Sospetta ischemia cerebrale per l’ex allenatore di Roma e Lazio, colpito da un ictus già lo scorso ottobre
Zdenek Zeman – (Fotogramma/Ipa)
Zdenek Zeman ricoverato in terapia intensiva al policlinico Gemelli di Roma per sospetta ischemia cerebrale. L’ex allenatore di Lazio e Roma, 77 anni, avrebbe accusato un deficit di forza e un disturbo di produzione del linguaggio.
Le condizioni cliniche sono al momento stabili pur rimanendo in prognosi riservata. Già lo scorso ottobre, Zeman era stato colpito da un ictus che gli aveva causato un’emiparesi al braccio destro.
Zeman ricoverato al Gemelli – Per il mister boemo, ricoverato da questa mattina nella Stroke Unit del policlinico universitario capitolino, “vigile e collaborativo con i medici, sono in corso ulteriori accertamenti“ secondo quanto apprende l’Adnkronos da fonti qualificate.
Il quadro presentato è compatibile con ischemia cerebrale in pazienti con pregressa comorbidita cardiologica e pregresso ictus. E’ stata confermata terapia antiaggregante e anticoagulante. I suoi parametri sono monitorati costantemente: dovrà essere sottoposto a controlli cardiologici e neuroradiologici.
Il tecnico boemo, nato a Praga il 12 maggio 1947, aveva chiuso nel 2024 la sua ultima avventura in panchina con il Pescara per problemi al cuore.
Tra i primi messaggi di vicinanza al tecnico, quello del Pescara: “Lo sai mister, siamo sempre con te” si legge sul profilo X del club abruzzese.
Quest’anno l’influenza ha colpito 17 milioni di italiani, causando un aumento delle polmoniti, specialmente tra anziani e immunodepressi. Per il fenomeno non esistono dati ufficiali dell’Iss, ma secondo la ricostruzione fornita da La Stampa in Italia si stimano circa 150.000 ricoveri e 9.000 decessi per polmonite e anche il virologo Matteo Bassetti segnala un aumento delle infezioni virali e batteriche: «Così tanti casi in ospedale di persone, giovani e meno giovani, con forme di polmonite influenzale non ne avevo mai viste».
Di seguito il perché di questo aumento, quali sono i sintomi della polmonite e come prevenirla.
Influenza e polmonite, la relazione – Negli ultimi mesi si è registrato un aumento significativo dei casi di polmonite, tanto che molti medici hanno parlato di una situazione inedita negli ospedali italiani. Alla base di questo incremento ci sono diversi fattori, a cominciare dall’ondata influenzale che ha colpito circa 17 milioni di persone. Il picco è arrivato più tardi rispetto agli anni precedenti e ha trovato una popolazione con meno difese immunitarie, specialmente nei confronti del virus H3N2, che aveva circolato poco negli ultimi tempi. Questo ha facilitato l’insorgenza di complicazioni, tra cui la polmonite, sia di origine virale che batterica.
L’aumento dei casi– Un altro aspetto da considerare è l’invecchiamento della popolazione. Gli anziani, in particolare quelli sopra gli 85 anni, sono più esposti alle infezioni respiratorie, soprattutto se soffrono di malattie croniche come diabete o patologie cardio-respiratorie. In questi soggetti, un’influenza può facilmente degenerare in polmonite, con un rischio più alto di ricovero ospedaliero. A questo si aggiunge la bassa copertura vaccinale. Un ulteriore elemento da non sottovalutare è il miglioramento degli strumenti diagnostici. Oggi i medici sono in grado di individuare con maggiore precisione e rapidità le polmoniti, sia virali che batteriche, il che ha portato a un apparente aumento dei casi.
L’assistenza territoriale – Infine, c’è la questione dell’assistenza territoriale, che in Italia presenta ancora molte lacune. Secondo gli esperti, oltre l’80% delle polmoniti potrebbe essere trattato a casa, ma spesso ciò non avviene perché manca un servizio capillare di medici che possano visitare i pazienti a domicilio. Questo porta a un numero di ricoveri ospedalieri più alto del necessario, sovraccaricando le strutture sanitarie.
I sintomi, come riconoscerla – La polmonite è un’infezione polmonare che può iniziare con sintomi simili a quelli di un’influenza, ma poi peggiorare. I segnali più comuni sono febbre alta, brividi, tosse (secca o con catarro), difficoltà respiratoria e dolore al petto. Spesso provoca anche affaticamento, mal di testa e perdita di appetito. Negli anziani può manifestarsi con confusione mentale e sonnolenza, mentre nei bambini con difficoltà nell’alimentazione. La malattia può essere batterica, virale o atipica, e se non trattata può portare a complicazioni gravi. È fondamentale riconoscere i sintomi e rivolgersi al medico in caso di febbre persistente o problemi respiratori. Una diagnosi precoce aiuta a gestire meglio la patologia e a ridurre i rischi.
Il vaccino – I vaccini contro influenza e pneumococco potrebbero prevenire molte forme di polmonite, ma vengono utilizzati ancora troppo poco. La vaccinazione antinfluenzale, ad esempio, copre solo il 18,9% della popolazione, lasciando scoperti molti soggetti a rischio. Questo è un problema non solo per la salute individuale, ma anche per il sistema sanitario, che si trova a dover gestire un alto numero di ricoveri evitabili.
L’attore Gene Hackman e la moglie Betsy Arakawa trovati morti in casa
Gene Hackman con la moglie Betsy Arakawa
Eugene Allen Hackman, detto Gene (San Bernardino, 30 gennaio 1930 – Santa Fe, 26 febbraio 2025), è stato un attore e scrittore statunitense. Vincitore di due Oscar su cinque candidature, quattro Golden Globe (di cui uno alla carriera),due BAFTA, un Orso d’argento e molti altri premi.
A confermarlo, ai media statunitensi, è stato lo sceriffo della capitale del New Mexico
Gene Hackman e la moglie Betsy Arakawa agli Oscar e in una paparazzata che risale al 29 marzo 2024, foto da X
Gene Hackman e la moglie Betsy Arakawa sono stati trovati morti, insieme al loro cane, nella loro casa a Santa Fe, New Mexico. A confermarlo è stato lo sceriffo della contea ai media statunitensi. I corpi senza vita sono stati trovati poco dopo la mezzanotte di giovedì 27 febbraio. Al momento non sono ancora note le cause del decesso e non sarebbero stati trovati evidenti segni di violenza sui due e nell’abitazione.
L’attore aveva 95 anni, la moglie, una pianista, 63. Lo sceriffo Adan Mendoza non ha fatto ipotesi sulla causa di morte. Da circa 20 anni Hackman si era ritirato dalle scene: il suo ultimo film risale al 2005. Nel 2021 aveva accettato di essere fotografato da Jems L. Neibaur, che pubblicando lo scatto aveva spiegato: “Gene Hackman si è ritirato dal mondo della recitazione 17 anni fa, ma recentemente si è fatto scattare questa foto per mostrare che a 91 anni è vivo e sta bene, e vive in New Mexico. Va ogni giorno in bicicletta e rimane attivo e impegnato con hobby e amici”. Dal suo primo matrimonio con Fay Maltese, finito nel 1986 dopo quasi 30 anni,Gene ha avuto tre figli: Elizabeth, Cristopher e Leslie Ann.
Le ultime foto di Hackman risalgono, però, al 29 marzo 2024, si tratta di una paparazzata. L’attore era stato visto insieme alla moglie mentre faceva una passeggiata. I segni dell’età erano ben visibili sul suo volto.
La carriera di Gene Hackman – Il 30 gennaio scorso Hackman aveva compiuto 95 anni. Noto per il suo carattere solitario, ha recitato la prima volta in un film nel 1967 in “Bonnie e Clide“. Una carriera lunghissima costellata di grandi successi e due Oscar vinti. Il grande pubblico lo ricorda per le sue interpretazioni in “Senza via di scampo“, “Mississippi Burning – Le radici dell’odio”, “Lo spaventapasseri”, “Il braccio violento della legge“, “La giuria”, “Potere assoluto” e come non citare “Piume di struzzo” e “Frankenstein Junior”.
Candidato per ben quattro volte agli Oscar ne ha poi vinti due (con “Il braccio violento della legge” e “Gli spietati“), è stato poi premiato con quattro Golden Globe (di cui uno alla carriera), due BAFTA, un Orso d’argento e molti altri premi.
Lo Spid diventa a pagamento: Aruba è il primo provider a chiedere 6 euro all’anno
Aruba ha annunciato che il suoservizio Spid, finora gratuito, diventerà a pagamento a partire da maggio 2025. Gli utenti che desiderano rinnovare la propria identità digitale dovranno dunque pagare un canone annuale di 5,98 euro. La notizia è stata confermata dalla stessa azienda attraverso una comunicazione ufficiale inviata ai clienti via email.
Secondo quanto dichiarato da Aruba, l’introduzione di un costo per il rinnovo del servizio Spidè motivata dalla necessità di garantirne la sostenibilità economica e di supportarne l’evoluzione tecnologica. Questa decisione si inserisce in un contesto più ampio che riguarda il futuro dello Spid in Italia e il suo possibile passaggio a un modello a pagamento da parte di tutti i gestori.
L’ipotesi di uno Spid a pagamento si era già fatta strada a causa della mancanza di fondi governativi promessi nel 2023. Il governo aveva infatti previsto un finanziamento di 40 milioni di euro per sostenere il sistema per altri due anni, ma tale stanziamento non è mai stato finalizzato. Questo ha portato i gestori privati, come Aruba, a cercare soluzioni alternative per coprire i costi di gestione del servizio.
Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, ha più volte espresso una preferenza per la Carta d’Identità Elettronica (Cie)rispetto allo Spid, considerandola una soluzione più adatta per la digitalizzazione dell’identità a livello europeo. Il mancato finanziamento dello Spid potrebbe quindi essere interpretato come un segnale della volontà del governo di favorire la diffusione della Cie, spingendo gradualmente gli utenti verso questa alternativa.
Allo stato attuale si tratta comunque di speculazioni e la stessa decisione di Aruba, almeno ufficialmente, non è collegata ai fondi governativi. L’azienda ha sottolineato che il servizio è stato gratuito per sette anni e che il nuovo modello di pagamento si rende necessario per garantire la continuità e l’efficienza del sistema.
L’annuncio di Aruba solleva comunque interrogativi sul futuro dell’identità digitale in Italia e sulla possibilità che anche altri provider Spid possano seguire la stessa strada. Se il governo non dovesse intervenire con nuovi finanziamenti, è probabile che il servizio diventi a pagamento per tutti gli utenti, modificando radicalmente lo scenario attuale e spingendo sempre più cittadini verso l’adozione della Cie.
Al momento, non sono state annunciate variazioni per altri gestori di Spid, ma la decisione di Aruba potrebbe rappresentare un precedente significativo.
È bene comunque sottolineare la differenza tra i due servizi. Spid fa riferimento all’Agid(Agenzia per l’Italia Digitale), mentre Cie al ministero dell’Interno. L’infrastruttura nel primo caso è gestita dagli IdP (Identity Provider) che sono entità private o pubbliche, mentre nel secondo caso dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS).
I fornitori tecnologici (IdP) di Spid sono quindi più di uno, mentre quello di Cie è uno soltanto, IPZS. Ciò significa che è possibile avere una credenziale Spid per ogni IdP (quindi anche più di uno sullo stesso smartphone) mentre è possibile avere (ovviamente) una sola Cie.
Quest’ultima può essere richiesta solo in Comune, in presenza, anche perché è necessario rilasciare le impronte digitali del soggetto richiedente.
Lo Spid si può richiedere invece agli sportelli degli IdP (ad esempio quelli di Poste Italiane), oppure online in diverse modalità (con riconoscimento in call conference, con firma digitale, mediante Cie, solo per citarne alcuni).
Il costo di Spid varia in base all’IdP e alla modalità di riconoscimento (se in self-service con firma digitale o CIE, ad esempio, solitamente il costo è nullo), mentre il costo di CIE è 16.79 euro, a cui sommare i costi di segreteria decisi dal singolo Comune.
Entrambi i sistemi sono pronti per entrare nel wallet digitale europeo, un sistema comune di identità digitale già da tempo oggetto di dibattito, con posizioni non sempre convergenti rispettivamente alla tecnologia da utilizzare, agli appalti da assegnare, alle regole da definire.
In ogni caso, la palla passa adesso al governo Italiano, che dovrà decidere se finanziare nuovamente lo Spid o se se la transizione verso un modello a pagamento diventerà inevitabile.