
Freedom House rapporto completo: https://freedomhouse.org/report/freedom-net/freedom-net-2016
Freedom House: «Su internet censure per due terzi degli utenti nel mondo» – Corriere.it
Fonte e articolo completo: read:http://www.corriere.it/tecnologia/16_novembre_14/freedom-house-su-internet-censure-due-terzi-utenti-app-controllo-2447bd68-aa81-11e6-952b-c4754eb1c6f0.shtml
Il rapporto sulla libertà online spiega come la censura colpisca i social media ma anche le applicazioni di messaggistica come WhatsApp e Telegram. Italia considerata «libera».
Due terzi degli utenti di internet nel mondo vivono in Paesi dove esistono forme di censura, anche online. Maglia nera alla Cina, seguita da Siria e Iran. La Corea del Nord non risulta nell’elenco semplicemente perchè non è monitorata. E il nostro Paese? L’Italia è classificata come «libera». La fotografia emerge dal rapporto annuale di «Freedom House» , secondo il quale per il sesto anno consecutivo nel 2016 la libertà online è diminuita. Lo studio copre 65 Paesi, pari all’88 per cento della popolazione globale online, per il periodo che intercorre tra giugno 2015 e maggio 2016. A «pagare» maggiormente il prezzo della libertà in rete sono soprattutto gli utenti di social network, come Facebook e Twitter, ma non solo. Infatti, dalla ricerca emerge che ad essere sempre più soggette alla censura e al controllo dei governi sono anche applicazioni come WhatsApp e Telegram, soprattutto in occasione di proteste o manifestazioni. «Le app di messaggistica sono in grado di diffondere le informazioni in modo veloce e sicuro e qualche governo lo ritiene una minaccia», ha detto Sanja Kelly, che ha diretto lo studio.
Da giugno 2015 la libertà online è peggiorata in 34 del 65 Paesi sotto esame nel rapporto. Tra i luoghi in cui è peggiorata di più Uganda, Bangladesh, Cambogia, Ecuador e Libia, mentre la libertà in rete è cresciuta in Sri Lanka e Zambia e negli Stati Uniti dove è stata approvata una legge che vieta la raccolta di metadati delle telecomunicazioni.
Freedom House rileva che il 67 per cento degli utenti di internet vive in un Paese in cui dove le critiche al governo, all’esercito o alle famiglie governanti sono soggette a censura. I governi di 24 Paesi hanno bloccato o limitato l’accesso ai social media o a strumenti di comunicazione, da 15 l’anno prima. Anche alcuni governi democratici hanno preso di mira applicazioni che usano codici criptati, percepiti come una minaccia alla sicurezza nazionale. WhatsApp ha subito restrizioni in 12 Paesi. «Se il blocco di questi strumenti tocca tutti, ha un impatto particolarmente dannoso sui difensori dei diritti umani, sui giornalisti e sulle comunità marginalizzate, che spesso dipendono su questa app per bypassare il controllo dello Stato», ha detto Kelly.


