I pompieri hanno spento l’incendio. Ora iniziano le procedure di bonifica dell’area
Fiamme all’interno del ripostiglio di una scuola di Milano poco prima dell’ora di pranzo. L’allarme è scattato intorno a mezzogiorno. I vigili del fuoco hanno fatto evacuare l’intero istituto.
Il rogo – L’incendio è scoppiato all’interno dell’istituto superiore Lagrange di via Litta Modignani. Sul posto presenti anche i soccorritori del 118 con un’ambulanza di supporto preventivo. Secondo quanto riferito dai pompieri – giunti dai comandi di via Benedetto Marcello e via Messina -, il rogo sarebbe scoppiato nel ripostiglio, anche se non è chiaro quale sia stata la miccia. I fumi hanno raggiunto tutto il primo piano. Presenti anche gli operatori del nucleo Saf. Ora la procedura prevede la bonifica dell’area.
Lezioni sospese – Intanto, tutti gli alunni e i membri del personale sono stati fatti evacuare, hanno atteso all’esterno della scuola fino a quando i vigili del fuoco non hanno dato il permesso di rientrare per pochi istanti per recuperare i propri effetti personali. Sono poi stati mandati a casa e le lezioni sono state sospese. Nessuno è rimasto ferito o intossicato.
Atene, scontri tra manifestanti e polizia davanti al Parlamento per il disastro ferroviario del 2023
La rabbia per il disastro ferroviario del 2023 ha scatenato violenti scontri davanti al Parlamento di Atene: i manifestanti chiedono che anche i politici siano ritenuti responsabili del disastro. Ai disordini è seguita una mozione di sfiducia al governo Mitzotakis
Migliaia di tifosi del Cavallino in piazza Castello per la presentazione dei due piloti e della nuova monoposto. I due driver della rossa si sono esibiti con testacoda e derapate in un circuito allestito per le vie del centro città
Migliaia di tifosi del Cavallino in piazza Castello per la presentazione dei due piloti e della nuova monoposto. I due driver della rossa si sono esibiti con testacoda e derapate in un circuito allestito per le vie del centro città
Migliaia di appassionati della Ferrari sono scesi in piazza giovedì 6 marzo per vedere dal vivo Lewis Hamilton e Charles LeClerc, arrivati in città per uno spettacolo organizzato dalla scuderia di Maranello in vista della nuova stagione di Formula 1. I due piloti hanno sfrecciato con due vecchie monoposto su un circuito allestito per le vie del centro città, appassionando le tantissime persone arrivate per vedere le Rosse. L’evento è poi proseguito con la presentazione al pubblico dei due driver, che hanno risposto ad alcune domande dei tifosi.
Una coppia, quella Hamilton-LeClerc, che fa subito sognare gli appassionati. In molti, infatti, sperano che proprio l’arrivo del pilota inglese possa finalmente riportare la Ferrari in testa al mondiale. “Pensiamo di poter lottare per il campionato, e con voi è possibile“, ha esordito il sette volte campione, seguito dal collega Charles LeClerc che ha infiammato il pubblico con parole di vero amore: “Una cosa incredibile, tutta questa gente, mi piace l’ambiente e tutti questi tifosi, è veramente speciale. Sono cresciuto essendo un tifoso Ferrari, sto vivendo il mio sogno“.
Ferrari a Milano, Hamilton e Leclerc con la vettura di F1 tra le strade della città – Sky Sport F1
Ferrari a Milano, tutto pronto per Hamilton e Leclerc – Sky Sport F1
Ferrari a Milano, Leclerc verso il Mondiale F1 2025: l’intervista e il messaggio ai tifosi – Sky Sport F1
È successo nel piazzale dell’aeroporto di Malpensa. Il volo, diretto a San Paolo, è stato cancellato
L’incidente (foto EBaviation)
Un mezzo di servizio si è schiantato contro un Boeing 777 della Latam che si trovava nel piazzale dell’aeroporto di Malpensa. È successo nella mattinata di mercoledì 5 marzo e l’aeromobile danneggiato, destinato a un volo per San Paolo (Brasile), è stato messo in riparazione e il volo cancellato.
Tutto è successo intorno alle 11.30, mentre erano in corso le operazioni per rifornire l’aereo che era atterrato nell’aeroporto di Milano alle 9.49. Il Boeing si stava preparando per la nuova traversata continentale (il decollo era previsto alle 13), ma un furgone del catering in manovra è entrato in collisione con la parte posteriore della fusoliera. L’urto ha causato danni ingenti, ma nessun ferito.
Il tailstrike – Non è la prima volta che un aeromobile della Latam rimane coinvolto in un incidente a Malpensa. Lo scorso 9 luglio, un Boeing 777-300 diretto a San Paolo ha urtato la pista durante il decollo, subendo un “tailstrike”, come viene definito in gergo aeronautico. Dopo essere decollato, l’aereo ha dovuto scaricare il carburante in quota ed effettuare un atterraggio di emergenza. I tre piloti ai comandi dell’aereo sono stati licenziati.
La maggioranza di destra sta provando ad abolire il divieto in vigore dal 2018, che comunque viene costantemente aggirato
La maggioranza di destra che sostiene il governo di Giorgia Meloni mercoledìha fattoun primo passo formale per rendere possibile il ritorno delle pubblicità di siti di scommesse nel calcio. In Italia le pubblicità di siti di scommesse sulle maglie delle squadre di calcio, su banner e cartelloni negli stadi, sui giornali e in televisione sono vietate dal 2018. La maggioranza in commissione Cultura del Senato ha approvato una risoluzione proposta da Fratelli d’Italia, il principale partito di governo, che impegna il parlamento a valutare la modifica della norma sul divieto di scommesse.
Il divieto di pubblicità di siti di gioco d’azzardo fu introdotto dal cosiddetto “decreto dignità”, voluto fortemente dal primo governo di Giuseppe Conte: aveva tra le altre cose l’obiettivo di contrastare la ludopatia e tutelare le categorie di giocatori più a rischio, come anziani e minorenni. Sin dalla sua approvazione fu fortemente criticato da vari operatori del settore e soprattutto dai club calcistici, ma anche dai media specializzati. Le società di scommesse sportive in precedenza sponsorizzavano con frequenza e ricchi contratti varie squadre professionistiche, ed erano per vari editori di giornali fra gli inserzionisti pubblicitari più presenti.
In questi cinque anni il divieto è stato spesso aggirato. Il “decreto dignità” all’articolo 9 vieta «qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro» effettuata su qualunque mezzo, comprese le manifestazioni sportive e le trasmissioni televisive o radiofoniche. Le sponsorizzazioni da allora riguardano siti che formalmente danno notizie e aggiornano sui risultati sportivi, pur contenendo nel nome un riferimento nemmeno troppo implicito ad altri siti di scommesse online, come eurobet.live opokerstarsnews.it (dove le società di scommesse da cui derivano i due siti sono Eurobet e PokerStars: ma sono solo due esempi fra molti). L’Inter ha come principale sponsor sulla maglia uno di questi siti, betsson.sport, che è sponsor anche di Torino, Napoli e Palermo.
Allo stesso modo prima della trasmissione delle partite, o durante l’intervallo fra il primo e il secondo tempo, vengono mandati in onda contenuti in cui si confrontano le quote dei risultati tra i vari siti di scommesse. Questi contenuti sono ammissibili perché secondo le linee guida dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) non sono considerate pubblicità, bensì segmenti in cui vengono date semplici informazioni.
La risoluzione approvata mercoledì in commissione inserisce proprio fra le giustificazioni per l’abolizione del decreto la scarsa efficacia del divieto, senza però proporre soluzioni alternative. Le commissioni parlamentari sono organi collegiali in cui si svolge una parte importante della funzione legislativa del parlamento: quella della Cultura si occupa anche di sport e media. La risoluzione invita il governo a rivedere la legge, perché avrebbe «disatteso le aspettative del legislatore non risultando affatto efficace al contenimento dei fenomeni di ludopatia» e al tempo stesso avrebbe ridotto le entrate del «sistema calcio penalizzandolo nel contesto europeo». Chi in questi anni ha fatto pressione per abolire il divieto ha denunciato che all’estero, a partire dal Regno Unito, le pubblicità di scommesse sono possibili: secondo stime di media specializzati varrebbero circa 1,5 miliardi di euro l’anno.
La risoluzione si inserisce in più ampie indicazioni per una riforma delle leggi sul calcio, compresa la definizione di percorsi che facilitino opere di rinnovamento degli stadi: il governo dovrebbe discutere della questione nei prossimi mesi.
Per il ritorno delle pubblicità delle scommesse mancano diversi passaggi in parlamento e non è ancora stata approvata nessuna norma, ma il voto della commissione indica che la maggioranza potrebbe essere compatta nell’idea di cancellare il divieto. Mercoledì in Senato il Movimento 5 Stelle ha protestatoanche con alcuni cartelli contro il progetto e tutta l’opposizione ha espresso la sua contrarietà a una cancellazione del divieto, la cui approvazione nel 2018 fu accolta con soddisfazione dalle associazioni che si occupano di ludopatia e della lotta alla diffusione del gioco d’azzardo.
In seguito a un accertamento da parte dei vigili udinesi si è scoperto che la vettura del portiere era priva di immatricolazione e assicurazione
Maduka Okoye
È stato sorpreso alla guida di un veicolo con targa straniera – una Mercedes – senza essere in possesso in quel momento del titolo di guida. A seguito di ulteriori accertamenti è emerso inoltre che il mezzo non era né immatricolato e nemmeno assicurato, avendo le targhe perso validità nello stato di immatricolazione. Il veicolo è stato così posto sotto sequestro da parte degli agenti della Polizia locale di Udine. È l’ultima disavventura toccata al portiere dell’Udinese, Maduka Okoye, negli ultimi mesi ai box per un infortunio al polso e da qualche giorno di nuovo in gruppo con i compagni, pronto a provare a riprendersi il suo posto tra i pali della formazione di Runjaic.
I problemi dell’ultimo periodo – Non è un periodo fortunato per Okoye. Infortunio a parte (ormai superato), lo scorso mese di ottobre il finestrino della sua auto era stato sfondato dai ladri, che si erano impossessati di un borsello con all’interno 150 euro. Il giocatore aveva denunciato il fatto ai carabinieri. I rapporti con la giustizia non sono però terminati con quell’episodio. Il giocatore risulta indagato dalla Procura della Repubblica cittadina – assieme ad altri soggetti – in relazione a un flusso anomalo di scommesse relativo a Lazio – Udinese, giocata l’11 marzo 2024.
Altro sequestro – Okoye non è il solo a cui è stato sequestrato il veicolo da parte della Polizia locale. La scorsa settimana gli agenti hanno denunciato un cittadino tunisino di 28 anni, residente in Piemonte, per guida senza patente, reiterata nel biennio. Nella circostanza è stato fermato in zona stazione alla guida di un furgone con targa polacca. Il soggetto prima ha sostenuto di aver dimenticato la patente sul posto di lavoro, ma da successivi controlli si è accertato che il documento non era mai stato conseguito. Inoltre, per la stessa violazione era già stato sanzionato alcuni mesi fa. Oltre alla denuncia è scattato quindi il sequestro.
Dopo le stagioni in Serie A e il fallimento è tornato alle sue origini di squadra di quartiere, ma è rimasto ambizioso grazie al suo nuovo presidente: l’ex capitano Sergio Pellissier
Per molti anni chi seguiva la Serie A si era abituato a vedere tra le partecipanti il ChievoVerona, l’unica squadra nel calcio italiano ad aver completato, con la prima promozione in Serie A nel 2001, l’intera scalata dalla categoria più bassa alla più alta. Fu un caso abbastanza eccezionale soprattutto per il contesto in cui ebbe origine, e cioè un quartiere di appena cinquemila abitanti a nord-ovest di Verona, sulla riva destra dell’Adige, con un passato prima agricolo, poi da periferia operaia e popolare, e un presente da zona residenziale tranquilla e amena.
In Serie A il Chievo ci rimase, con una pausa per la retrocessione in B del 2007, fino al 2019, ottenendo diversi risultati sorprendenti soprattutto nei primi anni, in cui arrivò addirittura a giocare competizioni internazionali. Poi però alcuni problemi giudiziari lo costrinsero a tornare nelle categorie inferiori, quelle in cui aveva giocato per tutta la sua storia fino agli anni Ottanta. Nel 2021 fu escluso da tutti i campionati professionistici e in seguito dichiarato fallito a causa di inadempienze tributarie; in quello stesso anno gli ex calciatori Sergio Pellissier ed Enzo Zanin fondarono una nuova squadra, la Clivense, e la iscrissero al campionato di Terza Categoria. La scorsa primavera la Clivense ha acquistato il marchio del Chievo, acquisendo il nome ChievoVerona.
Oggi è settimo nel girone B di Serie D e gioca alcune partite nel campo dell’Hellas Verona femminile e altre in quello del Sona, una squadra locale. Si giocava lì anche la partita contro il Crema di domenica 2 marzo, durante la quale i tifosi di casa hanno intonato un coro che fa così: «Siamo i figli della storia, di una magica realtà, di una squadra di un quartiere, arrivata in Serie A. Poi sono passati gli anni, poi sono arrivati i guai, ma non ci hanno mai piegati, noi non molleremo mai». Come molti cori ultrà è un po’ enfatico e retorico, ma sintetizza in modo efficace le vicissitudini della squadra.
L’atmosfera al campo del Sona (definirlo stadio forse è eccessivo, visto che c’è una sola tribuna, mentre su due lati confina con vigneti) è piuttosto lontana da quella delle partite di Serie A. Non ci sono tornelli e controlli; le persone possono scegliere se sedersi in tribuna oppure guardare la partita a bordo campo, appoggiate alle reti;mancano raccattapalle e maxischermi. Ciononostante, c’è grande partecipazione tra gli ultras e tra la gente di Chievo e dintorni, anzi la ripartenza nelle categorie inferiori ha forse reso di nuovo preponderante la componente del tifo più popolare e di quartiere. Pur non essendo mai del tutto sparita, si era un po’ smorzata quando il Chievo era diventato almeno nei risultati la prima squadra di Verona, arrivando ad acquisire per un periodo una dimensione anche internazionale.
Quanto la squadra sia radicata nel suo quartiere lo si vede passeggiando nelle poche strade di Chievo, dove ci sono tanti adesivi e murales legati alla squadra e ai gruppi organizzati di tifosi; il primo in cui ci si imbatte, arrivando nel quartiere da sud, dice «al Chievo solo il Chievo» (anche il quartiere viene spesso menzionato con l’articolo davanti). Poco più avanti c’è il Tito’s bar, un punto di ritrovo nei giorni delle partite, sulle cui pareti sono esposti gagliardetti, maglie, sciarpe e altri cimeli della squadra: qui i tifosi ricordano ancora l’eccitazione che accompagnò l’ascesa del Chievo ai vertici del calcio e i primi, storici derby contro l’Hellas Verona.
Una scritta su un muro di Chievo, Verona, 2 marzo 2025 (Gianluca Cedolin, Il Post)
Proprio la settimana scorsa per Luca Campedelli, che era stato presidente del Chievo per diciassette stagioni in Serie A, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di bancarotta fraudolenta e per la cessione fittizia di alcuni giocatori al Cesena e al Carpi, una vicenda di plusvalenze per la quale la squadra ricevette una penalizzazione nella sua ultima stagione in Serie A, quella 2018/2019.
Al termine di quella stagione si ritirò dal calcio Pellissier, che aveva giocato nel Chievo come attaccante tra il 2002 e il 2019, diventando il giocatore con più gol in Serie A nella storia della squadra (112). In occasione della sua ultima partita in casa, Campedellidisse che Pellissier sarebbe diventato il presidente operativo del club dalla stagione successiva. Col tempo però, con gli sviluppi delle vicende giudiziarie del Chievo, i rapporti tra i due peggiorarono, e quando il Chievo fallì Pellissier decise di fondare una nuova squadra che ne riprendesse la storia.
Non fu semplice, però, perché inizialmente non gli fu consentito di chiamarla Chievo, e solo tre anni dopo riuscì ad acquistare il marchio, in un’asta piuttosto onerosa alla quale si presentò pure Campedelli, che nel frattempo aveva acquistato il Vigasio, un’altra squadra della provincia di Verona, di Serie D. Pellissier, Zanin e i loro soci, anche grazie a una raccolta fondi a cui hanno partecipato sponsor e tifosi (una specie di azionariato popolare), se lo aggiudicarono per circa 350mila euro, che per un club di Serie D sono davvero parecchi.
Pellissier e Zanin assieme ai tifosi dopo l’asta con cui si sono presi il marchio ChievoVerona
Con l’acquisizione del marchio, i tifosi che avevano smesso di tifare per il Chievo non riconoscendo alla Clivense la continuità storica con quel club sono quasi tutti tornati a seguirlo, racconta un tifoso al Tito’s Bar. Oggi i due principali gruppi ultras, North Side e Followers, cantano insieme alle partite in casa e in trasferta: a frequentare lo stadio sono nell’ordine di qualche centinaio. Quelli del North Side, il più antico e grosso gruppo di tifo organizzato (sono nati nel 1994, quando il Chievo arrivò in Serie B per la prima volta), si sono schierati sin da subito dalla parte di Pellissier e della Clivense; i Followers invece sono stati più attendisti e sono tornati a tifare solo con il ritorno del ChievoVerona.
Qualcuno tuttavia, dopo il fallimento, si è allontanato in modo più o meno definitivo dalla squadra. Il Gate 7, un altro dei gruppi organizzati, si è sciolto la scorsa estate; quelli degli Amici del ChievoVerona, uno dei coordinamenti storici, quasi non fanno più attività. Nati nel 1994, poco dopo il gruppo North Side, gli Amici hanno sempre avuto come punto di ritrovo il bar La Pantalona, a Chievo. Il titolare racconta che «la cancellazione del primo Chievo ha un po’ spiazzato l’anima della tifoseria». Per loro il Chievo, dice il barista, è sempre stata una cosa popolare, di tutti, soprattutto quando giocava tra i dilettanti ed era facile che ci fossero rapporti diretti tra la gente del quartiere e la squadra. Con il fallimento, però, alcuni si sono disamorati del calcio, non tanto per il ritorno in categorie inferiori, quanto per la temporanea cancellazione del marchio e tutte le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il club.
È difficile dire cosa sarebbe successo se Campedelli fosse riuscito a ricomprarsi il marchio, perché a quel punto per i tifosi sarebbe sorto un nuovo dilemma: seguire «la continuazione spirituale» del Chievo (come il tifoso del Tito’s Bar definisce la squadra di Pellissier e Zanin) oppure la nuova squadra con il nuovo marchio ChievoVerona, che probabilmente avrebbe recuperato la continuità storica con il vecchio Chievo.
Secondo Zanin, attuale vicepresidente del club, «nessuno può dire se la gente ci avrebbe abbandonato; so solo che sin da subito abbiamo ricevuto grande sostegno. In ogni caso noi saremmo andati avanti». Nel primo anno della Clivense, in Terza Categoria, c’erano anche 300-400 persone allo stadio (tante, per una squadra di quel livello); la Clivense vinse quel campionato, con Pellissier che tornò eccezionalmente in campo dopo il ritiro e segnò una doppietta nella partita decisiva per la promozione; poi acquistò il titolo di una squadra di Eccellenza, saltando così due categorie e tre promozioni. Nel 2023 vinse il campionato di Eccellenza e fu promossa in Serie D.
Enzo Zanin (a sinistra) durante Chievo-Crema del 2 marzo 2025 (Gianluca Cedolin/Il Post)
Zanin è un altro che ha vissuto tutte le fasi storiche del Chievo: ci giocò come portiere in Serie C e in Serie B negli anni Novanta, poi lavorò come dirigente in tutto il periodo della Serie A, e infine assieme a Pellissier decise di fondare la Clivense. La squadra fu creata di fatto da zero; oggi non ha ancora un suo campo dove giocare in modo stabile, mentre la scorsa estate l’ex centro sportivo del Chievoè stato acquistato all’asta dall’Hellas per 3 milioni di euro. In quattro anni, comunque, è già riuscita a ottenere due promozioni, a organizzare un settore giovanile e una squadra femminile che stanno ottenendo ottimi risultati, e a far partecipare alla sua proprietà circa un migliaio di soci.
L’obiettivo sarebbe tornare in Serie B entro tre anni, cominciando a lottare per la promozione in Serie C dalla prossima stagione: «Per scalare le categorie ci servono 6 milioni di euro», dice Zanin, spiegando che sarà cruciale l’ingresso di nuovi soci e capitali per continuare a crescere. Non ha aiutato sicuramente dover sacrificare una grossa porzione del budget di questa stagione per comprare il marchio, ma secondo Zanin è valsa la pena riacquisire il nome e i simboli del Chievo, perché «quella è la nostra identità».
Sempre con quest’idea è stato deciso, sin dalla rinascita della Clivense, di ripristinare come colori sociali ufficiali il bianco e l’azzurro, anche se ancora oggi molti tifosi utilizzano il giallo e il blu nei loro stendardi e bandiere. Le maglie del Chievo in origine erano bianche e azzurre; poi, secondo una versione forse un po’ romanzata della storia, negli anni dopo la Seconda guerra mondiale la squadra, in grosse difficoltà economiche, chiese all’Hellas Verona di poter utilizzare le sue vecchie maglie gialle e blu. Il Chievo diventò quindi gialloblù, anche se mantenne il bianco e l’azzurro come alternativa per la seconda divisa; nei derby contro l’Hellas quindi si affrontavano due squadre con gli stessi colori sociali. In futuro, dovesse esserci un altro derby, non sarà più così, perché il nuovo, vecchio ChievoVerona ha scelto di tornare al biancazzurro.