Razzismo sui campi da calcio, ancora una volta. L’Academy del Queens Park Rangers,storico club di Londra, ha deciso di ritirare la sua squadra under 13 dalla Winter Cup, il torneo internazionale che si è svolto a Trezzano sul Naviglio nel weekend.
Il motivo: un calciatore della squadra britannica ha ricevuto insulti razzisti durante il match disputato contro i pari età della Virtus Verona. Un gesto che non è stato “registrato” né dall’arbitro né dagli organizzatori del torneo.
Il ritiro dal torneo – Domenica pomeriggio la decisione, pubblicata sui social network ufficiali del Queens Park Rangers: “Il club ha preso la decisione di ritirare i suoi giocatori dalla Winter Cup. Questa misura è stata adottata dopo che uno dei nostri giocatori under 13 è stato vittima di insulti razzisti da parte di un giocatore della squadra avversaria al termine della nostra partita di sabato. Nonostante la qualificazione alla fase successiva, il club ha deciso di non proseguire la propria partecipazione”. Squadra e staff sono tornati a Londra domenica sera.
Tolleranza zero verso le discriminazioni – Sempre ai social del QPR è affidato il commento di Alex Carroll, direttore Academy: “È deplorevole trovarsi in una situazione del genere. Esporre i nostri giovani a tornei in diversi Paesi può essere enormemente benefico per il loro sviluppo. Tuttavia, abbiamo una politica di tolleranza zero verso ogni forma di discriminazione e adotteremo sempre le misure necessarie per proteggere i nostri giocatori. Siamo incredibilmente orgogliosi del modo in cui i nostri ragazzi hanno gestito una situazione molto difficile”.
La Strikers Agency, organizzatrice della Winter Cup, ha espresso solidarietà al Queens Park Rangers, confermando la decisione degli inglesi di ritirarsi. “Condanniamo fermamente l’episodio di razzismo avvenuto nella giornata di ieri”, si legge in una nota diffusa domenica pomeriggio: “Sosterremo sempre l’uguaglianza nello sport e nella società”.
La FA collabora con le autorità per rintracciare gli abusatori – Le leonesse smettono di inginocchiarsi dopo gli attacchi
Jess Carter dell’Inghilterra applaude i tifosi dopo la vittoria nei quarti di finale contro la Svezia a Euro 2025. Fotografia: Harriet Lander/The FA/Getty Images
L’Inghilterra ha condannato il “veleno online” degli insulti razzisti rivolti al difensore Jess Carter durante il campionato europeo in Svizzera e ha affermato che avrebbe smesso di inginocchiarsi prima delle partite perché “il calcio deve trovare un altro modo per combattere il razzismo“.
“Fin dall’inizio del torneo ho subito molti insulti razzisti“, ha scritto il difensore 27enne su Instagram. “Sebbene creda che ogni tifoso abbia diritto alla propria opinione su prestazioni e risultati, non sono d’accordo né ritengo sia giusto prendere di mira qualcuno per l’aspetto fisico o la razza. Di conseguenza, prenderò le distanze dai social media e lascerò che sia la squadra a occuparsene“.
Carter ha ricevuto un ampio sostegno, in particolare dalle sue compagne di squadra. In una dichiarazione collettiva, le Lionesses hanno dichiarato: “Rappresentare il nostro Paese è il più grande onore. Non è giusto che, mentre lo facciamo, alcune di noi vengano trattate in modo diverso semplicemente a causa del colore della pelle. Finora abbiamo scelto di inginocchiarci prima delle partite. È chiaro che noi e il calcio dobbiamo trovare un altro modo per contrastare il razzismo. Abbiamo concordato, come squadra, di rimanere in piedi prima del calcio d’inizio di martedì“.
La dichiarazione aggiunge: “I responsabili di questo veleno online devono essere ritenuti responsabili“.
Lotte Wubben-Moy si è spinta oltre, annunciando anche la sua decisione di abbandonare i social media. In una dichiarazione, il difensore dell’Arsenal ha dichiarato: “Un altro torneo si sta svolgendo in cui assistiamo agli stessi disgustosi abusi razzisti. È inaccettabile che chiunque sia vittima di questo o di qualsiasi altro tipo di abuso. Il problema va oltre lo sport. Ma cosa si sta facendo al riguardo? Proprio sulle piattaforme su cui pubblichiamo? Non continuerò a alimentare la stessa piattaforma che consente abusi senza conseguenze“.
Parlando della decisione delle Lionesses di smettere di inginocchiarsi, Lucy Bronze ha detto: “È stata una decisione presa dal gruppo – ovviamente da alcuni individui più che da altri. Credo che sia semplicemente il fatto che ci sentiamo un collettivo: il messaggio è forte come una volta? Sta davvero colpendo duramente? Perché a noi sembra che non sia così, se queste cose accadono ancora alle nostre giocatrici nei tornei più importanti della loro vita“.
Jess Carter (in prima fila, seconda da destra) si schiera con le sue compagne di nazionale inglese prima del quarto di finale di Euro 2025 contro la Svezia. Fotografia: Harriet Lander/The FA/Getty Images
“Si tratta di lanciare un’altra dichiarazione per dire, sapete, che è qualcosa che è ancora un problema, qualcosa che deve essere ancora sistemato. C’è ancora molto da fare nel calcio, molto da fare nella società, cosa significhi esattamente in questo momento, come singolo individuo, non lo so esattamente. Ma è qualcosa su cui noi collettivamente, come squadra e come federazione, vogliamo lavorare, vogliamo apportare dei cambiamenti. Questo è un piccolo passo per cercare di creare un altro cambiamento.”
La Football Association sta collaborando con le autorità per rintracciare i responsabili dell’attacco a Carter. L’amministratore delegato, Mark Bullingham, ha dichiarato: “Non appena siamo stati informati degli abusi razzisti subiti da Jess, abbiamo immediatamente contattato la polizia britannica. Sono in contatto con la piattaforma social di riferimento e stiamo collaborando con la polizia per garantire che i responsabili di questo crimine d’odio vengano assicurati alla giustizia“.
Purtroppo, non è la prima volta che ciò accade a un giocatore inglese, quindi abbiamo adottato misure che ci consentono di intervenire rapidamente e, ove possibile, di fornire informazioni a supporto di eventuali azioni di polizia. Continueremo a discutere con le autorità competenti e le piattaforme di social media su cosa si possa e si debba fare di più per prevenire questo odioso abuso.
“Speriamo che parlare apertamente faccia sì che le persone che scrivono questi abusi ci pensino due volte in modo che altri non debbano affrontarli”. Jess Carter
Anche Kick It Out si è schierata a sostegno di Carter, sostenendo la sua decisione di “prendersi cura del proprio benessere“, con il Primo Ministro che si è schierato al fianco della giocatrice. “Non c’è posto per il razzismo nel calcio o in qualsiasi altra società“, ha dichiarato Keir Starmer in una nota. “Sono al fianco di Jess, delle Lionesses e di tutte le giocatrici che hanno subito atti di razzismo, dentro e fuori dal campo“.
La UEFA ha condannato quanto accaduto, affermando che “abusi e discriminazioni non dovrebbero mai essere tollerati, né nel calcio né nella società, né di persona né online“, una posizione condivisa dal club del giocatore, il Gotham FC.
“Siamo addolorati e indignati per gli insulti razzisti rivolti a Jess Carter“, ha dichiarato Gotham in una nota.
Jess non è solo una giocatrice di football di livello mondiale: è un modello, una leader e una persona preziosa della nostra famiglia. A Gotham, crediamo in una cultura di rispetto reciproco e ci impegniamo a costruire uno sport – e una comunità – in cui tutti si sentano al sicuro, rispettati e celebrati. Non c’è posto per il razzismo nel nostro sport.
Carter, che ha giocato in modo eccellente nella vittoria per 4-0 dell’Inghilterra nella fase a gironi contro l’Olanda, ha poi ringraziato i “veri” tifosi inglesi per il loro sostegno, chiarendo che “il mio obiettivo è aiutare la squadra in ogni modo possibile” prima della semifinale contro l’Italia di martedì. “Spero che parlare apertamente faccia riflettere chi scrive queste offese, così che altri non debbano subirle“, ha detto.
“Abbiamo apportato alcuni cambiamenti storici alla squadra delle Lionesses, di cui sono molto orgoglioso di far parte, e la mia speranza è che parlandone si possa apportare un altro cambiamento positivo per tutti“.
La Fifa ha aperto un’indagine a carico del capitano del Pachuca, Gustavo Cabral, dopo le accuse di insulti razzisti mosse nei suoi confronti dal difensore del Real. Antonio Ruediger.
“A seguito di una valutazione dei rapporti di gara, la Commissione disciplinare della FIFA ha aperto un procedimento“, contro Cabral, fa aspere la Fifa. Durante la partita di domenica scorsa, Ruediger aveva protestato per gli insulti e l’arbitro aveva applicato per la prima volta il nuovo protocollo antirazzismo, segnalando ai commissari di gara il fatto con le braccia incrociate. Cabral si era difeso a fine partita, sostenendo di aver solo insultato il rivale con un ‘codardo di m…’, senza alcuni riferimento al colore della pelle.
La 40enne era stata segnalata dagli altri spettatori agli agenti durante la partita al Rigamonti di un mese fa
Akinsanmiro della Sampdoria imita una scimmia in risposta ai cori razzisti della curva del Brescia
Una tifosa del Brescia che ha seguito in tribuna la partita tra Brescia e Sampdoria ha ricevuto un Daspo, e per cinque anni non potrà mettere piede allo stadio. Ha apostrofato con il termine “scimmia” il centrocampista della Sampdoria Akinsanmiro che era finito nel mirino di una parte della curva bresciana che lo aveva insultato con ululati razzisti nel corso della partita al Rigamonti di un mese fa.
Sono stati gli stessi tifosi presenti sugli spalti a segnalarlo agli agenti della Polizia di Stato, impegnati nel servizio d’ordine pubblico.
Gli agenti impegnati nel servizio do ordine pubblico hanno a quel punto identificato la donna, una 40enne che si trovava nel settore tribuna dello stadio.
Frasi pesanti che lo stesso giocatore della Fiorentina ha voluto pubblicare mostrando anche nome e cognome dell’autore
Moise Kean (reuters)
Firenze – “Scimmia”, “Non ci sono negri italiani”, “Scimmia negra”, “Sporca scimmia”, sono soltanto alcuni dei messaggi che l’attaccante della Fiorentina e della nazionale italiana Moise Kean ha ricevuto in maniera privata su Instagram dopo la gara persa dai viola a San Siro contro l’Inter. Frasi che il giocatore ha voluto pubblicare mostrando nome e cognome di chi l’ha attaccato. “Ancora, nel 2025”, ha aggiunto Kean con le emoticons di chi vomita leggendo certe offese.
– “La società viola e tutto il club esprimono la propria vicinanza a Moise Kean, vittima sui social media, al termine della partita disputata contro l’Inter a Milano, di pesanti attacchi a sfondo razzista“. Questa la nota emessa oggi dalla Fiorentina. “Gli autori di tali gesti sono stati segnalati alle autorità competenti“.
Nato a Vercelli da genitori ivoriani – Nato a Vercelli da Isabelle Dehe e Biourou Jean Kean, originari della Costa d’Avorio ed emigrati nel capoluogo piemontese nel 1990. Cresciuto poi ad Asti fin dall’età di cinque anni, dopo che i suoi genitori si erano separati. E’ qui che si innamora del calcio e della musica, tra una partitella per strada e le giornate passate in oratorio dove scoprirà anche il genere freestyle e le battle rap sua grande passione con la pubblicazione a dicembre del 2024 dell’album “Chosen”, il prescelto. Suo padre, Biourou Jean, gli trasmette l’amore per Bob Marley che diventerà l’idolo di Moise tanto da chiamare suo figlio Marley e da indossare degli scarpini da calcio coi colori della Giamaica e in omaggio al cantautore e attivista scomparso nel 1981.
L’esplosione nella Fiorentina – In stagione, con la maglia della Fiorentina, si è ripreso quanto lasciato sul terreno di gioco negli ultimi anni. Con Raffaele Palladino si è ritrovato e Firenze è la sua nuova casa. Sono 15 gol in campionato in una sfida tutta italiana con l’altro attaccante della nazionale Mateo Retegui. In totale sono 20 gol, compreso quello siglato con la maglia azzurra.
Il portiere granata: “Cose che non devono accadere su un campo di calcio”. Vanoli sulla partita: “Abbiamo stretto i denti e avuto anche un pizzico di fortuna”
Intervistato da Dazn al termine della sfida del Gewiss, pareggiata dal Torino 1-1 con l’Atalanta grazie anche al rigore parato da a Retegui, il portiere dei granata Milinkovic Savic ha portato alla luce uno spiacevole episodio avvenuto nel finale di gara: “Mi hanno detto zingaro e serbo di m… – ha detto Milinkovic -. Mi danno fastidio queste cose. Gli insulti posso anche subirli, ma non quelli razzisti, sono cose che non vanno bene. Io non ho risposto ma queste cose non devono accadere su un campo da calcio. Poi il lancio di oggetti non fa parte dello sport“. Il numero uno dei piemontesi fa riferimento ad almeno un accendino che gli è stato lanciato dagli spalti (come si nota dalla foto) e che lui ha raccolto e poi mostrato all’arbitro.
accendino lanciato dagli spalti
Vanoli – Il tecnico granata Vanoli ha invece così commentato la partita. “Sappiamo il loro valore, hanno appena pareggiato a Barcellona. Pensare di venire qui a giocarcela a viso aperto sarebbe stato presuntuoso, sappiamo che fanno soffrire tutti. Abbiamo stretto i denti e avuto anche un pizzico di fortuna. Siamo andati un po’ in confusione nel primo tempo perché facevano una sorta di 3-4-3, avevo detto che se si mettevano in questa situazione noi dovevamo metterci col 5-4-1, li abbiamo perso un po’ le misure. Nel secondo tempo mettendo un difensore centrale come braccetto abbiamo fatto un po’ meglio, ma quello che mi ha dato fastidio è l’uscita con un po’ più di personalità, dobbiamo avere un po’ più di coraggio. Il mercato? La società ha lavorato bene, ha portato giocatori che ci possono dare una grande mano, uno come prospettiva futura come Casadei“.
Episodio analogo sempre in B durante Brescia-Samp: Akinsanmiro la vittima
Francesca Di Monte
Giornata assai complicata sui campi di serie B di calcio nell’ultimo turno. Il turno di campionato è stato infatti connotato dalle poco piacevoli vicende durante Reggiana-Bari e Brescia-Samp con gli insulti di stampo razziale rivolti ai calciatori Dorval e Akinsanmiro. Ma in Reggiana-Bari gli insulti avrebbero riguardato anche l’assistente arbitrale Francesca Di Momnte della sezione di Chieti, vittima di frasi sessiste – come riportato dai coleghi di BariToday – che hanno ricostruito così la viccenda: “Ennesimo episodio di razzismo sui campi di calcio italiani. Ieri è successo in Reggiana-Bari, gara della 21ª giornata di Serie B finita 0-0, quando nel finale del primo tempo, alcuni facinorosi appartenenti alla tifoseria emiliana hanno preso di mira il difensore del Bari Mehdi Dorval. Nei suoi confronti sono stati proferiti epiteti razzisti e il fatto, di cui è stato immediatamente messo al corrente il direttore di gara Alessandro Prontera, fischietto della sezione di Bologna, hanno portato alla sospensione dell’incontro per sette minuti, prima che il gioco riprendesse dopo l’annuncio dello speaker dello stadio Città del Tricolore. Gli insulti della tifoseria emiliana, innervosita dalla rete giustamente annullata al 21′ a Manolo Portanova, oltre che nei confronti del giocatore biancorosso, sono stati diretti anche all’ assistente arbitrale Francesca Di Monte di Chieti (in questo caso vittima di improperi sessisti). Sul campo Dorval ha incassato la solidarietà dei compagni di squadra e del centravanti avversario Cedric Gondo“.
L’ex arbitro Gianpaolo Calvarese di Teramo sulla sua pagina ufficiale Facebook ha dato risalto alla vicenda, incentrandosi anche sugli insulti ricevuti dalla Di Monte. Questo quanto evidenziato da Calvarese sul punto: “Situazione surreale a Reggio Emilia, dove il match di Serie B tra Reggiana e Bari, valido per la ventunesima giornata, è stato sospeso nel primo tempo ed è rimasto fermo per oltre otto minuti. La decisione dell’arbitro, Alessandro Prontera, sembrava inizialmente legata ad alcuni episodi di razzismo nei confronti di Mehdi Dorval del Bari. In realtà, stando a quanto riportato dalle cronache, i motivi dell’interruzione sarebbero diversi, comprese alcune “intemperanze del pubblico nei confronti della terna arbitrale” Dagli spalti sarebbero stati rivolti degli insulti all’assistente Francesca Di Monte. Ragion per cui lo speaker sarebbe stato costretto a diffondere un avviso per evitare la sospensione definitiva. Poi il gioco è ripreso. Non solo insulti, però: dagli spalti sarebbero state gettate in campo anche delle scarpe, un gesto rivolto all’indirizzo dello stesso Dorval (circondato dall’affetto degli altri calciatori anche per le offese ricevute) e di Benali. Tra i motivi delle intemperanze, la revoca del gol del vantaggio segnato dai padroni di casa con Portanova, dovuto a un precedente fallo di Reinhart sullo stesso Benali nell’APP (per l’annullamento è servito il consulto al monitor); nei minuti di recupero del primo tempo sarebbe poi arrivato anche un cartellino rosso per Lorenzo Lucchesi per condotta violenta”.
Unanime la condanna da parte del mondo del calcio per gli episodi delle due partite.“Ci sono cose che con il calcio e con lo sport non hanno nulla a che fare – ha scritto il Bari in un post pubblicato in tarda serata – ed è inammissibile ascoltare ancora insulti xenofobi e razzisti nei confronti di atleti, spesso anche molto giovani. Siamo vicini al nostro Mehdi e a chiunque, in qualsiasi ambito e contesto, si ritrovi ancora oggi a dover subire insulti discriminatori legati al colore della sua pelle, alla sua religione, al suo genere o al suo orientamento sessuale“.
Ennesimo episodio di discriminazione in Serie A. Dopo soli sette minuti di gioco, Juventus-Fiorentina, valida per la 18esima giornata di Serie A, è stata sospesa per cori discriminatori indirizzati dai tifosi ospiti a Dusan Vlahovic, ex attaccante proprio dei viola oggi alla Juventus. A richiamare l’attenzione dell’arbitro è stato lo stesso centravanti serbo, con il direttore di gara che ha poi chiamato a sé i capitani delle due squadre per spiegare che, se i cori fossero continuati, la partita sarebbe stata sospesa.
In seguito è arrivato l’annuncio dello speaker dello stadio e il capitano della Fiorentina Ranieri è andato sotto al settore occupato dai propri tifosi per richiamare alla calma, indicando lo stemma sulla maglia.
Rodrigo Bentancur durante una partita del Tottenham il 19 agosto(AP Photo/Rui Vieira)
Il calciatore uruguaiano Rodrigo Bentancur, centrocampista che in passato ha giocato nella Juventus e che ora gioca nel Tottenham, è stato squalificato per sette partite per aver detto una frase considerata razzista verso le persone asiatiche per riferirsi a un suo compagno di squadra. Parlando dell’attaccante sudcoreano Son Heung-min durante un’intervista in Uruguay, Bentancur aveva detto che tutte le persone coreane si assomigliano, riprendendo uno stereotipo offensivo sulle persone asiatiche.
La squalifica, che in pratica durerà fino al 26 dicembre, è stata decisa dalla Football Association, la lega calcistica inglese, e riguarda solo le partite del campionato e della coppa nazionale inglesi, e non quelle internazionali: potrà quindi giocare nella partita di Europa League contro la Roma prevista il 28 novembre. Dovrà inoltre pagare una multa di circa 100mila sterline(attorno ai 120mila euro). L’allenatore del Tottenham, Ange Postecoglou, ha detto che Bentancur ha riconosciuto il suo errore, e Son ha detto che il compagno di squadra si è scusato con lui.
Offesa a coreano Hwang di Wolves in amichevole estiva del Como
(ANSA) – Roma, 07ottobre 2024
La Fifa ha squalificato per 10 giornate, ridotte a cinque, il difensore di proprietà del Como Marco Curto, ora al Cesena in prestito, per “comportamento discriminatorio” nei confronti dell’attaccante sudcoreano dei Wolverhampton Hwang Hee-chan. L’episodio risale allo scorso luglio quando Curto, nel corso di una amichevole del club lariano a Marbella (Spagna) nel corso di un parapiglia successivo ad uno scontro di gioco – secondo i media britannici – avrebbe detto ad un compagno di squadra: “Ignoralo, pensa di essere Jackie Chan“. (ANSA).
Francesco Acerbi rompe il silenzio sul caso di Inter-Napoli che lo ha coinvolto e lo fa in un’intervista esclusiva rilasciata al Corriere della Sera. “Sono triste e dispiaciuto, è una vicenda in cui abbiamo perso tutti – esordisce il difensore nerazzurro -. Quando sono stato assolto ho visto le persone attorno a me reagire come se fossi uscito dopo dieci anni di galera, molto contente di essere venute fuori da una situazione del genere: sono state giornate molto pesanti.Perché parlo solo ora? Avevo fiducia nella giustizia e non volevo rischiare di alimentare un polverone che era già enorme“.
“La sentenza è stata una liberazione anche se tutta la situazione che si è creata mi ha intristito, per come era finita in campo e per come ci hanno marciato sopra tutti senza sapere niente. Ho percepito un grandissimo accanimento, come se avessi ammazzato qualcuno – le sue parole -. Non sono mai stato razzista. Il mio idolo era George Weah, fu uno dei primi a chiamarmi quando mi fu trovato un tumore. Adesso che c’è la sentenza vorrei dire la mia: non ho assolutamente nulla contro Juan Jesus e sono dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione di gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo che sono stato assolto“.
“Si sta umiliando una persona, massacrando anche la sua famiglia, ma per che cosa? Per una cosa che era finita in campo e nella quale il razzismo non c’entra nulla? Il razzismo purtroppo è una cosa seria, non un presunto insulto. Questa non è lotta contro il razzismo. La malattia che ho affrontato è stata una passeggiata in confronto a questa vicenda, non ho avuto paura a quei tempi. Invece l’accanimento atroce che ho visto nei miei confronti in questi giorni mi ha ferito. Ho fatto tanto per togliermi l’etichetta che avevo quando ero più giovane e diventare un esempio di costanza e professionalità e ho rischiato di perdere tutto in un attimo. Tutti avevano già emesso la loro sentenza prima che uscisse. E per tanti sono ancora un razzista, non ci sto. Le gogne mediatiche non vanno bene e soprattutto non servono per risolvere un problema come quello del razzismo che sicuramente esiste. Non intendo sminuire nemmeno un po’, voglio che sia chiaro“, ha aggiunto.
“Contento di giocare lunedì a San Siro? Sì, ma soprattutto sono felice di giocare. Se e quando arriverà lo scudetto della seconda stella, potrò esserci. A testa alta intendo. Se parlerò di questa storia con i miei compagni e con Thuram? Perché no, anche se loro mi conoscono bene e sanno che uomo sono. L’Europeo? Io non mi aspetto niente, ma preferisco non dire nulla sulla Nazionale, è giusto che se ne discuti con Spalletti. Sono stanco, dopo oggi metto un punto alla vicenda. E non voglio parlarne mai più”, ha concluso Acerbi
Andrea Abodi (Giovanni Pasquino / Deepbluemedia / Insidefoto)
Il difensore dell’Inter è stato accusato da Juan Jesus di aver pronunciato insulti razzisti, ma non è stato punito dal Giudice sportivo per mancanza di prove.
Il caso Acerbi-Juan Jesus, nonostante lasentenza del Giudice sportivonon abbia portato alla squalifica del difensore dell’Inter per mancanza di prove, continua a tenere banco non solo fra i tifosi, ma anche fra le varie figure istituzionali del calcio italiano.
L’ultimo a commentarlo è il ministro per lo Sport e per i Giovani, Andrea Abodi: «Per come siamo usciti da questa vicenda mi auguro che chi abbia giudicato abbia avuto tutta le informazioni per giudicare e che Acerbi sia in pace con la sua coscienza. La sentenza è il frutto delle valutazioni di ciò che è stato riportato, per quanto in altre sentenze il dispositivo tecnico non ha avuto bisogno della prova certa per condannare, mi auguro come le informazioni messe a disposizione siano state sufficienti per un giudizio».
Le sentenze del Giudice sportivo possono essere oggetto di ricorso solamente per mano del presidente federale. L’ultimo caso è di circa un anno fa, quando tolse la squalifica a Lukaku.
La decisione del Giudice sportivo in merito al caso Acerbi-Juan Jesus rimarrà tale. Infatti, il presidente della FIGCGabriele Gravina non ha nessuna intenzione di impugnare la sentenza che ha visto Francesco Acerbi non punito per i presunti insulti razzisti nei confronti del difensore brasiliano del Napoli. A riportarlo è l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport.
Se le decisioni del Giudice sportivo non possono essere oggetto di ricorsi da parte di tesserati o società, queste possono essere impugnate dal numero uno della Federcalcio, come previsto dall’articolo 102 del Codice di Giustizia sportiva che afferma: «Il presidente federale può impugnare le decisioni adottate dal Giudice sportivo quando ritenga che queste siano inadeguate o illegittime».
L’ultimo precedente in cui Gravina ha impugnato una decisione del Giudice sportivo risale a circa un anno fa. Nell’aprile 2023 Romelu Lukaku viene squalificato, in seguito alla ammonizione per esultanza polemica nei confronti dei tifosi juventini durante uno Juventus-Inter di Coppa Italia. Considerati gli insulti razzisti arrivati da alcune persone presenti nella curva bianconera, sotto la quale Lukaku segna il rigore dell’1-1 finale, Gravina decise di annullare la decisione del Giudice sportivo, che fu automatica vista la diffida del belga, e quindi togliere la squalifica.
Nel caso di Acerbi sarebbe potuto avvenire il contrario, con il presidente Gravina che avrebbe potuto richiedere un approfondimento di indagini, già avvenuto in realtà, per provare a trovare quelle prove che non sono state individuate fino a questo momento. Ma così non sarà.
Gravina si fida del lavoro degli organi di giustizia federale, e non può far altro che ritenere che non ci siano elementi sufficienti per procedere contro Acerbi. Dunque il caso sportivo si chiude qui. Per quello penale, che si potrebbe aprire con la denuncia di Juan Jesus, il discorso è infatti diverso, con il difensore del Napoli che sta valutando, insieme ai suoi avvocati e a quelli del club, di presentare unesposto contro Acerbi.
Francesco Acerbi – (Foto: Gabriele Maltinti/Getty Images)
Il difensore non è stato punito dal Giudice Sportivo dopo i fatti accaduti durante la sfida di campionato Inter-Napoli.
Niente stangata per il difensore dell’Inter Francesco Acerbi: il Giudice Sportivo della Lega Serie A Gerardo Mastrandrea ha infatti deciso di non squalificare il giocatore per mancanza di prove.
“Il Giudice Sportivo:
Vista la decisione interlocutoria di cui al C.U. n. 192 del 19 marzo 2024, con cui, letto il referto del Direttore di gara, sono stati disposti approfondimenti istruttori, a cura della Procura federale, sentiti se del caso anche i diretti interessati, in ordine a quanto riportato nel referto stesso circa eventuali espressioni di discriminazione razziale proferite dal calciatore della Soc. Internazionale Francesco Acerbi nei confronti del calciatore della Soc. Napoli Juan Guilherme Nunes Jesus”
Vista la documentazione pervenuta dalla Procura Federale, in particolare i verbali di audizione dei diretti interessati, compreso il video dello scontro di gioco depositato dal calciatore Juan Jesus, nonché lo stralcio della registrazione dei pertinenti colloqui Arbitro/Sala VAR;
Sentito il Direttore di gara sullo svolgersi dei fatti in campo;
Ritenuto di dover premettere che l’odierno procedimento si è incardinato presso il Giudice sportivo nazionale a norma degli art. 65, 66e 68 CGS, sulla base dunque delle risultanze dei documenti ufficiali e in particolare di quanto riportato nel referto del Direttore di gara circa gli accadimenti in campo al minuto 13° del secondo tempo di gara, puntualmente rappresentati dall’Arbitro medesimo, che riferiva in particolare: quanto segnalatogli dal calciatore Juan Jesus circa le presunte espressioni offensive di discriminazione razziale da parte del calciatore Francesco Acerbi; la piena disponibilità manifestata dall’Arbitro stesso per ogni eventuale e conseguente decisione; l’interruzione del gioco al fine di consentire un chiarimento tra i calciatori; la ripresa del gioco infine (dopo un’interruzione durata circa un minuto e trenta secondi) in seguito al confronto tra i calciatori e non avendo espresso il calciatore Juan Jesus alcun dissenso al riguardo;
Rilevato che la sequenza dei fatti in campo, ricostruita in base ai documenti ufficiali, con l’ausilio del Direttore di gara e comunque visibile in video, muovendo necessariamente dallo scontro di gioco e dall’atto del proferimento di alcune parole da parte dell’Acerbi nei confronti di Juan Jesus è sicuramente compatibile con l’espressione di offese rivolte, peraltro non platealmente (con modalità tali cioè da non essere percepite dagli altri calciatori in campo, dagli Ufficiali di gara o dai rappresentanti della Procura a bordo del recinto di giuoco), dal calciatore interista, e non disconosciute nel loro tenore offensivo e minaccioso dal medesimo “offendente”, il cui contenuto discriminatorio però, senza che per questo venga messa in discussione la buona fede del calciatore della Soc. Napoli, risulta essere stato percepito dal solo calciatore “offeso” (Juan Jesus), senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale;
Rilevato, altresì, che la condotta discriminatoria, per la sua intrinseca gravità e intollerabilità, perdipiù quando riferita alla razza, al colore della pelle o alla religione della persona, deve essere sanzionata con la massima severità a norma del Codice di giustizia sportiva e delle norme internazionali sportive, ma occorre nondimeno, e a fortiori, che l’irrogazione di sanzioni così gravose sia corrispondentemente assistita da un benché minimo corredo probatorio, o quanto meno da indizi gravi, precisi e concordanti in modo da raggiungere al riguardo una ragionevole certezza (cfr. per tutte Corte federale d’appello, SS.UU., 11 maggio 2021, n. 105);
Rilevato che nella fattispecie la sequenza degli avvenimenti e il contesto dei comportamenti è teoricamente compatibile anche con una diversa ricostruzione dei fatti, essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa ma rimanendo il contenuto gravemente discriminatorio confinato alle parole del soggetto offeso, senza alcun ulteriore supporto probatorio e indiziario esterno, diretto e indiretto, anche di tipo testimoniale;
Ritenuto pertanto che non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata
PER QUESTI MOTIVI
di non applicare le sanzioni previste dall’art. 28 CGS nei confronti del calciatore Francesco Acerbi (Soc. Internazionale).
Acerbi-Juan Jesus, ascoltato in Procura Figc l’interista
Il centrale dell’Inter, accompagnato dal legale del club, ha sottolineato di non aver usato il termine “negro”, ma di aver detto “Ti faccio nero” al difensore brasiliano del Napoli
E’avvenuta questa mattina l’udienza di Francesco Acerbicon il procuratore federale Giuseppe Chiné, in merito all’accusa mossa da Juan Jesus di aver rivolto un termine razzista all’avversario nel corso di Inter-Napoli.
La difesa – Già professatosi innocente nei giorni scorsi, il centrale nerazzurro ha mantenuto la stessa linea: avrebbe detto – asserisce – “Ti faccio nero” al difensore brasiliano del Napoli, non utilizzando il termine “negro“.
L’udienza – Acerbi era accompagnato nell‘udienza, avvenuta in videoconferenza, dall’avvocato interista Angelo Capellini e dall’amministratore delegato Beppe Marotta. Nei prossimi giorni dovrebbe già arrivare la sentenza, visto che il procuratore federale ha deciso di non ascoltare altre testimonianze, né da parte dei giocatori presenti sul terreno di gioco, né dell’arbitro La Penna, la cui versione dei fatti è stata chiarita attraverso il referto consegnato a fine gara.
Cosa rischia Acerbi – Qualora Chiné dovesse ritenere Acerbi colpevole ci sarebbe per lui unasqualifica di minimo dieci turni, a meno di attenuanti riconosciute, oppure per un periodo di tempo da stabilire. A rischio sia la presenza negli Europei che la prosecuzione della carriera in nerazzurro, anche se il giocatore ha un altro anno di contratto.
Atteso il comunicato del Giudice Sportivo: dopo il primo contatto, oggi incontro tra la dirigenza e Acerbi
Niente multa ma un confronto per far luce sulle esatte dinamiche di quanto accaduto. È questa la posizione dell’Inter nei confronti di Francesco Acerbi a due giorni di distanza dell’episodio con Juan Jesus nel corso della sfida contro il Napoli.
“I vertici del club nerazzurro hanno avuto già modo di parlare con Acerbi, che ha assicurato di non aver rivolto nessun insulto razzista a Juan Jesus – scrive il Corriere dello Sport -. Il confronto, che avverrà già oggi, probabilmente in mattinata, servirà però ricostruire in maniera più dettaglia quando avvenuto tra l’ex-Lazio e il difensore del Napoli”.
Atteso per oggi il comunicato del Giudice Sportivo, in cui si capirà cosa è stato messo a referto dall’arbitro La Penna.
“L’obiettivo è anche quello di raccogliere elementi che potrebbero essere utili per una strategia difensiva” aggiunge il quotidiano.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Intersenza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con FC Inter 1908 per scoprire tutte le news di giornata sui nerazzurri in campionato e in Europa.
Presto un confronto tra il club nerazzurro e il difensore dopo i fatti della sfida con il Napoli. Intanto Acerbi ha lasciato il ritiro della Nazionale.
«FC Internazionale Milano prende atto del comunicato divulgato dalla FIGC in relazione ai fatti che hanno riguardato Francesco Acerbi durante la gara di ieri sera contro il Napoli, e del fatto che FIGC e Acerbi abbiano convenuto la non partecipazione del calciatore alle prossime due amichevoli della Nazionale in programma negli Stati Uniti».
Con questa nota è arrivato il primo commento ufficiale del club nerazzurro a proposito delle accuse di razzismo rivolte dal difensore del Napoli Juan Jesus a quello dell’Inter Francesco Acerbi. «FC Internazionale Milanosi riserva quanto prima un confronto con il proprio tesserato al fine di far luce sulle esatte dinamiche di quanto accaduto ieri sera», prosegue la nota.
Come sottolineato anche nella nota del club nerazzurro, Acerbi ha lasciato il ritiro della Nazionale dopo quanto accaduto e non prenderà parte alle amichevoli negli Stati Uniti con l’Italia. Resta da capire cosa deciderà ora il Giudice Sportivo in merito al caso. Secondo il Codice di Giustizia Sportiva, qualora le accuse fossero provate, Acerbi andrebbe incontro ad almeno 10 giornate di squalifica.
Ad Albuzzano l’incontro tra le due squadre giovanili, dagli spalti qualcuno ha urlato “Tornatene a casa”
Il padre di un giovane calciatore nordafricano della formazione under 16 dell’Oltrepo, in provincia di Pavia, ha chiamato i carabinieri dopo che suo figlio, in campo per la partita contro l’Albuzzano, sarebbe stato offeso con frasi razziste. L’episodio, avvenuto ieri ad Albuzzano (Pavia), è raccontato oggi sul quotidiano “La Provincia Pavese“.
L’incontro è apparso nervoso sin dai primi minuti. La situazione è degenerata nel secondo tempo. Per i dirigenti della squadra locale si sarebbe trattato di semplici battibecchi.
Diversa la versione di alcuni sostenitori della formazione ospite, secondo i quali i presunti insulti razzisti sarebbero stati rivolti contro due giovani, di origine nordafricana, che giocano nell’Oltrepo. Qualcuno avrebbe anche urlato frasi del tipo “Tornatene a casa“.
Una situazione che ha indotto il padre di uno dai due ragazzi a chiamare i carabinieri. L’arbitro ha sospeso la partita per alcuni minuti, ma poi è riuscito a condurla a termine (ha vinto l’Albuzzano 1-0). I militari, giunti sul posto, hanno identificato i protagonisti della vicenda. Al momento non sono stati presi provvedimenti.
Del caso potrebbe occuparsi anche la giustizia sportiva: dipenderà da quanto ha scritto l’arbitro nel referto.
La società dovrà pagare un’ammenda di 1.500 euro per “espressioni discriminatorie per motivi di razza all’indirizzo di un calciatore della società avversaria”
Cori razzisti a Legnano:società multata e prossima gara interna senza spettatori. Mano pesante del giudice sportivo contro l’Ac Legnano che paga alcuni cori discriminatori nei confronti di un tesserato di colore del Crema, contro cui la società ha giocato il 4 febbraio (campionato di serie D). Una partita carica di tensione, finita 0-2.
Nello specifico, come si legge nel comunicato del Giudice Sportivo, “per avere nel corso del secondo tempo, alcuni propri sostenitori rivolto espressioni discriminatorie per motivi di razza all’indirizzo di un calciatore della società avversaria”.
C’è da dire che la curva del Legnano, per protesta nei confronti della società, da inizio anno è vuota e quindi i cori razzisti non sono venuti dagli ultras. Anzi, non si sono sentiti cori organizzati: è probabile che qualcuno dei tifosi presenti, singolarmente, si sia lasciato andare a commenti di questo tenore. In ogni caso alla società legnanese ètoccata un’ammenda di 1.500 euro e “una gara da disputare con il settore riservato alla tifoseria locale privo di spettatori“.
Parzialmente accolto il ricorso contro la chiusura dell’intero stadio per una giornata: nuova sanzione per la società friulana.
«La Prima Sezione della Corte Sportiva d’Appello Nazionale, presieduta da Carmine Volpe, ha accolto in parte il reclamo dell’Udinese Calcio avverso la sanzione dell’obbligo di disputare una gara a porte chiuse e, in parziale riforma della decisione impugnata, ha rideterminato la sanzione nell’obbligo di disputare due gare con il settore Curva Nord privo di spettatori».
Con questa nota ufficiale pubblicata sul sito della FIGC, la Corte Sportiva d’Appello Nazionale ha annunciato la sanzione riformulata nei confronti del club friulano a seguito degli insulti razzisti nei confronti di Mike Maignan. I fatti risalgono all’incontro tra l’Udinese e il Milan, andato in scena sabato 20 febbraio, alle ore 20.45.
«Il club friulano era stato sanzionato in relazione alla gara con il Milan dello scorso 20 gennaio – valida per laseconda giornata di ritorno del campionato di Serie A – in ordine alle manifestazioni di discriminazione razziale da parte di alcuni suoi sostenitori nei confronti del portiere rossonero Mike Maignan», conclude la nota della società.
Da un lato non sono state rilevate dissociazioni del pubblico, dall’altro è stato preso in considerazione l’impegno del club a collaborare con le forze di polizia
Una giornata a porte chiuse per l’Udinese dopo i cori razzisti a Maignan e la sospensione per alcuni minuti della partita contro il Milan. È questo il responso del giudice sportivo. Decisivi il referto arbitrale e il rapporto dei collaboratori della procura federale. Si ricostruisce come le manifestazioni discriminatorie ai danni del portiere rossonero abbiano portato a due annunci con altoparlante e una prima interruzione per un minuto, poi una sospensione per cinque. Il giudice sportivo rileva, inoltre, come “non sono state riportate chiare manifestazioni di dissociazione da tali intollerabili comportamenti da parte dei restanti sostenitori (elemento che sarebbe stato rilevante in senso attenuante, e finanche esimente in presenza degli altri presupposti). D’altro canto, “il comportamento attivo dell’Udinese e la disponibilità manifestata fin da subito a collaborare per l’individuazione dei responsabili” hanno fatto scattare la sanzione minima per un evento di tale portata.
Partita piena di capovolgimenti di fronte rovinata dal brutto episodio contro il portiere rossonero
UDINE – 20 gennaio 2024.
La data della vergogna, paradosso per una tra le città più civili d’Italia, spesso in prima linea per i diritti delle minoranze, diventa la didascalia della scena del 33’ del primo tempo di Udinese-Milan. Mike Maignan, 28 anni, portiere della Francia, abbandona la porta sotto la curva occupata dagli ultrà della squadra di casa. È sull’orlo delle lacrime per gli insulti razzisti, che lo avevano già bersagliato 7’ prima, quando lui si era fiondato dal quarto uomo Baroni e aveva spiegato all’arbitro Maresca che così non intendeva continuare. Maignan lo aveva detto anche al suo allenatore Pioli. Però l’annuncio (non immediato) dello speaker del Blue Energy Stadium (il vecchio stadio Friuli, ancora ribattezzato dagli sponsor) non è servito a nulla. “Ogni manifestazione di discriminazione razziale può costare l’interruzione della gara e lo 0-3 a tavolino”: le parole chiave dell’avvertimento non hanno impedito la scena successiva. Il portiere del Milan è corso ai bordi della linea laterale, accanto alle panchine: aveva sentito ancora la stessa ferita delle parole e dei gesti che è più allenato di tutti a percepire e a vedere, anche con la coda dell’occhio, perché non era la prima volta che gli capita.
«La cronaca della gara» – I compagni lo hanno circondato e abbracciato – Reijnders, Hernandez, Leao e via via gli altri – mentre Maresca interrompeva il gioco e Federico Balzaretti, il ds dell’Udinese, ex azzurro vicecampione d’Europa nel 2012, andava a calmare i tifosi di una squadra che – paradosso nel paradosso – è una multinazionale (10 su 11 in partenza i giocatori stranieri) e ieri annoverava 10 calciatori in totale con la pelle scura, tra campo e panchina. Il gigante Mike, 1.91, si è sfilato i guanti e ha preso la via degli spogliatoi, seguito dal resto della sua squadra. Che poi si è convinta (e lo ha convinto) a tornare sul prato per riprendere una partita ormai ostaggio delle proprie liturgie, inclusa la litania del messaggio codificato antirazzista. Ma non era più la stessa cosa, non è stata più la stessa partita.
Il Milan, che l’aveva dominata tecnicamente passando in vantaggio con un tocco di Loftus-Cheek su cross basso di Hernandez, era di colpo afflosciato e ha incassato il pareggio di Samardzic: un tiro angolato da fuori area. Maignan non l’ha potuto parare. L’orgoglio gli ha permesso di respingere di piede il tiro ravvicinato di Payero, non quello forse parabile di Thauvin (francese come lui, e come lui ex del Lille) e nemmeno i fischi, ogni volta che toccava palla.
Questa è una partita di campionato e il 3-2 per il Milan (nel finale di grande reazione, anche tecnica, gol di testa di Jovic, a spingere sulla linea il pallone respinto dalla traversa, e suggello del neoentrato Okafor, stop e girata su sponda di Maignan) in teoria è, o sarebbe stato, in forse. L’articolo 28 del codice di giustizia sportiva, comma 4, stabilisce la responsabilità delle società per questa fattispecie e, in caso di fatti particolarmente gravi, la perdita della gara per 0-3. Le partite tra Udinese e Milan, a gennaio, hanno sempre storie da raccontare: la doppietta di Zico 40 anni fa, l’esordio di Paolo Maldini proprio il 20 gennaio di 39 anni fa, i due gol di Bierhoff nel 1997, l’ultimo gol della carriera di Ibrahimovic l’anno scorso. Di quest’ultimo racconto, però, si sarebbe fatto volentieri a meno. A parte la coda dell’abbraccio collettivo a Mike Maignan.
Udinese 42’ pt Samardzic, 18’ st Thauvin
Milan 31’ pt Loftus-Cheek, 38’ st Jovic, 48’ st Okafor
Udinese 4-4-1-1 Okoye – Ferreira, Perez, Kristensen, Kamara (38’ st Zarraga)– Ebosele (15’ st Ehizibue), Lovric, Walace, Samardzic (15’ st Payero) – Pereyra (1’ st Thauvin) – Lucca (30’ st Success). All. Cioffi. Milan 4-2-3-1 Maignan – Calabria (30’ st Florenzi), Kjaer, Gabbia, T.Hernandez – Adli, Reijnders (24’ st Okafor) – Pulisic (30’ st Jovic), Loftus-Cheek, Leao (49’ st Musah) – Giroud. All. Pioli.
Partita sospesa per 5′ nel primo tempo a causa dei cori razzisti nei confronti del portiere rossonero. Secondo il questore di Udine si tratterebbe di un episodio molto circoscritto
Cori razzisti della curva dell’Udinese nei confronti di Maignan. Partita sospesa e poi ripresa da Maresca. E mentre si torna a giocare, arrivano le condanne. Il Milan, dai suoi profili social, non usa mezze misure: “Nel nostro sport non c’è assolutamente posto per il razzismo: siamo sconvolti. Siamo con te, Mike“. Anche la Lega Calcio non fa mancare la propria voce: “La Lega Serie A condanna ogni forma di razzismo“, il post su X. Cinque minuti di stop nel primo tempo con Maignan e il Milan che lasciano il campo. L’Udinese su X resta inizialmente vaga: “Il gioco è stato fermato per cinque minuti, ma siamo di nuovo in viaggio”. Sotto al testo, una selva di commenti che chiedono il perché dell’interruzione. Gaffe? Spiegarlo, di sicuro, non costa nulla. Anche se poi il club friulano posta su Instagram il messaggio della Lega Calcio: “Keep racism out”.
GRAVINA CONDANNA : Non tarda ad arrivare anche la presa di posizione del presidente della Figc Gabriele Gravina: “Nel calcio non c’è posto per il razzismo, siamo solidali con Maignan e condanniamo duramente quanto accaduto a Udine. Bene ha fatto l’arbitro a sospendere la gara“
L’INTER C’È : Anche l’Inter fa sentire la propria voce. Il club nerazzurro sta con Maignan: “Siamo fratelli del mondo, contro ogni forma di discriminazione. Al tuo fianco @mmseize“.
MBAPPÈ CON MIKE : Dalla Francia si fa sentire anche Mbappé. Il fuoriclasse del Psg posta su X la foto di Maignan in maglia Milan con su scritto: “Non sarai mai solo Mike Maignan. Siamo tutti con te. Ancora gli stessi problemi e ancora NESSUNA soluzione. Quando è troppo è troppo !!!!!!!!!!!! NO a razzismo!!!“
INDAGINI: Il questore di Udine, Alfredo D’Agostino, intanto fa sapere che sono già in corso le attività, da parte della Digos e dei reparti specializzati in servizio per la partita, per individuare gli autori dei cori. D’Agostino ha precisato che si tratterebbe di un episodio molto circoscritto ad alcuni tifosi che si trovavano immediatamente alle spalle del portiere e che non si sono uditi da parte del resto dello stadio. Le indagini sono state immediate avviate dopo la prima denuncia del portiere e gli agenti hanno raggiunto la curva nord.
“Scandalo nel calcio”, “bufera razzista”: il caso Maignan sulla stampa estera
Gli insulti e i versi al portiere del Milan che hanno portato alla sospensione della partita di Udine hanno avuto eco anche sui giornali stranieri
Marca (Spagna)
“Scandalo nel calcio”, titola l’edizione online di Marca, quotidiano sportivo spagnolo.
AS (Spagna)
Un altro media sportivo spagnolo, AS, pone l’accento sul gesto del portiere rossonero: “Maignan abbandona Udinese-Milan per razzismo)
Daily Mail (Inghilterra)
In Inghilterra il Daily Mail sottolinea come non sia la prima volta che in Italia vediamo comportamenti del genere: “Il calcio italiano colpito da un’altra bufera razzismo”
The Sun (Inghilterra)
Il Sun, il più popolare dei tabloid, racconta di come dopo la sospensione della partita il portiere del Milan sia stato consolato nel tunnel che porta agli spogliatoi.
L’Equipe (Francia)
L’Equipe dedica alla vicenda di Udine vari articoli, tra questi uno sul sostegno che il portiere del Milan ha ricevuto sui social dalla stella del Psg e suo compagno di nazionale Kylian Mbappé
Le Monde (Francia)
Le Monde, quotidiano generalista, nel non citare nemmeno la partita nel titolo pone decisamente l’accento sui “cori razzisti” con cui Maignan è stato bersagliato
The Athletic
The Athletic, di proprietà del New York Times, racconta i fatti di Udine scegliendo una foto di Maignan che racconta l’accaduto all’arbitro Maresca
Spiegel online (Germania)
Anche in Germania i fatti di Udinese-Milan hanno avuto eco: ecco Spiegel online, versione web di Der Spiegel
«Cosa c’entra Kean con l’Italia? Non è nato in Italia!!!»
«Cosa c’entra Kean con l’Italia? Non è nato in Italia!!! Non è cresciuto in Italia!!! Non è bianco come gli italiani!!! Ma soprattutto è scarso». Questo il contenuto di un post scritto su Facebook da Antonio Corrado, giornalista napoletano iscritto all’Ordine regionale all’indomani della gara persa dall’Italia di Luciano Spalletti nelle qualificazioni all’Europeo 2024 contro l’Inghilterra.
Un post già di per sé discutibile, corredato anche da alcuni errori, prontamente corretti peggiorando la situazione: «CHIEDO VENIA: LE PRIME DUE AFFERMAZIONI SONO SBAGLIATE le altre due NO» ha completato il messaggio.
Pronta la risposta dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, come comunicato qualche ora dopo dal presidente Ottavio Lucarelli. «L’Ordine dei Giornalisti della Campania censura e invia al Consiglio di disciplina il post pubblicato sui social dall’iscritto Antonio Corrado.Un testo offensivo nei confronti del calciatore Kean a cui va tutta la nostra solidarietà. Un testo contrario ad ogni regola deontologica» si legge da un post pubblicato attraverso i canali social.
Nel derby Alessandria-Torino. ‘Spero che la federazione intervenga’
Alessandria, 02 ottobre 2023
Insulto razzista durante una partita ufficiale di calcio femminile, nella categoria Eccellenza.
A riportare sui social l’episodio è l’Alessandria, vittima una sua giocatrice, la diciottenne Awa Sylla, “raggiunta e poi offesa con la frase “Negra di m***a” da un’avversaria“, nel match con il Torino Women.
“E’ un comportamento inaccettabile e non consono ad un luogo come lo sport” scrive la società alessandrina, che ha lanciato l’hastag #SiamoTutiSylla e “protegge e mostra vicinanza alla propria tesserata condannando questo atto intimidatorio e discriminatorio“.
Sulla pagina Facebook dell’Alessandria calcio femminile è pubblicata un’intervista con la stessa Sylla “Per me lo sport è rispetto e divertimento, io – sottolinea Sylla – non condanno tutta la società, ma solamente l’autrice del gesto, totalmente fuori luogo e inutile. E’ stato intenzionale, in quanto mi ha raggiunto di proposito per denigrarmi e insultarmi nonostante le avessi detto nulla. io non ho reagito, ma quella frase mi ha fatto veramente male, oltretutto dietro di me c’era l’arbitro a cui ho rivolto lo sguardo e gli ho chiesto se avesse sentito, ma lui mi ha risposto di no e che ne avremmo parlato a fine partita. Ovviamente tutto ciò non è avvenuto. E’ inaccettabile – conclude la giocatrice alessandrina – ed esorto la Federazione a prendere provvedimenti“.
Marcos Antonio, 23 anni, centrocampista della Lazio (Getty Images)
Un tifoso su twitter offende i calciatori di colore, il brasiliano Marcos Antonio risponde: «Assurdo, non mi scuoterai». La Lazio solidale: «Inciviltà da vergogna». Quando Lotito fece causa agli ultrà
«È inaccettabile». Un tweet razzista di un tifoso della Lazio ha fatto infuriare Marcos Antonio che lo ha condannato pubblicamente trovando la solidarietà del club biancoceleste e di tanti altri tifosi. «È incredibile e inaccettabile che al giorno d’oggi dobbiamo ancora leggere queste cose».
Andiamo con ordine. Questo «tifoso» su Twitter (nel suo messaggio mette l’hashtag della Curva Nord) con orgoglio si vantava del fatto che con tutte le operazioni di mercato messe a segno fin qui e quelle future — con proprio Marcos Antonio pronto a dire addio — la Lazio non avrebbe più calciatori di colore, chiudendo con due emoji molto esplicative riguardo il suo credo politico, cioè un cuore nero e una mano tesa.
Un commento che Marcos Antonio non ha assolutamente gradito e a cui ha risposto a dovere con un messaggio postato sui propri profili social: «È incredibile e inaccettabile che al giorno d’oggi dobbiamo ancora leggere questo tipo di situazione. Quindi sappi che non mi scuoterai affatto. La mia testa sarà sempre alta e desiderosa di lottare contro queste assurdità», si legge.
E al fianco del suo giocatore si è schierata anche la società biancoceleste che ha preso posizione ufficialmenteritwittando il messaggio di Marcos Antonio ed esprimendo solidarietà: «Marcos, la tua battaglia contro il razzismo è la nostra. Tutta la S.S. Lazio è con te. Per quel commento frutto di inciviltà c’è solo una parola: vergogna».
Galtierè in custodia a Nizza con il figlio per «sospetti di discriminazione» da questa mattina alle 8.45. Ad aprile aperta un’inchiesta per fatti avvenuti quando allenava il club della Costa azzurra
L’allenatore del Paris Saint-Germain Christophe Galtier e suo figlio e agente John Valovic-Galtier sono stati arrestati dalla polizia a Nizza nell’ambito dell’inchiesta sui sospetti di discriminazione all’Ogc Nice, ha annunciato la procura di Nizza.
Le accuse – Ancora ufficialmente allenatore del Psg fino a quando i campioni di Francia e il tecnico 56enne non troveranno un accordo, Christophe Galtier è sospettato di aver fatto commenti discriminatori e razzisti durante l’anno in cui è stato responsabile dell’Ogc Nice (2021-2022), secondo le dichiarazioni dell’ex direttore sportivo dell’Ogc NiceJulien Fournier, riportate all’inizio di aprile. Fournier è stato ascoltato dai giudici a maggio. Christophe Galtier ha sempre negato fermamente le accuse e ha anche presentato denuncia per diffamazione. Diversi giocatori e dirigenti del Nizza sono già stati interrogati.
L’arresto del coach che ha allenato il Paris Saint Germain nella stagione appena conclusa, e del suo figlio adottivo e agente, John Valovic, arriva dopo le rivelazioni dell’aprile scorso. Allora il giornalista Romain Molina aveva rivelato i motivi dei pessimi rapporti che esistevano a Nizza tra Julien Fournier, direttore sportivo dell’Ogc Nice, e l’allenatore Christophe Galtier e suo figlio John Valovic.
Fournier aveva inviato un’email alla direzione sportiva di Ineos (la società britannica proprietaria dell’OGC Nice) e in particolare al nuovo capo Dave Brailsford, per lamentarsi di Galtier e Valovic in particolare quanto alla loro gestione dei giocatori «neri e musulmani» in squadra, che secondo Galtier erano troppi. Già girava voce che l’allenatore avesse chiesto ai giocatori musulmani di non rispettare il ramadan, ma nell’email Fournier accusa chiaramente Galtier e il figlio di discriminazione. In un estratto reso noto da Rmc Sport, si legge: «Christophe Galtier è poi arrivato nel mio ufficio e ha salutato suo figlio, che mi ha detto di verificare con lui quello che mi aveva appena detto (sui troppi giocatori neri e arabi, ndr). Una volta che il figlio-agente Valovic se n’è andato, ho raccontato a Christophe la discussione che avevo appena avuto con lui e gli ho chiesto se fosse tutto vero. Mi ha risposto di sì, che dovevo tenere conto della realtà della città e che non potevamo avere così tanti neri e musulmani in squadra».
Lo scorso aprile i tifosi del Paris Saint-Germain hanno emesso un comunicato durissimo contro Galtier, che negò però tutte le accuse.Il coach è stato posto sotto protezione dopo avere ricevuto oltre cinquemila messaggi di insulti e minacce di morte.
L’Uefa deciderà se affidare a un altro direttore di gara la finale di Champions per cui è stato designato il polacco. Il motivo? Avrebbe partecipato a un raduno di estrema destra
La partecipazione a un evento organizzato dall’estrema destra potrebbe costare cara all’arbitro polacco Szymon Marciniak. Quest’ultimo, designato perdirigere la finale di Champions tra Inter e Manchester City, in programma il 10 giugno a Istanbul, potrebbe essere sostituito
INDAGINE – La decisione sulla sostituzione, che non ha precedenti, sarà presa domani dall’Uefa che sta indagando sul comportamento dell’arbitro internazionale chiedendogli chiarimenti urgenti sull’accaduto. Marciniak avrebbe preso parte nei giorni scorsi a una manifestazione voluta dal leader dell’estrema destra polacca Mentzen, noto per le sue posizioni omofobe e antisemite: posizioni cui l’Uefa stessa e l’intera comunità calcistica sono contrarie.
Vinicius, poi espulso nel finale della partita persa contro il Valencia, è stato vittima di cori e insulti razzisti. Ancelotti furioso: «Tutto uno stadio a gridargli scimmia»
Dopo il tonfo in casa del Manchester Citye la conseguente eliminazione dalla Champions,il Real Madrid cade ancora. Lo fa in casa del Valencia, che vince di misura (1-0) e scatta in maniera importante verso una salvezza che in alcuni frangenti della stagione è sembrata un traguardo impossibile. Ma il Mestalla, che festeggiava i 100 anni di storia, ha sporcato questo suo speciale traguardo riservando a Vinicus un comportamento vergognoso. L’attaccante del Real è statovittima di cori razzisti fino al momento della sua espulsione, avvenuta nel maxi recupero finale (10’) per un colpo scorretto ai danni di Hugo Duro pizzicato dal Var. In precedenza il brasiliano aveva fatto fermare il match per 10’ dopo aver sentito un insulto razzista proveniente dalla tribuna. Da lì il riconoscimento del tifoso e la chiara richiesta di farlo allontanare dallo stadio. Quindi la lunga trattativa con l’arbitro De Burgos e Ancelotti, che ha cercato di calmare il proprio giocatore, il quale non aveva più intenzione di giocare.
Lo sfogo di Ancelotti: «La Liga ha un problema» – E proprio Ancelotti si è sfogato nel post partita: «Non voglio parlare di calcio — le sue prime parole — voglio parlare di quello che è successo, penso sia più importante della nostra sconfitta, non trovate? Sono molto calmo, ma quello che è successo oggi non dovrebbe succedere. Che uno stadio gridi «scimmia» a un giocatore e che un allenatore pensi di toglierlo per quello. C’è qualcosa che non va in questo campionato. Vinicius non voleva continuare, ma gli ho detto che non mi sembrava giusto perché non era colpa sua, non era lui il colpevole. Detto questo, abbiamo un problema, cioè non ce l’ho io, ma ce l’ha la Liga. È stato lo stadio intero, non solo una persona, come in altre occasioni. In questi casi si deve fermare la partita e lo avrei detto anche se avessimo vinto 3-0».
Raramente Ancelotti si è presentato così arrabbiato davanti alle telecamere: «All’arbitro ho detto che doveva fermare il gioco, ma lui mi ha risposto di aver seguito il protocollo. Non sono un giudice, ma la situazione va valutata con attenzione, è abbastanza grave». Concetto ribadito anche nella successiva conferenza stampa: «Rischiare di togliere un giocatore per razzismo non mi era mai capitato. È inaccettabile. Il campionato spagnolo ha un problema, che non è Vinicius. Lui è una vittima. Non sono la persona più adatta per pensare a cosa fare, ma non puoi giocare a calcio così».
Una giornata di squalifica al settore dello Stadium da cui sono partite le offese per il belga durante la partita di Coppa Italia. Out una giornata pure gli espulsi nerazzurri Handanovic e Lukaku. Multa da 12mila euro per la Fiorentina, 6mila per la Cremonese
La Tribuna Sud dello Stadium, cioè il primo anello della curva, chiusa per un turno (e sarà il prossimo turno casalingo, 23 aprile contro il Napoli). La Juventus pagai ‘buu’ razzisti di alcuni sostenitori nei confronti di Lukakudurante il caldissimo finale dell’andata della semifinale di Coppa Italia tra bianconeri e Inter. Ecco la decisione più attesa da parte del giudice sportivo dopo il caos post gara. Per la rissa finale tra calciatori paga soprattutto Cuadrado, tre giornate di squalifica per il colombiano (strattoni, spinte e un pugno ad Handanovic). Un turno di stop anche ai nerazzurri espulsi Handanovic (strattoni e mani al collo a Cuadrado) e Lukaku.
QUANTE SANZIONI – Cuadrado e Handanovic sanzionati anche con 10mila euro di multa a testa. Di poco inferiore, 4mila euro, la sanzione per la Juve (lancio di oggetti in campo). Ventimila euro di multa infine per il dirigente interista Baccin che avrebbe tentato di raggiungere l’arbitro dopo il fischio finale offendendolo ripetutamente. Quelle su Juve-Inter erano le decisioni più attese, per quanto riguarda Cremonese-Fiorentina spiccano invece le multe comminate dal giudice sportivo Alessandro Zampone: 12mila euro ai viola per lancio di fumogeni, 6mila ai grigiorossi sempre per lancio di fumogeni.
Giudice sportivo, la Juve valuta il ricorso. Razzismo: individuati in due, uno verrà bandito a vita
Il club bianconero attende i documenti ufficiali sulla chiusura per un turno della Curva Sud e per la squalifica per tre giornate di Cuadrado
La Juventus valuta la possibilità di fare ricorso sia per la squalifica per una gara della curva Sud(da scontare alla prossima occasione e, cioé, nel match di campionato contro il Napoli) che per i tre turni di stop (in Coppa Italia) comminati a Juan Cuadrado per la rissa nel finale di partita contro l’Inter, con tanto di strattonamenti e pugno al portiere Handanovic. La società bianconera attende di avere a disposizione gli atti sulla chiusura del settore per poi, eventualmente, decidere se procedere o meno con il ricorso.
INDIVIDUATI – Al contempo, la Juventus aspetta conferme dalla Questura di Torino sull’individuazione di due persone che si sarebbero rese responsabili di grida e cori di discriminazione razziale nei confronti dell’attaccante dell’Inter, Romelu Lukaku. Si tratta di un maggiorenne, che il club bianconero considererà “persona non gradita a vita” a ogni evento riconducibile a Juventus (non solo la prima squadra, ma anche le JWomen, la NextGen, la Primavera…) e di un minorenne, per cui verrà applicata la stessa misura, ma per 10 anni.