L’uomo avrebbe fatto irruzione correndo verso il velivolo in fase di rullaggio – L’incidente, avvenuto attorno alle 10.20, ha causato disagi significativi allo scalo: i voli sono stati cancellati
Una persona è morta all’aeroporto di Bergamo-Orio al Serio dopo essere stata risucchiata dal motore di un aereo che in quel momento si stava preparando al decollo. L’individuo, si legge sul Corriere della Sera che cita fonti aeroportuali, avrebbe fatto irruzione nello scalo correndo contro il velivolo in fase di rullaggio.
L’aereo coinvolto sarebbe unAirbus A319 di Volotea con destinazione l’aeroporto delle Asturie. Il velivolo, secondo la ricostruzione, stava ultimando il cosiddetto «pushback», cioè la manovra di allontanamento dalla piazzola di sosta.
L’incidente, avvenuto attorno alle 10.20, ha causato disagi significativi all’aeroporto, dove le operazioni di volo sono state sospese. Lo scalo è stato temporaneamente chiuso, con conseguente cancellazione o dirottamento di numerosi voli verso gli aeroporti di Milano Malpensa, Bologna e Verona.
Secondo una nota diffusa da ItaliaRimborso, gruppo che si occupa dei rimborsi per ritardi e cancellazioni, sono già 29 i voli coinvolti, per un totale di oltre 5.000 viaggiatori colpiti da disservizi, un numero destinato a crescere nelle prossime ore.
S.N. marocchino di 29 anni era caduto da 7-8 metri facendo opere su un tetto. L’immobile in questione è a Mira, in via Maestri del Lavoro, al rifacimento della copertura stava lavorando una ditta con titolare straniero. Il ferito è in prognosi riservata
Il sospetto che il giovane con il torace schiacciato, trovato a una fermata del bus a Mestre mercoledì, fosse stato scaricato dopo un incidente sul lavoro era fondato. I carabinieri chiamati dal Pronto soccorso dell’ospedale all’Angelo dopo la segnalazione dei passanti, hanno verificato che l’uomo, S.N. marocchino di 29 anni, era caduto dall’alto facendo dei lavori su un tetto. L’immobile in questione è a Mira, in via Maestri del Lavoro, dove ha messo la sua sede l’attività delle lavanderie industriali. Il legame tra i lavori sulla copertura dell’edificio e la lavanderia stessa li stanno ancora accertando i carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro (Nil). A quanto risulta, sarebbe stata chiamata una ditta esterna con proprietario straniero per l’appalto di rifacimento del tetto che presentava delle infiltrazioni. Ad affidare i lavori avrebbe provveduto la proprietà dell’immobile che è diversa da quella delle lavanderie. Perché queste ultime gestiscono solamente l’impresa su quelle mura, mentre lo stabile è di altrui proprietà. Le lavanderie di via Maestri del Lavoro a Giare di Mira non chiariscono se abbiano commissionato o no quegli interventi. Può darsi avessero segnalato i problemi al tetto concordando le opere con la proprietà.
Comunque, sulla ditta terza che avrebbe avviato un “cantiere” sul tetto – sono appena visibili gli allestimenti – stavano facendo accertamenti i militari del Nil, così come sull’esistenza di un contratto di lavoro per l’uomo salito su una macchina dopo l’incidente e scaricato sulla Castellana sotto alla tettoia di una fermata dell’autobus con le costole rotte, traumi al torace e lesioni. Ora il 29enne marocchino è ricoverato in reparto a Mestre, in prognosi riservata, e ancora sotto osservazione. I passeggeri del bus lo hanno trovato seduto, non steso sulla panca. Non parlava in lingua italiana né poteva rispondeva quando gli hanno chiesto: “Sei ferito? Ti è successo qualcosa?“. Però faceva capire di avere dei dolori al petto e mostrava le lesioni sul corpo. I passanti hanno capito che stava male e hanno chiamato il Suem 118. L’uomo, trasferito al Pronto soccorso dell’Angelo è stato raggiunto dai carabinieri allertati dai medici perché quei traumi da caduta e schiacciamento poco avevano a che fare con un malore e davano l’impressione di essere i segni di un incidente. Cercando di comunicare con il marocchino ferito, attraverso un interprete e per come poteva, visto che era in stato confusionale, i carabinieri hanno avviato le indagini risalendo a via Maestri del Lavoro a Mira, da dove un’auto era partita con lui a bordo per poi lasciarlo ferito alla fermata.
Ora l’uomo è sotto osservazione, ricoverato in reparto. Il trauma al torace comporta controlli ai polmoni e a tutti gli organi interni coinvolti nella caduta, che potrebbe essere avvenuta almeno da sette o otto metri d’altezza: l’equivalente di un secondo piano. Sempre dalle prime informazioni, mentre lavorava non avrebbe avuto protezioni né ci sarebbe stata un’impalcatura a garantire la sicurezza, ma su questo i carabinieri stanno facendo delle valutazioni in base al tipo di lavoro. Per ora tutta l’area dei lavori sul tetto è stata sospesa per irregolarità. Il sindaco di Mira, Marco Dori, che ha espresso preoccupazione e indignazione ha fatto sapere che si attiverà per capire le varie responsabilità. «Siamo di fronte a un misto esplosivo di illegalità, sfruttamento e disprezzo per la dignità umana – hanno commentato i sindacati Cgil, Cisl e Uil e il Partito Democratico – È una scena disumana e un’umiliazione per il lavoro che non possiamo accettare».
Diversi gli interventi dei vigili del fuoco nella zona centro-nord della città
Cali di tensione e sistemi elettrici dei condomini che faticano a reggere. Nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio i vigili del fuoco di Milano sono intervenuti a causa di diverse segnalazioni di ascensori bloccati.
Sistema elettrico sovraccarico . Secondo quanto riferito, la situazione è stata critica nella zona centro-nord della città da dove è arrivata la maggior parte delle richieste di intervento per ascensori bloccati “per problemi di energia elettrica“.
È molto probabile che si sia verificato un blackout localizzato, causato da un sovraccarico della rete elettrica specialmente nelle ore notturne quando i condizionatori e altri dispositivi restano accesi per contrastare le temperature roventi di questi giorni. Questo tipo di interruzione può bloccare gli ascensori, che si fermano automaticamente per sicurezza.
Informazioni e supporto per i residenti – Sul portale Unareti è a disposizione dei cittadini un motore di ricerca, attraverso cui è possibile ricevere informazioni in tempo reale sulla propria utenza. Le stesse informazioni sono consultabili anche inviando un messaggio – specificando il proprio indirizzo di fornitura – via sms o Whatsapp al numero 339.9958463o all’account telegram @unareti_bot.
Fiamme in un appartamento all’ultimo piano, all’angolo con via Principessa Maria. I pompieri erano appena arrivati per una segnalazione di odore di gas. Sul posto anche gli specialisti Usar per la ricerca di eventuali dispersi. Due i feriti tra i passanti. L’uomo estratto dalle macerie è in rianimazione
Esplosione a Sassari oggi in tarda mattinata: i vigili del fuoco sono intervenuti in un appartamento all’ultimo piano di un edificio all’angolo tra via Don Minzoni e via Principessa Maria, a Sassari. Una fuga di gas avrebbe causato l’esplosione all’interno di un’abitazione, provocando un rogo che ha rapidamente avvolto i locali.
Esplosione via Don Minzoni – sassaritoday
Esplosione Sassari, i vigili hanno rischiato di essere travolti – I vigili del fuoco erano appena arrivati sul posto, in seguito a una segnalazione di odore di gas, quando si è verificata l’esplosione che li ha sorpresi all’esterno dell’edificio, pochi istanti prima che riuscissero a entrare.
Esplosione via Don Minzoni
Uomo ferito soccorso tra le macerie – Durante le operazioni di spegnimento e messa in sicurezza, i soccorritori hanno trovato sotto le macerie Antonio Lambroni, residente nell’appartamento. L’uomo, ustionato e gravemente ferito, è stato estratto ancora in vita e trasportato d’urgenza all’ospedale, dove si trova ricoverato nel reparto di rianimazione. Due i feriti tra i passanti. La casa non era servita da gas cittadino.
Esplosione via Don Minzoni
Strade chiuse, il sindaco sul posto – Per motivi di sicurezza, i vigili del fuoco hanno chiuso al traffico via Don Minzoni e via Principessa Maria. L’area è stata transennata, mentre si valuta la stabilità dell’edificio. Sul posto si trovava anche il sindaco di Sassari Giuseppe Mascia.
Con riferimento all’esplosione verificatasi nella mattinata di oggi in via Principessa Maria a Sassari dai primi rilievi effettuati con i vigili del fuoco, l’appartamento non risulta essere servito dalla rete cittadina di distribuzione del metano.
I feriti sono tre adulti e due ragazzi, uno dei quali con importanti ustioni
Apartire dalle ore 3:15 di questa mattina i vigili del fuoco di Torino stanno intervenendo in via Nizza 389 a Torino in seguito ad uno scoppio di un appartamento e conseguente incendio che ha coinvolto anche appartamenti vicini. Sono cinque le persone rimaste ferite nello scoppio, sono tre adulti e due ragazzi, uno dei quali con importanti ustioni. Si cerca anche un’altra persona che, al momento, risulta dispersa. Sul posto sono presenti 8 squadre dei vigili del fuoco.
L’esplosione in un appartamento di via Nizza (Vdf)
Il tetto crollato dopo lo scoppio VDF
A quanto si è appreso, l’esplosione, le cuicause sono ancora in corso di accertamento, ha interessato un appartamento al sesto piano e ultimo piano di uno stabile del quartiere Lingotto e le fiamme si sono poi propagate a due abitazioni vicine. Il tetto dell’edificio è collassato. Lo scoppio ha danneggiato anche diverse auto parcheggiate in strada e colpite dai calcinacci causati dallo scoppio. Non ci sarebbero invece dispersi: sono ancora in corso gli ultimi accertamenti ma la sesta persona che si cercava non sarebbe stata presente in casa al momento dell’esplosione.
Torino: Esplosione e incendio in una palazzina di via Nizza 389 30-06-25 (@MondoNatura)
La tragedia in provincia di Forlì. La vittima è Gabriele Nuzzolo, 34 anni, segretario dem a Santa Sofia e consigliere comunale
Una domenica come tante si è trasformata in tragedia in provincia di Forlì. Nel tardo pomeriggio di ieri, 22 giugno, un automobilista ha perso il controllo del suo mezzo travolgendo quattro ragazzi seduti al tavolino di un bar in località Poggio alla Lastra (a Bagno di Romagna). Uno è rimasto ucciso e altri tre sono feriti. La vittima è Gabriele Nuzzolo, 34 anni, segretario del Partito Democratico di Santa Sofia e consigliere comunale.
Gabriele Nuzzolo, il segretario Pd travolto e ucciso da un’auto mentre è al bar – Nuzzolo era al bar con alcuni amici per l’aperitivo. Improvvisamente l’auto li ha travolti. Nuzzolo ha avuto la peggio. Era molto noto nel Forlivese per la sua attività politica e professionale. Era stato confermato alla guida dei dem di Santa Sofia dopo il congresso di circolo celebrato la scorsa settimana. Era anche consigliere comunale e insegnante all’istituto professionale Vassallo di Galeata.
“Gabriele rappresentava i valori del servizio pubblico, della passione civile e dell’impegno politico. Esprimo le più sentite condoglianze alla famiglia e a tutta la comunità di Santa Sofia“, dice il presidente della Regione Emilia Romagna, Michele de Pascale.
Le indagini sull’incidente sono affidate ai carabinieri. Non è ancora chiara la dinamica ma non si esclude che il conducente possa avere accusato un malore e per questo abbia perso il controllo dell’auto.
L’ottantenne romano ha travolto tavoli e sedie in uno stabilimento nel teramano per poi fermarsi sulla battigia
Ha perso il controllo dell’automobile ed è piombato dritto in spiaggia. Un turista romano, un 83enne, appena giunto dalla Capitale in villeggiatura ad Alba Adriatica, località balneare in provincia di Teramo. Dopo aver travolto sedie e tavolini che hanno colpito e ferito due avventori che si trovavano nel bar dello stabilimento Alba Beach ha travolto una bagnante, procurandole diverse fratture, con la corsa terminata a pochi metri dalla battigia e un ragazzo di 18 anni. L’incidente stradale è avvenuto nel pomeriggio di lunedì 16 giugno.
Automobilista piomba in spiaggia – Sono da poco passate le 14:00 quando l’automobilista romano, che si trovava in auto con la moglie, ha perso il controllo della propria vettura mentre procedeva in direzione nord sul lungomare di viale Guglielmo Marconi. All’altezza di una rotatoria la macchina ha oltrepassato la pista ciclabile infilandosi in un varco dove non erano presenti le protezioni per i pedoni. Una corsa senza freni con la vettura che ha oltrepassato il varco di accesso entrando direttamente sulla spiaggia.
Ferita una bagnante – Medicati sul posto dal personale del 118 i due avventori che si trovavano al bar, ad avere la peggio è stata una donna – una 60enne di Milano. Con diversi politraumi è stata affidata alle cure dell’ambulanza e trasportata in codice rosso all’ospedale di Teramo, in ospedale anche il 18enne. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia locale e in ausilio i carabinieri della stazione di Alba Adriatica. Sotto choc sia l’automobilista romano che la moglie che si trovava nella vettura con lei resta da accertare se l’automobilsta romano abbia perso il controllo a causa di un malore o per via di un guasto della macchina.
Auto spiaggiata – I vigili del fuoco hanno fornito assistenza al personale sanitario intervenuto sul posto e hanno recuperato l’auto impiegando il verricello di un mezzo fuoristrada inviato sul posto dal comando di Teramo. Le quattro persone coinvolte nell’incidente hanno riportato ferite e traumi che ne hanno reso necessario il trasporto in ospedale per gli accertamenti e le cure del caso. Sul posto si è recato anche personale della capitaneria di porto per gli adempimenti di propria competenza.
Bloccate le auto nei silos, ora il ritorno alla normalità
I blackout che sono iniziati nella notte di sabato e che ieri a Torino hanno interessato zone diverse della città, a macchia di leopardo, hanno visto tornare la normalità solo quando era ormai notte.
I problemi sono stati soprattutto in centro, dove una serie di utenze non hanno avuto il servizio di energia elettrica dal primo pomeriggio fino a oltre la mezzanotte.
Il vicino concerto estivo in piazza Castello dei Kiss Kiss ha fatto sospettare a qualcuno che proprio questo evento abbia sovraccaricato la rete. Gli organizzatori del concerto, a quanto qualche residente ha appreso, avrebbero fatto arrivare dei generatori proprio per supplire al blackout. L’assenza di corrente intanto ha costretto i commercianti dei quartieri interessati ad abbassare le serrande, ma ha lasciato anche senza aria condizionata e con frigoriferi e congelatori non alimentati per più di mezza giornata chi ha trascorso la domenica in città. Al ritorno dell’energia elettrica sono scattati poi una serie di allarmi. Durante l’intera giornata, in qualche caso già dalla mattina, i residenti del centro che, in molti, utilizzano i silos sotterranei per il parcheggio delle auto, sono rimasti anche con i mezzi bloccati: senza la possibilità di uscire o di rientrare. I circa sessanta utenti del silos in via Porta Palatina, nel cuore antico della città, stanno pensando a una class action.
Blackout a raffica a Torino nel weekend: “Colpa di alte temperature e condizionatori”
Secondo Ireti il disagio non ha mai riguardato più di 10mila utenze contemporaneamente, ma ci sono condomini rimasti senza elettricità per diverse ore
Blackout a raffica si sono verificati sul territorio comunale di Torino a partire dalla notte di sabato 14 fino a tutta la serata di domenica 15 giugno 2025. Secondo Ireti il disagio non ha comunque mai riguardato più di 10mila utenze contemporaneamente. “I guasti – spiegano dall’azienda – sono principalmente riconducibili alle alte temperature di queste ore, che hanno surriscaldato eccessivamente i giunti della rete elettrica, non permettendo di far fronte con efficienza al notevole impatto degli impianti di condizionamento. Per far fronte all’emergenza, come previsto dal piano estate, sono state rafforzate le squadre tecniche di Ireti per le riparazioni, incluse quelle dei fornitori, ed è stato rafforzato anche il presidio nella sala telecontrollo. Sono stati inoltre previsti gruppi elettrogeni di supporto per la manifestazione (il concerto di Kiss Kiss, che secondo alcuni sarebbe responsabile dei cali di tensione, ndr) in corso in piazza Castello. Ireti, ad ogni modo, si scusa per i disagi occorsi in queste ore“.
Le segnalazioni sono state a macchia di leopardo sul territorio cittadino. Ci sono però abitazioni che hanno avuto assenza di corrente anche per 15 ore, con le persone costrette, per esempio, a buttare via il contenuto dei propri congelatori. Ci sono stati anche alcuni fermi della metropolitana, oltre a impianti semaforici non funzionanti, sempre sparsi sul territorio cittadino. Naturalmente negli stop a ripetizione influisce anche la richiesta di energia da parte degli utenti. Col gran caldo degli ultimi giorni, questa è aumentata naturalmente per la messa in funzione dei condizionatori.
Ireti precisa anche che “proseguono gli investimenti messi in campo per rafforzare la rete: anche per l’anno 2025 si è confermato il potenziamento delle attività di rinnovo e di realizzazione di nuovi impianti primari. Sono in fase conclusiva le attività per la realizzazione della nuova stazione Michelin (zona nord) con ultimazione entro la fine dell’anno. Proseguono le attività per la stazione Bramante, con ultimazione prevista entro il 2026. Le attività di rinnovo rete e cabine secondarie sono state ulteriormente rafforzate con il supporto dei contributi Pnrr: sono già stati investiti 23 milioni di euro dei 44 allocati dalla misura“.
Sabato 14 giugno 2025
Si ferma per tre volte la metropolitana di Torino: servizio temporaneamente sospeso
Metropolitana ferma alle 11 di sabato 14 giugno per un blackout alla rete elettrica. Il servizio è ripartito dopo 10 minuti. Alcuni passeggeri, da Fermi diretti a Torino, sono scesi dalle carrozze alla fermata Racconigi.
Un’ora prima motivi tecnici avevano temporaneamente sospeso per circa un quarto d’ora il servizio tra le 9.45 e le 10. Un’altra interruzione del servizio si è registrata anche alle 12.30 cica per 20 minuti.
Nota stampa Gtt delle 16 – “A causa di un problema alla rete elettrica, comunicato da Iren, questa mattina si sono verificate ripercussioni sui servizi GTT: la Metropolitana si è fermata per due brevi intervalli, si sono arrestati alcuni impianti di risalita nelle stazioni e si sono registrati fermi su alcune tratte della rete tranviaria. Il servizio è stato ripristinato in pochi minuti grazie al tempestivo intervento dei tecnici GTT, in collaborazione con Ireti. Relativamente agli impianti di risalita, sono entrati in funzione i sistemi di sicurezza e i tecnici di manutenzione si sono attivati immediatamente per ripristinarne il funzionamento. Gli ultimi interventi sono in fase di completamento“.
Tragedia in contrada Rosea: un militare dell’Armaha perso la vita. Indagini in corso, sul posto il comandante provinciale Acquaro
FRANCAVILLA FONTANA – Una tragedia si è consumata all’alba di oggi nelle campagne tra Francavilla Fontana e Grottaglie. Un brigadiere dei carabinieri, di circa 50 anni, ha perso la vita durante un conflitto a fuoco. L’episodio è avvenuto intorno alle 7 nei pressi della zona industriale della Città degli Imperiali, durante un’operazione di pattugliamento del Nucleo Radiomobile.
Secondo le prime ricostruzioni, l’intervento, che doveva essere di routine, si è trasformato in pochi istanti in uno scontro a fuoco. Il militare, raggiunto da uno o più colpi d’arma da fuoco, è deceduto sul colpo. La dinamica dell’accaduto è ancora al vaglio degli investigatori e al momento non si conoscono né l’identità degli aggressori né i motivi che hanno innescato la violenza.
Sul luogo della sparatoria è giunto il comandante provinciale dei carabinieri di Brindisi, Leonardo Acquaro, che ha preso il coordinamento diretto delle operazioni. L’intera area è stata isolata e posta sotto sequestro per consentire agli specialisti del Ris di effettuare i rilievi tecnico-scientifici. Le indagini si svolgono in un clima di estrema tensione e massimo riserbo.
Le forze dell’ordine stanno passando al setaccio ogni dettaglio per ricostruire con esattezza i minuti precedenti alla tragedia e risalire alle responsabilità. Nelle prossime ore potrebbero emergere elementi decisivi per chiarire l’accaduto.
Ieri si era diffusa la notizia ma non c’erano conferme ufficiali. Le autorità Usa hanno poi confermato il fatto in tarda serata (italiana)
Le autorità degli Stati Uniti hanno confermato l’ arresto, avvenuto a Las Vegas, e poi il rilascio dell’influencer e TikToker italo-senegalese Khaby Lame. La notizia inizialmente diffusa da un post su X di Bo Loudon, influencer conservatore amico di Barron Trump, figlio del presidente americano, è stata poi confermata dall’Ice (‘Immigration and Customs Enforcement) che ha aggiunto che Lame è stato poi rilasciato e ha già “lasciato” gli Stati Uniti.
Loudon definisce Lame “un TikToker di estrema sinistra, che ho segnalato come immigrato illegale”. Nel post di Loudon viene fornito anche un numero di identificazione per i detenuti dell’Internal Security Agency. Lame sarebbe stato fermato per “aver superato i termini del suo visto”.
Cosa era successo ieri: la diffusione della notizia e poi le storie su Instagram di Khaby Lame – Nel pomeriggio di ierila notizia sembrava falsapoiché diverse storie erano state pubblicate sull’account Instagram dell’influencer e tiktoker italo-senegalese Khaby Lame. In una delle storie si vede una foto scattata in una libreria in un reparto dedicato ai manga, nella successiva vengono fatti gli auguri di buon compleanno all’ex calciatore brasiliano Cafu, e nell’ultima, pubblicata circa mezz’ora fa, vengono fatti gli auguri in occasione della festività musulmana dell’Eid al-Adha, la festa del sacrificio.
L’account Instagram di Khaby Lame, @khaby00, conta 80,4 milioni di follower.
Sabato 07 giugno 2025
Voci su arresto di Khaby Lame in Usa, ma non ci sono conferme
Circola sui social degli Stati Uniti, in particolare di area trumpiana, la notizia dell’arresto a Las Vegas da parte dell’Immigrazione americana di Khaby Lame, il content creator e influencer italo-senegalese da milioni di follower.
Al momento tuttavia non ci sono conferme ufficiali né commenti da parte dell’entourage del tiktoker. Tutto sarebbe nato da un post su X di Bo Loudon, amico di Barron Trump, il più giovane dei figli del presidente americano, che definisce Khaby Lame “un tiktoker di estrema sinistra“, sostenendo di averlo “segnalato come immigrato illegale“
Loudon fornisce inoltre un presunto codice per i detenuti del Dipartimento della sicurezza interna, che però non corrisponde ad alcun risultato.
Al momento però non ci sono conferme ufficiali. Sembra sia stato segnalato come “immigrato illegale” e “di estrema sinistra”
Dagli Stati Uniti rimbalzano voci sul presunto arresto, che sarebbe avvenuto a Las Vegas, dell’influencer e TikToker italo-senegalese Khaby Lame. La notizia è nata da un post su X di Bo Loudon, influencer conservatore amico di Barron Trump, figlio del presidente americano. Loudon definisce Lame “un TikToker di estrema sinistra, che ho segnalato come immigrato illegale”.
Nel post di Loudon viene fornito anche un numero di identificazione per i detenuti dell’Internal Security Agency. Al momento però non ci sono conferme ufficiali e, al presunto codice fornito da Loudon, non corrisponde alcun risultato, così come la ricerca in anagrafica.
TikTok star Khaby Lame receives a T-shirt from UNICEF Regional Director for West and Central Africa Gilles Fagninou after being named UNICEF Goodwill Ambassador Friday, Jan. 31, 2025 in Dakar, Senegal. (AP Photo/Sylvain Cherkaoui) Traduzione Google: La star di TikTok Khaby Lame riceve una maglietta dal Direttore Regionale dell’UNICEF per l’Africa occidentale e centrale Gilles Fagninou dopo essere stata nominata Ambasciatrice di Buona Volontà dell’UNICEF, venerdì 31 gennaio 2025 a Dakar, Senegal. (AP Photo/Sylvain Cherkaoui)
A febbraio Khaby Lame nominato ambasciatore Unicef – Khaby Lame, l’influencer di TikTok da oltre 162 milioni di follower, è stato nominato ambasciatore di buona volontà dell’Unicef nel febbraio 2025.La nomina di Lame al Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia è arrivata al termine di una visita di quattro giorni in Senegal, dove ha incontrato bambini e giovani che stanno portando cambiamenti positivi nelle loro comunità. L’influencer ventiquattrenne è diventato famoso grazie ai suoi video in cui reagiva, senza dire una parola, a scene della vita quotidiana. Il suo seguito è aumentato durante la pandemia da Covid-19, quando è stato licenziato dal suo lavoro in fabbrica e ha usato il tempo libero per realizzare e caricare altri post.Lame si è trasferito in Italia dal suo Paese natale, il Senegal, quando era ancora un bambino con i suoi genitori, ma ha ottenuto la cittadinanza italiana solo all’età di 20 anni.
Chi è Khaby Lame: nel 2022 a Chivasso ottenne la cittadinanza onoraria – “Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato”. Con questa formula, Khabane Serigne Lame, conosciuto come il tiktoker Khaby Lame, è diventato nel 2022 cittadino italiano. Il giuramento è stato pronunciato davanti all’Ufficiale di Stato Civile a Chivasso.
Khaby è stato omaggiato da parte dell’amministrazione comunale di una copia della Costituzione della Repubblica Italiana, della spilla della Città di Chivasso e di una riproduzione de ‘La vaccinazione nelle campagne’ del pittore dell’Ottocento Demetrio Cosola. “Mi sentivo italiano anche prima di oggi, però ora sono ufficialmente italiano anche sulla carta” ha commentato il tiktoker.
Il colpo all’alba di martedì 3 giugno. Indagano i carabinieri
Le immagini dell’incendio appiccato dai rapinatori (foto Italpol)
I colpi di pistola, le fiamme e la fuga. Rapina all’alba di martedì 3 giugno. Un gruppo di almeno sei malviventi ha assaltato un deposito di camion, appiccato un incendio e sbarrato la strada con mezzi e chiodi sull’asfalto.
La rapina nel centro logistico – Tutto è accaduto intorno alle 3.20 in via Cascina Nuova, nel comune milanese di Lacchiarella. Stando a quanto riferito dalle guardie di Italpol, i rapinatori si sono introdotti all’interno del centro logistico Messina Trasporti. I primi a intervenire sono stati proprio gli addetti alla vigilanza, a uno dei quali è stata rubata un’arma d’ordinanza. I rapinatori hanno sparato e una delle guardie ha risposto al fuoco.
La strada sbarrata – Sul posto sono intervenuti immediatamente i carabinieri che si sono scontrati con i rapinatori. Per impedire l’intervento dei mezzi di soccorso, il gruppo ha sbarrato le strade d’accesso con dei camion incendiati e cospargendo l’asfalto con chiodi e strisce chiodate. Secondo i militari sarebbero stati rubati due autocarri contenenti merce. I malviventi sarebbero poi scappati a bordo di alcune auto.
È stato necessario l’intervento dei soccorritori del 118. Quattro le persone ferite, attualmente sembrerebbe in maniera non grave, per cui sono giunte in posto due ambulanze e un’auto medica. Sul caso indagano i militari dell’Arma che nelle prossime ore potrebbero richiedere le immagini delle telecamere di videosorveglianza utili a dare un volto ai rapinatori.
1 – Geppi Cucciari: «Andate a votare al referendum, non ne parla nessuno». Insulti sui social, lei risponde così
2 – L’appello di Geppi Cucciari
3 –I social si dividono
Geppi Cucciari è stata ospite ieri sera, sabato 10 maggio, alla semifinale di Amici, e dagli schermi di Canale 5 ha lanciato il suo appello ai giovani a votare ai referendum dell’8 e 9 giugno: «Ci sono dei referendum alle porte di cui non parla nessuno… Nel caso del referendum, anche non votare è una scelta. Però è più una questione di principio».
«Sotto la bandiera tricolore, talvolta, è come se ci fosse il nostro vero motto, fatti i cazzi tuoi. Solo che se te li fai sempre e comunque, prima o poi qualcuno si farà i tuoi e deciderà al posto tuo su cose piccole, su cose medie, su cose grandi», ha detto l’attrice e conduttrice sarda.
L’appello di Geppi Cucciari – «Per questo, siccome siete quelli che nel futuro, siete giovani, ballerete, reciterete, molti di voi ci cureranno, ci faranno la dichiarazione dei redditi, entrerete nelle nostre case a rubare, siete il nostro futuro, dite la vostra, senza paura, anche soltanto per affermare che potete farlo, che ne avete diritto. In un mondo di conoscenti e impiegati della democrazia, siate folli, siate amici».
Parole tornate subito al centro dell’attenzione, anche sui social, dopo le battute rivolte dall’attrice e conduttrice al ministro della Cultura Giuli in occasione della cerimonia dei David al Quirinale, e la replica arrivata ieri, di rimando, dallo stesso Giuli («a sinistra avevano intellettuali e li hanno persi, si sono poi affidati agli influencer, ora gli sono rimasti i comici e basta»).
I social si dividono – Agli applausi a scena aperta che hanno accolto il monologo di Cucciari nello studio del programma di Maria De Filippi, hanno fatto da contraltare i commenti sui social, tra plauso («la risposta migliore a chi invita all’astensione»), distinguo e, in alcuni casi, insulti.
A questo signore così elegante non sono piaciuta. Davvero un grande rammarico. E qui, @X, mi chiedo come sia possibile. Non dico dissentire, ma farlo in questo modo vergognoso. pic.twitter.com/miH9Nti9Vv
In particolare un utente, schierandosi per il non voto ai referendum, ha scritto su X: «Che grandissima m..da Geppi Cucciari. Per fortuna le persone sono intelligenti e vanno contro comunisti ripuliti». E l’attrice ha risposto: «A questo signore così elegante non sono piaciuta. Davvero un grande rammarico. E qui, X, mi chiedo come sia possibile. Non dico dissentire, ma farlo in questo modo vergognoso».
L’annuncio del Vaticano: “Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma è tornato alla casa del Padre”
Papa Francesco
Papa Francesco è morto oggi, 21 aprile 2025, all’età di 88 anni. La causa del decesso è un ictus cerebrale. I funerali del Pontefice dovrebbero tenersi tra venerdì 25 aprile e domenica 27 aprile. Il Conclave per eleggere il successore di Francesco si svolgerà invece tra il 5 e il 10 maggio.
La causa del decesso è stata certificata in serata dal Direttore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano, Andrea Arcangeli: “Certifico che Sua Santità Francesco (Jorge Mario Bergoglio) nato a Buenos Aires (Argentina) il 17 dicembre 1936, Residente nella Città del Vaticano, Cittadino Vaticano, è deceduto alle ore 7.35 del giorno 21/04/2025 nel suo appartamento presso la Domus Santa Marta (Città del Vaticano) per: ictus cerebri; coma; collasso cardiocircolatorio irreversibile in soggetto affetto da Pregresso episodio di insufficienza respiratoria acuta in polmonite bilaterale multimicrobica multiple; Ipertensione arteriosa Diabete tipo II. L’accertamento della morte è stato effettuato attraverso registrazione elettrocardiotanatografica. Dichiaro che le cause della morte secondo la mia scienza e coscienza, sono quelle su indicate“.
L’annuncio della morte“Questa mattina alle 7.35 il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre“, ha detto il cardinale Kevin Farrell nella dichiarazione pubblicata dal Vaticano sul suo canale Telegram.
Cosa succede ora – Nella giornata, con il decesso di Bergoglio, il primo atto è toccato al medico personale del Papa, che ha avuto il compito di constatare ufficialmente il decesso. Una volta accertata la morte, il medico ha informato il Cardinale Kevin Joseph Farrell, Camerlengo di Santa Romana Chiesa. Questa figura chiave, il cui ruolo è centrale durante la Sede Vacante, ha il compito di annunciare ufficialmente la morte del Papa e presiede il rito della deposizione della salma nella bara.
Il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica di S. Pietro, alle 19.30 ha guidato il rosario per il Papa. “La traslazione della salma del Santo Padre nella Basilica Vaticana per l’omaggio di tutti i fedeli potrebbe avvenire mercoledì mattina, 23 aprile, secondo le modalità che verranno stabilite e comunicate” martedì, a seguito della prima Congregazione dei Cardinali”, ha fatto sapere il portavoce del Vaticano Matteo Bruni.
La data sarà decisa domani dalla Congregazione dei cardinali e – come prevede il testo liturgico – la cerimonia dovrebbe avvenire tra il quarto e il sesto giorno dalla morte. Quindi tra venerdì 25 e domenica 27 aprile. La Sala stampa del Vaticano ha spiegato anche che nella giornata della morte sono stati posti sigilli sia a Santa Marta che al terzo piano del Palazzo apostolico dove si svolge l’Angelus.
La malattia e le ultime apparizioni pubbliche – Papa Francesco era stato ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma per oltre un mese dallo scorso 14 febbraio per una polmonite bilaterale. I problemi respiratori del Pontefice si erano ripetuti con frequenza da quando il 29 marzo 2023 si era sentito male dopo un’udienza generale ed era stato ricoverato d’urgenza sempre al Gemelli. Era stato lui stesso a spiegare che si era trattato di una “polmonite acuta e forte nella parte bassa dei polmoni“. Al Santo Padre all’età di 21 anni venne asportato il lobo superiore del polmone destro dopo una grave polmonite.
Figlio di emigranti piemontesi, la sua famiglia originaria del Basso Monferrato – Nato Jorge Mario Bergoglio, era stato eletto al soglio pontificio il 13 marzo del 2013, diventando a 76 anni il primo Papa giunto dalle Americhe. Nato a Buenos Aires in Argentina il 17 dicembre 1936, era figlio di emigranti piemontesi: suo padre Mario fa il ragioniere, impiegato nelle ferrovie, mentre sua madre, Regina Sivori, si occupa della casa e dell’educazione dei cinque figli.
Dalle ricerche effettuate si è scoperto che le origini di Papa Francesco sono da collocarsi tra i comuni di Passerano Marmorito e Cocconato d’Asti, sulle colline del Basso Monferrato. Il nonno, la nonna e il padre del pontefice lasciarono l’Astigiano per l’Argentina nel febbraio del 1929.
Secondo l’albero genealogico del pontefice ricostruito dal Comune di Asti, il trisnonno Giuseppe Bergoglio era nato nel 1816 a Schierano, frazione di Passerano Marmorito, mentre la trisnonna Gioacchino Maria, figlia di Antonio, era nata nel 1819 a Cocconato d’Asti. Dopo il matrimonio, i Bergoglio andarono a vivere più vicino ad Asti, a Montechiaro, dove nel 1857 nasceva Francesco, che si sarebbe sposato con Maria Bugnano, nativa di San Martino Alfieri. Di lì a poco la famiglia si sarebbe trasferita a Bricco Marmorito, una frazione del Comune di Asti nei pressi di Portacomaro.
Negli archivi della parrocchia di San Bartolomeo a Portacomaro sono conservati i certificati di battesimo di diversi parenti dal pontefice, tra i quali quello del nonno, Giovanni Bergoglio (1884), che si trasferì a Torino nel 1906 e si sposò con Rosa Vassallo, nativa di Piana Crixia (Appennino ligure).
Il padre del pontefice, Mario Bergoglio, nacque a Torino nel 1908, ma in seguito la famiglia tornò ad Asti (nel luglio del 1918), dove aprì un negozio di alimentari e dove risiedette in via Fontana, in Corso Alessandria e in via dell’Antica Zecca, prima di emigrare per l’Argentina. Il padre del papa, che frequentò le scuole ad Asti, la madre Regina Sivori, di origini savonesi, e i nonni del futuro pontefice partirono per Buenos Aires il primo febbraio del 1929.
Jorge Maria Bergoglio non ha mai dimenticato le sue origini astigiane e ha mantenuto sempre contatti con i parenti di Asti (alcuni dei quali risiedono ancora nella casa di Bricco Marmorito) e Torino anche dopo la sua elezione a Sommo Pontefice.
Nato a Buenos Aires, in Argentina, nel 1936, Bergoglio era diventato pontefice nel 2013, dopo le dimissioni per motivi di salute di Ratzinger
Papa Francesco è morto oggi, lunedì 21 aprile, all’età di 88 anni. Il Pontefice si trovava a Roma, a Casa Santa Marta, dove era stato trasferito dopo il ricovero al Gemelli. Jorge Mario Bergoglio era pontefice dal 13 marzo del 2013. Negli ultimi mesi aveva sofferto di diversi problemi di salute per una infezione alle vie respiratorie che ciclicamente tornava a presentarsi e che lo ha costretto ad oltre un mese di ricovero al Gemelli di Roma a causa di una polmonite bilaterale.
Papa Francesco è morto: l’annuncio del cardinale Farrell – L’annuncio della morte di Papa Francesco è stato dato questa mattina dal cardinale Farrell:
“Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino”.
L’ultimo messaggio di Papa Francesco ai fedeli nel giorno di Pasqua – Ieri, nel giorno di Pasqua, Papa Francesco si era affacciato dalla Loggia delle benedizioni per l’Urbi et Orbi. Immediato l’applauso festante dei fedeli presenti in piazza San Pietro. Poche le parole pronunciate da Bergoglio per augurare ai fedeli in piazza e in mondovisione ‘Buona Pasqua’ con voce flebile. Poi ha affidato la lettura del messaggio al maestro di cerimonie, mons. Diego Ravelli. “Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile“, l’auspicio nel messaggio pasquale per l’Urbi et Orbi del Pontefice. Sempre ieri, in mattinata, Papa Francesco ha incontrato il vicepresidente Usa Vance. Bergoglio è stato accolto da una piazza gremita, con circa 35mila fedeli secondo le stime dei media vaticani.
Nella giornata di domenica Papa Francesco ha avuto un breve incontro privato con il vice Presidente degli Stati Uniti d’America, James David Vance con cui si è scambiato gli auguri per la Pasqua.
Chi era Bergoglio – Nato il 17 dicembre 1936 nel “barrio” di Flores, a Buenos Aires, Bergoglio era il primo di cinque figli di una famiglia di origini piemontesi e liguri. Il padre Mario, funzionario delle ferrovie, emigrò da Genova all’Argentina nel 1928 insieme alla moglie Regina Maria Sivori, la cui famiglia era originaria della famiglia di Savona.
La vita di Bergoglio viene segnata all’età di 21 anni da un grave problema di salute: una polmonite costrinse in medici dell’epoca ad asportare una parte del polmone destro.
Prima di entrare in seminario, Bergoglio si è mantenuto facendo diversi lavori, come le pulizie in fabbrica o il buttafuori nei locali. Dal 1964 insegna per tre anni letteratura e psicologia nei collegi di Santa Fe e Buenos Aires, poi il 13 dicembre del 1968 viene nominato prete dall’arcivescovo di Córdoba Ramón José Castellano.
Nel maggio del 1992 è papa Giovanni Paolo II a nominarlo vescovo ausiliare di Buenos Aires. Divenuto cardinale nel 2001, Bergoglio ha guidato la conferenza episcopale argentina dal 2005 al 2011, scegliendo uno stile di vita semplice e viaggiando con mezzi pubblici.
L’elezione di Papa Francesco – Anche durante il conclave del 2005 che elesse Ratzinger, Bergoglio era considerato uno dei candidati più in vista per l’elezione a pontefice. Così quando il pontificato di Benedetto XVI si interrompe l’11 febbraio del 2013 con le dimissioni per motivi di salute, Bergoglio diventa il primo pontefice proveniente dal continente americano con il nome di Papa Francesco: un modo per sottolineare la profonda connessione con la figura di san Francesco d’Assisi e il suo messaggio di povertà e pace.
Bergoglio ha spesso indossato un semplice abito bianco invece delle tradizionali vesti papali, scegliendo di risiedere nella Domus Sanctae Marthae, l’albergo vaticano, invece che nel palazzo apostolico.
Nel corso del suo pontificato, Papa Francesco ha partecipato a vari eventi con Benedetto XVI, mostrando un forte legame e continuità con il suo predecessore fino al 5 gennaio 2023, quando Bergolio ha presieduto le esequie di Benedetto XVI, sottolineando la sua amicizia e il suo legame con il Signore.
Cosa ha fatto Papa Francesco – Forte oppositore dell’aborto e dell’eutanasia, Bergoglio ha espresso posizioni forti sui sacramenti, sottolineando che non tutti possono ricevere l’eucaristia se non sono in accordo con i comandamenti. Ha una visione più aperta sull’uso dei contraccettivi per prevenire malattie. Papa Francesco ha anche insegnato l’importanza del rispetto per le persone omosessuali, mantenendo tuttavia l’insegnamento della Chiesa sulla moralità delle pratiche omosessuali e opponendosi al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ma allo stesso tempo ha criticato i sacerdoti che si rifiutavano di battezzare bambini di genitori non sposati.
Durante il suo pontificato, ha parlato contro la manipolazione educativa dei bambini riguardo all’identità sessuale e avanzato analogie con le dittature del passato. Ha denunciato l’ideologia di genere come una forma di colonizzazione rispetto alla cultura familiare tradizionale.Bergoglio ha invitato a monitorare l’educazione dei bambini e ha espresso rifiuto per la sperimentazione educativa. Le sue opinioni sull’educazione e le questioni di genere sono state ripetute in vari incontri e conferenze, sottolineando il suo legame con la tradizione cattolica e le sue preoccupazioni per l’influenza delle ideologie moderne.
Nel periodo del pontificato di papa Francesco, sono state attuate diverse riforme importanti che hanno coinvolto la Curia Romana, l’Istituto per le opere di religione (IOR), il Codice Penale vaticano e le questioni economiche della Santa Sede.
Il ministro Piantedosi sulla tragedia: “Il mio pensiero va alle famiglie delle vittime, cui voglio manifestare la mia vicinanza e il mio sentito cordoglio”
La notizia che nessuno avrebbe voluto dare è appena arrivata. La cabina a monte della funivia del Faito è precipitata nel vuoto. A bordo c’erano quattro passeggeri più il macchinista. Il presidente Eav, Umberto De Gregorio conferma l’anticipazione a NapoliToday e successivamente spiega: “È una tragedia. Purtroppo la cabina a monte è caduta. La funivia aveva aperto regolarmente 10 giorni fa, con tutte le condizioni di sicurezza prevista. Oggi è una tragedia inimmaginabile e imprevedibile su cui sarà fatta chiarezza. Il direttore di esercizio non ha ritenuto di chiudere, evidentemente non è stato ritenuto che le condizioni meteo fossero tali da sospendere il servizio“.
I residenti hanno sentito un forte boato e un cavo si è abbattuto sull’abitato. A causare l’incidente probabilmente il forte vento di queste ultime ore, che ha sfiorato i 100 kmh.
Quattro le vittime – Sul posto i vigili del fuoco, la protezione civile, carabinieri e polizia. In volo anche un mezzo speciale per il soccorso aereo. A complicare le operazioni di ricerca dei dispersi il vento e la nebbia.
Il bilancio della tragedia è di quattro vittime e un ferito grave, un turista, trasportato in eliambulanza all’ospedale del Mare. A bordo c’erano il macchinista e due coppie di turisti.
“C’e’ stata in queste ore veramente una situazione atmosferica pesantissima, quindi immagino quello che può essere successo a 1.500 metri di altezza. Pero’, ripeto, sono accertamenti tecnici che vanno fatti con il massimo rigore e nei prossimi minuti. Sulla funivia Faito avevamo due cabine: da quella a valle, a 100 metri di altezza, sono state recuperate le persone che sono state fatte scendere una ad una. La cabina a monte invece ha avuto delle difficoltà: è probabile che sia scesa a massima velocità e abbia urtato uno dei piloni“, ha spiegato il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca a Rainews24.
La cabina era collocata a monte, in salita e da subito era stato lanciato l’allarme in quanto risultava impossibile mettersi in contatto con il macchinista e a causa della nebbia era difficile individuare la presenza in lontananza della cabina. Sospesa la circolazione sia sulla Funivia del Faito che sulla Circumvesuviana. Sono stati istituiti dei bus sostitutivi nella tratta interrotta.
Messi in salvoinvece i passeggeri della cabina a valle, calati giù con delle funi dai vigili del fuoco.
Le testimonianze: “C’era un vento fortissimo“. I residenti contattati da NapoliToday ci parlano di un vento fortissimo che si è abbattuto su Castellammare di Stabia e sulle zone limitrofe in questi ultimi giorni. Un pendolare che usa spesso la Funivia ci ha confidato: “Mi sono sempre sentito molto sicuro a bordo. Forse le ultime raffiche ne hanno minato la stabilità“.
Il ministro Piantedosi: “Il mio pensiero va alle famiglie delle vittime” – “Seguo con apprensione quanto sta accadendo alla Funivia del Faito, in provincia di Napoli. Sono in costante contatto con il prefetto di Napoli, Michele di Bari, che sta coordinando la macchina dei soccorsi. Il mio pensiero va alle famiglie delle vittime, cui voglio manifestare la mia vicinanza e il mio sentito cordoglio“. Queste le parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
L’incidente mortale nel 1960 – L’impianto della funivia era stato riaperto sette giorni fa dopo la chiusura invernale. Inaugurata nel 1952 divenne tristemente protagonista di un grave incidente nel 1960 (per la rottura di un pilone) in cui morirono quattro persone tra le quali anche un bambino di nove anni.
La vicinanza alle vittime della tragedia: le reazioni – Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, è recato sul posto in segno di solidarietà alle vittime e per far sentire la propria vicinanza alla cittadinanza.
In segno di lutto il Comune di Napoli ha rimandato la presentazione del programma del Maggio dei Monumenti di domani.
“Apprendo con profondo dolore della tragedia avvenuta sulla funivia del Monte Faito. Esprimo le mie più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e rivolgo un pensiero di riconoscenza a tutti i soccorritori impegnati“. Lo scrive sui social Ignazio La Russa, presidente del Senato.
“Esprimo tutto il mio cordoglio per l’incidente alla funivia del Monte Faito a Napoli. Ai familiari delle vittime giungano la mia vicinanza e la mia solidarietà. Seguiamo da vicino l’evolversi della vicenda e sono personalmente in contatto costante con i competenti uffici del Mit e con Ansfisa, che sta inviando sul posto una commissione. In attesa che vengano accertate le cause che hanno determinato la caduta della cabina, occorre ribadire con forza che la sicurezza rappresenta una priorità inderogabile. Auspico quindi che si faccia piena luce su ogni responsabilità di questa immensa tragedia che ci lascia sgomenti”. Lo afferma il Sottosegretario di Stato al Mit Tullio Ferrante in seguito all’incidente che ha coinvolto la cabina della funivia a monte della linea Castellammare di Stabia – Monte Faito gestita da Eav.
“È appena arrivata la tremenda notizia dell’incidente che ha riguardato la funivia per il Monte Faito. A nome di tutta la comunità di Pimonte desidero esprimere la massima vicinanza alle comunità di Castellammare di Stabia e Vico Equense. Siamo in apprensione per gli occupanti della cabina precipitata e confidiamo nel lavoro dei soccorritori“, scrive Francesco Somma, sindaco di Pimonte.
“La funicolare del Faito, gestita da EAV, aveva riaperto da soli pochi giorni dopo la chiusura invernale. La tragedia di oggi pomeriggio merita innanzitutto rispetto per le vittime, ma un attimo dopo va fatta luce sulle motivazioni che hanno provocato prima un guasto dell’impianto e poi la rottura di un cavo, con conseguente caduta di una cabina con 5 persone a bordo, quattro passeggeri più il macchinista dell’EAV. Come Unione Sindacale di Base esprimiamo cordoglio per le vittime e vicinanza alle famiglie e pretendiamo di sapere se da parte dell’azienda e degli organi di controllo siano state scrupolosamente rispettate tutte le misure di sicurezza e l’insieme dei protocolli, necessari per garantire la riapertura stagionale della funivia del monte Faito“, è la nota dell’Usb.
“Si tratta di un episodio gravissimo il cui bilancio poteva essere addirittura peggiore, considerato il numero di cittadini che utilizza la funivia, 108mila nel 2024 – afferma il presidente di Assoutenti,Gabriele Melluso– Ci aspettiamo che ora sia fatta piena luce sull’episodio e sulle cause che hanno determinato il grave incidente, nell’interesse di tutti i cittadini, anche in considerazione di quanto sta emergendo su possibili condizioni meteo avverse che avrebbero potuto portare alla chiusura momentanea dell’impianto“.
Il Capo dello Stato ricoverato all’ospedale Santo Spirito di Roma per un’operazione programmata
Sergio Mattarella
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato ricoverato questa sera all’ospedale Santo Spirito di Roma per l’impianto di un pacemaker. Si tratta di un intervento programmato, tanto che il Capo dello Stato ha svolto durante la giornata le normali attività, fino all’incontro nel tardo pomeriggio al Quirinale con il Primo Ministro del Montenegro, Milojko Spajić. La situazione non desta quindi preoccupazione.
“Forza Presidente, torna presto. Ti aspettiamo“, scrive sui social il presidente del Senato Ignazio La Russa, rivolgendo un pensiero al Capo dello Stato.
“A nome del ministero della Cultura rivolgo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella i più calorosi auguri di una pronta e felice ripresa dal ricovero cui si è sottoposto“, dice il ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
“Rivolgo al presidente Mattarella i miei più calorosi auguri, a nome anche della comunità di Azione, di una pronta ripresa“, il messaggio del leader di Azione, Carlo Calenda.
Il presidente della Repubblica,Sergio Mattarella, è stato ricoveratonella serata del 15 aprile all’ospedale Santo Spirito di Roma per sottoporsi a un intervento per l’impianto di un pacemaker. Fonti mediche chiariscono che le sue condizioni sono buone. Anche dal Quirinale si sottolinea che l’intervento era programmato e “non desta alcuna preoccupazione“. Prima di andare in ospedale, Mattarella ha lavorato tutto il giorno: ha promulgato con rilievi la “legge Morandi” indirizzando un severo richiamo al Parlamento, poi ha ricevuto al Quirinale il primo ministro del Montenegro, Milojko Spajic. Dalla sua agenda è stato cancellato solo l’impegno previsto per oggi, mercoledì 16 aprile. Restano confermati quelli della prossima settimana a iniziare dal 23 aprile. Le festività di Pasqua dovrebbero consentirgli qualche giorno di riposo, anche se l’intervento per il pacemaker è ritenuto di routine e non richiede una convalescenza lunga. Le dimissioni sono possibili già nelle prossime ore. Nei giorni di impedimento del Capo dello Stato, le sue funzioni sono esercitate dal presidente del Senato, come sancisce la Costituzione.
Sarebbe fallito grazie all’intervento dei vigilantes il colpo all’azienda “T.D. Synnex”, in viale Tolstoj 65. Mediante l’utilizzo di una ruspa, con cui hanno divelto il recinto, i ladri hanno provato a introdursi nel cortile della logistica, salvo poi desistere e darsi alla fuga a seguito dell’intervento di una guardia particolare giurata che, ha dapprima esploso dei colpi d’arma da fuoco in aria e, successivamente, dopo aver sentito l’esplosione di alcuni petardi accesi dai malviventi, ulteriori colpi in direzione della ruspa. Non risultano feriti (le verifiche presso i nosocomi sono in corso).
Il traffico è bloccato e ci sarebbe almeno un mezzo a fuoco che ha provocato una densa colonna di fumo visibile a distanza
Spari, fiamme e paura: assalto a un furgone portavalori nel pomeriggio di oggi lungo la variante Aurelia, in carreggiata sud, poco dopo l’uscita di San Vincenzo (Livorno).Sul posto stanno intervenendo forze dell’ordine e ambulanze. Il traffico è bloccato e ci sarebbe almeno un mezzo a fuoco che ha provocato una densa colonna di fumo visibile a distanza. “Assalto a portavalori a mano armata avvenuto sulla SS1 a San Vincenzo. Entrambe le carreggiate coinvolte e chiuse al momento, sul posto intervento in corso del sistema regionale di emergenza sanitaria, forze dell’ordine e Vigili del fuoco“. Lo scrive il governatore toscano Eugenio Giani sui social.
Sul posto carabinieri, vigili del fuoco e polizia locale. A essere interessato uno stabile composto da piano terra, primo piano e secondo piano
Esplosione in una palazzina a Monteverde nella mattinata di domenica 23 marzo. A essere interessato uno stabile composto da piano terra, primo piano e secondo piano. Una deflagrazione avvenuta – per cause ancora da accertare – in via Pio Foà all’altezza di via Vitellia. Secondo le primissime informazioni che hanno iniziato a filtrare, la causa dell’evento potrebbe essere collegata a una fuga di gas. Un uomo straniero, sui 40-50 anni, è stato estratto dalle macerie e trasportato, in codice rosso, all’ospedale Sant’Eugenio. La vicenda è seguita in presa diretta anche dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che si sta recando sul posto.
Esplosione in una palazzina a Monteverde – Dalle prime informazioni raccolte sarebbero crollati primo e secondo piano. Sul posto carabinieri vigili del fuoco e personale del 118. Continuano le ricerche all’interno dell’edificio con molta cautela a causa di ulteriori crolli, per assicurarsi che non siano rimaste coinvolte ulteriore persone. Al momento, non risulterebbero esserci dispersi. Ma sono in corso tutti gli accertamenti del caso. In valutazione, a scopo precauzionale, l’evacuazione delle palazzine di fronte a quella esplosa.
Area messa in sicurezza – Diverse pattuglie dei gruppi XI Marconi e XII Gruppo Monteverde della Polizia Locale di Roma Capitale sono impegnate in via Vitellia. I caschi bianchi hanno immediatamente provveduto a delimitare l’area per motivi di sicurezza e per consentire l’intervento dei soccorsi, con chiusure stradali intorno alla zona. Al momento è stata estratta una persona che ha riportato ferite, ma le operazioni sono tuttora in corso.
“Abbiamo sentito un boato pazzesco” – Mentre stanno andando avanti le operazioni di soccorso, sono state raccolte le prime testimonianze sul posto. Così Giovanna all’Adnkronos: “Eravamo ancora a letto, quando abbiamo sentito un botto pazzesco, mia madre si è spaventata ed è corsa sul terrazzo. Abbiamo capito subito che non era uno scontro tra macchine o qualcosa del genere, ma che si trattava di un’esplosione. C’era fumo che si alzava e poco dopo hanno chiuso la strada, e sono cominciati ad arrivare polizia e soccorsi. A quel punto sentivamo solo rumori e sirene“.
L’incidente nell’impianto anconetano fa prepotentemente tornare d’attualità il tema della sicurezza
Fiamme, paura, e la memoria che corre indietro nel tempo, all’angoscia per gli incidenti avvenuti che in alcune circostanze avevano assunto connotati tragici, con il decesso di alcuni operai. Prima attorno alle 22:30 la deflagrazione, avvertita anche a diversi chilometri di distanza, poi le fiamme che si sono sprigionate nel cuore della Raffineria Api. Nitidamente visibili, con il fumo che ha avvolto la struttura e un odore pregnante di idrocarburi progressivamente emanatosi, tali da generare numerose telefonate dei cittadini allarmati arrivate al centralino del 112 per richiedere informazioni. Il problema, a quanto si è appreso, si è verificato in uno degli impianti di desolforazione del gasolio, da cui sarebbe scaturito il rogo per il quale sono state subito attivate tutte le procedure di sicurezza interne.
Immediato l’intervento dei vigili del fuoco accorsi sul posto a supportare il lavoro del personale interno: sono arrivate squadre da Ancona, Jesi e Senigallia, e successivamente anche da Macerata e Fermo, coordinate dal comandante Patrizietti al fine di circoscrivere le fiamme e tenerle sotto controllo fino allo spegnimento. Erano stati allertati, fino alle 7 di stamattina, anche i medici del notturno dell’ospedale regionale di Torrette per eventuali emergenze mediche che non si sono però verificate.
Le operazioni si sono concluse intorno alle 3:30 circa: le 25 unità, dopo le verifiche del caso anche strumentali, effettuate con l’ausilio dei tecnici dello stabilimento, sono quindi rientrate. Ma non sono mancate le polemiche con il Comitato Mal’Aria Falconara-Castelferretti che parla di gravi lacune in merito alla comunicazione necessaria per informare i cittadini.
“Siamo tutti ostaggio di un qualcosa che non è compatibile con questo territorio – si legge nella nota stampa – per minuti interminabili la popolazione più a ridosso dell’impianto si chiedeva se fosse il caso di evacuare. Minuti preziosi, che si sono persi nel silenzio totale di chi aveva la responsabilità di informare, di dire qualcosa, anche qualora si fosse ritenuto di dire di restare a casa e non muoversi“.
L’esplosione, poi il rogo: a Falconara torna la paura. Le prime reazioni: «Nessun “alert” ai cittadini: perchè?»
L’incendio nella Raffineria fa prepotentemente tornare d’attualità il tema della sicurezza. Ben 25 le unità dei vigili del fuoco impegnate, arrivate anche da fuori provincia, che hanno completato le operazioni a notte inoltrata
FALCONARA MARITTIMA – Fiamme, paura, e la memoria che corre indietro nel tempo, all’angoscia per gli incidenti avvenuti che in alcune circostanze avevano assunto connotati tragici, con il decesso di alcuni operai. Prima attorno alle 22.30 la deflagrazione, avvertita anche a diversi chilometri di distanza, poi le fiamme che si sono sprigionate nel cuore della Raffineria Api. Nitidamente visibili, con il fumo che ha avvolto la struttura ed un odore pregnante di idrocarburi progressivamente emanatosi, tali da generare numerose telefonate dei cittadini allarmati arrivate al centralino del 112 per richiedere informazioni. Il problema, a quanto si è appreso, si è verificato in uno degli impianti di desolforazione del gasolio, da cui sarebbe scaturito il rogo per il quale sono state subito attivate tutte le procedure di sicurezza interne.
Immediato l’intervento dei vigili del fuoco accorsi sul posto a supportare il lavoro del personale interno: sono arrivate squadre da Ancona, Jesi e Senigallia, e successivamente anche da Macerata e Fermo, coordinate dal comandante Patrizietti al fine di circoscrivere le fiamme e tenerle sotto controllo fino allo spegnimento. Erano stati allertati, fino alle 7 di stamattina, anche i medici del notturno dell’ospedale regionale di Torrette per eventuali emergenze mediche che non si sono però verificate. Le operazioni si sono concluse intorno alle 3.30 circa: le 25 unità, dopo le verifiche del caso anche strumentali, effettuate con l’ausilio dei tecnici dello stabilimento, sono quindi rientrate. La viabilità sulla via Flaminia non ha risentito dell’incidente né il traffico ferroviario – momentaneamente fermati nell’immediatezza dell’esplosione e nei concitati momenti successivi alle prime fiamme che si sono propagate – ma poi regolarmente ripristinati. Non si sono registrati feriti ed intossicati, sebbene la sensazione di paura sia tornata nuovamente ad accompagnare la popolazione della città.
Non sono mancate le prime reazioni all’accaduto, con il Comitato Mal’Aria Falconara-Castelferretti che parla di gravi lacune in merito alla comunicazione necessaria per informare i cittadini. «Siamo tutti ostaggio di un qualcosa che non è compatibile con questo territorio – si legge nella nota stampa – l’azienda non è compatibile, le istituzioni che ci dovrebbero rappresentare non sono compatibili, gli enti di controllo. Non siamo disposti ad ascoltare per l’ennesima volta frasi come: “…incidente minore, nessun rischio per la popolazione, intervenuti subito…per fortuna che il vento tirava verso mare, dopo poco le fiamme erano già state domate.…”. Perché sono frasi che arrivano dopo, dopo è facile. È prima invece che occorrerebbe applicare il principio di precauzione, quando per minuti interminabili la popolazione più a ridosso dell’impianto si chiedeva se fosse il caso di evacuare, di portarsi a distanza maggiore. Minuti preziosi, che si sono persi nel silenzio totale di chi aveva la responsabilità di informare, di dire qualcosa, anche qualora si fosse ritenuto di dire di restare a casa e non muoversi».
«I cittadini sono rimasti all’oscuro di quanto stava avvenendo – attacca il consigliere regionale Dem Antonio Mastrovincenzo – e informati solo dalle terribili immagini dei social. Il Comune non ha inviato alcun segnale acustico di allerta alla popolazione, né è stato attivato il sistema di messaggistica whatsapp. Quello di ieri è l’ennesimo inaccettabile gravissimo episodio nel corso che si verifica all’interno della Raffineria e che mette a rischio l’ incolumità e la salute di lavoratori e cittadini. Oggi depositerò una interrogazione urgente in Consiglio regionale per conoscere le cause di questo ennesimo grave incidente; i motivi per cui il Comune di Falconara non ha comunicato tempestivamente nulla alla popolazione; quale è stata in questi anni l’attività del Tavolo interistuzionale istituito durante la scorsa Legislatura proprio per monitorare lo stato del sito, verificare l ‘adeguatezza del piano di emergenza esistente a tutela dei lavoratori e dei cittadini, definire linee guida per affrontare le problematiche ambientali esistenti e future; se il Presidente Acquaroli ha intenzione di sollecitare la proprietà dell’Api a presentare un radicale piano di riconversione del sito verso attività ambientalmente sostenibili, così come peraltro previsto anche dalla Risoluzione approvata all’unanimità in Consiglio Regionale il 24 aprile 2018, su mia proposta».
La vittima, Elisa De Nardi, aveva 40 anni ed era rimasta sepolta sotto tre metri di neve nella zona di Forcella Giau. Slavine anche nel Torinese, a Pampeago nel comprensorio sciistico trentino di Latemar-Obereggen e a Gressoney in Valle d’Aosta
I soccorsi sulle Dolomiti Bellunesi
Valanga nel cuore delle Dolomiti Bellunesi nella zona di Cortina. Una donna di 40 anni, Elisa De Nardi, è morta per la slavina che si è staccata dalla Forcella Giau. Due i feriti, di cui uno gravissimo, un 38enne, trasportato d’urgenza all’ospedale all’Angelo di Mestre.
La donna, estratta per ultima e rimasta sepolta per ore sotto tre metri di neve, è deceduta nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, dove era stata portata in elicottero già in condizioni gravissime. La direzione generale ha confermato il decesso all’Adnkronos.
Il meno grave è il primo sciatore soccorso, un 51enne, di Conegliano nel Trevigiano come la vittima, ricoverato ora all’ospedale di Pieve di Cadore, per ipotermia e un trauma alla caviglia.
A dare l’allarme attorno alle 13 di domenica è stato il quarto sciatore del gruppo, che ha subito iniziato la ricerca dei compagni, dispersi sul lato ovest nel territorio di San Vito di Cadore a quota 2.300. A soccorrere i tre scialpinisti le squadre del Soccorso alpino di San Vito di Cadore, Cortina d’Ampezzo, Alleghe-Val Fiorentina e Livinallongo. Quattro gli elicotteri intervenuti sul posto: quello del Suem 118 di Pieve di Cadore, l’eliambulanza di Treviso Emergenza, una terza eliambulanza e l’elicottero dell’Air service center, intervenuto per il trasporto in quota delle squadre.
Altre due slavine nel Torinese – Slavine hanno creato problemi anche nel Torinese nella zona di Salbertrand e Pragelato. Due gli interventi con l’elisoccorso e il soccorso alpino e speleologico. Nel primo incidente è rimasta coinvolta una persona, infortunata in maniera non grave. Nel secondo sono, invece, tre le persone coinvolte, ma tutte illese. Sul posto ci sono due eliambulanze, ma le operazioni sono ostacolate dal maltempo.
Valanga travolge freerider a Gressoney – Una valanga nella zona del Passo dei Salati, a Gressoney, ha coinvolto un freerider che è stato trascinato su un salto di rocce. Il Soccorso Alpino Valdostano è intervenuto nel primo pomeriggio e lo ha portato al pronto soccorso locale, nonostante le condizioni meteo avverse. Lo sciatore faceva parte di un gruppo di gruppo di quattro persone di nazionalità straniera.
Scialpinista ferito recuperato nel parco della Maiella – Si è da poco concluso, intanto, un intervento di soccorso nei pressi del rifugio Di Marco nel parco nazionale della Maiella per il recupero di una scialpinista con trauma a una gamba. Nonostante le avverse condizioni meteo e il vento in quota l’elisoccorso regionale è riuscito a recuperarlo grazie a un verricello. L’intervento si è concluso con il trasferimento della paziente all’ospedale di Chieti.
Sciatori fuoripista provocano valanga su pista a Pampeago – Si sono concluse, invece, intorno alle 13 le operazioni di bonifica di una valanga caduta sulla pista Tresca a quota 2.150 metri a Pampeago nel comprensorio sciistico Latemar-Obereggen. La bonifica è stata eseguita con ricerca Recco, Artva, il supporto dei cinofili e il sondaggio di tutta l’area coinvolta che ha dato esito negativo. La valanga era di piccole dimensioni e pare sia stata provocata da degli sciatori, nonostante vigesse il divieto di fare sci fuoripista.
Valanga sulle Dolomiti, recuperati i tre sciatori travolti (uno era disperso): due sono gravi
Sul posto le squadre del soccorso alpino di San Vito di Cadore, Cortina d’Ampezzo, Alleghe-Val Fiorentina, Livinallongo
Una valanga staccatasi da Forcella Giau, nel territorio di San Vito di Cadore (Belluno) sulle Dolomiti, ha travolto un gruppo di scialpinisti. Due sono stati estratti dalla neve subito (uno cosciente, l’altro in gravi condizioni), un terzo è stato recuperato dopo alcuni minuti ed è grave. A dare l’allarme è stato un quarto scialpinista.
Sul posto è riuscito ad atterrare l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore. La nuvolosità variabile ha impedito l’avvicinamento dell’eliambulanza di Treviso emergenza. Attivata anche una terza eliambulanza e l’elicottero dell’Air service center per il trasporto in quota delle squadre. Sono sul luogo dell’incidente le squadre del Soccorso alpino di San Vito di Cadore, Cortina d’Ampezzo, Alleghe-Val Fiorentina, Livinallongo.
Santanchè: “Solidarietà alle persone travolte, e grazie ai soccorritori” – “Seguiamo con apprensione le operazioni di soccorso in corso a Cortina dopo la valanga. La mia solidarietà a tutti coloro che sono coinvolti e un sentito grazie ai soccorritori per il loro instancabile impegno. La sicurezza delle persone deve essere la nostra priorità“. Lo ha scritto su X il ministro del Turismo, Daniela Santanchè.
I quattro sono deceduti per un glioblastoma di IV grado, che solitamente ha un’incidenza di 4 casi ogni 100mila persone. Casi simili anche in Emilia-Romagna
Quattro pompieri in servizio ad Arezzo, tutti deceduti a causa dello stesso tumore cerebrale raro. Una coincidenza che ha fatto sorgere nei familiari più di un dubbio, e che ha portato la Direzione centrale per la Salute del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco ad aprire un’indagine interna. Il sospetto, riporta Il Messaggero, è che ci possa essere un collegamento tra le malattie contratte dai quattro vigili del fuoco e i materiali utilizzati durante le operazioni di spegnimento delle fiamme.
La malattia rara e i sospetti sulle tute – Glioblastoma di IV grado, una malattia con un’incidenza di circa 4 casi ogni 100mila abitanti e che ad Arezzo, o meglio nella caserma dei vigili del fuoco della città toscana, conta già 4 decessi su un totale di 200 persone. Tre residenti ad Arezzo, uno umbro ma che aveva lavorato proprio nella città della Toscana meridionale. Principali sospettate, se si dovesse verificare la correlazione tra il tumore e la professione dei quattro, sono le sostanze perfluoroalchilice, dette Pfas,che sono presenti nelle tute ignifughe e nelle schiume antincendio utilizzare dai pompieri. Casi simili sono stati segnalati anche in diverse zone dell’Emilia-Romagna, dove alcune università (insieme ad altri atenei toscani) condurranno delle analisi per studiare approfonditamente gli effetti delle sostanze Pfas sulla salute umana.
L’insulto è stato scritto davanti la scuola del figlio di Carlo Calenda che, attraverso i propri canali social, ha subito replicato
“Calenda infame”. L’insulto, rivolto al leader di Azione ed ex candidato sindaco di Roma, non è stato scritto su un muro qualsiasi della città.
Il commento di Carlo Calenda – Il travertino su cui l’offesa è stata disegnato è quello che si trova davanti ad un luogo che, il parlamentare, ha immediatamente riconosciuto. “Questa scritta è comparsa davanti all’ingresso della scuola di mio figlio” ha fatto sapere Carlo Calenda, postando la relativa foto sul proprio canale Instagram.
La reazione del politico non si è esaurita così. Nel commentare lo scatto, Caltenda ha aggiunto: “Vorrei segnalare all’infame vigliacco che l’ha fatta che io lavoro a corso Vittorio Emanuele II, 21. Vado in ufficio a piedi e non ho la scorta – ha precisato il leader di Azione – Può serenamente venire a dirmi in faccia ciò che pensa”.
Le reazioni al post – L’immagine, pubblicata intorno alle 11.30, ha già ricevuto migliaia di reazioni. Tra i commenti più apprezzati, con quasi 700 like, figura quello di Roberto Saviano che ha espresso la propria solidarietà. Tra i commenti anche quello di Cristina Comencini: “Ci devono solo provare” ha dichiarato la regista che è anche la madre del leader di Azione. Tra i primi a commentare il capogruppo di Azione e segretario romano Alessio D’Amato. “Desidero esprimere, a nome della comunità romana di Azione, la solidarietà al segretario Carlo Calenda per il gesto vile, fatto peraltro davanti alla scuola del figlio – ha scritto D’Amato – Non fermeranno certo l’impegno per un’Europa libera e forte, anzi gli sforzi saranno raddoppiati”.
Ricaricare la tua auto elettrica direttamente in un distributore di benzina? Presto sarà realtà. Un nuovo protocollo siglato tra Motus-EeUnem, con il supporto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), punta a rivoluzionare la mobilità elettrica in Italia.
Ma non è tutto: in arrivo anche una nuova legge sui carburanti, che prevede la chiusura degli impianti obsoleti e l’installazione di colonnine di ricarica nei distributori ancora attivi.
Ecco cosa cambierà per automobilisti e aziende.
Colonnine nei distributori: un passo verso la mobilità elettrica – L’accordo tra Motus-Ee Unem ha un obiettivo chiaro:integrare le colonnine di ricarica nelle stazioni di servizioper rendere la transizione elettrica più accessibile e veloce.
Cosa prevede il protocollo?
Installazione di colonnine di ricarica nelle stazioni di serviziogià esistenti.
Chiusura dei distributori obsoletiper ottimizzare la rete energetica.
Collaborazione con il governoper creare un quadro normativo che incentivi la mobilità elettrica.
Eventi informativi per gli automobilisti, così da favorire la conoscenza delle nuove tecnologie.
Obiettivo? Rendere la ricarica elettrica semplice, veloce e alla portata di tutti.
Il protocollo rientra nel nuovo disegno di legge sui carburanti, che arriverà a breve in Consiglio dei Ministri. Secondo Massimo Bitonci, sottosegretario del Mimit, l’iter parlamentare dovrebbe concludersi entro fine anno.
Perché questa svolta è importante?
Più punti di ricarica: meno ansia da autonomia per i guidatori di auto elettriche.
Riduzione dell’inquinamento e delle emissioni di CO₂.
Un’Italia più competitiva nella mobilità del futuro.
Lo Spid diventa a pagamento: Aruba è il primo provider a chiedere 6 euro all’anno
Aruba ha annunciato che il suoservizio Spid, finora gratuito, diventerà a pagamento a partire da maggio 2025. Gli utenti che desiderano rinnovare la propria identità digitale dovranno dunque pagare un canone annuale di 5,98 euro. La notizia è stata confermata dalla stessa azienda attraverso una comunicazione ufficiale inviata ai clienti via email.
Secondo quanto dichiarato da Aruba, l’introduzione di un costo per il rinnovo del servizio Spidè motivata dalla necessità di garantirne la sostenibilità economica e di supportarne l’evoluzione tecnologica. Questa decisione si inserisce in un contesto più ampio che riguarda il futuro dello Spid in Italia e il suo possibile passaggio a un modello a pagamento da parte di tutti i gestori.
L’ipotesi di uno Spid a pagamento si era già fatta strada a causa della mancanza di fondi governativi promessi nel 2023. Il governo aveva infatti previsto un finanziamento di 40 milioni di euro per sostenere il sistema per altri due anni, ma tale stanziamento non è mai stato finalizzato. Questo ha portato i gestori privati, come Aruba, a cercare soluzioni alternative per coprire i costi di gestione del servizio.
Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, ha più volte espresso una preferenza per la Carta d’Identità Elettronica (Cie)rispetto allo Spid, considerandola una soluzione più adatta per la digitalizzazione dell’identità a livello europeo. Il mancato finanziamento dello Spid potrebbe quindi essere interpretato come un segnale della volontà del governo di favorire la diffusione della Cie, spingendo gradualmente gli utenti verso questa alternativa.
Allo stato attuale si tratta comunque di speculazioni e la stessa decisione di Aruba, almeno ufficialmente, non è collegata ai fondi governativi. L’azienda ha sottolineato che il servizio è stato gratuito per sette anni e che il nuovo modello di pagamento si rende necessario per garantire la continuità e l’efficienza del sistema.
L’annuncio di Aruba solleva comunque interrogativi sul futuro dell’identità digitale in Italia e sulla possibilità che anche altri provider Spid possano seguire la stessa strada. Se il governo non dovesse intervenire con nuovi finanziamenti, è probabile che il servizio diventi a pagamento per tutti gli utenti, modificando radicalmente lo scenario attuale e spingendo sempre più cittadini verso l’adozione della Cie.
Al momento, non sono state annunciate variazioni per altri gestori di Spid, ma la decisione di Aruba potrebbe rappresentare un precedente significativo.
È bene comunque sottolineare la differenza tra i due servizi. Spid fa riferimento all’Agid(Agenzia per l’Italia Digitale), mentre Cie al ministero dell’Interno. L’infrastruttura nel primo caso è gestita dagli IdP (Identity Provider) che sono entità private o pubbliche, mentre nel secondo caso dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS).
I fornitori tecnologici (IdP) di Spid sono quindi più di uno, mentre quello di Cie è uno soltanto, IPZS. Ciò significa che è possibile avere una credenziale Spid per ogni IdP (quindi anche più di uno sullo stesso smartphone) mentre è possibile avere (ovviamente) una sola Cie.
Quest’ultima può essere richiesta solo in Comune, in presenza, anche perché è necessario rilasciare le impronte digitali del soggetto richiedente.
Lo Spid si può richiedere invece agli sportelli degli IdP (ad esempio quelli di Poste Italiane), oppure online in diverse modalità (con riconoscimento in call conference, con firma digitale, mediante Cie, solo per citarne alcuni).
Il costo di Spid varia in base all’IdP e alla modalità di riconoscimento (se in self-service con firma digitale o CIE, ad esempio, solitamente il costo è nullo), mentre il costo di CIE è 16.79 euro, a cui sommare i costi di segreteria decisi dal singolo Comune.
Entrambi i sistemi sono pronti per entrare nel wallet digitale europeo, un sistema comune di identità digitale già da tempo oggetto di dibattito, con posizioni non sempre convergenti rispettivamente alla tecnologia da utilizzare, agli appalti da assegnare, alle regole da definire.
In ogni caso, la palla passa adesso al governo Italiano, che dovrà decidere se finanziare nuovamente lo Spid o se se la transizione verso un modello a pagamento diventerà inevitabile.
La chiamata di emergenza alle tre del mattino. Cinque le persone più gravi portate in ospedale in codice giallo: hanno respirato monossido di carbonio
Diciotto persone sono state soccorse alle tre del mattino perché hanno respirato monossido di carbonio in un agriturismo a Motta de’ Conti, piccolo centro del Vercellese quasi al confine con la Lombardia.
Il 118 riferisce che cinque persone sono state portate tra gli ospedali di Vercelli e di Casale con codice giallo, mentre le altre risultano codici verdi. L’agriturismo in cui si è verificato l’episodio è la Tenuta del Vecchio Mulino, un complesso agricolo recuperato e trasformato in hotel con centro benessere immerso nella campagna.
Come riconoscere l’avvelenamento da CO – Il monossido di carbonio (CO) è un gas inodore e incolore emesso dai motori a benzina, fornelli, stufe, generatori, lampade a gas, oppure che brucino carbone o legno. L’esposizione a monossido di carbonio può provocare perdita di coscienza e morte. I sintomi più comuni dell’avvelenamento da CO sono mal di testa, vertigini, debolezza, nausea, vomito, dolori al petto e stato confusionale. Persone addormentate o in stato di ubriachezza possono morire prima di avere i sintomi.
Le autorità stanno indagando sulle cause della fuga di gas, probabilmente legata al malfunzionamento di un impianto di riscaldamento.
Il Santo Padre è stato portato al Policlinico Gemelli di Roma per “necessari accertamenti”. Da giorni ha una bronchite che gli causa difficoltà nel respiro
Papa Francesco mentre annuncia l’interruzione dell’omelia. Screenshot da video
Papa Francesco è stato ricoverato in ospedale oggi, 14 febbraio. Il Santo Padre si trova al Policlinico Gemelli di Roma.
Papa Francesco ricoverato in ospedale – Il ricovero del Papa è avvenuto al termine delle udienze. La sala stampa vaticana precisa che si è reso necessario per eseguire “accertamenti diagnostici e per proseguire in ambiente ospedaliero le cure per la bronchite tutt’ora in corso“.
I primi accertamenti dovrebbero essere eseguiti già nelle prime ore dal ricovero. Il Pontefice dovrebbe essere ricoverato al decimo piano come accaduto le precedenti volte.
L’ultimo ricovero di Papa Francesco all’ospedale Gemelli di Roma risale a giugno del 2023 per un intervento all’intestino. Si era comunque recato in ospedale per dei controlli sia a novembre 2023 sia a febbraio 2024.
L’omelia di Papa Francesco interrotta per “difficoltà nel respiro” – Da giorni Papa Francesco, 88 anni compiuti a dicembre, ha la bronchite. Domenica scorsa, 9 febbraio, ha interrotto la lettura dell’omelia alla messa per il giubileo delle forze armate, di polizia e di sicurezza in piazza San Pietro a Roma. Bergoglio si è scusato e ha chiesto al maestro di continuare la lettura: “Ho difficoltà nel respiro”.
Nei giorni scorsi Papa Francesco è anche caduto in casa, nella residenza di Santa Marta, riportando una contusione all’avambraccio destro. Per fortuna la caduta non ha comportato fratture o conseguenze serie. A inizio dicembre, il Papa aveva avuto un altro incidente domestico ed era apparso in udienza con un vistoso livido sul collo. Il Vaticano, in quell’occasione, aveva fatto sapere che l’anziano Pontefice aveva battuto il mento sul comodino.
Il corteo composto da una delegazione da Lazio, Emilia Romagna e Toscana
La protesta dei trattori – foto Adnkronos
Torna a Roma la protesta dei trattori, questa è la prima del 2025. Sono stati 23 i trattori arrivati da Torrimpietra nella Capitale. Una parte del corteo, composto da una delegazione di mezzi da Lazio, Emilia Romagna e Toscana, si è prima fermato a Piazza Irnerio e, poi, ha ripreso la via Aurelia per raggiungere gli altri mezzi che si erano fermati al parcheggio di Pam Panorama.
La delegazione è guidata da Salvatore Fais, socio fondatore di Agricoltori italiani. “Sua santità mi aspetta“, si legge su un trattore che manifesta l’intenzione di portare il messaggio al Papa in occasione del Giubileo. Su un altro mezzo è attaccato un cartello con su scritto “ci volevate schiavi, ci trovate ribelli, difesa dell’agricoltura italiana“.
Per evitare che si congestionasse eccessivamente il traffico si era deciso che dentro la città entrasse solo una parte della delegazione. Davanti ai mezzi alcuni agricoltori a piedi guidano il corteo, scortato della forze dell’ordine. Al termine della manifestazione i trattori hanno fatto rientro a Torrimpietra.
Le motivazioni – “Non abbiamo ottenuto nulla dal governo” attacca, parlando con l’Adnkronos Fais. “Le motivazioni sono le stesse dell’anno scorso. L’agricoltura è penalizzata rispetto alle multinazionali e penalizzata dalla burocrazia, costi di produzione alti, nessun intervento sul grano, il problema alluvioni su cui bisogna intervenire…“.
Le richieste dei trattori restano dunque le stesse, altro che dazi: “I dazi non ci preoccupano perché il prodotto italiano è pregiato e ha mercato, il problema semmai è il mercato interno nazionale, il made in Italy costa troppo e va ritrovato il giusto equilibrio tra produttore e grande distribuzione organizzata“, sottolinea Fais.
La vittima aveva 49 anni. C’è anche un ferito, portato in ospedale in codice rosso. Il mezzo pesante stava transitando nella corsia opposta alla comitiva di sportivi quando si è verificato l’incidente
Foto vigili del fuoco pubblicata da SalernoToday
Un uomo di49 anni è morto oggi, 1° febbraio, in un incidente stradale a Salerno. L’uomo era in bicicletta ed è stato travolto dal carico perso da un camion che transitava in direzione opposta.
Incidente a Salerno, camion perde il carico: ciclista muore travolto – L’incidente è avvenuto in via Fra’ Generoso, all’incrocio con la strada che conduce al Castello Arechi.
Secondo quanto ricostruito finora, un camion in transito ha perso parte del carico di ecoballe che hanno un gruppo di ciclisti sulla corsia opposta. Sono intervenuti i vigili del Fuoco, il 118, la polizia stradale e la municipale. Le squadre dei vigili con un’autogru hanno sollevato il carico, ma per uno dei ciclisti non c’è stato nulla da fare. Aveva 49 anni. Un altro ciclista è rimasto ferito in modo grave ed è stato trasportato d’urgenza in ospedale a Salerno.