
Il movimento #MeToo contro le molestie sessuali è la persona dell’anno di Time 2017. L’annuncio oggi su Time.com e la Nbc.

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Johnny Hallyday (nome d’arte di Jean-Philippe Smet; Parigi, 15 giugno 1943 – Marnes-la-Coquette, 6 dicembre 2017) è stato un cantante e attore francese.
Considerato tra i maggiori esponenti del rock del suo Paese, ha venduto oltre cento milioni di dischi.
articolo completo: http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/musica/2017/12/06/musica-e-morto-johnny-hallyday_c649d55c-86d4-4244-9dcb-2c6d7caa3e57.html
Johnny Hallyday è morto questa notte all’età di 74 anni. Da circa un anno alla rockstar idolo di generazioni di francesi era stato diagnosticato un cancro ai polmoni. Ad annunciarlo, poco prima delle tre del mattino, è stata la moglie Laeticia Hallyday.
“Johnny Hallyday è andato via. Scrivo queste parole senza potervi credere. E tuttavia è proprio così. Il mio uomo non c’è più, ci ha lasciati questa notte così come ha vissuto lungo tutto il corso della sua vita, con coraggio e dignità”

Giuseppe Demasi 26 anni, Rosario Rodino’ 26 anni, Bruno Santino 26 anni, Antonio Schiavone 36 anni, Rocco Marzo 54 anni, Angelo Laurino 43 anni, Roberto Scola 32 anni.
Fiamme nell’acciaierie della ThyssenKrupp, a Torino. 7 operai sono morti investiti da un incendio provocato dalla fuoriuscita di olio idraulico Gli operai si trasformano in torce umane, l’ultima delle vittime muore dopo 24 giorni di agonia. E’ il piu’ grave incidente degli ultimi anni.

Pubblicato il 22/11/2017 – di: LODOVICO POLETTO
articolo: http://www.lastampa.it/2017/11/22/cronaca/dentro-la-thyssen-AF04goXQzwO0CjpbCrnWRO/pagina.html
Dieci anni fa il rogo nello stabilimento siderurgico torinese: morirono sette operai. Per la prima volta dopo la chiusura siamo entrati lì dove lavoravano in 500. Resta solo degrado e un senso di giustizia negata: i manager tedeschi condannati non hanno scontato un giorno di carcere
Video e articolo : http://www.lastampa.it/2017/11/22/cronaca/dentro-la-thyssen-AF04goXQzwO0CjpbCrnWRO/pagina.html
“Non voglio morire! Non voglio morire!”. Le grida degli operai della Thyssenkrupp, divorati dalle fiamme la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, risuonano nitide nella registrazione della telefonata al 118. “C’è stato un incendio. Abbiamo cercato di spegnerlo: senza riuscirci, senza niente. I ragazzi sono bruciati”, urla chi chiama i soccorsi. Quei lamenti, quegli strilli di dolore, quelle richieste disperate d’aiuto sembrano riecheggiare ancora adesso nel capannone dello stabilimento siderurgico torinese.


Da tre anni, in corso Regina 400, vanno avanti le operazioni di pulizia e di messa in sicurezza. Gli addetti ai lavori hanno lavato i pavimenti, smontato i carroponti, chiuso la maggior parte delle buche che una volta ospitavano le macchine. Tutto è stato smaltito, tutto è stato venduto. Compreso l’impianto di laminazione della linea 5, che otto mesi fa è stato portato via.

Lì, dove quella notte si è consumato il dramma, ci sono le transenne. L’area è stata recintata. Ma per vedere i segni delle fiamme basta alzare lo sguardo alle pareti, ai tubi. Impossibile non sentire l’odore di olio bruciato. E’ intenso. Impregna i vestiti. Impossibile mandarlo via. Com’è impossibile cancellare quella tragedia, non nominarla quando si parla della “fabbrica dei tedeschi”. “Il 90% dei manager è cambiato”, spiegano dalla multinazionale. “Stiamo lavorando per andare avanti bene, per migliorarci. La maggioranza di noi è nuova. Ma, anche chi non c’era, non può non fare i conti con quello che è successo dieci anni fa”. continua a leggere