Il ricordo della bandiera giallorossa alla Balduina danneggiato questa notte con scritte offensive
Era stato disegnato lo scorso 22 giugno a piazza Giovenale, in zona Balduina, per ricordare quello che è stato non solo un capitano storico della Roma, ma anche un uomo di calcio e di grande livello umano. Ed invece il murale dedicato a Giacomo Losi è stato vandalizzato questa notte, con scritte offensive nei confronti della Roma e sfregi vari. Losi è scomparso lo scorso 4 febbraio, all’età di 89 anni, al suo funerale c’era anche un simbolo della Lazio come Bruno Giordano, molto legato alla famiglia di “Core de Roma”, come era soprannominato Giacomo.
l’opera – Il murale piaceva a tanti, non solo per il simbolo ma anche per la veste grafica. Tanto che subito dopo averlo visto per la prima volta Roberto, il figlio dell’ex capitano giallorosso, lo aveva pubblicato su Facebook, con queste parole: “A piazza Giovenale un bellissimo ricordo di papà. Grazie di cuore“. Ed invece da ieri è pieno di segni e scritte offensive, fatte con una bomboletta nera. Un affronto a un simbolo di Roma e del calcio italiano. Balduina è il quartiere dove Losi ha vissuto a lungo, ma prima di quel murale in città erano spuntate altre opere a ricordo dell’ex capitano giallorosso.
Nervi tesi in casa Hajduk: l’esterno non convocato replica sui socia
Nervi tesi all’Hajduk Spalato tra Rino Gattuso e . Il tecnico ha deciso di escludere l’ex giocatore dell’Inter dalla lista dei convocati per la sfida alla Lokomotiva Zagabria e, secondo quanto riportato dai media croati, la decisione sarebbe legata a motivi disciplinari. Sui social è arrivata la replica dell’esterno: “Quella di oggi è una partita importante e non voglio disturbare la tranquillità dei ragazzi e del club attirando l’attenzione su di me – ha scritto su Instagram – Buona fortuna a tutta la squadra e potremo parlare dopo di quello che è successo“.
Lo stadio Sinigaglia di Como non raggiunge la capienza massima richiesta per la serie A
Dal Como in serie A all’Eccellenza: squadre e tifosi costretti a traslocare. Lotta contro il tempo a Mantova, l’Alcione va a Fiorenzuola. Proteste a Varese, a Legnano interviene il Comune
Siamo all’alba di una nuova stagione calcistica, fra due settimane si comincia a far sul serio con le prime partite della Coppa Italia e fra meno di un mese ripartiranno i campionati di serie A e B. Ma puntuale come l’anticiclone africano si ripresenta in questo periodo un cronico problema:giocare in casa, per molte squadre di calcio lombarde, rischia di essere una metafora più che una circostanza reale.
Anche quest’estate, infatti, diversi club hanno dovuto fare i conti con la necessità di trovare uno stadio diverso dal propriodove poter disputare le partite ‘interne’. La novità di stagione è che la questione non riguarda solo società della massima serie, come accaduto più volte nel recente passato. Adesso sono coinvolti club di serie Ce pure dei Dilettanti, iscritti ai campionati di serie D ed Eccellenza.
Il caso Lombardia, nelle sue dimensioni, è certamente il più importante visti gli stadi obsoleti e inidonei sparsi qua e là nella nostra regione, fra progetti di ristrutturazione annunciati e lavori perennemente in ritardo. Se nelle ultime annate le società penalizzate erano state la Cremonese, costretta a giocare la prima gara di Coppa Italia a Ferrara e ad iniziare il campionato con una doppia trasferta per l’inagibilità dello ‘Zini’ (stagione 2022-2023), ilLecco (il ritorno in B nell’estate del 2023 era cominciato male, con il vecchio ‘Rigamonti-Ceppi’ chiuso per lavori e squadra emigrata in avvio a Padova, i lavori devono essere ancora completati) ma soprattutto la Feralpisalòche fino a pochi mesi fa aveva preso domicilio al ‘Garilli’ di Piacenza per disputare le gare casalinghe (viste le inadeguatezze strutturali del Turina di Salò) al suo primo torneo fra i cadetti, ora ci sono altre società interessate da problemi di vario genere.
I più urgenti riguardano il Como, che ha appena riconquistato la serie A. Il quasi centenario Sinigaglia è però inadeguato per la carenza (7.798 posti a sedere contro i 10.500 previsti grazie alla deroga concessa dalla Lega Calcio), la ricchissima proprietà indonesiana sta facendo il possibile per accelerare i tempi ma l’unica certezza è che la squadra degli Hartono giocheràin trasferta le prime tre partite di campionatosperando di poter riaprire lo stadio a metà settembre contro il Bologna. La soluzione alternativa (non proprio comodissima) è spostarsi a Verona. Si lotta contro il tempo anche a Mantova, tornato in serie B: quasi tre milioni di investimenti, cantieri aperti alle 5 del mattino e 57 operai al lavoro per l’adeguamento dell’impianto del Martelli. Va finito tutto per la prima partita casalinga, il 24 agosto contro il Cosenza.
Ma i casi aumentano anche in serie C. Il più serio riguarda la matricola Alcione, terza squadra di Milano. A Natale 2023, quando già i più ottimisti respiravano aria di promozione, la speranza era quello di trovare casa all’Arena Civica di Milano. Un sogno rimasto nel cassetto dopo il no del Prefetto, per motivi di ordine pubblico. Così gli ‘orange’si trasferiranno a Fiorenzuola. Non è un’anomalia, purtroppo. Nella passata stagione otto squadre su 60 in C sono state costrette a utilizzare uno stadio diverso dal proprio. Tra queste l’Atalanta Under 23, che alla prima esperienza nella ex Lega Pro debuttò al ‘Comunale’ di Gorgonzola (casa della Giana) prima di ricevere l’ok per spostarsi nello stadio di Caravaggio, dove i bergamaschi disputeranno il campionato.
Situazione analoga per ilMilan Futuro, pronto per il debutto in serie C: il campo per le partite interne sarà quello di Solbiate Arno, in provincia di Varese. Altra città, quest’ultima, alle prese con le vicende del Franco Ossola. La ristrutturazione dell’impianto va per le lunghe al punto che poche settimane fa alcuni tifosi, delusi e arrabbiati, hanno tappezzato le vie del centro con annunci mortuari. Questo perché il gruppo di imprese legato al Città di Varesedopo aver presentato un progetto di ristrutturazione (45 milioni e 30 mesi di lavori) è stato frenato per due volte dall’iter burocratico. Caso a parte, il Legnano. Il Comune ritiene il club “inaffidabile“: porte chiuse al Mari dopo 103 anni.
Tensione tra il tecnico italiano della Slovacchia, che si lamentava con l’arbitro, e il centrocampista, che gli ha dato del “pelato di m…”. L’attaccante del Real si porta le mani sui testicoli dopo l’1-1: “Ma mi rivolgevo a dei miei amici”
Amareggiato. Francesco Calzona non ci sta, alza la voce in televisione e in sala stampa. La sua Slovacchia è stata a un paio di minuti da eliminare l’Inghilterra dall’Europeo, ma alla fine si è scontrata contro la rovesciata di Jude Bellingham al 95′, prima del gol di Kane a chiudere i giochi sul 2-1. A fine partita però, nel pieno della tensione e dell’adrenalina di una gara persa sul gong, l’ex allenatore del Napoli è andato in mezzo al campo per chiedere delucidazioni all’arbitro Meler.
CONTRO RICE – Ne è nato un parapiglia con Declan Rice, che avrebbe tuonato contro Calzona frasi tutt’altro che carine. “Shut up”, “stai zitto”, sembra dire il centrocampista. Aggiungendo anche “pelato di…”. Questo quanto riportano in Inghilterra. Tutto si è risolto con le scuse di Rice, che dopo la tensione è andato dal tecnico e gli ha stretto la mano. Cose di campo. L’allenatore della Slovacchia si è lamentato con l’arbitro a fine gara: “E’ un orgoglio aver tenuto testa a una squadra che ha fatto ostruzionismo nei minuti finali, e vorrei anche dire che un solo minuto di recupero è davvero poco. Gli arbitri non mi sono piaciuti, ma non abbiamo perso per questo”.
GIALLO BELLINGHAM – Non bastassero le scintille Calzona-Rice, dopo la partita è scoppiato il caso Bellingham. Alcuni video sui social ritraggono l’inglese “esibirsi” dopo il gol dell’1-1 in un gestaccio (mani sulle parti intime) apparentemente rivolto in direzione della panchina slovacca. Il giocatore del Real ha dato una versione diversa sul suo profilo X: “Era solo un gesto scherzoso verso dei miei amici che erano alla partita. Non provo nient’altro che rispetto per come ha giocato la Slovacchia stasera“, ha scritto. Difficile stabilire quale sia la verità: ma rischia, sul serio, una squalifica.
Nazionale senza gioco ma anche senz’anima. Spalletti è un tecnico bravo ma l’Europeo ha posto il tema se sia adatto a fare il ct
Senza gioco, senza carattere, senza un’idea, senza un lampo. Senza onore. Senza scuse. L’Italia, dopo aver fallito la partecipazione ai Mondiali per due volte di seguito, esce dall’Europeo umiliata dagli avversari, contestata dai tanti tifosi in Italia e da quelli che erano a Berlino, in gran parte emigrati che chiedevano almeno impegno e determinazione, due parole che andrebbero sempre indossate, insieme alla maglia azzurra, da chi va in campo.
SPALLETTI, DECISIONI FORTI – In quattro partite, se togliamo mezz’ora del primo tempo contro l’Albania, non s’è visto niente di quanto ci aspettavamo. Niente di quanto era stato programmato. Quattro partite che insieme hanno scritto una delle pagine più avvilenti del nostro calcio. Veniamo da due eliminazioni dai campionati del mondo. Non può essercene una terza. Non è accettabile che questo Europeo mortificante venga derubricato a incidente di percorso. Bisogna partire dal fallimento a cui abbiamo assistito, perché di fallimento si tratta, se si vuole avere una qualche possibilità di arrivare al Mondiale americano tra due anni. Dopo la sconfitta con la Macedonia del Nord che cancellò l’Italia dal torneo in Qatar non successe nulla. Venivamo dall’Europeo vinto a Wembley. E sotto quell’ombrello la Federcalcio si riparò dalla grandine. Oggi non è più possibile. Sono rimasti i tanti problemi strutturali e alle spalle non abbiamo un trionfo come avevamo allora, ma un altro disastro sportivo. Per parafrasare Spalletti: momenti forti, decisioni forti.
TOP PLAYER ITALIA – Il ct, chiamato per essere lui il top player di una squadra che ne ha pochissimi, non è riuscito a dare alla Nazionale una fisionomia tecnica. Ma non è riuscito nemmeno a trasferire ai giocatori che ha scelto la determinazione, la voglia di battersi. Spenti, inermi, confusi, sono apparsi arrendevoli anche di fronte a formazioni che francamente non sono armate invincibili. Abbiamo assistito a una girandola di cambiamenti tattici, di grovigli tecnici, di sostituzioni e ripensamenti, che hanno finito per confondere chi è andato in campo. Il risultato è stato uno spettacolo deprimente che non rispecchia i valori del nostro calcio.
FORTUNA E NO – In due settimane a questa squadra non è mancato soltanto il gioco, ma anche un’anima. Dopo il gol di Zaccagni a sette secondi dalla fine che ha mandato l’Italia agli ottavi buttando fuori Modric e la sua Croazia, abbiamo sperato che lo stellone azzurro si fosse improvvisamente riacceso e con lui pure la Nazionale. Ma la fortuna bisogna meritarsela. Evidentemente non era questo il caso.
L’ottavo di finale tra Germania e Danimarca è stato interrotto all’improvviso poco dopo la metà del secondo tempo per maltempo. Mentre in questo Europeo in tante partite è stato introdotto il cooling break (la pausa a metà dei due tempi per consentire alle squadre di dissetarsi, in caso di forte caldo), nel match tra i padroni di casa e i danesi è accaduto qualcosa di decisamente particolare.
L’arbitro Michael Oliver (noto in Italia per un suo contestato rigore assegnato al Real Madrid contro la Juventus in Champions League, l’uomo di cui Buffon disse che «ha un bidone della spazzatura al posto del cuore») ha infatti preso una decisione che in quel momento sembrava azzardata ma che si è rivelata azzeccatissima. Mentre in cielo, minacciosi, si sentivano i tuoni e si vedevano i fulmini, Oliver ha fatto uscire le squadre dal campo e ha interrotto la gara: qualche minuto dopo, una fortissima grandinata ha travolto il Westfalenstadium di Dortmund, con palle di grandine grosse come palline da golf. La partita è poi ripresa dopo poco meno di mezz’ora.
I banditi hanno chiuso la famiglia Baggio in una stanza e sono stati nell’abitazione di Altavilla Vicentina per 40 minuti: Baggio è stato colpito alla fronte dal calcio di una pistola
Roberto Baggio e la sua famiglia sono stati vittime giovedì sera di una violenta rapina mentre stavano guardando la partita Italia-Spagna valida per l’Europeo di calcio che si sta giocando in Germania.
L’incubo per il cinquantasettenne è iniziato verso le 22 quando una banda di almeno cinque persone, tutte armate, ha fatto irruzione nella villa del calciatore ad Altavilla Vicentina (ecco com’è la casa). Si tratterebbe di una banda di professionisti viste le modalità con cui hanno operato: il colpo potrebbe essere stato studiato nei minimi dettagli e la scelta di entrare in azione durante il match degli azzurri non sarebbe casuale.
La violenta colluttazione – Non appena i rapinatori sono entrati in casa, il «Divin Codino» ha tentato di affrontare uno di loro: dopo una brevissima colluttazione, il rapinatore lo ha colpito in fronte con il calcio di una pistola, provocandogli una ferita profonda, poi lui e i suoi familiari sono stati chiusi in una stanza. Intanto i malviventi hanno messo sottosopra ogni stanza rubando orologi, gioielli e denaro. Ancora non è possibile quantificare il bottino. Quando il calciatore ha capito che i rapinatori se ne erano andati ha sfondato la porta e ha chiamato i carabinieri.
A intervenire i militari della compagnia di Vicenza, che hanno ascoltato Baggio e i suoi familiari, oltre ad aver già acquisito tutte le immagini della videosorveglianza. Il campione è stato portato al pronto soccorso di Arzignano, dove è stato medicato con alcuni punti di sutura in fronte. Per gli altri familiari solo tanto spavento ma nessuno è rimasto ferito. Baggio è sposato da 34 anni con la moglie Andreina e la coppi ha tre figli: Valentina, Mattia e Leonardo.
Euro 2024, nubifragio a Dortmund: piove anche sugli spalti dello stadio e sui tifosi di Turchia e Georgia
Un violento nubifragio si è abbattuto su Dortmund, città tedesca che ospita la sfida tra Turchia e Georgia, gruppo F di Euro 2024. La copertura del Westfalenstadion, lo stadio di Dortmund, non è impermeabile e cascate di acqua cadono sugli spalti e sui tifosi che postano sui social immagini impressionanti.
Impossibile sedersi sotto le cascateEuro 2024, nubifragio su DortmundAbbondantissima la pioggia caduta sulla città tedescaDal tetto dello stadio scendevano vere e proprie cascateIl personale addetto ha lavorato duramente per garantire lo svolgimento della partitaUn lavoro immenso per evitare l’allagamento del campo
Poche conferme, tanti volti nuovi e diversi graditi ritorni. Si prospetta epocale il valzer delle panchine che sta per travolgere la Serie A2024-25, con almeno 8 delle 20 squadre pronte a cambiare allenatore con la speranza di ripetere o magari migliorare quanto fatto nella scorsa annata. L’Inter campione in carica continuerà con Simone Inzaghi, così come l’Atalanta che non intende chiudere il ciclo di Gian Piero Gasperini. Potremo riaccogliere nel nostro campionato Antonio Conte, vicino all’approdo al Napoli, mentre Thiago Motta e a un passo dalla Juventus, con il Bologna a caccia di un sostituto in grado di alzare ulteriormente l’asticella. La Roma ripartirà da De Rossi, la Lazio potrebbe incredibilmente separarsi da Tudor. Insomma, il mercato degli allenatori è più acceso che mai.
Josh Wander (Foto: VIRGINIE LEFOUR/BELGA MAG/AFP via Getty Images)
La Federazione britannica ha votato l’unanimità il provvedimento immediato, nonostante un accordo siglato nel 2017 e valido per un totale di 10 anni.
Dopo aver visto naufragare la trattativa per acquistare l’Everton, soprattutto per il mancato via libera della Premier League e della commissione indipendente del governo britannico, si aggiunge un’altra disavventura Oltremanica per 777 Partners, società statunitense proprietaria di diversi club calcistici, fra cui il Genoa.
Infatti, come riporta SportBusiness, 777 detiene il 45% della Basketball League Ltd (BLL), che gestisce direttamente la British Basketball League (BBL). La società della Florida è entrata nella BLL grazie a una parte dell’investimento totale di 8,3 milioni di euro, eseguito nel 2021.
La BBF ha affermato che le informazioni ricevute indicano che la BLL «non è più in grado» di svolgere le sue funzioni di operatore della BBL. La federazione, che non ha menzionato direttamente 777 Partners nella sua dichiarazione, ha affermato che il suo consiglio ha accettato all’unanimità di revocare la licenza con effetto immediato.
«La BBF continuerà a fare tutto il possibile per proteggere gli interessi dei tifosi – si legge nel comunicato della BBF –, dei giocatori, dello staff e dei club e verranno immediatamente messe in atto misure provvisorie per assumere l’organizzazione della stagione 2024-25, in coordinamento con parti interessate. Inoltre, la BBF sta lavorando per definire accordi a lungo termine per la governance e lo sviluppo della lega professionistica di basket in Gran Bretagna. Questo processo sarà completato il prima possibile, tenendo conto dell’obbligo della BBF di condurre una solida due diligence nei confronti dei possibili investitori».
L’accordo siglato tra la BLL e la Federbasket britannica è stato siglato nel 2017 per una durata complessiva di 10 anni. Ma lo stato finanziario della lega è stato messo in discussione negli ultimi mesi a causa dellacontinua incertezza che circonda la società statunitense, che è stata anche accusata di frode da alcuni creditori.
Giocatori e tifosi dell’Albania (Photo by OZAN KOSE/AFP via Getty Images)
Le due nazionali si sono sfidate a Dortmund la sera di sabato 15 giugno.
Italia-Albania ha consegnato agli Azzurri di Luciano Spalletti i primi tre punti di EURO 2024. Ma la gara, giocata sabato sera a Dortmund, è finita nel mirino della UEFA per il comportamento dei tifosi albanesi, che hanno seguito in gran numero la propria nazionale.
Come si legge nel comunicato ufficiale del massimo organo del calcio europeo, la UEFA «ha avviato procedimenti disciplinari in conformità all’articolo 55 del Regolamento disciplinare UEFA (DR) in seguito alla partita della fase a gironi UEFA EURO 2024 tra Italia e Albania (2-1) giocata il 15 giugno 2024 a Dortmund, Germania».
Questi i capi d’accusa rivolti alla federcalcio albanese in seguito al comportamento dei suoi tifosi:
Lancio di oggetti, Art. 16(2)(b) DR
Accensione di fuochi d’artificio, Art. 16(2)(c) DR
Invasione del campo di gioco, Art. 16(2)(a) DR
Trasmissione di un messaggio provocatorio non idoneo a un evento sportivo, Art. 16(2)(e) DR
Ora, l’organismo di controllo, etica e disciplina UEFA (CEDB) è chiamato a decidere sulla questione dopo aver concluso tutte le valutazioni del caso, analizzando anche i filmati e le immagini provenienti dalle telecamere di sicurezza dello stadio.
Era classificata dalle autorità tedesche come la partita a più alto rischio della prima fase di Euro 2024. Ed ecco registrati dei tafferugli in quel di Gelsenkirchen, in Germania, in occasione del match atteso tra Serbia e Inghilterra in programma questa sera (ore 21), valido per il gruppo C degli Europei 2024 (comprendi di Danimarca e Slovenia ora in campo).
Un incrocio ad alta tensione e da tenere sott’occhio quello tra i tifosi inglesi e le migliaia di ultrà serbi giunti da Belgrado per sostenere la propria squadra. Al contrario di quanto espressamente desiderato dai protagonisti che scenderanno in campo alla Veltins-Arena, sono stati segnalati degli scontri violenti tra ultras di differenti divisioni presenti nella cittadina tedesca.
Secondo quanto raccolto da Sport Mediaset, degli hooligans avrebbero attaccato i tifosi della Nazionale dei Balcani a sorpresa, generando una rissa inaudita in pieno centro città. Nella fattispecie, si legge, sono volati mobili di un bar e bottiglie di vetro. Decisivo l’intervento di circa 50 agenti di polizia, anche se dagli scontri violenti ne sono usciti ferite ben due persone alla testa.
❌Ancora gravi scontri in Germania, questa volta a Gelsenkirchen. I protagonisti sono stati i tifosi della Serbia e dell’Inghilterra
Necessario l’intervento di oltre 50 agenti. Dalle prime ricostruzioni, inoltre, sono stati segnalati due feriti alla testa#Euro2024pic.twitter.com/7NiDjhZRVT
Paura del pre partita, la polizia ha prima usato lo spray al peperoncino contro l’aggressore, poi anche un’arma da fuoco
(reuters)
Allarme ad Amburgo, una delle dieci città tedesche scelte per le partite degli Europei. Nella città affollata di tifosi, in vista dell’incontro Polonia-Olanda, la polizia tedesca ha sparato a un uomo armato di un’ascia e con una molotov nei pressi della Reeperbahn. Lo riferisce l’agenzia Dpa, che in precedenza scriveva dell’uomo armato di piccone e molotov. Un portavoce della polizia ha confermato che l’uomo è stato colpito a una gamba da un agente, le sue condizioni sarebbero gravissime.
Prima dei fatti decine di migliaia di tifosi olandesi avevano sfilato per le strade del quartiere di St. Pauli, dove si trova la Reeperbahn. Le prime indicazioni suggeriscono che “non c’è alcun legame con il calcio“, ha detto il portavoce della polizia tedesca.
Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, l’uomo è uscito da un pub lungo una strada adiacente la Reeperbahn con l’ascia in mano, ‘esibita‘ in “modo minaccioso” agli agenti che gli avrebbero chiesto di posarla in terra. Al rifiuto, ha aggiunto il portavoce, lo hanno colpito alla gamba.
I tifosi saranno trattenuti negli uffici della polizia tedesca, probabilmente per 24 ore, in attesa di valutazione da parte della magistratura
Dalle strade di Dortmund allo stadio è un fiume rosso in vista della prima partita di Italia e Albania agli Europei di calcio in Germania. Dalle prime ore del pomeriggio è scattata la festa dei tifosi delle Aquile che hanno invaso le vie della città tedesca sventolando bandiere di ogni tipo e dimensione. Tantissime le auto albanesi in circolazione ‘vestite’ a festa, con musica ad alto volume e clacson a intermittenza.
Fermati 67 tifosi italiani – Clima festoso, anche se evidentemente qualcuno voleva rovinarlo: la polizia tedesca ha infatti fermato 67 italiani, prima che riuscissero a entrare in contatto con gli albanesi nei pressi di un ristorante. Sono stati trovati in possesso di coltelli, passamontagna e bombe carta. Passeranno le prossime 24 ore in cella, in attesa che il magistrato tedesco decida su di loro. L’ambasciata italiana in Germania, sta seguendo il caso.
In ogni caso, i tifosi azzurri sembrano in netta minoranza: non dovrebbero superare le 20.000 unità sugli spalti del Bvb Stadion contro le almeno 40.000 presenze albanesi. Una festa in piena regola quella albanese prima del match e che vede un po’ di sarcasmo da parte dei tifosi azzurri: «Fanno già festa, sembra che abbiamo già vinto ma questa sera – scherza Antonio, di Brindisi ma che da anni lavora in Germania – speriamo di farlgli noi la festa».
Tifosi italiani a Dortmund e anche nelle prossime partite dell’Italia all’Europeo che avranno a disposizione «Punto Italia», un consolato mobile con un’inedita collaborazione tra l’ambasciata d’Italia a Berlino e la Polizia di Stato per fornire un’assistenza consolare ancora più rapida ed efficiente a tutti i cittadini italiani che seguiranno la nazionale di Spalletti. «Un modo per portare vicino ai tifosi dei servizi – spiega l’ambasciatore italiano a Berlino, Armando Varricchio – che non soltanto possano risolvere problemi ma anche, con questi visibilità, rasserenare tutti, affichè i tifosi vedano che le istituzioni italiane sono presenti e ci siamo.Un modo per invogliare tutti a vivere questa serata come una vera festa. Portiamo il consolato in piazza, sulle strade».
Varricchio parla della partita e della festa anticipata dei tifosi albanesi: «Per loro è una prima assoluta, la prima partita dell’Albania agli Europei di calcio, per questo è un momento certamente storico per il loro Paese. Stasera ci sarà anche il premier Edi Rama e quindi mi farà molto piacere portare i saluti del premier Meloni; poi avremo una importante delegazione del governo italiano con il ministro dello sport e quello dell’Agricoltura e varie altre personalità qui presenti. Sensazioni sulla partita? Devo dire che siamo tutti molto contenti. Rispetto ai nostri amici albanesi noi abbiamo una abitudine e una tradizione e poi siamo i detentori del titolo, quindi è giusto avere la consapevolezza di essere forti».
La Procura Federale ha archiviato il fascicolo riguardante il passaggio di mano dei rossoneri: il fondo di Paul Singer non ha più alcun controllo sul Diavolo
Casa Milan (Archivio)
La Procura federale della Figc ha archiviato il procedimento sul passaggio di proprietà del Milan da Elliott a Red Bird, avvenuta nell’agosto del 2022. L’inchiesta dell’ufficio di Giuseppe Chinè era stata aperta lo scorso marzo dopo l’acquisizione di parte degli atti della procura della Repubblica di Milano che ha indagato sull’operazione finanziaria.
Su cosa verteva l’inchiesta – Il lavoro della procura di Milano si era concentrato sulla vendita del Milan da Elliot a RedBird. L’ipotesi contestata era quella di un controllo mantenuto dal fondo di Paul Singer sui rossoneri, una sorta di proprietario “occulto” dopo la “presunta“ vendita simulata al fondo di Gerry Cardinale. Tra le possibili ragioni dietro alla “finta cessione” si ipotizzava un interesse di Elliot di ricapitalizzare, cioè di fare entrare nuovi soci investitori, tenendo conto, poi, che il fondo di Paul Singer incassa interessi al 7% sul finanziamento da 560 milioni di euro concesso al “compratore“, cioè al fondo RedBird.
Inoltre in questo modo Elliot avrebbe “dribblato” il problema del “conflitto di interesse“ rispetto ai regolamenti Uefa della doppia proprietà (essendo già titolari del Lille, squadra francese). Dopo il sequestro dei device e dei telefoni dei protagonisti della vicenda (scandagliati attraverso una quarantina di parole chiave) e le perquisizioni del Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf in Casa Milan, a carico dell’Ad Giorgio Furlani e del suo predecessore Ivan Gazidis, la procura di Milano ha deciso diarchiviare il caso, non trovando evidenze per provare la proprietà occulta.
Non c’è due senza tre. La Carrarese torna in Serie B dopo 76 anni e giocherà, per la terza volta, il secondo maggior campionato del nostro Paese. Un’impresa storica sancita dalla vittoria per 1 a 0 nella finalissima di ritorno dei playoff di Serie C contro il Vicenza, arrivata dopo lo 0-0 della gara d’andata al Menti. La squadra di Calabroha messo subito le cose in chiaro allo Stadio dei Marmi e, dopo sei minuti, ha già messo il muso davanti grazie a Finotto. Da lì è stata gestione, attesa e sollievo: i toscani sono di nuovo in B e si aggiungono a Mantova, Cesena e Juve Stabiache il pass per la seconda serie l’avevano già staccato.
STORICO – La Carrarese era stata promossa per meriti sportivi nel 1945/46, dopo aver chiuso all’11° posto in Serie C. Dopo due anni in B, era stata nuovamente in Serie C. Da quel momento città e club non avevano più vissuto la gioia della promozione, fino all’estate del 2024. Sul sintetico di Carrara e sotto gli occhi di un parterre de roi, composto anche da Zaniolo, Cairo, Collina, Marani, è arrivata la sublimazione di una stagione fantastica. La Carrarese non partiva certo da favorita in questa post season con squadre come Padova, Avellino e Benevento che parevano molto più attrezzate per il salto di categoria. Eppure la squadra di Calabro è riuscita a ribaltare i pronostici e coronare il proprio sogno.
RISULTATI – La stagione regolare si era chiusa con unterzo posto, a-2 dalla Torres e -23 dal Cesena dominatore del girone B. Nei playoff poi le affermazioni contro Perugia, Juventus Next Gen e Benevento, prima del confronto finale con i biancorossi di Vecchi. La Carrarese è arrivata all’inaspettato traguardo grazie a una squadra solida e brillante, quasi imbattibile in casa. Allo Stadio dei Marmi sono infatti arrivati 50 dei 73 punti raccolti in stagione regolare e sono stati incassati solo 10 gol: un fortino. I toscani hanno saputo ibridare costruzione dal basso, gioco sulle fasce e contropiedi in gran parte della stagione così come nell’epilogo di essa.
I PROTAGONISTI – Tanti i leader di questo gruppo tecnici e non. In difesa ha giganteggiato ancoraDi Gennaro, alla seconda promozione di fila dopo quella ottenuta con la Feralpisalò. Sulle fasce ottimi gli spunti di Zanone Cicconi, in mezzo le geometrie di Schiavi. Davanti il talento di Panicoe le reti – 11 – di Mattia Finotto. L’ex Triestinaè arrivato a Carrara nel mercato di riparazione ed è stato decisivo, raggiungendo la doppia cifra e vergando tre gol fondamentali nella fase dei playoff. Ci sono anche le sue mani in una promozione che mancava dal dopoguerra. Dopo 76 anni, l’attesa è finita: la Carrarese è tornata nel calcio d’elite.
A rivelarlo è Giorgio Marchetti, vice segretario della UEFA. «Ci fu presentato nel 2019 e subito sollevò perplessità e ostilità molto accanite dalle differenti Leghe».
Aleksander Ceferin (Foto: FABRICE COFFRINI/AFP via Getty Images)
«La UEFA aveva pensato a una Champions League con un format simile alla Superlega, ma questo avrebbe rovinato i campionati». A rivelarlo è stato Giorgio Marchetti, vice segretario della UEFA, intervenuto al primo Festival della Serie A, che vedrà tra i protagonisti anche Calcio e Finanza.
A proposito di nuovo format, la prossima Champions (così come Europa League e Conference) dirà addio alla fase a gruppi come l’abbiamo imparata a conoscere fino all’edizione 2023/24, appena terminata. «Dall’inizio della Champions League è la trasformazione più importante – ha commentato Marchetti –. Non abbiamo deciso improvvisamente di cambiare, i format si evolvono nel tempo anche se nel passato non si è reso conto. A ogni ciclo triennale qualche piccolo cambiamento l’abbiamo fatto».
«Questi cambiamenti non avvengono per caso, non sono estemporanei, ma avvengono dopo una revisioni dei formati, poi è un processo coordinato con stakeholder e club, la UEFA non cambia niente senza accordo con l’ECA quindi i club ma anche federazioni, leghe, giocatori, allenatori e tifosi. Il 2024 è stato identificato da molto tempo fa come momento in cui cambiare qualcosa in più profondità – ha continuato il vice segretario della UEFA –. Si tratta di un processo partito dal 2018. Prima di questo format, abbiamo analizzato più di 100 esempi diversi di cui alcuni inapplicabili, ma uno presentato nel 2019 prevedeva un format con tre diversi livelli stile campionati con promozione e retrocessioni in Europa, sollevò perplessità e ostilità molto accanite dalle differenti Leghe, a ragion veduta ci siamo resi conto che i commenti e le obiezioni erano fondate. Il formato con mantenimento delle squadre in Europa indipendentemente dal campionato avrebbe avuto ricadute importanti e negative sul campionato. Era fatto coi club, lo abbiamo però ritirato quando abbiamo capito che le osservazioni erano pertinenti».
Sui possibili derby subito nella prima fase della nuova Champions: «Non abbiamo intenzione di far giocare derby a nessuno nella fase di lega. Cosa che poi sarà possibile nella fase a eliminazione diretta. Saranno possibili solo nel caso di impossibilità di completare il calendario se non infrangono due paletti, cioè che nessuno potrà avere più di due avversari dello stesso paese né della stessa nazionalità».
Un ultimo commento sulla possibilità di vedere squadre extra-europee in futuro, come quelle provenienti dall’Arabia Saudita: «Non l’abbiamo mai pensato. Porre rimedio alle fake news è difficile, non è una idea e non è mai esistita. Non abbiamo mai discusso, la Champions League è una competizione riservata a club europei e nient’altro».
Il club teme ripercussioni negative viste le incertezze sulle risorse economiche e sulle tempistiche dei lavori. Da Palazzo Vecchio, però, tirano dritto.
Nonostante la lettera inviata dalla Fiorentina, che intimava al Comune di Firenze di bloccare i lavori di ristrutturazione allo stadio Artemio Franchi, le opere per l’ammodernamento dell’impianto cittadino non intendono fermarsi.
Come riporta l’edizione odierna de La Repubblica-Firenze, il club viola per far valere le proprie ragioni è pronto a ricorrere al TAR, non accontentandosi della semplice richiesta danni. Il tutto era già previsto dalla Fiorentina nella già citata lettera inviata nei giorni scorsi al Comune, ma anche ai Ministeri coinvolti.
Uno scenario, quest’ultimo, che rischia di trascinare il contenzioso avanti per anni, tra appunto ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale e controricorsi alConsiglio di Stato che potrebbero avere un pronunciamento definitivo a lavori ampiamente iniziati o quasi terminati. Ma la preoccupazione in casa viola è più alta per quanto riguarda l’incertezza intorno ai lavori, sia dal punto di vista economico (le risorse necessarie per l’intero progetto non sono ancora state trovate) sia per le tempistiche, con una data di fine cantiere che non è stata indicata.
In questo quadro, la Fiorentina teme di subire più danni che benefici, con un calo drastico degli spettatori ammessi allo stadio per le sue partite casalinghe, senza avere la certezza di poter giocare in un impianto completamente nuovo che garantirebbe maggiori ricavi al club guidato daRocco Commisso.
In tutto questo, il Comune conferma la propria posizione fatta emergere martedì e continua a considerare la presa di posizione della Fiorentina sorprendente, soprattutto alla luce della convenzione firmata da Comune e club nell’aprile scorso in cui si prevedeva l’avvio dei lavori e la cantierizzazione. L’intesa era stata apprezzata anche da mail interne tra le parti in cui si ringraziava Palazzo Vecchio per la collaborazione.
«È stata firmata da poco una convenzione dove c’è scritto tutto, anche sui lavori e indicato un percorso chiaro. La Fiorentina è sotto pressione in questo momento, ma abbiamo sempre dato risposte alla società. La società aveva fatto la richiesta di giocare al Franchi anche durante i lavori e abbiamo risolto anche questo problema», ha commentato il sindaco di Firenze, Dario Nardella, a Radio Bruno.
In tutto questo, la presa di posizione della Fiorentina, secondo Palazzo Vecchio, sembra essere politica, visto che nel fine settimana si voterà anche per nominare il nuovo sindaco di Firenzecon Nardella che uscirà di scena, augurandosi che continui a governare il centrosinistra con la candidata Sara Funaro. La posizione dei viola è stata applaudita dalle opposizioni, sia dalla candidata di Italia Viva Stefania Saccardi che dal candidato del centrodestraEike Schmidt, con tanto di apertura del segretario Fdi Giovanni Donzelli a trovare nuove soluzioni per un impianto nuovo.
Intanto però i lavori vanno avanti e, dopo l’abbattimento del tabellone segnapunti e il restyling della Ferrovia, le gru stanno demolendo le scale di accesso alla Fiesole, ma non quelle elicoidali, che sono vincolate dalla Sovrintendenza.
La Svp di Streaming Italy and South Emea di Paramount+ ha raccontato a Calcio e Finanza i dietro le quinte degli accordi con il club milanese e con l’Atalanta.
(Foto: Marco Luzzani/Getty Images)
Un successo a tutto tondo e oltre le più rosee aspettative di visibilità. Paramount+ ha celebrato con il suo personalissimo “Triplete” – Supercoppa italiana, Scudetto ed Europa League – l’anno da protagonista sulle maglie di due dei principali club di Serie A: l’Inter (con cui il rapporto è durato più di una stagione) e l’Atalanta (che a Paramount+ si è legata per le due finalissime di Coppa Italia e quella europea con il Leverkusen).
E proprio di questo successo, dei progetti futuri e con uno sguardo ai diritti tv della Serie A, Calcio e Finanza ha parlato con Antonella Dominici, Svp di Streaming Italy and South Emea di Paramount+. Dominici ha definito il 2023/24 un «anno straordinario per tutti: Inter, Atalanta e Paramount+». E di straordinario – oltre ai risultati – c’è il modo in cui il calcio è stato in grado di fare da volano per i contenuti della piattaforma, con la visibilità che solo il mondo del pallone è in grado di garantire.
L’Inter, Mbappé e un rapporto oltre le aspettative – «Il nostro servizio di streaming è arrivato in Italia a settembre 2022, con grandi ambizioni, una montagna di intrattenimento da offrire e anche una montagna da scalare. Si approfitta sempre delle esperienze degli altri (i competitor, ndr), ma a un certo punto devi accelerare ed entrare nel radar del consumatore. Abbiamo quindi pensato di entrare in contatto con un mondo adiacente al nostro e legato alle passioni degli italiani, per un’occasione che è nata alla fine dello scorso campionato», ha esordito Dominici.
La dirigente racconta che « uno sponsor non aveva pagato quanto dovuto (Digitalbits, con cui prosegue la battaglia legale dell’Inter, ndr), così Inter e Roma sono rimaste senza sponsor per delle finali importanti», con riferimento agli ultimi atti di Champions League, per i nerazzurri, e di Europa League, per i giallorossi. «Abbiamo pensato che una partnership con l’Inter per due partite (una di Campionato e la finale di Champions League) potesse essere un modo interessante per catturare l’attenzione del nostro target primario. Sappiamo che buona parte dei nostri contenuti è più interessante per un pubblico maschile, così abbiamo pensato di poter abbattere le barriere del marketing ed essere rapidamente più riconoscibili».
Inizialmente, il percorso con l’Inter «doveva essere limitato a due giornate, ma grazie alla Champions League e al feedback ricevuto dai nerazzurri, abbiamo deciso di estendere la collaborazione a tutto l’anno successivo (il 2023/24, ndr). Abbiamo fatto da apripista per questo tipo di collaborazione, sulla falsa riga di quello che ha fatto Spotify», ha spiegato con riferimento alla partnership della piattaforma di streaming musicale con il Barcellona.
Dominici non nasconde che il rapporto è «iniziato con delle opportunità in alcuni casi anche parecchio originali , e sedendoci con il management dell’Inter abbiamo creato delle occasioni. Noi siamo stati molto bravi, ma devo dire che loro ci hanno messo a disposizione degli asset decisivi, soprattutto il lavoro straordinario dell’Inter Media House. Abbiamo dato vita a una sponsorizzazione fuori dal comune e per noi la visibilità è stata a livello mondiale».
In una sorta di “inception”, la soddisfazione massima è stata poter vedere il brand di Paramount+ sulle maglie nerazzurre durante le sfide della Serie A trasmesse negli Stati Uniti d’America, dove la stessa piattaforma di streaming è stata titolare – attraverso la CBS – dei diritti televisivi del massimo campionato italiano di calcio fino al termine di questa stagione. La prima mossa è stata quella che ha visto Paramount+ portare allo stadio delle Drag Queen per la promozione di “Drag Race Italia”. Un’iniziativa unica che ha fatto incontrare due mondi apparentemente molto lontani. Ma è stata l’idea di portare a San Siro i Transformers che ha segnato il vero punto di svolta.
In occasione di Inter-Udinese, la squadra è scesa in campo con la maglia home con il logo della saga cinematografica al posto del logo Paramount+. «Pensavamo fosse un unicum e invece grazie alla reazione dei tifosi e anche dei giocatori, tutti molto coinvolti, ci siamo interrogati sulla possibilità di lanciarne anche delle altre». A corredo dell’iniziativa, a San Siro ci sono stati due ospiti speciali: due Transformers hanno assistito infatti al match da bordo campo.
L’iniziativa di maggiore successo rimane tuttavia quella messa in campo contro il Genoa, quando Calhanoglu e compagni hanno giocato indossando la maglia con il logo Ninja Turtles, per anticipare l’uscita del nuovo film su Paramount+. I fan delle Tartarughe Ninja hanno anche avuto la possibilità di aggiudicarsi la versione Away e Third della maglia. Anche in questo caso, i personaggi diDonatello, Leonardo, Raffaello e Michelangelo hanno animato il prepartita da bordocampo, nelle sale hospitality e hanno accolto i giocatori all’ingresso in campo per il riscaldamento.
(Foto: ufficio stampa Paramount+)
«Abbiamo personalizzato tutte e tre le maglie e sono diventate divise da collezione – ha spiegato Antonella Dominici –, con grande orgoglio ho visto anche Marotta chiedere di poter fare la foto con le Tartarughe Ninja. Il giorno dopo poi è successa una cosa inattesa: Mbappè (associato alle Tartarughe Ninja per una vaga somiglianza ai personaggi, ndr) ha commentato la maglia insieme a Thuram. Così ci si fa conoscere, si aumenta la riconoscibilità del brand. Per noi poteva bastare così, invece abbiamo dato vita a una terza maglia (con Star Trek, ndr) e questa collezione è diventata ancora più profonda per un nuovo capitolo di queste iniziative».
I risultati della partnership come biglietto da visita per il futuro – «Non ci aspettavamo di poter portare avanti tutta questa varietà di iniziative, ma tra la creatività di Inter Media House e le nostre idee il bilancio è nettamente positivo con entrambi. Abbiamo settato un’asticella più alta per chi vorrà essere sponsor di altri club di calcio e per noi è stato il modo per fare viaggiare un’idea e una visibilità in tutti i nostri mercati. Vedere che l’awareness ha avuto efficacia al di sopra di qualsiasi aspettativa in molti mercati oltre l’Italia, è stato fantastico. Avere scelto l’Inter e avere avuto la visibilità a livello mondiale è stato un volano per raggiungere anche altri Paesi. A livello mondiale c’è un’altra sponsorizzazione con la Formula 1, che consideriamo top of mind (il livello più alto, ndr). E la sponsorizzazione con l’Inter ha raggiunto lo stesso livello».
«Ora che l’anno è concluso sicuramente abbiamo raggiunto il nostro obiettivo principale, ma siamo andati anche oltre grazie alla disponibilità dell’Inter, e siamo soddisfatti e orgogliosi del percorso. Riuscendo a sponsorizzare la squadra che ha vinto la Supercoppa e lo Scudetto siamo presenti su centinaia di migliaia di maglie», ha aggiunto la Svp di Streaming Italy and South Emea di Paramount+.
Guardando al futuro, non è ancora stato definito se e come l’Inter e Paramount+ proseguiranno insieme. Dominici ha spiegato che «stiamo facendo valutazioni anche con il club nerazzurro, non c’è niente di scontato. C’è un tema di assetto societario negli Stati Uniti che ci rende difficile prendere decisioni su collaborazioni future al momento. Per noi i risultati di quest’anno sarebbero già un biglietto per continuare, vedremo cosa ci riserva il futuro».
L’occasione Atalanta e i diritti tv della Serie A – Paramount+ non ha però dimenticato l’Atalanta, esempio di successo sportivo e sostenibilità finanziaria, un altro club con cui grazie alle due finali di Coppa Italia e di Europa League si è presentata l’occasione di una collaborazione. «Qualcuno dice che è stata una scommessa. E’ stato un rischio calcolato e quasi controllato per noi. Da anni loro sono sulla cresta dell’onda, e quest’anno hanno vissuto una stagione straordinaria, soprattutto nella seconda parte. Noi in quanto Paramount+ e appassionati di grandi finali (di stagione) abbiamo deciso di supportarli, perché eravamo convinti che sarebbe stato un grande risultato», ha raccontato ancora Dominici. Dopo l’Inter «abbiamo pensato di accelerare questa associazione cogliendo un’altra opportunità con un club che non aveva main sponsor. L’Atalanta è una bella storia di successo e la presenza di un brand globale sulla maglia ha rappresentato un inizio di internazionalizzazione».
In chiusura, una battuta su un business che Antonella Dominici – con un passato importante a Sky e TIM– conosce molto bene: quello dei diritti tv. Paramount+ in tempi recenti è stata inserita a più riprese nella lista di candidati a rilevare i diritti di trasmissione della Serie A, ma al momento l’investimento non è nei piani dell’azienda: «Il calcio è un business sicuramente molto visibile, la cui redditività è complessa. e la profittabilità complicata. Inoltre, diventa un tema ancora più delicato se si parla di pirateria. In questo momento per noi non è nei piani entrare nella distribuzione del calcio. Un conto è se ci fosse un canale in un futuro accessibile per tutti i distributori, ma non sembra essere nelle priorità e per noi per ora non c’è dubbio. La distribuzione del contenuto sportivo richiede un lavoro complesso, che in Paramount non c’è se non negli USA o nell’America Latina».
I provvedimenti pensati dai legislatori europei entreranno in vigore dal 2029 e prevedono controlli più stringenti.
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Nella giornata di oggi, l’Unione Europea ha approvato in via definitiva le nuove norme in materia di anti-riciclaggio che saranno introdotte a partire dal 2029 e che riguardano da vicinissimo anche il mondo del calcio.
Infatti, queste norme prevedono controlli più stringenti per club, procuratori esponsor. I legislatori europei hanno fatto sapere che riconoscono che «il settore del calcio presenta un rischio elevato». Inoltre, ilgrande giro d’affari e il consistente flusso continuo di denaro, con transizioni internazionali e anche fuori dai confini europei, portano a una condizione tale che va regolamentate e posta sotto grandissima attenzione. E proprio per questo il rischio di vedere operazioni poco trasparenti e quasi irrintracciabili, visto che si ricorre spesso a paradisi fiscali che fanno del segreto bancario la loro forza, è elevato.
Le norme prevedono che la prima azione di controllo spetti ai club stessiche, a partire dal 2029, saranno chiamati a verificare l’identità dei loro interlocutori, che siano agenti di calciatori e possibili sponsor, e segnalare qualsiasi transazione sospetta alle Unità di Informazione Finanziaria competenti. Poi entrano in campo gli Stati membri dell’Unione dove questi club operano. Infatti, questi possono garantire esenzioni, parziali o totali, per quelle società che hanno un fatturato annuo inferiore ai 5 milioni di euro.
Il Consiglio dell’Ue, sempre in via definitiva, approva anche le regole che impongono disposizioni divigilanza rafforzate per i “superricchi” con un patrimonio totale di almeno 50 milioni di euro, (esclusa la residenza principale),un limite di 10mila euro valido in tutta l’UE per i pagamenti in contanti, e l’istituzione della nuova Autorità europea per la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo (Amla) che avrà sede a Francoforte. Quest’ultime misure, a differenza di quelle pensate per il calcio, entreranno in vigore 20 giorni dalla pubblicazione in gazzetta ufficiale.
Il difensore dell’Inter non sarà disponibile: il ct Spalletti ha preallertato il centrale della Juventus.
Francesco Acerbi – (Foto: Simone Arveda/Getty Images)
A causa dei postumi di un ‘groin pain’ (pubalgia), il calciatore Francesco Acerbi non farà parte della Nazionale che domani si radunerà al Centro Tecnico Federale in vista di UEFA EURO 2024.
Il Ct azzurro Luciano Spalletti ha già preallertato il difensore della Juventus Federico Gatti, che si è reso disponibile e si metterà subito al lavoro nella propria sede. Al momento, dunque, sono 27 i calciatori che domani entro le ore 12 raggiungeranno il ritiro a Coverciano: gli ultimi due, ovverosia Giorgio Scalvini e Gianluca Scamacca, arriveranno più avanti considerando che sono impegnati entrambi con l’Atalanta fino al 2 giugno per il recupero della gara contro la Fiorentina di campionato.
I convocati per il raduno:
Portieri: Gianluigi Donnarumma (Paris Saint Germain), Alex Meret (Napoli), Ivan Provedel (Lazio), Guglielmo Vicario (Tottenham);
Difensori:Alessandro Bastoni (Inter), Raoul Bellanova (Torino), Alessandro Buongiorno (Torino), Riccardo Calafiori (Bologna), Andrea Cambiaso (Juventus), Matteo Darmian (Inter), Giovanni Di Lorenzo (Napoli), Federico Dimarco (Inter), Gianluca Mancini (Roma), Giorgio Scalvini (Atalanta);
Il club aveva fatto trapelare la notizia di un accordo raggiunto, ma Ferrero si oppone ancora e reclama pagamenti per 2,5 milioni di euro.
(Foto: Getty Images)
La notizia era stata fatta trapelare dalla Sampdoria: raggiunto l’accordo “tombale” tra la vecchia e la nuova proprietà. Il passaggio fondamentale atteso da Matteo Manfredi per chiudere definitivamente con il passato e cominciare il suo percorso autonomo. Ma sull’accordo è subito intervenuto a piedi uniti l’ex patron Massimo Ferrero, spiegando che «non c’è la mia firma. Ho già intrapreso ulteriori iniziative legali, civili e penali. Lo faccio annullare».
In realtà – spiega Il Secolo XIX – una firma che balla c’è, quella che Ferrero sostiene di avere messo la settimana scorsa su un documento, «mai restituito controfirmato». Ferrero reclama alcuni suoi stipendi da presidente, circa 2,5 milioni complessivi, voce che non rientra negli accordi “tombali”. Manfredi ieri ha scelto di non rilasciare commenti.
La fumata bianca è stata pubblicizzata anche perché doveva arrivare agli occhi e alle orecchie sia degli investitori di Singapore già operativi e sia di tutti quei potenziali investitori che sarebbero pronti a entrare nel club blucerchiato, ma in ogni caso non volevano farlo con un Ferrero ancora presente nel capitale azionario.
Gli accordi prevedono infatti anche che la Blucerchiati Spa, controllante della Sampdoria e a sua volta controllata da Gestio Capital, acquisisca, a un prezzo assolutamente simbolico, anche il 21,86% di azioni residue ancora nella disponibilità di Ssh Holding, la vecchia controllante della Sampdoria riconducibile al trustee Gianluca Vidal e quindi a Ferrero. Salendo in questo modo al 99,96%, la parte restante è quella dei piccoli azionisti.
Ieri mattina le parti si sono riviste per la terza volta al Tribunale di Milano. La sensazione era che si andasse verso un rinvio, a causa di alcuni tecnicismi che non erano stati risolti nei giorni precedenti. I maggiori non di natura economica, gli accordi sotto questo profilo erano stati già raggiunto lunedì della settimana scorsa, quando era trapelato da Milano un evidente ottimismo sulla chiusura della trattativa. Ottimismo ampiamente giustificato, come si è visto ieri. Ma legati alla rinuncia ad alcune azioni di responsabilità da parte di Ssh Holding, fondamentali per considerare “tombale” questo accordo.
Tuttavia, la veemente reazione negazionista di Ferrero ha generato ansia e apprensione. Da ieri e fino a ottobre le controparti dovranno dare esecuzione agli accordi, formalizzandoli attraverso una serie di adempimenti preliminari. Sul contenuto degli accordi vige una rigida clausola di riservatezza. Considerando però i contenuti della trattativa già emersi nei mesi scorsi, tanto per cominciare ci sarà la rinuncia da ambo le parti ad ogni azione legale, esposti e querele comprese, in essere o futuri. E a ogni azione di responsabilità in essere o futura.
Sampdoria rimborserà a Ssh i suoi crediti, riconosciuti dalla giudice. Ssh oltre a trasferire alla Blucerchiati il 21,86% delle azioni, cederà alla Sampdoria il contratto di “lease back” con Leasint sul Baciccia, che una volta saldate le ultime rate (per circa 9 milioni) tornerà in possesso del club blucerchiato. Tra gli altri adempimenti da intraprendere nelle prossime settimane per dare esecuzione agli accordi, la Sampdoria dovrà liberare da ogni ipoteca la vecchia sede di Corte Lambruschini che passerà quindi a Ssh, insieme ai diritti litigiosi del contenzioso tra Lega Serie A e alcuni broadcaster per i diritti tv per l’estero 2018/21.
«Tutti sogniamo di giocare nuovamente al Bentegodi ed è per questo che continuiamo a seguire il nostro progetto», le parole dell’ex attaccante e ora presidente in esclusiva a Calcio e Finanza.
Enzo Zanin e Sergio Pellissier (Photo by ufficio stampa AC Chievoverona)
La Clivense continua nel suo progetto, iniziato tre anni fa da Sergio Pellissier e dal vice Enzo Zanin. E ora è arrivato il momento di far tornare nel mondo del calcio quel Chievo Verona che li ha visti protagonisti nel corso degli anni. Il nuovo capitolo di questa storia, ancora in via di scrittura, si chiamerà AC Chievoverona. Questo il nome scelto dai soci della Clivense dopo l’acquisizione del marchio avvenuta a inizio maggio, che farà così il suo esordio alla prima partita ufficiale della Serie D 2024/25. Il logo Chievoverona rimane, al momento, invariato: nei prossimi giorni sul sito e sui social media della società verranno progressivamente aggiornati logo e nome.
Proprio quel 10 maggio, si è visto un Pellissier in versione attaccante: esultanza sfrenata con i tifosi dopo aver ottenuto il marchio del suo tanto amato Chievo. «Quell’esultanza dopo l’ufficialità di aver ripreso il marchio ChievoVerona mi ha riportato indietro a quando giocavo: la stessa esultanza di un mio gol – ha ammesso a Calcio e Finanza l’ex attaccante ora 45enne –. È stata una soddisfazione che ci voleva. Dopo tre anni di fatica, impegno, anche sofferenza per quanti non hanno capito il nostro nuovo progetto. Ma noi stavamo solo lavorando per riportare il Chievo a casa. È stata una doppia felicità».
Come detto, la Clivense prende ora il nome di ChievoVerona: «Oggi possiamo dirlo: i soci, come promesso, hanno deciso. Ci chiameremo ChievoVerona e i nostri colori sociali saranno il bianco e l’azzurro (confermati quindi quelli adottati fin da subito dalla Clivense, ndr). L’impegno per riappropriarci di quel marchio è stato massimo, sia in termini di energie che economico. Sono contento e orgoglioso di questa scelta condivisa che unisce due anime: la storia, il nome AC Chievoverona, e l’eredità presente dell’esperienza di questi ultimi tre anni di Clivense, ovvero i colori bianco e azzurro. Queste anime oggi diventano una cosa sola: un nuovo sogno da costruire, una storia ancora tutta da scrivere. E che parte da un percorso iniziato tre anni fa con un progetto che, anno per anno, stiamo riuscendo a portare avanti, aggiungendo sempre qualcosa di diverso, ma estremamente importante».
Un traguardo raggiunto, l’ennesimo in questi tre anni, ma Pellissier vuole continuare sulla strada tracciata: «Il nostro obiettivo era quello di cercare di costruire un modello di società molto simile a quello in cui siamo cresciuti con un gruppo familiare di persone che tengono al progetto e con tifosi appassionati. Il marchio è stata la ciliegina sulla torta di questi tre anni che sono partiti con un business plan con le idee che volevamo portare avanti e che stiamo piano piano conseguendo. La prossima stagione? Abbiamo sempre detto che puntiamo a vincere e lo faremo anche l’anno prossimo. Non si punta mai a fare il minimo indispensabile altrimenti i risultati non arriveranno mai, ma cercheremo di non fare il passo più lungo della gamba. Lavoriamo ogni giorno per cercare di migliorarci. Il nostro obiettivo rimane sempre e solo quello di vincere».
L’avventura Clivense è iniziata con il grande sforzo degli attuali soci, che non sono venuti meno per portare a casa il marchio: «I mezzi finanziari, che moltissimi nostri soci hanno messo a disposizione per dare il proprio aiuto nel riportare il marchio a casa, saranno al servizio di un nuovo aumento di capitale che è stato disegnato precisamente in vista dell’acquisto di questo importante asset: è stato un sacrificio da parte di tutti ed è giusto che venga riconosciuto. Nell’immediato, non vedo un’altra campagna di crowdfunding (strumento scelto inizialmente per reperire le risorse economiche, ndr), ma chi vuole investire in una società nuova che ha delle ambizioni e dei progetti che pian piano sta portando avanti, è benvenuto e può far domanda».
Ma la prossima stagione è alle porte e Pellissier guarda al futuro con un obiettivo chiaro: «Da parte di tutti c’è il desiderio di tornare a giocare nei professionisti e di farlo nuovamente al Bentegodi. Ho imparato tantissimo in questi tre anni nei dilettanti, ma so anche quanto è importante per tutti, e per il nostro progetto, andare nei professionisti. Ma sono consapevole, anche, di quanto è difficile e complicato arrivarci nei professionisti, quindi c’è da lavorare tanto. Noi siamo una comunità. E anche se siamo in minoranza a Verona, ci sono tanti tifosi del Chievo e lo hanno dimostrato: sia nel sottoscrivere il crowdfunding, sia ora quando ci siamo fissati l’obiettivo di rilevare il marchio. Ci sono tanti appassionati di calcio che lo seguono con piacere, che hanno amato il Chievo per tanti anni perché era una squadra simpatica e familiare».
«Noi vorremmo essere quello: una squadra familiare – ha concluso il presidente dell’AC Chievoverona –. Non abbiamo alcun sentimento di rivalsa verso nessuno. Vogliamo fare i nostri campionati cercando di vincere più partite possibili e provare di fare la nostra scalata per raggiungere i professionisti. Credo che il nostro modello non debba essere ora l’Atalanta, che sta raggiungendo dei grandissimi obiettivi, ma che ha comunque ha alle spalle una proprietà economicamente solidissima con un presidente che sa come si gestiscono certe realtà imprenditoriali. Inoltre, hanno una tifoseria e una piazza importantissima. L’Atalanta riempie lo stadio, visto che sono anche l’unica squadra della città e tutti a Bergamo, e non solo, la tifano. L’Atalanta non credo sia una favola, anche se i risultati che sta ottenendo ora sono strepitosi. Bergamo è comunque una città importante e l’Atalanta non è mai stata una realtà sconosciuta, come magari lo era il Chievo all’inizio della sua storia».
L’attaccante del Genoa era stato accusato da una donna per molestie lo scorso anno
Alfred Gudmundsson rischia un anno di carcere a causa delle accuse diviolenza sessuale. Come riporta Goal.com, in Islanda è stato riaperto il processo con la denuncia di una donna, risalente alla scorsa estate, che potrebbe decidere il futuro dell’attaccante del Genoa. L’islandese, che si è sempre dichiarato innocente, era finito al centro di un’indagine per molestie sessuali da parte di una donna. Ora la Procura della Repubblica ha deciso di riaprire il caso con il pubblico ministero che potrebbe condannare l’ex Juventus.
L’accusa – La storia risale ad agosto 2023, quando una donna aveva sporto una denuncia contro il calciatore del Genoa per molestie sessuali. Il caso aveva creato scalpore tanto che la presidentessa della Federcalcio aveva sospeso Gudmundsson dalle gare con la Nazionale dato che secondo le regole della federazione non può allenarsi o partecipare alle partite con il resto della squadra mentre è in corso un’indagine contro di lui.
Il suo nome era apparso l’ultima volta negli spareggi contro Ucraina e Israele, ma questo solo perché la Procura aveva archiviato il caso facendo cadere così la regola contro i calciatori indagati.
Dopo il ricorso presentato al pubblico ministero però la faccenda è stata riaperta e così il calciatore, tra i migliori della nazionale grazie alle prestazioni in Serie A, rischia di nuovo la nazionale.
Cosa rischia Gudmundsson – Ora nel futuro di Gudmundsson potrebbe esserci anche la galera, come riporta la legge islandese. Secondo l’avvocato che segue la donna la sua testimonianza sarebbe particolarmente credibile e in circostanze simili la decisione di archiviare i casi viene revocata soltanto quando si riscontra un’effettiva colpevolezza. L’articolo 194 del Codice penale generale islandese recita che «chiunque ha rapporti o altri rapporti sessuali con una persona senza il suo consenso è colpevole di stupro ed è punito con la reclusione da un minimo di 1 anno a un massimo di 16 anni».
In una lunga intervista alla rivista Semana, Fredy Guarin ha ammesso di essere in cura per l’alcolismo
In una lunga intervista alla rivista Semana, Fredy Guarin ha ammesso di essere in cura per l’alcolismo, una dipendenza iniziata quando era un calciatore. Dopo essersi affidato a dei professionisti, l’ex centrocampista dell’Inter vive una vita serena senza abbassare la guardia. Il demone è sempre lì, dietro l’angolo e Guarin lo sa bene. “Ora sono felice, non lo cambierei per nulla al mondo. Vivo giorno per giorno. Voglio davvero poter vivere una vita normale, calma e pianificata. Oggi sono completamente in pace e desideroso di vivere la vita di una persona normale, una persona che si alza, si allena, lavora, torna a casa la sera e si riposa”.
“Non avevo una vita normale. Niente mi disturba oggi. Vivo una vita in pace con me stessa. Anche se il calciatore non vive una vita normale al 100%. Quando mi sono ritirato dal calcio e soprattutto dal modo in cui mi sono ritirato, che non era appropriato, mi è rimasta la sensazione: cosa faccio adesso? Per 20 anni il mio obiettivo è stato dedicarmi al calcio ed è quello che so fare. Inoltre, non mi ero preparato per altre cose. Sono rimasto impotente e ho preso decisioni che non erano buone. Ho dovuto imparare. Torno indietro per ricordare le cose brutte che ho fatto, andare avanti e continuare a vivere la vita migliore”
Cosa ti è successo? Sui social si vedeva che bevevi, vivere brutte situazioni familiari, piangere… – “Ad un certo punto ho dovuto spiegarlo. Non è un obbligo, ma ci sono persone che nutrono un affetto enorme per Guarín. Famiglia, tifosi, club. La verità è che mi sono lasciato distrarre. La mia decisione è stata quella di aggrapparmi all’alcol, ho commesso molti errori, ho preso decisioni sbagliate, ho ferito molte persone, ho fatto stare male i miei cari, la mia cerchia di amici e la mia famiglia. L’alcol è sempre stato il peggior fattore scatenante per tutto ciò che vedevi.
Sei un alcolizzato? – “Al cento per cento. Sono un alcolizzato e lo ammetto. Sono un tossicodipendente in via di guarigione. Ricordo cosa non è stato fatto bene, cosa è stato fatto male. L’apprendimento è una grande motivazione.
A che punto sei caduto nell’alcolismo? – “Sono stato un alcolizzato per diversi anni. Quando ho lasciato il Millonarios è stato il punto più basso che ho toccato, perché in questi ultimi tre anni ho toccato il fondo della mia dipendenza. Non lavoravo più, avevo perso la mia dignità, la fiducia delle persone care e la cosa più importante e preziosa che ho, ovvero i miei tre figli. Ho perso molte cose a livello sentimentale e amoroso. È arrivato un punto in cui non potevo più continuare così. Ho dovuto chiedere aiuto, lo avevo già fatto diverse volte, ma avevo sempre una ricaduta. Ho dovuto arrendermi e chiedere aiuto ad alcuni professionisti con cui sto lavorando e poter rimediare a tante cose che non erano state fatte bene. Riacquistare la fiducia mia, dei miei figli e dei miei parenti. Proiettarmi e accettarmi era la cosa principale”.
“Non potevo farcela da solo e mi sono lasciato aiutare. Sono in quel processo. Posso tranquillamente dire: questo è quello definitivo. Ho già bussato alla porta del diavolo e non è il massimo. Sto recuperando i miei tre figli. Sono nel loro spazio. Rispetto molto anche le decisioni che in un modo o nell’altro hanno preso. Amo i miei figli e per un po’ ho pagato io per loro. So già quale non è la strada e che la strada è Dio che mi dà forza ogni giorno e una vita sobria e sana, per poter dare loro tutto pulito e l’amore infinito che ho per i miei figli”.
Qual è stata la tua più grande paura in tutto ciò che hai vissuto? – “Ho veramente paura di due cose: la morte e il carcere. Ho una frase, l’ho scritta io stesso: “Ho paura della morte e del carcere e, senza saperlo, vivevo in un carcere condannato a morte” .
Eri vicino alla morte o al carcere? – “Sì, la verità è che in quel cammino oscuro che stavo facendo ero vicino alla morte perché non avevo rispetto, non avevo limiti, non avevo coraggio e mi lasciavo portare ogni giorno più in là in quel buco. Ho bussato alle porte dell’inferno. So di cosa si tratta e non voglio mai tornare indietro nella mia vita. Non è molto bella l’oscurità e l’inquietudine con cui convivevo. Non ho misurato i rischi quando ero ubriaco. Sono stati momenti molto dolorosi. La prigione era ciò che stavo vivendo. Il giorno in cui è successo quello che è successo ai miei genitori, non mi hanno portato in prigione. Infatti i poliziotti sono stati cordiali, tranquilli, mi hanno messo in macchina, non mi hanno mai ammanettato né maltrattato. Erano coscienziosi e professionali. Si sono comportati in modo molto umano con me, anche se ero aggressivo”.
Del mondo del calcio, chi ti ha aiutato? – “Quando dico che ho perso gran parte della mia famiglia, dei miei figli, degli amici più cari, intendo anche che ho perso i miei veri amici. Ho perso il rispetto e tante cose. Ma molti di loro erano sempre lì. So chi sono i miei amici, quelli che vogliono vedermi stare bene. Ci vuole tempo per capirlo. So chi c’era nei miei momenti peggiori. Mi sono stati accanto Falcao, James, Juan Fernando Quintero, Ospina, Cuadrado, Zanetti, Córdoba e altri che erano lì saldi e bravi in quei momenti bui. Erano disponibili ad aiutarmi. Altri, senza dire una parola, se ne sono andati. Non erano amici”. (Semana)
Indaga la Corte dei conti dopo la denuncia del consigliere comunale Maresca
Ispezioni dei carabinieri negli uffici di Fuorigrotta e di Castel Volturno della Società Sportiva Calcio Napoli nell’ambito di un’indagine della Procura generale della Corte dei Conti della Campania: i militari sono alla ricerca di documenti che attestinola rendicontazione degli incassi, delle spese e la devoluzione in beneficenza di parte degli introiti (circa 9mila euro) della partita scudetto Udinese-Napoli giocata dagli azzurri a Udine e proiettata la sera del 4 maggio 2023 allo stadio Diego Armando Maradona.
L’indagine della magistratura contabile, delegata ai militari dell’arma, è partita a seguito di una denuncia, relativa a un presunto danno erariale, presentata dal consigliere comunale Catello Maresca. La decisione di devolvere in beneficenza parte dell’incasso della partita-scudetto Udinese Napoli, trasmessa in video la sera del 4 maggio 2023 allo stadio Maradona di Napoli, fu presa nell’ambito di un comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica a cui presero parte, tra gli altri, il presidente della SSC Napoli Aurelio de Laurentiise la dirigente del servizio gestione eventi e stadio Maradona Gerarda Vaccaro.
I biglietti per la videoproiezione della partita, che sancì la vittoria del terzo scudetto degli azzurri, vennero messi in vendita qualche giorno prima della gara al prezzo di 5 euro per ogni settore del Maradona e di 100 euro per i posti speciali, 600 in tutto, nella Tribuna Posillipo.
Dopo l’incontro di calcio ci fu una interlocuzione tra il Comune di Napoli e la società azzurra circa la destinazione della quota da devolvere in beneficenza, dalla quale emerse che la somma ammontava, al netto delle spese, a circa 9mila euro, comunicata proprio dalla società.
La SSC Napolimalgrado sollecitata, finora non ha fornito una prova del versamento all’ente scelto, una onlus. Proprio il consigliere comunale Catello Maresca ha più volte chiesto chiarimenti in merito, anche alla dirigente del servizio Gestione Grandi Eventi ricevendo come risposta che non ci fosse alcun obbligo di rendicontazione, in quanto la proiezione poteva essere inclusa tra le possibilità messe a disposizione nell’ambito della concessione per l’uso della struttura di Fuorigrotta.
Il consigliere comunale Catello Maresca, nell’ambito dei poteri previsti dal cosiddetto “sindacato ispettivo“, ha ritenuto invece opportuno presentare una denuncia finalizzata a fare luce sulla vicenda.
I nerazzurri non scendono in campo nel più classico orario della Serie A dalla stagione 2020/21 con Antonio Conte in panchina e la coppia Lukaku-Hakimi in campo.
Sono passati esattamente tre anni. Tanto è il tempo trascorso dall’ultima volta in cui l’Interè scesa in campo in campionato nello slot orario della domenica alle ore 15.00. Occasione che non si verificherà nemmeno nell’ultima partita di campionato, che vedrà i nerazzurri di Simone Inzaghi protagonisti a Verona domenica alle ore 20.45.
Nei giorni scorsi, infatti, la Lega Serie A ha ufficializzato gli orari dell’ultima giornata di campionato. Verona-Inter è stata programmata per le 20.45, e nonostante l’iniziale ipotesi di uno spostamento (dal momento in cui entrambe le squadre non hanno più obiettivi e non sono vincolate dalla contemporaneità con altri match), la partita non ha cambiato programmazione.
L’ultima volta in cui i nerazzurri sono scesi in campo la domenica alle ore 15.00 rimane dunque la 38ª giornata del campionato 2020/21. A San Siro arrivò l’Udinese che si confrontò con l’ultima Inter di Antonio Conte, che dopo qualche settimana avrebbe lasciato il club nerazzurro da Campione d’Italia in carica. Stesso destino per Hakimi e Lukaku, mentre Eirksen fu protagonista all’Europeo estivo del malore che lo costrinse successivamente a lasciare la Serie A.
Per l’Inter ci fu una rotonda vittoria per festeggiare il 19° Scudetto. I nerazzurri, infatti, si imposero per 5-1 grazie ai sigilli Young, Eriksen, Lautaro Martinez, PerisiceLukaku. I friulani andarono a segno con Roberto Pereyra. Da quel 23 maggio 2021, l’Inter non è più scesa in campo alle 15 di domenica. Un’astinenza che arriverà a toccare ben oltre i tre anni, considerando che la Serie A ripartirà nel mese di agosto.
È successo nella notte tra domenica e lunedì mentre tornavano a casa dalla trasferta di Le Havre: vittime dell’aggressione Moumbagna, Onana e Meité
Tre giocatori del Marsiglia sono stati aggrediti nella notte tra domenica 19 e lunedì 20 maggio mentre tornavano a casa con le rispettive automobili. I protagonisti della disavventura – per fortuna usciti illesi – sono Faris Moumbagna, Jean Onana e Bamo Meité. I calciatori stavano rientrando da Le Havre, dove avevano appena vinto nell’ultima partita stagionale.
LA RICOSTRUZIONE – Secondo le ricostruzioni delle autorità locali, i tre avrebbero sbagliato strada, finendo in un vicolo cieco dove i malviventi li avrebbero aggrediti per cercare di portargli via le vetture. Un proiettile ha raggiunto l’auto di Onana, mentre gli altri sono finiti su quella di Moumbagna; Meite, che era dietro di loro di qualche metro, non è stato preso di mira. Sembra che i calciatori siano riusciti a sfuggire al tentativo di aggressione e che siano in buona salute ma estremamente scioccati, così come il Marsiglia, che è in costante contatto con tutti i suoi giocatori e con le autorità competenti. Non sono però ancora stati rilasciati comunicati ufficiali.
Tra Massimiliano Allegri e il direttore di Tuttosport Guido Vaciago “l’incresciosa situazione è risolta“. I due, che in questo momento sono insieme, lo spiegano con una dichiarazione congiunta all’ANSA. “Con riferimento ai fatti avvenuti nel post gara di Atalanta-Juventus e riguardo al ‘botta e risposta’ mediatico tra loro intercorso ieri, l’allenatore Massimiliano Allegri ed il direttore di Tuttosport Guido Vaciago dichiarano che, dopo essersi parlati, hanno risolto l’incresciosa situazione che li ha riguardati ed hanno definito ogni loro questione con spirito di collaborazione e senso di responsabilità. Allegri si è rammaricato per quanto accaduto mercoledì notte, spiegando che non intendeva affatto minacciare o insultare Guido Vaciago. Così si è ristabilito tra loro quel clima di cordialità, distensione e massimo rispetto umano e professionale che sempre vi è stato”. (ANSA).
La Procura della Federcalcio – come viene riportato da Ansa – ha appena aperto un procedimento “per le presunte minacce subite dal direttore di Tuttosport Guido Vaciago da parte dell’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri, alla luce delle dichiarazioni rese dallo stesso giornalista“. Sono previste audizioni dei due protagonisti e dei presenti all’episodio – trapela ancora -, e saranno inoltre acquisiti filmati, se disponibili, per ricostruire i fatti.
IL CASO – Nel corridoio che porta alla sala stampa dello stadio Olimpico di Roma, secondo quanto è stato raccontato da Tuttosport, al termine della finale di Coppa Italia, vinta per 0-1 dalla Juventus sull’Atalanta, c’è stato l’acceso confronto sfociato prima in insulti e poi nello scontro fisico, con uno spintone e degli strattoni e con tre uomini a trattenerli, e infine in minacce vere e proprie fisiche e verbali tra Massimiliano Allegri e Guido Vaciago, direttore di Tuttosport.
IL RACCONTO DI VACIAGO – “Nel corridoio che corre lungo l’enorme sala stampa ho, diciamo, “incrociato” Allegri. Prima che il fatto diventi caso, con le conseguenti distorsioni social, offro il mio racconto dello sgradevole accaduto. Prima della conferenza ha trovato qualche minuto per me: “Direttore di merda! Sì, tu direttore di merda. Scrivi la verità sul tuo giornale, non quello che ti dice la società! Smettila di fare le marchette con la società“. A un primo invito a stare calmo e spiegarmi quale fosse la verità che stavo occultando di concerto con i suoi datori di lavoro, Allegri ha risposto strattonandomi, spintonandomi e con il dito sotto il mio naso ha gridato: “Guarda che so dove venire a prenderti. So dove aspettarti. Vengo e ti strappo tutte e due le orecchie. Vengo e ti picchio sul muso. Scrivi la verità sul giornale“.
Furia Allegri, Vaciago riporta: “Direttore di m***a, ti strappo le orecchie!” Max risponde: “Solo un alterco”. La replica: “Mi ha aggredito”
La finale di Coppa Italia contava davvero tanto per Massimiliano Allegrie la tensione con cui ha vissuto la gara, il suo finale con tanto di espulsione, show e muso duro con gli arbitri, e perfino i festeggiamenti, con tanto di messaggio tutt’altro che velato mandato al ds Cristiano Giuntoli ne sono la prova. Ma che poi l’allenatore livornese abbia del tutto perso le staffe lo racconta Guido Vaciago, direttore di Tuttosport, con cui c’è stato un furioso alterco nel finale.
MINACCE E INSULTI – Nel corridoio che porta alla sala stampa, secondo quanto raccontato da Tuttosport c’è stato l’acceso confronto sfociato prima in insulti e poi lo scontro fisico, con uno spintone e degli strattoni e con tre uomini a trattenerli, e infine in minacce vere e proprie fisiche e verbali. Secondo l’allenatore bianconero il giornalista sarebbe “complice” della società e su di lui ha sfogato tutta la rabbia repressa delle ultime settimane.
IL RACCONTO DI VACIAGO – Un vero e proprio alterco raccontato oggi sulle pagine del suo giornale da Vaciago. Questa la sua versione dei fatti: “Nel corridoio che corre lungo l’enorme sala stampa ho, diciamo, “incrociato” Allegri. Prima che il fatto diventi caso, con le conseguenti distorsioni social, offro il mio racconto dello sgradevole accaduto. Prima della conferenza ha trovato qualche minuto per me: “Direttore di merda! Sì, tu direttore di merda. Scrivi la verità sul tuo giornale, non quello che ti dice la società! Smettila di fare le marchette con la società“. A un primo invito a stare calmo e spiegarmi quale fosse la verità che stavo occultando di concerto con i suoi datori di lavoro, Allegri ha risposto strattonandomi, spintonandomi e con il dito sotto il mio naso ha gridato: “Guarda che so dove venire a prenderti. So dove aspettarti. Vengo e ti strappo tutte e due le orecchie. Vengo e ti picchio sul muso. Scrivi la verità sul giornale“.
L’INTERVENTO – Soltanto l’intervento di Gabriella Ravizzotti, componente dell’Ufficio Comunicazione della Juventus, e di un addetto della Lega Serie A – racconta ancora Vaciago – sono riusciti a riportare la calma e ad allontanare l’allenatore, parecchio nervoso, dal giornalista. “Visto che nella sua tumultuosa serata romana ha aggredito il quarto uomo – si legge ancora su ‘Tuttosport‘ – nel dopo partita ha aggredito Rocchi, si è fatto pizzicare dalle telecamere mentre invitava Giuntoli ad andarsene proprio prima della premiazione, insomma ha vinto la Coppa e ha perso il controllo, rovinando la festa e imbarazzando non poco la sua società, il cui aplomb è tendenzialmente assai diverso”. Resta adesso appunto da capire come reagirà la Juventus in seguito a quanto accaduto.
LA REPLICA DI ALLEGRI– Massimiliano Allegri, con una dichiarazione diffusa dal suo avvocato, Paolo Rodella, all’ANSA, “nega integralmente“ la ricostruzione dei fatti avvenuti nel tunnel dell’Olimpico col direttore di Tuttosport, Guido Vaciago, e precisa che si è trattato semplicemente “di un acceso alterco verbale col direttore, dovuto alla concitazione del momento, nel corso del quale entrambi loro si sono vicendevolmente insultati ad alta voce“.
LA REPLICA DI VACIAGO– E’ arrivata la precisazione del direttore di Tuttosport, Guido Vaciago, alle dichiarazioni di Rodella, avvocato di Massimiliano Allegri, all’Ansa: “L’avvocato Paolo Rodella, con il suo comunicato all’ANSA, mi accusa di aver dato una ricostruzione «falsa» dei fatti accaduti nello Stadio Olimpico, mercoledì sera, fra il suo assistito Massimiliano Allegri e me. Tutto ciò è forse ancora più grave dell’accaduto che, per quanto mi riguarda, faceva già parte del passato e sul quale sono costretto a tornare. Invito le parti a una maggiore precisione nella ricostruzione dell’episodio, soprattutto perché la scena si è svolta sotto gli occhi di parecchi testimoni, fra cui il dirigente responsabile Broadcast della Lega Serie A, Manuele Tigani, che più di ogni altro si è prodigato per fermare Allegri; Gabriella Ravizzotti dell’Ufficio Stampa Juventus; almeno due steward dell’Olimpico; un rappresentate delle forze dell’Ordine e tre giornalisti Ribadisco, quindi, che non si è trattato di un alterco, ma di un monologo di Massimiliano Allegri che mi ha chiamato mentre ero a circa venti metri di distanza da lui, facendo una telefonata privata e senza dedicargli alcuna attenzione. Si è, quindi, rivolto a me con la frase: «Metti giù il telefono, direttore di merda». Ha proseguito con tutte le frasi riportate nella mia ricostruzione, compresa la minaccia di venirmi «a prendere» e di «staccarmi le orecchie». Mi ha preso con forza il polso destro, strattonandolo più volte mentre parlava, lui sì, a voce molto alta. Io non l’ho mai insultato e non ho mai alzato la voce, come potranno confermare i testimoni. Ho semplicemente detto con tono di voce normalissimo: «Stai calmo Max» e per due volte: «Stai attento, che quello che dici è grave». Ribadisco che questa mattina il fatto per me riguardava il passato, mi auguro di non dover più tornare sull’accaduto“.