11 marzo 2011 – Il disastro di Fukushima Dai-ichi è una serie di quattro distinti incidenti occorsi presso la centrale nucleare omonima, a seguito del terremoto e maremoto del Tōhoku dell’11 marzo 2011.
https://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_Fukushima_Dai-ichi
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Fotografia aerea del 16 marzo 2011
La deflagrazione, analoga a quella che sabato ha interessato il reattore numero 1, si è verificata nel reattore numero 3 ed ha causato il crollo del muro esterno del reattore. Secondo l’agenzia dell’energia di Tokyo che gestisce l’impianto, la struttura che contiene il reattore non ha subito danni.
| Stato |
Giappone |
| Luogo |
Centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi |
| Data |
11 marzo 2011 |
| Tipo |
Disastro nucleare |
| Motivazione |
Terremoto e maremoto del Tōhoku del 2011 |
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La gestione dell’incidente da parte della TEPCO è stata caratterizzata da reticenza, menzogne e abbandono della popolazione locale al suo destino. Anche il Ministero dell’energia giapponese è stato accusato di aver nascosto molti dati.
![800px-BWR_Mark_I_Containment_sketch_with_downcomers[1]](https://alessandro54.com/wp-content/uploads/2016/02/800px-bwr_mark_i_containment_sketch_with_downcomers1.png?w=35&h=36)
Schizzo in sezione semplificato di un tipico contenimento Mark-I di un reattore BWR, come quelli usati nei reattori da 1 a 5 di Fukushima Dai-ichi.
- RPV: Reactor Pressure Vessel
- contenitore a pressione del reattore
- DW: DryWell
- contenitore del vapore
- WW: WetWell
- camera di soppressione del vapore, di forma toroidale
- SFP: Spent Fuel Pool
- vasca del combustibile esausto.
- SCSW: Secondary Concrete Shield Wall
- muro di cemento di schermatura secondario
-
settembre 2013 – Si alza il livello delle radiazioni del serbatoio della centrale che contiene acqua contaminata. Il Giappone chiede aiuto alla comunità internazionale.
Stato dei reattori
Fukushima Dai-ichi 1 – Nella giornata dell’11 marzo, in un edificio minore delle zone non nucleari dell’impianto è nato un piccolo incendio, che ha richiesto meno di due ore per essere estinto. Una situazione più grave era però emersa entro le zone nucleari dei tre reattori di Fukushima Dai-ichi in funzione, in questi il reattore era stato fermato automaticamente con successo, ma i generatori diesel avevano subito numerosi danni, lasciando quindi i tre reattori senza energia elettrica per alimentare il sistema di refrigerazione che dissipa il calore residuo del reattore. Questo ha portato la TEPCO a comunicare una situazione di emergenza, che ha permesso alle autorità di far evacuare la popolazione residente entro i 3 km dall’impianto (circa 1000 persone).
Fukushima Dai-ichi 2 – Nei primi momenti dall’incidente, il reattore risultava in stato di attenzione, ma non in stato di serio o critico danneggiamento. Il 14 marzo, a mezzogiorno, le barre del combustibile, erano completamente scoperte ed era fallito il pompaggio dell’acqua marina all’interno del nucleo. Alle 13:21 la TEPCO aveva dichiarato che non era esclusa la parziale fusione delle barre del combustibile nucleare all’interno del reattore 2. Erano stati riscontrati gravi danni al nocciolo del reattore. 15 marzo, alle 00:08 ora italiana, si era registrata un’esplosione al reattore 2 e la TEPCO annunciava che era stato evacuato parte del personale. Le autorità ammisero che, in seguito all’esplosione, c’era stato una rottura non quantificata della camera di soppressione della pressione (wetwell), una struttura toroidale posta nella parte inferiore del sistema di contenimento del reattore.
Fukushima Dai-ichi 3 – Nelle giornate dell’11 e del 12 marzo, non persistevano particolari preoccupazioni per il reattore, in quanto i sistemi di raffreddamento, seppur in crisi, erano stati sostituiti parzialmente da altri apparati provvisori. Destava particolare preoccupazione il fatto che, nel reattore 3 venisse usato come combustibile nucleare anche plutonio: nel settembre 2010 per la prima volta tale reattore era stato caricato con combustibile MOX, al posto dell’uranio a basso arricchimento usato negli altri reattori della centrale.
Fukushima Dai-ichi 4 – Fino al 14 marzo, per il reattore numero 4 non erano stati riportati danni di alcun tipo. Il 15 marzo verso le ore 06:00 locali, venne udita una forte esplosione proveniente dalla centrale e in seguito venne confermato il danneggiamento di una parte dell’edificio contenente il reattore numero 4. Alle 09:40 si era poi verificato un incendio nella vasca del combustibile esausto, con probabile rilascio di radioattività da parte del carburante in essa presente.
Fukushima Dai-ichi 5 e 6 – Per i reattori 5 e 6 sono stati riportati danni meno gravi, ed in ogni caso non si sono avute conseguenze catastrofiche come nei reattori 1, 2, 3 e 4; sono monitorati e si continua a verificare la tenuta dei circuiti di refrigerazione. A partire dal 15 marzo la temperatura del combustibile esausto nelle rispettive vasche è aumentata a causa della loro insufficiente refrigerazione. Il 19 marzo i tecnici hanno ripristinato il sistema di refrigerazione del combustibile esausto.
Conseguenze ambientali – Secondo le autorità di sorveglianza francesi (IRSN e ASN), la nube radioattiva sprigionata a più riprese della centrale di Fukushima Dai-ichi sarebbe arrivata sulla Francia attorno al 26 marzo. Considerata la distanza dovrebbe essere non particolarmente intensa. Il 21 marzo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che “le radiazioni provocate dal disastrato impianto nucleare di Fukushima ed entrate nella catena alimentare sono più gravi di quanto finora si fosse pensato” e che l’effetto dell’incidente “è molto più grave di quanto chiunque avesse immaginato all’inizio, quando si pensava che si trattasse di un problema limitato a 20-30 chilometri“. Radionuclidi eccedenti i limiti fissati dalla normativa nazionale sono stati rilevati nel latte prodotto nella prefettura di Fukushima e negli spinaci prodotti nelle prefetture di Fukushima, Ibaraki, Tochigi e Gunma.
Il 22 marzo, la TEPCO ha comunicato la presenza di iodio, cesio e cobalto nell’acqua di mare nei pressi del canale di scarico dei reattori 1, 2, 3 e 4. In particolare, si sono rilevati livelli di iodio-131 di 126,7 volte più alti del limite consentito, livelli di cesio-134 di 24,8 volte superiori, quelli del cesio-137 di 16,5 volte e quantitativi non trascurabili di cobalto-58.
Nei giorni successivi i livelli di radioattività in mare hanno superato di oltre 4400 volte i limiti ammessi.
Tuttavia, tanto per farsi un’idea dell’entità della contaminazione ambientale, la quantità totale di radioattività diffusa nell’atmosfera, è stata pari all’incirca a un decimo di quella rilasciata durante il disastro di Chernobyl.
Esemplificativo di questo dato quantitativo è il fatto che già il 25 giugno 2012 è ripresa la vendita di prodotti ittici (in particolare molluschi, specie nelle quali, a tale data, non sono state più riscontrate tracce di cesio e iodio radioattivi) catturati al largo delle regioni intorno alla centrale. Appena scenderanno a loro volta al di sotto dei limiti di radioattività stabiliti dal governo anche le altre specie di pesce e di frutti di mare verranno messe via via in commercio.
Chris Cummins, euronews: “Siamo a Koikenaganuma un complesso di alloggi temporanei costruito come riparo per le famiglie che vivevano a Fukushima o nelle vicinanze al momento dello tsunami. La centrale nucleare è a 36 km da qui. Qui abitano negozianti, agricoltori… le cui vite, dal 2011, sono completamente cambiate”.
La natura e pericolosità della contaminazione di Fukushima, tuttavia, non può propriamente essere comparata a quella del disastro di Chernobyl per due ragioni: in primo luogo, la maggior parte della contaminazione è di natura sotterranea: per prevenire il surriscaldamento di noccioli e piscine di stoccaggio, è necessaria una continua immissione di acqua di raffreddamento che si disperde nel sottosuolo, attraverso le crepe aperte dal terremoto. La seconda differenza critica rispetto a Chernobyl è che questo fu sigillato dentro ad un sarcofago in un limitato lasso di tempo, mentre a Fukushima questa soluzione è impraticabile; la contaminazione sta procedendo ininterrottamente fin dal primo giorno, e durerà ancora per un imprecisato numero di anni, secondo certe stime, e se non avvengono crisi sistemiche nell’economia del Giappone, dai 10 ai 20 anni. È ancora incerto quale tipo di percorso possa seguire la massa d’acqua radioattiva attraverso le falde freatiche della regione: di certo in gran parte si riversa continuamente in mare, ed una parte si diffonde nell’entroterra. Della data del 22 agosto 2012 è la notizia che da misurazioni su pesce catturato nella regione, sono stati rilevati elevatissimi tassi di radioattività presenti nelle carni, tali da suggerire il blocco della distribuzione di pesce.