Domani 2 dicembre, dalle ore 15 alle 16.30, si terrà un flash-mob davanti alla sede Rai di via Teulada a Roma: l’iniziativa è promossa nell’ambito della mobilitazione nazionale indetta da Fp Cgil, Uil Pa e Usb Pi sulle condizioni di lavoro del personale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro in occasione della messa in onda su Rai 1 della prima puntata della serie tv ‘L’altro ispettore’, la prima serie televisiva dedicata alla figura degli ispettori del lavoro”.
Lo si legge in una nota di Fp Cgil, Uil Pa e Usb Pi.
“E’ un fatto molto positivo che, in un Paese con tre morti di lavoro al giorno, il servizio pubblico televisivo abbia deciso di occuparsi di sicurezza sul lavoro, e di chi è istituzionalmente preposto a garantire tutele e diritti ai lavoratori, anche attraverso una specifica serie tv, provando a spiegare al grande pubblico la figura dell’ispettore del lavoro. La messa in onda di questa serie tv – prosegue la nota – rappresenta una occasione preziosa per diffondere conoscenza e promuovere ulteriori momenti di approfondimento sulla sicurezza sul lavoro, su chi è istituzionalmente preposto a garantirla, e sulle difficili condizioni di tutto il personale dell’INL che assicura oltre alla tutela dei lavoratori anche importanti servizi alla cittadinanza e garantisce il funzionamento dell’Ispettorato. Ogni momento e ogni iniziativa in questa direzione sono sempre più fondamentali per contribuire a diffondere la cultura della sicurezza e una maggiore consapevolezza nella società: una priorità di cui tanto si parla ma che ha bisogno di interventi sempre più concreti”.
Una scossa di magnitudo 3.6 è stata registrata dall’Ingv a Messina alle 23:16. La profondità stimata è di circa 49 km. L’epicentro è situato a sette chilometri a nord di Itala, a circa venti minuti a sud ovest dalla città dello Stretto. Al momento non ci sono segnalazioni di possibili danni a persone o edifici
Un guasto alla linea elettrica tra Gallese e Orte ha mandato in tilt la circolazione ferroviaria, con cancellazioni e ritardi di 150 minuti. I pendolari: “Fermi in mezzo al nulla per ore tra caldo infernale e rabbia”
Il treno rimasto bloccato in galleria a Orte (Foto da ViterboToday)
Viaggio da incubo per centinaia di pendolari. Lunedì primo dicembre, un problema alla linea elettrica tra Gallese e Orte ha mandato in tilt la circolazione ferroviaria lungo l’asse Roma-Firenze, provocando ritardi pesanti, cancellazioni e disagi su alta velocità, intercity e regionali. L’Italia, ancora una volta, si è trovata “tagliata in due”.
Il treno rimasto bloccato in galleria a Orte (Foto da ViterboToday)
Il guasto sulla linea elettrica Gallese-Orte – Tutto inizia intorno alle 17:40 quando Rete ferroviaria italiana comunica un forte rallentamento sulla linea Av Roma–Firenze in direzione nord, per accertamenti tecnici sulla linea di alimentazione elettrica tra Gallese e Orte. I treni incominciano ad accumulare ritardi fino a 60 minuti e sulla rete regionale, in particolare sulla tratta Roma Tiburtina-Orte, iniziano variazioni di percorso e cancellazioni.
L’intervento dei carabinieri (Foto da ViterboToday)
Il treno Italo bloccato in galleria – La situazione precipita quando un treno Italo, partito da Roma e diretto a Udine, si blocca all’interno di una galleria nei pressi di Orte. A bordo c’erano 460 passeggeri, tra cui due neonati, una donna incinta e due cardiopatici: sono stati assistiti dai soccorritori.
Sul posto sono intervenuti, in gran numero di uomini e mezzi, vigili del fuoco, protezione civile, carabinieri, polizia, guardia di finanza, personale ferroviario e i sanitari di Ares 118 e Croce bianca: hanno assistito i passeggeri durante le operazioni di trasbordo su un altro convoglio. Le attività si sono concluse, fortunatamente senza conseguenze fisiche, solo attorno all’1,30, dopo ore e ore di attesa nella galleria.
I lavoratori dell’ex Ilva di Genova hanno occupato l’autostrada A10 entrando dal casello di Genova Aeroporto con il traffico ancora aperto. Nessuna resistenza da parte delle forze dell’ordine. Momenti di tensione con un camionista in rotta di collisione con i manifestanti. Con la pala meccanica della fabbrica, i lavoratori sono diretti al ponte San Giorgio e al casello di Genova Ovest. La città è di fatto tagliata in due.
Il corteo dei lavoratori delle industrie genovesi (ex Ilva, Ansaldo Energia e Fincantieri) ha raggiunto poi il ponte San Giorgio, il viadotto dell’autostrada A10 costruito al posto del ponte Morandi crollato il 14 agosto 2018. È la prima volta che accade nella storia della città. In questo luogo simbolico i manifestanti si sono fermati, restando in presidio con la pala meccanica dell’acciaieria. La mobilitazione era partita ieri con il blocco stradale a Cornigliano. Stamattina in assemblea la decisione di spostarsi all’aeroporto Cristoforo Colombo. Poi, dopo fallito il tentativo di occupare il terminal, gli operai si sono messi in marcia verso il casello autostradale, facendo irruzione sulla carreggiata. La A10 è chiusa in entrambe le direzioni tra i caselli di Genova Ovest e Genova Prà e tutte le principali vie di comunicazione stradali tra levante e ponente ligure sono ostruite.
L’Inl rischia di essere smantellato e assorbito dal ministero, con il timore di perdere autonomia e capacità di controllo. Sindacati in assemblea il 2 dicembre
Il destino dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro è ormai al centro di un acceso dibattito e il rischio di un suo ridimensionamento è più vicino din quanto si pensi. A partire dal gennaio 2026, infatti, potrebbe avviarsi una riorganizzazione che prevede lo smantellamento dell’Agenzia e il suo accorpamento sotto il controllo diretto del Ministero del Lavoro. Un piano che sembra riproporre l’idea già ventilata dalla ministra Marina Elvira Calderone all’inizio del suo mandato, e poi accantonata per le polemiche politiche e mediatiche che aveva suscitato.
L’Inl, nato nel gennaio del 2017 come agenzia indipendente con l’obiettivo di centralizzare l’attività ispettiva a livello nazionale, ha sempre goduto di una certa autonomia, soprattutto in ambito regolamentare e amministrativo. Un’autonomia che oggi rischia di essere sacrificata nell’ottica di una riforma che, secondo i sindacati, potrebbe indebolire la funzione di controllo e di tutela del lavoro svolta dall’Ispettorato.
Micaela Cappellini, Ispettrice del Lavoro e Coordinatrice Fp Cgil Toscana per Inl, ha espresso le sue preoccupazioni a margine di un incontro con il Ministero del Lavoro avvenuto lo scorso 25 novembre, in concomitanza con la mobilitazione nazionale degli ispettori del lavoro. Durante la riunione, è emerso che la discussione sul possibile smantellamento dell’Agenzia dovrebbe partire subito dopo l’approvazione della legge di bilancio. “Temiamo che la perdita dell’autonomia ispettiva, sebbene non motivata da ragioni tecniche, indebolisca il controllo e la tutela del lavoro, rendendo l’Istituto sempre più vulnerabile agli interessi politici del governo”, dice Cappellini.
Un altro aspetto che solleva interrogativi riguarda il bilancio dell’Ispettorato, che è in attivo di oltre 240 milioni di euro. Secondo le voci che circolano, questa somma sarebbe destinata ad essere inglobata nel Ministero del Lavoro, suscitando il timore che venga utilizzata per scopi che non rispondono alle necessità dell’Ispettorato. I sindacati propongono, invece, di utilizzare questo avanzo per attrarre e consolidare il personale, sviluppare l’informatica e la digitalizzazione, e stipulare assicurazioni per i rischi connessi alla funzione ispettiva.
“È evidente – sottolinea Cappellini – che come Fp Cgil, temiamo la perdita della necessaria autonomia delle funzioni ispettive, svilite ed indebolite da un maggior assoggettamento all’esecutivo a danno dell’azione di controllo e di tutela del lavoro svolta attualmente dall’Ispettorato”. Inoltre, il piano di riorganizzazione dell’Inl coincide con l’introduzione del decreto sicurezza, che autorizza l’assunzione di dieci posizioni dirigenziali generali e cento dirigenzialinon generali all’interno dell’Ispettorato. Tuttavia, ciò non sembra risolvere il problema della carenza di personale operativo, con il governo che sembra concentrarsi più sull’aumento delle posizioni dirigenziali piuttosto che sulle assunzioni di ispettori, un settore che soffre da tempo per l’insufficienza di risorse umane.
Di fronte a queste incertezze, i sindacati, con la Fp Cgil in prima linea, continuano a lottare per la salvaguardia dell’autonomia e dell’efficacia dell’Ispettorato, ponendo al centro delle loro rivendicazioni il rafforzamento dell’intero personale, ispettivo e amministrativo, e il miglioramento delle condizioni di lavoro. La questione rimane aperta e il 2 dicembre, proprio mentre sulla Rai andrà in onda una fiction che racconta il lavoro degli ispettori, i dipendenti dell’Inl si riuniranno in assemblea per discutere delle sorti dell’ente. Previsto anche un flash-mob davanti la sede di via Teuleda a partire dalle ore 15.
Ilconsigliere Sorgia: “È inaccettabile che nel 2025 la Sardegna sia ancora ostaggio di una continuità territoriale che non funziona e che, nei fatti, nega il diritto alla mobilità dei cittadini sardi”
Crisi voli da e per la Sardegna: continuità territoriale allo sbando e sardi penalizzati a Natale. “È inaccettabile che nel 2025 la Sardegna sia ancora ostaggio di una continuità territoriale che non funziona e che, nei fatti, nega il diritto alla mobilità dei cittadini sardi”. Così il consigliere regionale Alessandro Sorgia commenta la situazione drammatica dei collegamenti aerei tra il continente e l’isola in vista delle festività natalizie. I voli sono sold out per il weekend prenatalizio: sabato 20 e domenica 21 dicembre non c’è un solo posto disponibile, a qualsiasi orario. Nei giorni immediatamente precedenti e successivi la situazione non migliora. Chi prova a posticipare scopre che anche il 22 e il 23 dicembre è disponibile un unico volo, sempre alle 8:50, mentre alla vigilia di Natale si parte solo alle 21:10. Una vera e propria corsa a ostacoli per chi vuole tornare a casa. “Di fronte a questa vergogna – prosegue Sorgia – le alternative sono due: rinunciare alle feste in famiglia o affidarsi alle compagnie low cost, pagando cifre folli. Con Ryanair, tra andata e ritorno, non si spenderanno meno di 300 euro. È questa la continuità territoriale che ci avevano promesso? È questa la garanzia di mobilità per i sardi?” Il consigliere regionale chiede un intervento immediato della Regione: “Non possiamo continuare a subire questa umiliazione ogni anno. La Sardegna non è una Regione di serie B: pretendiamo rispetto e soluzioni concrete, non slogan”.
Gli esami al J Medical hanno confermato la gravità dell’infortunio del serbo: lesione di alto grado della giunzione muscolo-tendinea dell’adduttore sinistro, serviranno altri esami
Dušan Vlahović
L’infortunio di Vlahovic è grave: l’attaccante dovrà rimanere fuori per un bel po’ di tempo come si era compreso subito, dal momento dello stop nel corso di Juve-Cagliari. Nel tentativo di calciare in porta, il serbo è andato a vuoto e ha avvertito immediatamente una fitta all’adduttore sinistro. Gli esami al J medical cui si è sottoposto hanno confermato le prime valutazioni mediche: l’attaccante ha rimediato una lesione di alto grado della giunzione muscolo-tendinea dell’adduttore di sinistra, per cui saranno necessari altri esami per definire meglio i tempi di recupero ma difficilmente saranno inferiori ai 3 mesi.
INFORTUNIO VLAHOVIC – Senza Vlahovic, toccherà a Spalletti inventare qualche soluzione nuova in attacco. Con la necessità di responsabilizzare i nuovi arrivati David e Openda, fin qui sottotono, e trovare strade alternative per giungere al gol. Dopo la partita di Coppa Italia con l’Udinese, la Juve si ritroverà ad affrontare tre gare decisive per lo sviluppo della propria stagione: col Napoli e il Bologna in trasferta (scontri diretti per la zona Europa) e in mezzo il Pafos all’Allianz Stadium, partita che va assolutamente vinta per non compromettere il cammino verso gli spareggi utili alla qualificazione per gli ottavi.Vlahovic fin qui ha dato una grande mano alla Juve, specie dall’arrivo del nuovo allenatore: l’infortunio azzera ogni discorso relativo alla possibilità di andar via a gennaio – considerato che ha il contratto a scadenza – e piuttosto accende i riflettori sulla sua importanza nella Juve di oggi, anche in ottica futura.
Al Galà del Calcio arriva la stoccata del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, a DAZN: “Se ci abbandona come in Francia, la Serie A finisce nei guai”. Fabio Caressa in imbarazzo: “Non è elegante parlarne qui”
Aurelio De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis non usa giri di parole sul palco del Galà del Calcio. Intervistato da Fabio Caressa, il presidente del Napoli lancia l’ennesimo allarme sul sistema–calcio italiano e sulla fragilità del suo modello economico. Il passaggio più delicato arriva sul fronte dei diritti tv, con una stoccata frontale a DAZN: “A gennaio dovremo scegliere cosa fare per il prossimo anno. Se DAZN dovesse mollarci come ha fatto in Francia, saremmo tutti nei guai“.
Caressa tenta di smorzare: “Non è elegante parlarne qui“. Ma il messaggio di De Laurentiis è già arrivato forte e chiaro: il calcio italiano cammina su un filo sempre più sottile e il tempo per trovare un equilibrio sta finendo.
Sempre Fabio Caressa, che conduceva la serata, ha cercato di smorzare la tensione: “Cerchiamo di non metterli in difficoltà, sono ospiti stasera e fanno un ottimo lavoro”. De Laurentiis, però, non si è trattenuto: “Ottimo lavoro… finché non ci sono commentatori troppo filo-romanisti”.
L’atmosfera in sala si è subito fatta tesa, con Caressa e Federica Masolin impegnati a riportare tutto alla calma. “Va bene, godiamoci il premio senza far arrabbiare nessuno: comportiamoci da italiani”, ha chiuso il patron del Napoli.
De Laurentiis show al Gran Gala AIC: la stoccata a DAZN – Sul tema delle Nazionali, Aurelio De Laurentiis è stato netto: “Se fossimo meno club, potremmo chiudere la Serie A prima e tutelare le società dalle pause dedicate alle selezioni“. Ma il vero nodo, secondo lui, non è il numero delle squadre: “Il problema sono le retrocessioni. Se sei più piccolo di Roma, Napoli, Juve, Inter o Milan, la paura di scendere ti blocca. In NBA non retrocede nessuno e i club valgono miliardi“.
Caressa prova a riportare il discorso sul merito sportivo, ma il presidente lo interrompe bruscamente: “Lascia perdere il merito. Vorrei convocare gli Stati Generali del calcio italiano. Voglio vedere i proprietari dei fondi, i veri padroni delle società che non si vedono mai e che dovrebbero conoscere questo mondo prima di entrarci“.
Il match di Eredivisie è stato caratterizzato dal comportamento sopra le righe dei tifosi dei lancieri
Fumogeni in Ajax-Groningen – Ipa/Fotogramma
Ajax-Groningen sospesa e rimandata per… fumogeni e fuochi d’artificio sugli spalti. La partita di Eredivisie andata in scena nella serata di domenica 30 novembre è stata interrotta al quinto minuto di gioco per l’accensione e il lancio, dalla curva dei lancieri, di fumogeni che hanno colorato di rosso il cielo della Amsterdam Arena.
Poi i tifosi hanno lanciato veri e propri fuochi d’artificio verso il terreno di gioco, costringendo l’arbitro a sospendere la partita dopo soli cinque minuti di gioco. Dopo quaranta minuti d’attesa il gioco è ripreso, ma il comportamento nuovamente sopra le righe dei tifosi dell’Ajax ha portato il direttore di gara a una nuova interruzione, questa volta definitiva del match, rinviato a data da destinarsi sul punteggio di 0-0.
Dopo la sesta sconfitta consecutiva 400 esagitati hanno atteso la squadra al centro di allenamento: i due giocatori hanno sporto denuncia, il club li ha messi a riposo
Li hanno aspettati al centro di allenamento, al rientro da Lorient, dove il Nizza, domenica sera, ha perso un’altra volta. Prima li hanno insultati e poi anche malmenati. A pagare la furia dei tifosi sono stati in particolare Jeremi Boga e Terem Moffi che hanno sporto denuncia e sono stati messi a riposo forzato dal club che condanna l’accaduto.
CRISI – Tutto è cominciato via social. Dopo il 3-1 incassato dal Nizza in Bretagna, i gruppi di ultrà si sono dati appuntamento al centro di allenamento, dove i giocatori dovevano recuperare le rispettive auto. Quando il pullman del club è arrivato sul posto, c’erano più di 400 tifosi ad attenderli. Secondo le prime ricostruzioni, sono volati insulti contro il d.s. Florian Maurice. È andata peggio per i due attaccanti, aggrediti fisicamente. Boga e Moffi hanno quindi deciso di sporgere denuncia e non saranno a disposizione rispettivamente fino a venerdì e domenica, su decisione della società. Il Nizza, già battuto giovedì in Europa League dal Porto di Farioli, è in piena crisi di risultati, con sei sconfitte consecutive registrate all’1 novembre in poi. Troppo per gli ultrà che volevano così scuotere la squadra, ma che hanno intonato cori di sostegno per l’erede di Fraioli, Franck Haise che giovedì si era detto disponibile a lasciare la panchina. Domenica, il Nizza, decimo con 17 punti, ospita l’Angers.
Prosegue la deriva verso lo strapotere del monitor. Vengono dati o non dati rigori secondo un regolamento che viene modificato e aggiornato in maniera artificiale, un protocollo dopo l’altro
Non è più solo un problema legato a un rigore, a un goal annullato o a un fuorigioco di sei millimetri. Il Var sta riscrivendo le regole del calcio e lo sta facendo male.Non perché la tecnologia non possa essere utile ma perché usata in questo modo prevale sulla realtà, diventando grottesca.
Le immagini al rallentatore possono aiutare a vedere qualcosa che non si era visto con l’occhio umano. Possono correggere un errore e ristabilire giustizia rispetto a qualcosa che una scelta sbagliata aveva concesso o tolto. Ma quando si arriva a distorcere il senso di un gesto sul campo, e succede sempre più spesso, il risultato è la rapida deriva verso un altro sport. Anche perché vengono dati o non dati rigori secondo un regolamento che viene modificato e aggiornato in maniera artificiale, un protocollo dopo l’altro.
Lo step on foot, ovvero il pestone su un piede, il fallo di mano quando il movimento non è congruo, i contrasti con le mani dietro la schiena. E si può andare avanti all’infinito. Tutto questo è calcio artificiale e non può che produrre risultati surreali. Succede spesso ma le ultime due giornate hanno regalato casi di scuola che non andrebbero ignorati. Casualmente, coinvolgono lo stesso giocatore, il difensore del Milan Pavlovic.
Durante il derby con l’Inter la revisione al Var assegna un rigore per un suo presunto fallo su Calhanoglu. Per il regolamento è rigore, per chiunque abbia giocato a calcio, a qualsiasi livello, no. Perché il fatto che colpisce l’avversario dopo che il cross è già partito e in maniera del tutto involontaria esclude che quello possa essere un fallo di gioco. E’ un fallo da monitor.
Nella giornata successiva, al 95esimo di Milan-Lazio, lo stesso Pavlovictocca con un gomito un tiro da trenta centimetri mentre sta contendendo la posizione al centro dell’area con un avversario. Qui anche il regolamento, o presunto tale, si incarta. Perché la decisione dell’arbitro dopo la revisione al Var è il contrario della realtà: non è rigore e non c’è il fallo del giocatore della Lazio ma la realtà del monitor dice che è rigore ma che non si può dare per un fallo inesistente. Due errori, clamorosi, nella stessa revisione. Ma c’è chi elogia l’arbitro, capace di uscire da uno psicodramma di dieci minuti con una decisione che, almeno, non cambia il risultato del campo.
C’è però un grande sconfitto, il calcio, quello vero. E Pavlovic, suo malgrado, può diventare da oggi il testimonial di quello che era uno sport pieno di errori arbitrali e che oggi è sempre più simile a un videogioco.
Capitano della storica Coppa Davis vinta nel 1976, da giocatore i due trionfi al Roland Garros sono stati i più importanti dei 48 tornei conquistati in carriera. Conquistò due volte anche gli Internazionali
Addio a una leggenda del tennis. Lo sport italiano piange la morte di Nicola Pietrangeli, 92 anni, il primo italiano a vincere uno Slam. Ne ha vinti due, il Roland Garros del 1959 e del 1960, e per quasi 65 anni primatista azzurro prima di essere superato solo il 26 gennaio scorso da Sinner arrivato a quota tre: “I record sono fatti per essere battuti prima o poi“, aveva commentato nella sua ultima intervista alla Gazzetta dello Sport. È stato il capitano della prima Coppa Davis vinta dall’Italia, nel 1976.
CARRIERA – Nato a Tunisi l’11 settembre 1933, padre italiano e madre di origine russa, Pietrangeli arrivò a Roma dopo che la famiglia era stata espulsa dalla Tunisia. Le due vittorie a Parigi – dove è approdato in finale anche nel 1961 e nel 1964 – sono stati l’apice di una carriera di trionfi, con ben 48 tornei conquistati, compresi due volte gli Internazionali d’Italia, nel 1957 e nel 1961, e tre volte Montecarlo, nel 1961, nel 1967 e nel 1968. Dal 1959 al 1961 è stato anche numero 3 del ranking mondiale, in base alla classifica compilata dai giornalisti prima dell’era del computer. Anche grande doppista insieme a Orlando Sirola: insieme hanno vinto Roland Garros nel 1959. In Davis ha il primato di match disputati (164) e vinti (120) ma è da capitano non giocatore che ha legato il suo nome al primo grande successo internazionale dell’Italia, il 4-1 dei Moschettieri azzurri a Santiago del Cile contro i padroni di casa.
Il commando è entrato in azione all’alba lungo l’A2 tra gli svincoli di Bagnara Calabra e Scilla
I chiodi sull’asfalto e le auto incendiate per rallentare e isolare il portavalori. Poi gli spari e infine la fuga con, a quanto pare, due milioni di euro. Scene da Far West all’alba lungo l’A2 tra gli svincoli di Bagnara Calabra e Scilla dove un commando ha assaltato un furgone della società Sicurtransport.
L’assalto in galleria – L’assalto è avvenuto all’interno di una galleria in direzione nord. La banda avrebbe sparso chiodi lungo la carreggiata e dato alle fiamme due auto poste tra la corsia di marcia e quella di sorpasso. I malviventi a questo punto sarebbero riusciti a raggiungere il furgone portavalori sparando diversi colpi. Da ciò che è emerso, sarebbero riusciti a scappare con due milioni di euro. Non ci sarebbero feriti.
Sul posto sono intervenute diverse volanti dei carabinieri e della polizia mentre i vigili del fuoco si sono occupati dello spegnimento delle fiamme. Per più di un’ora il traffico in direzione Salerno è stato paralizzato.
Reggio Calabria, assalto a portavalori: bottino da due milioni di euro
Chiodi posizionati sull’asfalto e due auto incendiate dai banditi per isolare la strada
Le auto date alle fiamme
Ammonterebbe a due milioni di euro il bottino trafugato dai malviventi che, all’alba di questa mattina, hanno assaltato un portavalori lungo l’autostrada A2, tra gli svincoli di Scilla e Bagnara, vicino Reggio Calabria. Ad agire sarebbe stato un commando che, secondo una prima ricostruzione, sarebbe riuscito a isolare la zona spargendo chiodi sull’asfalto e dando alle fiamme due auto in mezzo alle corsie per interdire l’accesso agli altri veicoli. L’assalto al portavalori è stato compiuto all’interno della galleria. Esplosi anche alcuni colpi d’arma da fuoco, fortunatamente senza feriti. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco intervenuti a domare le fiamme, carabinieri e polizia, che indagano sull’accaduto. La circolazione autostradale è rimasta bloccata per oltre un’ora in direzione Salerno.
A far degenerare la situazione sarebbe stato il lancio di una bomba carta
Momenti di forte tensione nelle aree esterne dello stadio, dove una rissa tra tifosi ha creato panico tra le famiglie e le persone presenti nella zona del villaggio gastronomico. Secondo una prima ricostruzione, gli scontri sarebbero scoppiati tra gruppi appartenenti alla curva Nord e alla curva Sud.
A far degenerare la situazione sarebbe stato il lancio di una bomba carta che ha provocato un boato seguito da urla e fuggi fuggi generale. Subito dopo, i due gruppi avrebbero iniziato un fitto lancio di bottiglie, trasformando l’area in un teatro di caos e paura. Il parapiglia si sarebbe poi spostato verso viale Croce Rossa, dove la situazione è rimasta tesa per diversi minuti. Sul posto sono intervenute rapidamente le forze dell’ordine.
Al momento non si conosce il numero di eventuali feriti, mentre sono in corso gli accertamenti per ricostruire con precisione le responsabilità e l’origine degli scontri.
Malore per Emma Bonino. La storica leader Radicale, fondatrice di +Europa, di 77 anni, è arrivata nella serata di domenica 30 novembre al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito di Roma, ed è stata ricoverata in terapia intensiva. A quanto apprende l’Adnkronos Bonino è vigile e la situazione è sotto controllo.
01 dicembre 2025
Emma Bonino ricoverata in terapia intensiva a Roma
È arrivata al Pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito in codice rosso
Emma Bonino
Emma Boninaè ricoverata all’ospedale romano Santo Spirito in terapia intensiva ma al momento sembra vigile.
Insufficienza respiratoria la diagnosi. Radicale della prima ora Emma per anni ha combattuto contro un tumore, microcitoma polmonare dicono i freddi referti. Si tratta di una forma aggressiva di cancro ai polmoni che le è stata diagnosticata nel 2015.
Dopo 8 anni di cure, nel 2023 aveva annunciato la conclusione vittoriosa delle terapie.Emma è una delle poche donne italiane famose all’estero: è stata sempre rispettata nonostante le sue posizioni“radicali“. Famose le sue battaglie per l’aborto e la liberalizzazione delle droghe. La sua coerenza “pannelliana” è stata rispettata anche dalle destre e dai conservatori che le hanno riconosciuto una incrollabile coerenza. Il suo percorso nella politica si è dipanato tra incarichi istituzionali e battaglie che a quei tempi sembravano estreme. Iscritta al Partito radicale dal 1975, ha svolto un ruolo di primo piano nelle campagne per la liberalizzazione dell’aborto e contro il nucleare, realizzate mediante la propaganda referendaria e la disobbedienza civile. Negli anni seguenti ha promosso numerose iniziative per la liberalizzazione delle drogheleggere e la distribuzione controllata di eroina mentre, sul piano internazionale, si è impegnata nella difesa dei diritti civili e politici, per l’abolizione della pena di morte e contro la fame nel mondo.
Deputato dal 1976 al 1994, è stata presidente del Partito radicale transnazionale dal 1991 al 1993, e dal 1993 al 1994 ha ricoperto la carica di segretario.Eletta al Parlamento europeo nel 1979 e nel 1984, è stata riconfermata nelle elezioni europee del giugno 1999, alle quali si è presentata con una propria lista denominata Lista Bonino ottenendo l’8,5% dei consensi. Ha mantenuto la carica di deputato europeo fino al maggio 2006: a seguito della vittoria del centrosinistra nelle elezioni politiche è stata eletta deputato per la Rosa nel pugno e nominata ministro per il Commercio Internazionale e per le Politiche Europee nel governo Prodi. Alle elezioni politiche del 2008 si è candidata nelle liste del Partito democratico ed è stata eletta senatrice, divenendo vicepresidente del Senato.
Emma Bonino ha combattuto per donne e derelitti, digiunato per l’Africa e la fame nel mondo, per la libertà di diritti e valori, predicatrice del dialogo interlaico – non solo interreligioso – con una visione proiettata geopoliticamente in lungo e in largo. Non si è risparmiata nessuna battaglia. Né per le donne africane, né per sconfiggere il suo tumore ai polmoni. Già nell’ottobre del 2024 era stata ricoverata per problemi respiratori. Dimessa dopo una settimana, il 5 novembre aveva ricevuto a sorpresa la visita di Papa Francesco, suo storico amico, a dimostrazione del suo laicismo aperto che aveva conquistato diversi ambienti religiosi progressisti. Il suo rapporto umano e politico con Marco Pannella è stato intenso sin dall’inizio ma, poco prima che morisse il leader radicale, le relazioni si erano raffreddate e tra i due ci fu una rottura dolorosa.