaste contuse. I mezzi blindati della polizia hanno attivato gli idranti ed è partito un fitto lancio di lacrimogeni per respingere frange di violenti a volto coperto e armati di spranghe e bastoni e intervenire negli scontri in corso nella zona tra via Canevari e via Bobbio di fronte allo stadio Luigi Ferraris.
Disordini tra via Tortosa e via Del Piano – Imponente, infatti, il presidio e lo sforzo organizzativo messo in campo da prefettura e questura, oltre ai mezzi blindati per tutta la sera anche l’elicottero ha presidiato la zona. Tante anche le squadre delle pubbliche assistenze presenti sul posto, diverse persone, come detto, sono state medicate. Qui sotto il video della situazione intorno a mezzanotte.
Le strade chiuse (poi riaperte) – Diverse strade sono state chiuse per motivi di sicurezza a partire dalle ore 23: ponte Serra, via Bobbio-Canevari in direzione mare, via Invrea, corso Buenos Aires e corso Torino in direzione levante e via Tolemaide. Intorno all’una meno dieci chiuso anche largo Giardino in direzione corsoMonte Grappa e via Montaldo.
Verso l’1,30 sono state riaperte largo Giardino, via Invrea, via Tolemaide, corso Buenos Aires e corso Torino. Verso le 2,30 la viabilità intorno allo stadio è infine tornata regolare.
Pomeriggio di tensione: cosa è successo – Pomeriggio di tensione a Genova e scontri nei pressi dello stadio, ampio dispiegamento di forze dell’ordine, dalla questura hanno spiegato che “il dispositivo di ordine pubblico, avviato fin dalla decorsa notte, è intervenuto, poco prima delle 14, per un tentativo di contatto tra le opposte tifoserie, all’altezza di ponte Serra, a margine del movimento dei tifosi per la predisposizione delle coreografie e degli striscioni all’interno dello stadio. L’intervento immediato dei reparti inquadrati, che si sono frapposti, ha respinto i due gruppi ed evitato il contatto tra tifosi. La situazione è rientrata e intanto sono state predisposte le interdizioni viabili connesse all’evento“, conclude la questura.
Derby ad alta tensione, scontri tra tifosi a Marassi
Tafferugli tra ponte Serra e via Moresco: petardi, spranghe e lanci di oggetti. Maxi controlli in vista del match alle 20.45 al Ferraris
Scontri tra tifosi nel primo pomeriggio a Marassi, nella zona della stadio. È una giornata ad altissima tensione in vista del derby Genoa-Sampdoria in programma questa sera al Luigi Ferraris dopo gli episodi registrati negli scorsi giorni che fanno temere un’escalation di violenza.
Decine di persone hanno partecipato a tafferugli tra via Moresco, ponte Serra, piazza Romagnosi e piazza Carloforte. Le opposte fazioni hanno cercato il contatto con esplosiviefumogeni, sprangheelanci di oggetti come cartelli stradali, sedie e tavolini. Sul posto diversi mezzi blindati di polizia e carabinieri che si sono frapposti e hanno cercato di disperdere la folla.Un poliziotto è rimasto contuso ma ha rifiutato il trasporto in ospedale.
Proprio previsione di questo scenariomolti negozi del quartiere oggi hanno deciso di abbassare le serrande: “A causa dei recenti casi di violenza avvenuti tra tifosi, molti commercianti oggi chiuderanno anticipatamente le proprie attività rispetto all’orario usuale di chiusura, al fine dievitare, in caso di scontri, danni e pericoli per i propri clienti – scrive il Civ Nel cuore di Marassi -. Non neghiamo che il danno commerciale ed economico sarà alto, ma la situazione impone delle scelte. Auspichiamo che non accada nulla e che vinca il senso civico, il rispetto e la sportività”.
Oltre alla chiusura delle strade interessate dagli scontri, la polizia locale ha anticipato le altre “normali” deviazioni del traffico veicolare nei dintorni dello stadio Ferraris.
Le misure – Tra le decisioni prese quella di chiedere a Genoa e Samp la presenza in numero massimo degli steward per la gestione dei controlli all’ingresso.
Ma poi saranno le forze dell’ordine a gestire gli afflussi e i deflussi per e dallo stadio nella giornata di oggi. E solo l’elenco dei partecipanti al tavolo tecnico di oggi rende l’idea del profilo di “alto rischio” assegnato al derby.
Sbarramenti e maxi controlli – In città sono stati previsti sbarramenti delle forze dell’ordine con tanto di alari (le grate alte quasi 3 metri) utilizzati per le manifestazioni ad alto rischio non solo di tipo sportivo, ma – a quanto si apprende – non saranno utilizzati preventivamente durante il match. Saranno invece montati solo in caso di disordini. In tutto gli uomini delle forze dell’ordine in campo saranno circa 350.
Saranno potenziati al massimo i servizi dinamici e in generale i presidi di vigilanza, anche presso le sedi di ritiro delle squadre. Il monitoraggio dall’alto sarà garantito da un elicottero dell’ottavo Reparto Volo della Polizia di Stato di Firenze.
Cancelli aperti in anticipo – Per facilitare le operazioni di afflusso dei tifosi, i cancelli vengono aperti dalle 18, una volta completate le coreografie e le conseguenti operazioni di bonifica e messa in sicurezza dell’impianto. La questura invita le tifoserie a giungere allo stadio con il massimo anticipo.
Il timore per gli striscioni rubati – Fondamentale per evitare una situazione fuori controllo sarà il controllo degli striscioni che saranno esposti al Ferraris. E’ noto infatti che la tensione tra le due tifoserie è altissima dopo i fatti del 5 maggio con i tafferugli in piazza Alimonda. In quell’occasione alcuni ultras doriani avevano rubato uno striscione agli avversari mentre i la gran parte dei tifosi rossoblù era in trasferta e i leader ‘daspati’ erano appunto a firmare.
La reazione dei genoani, poche ore dopo era stata altrettanto ‘oltraggiosa’ nel codice delle tifoserie, con l’ingresso nel club Ultras Tito di ponte Carrega e il furto di alcuni striscioni storici. Il timore è quello che gli striscioni rubati possano essere esposti e magari bruciati al derby. Sarebbe una vera e propriadichiarazione di guerra che tutti oggi vorrebbero evitare. È chiaro i controlli su quello che entrerà – o è già entrato – allo stadio – saranno decisivi per contenere problemi di ordine pubblico. A questo stanno lavorando da settimane gli agenti della Digos.
Un episodio sconvolgente durante una partita di un campionato dilettante
La partita di calcio tra San Pancrazio e Bagnacavallo giocata nel pomeriggio di domenica 15 settembre, valido per il campionato di calcio di Prima categoria, è stato teatro di violenza folle e ingiustificata tra i tifosi delle due compagini. Ci troviamo aRavenna, in una partita di prima categoria, campionato puramente dilettantistico, i tifosi di San Pancrazio e Bagnacavallo squadre di due frazioni del ravennese, si sono scontrati durante il match. Spranghe e mazze, un giovane è ricoverato in media gravità all’ospedale. La rivalità tra le due squadre è nota, molto spesso la violenza nel calcio sfocia anche nelle serie minori.
Cinquanta ultras – Ben cinquanta ultras si sono presentati al campo sportivo, non solo per sostenere la propria squadra, ma soprattutto per dare vita a una rissa senza regole con la tifoseria avversaria. Sassi, bastoni e mazze. Le due fazioni si sono scontrate mentre sul rettangolo di gioco il match si stava svolgendo. Per riportare la calma è stato necessario l’intervento dei reparti di più forze dell’ordine: polizia di stato,polizia locale, carabinieri e finanza. C’è stato anche l’intervento dei sanitari, un giovane ultrà del San Pancrazio è stato trasferito in ospedale. I carabinieri hanno già individuato alcuni protagonisti della maxi rissa denunciandoli. Le indagini stanno proseguendo.
Le condanne – «In seguito ai fatti accaduti all’esterno del recinto di gioco, la società San Pancrazio comunica che si dissocia da qualsiasi tipo di condotta violenta e non rispettosa nei confronti altrui. Ci dimostreremo totalmente disponibili a collaborare con le forze dell’ordine per la giusta riuscita delle indagini», afferma la società che ha ospitato la contesa in un comunicato. Sull’episodio si è espressa anche la Lega Nazionale Dilettanti: «Il Presidente Simone Alberici, l’intero Consiglio del Comitato Regionale Emilia Romagna Figc Lnd e la Delegazione Provinciale di Ravenna condannano senza appello i gravi episodi di violenza verificatisi all’esterno dell’impianto in occasione della gara tra San Pancrazio e Bagnacavallo, valevole per il campionato di Prima Categoria. Fatti del genere, deprecabili e da stigmatizzare con forza in ogni loro declinazione, nulla ha a che fare con il mondo del calcio dilettantistico, né tanto meno con quello dello sport».
Non mancheranno, ovviamente, anche i Daspo: «Ho chiesto al questore e al comandante dei carabinieri. di essere inflessibili. Si procederà sicuramente con i Daspo. Ci vuole il pugno duro, questi fatti sono gravi e inconcepibili». È quanto detto dal Prefetto Castrese De Rosa.
Cagliari-Napoli è stata interrotta al 27′ pt, dopo che si sono verificati scontri tra tifosi.
In particolare ci sono stati deilanci di oggetti fra gruppi delle opposte tifoserie e sul terreno di gioco (in particolare dei petardi e dei fumogeni, che sono finiti nell’area di rigore della squadra di casa).
Uno steward che avrebbe cercato di frapporsi sarebbe uscito malconcio da questa situazione. La partita è ripresa dopo otto minuti di interruzione.
Ci sono stati momenti di forte tensione dopo i lanci di fumogeni partiti dal settore dei tifosi del Napoli contro la curva sud del Cagliari, non quella degli ultrà ma occupata anche da famiglie. Gli ultras napoletani hanno provocato e insultato i cagliaritani con striscioni raffiguranti pecore e la scritta Bee. Anche dalla curva nord, dove ci sono i sostenitori più ‘accesi‘ della squadra di Nicola sono poi stati lanciati fumogeni in campo, nell’area occupata dal portiere del Cagliari Scuffet.
Uno steward del Cagliari, in servizio nella curva Sud, è rimasto ferito dopo una colluttazione con un tifoso di casa che, per rispondere al fitto lancio di petardi e fumogenida parte dei tifosi ospiti, che occupano il settore proprio adiacente alla curva sud, ha tentato di raggiungere il settore ospiti con un’asta in mano. La partita è poi ripresa, dopo gli appelli dello speaker, e dopo che il capitano del Napoli Di Lorenzo ha tentato di calmare i suoi tifosi, entrati allo stadio, non si come, con aste, petardi, fumogeni e bandierine raffiguranti pecore vestite di rossoblù e la scritta “beee“. Solo dopo la ripresa del gioco, la polizia in tenuta antisommossa è entrata in campo e sta vigilando davanti al settore ospiti.
Il campionato turco di calcio è stato nuovamente teatro di violenza, con un nuovo episodio in occasione di un match di Super Lig. Protagonista il Fenerbahce, suo malgrado non per vicende che hanno a che fare con il gioco in campo. Durante la partita tra il Goztepe e la formazione di Istanbul,il presidente del club, Ali Koc, è stato vittima di un’aggressione.
L’incidente si è verificato al 60° minuto, quando Ali Koc, che ha recentemente scelto Jose Mourinho come nuovo allenatore della squadra, è sceso a bordo campo per cercare di risolvere alcuni problemi relativi all’ingresso dei tifosi.
La situazione è degenerata rapidamente: mentre attraversava il campo, Koc è stato colpito in pieno volto da una bottiglia d’acqua lanciata dagli spalti. Ma non è finita qui. Durante il suo tragitto, il presidente del Fenerbahce è stato anche spintonato da un uomo che indossava un pass del Goztepe. L’aggressore è stato prontamente arrestato, ma l’episodio ha aggiunto ulteriore tensione a una partita già carica di emozioni. L’aggressione a Koc, che fortunatamente non ha riportato ferite gravi, è avvenuta in un contesto di grande frustrazione per i tifosi del Fenerbahce, che martedì scorso avevano assistito all’eliminazione della loro squadra dalla Champions League per mano del Lille. Il pareggio per 2-2 ottenuto contro il Goztepe ha ulteriormente acceso gli animi e la rabbia dei tifosi si è riversata sul presidente del club.
Nonostante la gravità dell’accaduto, l’arbitro ha deciso di far proseguire la partita, mentre le forze dell’ordine si sono posizionate a bordo campo per garantire la sicurezza. Le immagini dell’aggressione hanno fatto il giro del mondo, suscitando condanne unanimi e sollevando interrogativi sulla gestione della sicurezza negli stadi turchi. Ora toccherà alla Federcalcio turca decidere le sanzioni disciplinari per il Goztepe dopo l’episodio e quali misure verranno adottate per prevenire ulteriori incidenti.
È accaduto durante il match del torneo di calcio maschile delle Olimpiadi 2024
Schiaffi, spintoni, lancio di oggetti. Si è chiusa con una rissa tra calciatori e componenti delle panchine la partita tra Francia e Argentina nei quarti di finale del torneo olimpico di calcio a Bordeaux. Il match, vinto dalla Francia con un 1 a 0 grazie al gol di Mateta al 5′ del primo tempo, era caratterizzato da una palpabile tensione sin dalla vigilia, dovuta anche ai cori razzisti della nazionale maggiore contro i francesi durante la Coppa America. Cori che avevano preso di mira in particolare Kylian Mbappé, con la Fifa che ha poi annunciato un’indagine. Al fischio finale della partita di oggi, la tensione è esplosa in una rissa con schiaffi e spintoni da entrambe le parti. La situazione è poi degenerata ancora di più quando è partito il lancio di oggetti in campo, con diversi giocatori e membri dello staff che hanno tentato di fuggire verso il tunnel degli spogliatoi. Nonostante il caos, alcuni calciatori francesi sono poi tornati in campo per festeggiare la qualificazione alle semifinali con il pubblico. Già all’ingresso dei giocatori sudamericani e durante il riscaldamento, erano partiti i fischi dal pubblico, così come durante l’inno argentino.
La finale inizia con oltre un’ora di ritardo per i disordini avvenuti vicino allo stadio con tanti tifosi feriti. Messi esce malconcio al 66′. Ci pensa l’interista, subentrato. L’Albiceleste vince per la 16ª volta il trofeo
Se c’è qualcuno che sa prendersi rivincite, personali e sportive, quello è Lautaro Martinez. Il conto aperto lasciato con la nazionale lo scorso Mondiale per via di una caviglia malconcia l’ha chiuso definitivamente nella serata di Miami con il gol al 112’ che condanna la Colombia (1-0 d.t.s) ad una sconfitta che ferma la serie positiva a 28 partite, l’ultima proprio contro gli argentini. Il Toro segna ancora da subentrato per la terza volta nel torneo e si guadagna il titolo di capocannoniere con cinque gol, tirando un gancio dritto al volto agli ultimi detrattori che gli rimproveravano una scarsa vena realizzativa nelle partite che contavano. In una serata cominciata con oltre un’ora di ritardo per via dei disordini al di fuori dell’Hard Rock Stadium, che hanno portato a risse e caos tra i tifosi, l’Argentina conquista la seconda Coppa America consecutiva, calando il tris di trofei in fila (in mezzo il Mondiale 2022) che vale un record assoluto per una sudamericana. Il tutto senza Messi, uscito in lacrime al 66’ per una botta alla caviglia. Alla Colombia l’orgoglio di aver fatto un percorso straordinario dopo 23 anni: i Cafeteros giocano meglio il primo tempo ma calano drasticamente nei supplementari, con James che non incide. Scaloni costruisce l’azione della vittoria con i cambi: Paredes recupera palla, Lo Celso imbuca, Lautaro è glaciale davanti a Vargas. Argentina campione.
DISORDINI – La partita inizia con oltre un’ora di ritardo a causa di problemi di ordine pubblico al di fuori dell’Hard Rock Stadium di Miami. Diversi tifosi colombiani hanno provato a varcare i cancelli dell’impianto senza biglietto, scavalcando le recinzioni e venendo inseguiti dai poliziotti. Altri hanno provato ad intrufolarsi tramite i sistemi di ventilazione esterni dello stadio, scatenando il panico e creando un parapiglia di tifosi di entrambe le tifoserie, ammassati contro i cancelli. Alcuni di questi sono rimasti feriti: dalle immagini si intravedono ultras colombiani ricoperti di sangue dopo essere stati fermati dalle forze dell’ordine con la forza.
More people getting into the game through… what??? The vent??
PARTITA – Lautaro ancora in panchina, Julian-Messi la coppia d’attacco per Scaloni, che si affida ai migliori nel 4-4-2. Di Maria alla sua ultima gara con la casacca Albiceleste. Colombia senza il terzino destro Munoz, squalificato e sostituito da Santiago Arias. È proprio lui il più attivo dei Cafeteros, spaventati dopo 30’’ da un destro ravvicinato di Julian ma subito pronti a reagire con un palo in girata di Cordoba su invito proprio di Arias al 6’. I ritmi sono forsennati, con la nazionale di Lorenzo che prende l’iniziativa costringendo l’Argentina a chiudersi e giocare di ripartenza. James disegna calcio, Messi fa un lavoro più di raccordo e al 20’ ha sul sinistro la palla del vantaggio: Di Maria lo serve al limite ma il tiro di Leo viene smorzato goffamente da Julian. La Colombia gioca meglio ed è più coraggiosa, anche da fuori area: al 33’ un bolide di Lerma, match-winner nella semifinale contro l’Uruguay, fa svegliare il Dibu Martinez che vola e mette in angolo. Stessa situazione al 40’: botta di Rios rasoterra, il Dibu blocca. L’Argentina si fa vedere nel recupero di primo tempo con il colpo di testa di Tagliafico, terminato fuori dallo specchio.
RIPRESA – Le squadre tornano in campo dopo circa mezz’ora per via dell’esibizione della famosa cantante colombiana Shakira, in pieno stile Superbowl con giochi di luce e coreografie. La Colombia ricomincia come aveva iniziato, sempre con Arias che dalla destra scarica un missile a fil di palo. L’Argentina risponde neanche un minuto dopo con Di Maria che calcia addosso a Vargas dopo una défaillance della difesa colombiana. L’Albiceleste va a fiammate e ragiona poco con la palla, i Cafeteros dominano nelle palle inattive: al 54’, dopo una torre da angolo, Sanchez non inquadra lo specchio da buona posizione. Di Maria è l’uomo in più di Scaloni, onnipresente in tutte le zone del campo e il più pericoloso: al 58’ incrocia il sinistro ma trova la gran risposta di Vargas. Poco dopo, serpentina e fallaccio ai suoi danni. Al 66’ parte una standing ovation dell’Hard Rock Stadium per Messi, costretto al cambio per un problema alla caviglia. La Pulce esce disperato in lacrime con le mani sul volto, al suo posto Nico Gonzalez. L’esterno della Fiorentina si illude di diventare l’eroe di serata al 76’, quando segna in spaccata ma per nulla. C’è fuorigioco di Di Maria al momento dell’assist. L’impatto di Nico è devastante e nel finale ha due occasioni clamorose: una all’88’ con una torre di testa non sfruttata dai compagni, l’altra nel recupero in una mischia da angolo, destro alto.
FINALE – James accusa stanchezza, come tutta la Colombia, ed esce all’inizio del primo tempo supplementare. Al suo posto l’ex Palermo Quintero. Gli argentini sono più freschi, complice un miglior impatto dei subentrati. Nico Gonzalez sciupa un’altra occasione gigante con un destro debole da dentro l’area che diventa facile preda per Vargas. Al 96’ Lautaro timbra il check-in alla partita al posto di Alvarez,fa poco fino al 112’, poi gli basta un pallone per fare la differenza e regalare la coppa all’Argentina. Lo Celso lo manda in porta, il Toro davanti a Vargas è glaciale col destro. Quinto gol del torneo, il terzo da subentrato, che gli vale il titolo di capocannoniere. La Colombia si riversa in avanti con confusione e cuore, ma alla fine abdica dopo 28 risultati utili consecutivi. L’ultima sconfitta risaliva proprio contro l’Argentina nelle qualificazioni per Qatar 2022. L’Albiceleste, dal canto suo, cala il bis dopo l’edizione del 2021,diventando la nazionale con più Coppa America (16) della storia, staccato l’Uruguay.
I banditi hanno chiuso la famiglia Baggio in una stanza e sono stati nell’abitazione di Altavilla Vicentina per 40 minuti: Baggio è stato colpito alla fronte dal calcio di una pistola
Roberto Baggio e la sua famiglia sono stati vittime giovedì sera di una violenta rapina mentre stavano guardando la partita Italia-Spagna valida per l’Europeo di calcio che si sta giocando in Germania.
L’incubo per il cinquantasettenne è iniziato verso le 22 quando una banda di almeno cinque persone, tutte armate, ha fatto irruzione nella villa del calciatore ad Altavilla Vicentina (ecco com’è la casa). Si tratterebbe di una banda di professionisti viste le modalità con cui hanno operato: il colpo potrebbe essere stato studiato nei minimi dettagli e la scelta di entrare in azione durante il match degli azzurri non sarebbe casuale.
La violenta colluttazione – Non appena i rapinatori sono entrati in casa, il «Divin Codino» ha tentato di affrontare uno di loro: dopo una brevissima colluttazione, il rapinatore lo ha colpito in fronte con il calcio di una pistola, provocandogli una ferita profonda, poi lui e i suoi familiari sono stati chiusi in una stanza. Intanto i malviventi hanno messo sottosopra ogni stanza rubando orologi, gioielli e denaro. Ancora non è possibile quantificare il bottino. Quando il calciatore ha capito che i rapinatori se ne erano andati ha sfondato la porta e ha chiamato i carabinieri.
A intervenire i militari della compagnia di Vicenza, che hanno ascoltato Baggio e i suoi familiari, oltre ad aver già acquisito tutte le immagini della videosorveglianza. Il campione è stato portato al pronto soccorso di Arzignano, dove è stato medicato con alcuni punti di sutura in fronte. Per gli altri familiari solo tanto spavento ma nessuno è rimasto ferito. Baggio è sposato da 34 anni con la moglie Andreina e la coppi ha tre figli: Valentina, Mattia e Leonardo.
Era classificata dalle autorità tedesche come la partita a più alto rischio della prima fase di Euro 2024. Ed ecco registrati dei tafferugli in quel di Gelsenkirchen, in Germania, in occasione del match atteso tra Serbia e Inghilterra in programma questa sera (ore 21), valido per il gruppo C degli Europei 2024 (comprendi di Danimarca e Slovenia ora in campo).
Un incrocio ad alta tensione e da tenere sott’occhio quello tra i tifosi inglesi e le migliaia di ultrà serbi giunti da Belgrado per sostenere la propria squadra. Al contrario di quanto espressamente desiderato dai protagonisti che scenderanno in campo alla Veltins-Arena, sono stati segnalati degli scontri violenti tra ultras di differenti divisioni presenti nella cittadina tedesca.
Secondo quanto raccolto da Sport Mediaset, degli hooligans avrebbero attaccato i tifosi della Nazionale dei Balcani a sorpresa, generando una rissa inaudita in pieno centro città. Nella fattispecie, si legge, sono volati mobili di un bar e bottiglie di vetro. Decisivo l’intervento di circa 50 agenti di polizia, anche se dagli scontri violenti ne sono usciti ferite ben due persone alla testa.
❌Ancora gravi scontri in Germania, questa volta a Gelsenkirchen. I protagonisti sono stati i tifosi della Serbia e dell’Inghilterra
Necessario l’intervento di oltre 50 agenti. Dalle prime ricostruzioni, inoltre, sono stati segnalati due feriti alla testa#Euro2024pic.twitter.com/7NiDjhZRVT
Non rilevate responsabilità individuali per materiale ritrovato
Sono stati rilasciati nella notte i circa 50 tifosi italiani fermati a scopo preventivo ieri prima di Italia-Albania a Dortmund partita d’esordio degli Europei di calcio.
Non è stato possibile ricondurre il materiale rinvenuto dalla polizia tedesca a terra (coltelli, bombe carta e passamontagna) alla responsabilità degli stessi.
I supporter dell’Italia sono ora liberi di circolare in Germania anche se gli è stato consigliato di tornare in Italia. Non è certo se alla base del loro progetto di entrare in contatto con i tifosi albanesi ci sia un collegamento tra bande di ultras e se si siano dati appuntamento tramite internet a Dortmund. Da un po’ di tempo al seguito degli azzurri si e’ manifestato un gruppo che si definisce ‘Ultras d’Italia‘, con radici territoriali che ha radici nel nordest ma anche al sud, in particolare a Catania, resosi responsabile di azioni dimostrative legate ad ambienti dell’estrema destra e di Casapound. Il calcio sarebbe solo una scusa ed una cassa di risonanza, tant’è che alcuni dei circa cinquanta tifosi fermati non avevano nemmeno il biglietto per assistere a Italia-Albania ieri sera allo stadio di Dortmund.
Paura del pre partita, la polizia ha prima usato lo spray al peperoncino contro l’aggressore, poi anche un’arma da fuoco
(reuters)
Allarme ad Amburgo, una delle dieci città tedesche scelte per le partite degli Europei. Nella città affollata di tifosi, in vista dell’incontro Polonia-Olanda, la polizia tedesca ha sparato a un uomo armato di un’ascia e con una molotov nei pressi della Reeperbahn. Lo riferisce l’agenzia Dpa, che in precedenza scriveva dell’uomo armato di piccone e molotov. Un portavoce della polizia ha confermato che l’uomo è stato colpito a una gamba da un agente, le sue condizioni sarebbero gravissime.
Prima dei fatti decine di migliaia di tifosi olandesi avevano sfilato per le strade del quartiere di St. Pauli, dove si trova la Reeperbahn. Le prime indicazioni suggeriscono che “non c’è alcun legame con il calcio“, ha detto il portavoce della polizia tedesca.
Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, l’uomo è uscito da un pub lungo una strada adiacente la Reeperbahn con l’ascia in mano, ‘esibita‘ in “modo minaccioso” agli agenti che gli avrebbero chiesto di posarla in terra. Al rifiuto, ha aggiunto il portavoce, lo hanno colpito alla gamba.
I tifosi saranno trattenuti negli uffici della polizia tedesca, probabilmente per 24 ore, in attesa di valutazione da parte della magistratura
Dalle strade di Dortmund allo stadio è un fiume rosso in vista della prima partita di Italia e Albania agli Europei di calcio in Germania. Dalle prime ore del pomeriggio è scattata la festa dei tifosi delle Aquile che hanno invaso le vie della città tedesca sventolando bandiere di ogni tipo e dimensione. Tantissime le auto albanesi in circolazione ‘vestite’ a festa, con musica ad alto volume e clacson a intermittenza.
Fermati 67 tifosi italiani – Clima festoso, anche se evidentemente qualcuno voleva rovinarlo: la polizia tedesca ha infatti fermato 67 italiani, prima che riuscissero a entrare in contatto con gli albanesi nei pressi di un ristorante. Sono stati trovati in possesso di coltelli, passamontagna e bombe carta. Passeranno le prossime 24 ore in cella, in attesa che il magistrato tedesco decida su di loro. L’ambasciata italiana in Germania, sta seguendo il caso.
In ogni caso, i tifosi azzurri sembrano in netta minoranza: non dovrebbero superare le 20.000 unità sugli spalti del Bvb Stadion contro le almeno 40.000 presenze albanesi. Una festa in piena regola quella albanese prima del match e che vede un po’ di sarcasmo da parte dei tifosi azzurri: «Fanno già festa, sembra che abbiamo già vinto ma questa sera – scherza Antonio, di Brindisi ma che da anni lavora in Germania – speriamo di farlgli noi la festa».
Tifosi italiani a Dortmund e anche nelle prossime partite dell’Italia all’Europeo che avranno a disposizione «Punto Italia», un consolato mobile con un’inedita collaborazione tra l’ambasciata d’Italia a Berlino e la Polizia di Stato per fornire un’assistenza consolare ancora più rapida ed efficiente a tutti i cittadini italiani che seguiranno la nazionale di Spalletti. «Un modo per portare vicino ai tifosi dei servizi – spiega l’ambasciatore italiano a Berlino, Armando Varricchio – che non soltanto possano risolvere problemi ma anche, con questi visibilità, rasserenare tutti, affichè i tifosi vedano che le istituzioni italiane sono presenti e ci siamo.Un modo per invogliare tutti a vivere questa serata come una vera festa. Portiamo il consolato in piazza, sulle strade».
Varricchio parla della partita e della festa anticipata dei tifosi albanesi: «Per loro è una prima assoluta, la prima partita dell’Albania agli Europei di calcio, per questo è un momento certamente storico per il loro Paese. Stasera ci sarà anche il premier Edi Rama e quindi mi farà molto piacere portare i saluti del premier Meloni; poi avremo una importante delegazione del governo italiano con il ministro dello sport e quello dell’Agricoltura e varie altre personalità qui presenti. Sensazioni sulla partita? Devo dire che siamo tutti molto contenti. Rispetto ai nostri amici albanesi noi abbiamo una abitudine e una tradizione e poi siamo i detentori del titolo, quindi è giusto avere la consapevolezza di essere forti».
L’indagine della Procura aveva ipotizzato un presunto stupro di gruppo che risale alla notte tra il 26 e il 27 marzo del 2022.
Il Palazzo di Giustizia a Milano (Image credits Depositphotos.com)
Mattia Lucarelli, figlio dell’ex attaccante Cristiano, e Federico Apolloni, i due giovani calciatori del Livorno accusati di violenza sessuale nei confronti di una studentessa americana di 22 anni, sono stati condannati a 3 anni e 7 mesi. Lo ha deciso il gup di Milano Roberto Crepaldi al termine del processo con rito abbreviato in cui ci sono altri tre imputati.
I due giocatori finirono agli arresti domiciliari nel gennaio 2023 e nel giugno successivo furono rimessi in libertà. L’indagine della Procura aveva ipotizzato un presunto stupro di gruppo che risale alla notte tra il 26 e il 27 marzo del 2022. Uno degli altri tre imputati è stato condannato a 2 anni e 8 mesi e gli altri due a 2 anni 5 mesi.
Uno dei due episodi di violenza sessuale contestati è avvenuto, secondo il giudice, con l’abuso delle condizioni di inferiorità in quanto la vittima – nei cui confronti è stata disposta una provvisionale di 150mila euro – aveva bevuto molto. Le motivazioni della sentenza saranno depositate in 90 giorni. I giovani imputati erano presenti alla lettura della sentenza e subito dopo hanno lasciato l’aula impietriti.
«Sono devastati perché sono dei ragazzi normali di 20 anni». Lo ha affermato l’avvocato Margherita Benedini, uno dei difensori dei cinque giovani. Il legale ha aggiunto di «non condividere» la sentenza precisando che il giudice ha dato «una ricostruzione diversa rispetto a quella della Procura».
Il pm Alessia Menegazzo, infatti, ha contestato la violenza sessuale per costrizione mentre il gup per induzione, ossia abusando della condizione di inferiorità della vittima che aveva bevuto molto.
È successo nella notte tra domenica e lunedì mentre tornavano a casa dalla trasferta di Le Havre: vittime dell’aggressione Moumbagna, Onana e Meité
Tre giocatori del Marsiglia sono stati aggrediti nella notte tra domenica 19 e lunedì 20 maggio mentre tornavano a casa con le rispettive automobili. I protagonisti della disavventura – per fortuna usciti illesi – sono Faris Moumbagna, Jean Onana e Bamo Meité. I calciatori stavano rientrando da Le Havre, dove avevano appena vinto nell’ultima partita stagionale.
LA RICOSTRUZIONE – Secondo le ricostruzioni delle autorità locali, i tre avrebbero sbagliato strada, finendo in un vicolo cieco dove i malviventi li avrebbero aggrediti per cercare di portargli via le vetture. Un proiettile ha raggiunto l’auto di Onana, mentre gli altri sono finiti su quella di Moumbagna; Meite, che era dietro di loro di qualche metro, non è stato preso di mira. Sembra che i calciatori siano riusciti a sfuggire al tentativo di aggressione e che siano in buona salute ma estremamente scioccati, così come il Marsiglia, che è in costante contatto con tutti i suoi giocatori e con le autorità competenti. Non sono però ancora stati rilasciati comunicati ufficiali.
Viaggiavano nella stessa direzione verso lo stadio olimpico di Roma
Ancora una volta il tratto aretino dell’A1 luogo di scontro tra tifoserie. Questa volta a incrociarsi sono stati gli ultras di Juve e Atalanta, entrambe squadre impegnate questa sera nella finale di Coppa Italia che si gioca alle 21 allo stadio Olimpico della capitale. Da un certo tratto in poi le strade delle due tifoserie si sono sovrapposte.
Secondo quanto riporta l’Ansa, sarebbero circa un centinaio gli ultras di Juventus e Atalanta coinvolti negli scontri che si sono verificati nel pomeriggio nel tratto toscano dell’A1, in provincia di Arezzo. I problemi maggiori, secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, si sono registrati nel territorio del comune di San Giovanni Valdarno. Le auto e i minivan dei tifosi dell’Atalanta si sono incrociati in un’area di parcheggio con tifosi bianconeri provenienti da Milano. Ne sarebbe nata una scazzottata, con lancio anche di oggetti, terminata all’arrivo della polizia. Alla vista della pattuglia, impegnata nei servizi di controllo, i sostenitori delle due squadre sono scappati lasciando per terra i segni degli scontri come bottiglie e lattine. Sono in corso le indagini per ricostruire con esattezza l’accaduto. Nell’area di servizio Arno, in provincia di Firenze, la presenza delle forze dell’ordine ha invece impedito il contatto tra le due tifoserie.
Il ds era con sua moglie in Veneto dopo partita col Cittadella
Il direttore sportivo del Bari, Ciro Polito, ha denunciato di esser stato aggredito da alcuni tifosi biancorossi mentre era con sua moglie in un autogrill a Occhiobello (Rovigo) di ritorno dal Veneto dopo il pari col Cittadella che complica la strada dei pugliesi verso la salvezza.
La notizia è confermata da fonti del club.
Sulla vicenda indagano le forze dell’ordine. Al vaglio degli investigatori anche i filmati della videosorveglianza. “La società biancorossa – si legge in una nota del club di Luigi De Laurentiis – condanna con forza quanto accaduto ad opera di ‘vigliacchi’ che nulla hanno a che vedere con il tifo barese e con lo sport. In attesa che la giustizia faccia il suo corso, quando la ragione lascia spazio alla violenza abbiamo già perso tutti“. Sempre ieri, toni accessi tra tifosi, dirigenti e giocatori anche nell’aeroporto di Bergamo, al rientro della squadra, con un battibecco tra uno storico ex capo ultras e un componente dello staff dirigenziale. Il video dell’accaduto è diventato virale sui social. Il Bari giocherà venerdì sera l’ultima gara stagionale al San Nicola contro il Brescia: la vittoria con i lombardi è l’unica chance per evitare la retrocessione diretta e sperare nei play out.
Feriti agenti e danneggiati mezzi delle forze dell’ordine
Scontri tra ultrà della Sampdoria e del Genoa e poi con la polizia questa sera a Genova.
Secondo quanto ricostruito un gruppo di tifosi blucerchiati, una ottantina, dopo la partita casalinga ha assaltato i rivali rossoblù che stavano seguendo la partita del Genoa impegnato a Milano in piazza Alimonda.
Le due tifoserie si sono scontrate per diversi minuti fino all’arrivo della polizia che ha provato a dividere i due gruppi. I tifosi della Sampdoria, però, si sono riorganizzati e hanno assaltato la polizia. Negli scontri hanno danneggiato alcuni mezzi e ferito diversi agenti. Sulla vicenda indaga la Digos che sta acquisendo le immagini delle telecamere di sorveglianza.
Pablo Ceppelini, attualmente all’Atletico Nacional, ha subito un’aggressione nel derby di Medellin contro il Deportivo Independiente, valido per la Categoría Primera Ade la Liga Dimayor colombiana. Mentre si apprestava a battere un calcio d’angolo, infatti, il calciatore è stato colpito alla testa da un oggetto lanciato dagli spalti, rivelatosi essere un coltello che è poi andato a conficcarsi nel terreno a bordo campo, come riporta One Football. Nonostante l’incidente, l’ex Cagliari è riuscito a rimanere in campo, commentando così l’accaduto al termine della gara: “È stato un calcio d’angolo negli ultimi minuti della partita. Mi piovevano addosso un sacco di oggetti, mi sentivo come se qualcosa mi esplodesse in testa, non sapevo cosa mi avesse colpito. Ho visto monete, bottiglie, accendini, di tutto. Lascio la responsabilità a Dimayor e alle autorità.
È un peccato perché il calcio è una festa, ma in questo genere di partite ci si è abituati. Abbiamo parlato con Wilmar Roldán, un arbitro molto conosciuto a livello internazionale: pensavamo che avrebbe sospeso la gara e che sarebbero state prese delle decisioni. Mancavano pochi minuti alla fine, ma giocare in quelle condizioni non fa bene al calcio. Non preoccupatevi, mi piace parlare più di calcio che di cose extra. Quando sono arrivato nello spogliatoio mi hanno detto che era un coltello. Non ne avevo idea”.
Rissa durante Arquatese-Viguzzolese under 17: quattro espulsi, insultata e aggredita la direttrice di gara salvata da un poliziotto in tribuna
Schiaffi e pugni tra giocatori e un’aggressione al direttore di gara, una giovane donna, Emily Biolatto, che ha preferito sospendere la partita e un dirigente è stato espulso fino al 2028. Teatro dell’accaduto è stato un incontro di calcio che si è trasformato in rissa al campo Garrone di Arquata Scrivia, nell’Alessandrino, durante il match tra Arquatese e Viguzzolese valido per il campionato provinciale Under 17 disputato il 14 aprile scorso.
L’episodio, come emerge dal comunicato del giudice sportivo di Alessandria, basato sulla relazione arbitrale, è nato da un fischio dell’arbitra, che ha visto la reazione del tecnico della Viguzzolese Corrado Grassano e una rissa in campo tra i giocatori e alcuni dirigenti delle due formazioni. A quel punto Guido Melotti, assistente di parte Viguzzolese, si era avvicinato con atteggiamento minaccioso all’arbitra, l’aveva insultata, accusandola per quanto stava accadendo, e le aveva stretto per qualche secondo il collo.
La dirigente di gara, soccorsa da un poliziotto in tribuna e da alcuni giocatori della squadra locale, aveva quindi sospeso l’incontro. I provvedimenti presi per i dirigenti sono di una squalifica fino a ottobre 2028 per Melotti e fino al prossimo novembre per Stefano Giommi dell’Arquatese, mentre l‘allenatore della Viguzzolese Grassano è stato interdetto fino a fine dicembre di quest’anno. Sono stati quattro i giocatori espulsi e uno di loro, dell’Arquatese, è stato squalificato per otto gare, gli altri tre, uno dell’Arquatese e due della Viguzzole.
Le forze dell’ordine hanno effettuato diverse cariche di alleggerimento per disperdere i facinorosi
Tensione allo stadio Arechi prima di Salernitana-Fiorentina
Problemi di ordine pubblico prima del fischio d’inizio di Salernitana-Fiorentina, allo stadio Arechi.
All’arrivo dei pullman della tifoseria ospite, un folto gruppo di salernitani ha provato a forzare un cordone della polizia.
Le forze dell’ordine da un lato hanno contenuto gli ospiti e, dall’altro, hanno respinto i sostenitori di casa, evitando il contatto. Le tensioni sono proseguite per una ventina di minuti con le forze dell’ordine che hanno dovuto esplodere diversi lacrimogeni nel piazzale della Tribuna per disperdere i facinorosi. Affettuate diverse cariche di alleggerimento per disperdere i facinorosi. Il bilancio è di dieci agenti feriti (sette medicati sul posto e tre in ospedale).
Curioso incidente alla vigilia della sfida di ritorno dei quarti di Champions. Centinaia di tifosi catalani, che si erano radunati fuori lo stadio per incitare i loro beniamini, hanno pensato che in arrivo fosse l’autobus ospite e lo hanno colpito, per fortuna senza conseguenze
La vigilia dell’attesa sfida di ritorno dei quarti di finale di Champions League tra Barcellona e Psg è stata caratterizzata da un curioso incidente. Lungo la salita al monte Montjuic, dove si trova lo stadio Olimpico, teatro della partita, si era radunata una marea di tifosi blaugrana per incitare i propri beniamini, in arrivo con il pullman della società, con cori, razzi, fumogeni e bandiere.
Lancio di pietre contro il pullman del Barcellona… per errore – L’inclinazione della strada e l’effetto dei fumogeni che ha ridotto molto la visibilità, però, non ha consentito di capire quale pullman fosse in arrivo. Per cui a un certo punto alcuni teppisti, pensando che in arrivo fosse la vettura che trasportava i giocatori del Psg, hanno lanciato alcuni oggetti contro il bus della loro stessa squadra per fortuna senza creare danni. La polizia è dovuta intervenire per ristabilire la calma. All’arrivo allo stadio il portiere di riserva del Barcellona Inaki Pena e l’attaccante Marc Guiu hanno puntualizzato così la vicenda: “Credo che pensassero che fosse l’autobus del PSG… Ci hanno tirato delle pietre“.
Milano, un genitore urla al giocatore “figlio di…” e lui, da poco orfano della mamma, esce dal campo e prende una spranga ma viene fermato dai compagni. I giocatori del Niguarda si rifugiano negli spogliatoi mentre fuori si scatena il finimondo
Qualche parola di troppo sugli spalti di un papà-tifoso nei confronti di un giocatore della squadra ospite, il calciatore stesso (B. per i compagni di squadra) che reagisce con un gestaccio rivolto all’adulto, quest’ultimo che corre verso la recinzione e offende volgarmente il ragazzo (“Figlio di…”) il quale furibondo (ha perso la mamma da poco) esce dal campo cercando il contatto fisico con quel genitore focoso. E poi il caos, fra urla, insulti, rissa. Conl’intervento delle forze dell’ordineper riportare la calma, dopo essere state chiamate dal direttore di gara che nel frattempo avevasospeso il match.
E’ la cronaca di una mattinata di ordinaria follia, non quella di una partita di fine campionato fra due squadre di medio-bassa classifica del campionato Allievi regionale under 18 (classe 2006). La partita è A.S.D. Niguarda-Nuova Usmate (rispettivamente undicesimae decima forza del campionato a due giornate dal termine): all’andata era finita 5-1 per i brianzoli, ieri i milanesi erano avanti 4-1 fin quando è successo il fattaccio. Il padre di un calciatore della squadra di casa usa parole poco eleganti nei confronti di un calciatore della Nuova Usmate il quale replica mostrando il dito medio.
Sembra finire qui, anche perché in campo non c’è partita e in tribuna nessuno vuol dare peso al diverbio, e invece la reazione prima del genitore (con pesantissime offese al ragazzo) e poi del giocatore della Nuova Usmate (che esce dal campo cercando il contatto fisico con l’adulto) fanno scoppiare il finimondo. Anche perché dal rettangolo verde, per difendere il padre, esce anche un giocatore del Niguarda, che però viene fermato dai suoi stessi dirigenti prima che possa far danni anche lui. L’arbitro osserva e tira fuoricartellini rossi ma la furia cieca dei protagonisti è irrefrenabile. Soprattutto quella del giocatore dell’Usmate che a stento viene trattenuto, perché quell’offesa alla mamma scomparsada poco proprio non gli va giù.
Urla, minacce, violenza. Secondo le testimonianze dei presentiil calciatore ospite prende anche una spranga ma per fortuna prima che possa colpire viene trattenuto dai suoi stessi compagni. Nel frattempo i giocatori del Niguarda si rifugiano negli spogliatoi mentre fuori c’è ancora tensione. Qualcuno si calma, anche grazie all’intervento dei dirigenti delle due società, ma a quel punto l’arbitro stesso, nell’impossibilità di proseguire il match prima fischia la fine anticipata e poi chiama la polizia che arriva quando per fortuna gli animi si sono calmati. Anche perché nel frattempo il genitore che aveva acceso la “miccia” era stato allontanato dal centro sportivo, anche per volontà di tutti gli altri papà e mamme presenti.
“Non se ne può più di questo personaggio (che evidentemente qualche “precedente” ce l’aveva), non deve più mettere piede qui”, il commento in coro di tanti presenti prima di tornare a casa. Nella speranza di dimenticare in fretta l’ennesima bruttissima domenica sui campi dilettantistici lombardi.