Nel primo pomeriggio si è abbattuta nella zona ovest della città
Una forte grandinata si è abbattuta nel pomeriggio sui quartieri della zona ovest di Milano. I chicchi di ghiaccio, accompagnati dal vento, hanno provocato danni alle auto in sosta ma non si registrano al momento gravi problemi. Particolarmente colpite, come testimoniano i video postati in tempo reale sui social, le zone tra piazzale Cantore e piazzale Brescia. Nel resto della città c’è stata una pioggia abbondante e improvvisa, durata però solo mezz’ora. Una violenta grandinata è stata segnalata anche a Rozzano, Buccinasco e ad Arconate.
Aleksander Ceferin (Foto: PATRICIA DE MELO MOREIRA/AFP via Getty Images)
La Federcalcio europea ha modificato il regolamento a seguito dell’introduzione del nuovo format per Champions, Europa League e Conference League.
La rivoluzione del format delle coppe europee a partire dalla stagione 2024/25 è ormai nota. Tra regolamento, premi distribuiti e numero di partite, sono tante le cose che cambieranno a partire dal prossimo anno. I nuovi format portano con sé dei cambiamenti anche per quanto riguarda un altro aspetto molto dibattuto di questi tempi: la multiproprietà.
Sono sempre di più i gruppi che acquistano club sparsi per il mondo con l’obiettivo di creare sinergie e sviluppare dei modelli sostenibili. Tante le storie che coinvolgono anche società di alto livello, come il Manchester City (con il City Football Group), il Milan(con RedBird, che controlla anche il Tolosa), il Chelsea, che fa parte dello stesso gruppo dello Strasburgo o il Lipsia, nella galassia Red Bull.
Nuove regole multiproprietà UEFA – Cosa dice l’articolo 5 – La UEFA ha sempre posto particolare attenzione a queste realtà, in particolare in caso di partecipazione alle coppe europee da parte di squadre che fanno parte dello stesso gruppo. L’articolo 5 del regolamento sulla Champions League recita infatti: «Per garantire l’integrità delle competizioni UEFA per club (vale a dire UEFA Champions League, UEFA Europa League e UEFA Europa Conference League), si applicano i seguenti criteri:
Nessun club che partecipa a una competizione UEFA per club può, direttamente o indirettamente:
detenere o negoziare titoli o azioni di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club;
essere socio di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club;
essere coinvolto a qualsiasi titolo nella gestione, amministrazione e/o prestazione sportiva di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club;
avere qualsiasi potere nella gestione, amministrazione e/o prestazione sportiva di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club.
Nessuno può essere coinvolto simultaneamente, direttamente o indirettamente, a qualsiasi titolo nella gestione, amministrazione e/o prestazione sportiva di più di un club che partecipa a una competizione UEFA per club.
Nessuna persona fisica o giuridica può avere il controllo o l’influenza su più di un club che partecipa a una competizione UEFA per club, tale controllo o influenza essendo definiti in questo contesto come:
detenere la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti;
avere il diritto di nominare o revocare la maggioranza dei membri dell’organo di amministrazione, direzione o controllo del club;
essere azionista e controllare da solo la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti in virtù di un accordo stipulato con altri azionisti del club;
poter esercitare con qualsiasi mezzo un’influenza determinante nel processo decisionale del club».
Al comma 2 dello stesso articolo, si specifica invece che «se due o più club non soddisfano i criteri volti a garantire l’integrità della competizione, solo uno di loro può essere ammesso a una competizione UEFA per club, secondo i seguenti criteri (applicabili in ordine decrescente):
il club che si qualifica per merito sportivo alla più prestigiosa competizione UEFA per club (ovvero, in ordine decrescente: UEFA Champions League, UEFA Europa League o UEFA Europa Conference League);
il club che si è classificato in posizione migliore nel campionato nazionale dando accesso alla relativa competizione UEFA per club;
il club la cui federazione è classificata più in alto nelle liste d’accesso».
Il comma 3 sottolinea che «le società non ammesse sono sostituite», e dunque che «una società che non è ammessa alla competizione viene sostituita dalla squadra successiva meglio classificata nel massimo campionato nazionale della stessa federazione, a condizione che la nuova società soddisfi i criteri di ammissione».
Nuove regole multiproprietà UEFA – La novità con il cambio format – Fino a questo punto l’articolo 5 è rimasto inalterato, mentre è cambiato il comma 4. Nella versione del regolamento in vigore fino a questa stagione, il testo recitava: «Questo articolo non è applicabile se uno dei casi elencati al paragrafo 5.01 si verifica tra un club qualificato direttamente alla fase a gironi della UEFA Champions League e uno qualificato per una qualsiasi fase della UEFA Europa Conference League».
In sostanza, l’impossibilità per due squadre ammesse alle due diverse competizioni di scontrarsi nel loro cammino europeo “eliminava” i problemi legati alla multiproprietà. La stessa cosa non poteva dirsi per due club controllati dallo stesso azionista e presenti – per esempio – uno in Champions e uno in Europa League. Questo perché l’incrocio tra le competizioni (le terze classificate in Champions scalavano in Europa League) poneva il rischio di una sfida tra i club della medesima proprietà.
Con il nuovo format delle coppe europee, i passaggi da una competizione UEFA per club all’altra sono stati eliminati. Da qui, l’aggiunta del comma 5 che specifica: «Questo articolo non è applicabile se si verifica uno dei casi elencati al Paragrafo 5.01 tra:
un club che si qualifica (in conformità con l’Articolo 3) per la UEFA Champions League e accede direttamente alla fase a gironi e un club che si qualifica per la UEFA Europa League o UEFA Conference League;
un club che si qualifica (in conformità con l’Articolo 3) per la UEFA Champions League e accede direttamente ai playoff (percorso campioni o percorso lega) o al terzo turno di qualificazione del percorso lega o per la UEFA Europa League e accede direttamente alla fase a gironi e un club che si qualifica per la UEFA Conference League».
In sostanza, data l’eliminazione dei passaggi da una coppa europea all’altra all’interno della stessa stagione, la multiproprietà sarà tollerata anche per club che prenderanno parte a competizioni “attigue”, come la Champions e l’Europa League o l’Europa League e la Conference League.
Giuseppe Marotta (Foto: Marco Luzzani/Getty Images)
Il dirigente è legato alla società nerazzurra da un contratto che scade il 30 giugno 2027. Il contratto tra l’Inter e Marotta, arrivato in nerazzurro nel 2018, è stato rinnovato lo scorso novembre.
«Quando terminerà il mio contratto con l’Inter e lascerò il club, mi occuperò solo dei giovani». Lo ha annunciato l’amministratore delegato dell’Inter, Giuseppe Marotta parlando nel corso di un convegno a Varese, come riportato dal sito di Sky Sport.
«Il settore giovanile», ha spiegato il dirigente, «è il patrimonio più grande di una società, soprattutto dal punto di vista umano. Sono sempre più convinto che lo sport per i giovani dovrebbe essere gratuito per coinvolgere anche le famiglie povere, quelle in cui si nascondono i campioni».
Marotta è legato alla società nerazzurra da un contratto che scade il 30 giugno 2027. Il contratto tra l’Inter e il dirigente di Varese, arrivato in nerazzurro nel 2018, è stato rinnovato lo scorso novembre.
Inter, l’AD Giuseppe Marotta rinnova il proprio contratto fino al 2027
L’ufficialità arriverà nelle prossime ore, ma la conferma arriva direttamente dal Consiglio di Amministrazione che si è tenuto nella giornata di oggi.
Giuseppe Marotta (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)
A poche ore dal derby d’Italia in programma domenica sera a Torino, novità importanti in casa Inter. Il club nerazzurro, infatti, ha rinnovato il contratto con l’amministratore delegato Giuseppe Marotta fino al 2027. Il dirigente proseguirà dunque il proprio lavoro nel club della famiglia Zhang ancora per tre stagioni (oltre a quella attuale).
L’ufficialità arriverà nelle prossime ore, ma la conferma arriva direttamente dal Consiglio di Amministrazione che si è tenuto nella giornata di oggi. Il dirigente varesino, classe 1957, è arrivato in nerazzurro nel dicembre del 2018 dopo 10 anni di Juventus. L’Inter lo blinda fino al 2027, proprio a poche ore dalla sfida di Torino contro i bianconeri.
Inter rinnovo Marotta – Lo stipendio fino a oggi – Non è chiaro quanto guadagnerà Marotta con il rinnovo di contratto. Le cifre del suo stipendio non sono mai state ufficiali, ma secondo alcune indiscrezioni con l’intesa precedente l’amministratore delegato nerazzurro aveva un ingaggio da 1,5 milioni di euro netti a stagione più bonus consistenti.
Gli sversamenti che da decenni vengono dalle miniere abbandonate di Montevecchio, ad Arbus, nel sud della Sardegna, sono una costante e arrivano al mare senza che si sia provveduto negli anni a bonificare la zona in prossimità della costa. Ma da qualche giorno il corso di acqua rossastra, che porta con sé residui di lavorazione da sottoterra, ha raggiunto dimensioni che fanno gridare gli ambientalisti al disastro: ambientale e anche economico, considerato che siamo a ridosso della stagione turistica per la Marina di Arbus. Nel video si vede la ‘marea rossa’ che dalle miniere arriva prepotentemente fino al mare, con il suo carico di veleni, e causando un danno al paesaggio intorno. Il complesso di Montevecchio, nei suoi oltre 140 anni di attività, ha prodotto più di 1.700.000tonnellate di piombometallo e più di 1.200.000 tonnellate di zinco metallo oltre ad argento, bismuto, antimonio, rame, cadmio e germanio. (a cura di Francesca Zoccheddu)
Andrea Agnelli (Foto: Valerio Pennicino/Getty Images)
In contestazione c’è la decisione con la quale la giustizia sportiva ha dichiarato in parte inammissibile e in parte infondato il ricorso di Agnelli contro la condanna a 10 mesi di inibizione.
E’ stato presentato oggi al TAR del Lazio il ricorso amministrativo con il quale l’ex presidente della Juventus, Andrea Agnelli, contesta la decisione del Collegio di garanzia dello sport presso il Coni sul cosiddetto caso “manovra stipendi”.
In contestazione c’è la decisione – il cui dispositivo è stato depositato il 19 gennaio scorso – con la quale l’organo della giustizia sportiva ha dichiarato in parte inammissibile e in parte infondato il ricorso di Agnelli contro la decisione della Corte Federale di Appello della FIGC.
Decisione con la quale, in parziale accoglimento del reclamo contro la decisione del Tribunale federale nazionale del luglio 2023, è stata riformata la decisione di primo grado con la condanna dello stesso Andrea Agnelli alla sanzione dell’inibizione della durata di 10 mesi e dell’ammenda di 40mila euro.
Il ricorso amministrativo è stato affidato alla prima sezione ter; si attende adesso la fissazione dell’udienza di merito (l’impugnativa non prevede alcuna istanza cautelare).
Steven Zhang (Foto: ALBERTO PIZZOLI/AFP via Getty Images)
Nei mesi scorsi la China Construction Bank Asia aveva attivato le procedure per rendere esecutiva in Italia la sentenza che obbliga il presidente dell’Inter a ripagare la cifra.
La Corte d’Appello di Milano ha accolto il ricorso di China Construction Bank Asia Corporation (CCBA), decidendo di riconoscere la sentenza del Tribunale di Hong Kong legata alla causa per i 320 milioni di euro non pagati da Steven Zhang, presidente dell’Inter (vicenda in cui il club nerazzurro non è coinvolto). Nei mesi scorsi, infatti, l’istituto bancario aveva attivato le procedure per rendere la sentenza esecutiva in Italia, in particolare con la richiesta di riconoscimento della sentenza nel nostro Paese.
Una causa davanti alla Corte d’Appello avviata nell’aprile 2023 la cui sentenza è stata ufficialmente depositata nei giorni scorsi e che ha visto i giudici dare ragione ai creditori di Zhang. In particolare, nella sentenza si legge che la quota che deve essere ripagata è pari a 255 milioni di dollari più interessi per 2,6 milioni fino al 2 agosto 2021 e poi interessi annui pari al 13% sui 255 milioni di cui sopra dal 3 agosto 2021 fino alla data del pagamento (circa 30 milioni annui), in base a quanto spiegato dal Tribunale di Hong Kong nella sentenza del luglio 2022 e passata in giudicato nel settembre 2022.
La difesa di Zhang ha provato a puntare sulle “macroscopiche anomalie” della sentenza di Hong Kong, oltre a diversi temi su cui ha sollevato eccezioni: tuttavia, la Corte d’Appello non ha accolto nessuna delle tesi portate avanti dalla difesa. In particolare, ad esempio, sulla competenza territoriale della stessa Corte d’Appello i giudici hanno spiegato che i creditori di Zhang non hanno al momento “indicato né quali beni del resistente intende aggredire, né ove, in ipotesi, detti beni si trovino, ma è altresì vero che la presenza degli stessi nel territorio della Corte milanese la si desume dal ruolo e dalla carica” dello stesso Zhang, ovverosia presidente dell’Inter (dal club traspare comunque serenità sulla vicenda). “Tale circostanza, che ovviamente implica la proprietà delle relative quote societarie, appare sufficiente per ritenere correttamente radicata avanti a questa autorità giudiziaria l’azione” proposta dai creditori.
“Sussistendo pertanto tutti i presupposti di cui all’art. 64 L. 218/95 […], la domanda deve essere accolta. Le spese di lite, liquidate con il ricorso ai criteri della causa di valore indeterminabile di bassa complessità e con esclusione della fase istruttoria, non svoltasi, devono essere poste a carico della resistente”, conclude la Corte d’Appello, indicando le spese in complessivi 6.946 euro oltre spese forfettarie (15%), iva e Cpa.
A Milano intanto va verso la conclusione anche l’altro procedimento avviato da China Construction Bank nei confronti di Zhang, ovverosia quello in cui viene richiesto l’annullamento della delibera con cui l’assemblea degli azionisti nerazzurri nel 2018 ha approvato la composizione del CdA sottolineando come a Zhang non spetti alcun emolumento in quanto presidente. Il club nerazzurro, tra le righe del bilancio al 30 giugno 2023, aveva spiegato: “Sulla base delle informazioni disponibili, la Società ritiene di avere validi motivi per ottenere il rigetto delle domande delle controparti”. La prossima udienza al Tribunale Ordinario di Milano è fissata per il 10 aprile 2024 e potrebbe anche arrivare la sentenza.
Il Tar del Lazio, a cui l’ex dirigente della Juventus si è rivolto, ha sentenziato un «difetto di giurisdizione» rimandando indietro il procedimento a un tribunale ordinario.
Nella giornata di ieri il TAR del Lazio ha sottolineato un «difetto di giurisdizione» in merito al ricorso presentato da Antonio Giraudo, ex amministratore delegato della Juventus radiato dalla FIGC dopo il caso Calciopoli. Ed è proprio su questa decisione che i legali di Giraudo hanno presentato un esposto al TAR.
Come riporta l’edizione odierna di Tuttosport, il pronunciamento di ieri del TAR porta i legali di Giraudo, che sono comunque in attesa della documentazione completa, a doversi rivolgere a un tribunale ordinario, ma da cui questo procedimento già viene, senza mai essere stato trattato nel merito. «C’è un chiaro difetto logico in questa decisione, che non può essere valutata in alcun modo condivisibile – ha commentato di Amedeo Rosboch, avvocato di Giraudo –. La vicenda deriva già da una causa che era stata radicata davanti a un giudice del lavoro, iter al termine del quale era stato rilevato il difetto del giudice ordinario».
«C’è un dato che reputo incredibile – ha continuato il legale –, tutte le cause portate avanti dal dottor Giraudo in questi anni si sono puntualmente concluse con sole sentenze di inammissibilità, senza che alcun giudice sia mai voluto entrare nel merito». Ma, nelle intenzioni degli avvocati di Giraudo, non c’è solo la vicenda legata alla radiazione. Uno degli obiettivi del pool, che conta anche Jean-Louis Dupont a cui si deve la celeberrima sentenza Bosman, è infatti quello di scardinare i principi della Legge 280 del 17 ottobre 2003, che disciplina la giustizia sportiva secondo il criterio di specificità dello sport, rispetto ai principi del diritto comunitario.
Ma dopo la sentenza del TAR del Lazio, cosa possono fare i legali di Giraudo? Ci sono due strade diverse: la prima porta all’impugnazione davanti al Consiglio di Stato. La seconda, invece, a radicare nuovamente la causa dinnanzi al giudice ordinario, come “suggerito” dallo stesso TAR. Questa volta con spalle più larghe in virtù della sentenza della Corte di Giustizia Europea che, in merito a un caso di pattinaggio, lo scorso dicembre si è espressa in maniera chiara sull’incompatibilità con l’ordinamento europeo di organi disciplinari le cui decisioni non possano essere appellate presso la giustizia ordinaria. E ci sarebbe anche una sorta di terza via, ovvero quella che conduce a entrambe le strade citate.
Tra i feriti ci sono anche dei bambini. Terroristi in fuga. Washington aveva avvertito Mosca del rischio attacchi dello Stato islamico. Kiev: ‘Noi estranei’
Mosca è tornata a vivere i peggiori incubi degli attacchi terroristici ceceni degli anni ’90 quando stasera un gruppo di uomini armati, in tenuta mimetica, ha fatto irruzione in una sala da concerti a nord-ovest del centro aprendo il fuoco senza pietà sugli spettatori.
Secondo alcune testimonianze, gli assalitori avrebbero lanciato anche granate o bottiglie incendiarie e poco dopo l’intero edificio si è trasformato in un rogo. Oltre 60 morti e 145 feriti, tra cui alcuni bambini, è il bilancio ancora provvisorio fornito dai servizi di sicurezza interni russi, Fsb. Le autorità hanno aperto un’inchiesta per terrorismo e qualche ora dopo l’Isis ha rivendicato l’attacco. Miliziani dello Stato islamico, si legge in un messaggio sul canale Telegram del gruppo jihadista, “hanno attaccato un grande raduno (…) alla periferia di Mosca” e poi si sono “ritirati sani e salvi nelle loro basi“.
Il presidente russo Vladimir Putin per il momento si è limitato ad augurare una pronta guarigione a tutte le persone rimaste ferite nell’attacco terroristico, riporta l’agenzia di stampa Tass. Putin, inoltre, è stato informato sullo stato di avanzamento delle indagini dai capi dei servizi di sicurezza interni russi (Fsb), del ministero degli Interni, della Commissione investigativa e della Guardia nazionale russa. Circa due settimane fa l’Fsb aveva detto di avere eliminato una cellula della branca afghana dell’Isis che pianificava un attacco armato nella capitale. L’attacco di questa sera è avvenuto nel quartiere di Krasnogorsk, fuori e dentro la sala da concerti Crocus City Hall, la più grande di Mosca con una capacità di oltre 6mila persone, dove stava per esibirsi la rock band Picnic. Un centinaio di persone sono state tratte in salvo da dentro la sala o dal tetto, dove si erano rifugiate e che poi in parte è crollato a causa delle fiamme. Per spegnere l’incendio sono stati fatti alzare in volo alcuni elicotteri. L’ambasciata italiana si è immediatamente attivata per verificare l’eventuale presenza di italiani, che al momento non risulta. In un video si vedono gli assalitori – almeno quattro, altri parlano di cinque – che si avvicinano armi in pugno verso l’entrata della sala da concerti, situata nel salone di un centro commerciale, e sparano a sangue freddo su alcune persone che cercano di ripararsi in un angolo. In un altro video, rilanciato da Novaja Gazeta Europa, si vedono decine di persone accalcarsi verso l’uscita dell’edificio per sfuggire all’attacco, mentre intorno si riconoscono ben visibili decine di corpi raggiunti dai colpi d’arma da fuoco.
Secondo informazioni non confermate, 4 dei 5 assalitori sarebbero riusciti a scappare dopo la strage. Ria Novosti ha pubblicato una foto della vettura usata dagli assalitori per lasciare il luogo della strage: una Renault Symbol bianca. Tutti gli eventi di massa e di intrattenimento in Russia sono stati cancellati per i prossimi giorni, mentre sono stati rafforzati i controlli di sicurezza sui mezzi di trasporto pubblici e negli aeroporti. La premier Giorgia Meloni ha espresso la “ferma e totale condanna del governo italiano per questo efferato atto di terrorismo“, affermando che “l’orrore del massacro di civili innocenti a Mosca è inaccettabile“.
Anche l‘Unione europea ha condannato l’assalto, e la Casa Bianca ha detto che i suoi “pensieri sono per le vittime del terribile attacco“. Secondo il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, “non c’è alcun segno al momento del coinvolgimento dell’Ucraina o di ucraini nella sparatoria a Mosca“. “Se gli Stati Uniti hanno o avevano dati affidabili al riguardo – ha risposto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova – questi dati devono essere immediatamente condivisi con la parte russa. E se non hanno informazioni, la Casa Bianca non ha il diritto di pronunciare assoluzioni nei confronti di nessuno“. Lo scorso 7 marzo l’ambasciata americana a Mosca aveva messo in guardia i propri cittadini per possibili attentati terroristici nelle 48 ore successive, specie ad eventi affollati come concerti musicali.
E la Cnn, citando “fonti informate“, ha detto che gli Usa avevano avvertito la Russia del rischio di attacchi da parte dell’Isis.
Anche la presidenza ucraina ha negato qualsiasi coinvolgimento, così come ha fatto il Corpo dei Volontari Russi (Rdk), una delle unità paramilitari inquadrate nelle forze di Kiev che nelle ultime settimane hanno rivendicato diversi tentativi di infiltrazione nelle regioni russe frontaliere di Belgorod e Kursk.
Ad alzare però subito i toni ci ha pensato l’ex presidente e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, il falco Dmitry Medvedev: “Se fosse accertato che dietro ci sono terroristi del regime di Kiev, dovranno essere tutti trovati e uccisi senza pietà, compresi i leader dello Stato che ha commesso tali atrocità“, ha minacciato sul suo canale Telegram. Mentre da Kiev l’Intelligence del ministero della Difesa ha parlato dell’attacco come di “una provocazione deliberata da parte del regime di Putin“. L’allarme dell’ambasciata americana era stato lanciato dopo che, il giorno prima, l’Fsb aveva detto di aver sventato un attacco con armi da fuoco contro i fedeli di una sinagoga nella capitale.
L’intelligence russa aveva precisato che l’attentato era stato pianificato da una cellula del Wilayat Khorasan, la branca afghana dell’Isis, apparsa per la prima volta nel 2014, che si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca vari Paesi asiatici, tra cui l’Afghanistan, il Pakistan, l’Iran, ma anche alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan.
Mattarella, ferma condanna per orrore del crudele attentato – “Il crudele attentato terroristico consumato a Mosca invoca la più ferma condanna. Orrore ed esecrazione debbono accompagnare la violenza contro tutte le innocenti vittime civili. Combattere ogni forma di terrorismo deve essere un impegno comune a tutta la comunità internazionale“. Lo scrive in una nota il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Meloni, massacro civili innocenti a Mosca è inaccettabile – “L‘orrore del massacro di civili innocenti a Mosca è inaccettabile. Ferma e totale condanna del Governo italiano a questo efferato atto di terrorismo. Esprimo la piena solidarietà alle persone colpite e ai familiari delle vittime“. Lo scrive in una nota la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
La condanna di Onu, Ue e Usa – Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, condanna “nel modo più forte possibile” l’attentato a Mosca. Lo riferisce il suo portavoce.
“L’Ue è scioccata e inorridita dalle notizie di un attacco terroristico nel municipio Crocus di Mosca” e “condanna qualsiasi attacco contro i civili“. Lo scrive su X il portavoce per la Politica estera dell’Ue, Peter Stano. “I nostri pensieri vanno a tutti i cittadini russi colpiti”, aggiunge.
Gli americani a Mosca restino dove sono dopo la sparatoria in una sala da concerti: lo ha raccomandato il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale Usa John Kirby, definendo “orribili” le immagini dell’accaduto e assicurando che “i nostri pensieri sono per le vittime“.
Acerbi-Juan Jesus, ascoltato in Procura Figc l’interista
Il centrale dell’Inter, accompagnato dal legale del club, ha sottolineato di non aver usato il termine “negro”, ma di aver detto “Ti faccio nero” al difensore brasiliano del Napoli
E’avvenuta questa mattina l’udienza di Francesco Acerbicon il procuratore federale Giuseppe Chiné, in merito all’accusa mossa da Juan Jesus di aver rivolto un termine razzista all’avversario nel corso di Inter-Napoli.
La difesa – Già professatosi innocente nei giorni scorsi, il centrale nerazzurro ha mantenuto la stessa linea: avrebbe detto – asserisce – “Ti faccio nero” al difensore brasiliano del Napoli, non utilizzando il termine “negro“.
L’udienza – Acerbi era accompagnato nell‘udienza, avvenuta in videoconferenza, dall’avvocato interista Angelo Capellini e dall’amministratore delegato Beppe Marotta. Nei prossimi giorni dovrebbe già arrivare la sentenza, visto che il procuratore federale ha deciso di non ascoltare altre testimonianze, né da parte dei giocatori presenti sul terreno di gioco, né dell’arbitro La Penna, la cui versione dei fatti è stata chiarita attraverso il referto consegnato a fine gara.
Cosa rischia Acerbi – Qualora Chiné dovesse ritenere Acerbi colpevole ci sarebbe per lui unasqualifica di minimo dieci turni, a meno di attenuanti riconosciute, oppure per un periodo di tempo da stabilire. A rischio sia la presenza negli Europei che la prosecuzione della carriera in nerazzurro, anche se il giocatore ha un altro anno di contratto.
Il centrocampista ucraino non ha gradito le congratulazioni dei nerazzurri al gol dell’ex compagno contro la Serbia. E lo ha sottolineato accusandolo senza mezzi termini e pubblicando immagini dei bombardamenti nel proprio Paese
Il conflitto tra Ucraina e Russia tocca la Serie A da vicino, coinvolgendo due dei suoi protagonisti. Ruslan Malinovskyi, centrocampista ucraino del Genoa, non ha gradito il ‘pugnetto‘ di congratulazioni con cui la sua ex squadra, l’Atalanta, ha celebrato il gol del suo fantasista,Aleksej Miranchuk, segnato nella sfida (finita 4-0) tra la Russia e la Serbia, retweettando sul proprio profilo social il post della Federcalcio russa.
Malinovskyi: “Miranchuk contribuente del terrorismo russo” – Il centrocampista ucraino, ceduto lo scorso agosto dai nerazzurri al Marsiglia e ora in prestito al Genoa, ha reagito piccato pubblicando delle immagini di bombardamenti in Ucraina corredati dalla frase, rivolta evidentemente all’ex compagno: “Non ti ricorda niente? Forse Kharkiv? Champions League? M?“. Parole a cui ha fatto seguito una grave accusa: “Un buon contribuente del terrorismo russo. Ogni giorno per due anni“. E via con altre 4 immagini del territorio ucraino distrutto dalle bombe.
Il post di Malinovskyi e i tifosi dell’Atalanta – Parole che non sono piaciute alla maggior parte dei tifosi dell’Atalanta, che hanno commentato stizziti, non comprendendo tutto questo astio nei confronti dell’ex compagno di squadra. Soprattutto ricordando che quando giocavano assieme avevano mandato anche un messaggio di pace ai rispettivi Paesi con un abbraccio testimoniato da Pessina.