E’ ben gradito un’applauso!!! Grazie
19 novembre 2025
| Diritti tv, la Serie A è a rischio. Dopo i problemi del calcio francese con Dazn anche l’Italia potrebbe essere travolta |
| Luigi De Siervo, a.d. della Lega Serie A, avverte: otteniamo meno soldi di quanti ne spendiamo. La crisi dei diritti tv minaccia la sostenibilità dei campionati nazionali |

Tutti sanno che il mondo del calcio italiano vive quasi esclusivamente grazie ai diritti tv della Serie A, con Dazn e Sky che si sono impegnati a versare 900 milioni di euro complessivi annui (700 Dazn, 200 Sky) per cinque anni fino al 2029. Un miracolo, gli va riconosciuto, compiuto da Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, in un momento nel quale gli scricchiolii di tutta l’impalcatura già cominciavano a sentirsi.
L’allarme di De Siervo sui campionati nazionali – E se è lo stesso De Siervo, nel corso del Social football summit di Torino, a lanciare l’allarme sui campionati nazionali, allora diciamo che c’è da preoccuparsi: «Rischiamo di diventare le prequalifiche della Formula 1 o dei grandi tornei di tennis. Il prodotto che si sta sviluppando sempre di più è il prodotto premium di Fifa e Uefa. È la Champions League ad aver reso meno popolare il nostro campionato all’estero. Pensate all’Inghilterra: la fantomatica Premier League ha dovuto mettere sul mercato il 35% delle gare in più, e il costo di ciascuna partita è diminuito del 21%. La crisi perciò riguarda tutti i campionati, non solo la Serie A. Quello che può fare la Lega Serie A è cercare di sensibilizzare Fifa e Uefa per bloccare questo fenomeno, altrimenti rischiamo di distruggere il tessuto di queste squadre».
Gap e rischio tsunami dietro l’angolo – La Serie A ha certamente un gap da colmare su altri campionati, «ma dobbiamo avere chiaro», dice De Siervo, «che questa distanza di valore nel tempo crea parte sinistra e destra della classifica, e si rischia anche di avere partite che finiscono tanto a poco. La Francia è stata la prima lega investita da questo tsunami, noi siamo i prossimi, abbiamo un sistema che ci tutela poco nei diritti televisivi. Nel momento in cui perdi controllo, non puoi riprenderlo. Riusciamo a rimanere un riferimento per il pubblico solo mantenendo un livello alto».
Il caso francese: Ligue 1 – Eccolo qui il passaggio cruciale: il sistema Dazn, in Francia, è crollato. E nel giro di pochi anni la Ligue 1 è passata dall’incassare un miliardo di euro all’anno in diritti tv, ai 400 milioni di euro assicurati da Dazn fino al termine del campionato 2024-2025, ai quattro spicci attuali, con Dazn uscita dal contratto e con il canale della lega francese, Ligue 1+, che finora ha raggiunto un milione di abbonamenti a 14,99 euro al mese, il che significa 180 milioni di euro in un anno.
La prossima tessera del domino – Dopo la caduta della Francia, il prossimo campionato a rischio, secondo De Siervo, è l’Italia. Dove, appunto, la gran parte dei diritti tv è assicurata ai club di Serie A proprio da Dazn, il cui modello di business, ai più, non è ancora chiaro, visto che da anni chiude con bilanci in rosso per miliardi di dollari.
La mediocrità che traina l’indebitamento – «La trasformazione della Champions League è avvenuta quando si è posto sul tavolo il tema della Superlega: ha strappato quel sistema precedente», prosegue De Siervo, «e ha creato un modello che comunque portava guadagni alle squadre più importanti. Oggi in Italia non ci sono più i presidenti di una volta che con un assegno coprivano le perdite. Oggi ci sono strutture (i fondi di investimento americani, ndr) che cercano di avere un punto di equilibrio. Otteniamo meno soldi dai diritti televisivi di quanti ne vengano spesi per calciatori e procuratori, e tutto ciò porta tutto il nostro calcio ad alzare l’indebitamento anno dopo anno. Facciamo fatica a programmarci, ci mancano le risorse per gli investimenti. Se non riusciamo a garantire risorse con continuità, non saremo in grado di programmare il nostro futuro. La mediocrità latente tocca anche la nazionale: i soldi che mancano vengono tolti allo sviluppo delle strutture e del vivaio. Oggi è più conveniente comprare un giocatore talentuoso che formarlo».
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Nel dicembre 2024 Dazn si aggiudicava i diritti audiovisivi del campionato di calcio del Belgio, impegnandosi a versare alla Pro League una cifra di 84 milioni di euro all’anno per il quinquennio di stagioni dal 2025 al 2030. Un importo ben inferiore ai 103 milioni annui del triennio 2021-2024.

A dimostrazione che il periodo di vacche grasse era finito, e che i club di calcio europeo devono trovare fonti di ricavi differenti rispetto ai diritti tv che li hanno tenuti in piedi in questi ultimi 20 anni.
Dalla Francia al Belgio, la storia si ripete – La campagna belga di abbonamenti a Dazn per la stagione 2025-26, tuttavia, è rimasta molto al di sotto delle attese (25 euro al mese con l’impegno di restare abbonati almeno 12 mesi). E adesso in Belgio si è aperta una grana grossa, che somiglia molto a quella che poi in Francia, la scorsa stagione, ha portato alla uscita di Dazn dal contratto. Infatti, calcolatrice alla mano, Dazn si è resa conto di non essere in grado di onorare gli impegni presi col calcio belga. Ha provato a coinvolgere nella partita anche i gruppi di telecomunicazioni Proximus e Telenet. Ma al momento nessuna intesa è stata trovata per condividere gli oneri.
Al momento è tutto invariato – Per ora, quindi, il campionato belga continua a essere trasmesso su Dazn. Ma la stessa Pro League chiede che venga coinvolta qualche altra piattaforma per aumentare la visibilità di una manifestazione che tende a scomparire se distribuita solo da Dazn.
I vertici di Dazn, nei giorni scorsi, hanno fatto sapere alla Pro League belga che vogliono rinegoziare i termini del contratto. E intendono farlo con una certa urgenza.
La situazione nella Penisola – Insomma, una bella gatta da pelare. E dopo Francia e Belgio, qualcuno inizia a temere che anche in Italia, dove Dazn si è impegnata a versare 700 milioni di euro all’anno ai club di Serie A per il quinquennio 2024-2029, si possano aprire spiragli simili di crisi. D’altronde la piattaforma sport in streaming a pagamento, secondo stime di mercato, continua a perdere circa 100 milioni di euro all’anno sulla Penisola e gli abbonamenti rimangono fermi a quota 1,8 milioni, con ricavi che non crescono.








