Il calcio europeo evidenzia anno dopo anno uno scenario di squilibrio, aspetto che lo differenzia da altri sport sviluppati negli USA. Ad esempio, la NFL è stata vinta negli ultimi 30 anni da 15 squadre diverse e l’NBA nello stesso periodo ne conta 30. Diverso il discorso nel calcio europeo: in questo stesso lasso di tempo la Premier League ha visto appena 6 diversi vincitori, la Bundesliga 7, in Liga c’è invece il dominio di Real e Barça che hanno vinto 24 degli ultimi 30 campionati, in Ligue1 il PSG ne conta 11 degli ultimi 13. Mentre in Serie A comandano Inter, Juventus, Milan e Napoli.
“La polarizzazione – spiega oggi Il Sole 24 Ore – nasce come diretta conseguenza (o per meglio dire, come effetto distorsivo) della crescita industriale del settore: nell’ultimo trentennio, i ricavi degli oltre 700 club delle Top Division europee sono aumentati di 10 volte (da 2,8 a 28,6 miliardi), un trend trainato prima dal boom dei diritti tv e più di recente dai proventi commerciali. Uno sviluppo, però, non omogeneo: il 75% dei ricavi in Europa è prodotto dal 10% dei club, ovvero i 96 partecipanti alle “Big 5” (Premier League, Bundesliga, Liga, Serie A e Ligue 1). Il 3% delle società (le 20 con i maggiori ricavi) incidono per il 40% del totale, e i club nella top 10 per quasi il 30“.
Tra il 1996 e il 2024, i ricavi delle 5 Top League sono aumentati di 19 miliardi. Un dato che si è poi evoluto nel tempo. Il quotidiano finanziario ricorda che nel 1996 i ricavi del Real Madrid erano sostanzialmente in linea con quelli di Juventus, Inter e Milan (intorno ai 50/70 milioni), ma poi nel 2023-2024 sono arrivate a toccare quota 1.045 milioni. Molto più in basso le tre big italiane, che in media arrivano a 380. Discorsi simili possono essere fatti per Bayern Monaco, Barcellona, Arsenal e Liverpool, ma anche per Manchester City e PSG, “club che presentano ricavi e stipendi pari rispettivamente al doppio e al triplo di quelli dei nerazzurri, e che negli ultimi 5 anni hanno speso un miliardo a testa nel mercato trasferimenti“, ricorda Il Sole 24 Ore.
Le eccezioni sono sempre più rare, ma esistono. “La stessa Inter è riuscita a raggiungere questi traguardi senza pregiudicare il proprio equilibrio economico-finanziario, e nel 2024/25 è stato raggiunto l’utile di bilancio, un qualcosa che non si vedeva dalla Presidenza Pellegrini (anni ’90)“, conclude il quotidiano nel suo approfondimento.
Un indicatore economico potrebbe chiudere le operazioni a gennaio di tante squadre
Il nostro è un tempo precario, instabile e incerto, avrebbe detto Zygmunt Bauman, il sociologo che teorizzò la liquid society. Non a caso, fino a poco fa andava parecchio di moda l’indice che di questa liquidità portava il nome, un paletto finanziario in grado di misurare la capacità di un club di far fronte ai propri debiti a breve termine. La sua logica tende all’equilibrio finanziario: più ci si avvicina a quota 1 (tanto incasso, tanto devo), più si manifesta una certa salute aziendale. Quando la Figc ha alzato il paletto da 0,5 (ho in cassa 1, spendo 2…) a 0,6, la Lega Serie A, allora guidata dal dimenticabile Casini, portòGravina in tribunale. La federazione ha sempre voluto l’indice ammissivo per stabilire chi potesse o meno iscriversi al campionato, le società indebitate invece hanno contestato a lungo questa visione, fino a scendere a compromessi accettando altri due indicatori, quello di indebitamento e quello legato al costo del lavoro allargato (CLA), pur di smontare la ghigliottina della liquidità. Il lavoro allargato, cioè il rapporto tra costo del lavoro (inclusi ammortamenti e stipendi) e ricavi (diritti tv, sponsor, biglietteria), è il parametro più impattante perché a gennaio è in grado di limitare il mercato ed è stato ispirato alla “squad cost rule” dell’Uefa, che fissa al 70% le spese di stipendi, commissioni e ammortamenti per chi partecipa alle coppe. Nyon ha preso da tempo questa strada: la soglia era al 90% nel 2023-24.
Tante squadre a rischio – Almeno 6 o 7 squadre del campionato potrebbero non essere in regola con il CLA, fissato allo 0,8. La Lazio e il Napoli in primis, per ragioni molto diverse: da una parte la riduzione dei ricavi, dall’altra l’aumento della spesa per i cartellini e gli ammortamenti. Anche alcune medio-piccole sono esposte. Le società hanno consegnato entro il 1° dicembre la documentazione alla nuova commissione voluta dai ministri Abodi e Giorgetti e presieduta da Atelli; la struttura che ha mandato in pensione la Covisoc si occuperà di spulciare i conti e fare la lista dei promossi e dei rimandati. Entro la metà di dicembre il responso: chi ha i parametri fuori misura riceverà il cosiddetto blocco “soft”, cioè quello che permette di fare comunque delle operazioni ma chiudendo la sessione a saldo zero. Nell’ultima misurazione di settembre sarebbero risultate più o meno a rischio, tra le tante, anche Sassuolo, Genoa, Pisa, Torino, Roma e Fiorentina; diverse società – come la Roma, ma non solo lei – dovrebbero essere rientrate grazie all’impegno diretto delle proprietà. Altre rischiano di inciampare. Plusvalenze e aumenti di capitale sono infatti l’antidoto. Gravina lo ha spiegato nell’intervista di ieri al nostro giornale: “Valore della produzione e costo del lavoro devono andare d’accordo. Non vuol dire che non puoi spendere, ma che si può fare mettendo delle risorse“. L’ultima parola toccherà alla commissione. A marzo 2024 il piano economico di Gravina con i tre parametri non ammissivi è stato approvato anche dalla Serie A. Ora i club rischiano di essere vittime della loro scelta. Bisogna infatti rientrare nella soglia dello 0,8: spendendo 100 milioni tra ingaggi e cartellini, ne serviranno 125 di ricavi. Dall’estate, nonostante la contrarietà di molti presidenti, si scenderà a 0,7. Con gli stessi 100 milioni di spesa, i ricavi dovranno salire a 145.
Lazio, Napoli, Atalanta, Fiorentina, Torino e Genoa rischiano di dover rimanere a guardare durante la finestra di riparazione
Dopo l’ormai celebre “indice di liquidità“ c’è un nuovo parametro che rischia di bloccare il mercato a diverse società di Serie A. Si chiama “costo del lavoro allargato” e rappresenta il rapporto tra il costo del lavoro allargato (che include anche gli ammortamenti dei calciatori oltre a stipendi e contributi generali della società) e i ricavi. Il Consiglio Federale ha recentemente approvato l’abbassamento di questa soglia: da giugno 2026 il limite massimo dell’80% passerà al 70, escludendo però da questo conteggio gli Under23 italiani (eccezione non valida per gli stranieri) per favorire la fioritura dei vivai più che per dare respiro alle casse dei club.
Uno scenario che, secondo quanto riporta il Messaggero, potrebbe dare problemi già da gennaio a diverse società. Oltre alla Lazio, già bloccata in estate, anche Napoli, Atalanta, Fiorentina, Torino e Genoarischiano di dover ricorrere a plusvalenze o aumenti di capitale per evitare il blocco del mercato o di dover operare a saldo zero nella finestra invernale. Entro il 30 novembre tutti i club dovranno trasmettere i bilanci riferiti alla situazione del 30 settembre alla nuova Commissione, che li valuterà prima del passaggio finale in FIGC. Solo allora sarà chiaro se altre società dovranno provare sulla loro pelle quello che ha vissuto e sta vivendo la Lazio di Lotito. I biancocelesti infatti, a meno di operazioni straordinari, non avranno le mani libere nel mercato di gennaio.
Le preoccupazioni però non si limitano alla prossima finestra. Da giugno 2026 (ma con un occhio anche alle operazioni nel prossimo mercato di riparazione) le società di Serie A dovranno rispettare i nuovi parametri Uefa sugli indicatori economici, altrimenti arriveranno multe e blocco del mercato.
FC Internazionale Milano e Red Bull annunciano la nascita di una partnership triennale, che vede il brand leader mondiale degli energy drink diventare Global Energy Drink Partner del Club nerazzurro fino alla stagione 2027/28. Questa collaborazione, che rende l’Inter l’unico club in Serie A attualmente affiancato da Red Bull, segna l’incontro tra due icone globali, unite dalla stessa energia, ambizione e vocazione all’eccellenza.A partire dal derby di domenica 23 novembre contro il Milan, Red Bull sarà protagonista della fase che precede le sostituzioni durante la partita, contribuendo a portare una nuova energia al match in corso.
L’ex proprietario del Milan ancora nel mirino dei creditori in Asia: a gennaio andrà in scena la prima udienza per la liquidazione di una delle holding usate nell’operazione per acquisire il club rossonero.
(Foto: MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)
L’ex proprietario del Milan Yonghong Li è ancora inseguito dai creditori. Secondo documenti ufficiali del Tribunale di Hong Kongconsultati da Calcio e Finanza, infatti, l’uomo d’affari cinese è stato dichiarato in bancarotta lo scorso luglio per un debito non pagato da 280 milioni di dollari, con l’udienza per la procedura di liquidazione fissata il prossimo gennaio.
Nel dettaglio, infatti, la decisione è arrivata lo scorso luglio al termine di un procedimento promosso da cinque fondi d’investimento con sede alle Isole Cayman, controllati indirettamente da China CITIC Financial AMC International Holding Limited, gruppo statale cinese quotato alla Borsa di Hong Kong.
Al centro della vicenda vi è un debito di 289,17 milioni di dollari (circa 250 milioni di euro) riferito alla garanzia personale che Li aveva sottoscritto nel 2017 in favore dei fondi per l’emissione di bond da 150 milioni di dollari, attraverso cui venne finanziato l’acquisto del Milan da Fininvest. La società emittente dei bond era la Rossoneri Advance Co. Limited, una delle strutture offshore utilizzate da Li per controllare il club, per cui nei giorni scorsi è stata ufficialmente chiesta la liquidazione.
Yonghong Li dichiarato fallito: la sentenza del Tribunale – Secondo la sentenza, il Tribunale di Hong Kong – presieduto dalla giudiceLinda Chan– ha respinto le contestazioni presentate dall’ex patron rossonero. Li aveva cercato di opporsi all’ordine di fallimento sostenendo da un lato che non gli fosse mai stata notificata una «valida richiesta di pagamento», e dall’altro che l’importo del debito fosse stato calcolato in modo errato.
Il tribunale ha ritenuto entrambe le argomentazioni«prive di fondamento», sottolineando che «la garanzia firmata da Li prevedeva una responsabilità«come debitore principale», dunque non subordinata ad alcuna richiesta scritta. Anche eventuali discrepanze nei calcoli degli interessi o nei pagamenti già effettuati – spiegano i giudici – non intaccano la sostanza della vicenda: il debito rimane ampiamente superiore ai 160 milioni di dollari, e il debitore non ha dimostrato di avere i mezzi per onorarlo. «La Corte – si legge nel provvedimento – non ravvisa alcuna disputa autentica o sostanziale sul debito. Il signor Li Yonghong è insolvente e non vi è alcuna ingiustizia nel dichiararne il fallimento».
Da qui è nata così la richiesta di liquidazione per la Rossoneri Advance Co. Limited, una delle holding con sede nelle Isole Vergini Britanniche attraverso cui Li controllava il Milan. La holding in particolare è stata posta in liquidazione nei giorni scorsi su istanza del creditore General Fantasy Limited.Secondo i registri del portale giudiziario di Hong Kong, l’udienza per la liquidazione ufficiale della società è fissata per prossimo gennaio.
L’Atlético de Madrid e i suoi principali azionisti, Miguel Ángel Gil, Enrique Cerezo, Quantum Pacific Group e i fondi Ares Management hanno raggiunto un accordo affinché Apollo Sports Capital (“ASC”), la società con sede negli Stati Uniti di investimenti sportivi Apollo (NYSE: APO), diventi l’azionista di maggioranza del Club.
Come parte dell’accordo, Gil e Cerezo continueranno a guidare l’Atlético de Madrid rispettivamente come Amministratore Delegato e Presidente, e rimarranno azionisti, garantendo continuità di visione e leadership. Negli ultimi due decenni, sotto la guida di Gil e Cerezo, l’Atlético de Madrid è diventato una delle istituzioni calcistiche più affermate e riconosciute d’Europa, ottenendo un successo sportivo duraturo, una crescita del marchio globale e una forte presenza nella comunità.
Nell’operazione la società madrilena ha ricevuto una valutazione superiore ai 2 miliardi di euro.
Il Milan ha chiuso il bilancio 2025 con un utile di 2,9 milioni di euro, in leggero calo rispetto al risultato dell’esercizio 2024. Ricavi record a quota 495 milioni di euro.
(Foto: Marco Luzzani/Getty Images)
L’assemblea dei soci del Milanha approvato il bilanciochiuso al 30 giugno 2024 con un utile pari a 2,9 milioni di euro, un risultato in linea rispetto all’esercizio 2023/24, che si era chiuso in utile per circa 4,1 milioni di euro. Considerando anche la stagione precedente, si tratta del terzo risultato netto positivo per il club rossonero, che dal 2022 è controllato dal fondo RedBird di Gerry Cardinale.
Il fatturato della società rossonera ha fatto registrare un nuovo record dopo quello dello scorso esercizio, toccando quota 494,5 milioni di euro nella stagione che ha visto il club chiudere all’ottavo posto in classifica in Serie A, contro i 450,2 milioni di euro relativi all’esercizio chiuso il 30 giugno 2024 (questo dato è stato rivisto a seguito di una riclassificazione da parte del Milan). Anche i costi sono decisamente cresciuti arrivando a quota 478,5 milioni (436,9 milioni nel 2023/24), in aumento di oltre 41 milioni di euro.
Milan bilancio 2025 – I ricavi del club rossonero – Complessivamente, il Milan nella stagione 2024/25 ha registrato 494,5 milioni di euro di ricavi, rispetto ai 450,2 milioni del 2023/24. La voce più corposa è anche questa volta quella relativa ai diritti televisivi, pari a oltre 154 milioni di euro (152,3 milioni nel bilancio precedente) e crescono anche le plusvalenze quasi a quota 55,9 milioni di euro (45 milioni di euro nella stagione precedente), con altri proventi dalla gestione dei calciatori pari a 17,8 milioni (3,4 milioni nel 2023/24).
Questo il fatturato voce per voce, con una crescita che appare evidente sul fronte dei proventi commerciali e soprattutto per quanto concerne i ricavi da gestione diritti dei calciatori (tra plusvalenze e altri ingressi):
Ricavi da gara: 69,517 milioni di euro (69,349 euro nel 2023/24);
Ricavi da sponsor, commerciali e royalties: 152,327 milioni di euro (143,448 milioni di euro nel 2023/24);
Ricavi da diritti tv: 154,216 milioni di euro (152,324 milioni di euro nel 2023/24);
Ricavi da gestione diritti calciatori, da cessione temporanea e altri proventi: 83,171 milioni di euro, di cui 55,9 milioni di euro di plusvalenze (52,543 milioni, di cui 44,899 milioni di euro di plusvalenze nel 2023/24);
Altri ricavi: 35,299 milioni di euro (32,507 milioni nel 2023/24);
TOTALE: 494,529 milioni di euro (250,162 milioni nel 2023/24).
Milan bilancio 2025 – I costi, dai salari agli ammortamenti – I costi a bilancio per il Milan sono cresciuti di pari passo con i ricavi nel 2024/25 a 478,5 milioni di euro, rispetto ai 437 milioni del bilancio 2024. Nel dettaglio, la maggior parte dei costi è legata a salari e stipendi del personale, a quota 188,7 milioni di euro (in leggera crescita rispetto ai 182,7 milioni del 2023/24) e ad ammortamenti per 96,4 milioni di euro (quasi 87 milioni nel 2023/24).
Tra gli altri costi, si segnalano quelli per servizi in leggero aumento a 91,4 milioni di euro (contro i 90,1 milioni della stagione precedente) e per godimento di beni terzi pari a 15,8 milioni di euro (contro i 14,7 milioni del 2023/24).
Questi i costi voce per voce nella stagione 2024/25:
Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo, merci: 22,782 milioni di euro (19,672 milioni nel 2023/24);
Costi per servizi: 91,409 milioni di euro (90,138 milioni nel 2023/24);
Costi per godimento di beni terzi: 15,802 milioni di euro (14,690 milioni nel 2023/24);
Costi per il personale: 188,717 milioni di euro, di cui 172,324 milioni per salari e stipendi (182,740 milioni di euro, di cui 167,932 milioni per salari e stipendi nel 2023/24);
Ammortamenti e svalutazioni: 120,023 milioni di euro, di cui 96,414 milioni per immobilizzazioni immateriali (93,726 milioni, di cui 86,960 milioni per immobilizzazioni immateriali nel 2023/24);
Altri costi: 39,748 milioni di euro (36,004 milioni nel 2023/24);
TOTALE: 478,481 milioni di euro (436,968 milioni nel 2023/24).
Milan bilancio 2025 – Risultato netto nuovamente positivo – La differenza tra fatturato e costi è stata così pari a poco più di 16 milioni di euro, rispetto ai poco più di 13 milioni del 2023/24. Il risultato ante imposte è stato positivo per 9,8 milioni circa, rispetto ai 12,2 milioni di euro del 2023/24, mentre il risultato netto è stato positivo per 2,994 milioni di euro, contro il +4,106 milioni del 2023/24. Si tratta del terzo utile consecutivo per il club rossonero.
«La variazione del risultato netto consolidato dell’esercizio 2024/2025 rispetto all’esercizio precedente deriva prevalentemente da maggiori costi per il personale per 5,9 milioni di Euro e maggiori costi per ammortamenti e svalutazioni per 26,3 milioni di Euro, correlati principalmente agli effetti della campagna trasferimenti 2024/2025 che ha portato ad un incremento del valore dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori e dei salari degli stessi e da maggiori svalutazioni dei diritti pluriennali calciatori e da maggiori svalutazioni correlate alla volontà della Capogruppo, per il tramite della propria controllata Sportlifecity, di sospendere l’iter amministrativo per la realizzazione del nuovo stadio nel Comune di San Donato Milanese data l’intenzione della Capogruppo di coltivare la costruzione del nuovo stadio nel Comune di Milano (così come meglio indicato nella nota integrativa al bilancio di esercizio consolidato), da maggiori oneri da gestione calciatori per 5,4 milioni di Euro, da maggiori costi per acquisto di materie prime per 3,1 milioni di Euro. Si segnala altresì una riduzione per 2,3 milioni di Euro relativamente alla variazione di rimanenze di prodotti finiti e merci», si legge sul bilancio del Milan.
«Tali variazioni negative sono state compensate da maggiori proventi da gestione calciatori per 30,6 milioni di Euro derivanti principalmente dalle plusvalenza realizzate nel mese di giugno 2025 con la cessione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori Reijnders, Pellegrino e Kalulu, rispettivamente al Manchester City, Boca Juniors ed alla Juventus, da maggiori proventi da gestione calciatori per Sell on Fee dei calciatori Brescianini e Maldini, rispettivamente con Frosinone Calcio e Monza Calcio, maggiori proventi commerciali e royalties per 8,3 milioni di Euro riconducibili principalmente a maggiori ricavi da vendite e-commerce e maggiori ricavi Stores e da maggiori ricavi e proventi vari e diversi per 5 milioni di Euro riconducibili principalmente a maggiori rimborsi assicurativi e dall’incasso pari a 8,9 milioni di Euro relativo alla New Sponsorship Agreement Fee di un nuovo Partner commerciale controbilanciati da minori diritti archivio Library. Si segnala altresì una riduzione per 2,3 milioni di Euro di accantonamenti per rischi e oneri», conclude il club rossonero.
Milan bilancio 2025– Debiti e patrimonio netto – Il Patrimonio Netto consolidato al 30 giugno 2025 è positivo per 199,4 milioni di euro, in aumento rispetto al saldo di 196,3 milioni di euro del 30 giugno 2024, «per l’utile consolidato di esercizio pari a 2,9 milioni di Euro».
Infine, sul fronte debiti, «la posizione finanziaria netta consolidata del Gruppo Milan presenta un indebitamento netto pari a 92,6 milioni di Euro in peggioramento (-43,0 milioni di Euro) rispetto all’esercizio 2023/2024».
«All’interno della nostra catena di controllo è entrato un nuovo fondista, che apporta nuovi fondi al sistema RedBird», ha spiegato il presidente rossonero Paolo Scaroni.
Gerry Cardinale (ISABELLA BONOTTO/AFP via Getty Images)
Tra i dettagli interessanti che emergono dalbilancio del Milan al 30 giugno 2025, ne emerge uno che riguarda la catena di controllo del club rossonero. Secondo quanto può rivelare Calcio e Finanza dalla consultazione del fascicolo, lo scorso 7 ottobre la società rossonera ha ricevuto una comunicazione da parte della Commissione Acquisizioni Partecipazioni Societarie della FIGC.
Attraverso questa comunicazione, si legge, «la Commissione – con riferimento alle operazioni che hanno determinato l’acquisizione, da parte di un investitore, di quote nella catena di controllo della Società in misura tale da determinare l’obbligo di notifica di detta acquisizione alla FIGC ai sensi dell’art. 20-bis delle N.O.I.F. – ha reso noto di aver concluso l’istruttoria sulla documentazione prodotta rilevando la tardiva trasmissione della documentazione richiesta dalla normativa federale ai sensi del quinto e sesto comma dell’art. 20-bis delle N.O.I.F».
«In applicazione, pertanto, del comma 11 dell’art. 20-bis delle N.O.I.F., la Commissione ha informato la Società che gli esiti delle verifiche effettuate […] saranno tramessi alla Procura Federale per l’eventuale seguito di competenza. La Società al momento non ha ricevuto alcuna comunicazione dalla Procura Federale; laddove la ricevesse, valuterà insieme ai propri legali le iniziative da intraprendere», conclude il documento.
In sostanza, secondo quello che si legge sul fascicolo, il Milan avrebbe comunicato tardivamente l’operazione. Quota il cui ammontare ha richiesto l’obbligo di notifica alla FIGC ai sensi dell’articolo 20-bis delle Norme Organizzative Interne Federali.
Cosa dice esattamente questo articolo? «Le acquisizioni di quote e/o azioni societarie per atto tra vivi o mortis causa, ovvero mediante sottoscrizione di aumento di capitale che determinino una partecipazione in misura non inferiore al 10% del capitale di una società sportiva affiliata alla F.I.G.C. ed associata ad una delle Leghe professionistiche, possono essere effettuate soltanto da soggetti che soddisfino gli specifici requisiti di onorabilità e di solidità finanziaria rispettivamente previsti dai commi 5 e 6 del presente articolo». La richiesta di produzione di documenti indica quindi che la partecipazione in questione è pari o addirittura superiore al 10%.
La spiegazione di Scaroni – Sul tema, a domanda di Calcio e Finanza, è intervenuto il presidente del Milan Paolo Scaroni, che ha così risposto confermando la multa: «È una multa per un ritardo di comunicazione. All’interno della nostra catena di controllo è entrato un nuovo fondista, che apporta nuovi fondi al sistema RedBird. I diritti di voto restano saldamente nelle mani di RedBird, purtroppo però la comunicazione ci è arrivata in ritardo. Spiegare ai nostri azionisti americani le nostre esigenze, anche in chiave FIGC, spesso non è semplice. Abbiamo preso una piccola multa che pagheremo, si parla di 10mila euro ma è stata comunque una cosa fastidiosa. RedBird non è di proprietà di Cardinale, lui è il fondatore e gestisce denaro che investitori e fondisti apportano. Lui rappresenta gli investitori, stiamo parlando semplicemente di un fondo che ha apportato del denaro, che verrà gestito da RedBird. Stiamo parlando di questa fattispecie, non cambia nulla per quanto riguarda il controllo del Milan».
La costituzione di ACM Senior Holding – Secondo una ricostruzione effettuata da Calcio e Finanza, una recente novità legata alla catena di controllo del Milan (non necessariamente legata alla vicenda di cui sopra la FIGC) riguarda la costituzione della società ACM Senior Holding ad Amsterdam. Si tratta di una società controllata da ACM FootballCo Intermediate Coöperatief U.A., che a sua volta controlla ACM Bidco, la società a capo del club rossonero.
Il capitale sociale iniziale di ACM Senior Holding ammonta a 100 euro, suddivisi in 100 azioni da un euro ciascuna, interamente detenute dalla società fondatrice, che ricopre anche il ruolo di amministratore unico. La sede legale della nuova società è ad Amsterdam e il primo esercizio sociale si chiuderà il 30 giugno 2026.
Lo scopo di ACM Senior Holding B.V. è quello tipico di una holding: la società è stata creata per gestire partecipazioni e investimenti, amministrare e controllare altre imprese, finanziare società collegate e offrire loro consulenza o servizi gestionali. Può inoltre concedere e ricevere prestiti, emettere titoli,fornire garanzie, acquistare o cedere beni immobili, nonché gestire diritti di proprietà intellettuale e svolgere operazioni di natura finanziaria o commerciale connesse alle proprie attività.
La conferma del club bianconero: possibile sanzione ma con un «importo presumibilmente non rilevante».
I conti della Juventus sono sotto analisi della UEFA per un potenziale sforamento dei criteri del Fair Play Finanziario. Lo ha confermato lo stesso club bianconero, nel fascicolo legato al bilancio al 30 giugno 2025.
«Per l’anno solare 2024 il Gruppo ha rispettato su base consolidata lo Squad Cost Ratio (il limite del parametro era pari, per il 2024, all’80%). Il Gruppo prevede inoltre, sulla base delle attuali stime di ricavi e costi correlati al calcolo di tale parametro ed in assenza di eventi non ricorrenti, di poter rispettare tale parametro anche per l’anno solare 2025 (per il 2025 il limite massimo di tale parametro scende al 70% – livello richiesto a regime, valido anche per i prossimi esercizi)», si legge nel bilancio del club bianconero.
«Con riferimento al parametro della Football Earning Rule, in data 18 settembre, come d’uso in situazioni analoghe per le società partecipanti alle competizioni UEFA, il Gruppo ha ricevuto da UEFA la comunicazione di apertura di un procedimento per il potenziale sforamento dello stesso per il triennio 2022/2023-2024/2025. L’esito di tale procedimento – che terrà conto anche delle prospettive di andamento per l’anno in corso e per gli anni futuri dell’insieme dei parametri economico-finanziari UEFA – è atteso per la primavera del 2026 e potrebbe dare origine ad una possibile sanzione economica (allo stato attuale di difficile quantificazione, ma di importo presumibilmente non rilevante) oltre che a possibili restrizioni sportive (quali, ad esempio, restrizioni alla registrazione di nuovi calciatori nelle liste delle competizioni UEFA)».
«Si segnala infine, per completezza, che il parametro dell’Overdue Payables è sempre stato rispettato dal Gruppo e si prevede che venga rispettato anche in futuro».
«In relazione a quanto sopra, si segnala che, in data 28 luglio 2023, la Prima Camera dello UEFA Club Financial Control Body ha assunto la decisione con la quale ha definitivamente chiuso il procedimento avviato in data 1° dicembre 2022 volto alla verifica del rispetto del framework regolamentare UEFA da parte di Juventus. La decisione ha comportato, inter alia, l’esclusione di Juventus dalla UEFA Conference League della stagione sportiva 2023/2024; inoltre, per effetto della decisione, Juventus (i) è stata obbligata al pagamento di un contributo economico di € 10 milioni, interamente stanziato nell’esercizio 2022/2023, di cui € 2 milioni versati a settembre 2023, € 4 milioni versati a settembre 2024 ed i restanti € 4 milioni trattenuti a settembre 2024 dagli introiti della partecipazione alla UEFA Champions League nella stagione sportiva 2024/2025; e (ii) potrebbe essere tenuta al pagamento di un ulteriore contributo economico condizionale di € 10 milioni nel caso in cui i bilanci di Juventus al 30 giugno 2023, 2024 e 2025 presentassero significative violazioni delle CL&FS. Alla data della presente relazione finanziaria annuale non sono state rilevate dai revisori di Juventus e/o dalla UEFA significative violazioni delle CL&FS», conclude la Juventus.
Juventus, i conti del bilancio 2025 tra fatturato, costi e debiti: tutte le cifre
Tutti i dati dell’esercizio chiuso al 30 giugno 2025 per il club bianconero: i dettagli del bilancio legato alla scorsa stagione..
La Juventus ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2025 con un rosso pari a 58,1 milioni di euro, un risultato in netto miglioramento rispetto all’esercizio 2023/24, che si era chiuso in perdita per 199,2milioni. Il club bianconero ha infatti svelato tutte le cifre del bilancio scorso, rendendo noto il fascicolo di bilancio al 30 giugno 2024.
Il fatturato della società bianconera è stato pari a 529,6 milioni di euro (contro i 394,5 milioni di euro relativi all’esercizio chiuso il 30 giugno 2024), mentre i costi sono diminuiti scendendo a quota 559,6 milioni (569,9 milioni nel 2023/24).
Juventus bilancio 2025 – I ricavi – Complessivamente, laJuventusnella stagione 2024/25 ha registrato 529,6 milioni di euro di ricavi, rispetto ai 394,5 milioni del 2023/24, complice in particolare il ritorno nelle coppe europee nella passata stagione. La voce più corposa è quella relativa ai ricavi da diritti tvche, complice la partecipazione alla Champions League e al Mondiale per Club, sono passati da 99,7 a 177,4 milioni di euro, di cui 67,5 milioni dalla Champions League, 27 milioni dal Mondiale per Club e 81,2 milioni dalla Serie A. In aumento anche i ricavi da stadio, saliti da 57,7 a 65,4 milioni di euro, mentre i ricavi commerciali e da sponsor sono calati passando da 160,5 a 115,9 milioni di euro, a causa soprattutto dell’accordo firmato solo a maggio con Jeep e Visit Detroit come sponsor di maglia.
I ricavi da gestione dei diritti da calciatori sono stati pari a 109,7 milioni di euro, in particolare legati a plusvalenze per 89,7 milioni di euro di cui tra le principali:
22,3 milioni per la cessione di Soulé alla Roma;
13,7 milioniper la cessione di Hujsen al Bournemouth;
13,2 milioni per la cessione di Fagioli alla Fiorentina;
12,3 milioni per la cessione di Iling-Junior all’Aston Villa;
9,3 milioniper la cessione di Rovella alla Lazio.
Tra le altre voci, il club bianconero ha incassato 6,9 milioni tra bonus e sell-on fee per l’operazione Hujsen, mentre gli infortuni dei vari Bremer, Cabal, Rugani e Perin hanno comportato indennizzi per 7,1 milioni.
Questi i ricavi voce per voce:
Ricavi da gara: 65,4 milioni di euro (57,7 milioni di euro nel 2023/24);
Ricavi commerciali: 115,9 milioni di euro (160,5 milioni di euro nel 2023/24);
Ricavi da diritti tv: 177,4 milioni di euro (99,7 milioni di euro nel 2023/24);
Ricavi da gestione calciatori: 109,7 milioni di euro di cui 89,7 milioni dalle plusvalenze (34,1 milioni di euro, di cui 22,8 milioni di plusvalenze nel 2023/24);
Altri ricavi: 61,2 milioni di euro (42,5 milioni di euro nel 2023/24);
TOTALE: 529,6 milioni di euro (394,5 milioni di euro nel 2023/24).
Juventus bilancio 2025 – I costi – I costi a bilancio per la Juventus sono diminuiti nel 2024/25 a 559,6 milioni di euro rispetto ai 569,9 milioni di euro del 2023/24. Nel dettaglio, la maggior parte dei costi è legata a salari e stipendi del personale, a quota 244 milioni di euro (in calo rispetto ai 264 milioni di euro del 2023/24) di cui 220 milioni come compensi al personale tesserato (239 milioni nel 2023/24). In particolare, le retribzuoni per il personale tesserato sono state pari a 155,9 milioni di euro, rispetto ai 165,4 milioni del 2023/24.
Tra le altre voci, gli ammortamenti, le svalutazioni e gli accantonamenti sono calati a 153,9 milioni di euro rispetto ai 169,8 milioni di euro del 2023/24, di cui 124,9 milioni di ammortamenti e svalutazioni legati ai calciatori (139,1 milioni nel 2023/24). Tra le svalutazioni, in particolare, pesano quelle legate a Daniloper la risoluzione consensuale dell’accordo e per l’adeguamento del valore di Douglas Luiz (svalutazione di 4,5 milioni).
Per quanto riguarda gli altri costi, gli accantonamenti sono stati pari a 17,3 milioni (di cui 16,4 milioni per l’esonero di Thiago Motta e dello staff), mentre gli oneri da gestione dei diritti dei calciatori sono passati da 22,2 a 43,7 milioni di euro di cui 20,5 milioni come oneri accessori non capitalizzati (di cui 2,5 milioni per KoloMuani e 1,9 milioni per Pogba), mentre i costi per i prestiti dei calciatori sono stati pari a 16,2 milioni (di cui 6,9 milioni per Conceicao, 3,8 milioni per RenatoVeiga e 2,8 milioni per Kalulu).
Questi i costi voce per voce nella stagione 2024/25:
Costi per materiali, forniture e altri approvvigionamenti: 4,6 milioni di euro (4,3 milioni nel 2023/24);
Costi per servizi: 95,0 milioni di euro (81,1 milioni nel 2023/24);
Costi per prodotti per la vendita: 1,6 milioni di euro (14,4 milioni di euro nel 2023/24);
Costi per il personale: 244 milioni di euro di cui 220 milioni per i tesserati (264 milioni di euro, di cui 239 milioni per i tesserati nel 2023/24);
Ammortamenti e svalutazioni: 153,9 milioni di euro di cui 124,9 per i giocatori (169,8 milioni di euro, di cui 139,1 per i giocatori nel 2023/24);
Costi da gestione diritti calciatori: 43,7 milioni di euro (22,0 milioni nel 2023/24);
Altri costi: 16,8 milioni di euro (14,3 milioni di euro nel 2023/24);
TOTALE: 559,6 milioni di euro (569,9 milioni di euro nel 2023/24).
Juventus bilancio 2025 – Risultato netto – La differenza tra fatturato e costi è stata così pari a -29,9 milioni di euro (rispetto al -175,4 milioni di euro del 2023/24). Il risultato ante imposte è stato negativo per 50 milioni di euro circa (con un impatto da 26,6 milioni di oneri finanziari), rispetto al -196 milioni del 2023/24, mentre il risultato netto è stato negativo per 58,1 milioni di euro contro il rosso di 199,2 milioni del 2023/24.
Juventus bilancio 2025 – Debiti e patrimonio netto – Il patrimonio netto consolidato al 30 giugno 2025 per il club bianconero risultava positivo per 13,2 milioni, rispetto ai 40,2 milioni del 30 giugno 2024, grazie anche ai 30 milioni di euro versati da Exor nel corso della stagione come anticipo del futuro aumento di capitale che sarà votato dall’assemblea degli azionisti del prossimo 7 novembre.
Infine, sul fronte debiti, le passività complessive sono passate da 638,6 milioni a 762,1 milioni di euro di cui 244 milioni come debiti da factoring (di cui 145 in scadenza al 2027) e 224,4 milioni verso società calcistiche (a fronte di crediti per 105,1 milioni dalle società) mentre l’indebitamento finanziario netto è invece pari a -280,2 milioni di euro (post IFRS 16, mentre pre IFRS 16 è -271,8), rispetto al -242,8 milioni del 30 giugno 2024 (post IFRS 16, mentre pre IFRS 16 era -231,5 milioni).
Le pressioni e gli affari dei clan riguardano specialmente security e ingressi allo stadio, così i giudici di Catanzaro hanno ordinato la misura
Uno scudo contro la criminalità organizzata. Perché i club di calcio restano un target molto appetibile per le cosche. Così il Tribunale di Catanzaro ha disposto l’amministrazione giudiziaria per dodici mesi nei confronti del Crotone, su proposta congiunta del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, del Procuratore distrettuale della Repubblica di Catanzaro e del Questore di Crotone. Per gli inquirenti, che si sono basati sul lavoro investigativo di polizia e carabinieri del Ros, “sono emersi sufficienti indizi per ritenere che l’attività economica della FC Crotone srl, compresa quella di carattere imprenditoriale, sia stata sottoposta, nel corso dell’ultimo decennio, direttamente o quantomeno indirettamente a condizioni di intimidazione e assoggettamento ad opera di esponenti di locali cosche di ‘ndrangheta, esercitando un asfissiante controllo del territorio di Crotone e delle relative attività imprenditoriali, compresa la FC Crotone srl, certamente più rilevante e appetibile“.
Affari – Nel mirino della criminalità parte dell’indotto che gira intorno al club. Secondo l’accusa infatti: “Il libero esercizio, da parte della società sportiva, con particolare riferimento ai settori specifici della security e della gestione degli ingressi allo stadio, risulta profondamente influenzato dalla presenza pervasiva della criminalità organizzata, di soggetti indiziati di appartenenza alle articolazioni ‘ndranghetistiche locali“. Contestualmente sono state avviate le procedure per la notifica di 17 provvedimenti di Daspo “fuori contesto”.
Il Club – – Un provvedimento a tutela del club dunque, sulla scia di quello notificato al Foggia, anch’esso sotto controllo giudiziario dopo le denunce del presidente Canonico. L’obiettivo è quello di riportare l’attività economica dei club nel perimetro della legalità. La famiglia Vrenna, proprietaria del Crotone e artefice di una storica promozione in Serie A nel 2016, specifica attraverso l’avvocato Francesco Verri: “Non si tratta affatto di un provvedimento punitivo: la misura è stata adottata perché l’Autorità Giudiziaria ritiene che l’Fc Crotone abbia subito il potere di intimidazione della ‘ndrangheta e non ipotizza, neanche lontanamente, complicità o connivenze della società, dei suoi soci o dei suoi dirigenti e collaboratori. L’Fc Crotone collaborerà attivamente con gli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale per proseguire le proprie attività nell’interesse della società, dei tifosi e in generale dello sport“. Intanto la procura della Figc acquisirà gli atti dalla magistratura.
La nuova penalizzazione si somma ai 7 punti già comminati in precedenza. In questo modo, il club giuliano partirà da –20 in questa stagione.
Lo Stadio Nereo Rocco, casa della Triestina (Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images)
Il Tribunale Federale Nazionale ha sanzionato l’U.S. Triestina Calcio 1918(Girone A di Serie C) con 13 punti di penalizzazione in classifica da scontare nella corrente stagione sportiva per una serie di violazioni di natura amministrativa. La società era stata deferita lo scorso 31 luglio a seguito di segnalazioni della Co.Vi.So.C..
La nuova penalizzazione si somma ai 7 punti già comminati in precedenza. In questo modo, il club giuliano partirà da –20 in questa stagione, vedendo fortemente ridottele proprie speranze di salvezza a causa di questa sanzione pesante.
La Triestina è stata recentemente acquistata da House of Doge attraverso la sua controllata Dogecoin Ventures, società collegata alla fondazione Dogecoin legata all’omonima criptovaluta. È la prima volta che una criptovaluta ha il controllo diretto di una squadra di calcio professionistica. House of Doge ha scritto in una nota che l’obiettivo dell’acquisizione è promuovere l’utilizzo di Dogecoin nei pagamenti.
Di seguito, la nuova classifica del girone A di Serie C dopo la penalizzazione odierna per i giuliani:
Pos.
Squadre
punti
1
Vicenza
10
2
Lecco
10
3
Union Brescia
9
4
Pergolettese
9
5
Arzignano Valchiampo
7
6
Alcione Milano
7
7
Renate
7
8
Pro Vercelli
6
9
Trento
5
10
Giana Erminio
5
11
Virtus Verona
4
12
Novara
4
13
Cittadella
4
14
Dolomiti Bellunesi
3
15
Inter U23
2
16
Albinoleffe
2
17
Pro Patria
2
18
Ospitaletto
2
19
Lumezzane
0
20
Triestina – (20 punti di penalizzazione)
-15
Violazioni amministrative: 13 punti di penalizzazione per la Triestina
La società era stata deferita lo scorso 31 luglio a seguito di segnalazioni della Co.Vi.So.C.
Il Tribunale Federale Nazionale ha sanzionato l’U.S. Triestina Calcio 1918 (Girone A di Serie C) con 13 punti di penalizzazione in classifica da scontare nella corrente stagione sportiva per una serie di violazioni di natura amministrativa. La società era stata deferita lo scorso 31 luglio a seguito di segnalazioni dellaCo.Vi.So.C..
House of Doge, braccio operativo ufficiale della Dogecoin Foundation, è diventato il principale azionista del club di Serie C: si tratta di un’azienda leader nel settore delle criptovalute, usate anche dal patron di Tesla
Inizia una nuova era per la Triestina.Il club giuliano cambia proprietà e l’operazione rappresenta una svolta storica per il mondo del calcio: il nuovo azionista di maggioranza è infatti la società House of Doge, sezione operativa della Dogecoin Foundation, colosso mondiale nel settore delle criptovalute. Si tratta della prima operazione di questo genere nel calcio europeo.
COLOSSO DELLE CRIPTO – Dogecoin è una valuta digitale decentralizzata e open-source, lanciata nel dicembre 2013 dagli ingegneri informatici Billy Markus e Jackson Palmer. Negli ultimi l’azienda si è espansa a tal punto che le sue criptovalute sono state adottate come metodo di pagamento delle aziende guidate da Elon Musk, tra cui Tesla. “Il nostro investimento nella Triestina va ben oltre il calcio – ha spiegato Marco Margiotta, Ceo di House of Doge -. Si tratta di connettere la comunità globale di Dogecoin con uno dei club più storici d’Europa e dimostrare che gli asset digitali possono generare valore, cultura e passione nel mondo reale. Puntiamo a creare un movimento condiviso che unisca l’orgoglio locale con l’innovazione globale“.
LA NOTA DEL CLUB – “Questa operazione rivoluzionaria – si legge nella nota della Us Triestina Calcio 1918 – segna l’integrazione diretta nella propria struttura di un veicolo di commercializzazione legato alle criptovalute, per la prima volta in un club calcistico europeo“. L’obiettivo della compagnia è “accelerare l’adozione di Dogecoin” attraverso lo sport, dai pagamenti alle partnership, fino alle esperienze globali dei tifosi.
I passi, i costi e l’impatto sui conti del progetto che ha rivoluzionato la storia recente del club blaugrana.
Siamo nel gennaio 2014.A guidare il Barcellona da ormai quattro anni c’è Sandro Rosell. In una riunione apparentemente di routine del consiglio di amministrazione del Barcellona, il portavoce Toni Freixa lascia intendere ciò che fino a quel momento sembrava impensabile: «Il Barça potrebbe lasciare il Camp Nou per trasferirsi in un nuovo stadio». Una frase che segna l’inizio di un decennio di annunci, rinvii, scandali, crisi economiche, pandemie e colpi di scena finanziari.
In quel periodo il board blaugrana sta esaminando varie ipotesi sul tavolo ma qualcosa dovrà cambiare. Il club vuole giocare in un impianto al passo con i tempi e in grado di far crescere i ricavi. Ricavi da stadio che, per capirci, erano più di 10 anni fa già ampiamente superiori a 150 milioni di euro, per fare un esempio più del doppio di quanto incassato l’anno scorso dall’Inter.
Le ipotesi sono due: o costruire un nuovo impianto o ristrutturare radicalmente quello esistente. Oggi sappiamo come sono andate le cose, ma in questo nuovo video cercheremo di capire perché ristrutturare lo stadio blaugrana si sia rivelato così complicato. Dal caso Neymar al mercato bloccato dalla FIFA (con l’avvicendamento tra Rosell e Bartomeu), ripercorriamo i passi che nell’aprile del 2014 portarono il 72% dei soci votanti, circa 27 mila membri, ad approvare la proposta di riqualificazione dello storico impianto del Barca.
«Questo è un grande passo avanti per il Barcellona, tra sette anni avremo un nuovo Camp Nou di cui tutti i soci e gli appassionati saranno orgogliosi» disse proprio Bartomeu. Diciamo che qualcosa però è andato storto, perché oggi, quattro anni dopo il termine previsto, lo stadio ancora non è ultimato.
Il nuovo CAMP NOU: il progetto, i costi e il peso sul bilancio del BARÇA – Calcio e Finanza
Il Pontedera di Menichini attende un Rimini in difficoltà tra debiti e fughe
Questa vigilia della gara col Rimini (domani alle 17,30, stadio Mannucci) ricorda un po’ quella vissuta con la Lucchese all’ inizio di aprile del campionato scorso. Allora arrivava a Pontedera una squadra che fino a pochi giorni prima aveva deciso di non scendere in campo a causa della pesante situazione societaria e con i calciatori che non percepivano stipendi da mesi. Alla fine però i rossoneri (che poi si salvarono ai play out) cambiarono idea e giocarono, ma con la testa svagata e persero con un secco 4-1. Il Rimini non è ancora a quel punto – la gara si giocherà regolarmente – ma il caos che regna in una società che solo pochi mesi fa ha vinto la Coppa Italia di Serie C, che ha preso 11 punti di penalizzazione, che ne sta aspettando almeno altri due per un nuovo deferimento, e che non sa ancora se, dopo la trasferta di domani, potrà disporre del proprio impianto per le successive gare casalinghe (al momento può solo svolgervi gli allenamenti), ha già indirizzato in maniera pesantemente negativa la stagione. Che i romagnoli rischiano di non finire. Anche perché nel frattempo, vista la brutta aria che iniziava a tirare, c’è stato un fuggi-fuggi dei migliori elementi (alla fine ha rinunciato anche Piero Braglia, che si era seduto sulla panchina per qualche giorno) e la squadra adesso è zeppa di giovani.
Così, dopo le prime due gare di campionato tutto sommato dignitose come lo sono state la sconfitta casalinga per 1-0 col Gubbio e il pari senza reti a Pesaro, nell’ultima giornata per la squadra di D’Alesio è arrivata una disfatta interna per 4-1 contro la Ternana. Viste le condizioni, per il Pontedera questa sfida diretta numero 27 potrebbe così essere l’occasione per cogliere la prima vittoria di questo campionato.
Il presidente Espedito Siniscalchi, il direttore sportivo Luca Nember e la proprietaria Giusy Anna Scarcella, amministratrice della Building Company
Doveva arrivare ed è arrivata. Senza nessuno sconto, anzi. E l’impressione è che non sia affatto finita qui. Il Tribunale federale, dopo il deferimento di più di qualche settimana fa, ha deciso: undici i punti di penalizzazione per il Rimini e una multa di oltre 10.000 euro. A essere punite sono le ormai note violazioni amministrative riferite al pagamento degli stipendi ai tesserati, relative allo scorso mese di maggio. Violazioni messe in atto dalla precedente proprietà, ma questo, di fatto, oggi importa poco. Oltre agli stipendi (poi pagati in ritardo dall’ex presidente Stefania Di Salvo), in quell’occasione non erano stati pagati alla scadenza nemmeno i contributi Inps e le ritenute Irpef. Ma non solo.
Entro il 7 luglio non erano state fornite nemmeno le informazioni economico-finanziarie previsionali (il budget, per intenderci) per la stagione 2025/2026. E qui era stata richiesta l’applicazione della recidiva. Tutto questo al ’prezzo’ di un -11 in classifica, che di fatto oggi diventa -10, grazie al punto conquistato dal Rimini alla seconda di campionato nel derby di Pesaro. Ma il conto è salato anche in termini economici. Infatti, sulla testa della società cadono anche due multe, rispettivamente di 5.000 e 6.667 euro, mentre l’ex presidente Di Salvo è stata inibita per 16 mesi. Otto mesi di inibizione anche per Sauro Cancellieri, all’epoca dei fatti sindaco unico della società.
Una prima stangata alla quale ne seguirà una seconda considerando che all’appello manca la penalizzazione per non aver presentato (e questo è opera della nuova proprietà) entro l’8 agosto l’ormai tristemente famosa fideiussione extra budget sul monte ingaggi. Insomma, un vero e proprio bagno di sangue. Annunciato, c’è da dirlo. Perché da settimane si sa che, prima o poi, la penalizzazione sarebbe arrivata. E Giusy Anna Scarcella, con la sua Building Company, ne era a perfetta conoscenza anche al momento della firma del preliminare di acquisto del club, il 31 luglio scorso. C’è anche da aggiungere che da quel giorno la nuova proprietà non ha fatto nulla per cercare di addolcire il giorno in cui ci sarebbe stata da mandare giù l’amara pillola. Anzi.
Mettendo in fila gli eventi è stato fatto proprio tutto il contrario:la nuova società non si è mai presentata mettendo insieme soltanto un via vai di dirigenti, non ha depositato la fideiussione che le avrebbe permesso di operare sul mercato, per poi smantellare la squadra (storia di qualche giorno fa). Ieri i cancelli del ’Neri’ sono rimasti chiusi e la squadra (o quel che ne resta) non si è allenata, mister Braglia non si capisce che rassicurazione attenda ancora e alle porte c’è la terza di campionato con la Ternana. “Siamo pronti a cedere le quote“, dice la Scarcella. Sperando, a questo punto, che sia una promessa.
Il massimo organo del calcio europeo è già intervenuto per ridimensionare il valore di una operazione incrociata fra i due club di Premier League.
Chelsea e Aston Villa rimangono sotto la lente di ingrandimento della UEFA non solo per il mancato rispetto delle regole economiche e finanziarie del Fair Play Finanziario, ma anche per le operazioni di compravendita di calciatori fra i due club.
Come riporta il quotidiano britannico The Time, la UEFA ha già avvertito i due club della Premier League che eventuali operazioni saranno sorvegliate e analizzate con estremo rigore per evitare che queste siano finalizzate, attraverso quotazioni gonfiate, con l’unico scopo di porre rimedio ai rispettivi bilanci attraverso quelle che potrebbero diventare delle plusvalenze fittizie.
Negli ultimi anni, diversi club della Premier League hanno concluso operazioni in sede di calciomercato pagando cifre elevate da una parte e incassando molto bene dall’altra. Alcune società hanno così esposto il problema, sostenendo che tali operazioni siano state effettuate con lo scopo di aumentare artificialmente i ricavi da trasferimenti, in modo da rispettare le regole sulla redditività e sostenibilità.
All’inizio di questo mese, è emerso che la UEFA è intervenuta per ridimensionare il valore di almeno una delle operazioni che ha coinvolto Chelsea e Aston Villa. Inoltre, va ricordato come il Chelsea ha ricevuto una multa di 31 milioni di euro per aver violato le norme finanziarie UEFA. Tale cifra potrebbe salire fino a 91 milioni se il club non si metterà in regola nei prossimi quattro anni, con il rischio di ulteriori sanzioni incombenti. Dal canto suo anche l’Aston Villa è stato multato per 11 milioni, cifra che potrebbe aumentare fino a 26 milioni.
La UEFA, nel comunicato ufficiale, aveva dichiarato di aver esaminato le «transazioni che prevedevano lo scambio di giocatori» e che queste «richiedevano adeguamenti specifici nei bilanci dei club». La scorsa estate, Omari Kellyman è passato dall’Aston Villa al Chelsea per 19 milioni di sterline(al cambio attuale, quasi 22 milioni di euro) ma non ha ancora esordito con i Blues. In direzione opposta, Ian Maatsen, prodotto del vivaio del Chelsea, è stato ceduto per circa 43,3 milioni di euro. In questo caso, il calciatore in questione ha collezionato 29 presenze in Premier League nella scorsa stagione con l’Aston Villa.
I due club della Premier League hanno dichiarato di aver capito e di essere consapevoli che in caso di di violazione degli accordi appena presi con la UEFA, questi verranno esclusi per una stagione dalle competizioni europee.
Il club giallorosso sanzionato per aver “leggermente superato l’obiettivo intermedio stabilito”. Multe pesanti per Chelsea e Barcellona
Tre milioni di multa e nessuna limitazione per le coppe, una sanzione ampiamente prevista dai Friedkin. La Roma tira un sospiro di sollievo e ora può iniziare il mercato in entrata senza patemi. La Uefa, infatti, ha diramato poco fa il comunicato in cui si annunciano le varie sanzioni a seguito delle presentazioni di bilancio legate al Fair Play Finanziario. Il club giallorosso, il cui accordo con l’Uefa scadrà il 30 giugno prossimo, aveva accumulato un totale di 18 milioni di plusvalenze così suddivise: Le Fée 2, Dahl 5,5, Zalewski 6,3 e Abraham circa 4,5 milioni.
IL PIANO FRIEDKIN – All’appello mancavano quindi circa 5-6 milioni per arrivare all’obbiettivo finale e a un debito aggregato inferiore ai 60 milioni. I Friedkin lo sapevano ma negli ultimi giorni di mercato hanno preferito andare incontro alla multa piuttosto che vendere big come Svilar o Ndicka o svendere alcuni giovani del vivaio.Niente restrizioni dei giocatori in lista Uefa quindi né ovviamente esclusioni dalle coppe per la Roma che ora guarda con più positività al mercato in entrata per Gasperini pur dovendo rispettare un tetto al monte ingaggi e dovendo poi chiudere il prossimo bilancio alle medesime condizioni. Peraltro i Friedkin avevano stanziato già 3,5 milioni nel bilancio precedente per affrontare l’eventuale multa. “L’AC Milan (ITA) , l’FC Internazionale Milano (ITA) , l’AS Monaco FC (FRA) , l’Olympique de Marseille (FRA) , il Paris Saint-Germain (FRA) , il Beşiktaş JK (TUR) , il Trabzonspor A.Ş. (TUR) e il Royal Antwerp FC (BEL) hanno tutti raggiunto gli obiettivi finanziari intermedi stabiliti per l’esercizio finanziario che si concluderà nel 2024. L’AS Roma (ITA) ha leggermente superato l’obiettivo intermedio fissato per l’esercizio finanziario che si concluderà nel 2024 ed è stata multata di 3 milioni di euro“, il comunicato Uefa. Multe pesanti invece per Chelsea (20 milioni), Barcellona (15 milioni), Lione (12,5 milioni) e Aston Villa (11 milioni).
La Figc ha escluso la società dal calcio professionistico
Massimo Cellino (LaPresse)
Ultimo atto per il Brescia Calcio: 114 anni di storia davvero al capolinea. The last dance, l’ultimo ballo: nella mattinata di giovedì 3 luglio il Consiglio federale della Figc ha escluso definitivamente la società dal calcio professionistico. Nel comunicato ufficiale della Federazione vengono ricordati gli adempimenti mancati alla scadenza perentoria del 6 giugno scorso, tra cui il pagamento di 1,1 milioni di euro alla Lega nazionale professionisti Serie B del debito scaduto il 31 gennaio, il pagamento degli emolumenti dovuti a tesserati, dipendenti e collaboratori, il versamento di varie ritenute Irpef, il versamento dei contributi Inps e altro ancora. Per tutto questo il Consiglio federale ha deliberato di “prendere atto della intervenuta non concessione alla società Brescia Calcio spa della Licenza nazionale 2025/2026 e della conseguente non ammissione della stessa al campionato di Serie C 2025/2026“.
È la conclusione di un’odissea proseguita per settimane e il cui epilogo era stato purtroppo ampiamente annunciato. Cala il sipario anche sui 13 dipendenti in forza alla società che era guidata dal presidente uscente Massimo Cellino: tutti a casa, inevitabilmente, e gira voce (da confermare) che siano stati licenziamenti semplicemente con una mail.
La questione dello stadio Rigamonti – C’è poi il capitolo stadio, che non è cosa da poco. Mercoledì 2 luglio il presidente Cellino (o suoi rappresentanti) era atteso a Mompiano per la consegna delle chiavi del Rigamonti al Comune di Brescia, che ne detiene la proprietà: non si è presentato nessuno e il termine ultimo per il cambio delle serrature – letterale, non è un modo di dire: la Loggia cambierà tutte le serrature – è stato prorogato a venerdì. Difficile che cambi qualcosa anche in tal senso.
Così la Loggia in una nota diffusa qualche giorno fa: “Il Comune di Brescia comunica che il 28 giugno 2025 il contratto di concessione dello stadio Rigamonti con la società Brescia Calcio si è risolto di diritto.La risoluzione è conseguenza della diffida trasmessa nei giorni precedenti, in seguito alla quale Brescia Calcio ha effettuato un pagamento parziale di 109.096,06 euro, somma corrispondente a una delle due rate previste, come indicato anche nell’oggetto del versamento. Non essendo stato saldato l’intero importo dovuto, il contratto si intende sciolto secondo quanto previsto dall’accordo“. La determina formale di risoluzione è stata notificata il 30 giugno, richiedendo il rilascio e la restituzione dell’impianto per il 2 luglio alle 17(ma come detto, non si è presentato nessuno).
Cos’è successo in queste settimane – È finito tutto in poco più di un mese. Da quando, dopo la salvezza conquistata sul campo all’ultima giornata, il Tribunale federale nazionale (era il 29 maggio) aveva sanzionato il Brescia con 8 punti di penalizzazione, 4 da scontare nella corrente stagione sportiva – dunque con retrocessione immediata – e altri 4 nella prima stagione sportiva utile a decorrere dal 2025/2026, con pene accessorie di 6 mesi di inibizione per il presidente Massimo Cellino e per il consigliere delegato della società Edoardo Cellino. Storia nota: pagamenti mancati, ricorsi e controricorsi, indagini e altro ancora. Sul ponte sventola bandiera bianca.
La nuova vita del Brescia Calcio potrebbe però ripartire da Giuseppe Pasini, patron della Feralpisalò che andrebbe a sostituire l’attuale società (fallita) per consentirle di ripartire almeno dalla Serie C: c’è già stato un primo (e positivo, dicono i bene informati) incontro in Loggia tra la sindaca Laura Castelletti, lo stesso Pasini e Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A. Di certo non finisce qua: l’ormai ex presidente Cellino ha già annunciato battaglia, legale e non. Chi l’ha dura, la vince? Tutti speriamo per il bene del Brescia.
Se la quota mancante non sarà saldata entro mezzanotte, i biancoblù potrebbero perdere lo stadio
Lo stadio Mario Rigamonti (Archivio)
La telenovela delle vicissitudini del Brescia Calcio prosegue con una corsa contro il tempo per evitare lo sfratto dal Rigamonti. La squadra biancoblù, infatti, risulta insolvente: deve al Comune 218mila euro di canoni per l’affitto dello stadio cittadino. L‘ultimo giorno utile per pagare sarebbe stato oggi. E proprio questa mattina è arrivata la notizia dell’avvenuto versamento di una delle rate dovute da parte del patron Massimo Cellino: circa 109mila euro, poco più della metà dell’importo dovuto.
Una mossa che, però, rischia di non bastare. Vero, il pagamento parziale potrebbe sembrare un primo passo verso la regolarizzazione della posizione del Brescia Calcio: la convenzione prevede infatti che il concessionario sia considerato inadempiente dopo due mancati pagamenti, anche non consecutivi. In apparenza, saldando anche una sola rata, il club potrebbe guadagnare tempo.
Le verifiche di Palazzo Loggia, tuttavia, lasciano spazio a una realtà più complessa. Il Brescia Calcio, infatti, è già stato messoformalmente in mora: ciò significa che, in questo contesto, il solo versamento parziale non ha alcun effetto sospensivo. Per evitare lo sfratto, la somma deve essere pagata per intero, e farlo entro la scadenza tassativa di oggi. In mancanza del secondo bonifico, l’ente pubblico potrà avviare da lunedì l’iter per la ripresa del possesso dello stadio. Di fatto, Cellino ha quindi fino alla mezzanotte di oggi per regolarizzare la posizione della squadra.
Il debito, inoltre, non è l’unico problema. C’è un altro vincolo fondamentale previsto dalla convenzione: l‘impianto di Mompiano è concesso esclusivamente per l’utilizzo da parte di una squadra professionistica. In altre parole, senza l’iscrizione del Brescia alla Serie C, decadrebbe automaticamente anche il presupposto sportivo per mantenere l’uso del Rigamonti.
In un momento di grande incertezza per il futuro del club – con un‘iscrizione in Lega Pro ancora incompleta – il nodo stadio diventa così un ulteriore fronte aperto. Senza il saldo integrale del debito e senza il rispetto dei requisiti sportivi, il rischio concreto è che già da lunedì il Brescia si ritrovi senza casa.
Il club giallorosso deve fare i conti con il Settlement Agreement firmato nel 2022 con la UEFA.
Frederic Massara (Foto: Imago / Insidefoto)
Sistemata la parte sportiva con il trio Ranieri-Massara-Gasperini, la Roma ora si trova, nel vero senso della parola, a fare i conti prima di procedere con il calciomercato e provare ad accontentare le richieste del tecnico ex Atalanta.
Come riporta l’edizione odierna del La Gazzetta dello Sport, il club giallorosso è alle prese con i paletti del Fair Play Finanziario della UEFA che orma inseguono la Roma da diverse stagioni. E la scadenza per soddisfare i vari parametri è quella del30 giugno, quando si chiuderà ufficialmente la stagione 2024/25.
Entro quella data, la società capitolina dovrà mettere a bilancio plusvalenze, ne basterebbe anche una, per un totale di 12-13 milioni di euro. In caso contrario dalla UEFA arriverebbero delle sanzioni che potrebbero ancora di più limitare l’operato della Roma sul mercato (una esclusione dalla prossima Europa League sembra improbabile al momento)
Come stabilito nel Settlement Agreement firmato nel 2022 con la UEFA le restrizioni saranno valide anche sulle prossime due sessioni di mercato. Come detto, servono almeno 12-13 milioni di euro da incassare immediatamente. La sola cessione di Leandro Paredes al Boca Juniors, con pagamento della clausola da 3,5 milioni, non è però sufficiente.
Per questo motivo stanno diventando cruciali queste ore per l’eventuale trasferimento di Angeliño all’Al Nassr, dopo che l’Al-Hilal è riuscita a convincere Theo Hernandez a diventare il nuovo terzino sinistro della squadra saudita di Simone Inzaghi. Sull’esterno mancino ci sono anche Girona e Sunderland, ma l’operazione con il club saudita sembra la più concreta al momento.
Intanto, si cerca una sistemazione anche per Tammy Abraham, appena rientrato dal prestito secco al Milan, con possibili destinazioni in Arabia Saudita o in Turchia. C’è anche l’ipotesi di una partenza per Stephan El Shaarawy, mentre l’infortunio di Lorenzo Pellegrini al momento esclude un suo trasferimento anticipato rispetto alla scadenza del contratto, che è fissata per il 2026. In attesa di offerte che generino plusvalenze restano anche Celik, Cristante e Baldanzi.
Se l’operazione Angeliño dovesse arenarsi, il club potrebbe essere costretto a vendere un calciatore che viene considerato al momento fra gli incedibili. Il nome più probabile in questo senso è quello di Evan Ndicka. Il difensore ha già rifiutato una proposta del Marsiglia, ma è attratto dalla Premier League, dove Manchester United, Arsenal e Newcastle stanno valutando la situazione. Nelle ultime ore è spuntato anche l’interesse del Galatasaray.
Il cartellino del difensore ivoriano, arrivato a parametro zero nell’estate 2023, è valutato attorno ai 35 milioni di euro, cifra che garantirebbe una plusvalenza totale, ma costringerebbe poi la Roma a cercare almeno due nuovi centrali. Una prospettiva che il direttore sportivo Ricky Massara vorrebbe evitare.
Intanto il club continua nella sua politica di abbassare il monte ingaggi. Infatti, la già citata uscita di Paredes direzione Boca Juniors, sommata all’addio di Mats Hummels, permette al club giallorosso di risparmiare 12,5 milioni di euro lordi.
A questo si aggiunge la riduzione dell’ingaggio di El Shaarawy, che con il rinnovo ha accettato di passare da 3,5 milioni a 1,5 milioni più bonus. Anche le uscite di Victor Nelsson e Lucas Gourna-Douath contribuiranno, con un taglio agli stipendi di circa 1,4 milioni. Se poi Paulo Dybala accettasse di spalmare il proprio ingaggio, la Roma potrebbe risparmiare ulteriori 5 milioni. Infine, si parla anche dei 3 milioni di euro che potrebbero essere risparmiati con l’uscita di De Rossi, che sarebbe nel mirino della Sampdoria come nuovo allenatore.
In questo conteggio va inserito anche Alexis Saelemaekers, rientrato al Milan dopo il prestito e per il quale la Roma era interessata a un’operazione a titolo definitivo. No secco dei rossoneri, anche dietro richiesta del tecnico Massimiliano Allegri, e quindi sui conti giallorossi non ci saranno più i 1,28 milioni di euro netti percepiti dal belga. Anche se da Milano, sempre sponda rossonera, è rientrato il già citato Abraham che guadagna molto di più dell’esterno classe 1999 ed è per questo sulla lista dei partenti.
La missione a Trigoria è ben chiara a tutti: entro il 30 giugno serve cedere i calciatori fuori dal progetto tecnico con la speranza di non andare a toccare un titolare. L’obiettivo è quello di rispettare il limite massimo imposto dalla UEFA di 60 milioni di euro di deficit aggregato. Un piccolo scostamento è ammesso, anche a costo di una multa, più che probabile visti i due pesanti rossi per le stagione 2022/23 e 2023/24, ma superare certi confini non è un’opzione.
Giorni complicati, complicatissimi in casa Lazio, con il club che si è visto imporre un blocco del calciomercato a causa dello sforamento di alcuni paletti UEFA: ecco il comunicato ufficiale del club sulla situazione delle finanze biancocelesti.
La Lazio dirama un comunicato ufficiale sullo stato delle finanze del club – “In merito alle notizie diffuse oggi da alcuni organi di stampa in modo fuorviante sulla situazione economico-finanziaria della Società, si ritiene doveroso precisare che non esiste alcun motivo di preoccupazione.
La S.S. Lazio dispone di risorse proprie e di una struttura gestionale consolidata, che da oltre vent’anni affronta ogni passaggio con lucidità, responsabilità e rigore.
La solidità economica – finanziaria, la sostenibilità del progetto sportivo e la coerenza strategica rappresentano da sempre ed ancor di più oggi pilastri su cui si fonda l’identità del Club”.
Lazio, tempi duri: la Covisoc blocca il mercato in entrata. Sarri preoccupato
Il club biancoceleste ha sforato tre parametri Figc. Serve vendere per colmare il deficit
Niente acquisti fino a settembre: la Lazio può soltanto vendere. La Covisoc ha bloccato il mercato del club biancoceleste in entrata agitando ambiente e soprattutto Maurizio Sarri.La decisione della Covisoc si basa sui dati della trimestrale al 31 marzo: i tre parametri Figc – indice di liquidità, indebitamento e il costo del lavoro allargato– sono stati sforati e dunque la Lazio, sebbene regolarmente iscritta al campionato, non può effettuare operazioni di tesseramento. A meno che il presidente Lotito non ripiani il deficit alleggerendo l’organico o immetta liquidità con mezzi propri.
“Non c’è alcun bisogno di comprare in questo momento. Piuttosto il problema è contrario, dobbiamo vendere perché ci sono troppi esuberi. Parliamo di 28 giocatori di movimento per una competizione più la Coppa Italia“, ha dichiarato il patron biancocelelste qualche giorni fa al Messaggero. Ma i big resteranno: “Abbiamo giocatori forti, il fatto che tutto il mondo li richieda ne è la prova. Ho detto no a offerte importanti per Rovella, Tavares, Isaksen, Guendouzi e Castellanos“. La cessione di Tchaouna, che andrà al Burnley per 14 milioni più bonus più il 10% sulla futura rivendita per i biancocelesti, non basterà per sbloccare un nuovo arrivo, visto che non è fuori parametro soltanto l’indice di liquidità. Intanto, a fronte della nuova situazione, Lotito ha parlato con Sarri tranquillizzandolo. Certo è che l’allenatore non si aspettava un ritorno così complicato.
La Covisoc blocca il mercato della Lazio: tutti i dettagli
La Lazio ha superato tre parametri economici fondamentali FIGC e per questo motivo non può effettuare operazioni di tesseramento in entrata. In sostanza il club biancoceleste può solo vendere, ma non comprare. La Covisoc, in ragione di questo, ha bloccato il mercato estivo del club: tutti i dettagli.
Mercato Lazio, la Covisoc blocca tutto: cosa sta succedendo – Come riportato da Il Messaggero, la cifra che Lotito dovrebbe coprire ammonterebbe a circa 90 milioni di euro. Il presidente della Lazio, qualche giorno fa, al Corriere dello Sport aveva parlato di situazione “risolvibile”, ma la realtà è che la Covisoc ha bloccato il mercato. La Commissione di vigilanza sulle società di calcio, si basa sulla trimestrale al 31 marzo.
La Lazio è regolarmente iscritta al campionato ma, avendo superato i tre parametri FIGC, non può operare trattative in entrata. Per ora può soltanto vendere e il prossimo esame è fissato al 30 settembre. Il club, come sottolinea il Corriere dello Sport, ha subito uno stop totale, non parziale come altre società. La situazione attuale è di stallo totale, immobilismo più assoluto.
Le uniche soluzioni possibili sono due: fare cessioni e rientrare dal disavanzo oppure immettere nuovo capitale proprio in società. Al momento, però, la società non sembra percorrere nessuna delle due strade: la strategia è quella di aspettare gennaio quando entreranno in vigore nuovi paletti.
I parametri fuori norma – I tre parametri fuori norma sono tre: indice di liquidità, indebitamento e costo del lavoro allargato. Questi parametri sono assolutamente necessari per poter accedere alle operazioni di tesseramento. Il primo parametro indica la capacità della società di andare a coprire i debiti in breve termine, in un periodo ristretto di tempo. Il secondo, quello che fa riferimento all’indice di indebitamento, va a verificare il rapporto tra ricavi e debiti mentre il terzo, l’ultimo, fa riferimento al peso degli stipendi e dei cartellini rispetto agli introiti. La Covisoc ha bocciato la Lazio su tutti quanti questi tre parametri e per questa ragione gli ha bloccato il mercato in entrata.
Nemmeno la cessione del gioiellino Cherki al City ha convinto la commissione che controlla i conti dei club, che ha deciso di mantenere la retrocessione amministrativa autunnale del club
Il proprietario del Lione Taxtor con Fonseca
Il rischio c’era, ma sembrava remoto. Soprattutto dopo la cessione altisonante, anche in termini finanziari, del gioiellino Rayan Cherki al Manchester City. Ma non è bastato per convincere la commissione della lega che controlla i conti dei club, che invece ha deciso di mantenere la retrocessione amministrativa autunnale del Lione. Un colpo duro, anche per la Ligue 1 e non solo per il proprietario americano John Textor che però può ancora presentare ricorso.
PROSPETTIVA LIONE – Nel frattempo, il Lione è spinto verso la Ligue 2, nonostante il sesto posto finale, che ha permesso al club allenato da Fonseca di guadagnarsi un posto in Conference League, poi diventata Europa League, grazie alla vittoria del Psg anche in Coppa di Francia. Insomma, le prospettive sembravano rosee per la società controllata dal miliardario americano proprietario anche del Botafogo oltre che del Molenbeek in Belgio, e azionista uscente del Crystal Palace, per un incasso stimato a 200 milioni di euro. Un piccolo impero che però non ha convinto i gendarmi della Lega che puntano il dito contro i 175 milioni di euro di debito accumulato. Già a metà novembre era stata decisa la retrocessione a tavolino.Textor però era persuaso di poter ribaltare la sentenza, facendo valere le operazioni di rientro e le prospettive più rosee. Anche grazie al mercato, con la cessione di Cherki al Cityper 42,5 milioni di euro. Adesso, l’americano ha una settimana di tempo per presentare ricorso e tornare nella massima divisione.
Debiti per 175 milioni: Lione retrocesso per la prima volta in Ligue 2
Nemmeno la cessione del gioiellino Cherki al City ha convinto la commissione che controlla i conti dei club, che ha deciso di mantenere la retrocessione amministrativa autunnale del club
Colpo di scena nel calcio francese: l’Olympique Lione, storico club della Ligue 1, è stato retrocesso d’ufficio in Ligue 2, la seconda divisione del calcio nazionale. Il presidente della società, John Textor, e il direttore Michael Gerlinger, sono stati ascoltati questo martedì dalla Direzione Nazionale per il Controllo di Gestione (DNCG).
Non sono riusciti a convincere l’organo di vigilanza del calcio francese a revocare la retrocessione amministrativa in Ligue 2, decisa il 15 novembre scorso qualora non fosse stato effettuato un risanamento finanziario nel frattempo. L’organismo ha quindi confermato la retrocessione del club in seconda divisione, in base all’articolo 11 della DNCG.
L’OL – spiega il quotidiano francese L’Equipe – può ancora fare ricorso contro questa decisione e presentare nuovi elementi in grado di far cambiare idea alla DNCG in prima istanza. Retrocesso a titolo cautelativo questo inverno per non aver fornito le garanzie richieste dall’organo di controllo finanziario del calcio professionistico e a causa di un debito di 175 milioni di euro, il club era sotto la minaccia di una conferma di questa pesante sanzione.
A quattro giorni da questa scadenza cruciale, il proprietario del Lione, intervistato da L’Équipe dopo la vittoria del Botafogo contro il PSG nel Mondiale per Club, si era mostrato fiducioso e sicuro di sé. «Abbiamo realizzato vari investimenti nelle ultime settimane. Finanziariamente è tutto a posto», le sue parole. Anche questo martedì pomeriggio, davanti alla stampa, John Textor ha ribadito di essere «soddisfatto» dopo il suo passaggio davanti alla DNCG. Evidentemente, la situazione è più complessa.
Textor aveva definito domenica anche la cessione delle sue quote nel Crystal Palace (club di Premier League) per oltre 200 milioni di euro. Domenica, John Textor aveva siglato un accordo con Woody Johnson, proprietario dei New York Jets, per la cessione del 45% delle quote nel club inglese. La vendita di Rayan Cherki al Manchester City aveva inoltre permesso all’Olympique Lione di rimpinguare le proprie casse, con un incasso di 42,5 milioni di euro.
Queste somme, però, potrebbero non essere ancora arrivate al momento della valutazione. Il club non ha ancora rilasciato dichiarazioni e «attende i dettagli della DNCG e le motivazioni della decisione». Si tratta della prima retrocessione amministrativa nella storia del Lione. Salvo colpi di scena, l’OL giocherà in seconda divisione il prossimo anno, per la prima volta dal 1989.
L’inchiesta sui conti dell’Inter e del Milan portata avanti da Report, nota trasmissione televisiva in onda sulle reti Rai, continua a trovare pareri discordanti da parte di chi si occupa abitualmente di finanza applicata al calcio. L’ultimo a contestare le tesi del programma è Carlo Festa, giornalista de Il Sole 24 Ore che, attraverso un post pubblicato su X, esprime le sue perplessità sulla questione.
“Ho qualche scetticismo sull’interpretazione di Report dei debiti di Inter e Milan – esordisce la firma del quotidiano -. I debiti finanziari veri dell’Inter sono di 400 milioni e stanno per essere rifinanziati. E lato Milan il tema è ora più economico (mancata partecipazione a Champions) che finanziario”.
Ho qualche scetticismo sull'interpretazione di Report dei debiti di Inter e Milan. I debiti finanziari veri dell Inter sono di 400 milioni e stanno per essere rifinanziati. E lato Milan il tema è ora più economico (mancata partecipazione a Champions) che finanziario
Perquisizioni in tutta Italia. Coinvolto un noto studio professionale
Massimo Cellino (LaPresse)
Un sistema ben oliato per trasformare crediti IVA inesistenti in cospicui sgravi fiscali, con il coinvolgimento di società fantasma e professionisti senza scrupoli. È quanto hanno scoperto le Fiamme Gialle di Brescia in un’operazione che ha portato a perquisizioni in 11 province italiane, da Milano a Napoli, da Roma a Taranto, con 25 soggetti (tra persone fisiche e giuridiche) sotto indagine per frode fiscale e riciclaggio.
Lo schema: crediti fittizi e società “veicolo” – Al centro dell’inchiesta c’è una rete di imprenditori che avrebbe sfruttato società inattive o inadempienti, spesso gestite da soggetti con precedenti per reati fiscali, per generare crediti fiscali falsi per oltre 4 milioni di euro.
Questi crediti, inesistenti, sarebbero stati poi ceduti attraverso una società “veicolo” con sede a Milano, priva però delle autorizzazioni necessarie per operare nel settore finanziario.
Tra le aziende che avrebbero beneficiato di questo meccanismo c’è anche il Brescia Calcio S.p.A., che avrebbe usato i falsi crediti per ridurre il proprio carico fiscale e contributivo.
Il ruolo degli “esperti”: coinvolto uno studio professionale – Le indagini avrebbero inoltre fatto emergere il coinvolgimento di uno noto studio di commercialisti con base a Brescia, accusato di aver facilitato lo schema fraudolento.
Il fondo USA Oaktree ha come obiettivo quello di ridurre il debito del club nerazzurro
Katherine Ralph e Alejandro Cano (Photo by Guido De Bortoli/Getty Images)
Il fondo Oaktree, proprietario dell’Inter, è al lavoro per rifinanziare il debito del club nerazzurro. Al suo fianco c’è la banca di investimentob Bank of America, incaricata di valutare le diverse opzioni disponibili.
Come riporta l’edizione odierna de Il Sole 24 Ore, l’operazione riguarda circa 400 milioni di euro di obbligazioni high yield, in scadenza a febbraio 2027 e garantite dai diritti di sponsorizzazione e media del club nerazzurro. Tra le ipotesi allo studio ci sono un collocamento privato, l’intervento di fondi di private debt o l’emissione di una nuova obbligazione. La scelta definitiva non è ancora stata fatta, ma uno degli obiettivi principali sarà ridurre il costo del nuovo finanziamento rispetto a quello attuale.
Bank of America vanta già un’esperienza consolidata nel settore calcistico: ha curato il rifinanziamento del Milan, è stata advisor di Elliott nella cessione del club a RedBird Capital Partnerse ha partecipato al finanziamento dei lavori di ristrutturazione del Santiago Bernabeu per il Real Madrid.
Il rifinanziamento riguarda i bond in scadenza a febbraio 2027 emessi da Inter Media and Communication, la società che controlla i diritti televisivi e commerciali dell’Inter. Si tratta di un passaggio finanziario chiave dopo l’ingresso di Oaktree nel capitale del club nel maggio 2024, in seguito al mancato rimborso di un prestito da 395 milioni da parte dell’ex proprietario cinese Suning.
Questo passaggio è strategico non solo per la stabilità finanziaria dell’Inter, ma anche per attrarre potenziali nuovi azionisti, insieme alla definizione del progetto per il nuovo stadio a Milano. Oaktree, tramite il veicolo Global Opportunities, ha dichiarato di essere pronto a sostenere il club nel lungo periodo, ma è anche aperto a valutare offerte d’acquisto.
Alcuni fondi di private equity e investitori starebbero iniziando a esaminare il dossier, ma per ora non sono emerse trattative concrete. Il principale nodo resta la valutazione del club da parte di Oaktree. Considerando un fatturato previsto intorno ai 500 milioni di euro e i multipli medi delle transazioni calcistiche europee (circa tre volte i ricavi), il valore d’impresa dell’Inter potrebbe arrivare fino a 1,5 miliardi di euro, da cui va però detratto l’indebitamento.
Nonostante la stagione dei nerazzurri si sia conclusa con zero trofei, l’Inter chiuderà l’anno fiscale 2024/25 il 30 giugno con il miglior bilancio della sua storia, grazie a ricavi complessivi che sfiorano il mezzo miliardo di euro, spinti soprattutto dai circa 160 milioni incassati dai premi per il percorso in Champions League. Il bilancio dovrebbe quindi essere in attivo, dopo anni di perdite, rendendo così il club più interessante per eventuali nuovi investitori.
Dopo il crollo del Brescia in B, un’altra società sparisce. “Epilogo doloroso”, scrive la proprietà in una nota ufficiale
La resa della Spal. La proprietà del club ferrarese “con grande rammarico” ha spiegato in una nota che “ufficialmente il club non disputerà il prossimo campionato di Serie C 2025-2026. Si tratta di un epilogo doloroso maturato dopo numerosi tentativi di individuare soluzioni concrete che potessero garantire la continuità del progetto sportivo e societario. Purtroppo, le condizioni attuali non lo rendono possibile. Negli ultimi quattro anni, la proprietà ha compiuto significativi sforzi economici, investendo 50 milioni di euro in liquidità reale (12 milioni solo nell’ultima stagione) nel tentativo di rilanciare la Spal, con l’obiettivo di restituire alla città di Ferrara una squadra all’altezza della sua storia e della sua passione. Tuttavia, nonostante l’impegno totale e il coinvolgimento dei soci, i risultati sportivi ottenuti non hanno soddisfatto le aspettative né sono stati proporzionati al livello degli investimenti effettuati“. Già ieri erano emersi i primi segnali preoccupanti in quanto la documentazione da presentare per regolarizzare l’iscrizione alla prossima stagione era stata giudicata incompleta. Ma le speranze della piazza erano che tutto potesse essere chiarito già oggi. Invece è arrivata la doccia fredda.
avanti inter – A questo punto, è sicuro che ci sarà posto nel prossimo campionato di Serie C per l’Under 23 dell’Inter, prima avente diritto in base ai criteri stabiliti dal Consiglio Federale. In questa situazione infatti occorre distinguere. Se un club rinuncia a fare domanda (come la Lucchese fallita da giorni), scattano le riammissioni delle retrocesse: nell’ordine Pro Patria (sicura di giocare la C, prenderà il posto della Lucchese), Caldiero, Sestri Levante, Legnago e Clodiense. Se invece una domanda viene presentata e bocciata (come quella della Spal) si procede con i ripescaggi, che avranno questo ordine: Inter U23 ormai sicura, poi Ravenna, una retrocessa, Milan Futuro (come nuova iscritta), Reggina e un’altra retrocessa. A quale scenario appartiene il Brescia? Dipende da che cosa accadrà nei prossimi 17 giorni. Il club avrà tempo fino al 24 giugno per presentare nuova documentazione. Se non lo farà, come probabile, farà scattare la riammissione di una retrocessa, quindi il Caldiero. Se invece presenterà una domanda, che ovviamente verrebbe bocciata per il mancato pagamento di stipendi e arretrati con l’Agenzia delle Entrate, darà luogo a un ripescaggio, con l’inserimento del Ravenna in Lega Pro.
Jovan Kirovski e Zlatan Ibrahimovic, volti di Milan Futuro
milan futuro – Le possibilità che Milan Futuro rientri tra le squadre ammesse alla Serie C 2025-26 sono poche. Milan Futuro è, come visto qui sopra, il quarto club nella lista dei ripescaggi. Garantita l’ammissione della squadra U23 dell’Inter, ai rossoneri servono altre tre esclusioni. La Covisoc, insomma, da lunedì dovrebbe respingere tre domande di iscrizione perché incomplete. Nei giorni scorsi si è parlato delle difficoltà di Triestina, Pro Vercelli, Rimini e Foggia, che però hanno inviato fideiussioni e documenti alla Covisoc. Possibile che loro o altre tre squadre vengano giudicate non in regola? Non impossibile, ma difficile.
La società ha comunicato in una nota di aver depositato tutta la documentazione necessaria per ottenere l’iscrizione al campionato di Serie C 2025/26
All’ultimo minuto, in sostanza in zona Cesarini, quando i tifosi già intravvedevano il fallimento societario e l’umiliazione di scomparire perfino dalla serie C, la storica società della Triestina si è salvata: a poche ore dalla mezzanotte, quando era fissata la scadenza, sono arrivati i soldi per pagare gli stipendi e ottenere la fideiussione, e inviare la documentazione per l’iscrizione al campionato.
“Us Triestina Calcio 1918 – si legge in una nota – comunica di aver depositato in data odierna tutta la documentazione necessaria al fine di ottenere l’iscrizione al campionato di Serie C 2025/26, unitamente a tutti gli adempimenti normativi e finanziari richiesti dal sistema Licenze Nazionali“. Il presidente Ben Rosenzweig nelle ultime 24 ore ha fatto comparire il denaro per gli stipendi dei tesserati dei mesi di marzo e aprile e per la fideiussione, 700 mila euro, per l’iscrizione, complessivamente una cifra di 3 milioni di euro. Da anni la società sportiva attraversa ciclicamente momenti di grande difficoltà economica.
Il presidente ha deciso di far morire la società, scaduti i termini per i versamenti. Il capitano Bisoli: “Calpestati 114 anni di storia”
Massimo Cellino, 68 anni
Una ripicca, non certo una decisione ponderata. Massimo Cellino ha deliberatamente fatto morire il Brescia.Ha deciso di non iscriverlo, punto e basta. Malgrado nei giorni scorsi abbia combattuto contro la Figc che l’ha penalizzato di 4 punti (più altri 4 la prossima stagione) per non aver rispettato due scadenze (il ricorso d’appello sarà discusso martedì, ma a questo punto sarà inutile) facendolo così retrocedere in Serie C. E malgrado stesse trattando con un fondo Usa, attraverso il suo ex d.g. Marroccu e un fedele sponsor, per un’operazione che sarebbe dovuta andare in porto prima della scadenza per le iscrizioni, fissata alla mezzanotte di ieri. Niente da fare, alla fine Cellino da Londra ha staccato i telefoni, ha scaricato legali, commercialisti e consiglieri, ha rimbalzato i giocatori, i dipendenti del Brescia e i pochi fedeli che lo cercavano aspettando buone notizie in extremis. La decisione, urlata nei giorni precedenti in uno dei suoi consueti scatti d’ira, è diventata realtà: Cellino non ha iscritto il Brescia.
la strategia – Contestato da mesi, inviso alla piazza, invitato in tutti i modi a non farsi più vedere in città dopo la salvezza raggiunta (sul campo) all’ultima giornata, Cellino ha subìto un brutto colpo quando gli è stato contestato il mancato pagamento di Irpef e Inps di febbraio e aprile, sostenendo di essere stato vittima di una truffa (cosa per la verità non da escludere). Da lì la decisione di vendere, ma la trattativa non è mai decollata. Per iscrivere la squadra avrebbe dovuto versare circa 3 milioni:un mese di stipendi, uno di Inps e due di Irpef per quasi 2,5 milioni, più la prima rata della rateizzazione (definita ma non firmata) per gli arretrati da 2,4 milioni con l’Agenzia delle Entrate, ossia circa 400 mila euro. Una volta iscritto, Cellino avrebbe potuto fare altri ragionamenti vendendo i giocatori sotto contratto, rientrare dell’esposizione, ristrutturare il debito e trovare una soluzione per il futuro. Un professionista di fama nazionale aveva già pianificato tutto. Invece no: ha voluto fare morire il club.
la citta’ – Così a Brescia si è vissuta una giornata di preoccupazione, culminata presto nella rassegnazione. Forse anche con un po’ di autocritica, chissà. Di sicuro senza piangersi troppo addosso, perché il bresciano non è fatto così. Il sindaco Laura Castelletti ha programmato un tavolo con Lumezzane, Ospitaletto e Feralpisalò, le altre società bresciane oggi in Serie C (nessuna provincia italiana ne ha tante), per trovare una soluzione comune. Ma con poche speranze. Brescia è la provincia più ricca d’Italia, ha imprenditori che potrebbero acquistare qualsiasi club di Serie A, ma non si sono mai avvicinati a quello del loro capoluogo perché la pressione ambientale è ritenuta insostenibile. Prima di Cellino era stato contestato Gino Corioni nonostante avesse preso Baggio e Guardiola, e lanciato Pirlo, Toni e altri. Sì, fare calcio a Brescia non è semplice e da qui un po’ di autocritica è necessaria.
tensione – Anche ieri i tifosi si sono radunati sotto la sede e la tensione è stata alta fino a notte fonda, in attesa di notizie. Il capitano Dimitri Bisoli è stato tra i primi a rassegnarsi, scrivendo su Instagram: “Sono stati calpestati 114 anni di storia, ma il Brescia non è lui(Cellino, ndr), il Brescia siamo noi e non morirà mai“. Altri compagni l’hanno seguito. Le forze dell’ordine presidiano lo store del club e il centro sportivo di Torbole Casaglia, che non è di proprietà del Brescia ma di una società di Cellino (Eleonora Immobiliare), che è azionista del club e di recente ha acquistato un palazzo in centro e avviato i lavori per un nuovo negozio. Proprietà personali quindi e non del Brescia. Questo è importante quando entrerà in scena il tribunale, essendoci un’esposizione di 9 milioni: il club potrebbe essere messo in liquidazione evitando il fallimento, anche per non danneggiare figli e parenti coinvolti con la società immobiliare.Cellino no. Lui rimane proprietario del marchio. E resta a Londra, a curarsi (come dice) e a superare questo momento. Ma Brescia non dimenticherà.
Spal a rischio, domanda incompleta. La Triestina si è iscritta, altri club sul filo
Le maggiori garanzie economiche richieste in sede di iscrizione stanno creando problemi a molte società
Con i termini accorciati e i maggiori impegni economici richiesti alle società per avere più garanzie durante la stagione, le iscrizioni sono state un problema molto serio e – oltre a quella del Brescia – sono attese altre esclusioni importanti, tutte in Serie C. Un anno fa saltò solo l’Ancona, stavolta sarà peggio. E questa difficoltà dovrebbe far riflettere la Figc per il futuro. Anche la Spal sembra al capolinea: la documentazione presentata sarebbe incompleta, mancherebbero alcuni pagamenti. La scadenza era a mezzanotte e la Covisoc farà le sue verifiche nei prossimi giorni, ma i segnali di disimpegno da parte di Joe Tacopina sono stati chiari. Un po’ di preoccupazione anche per la Triestina, che è stata in ballo fino all’ultimo momento per la presentazione di alcuni pagamenti, ma comunque ha comunicato di aver depositato tutto. Ci sono state sorprese inattese che hanno spiazzato la Lega Pro e corse affannose: inutile far nomi, qualcuno dovrebbe aver risolto, ma ci potrebbero essere altri default. Ricordiamo che se un club rinuncia a fare domanda (come la Lucchese fallita da giorni, o il Brescia) ci saranno le riammissioni delle retrocesse: nell’ordine Pro Patria, Caldiero, Sestri Levante (pare non interessato), Legnago e Clodiense. Se invece una domanda verrà bocciata (come quella della Spal) si procederà con i ripescaggi, che avranno questo ordine: Inter U23, Ravenna, una retrocessa, Milan Futuro (come nuova iscritta), Reggina e un’altra retrocessa. Speriamo che non si debba andare oltre.
Cellino sembra aver deciso di lasciare il club al proprio destino. La speranza di un ravvedimento notturno resiste, ma i soldi che servono per le scadenze continuano a mancare
A meno di un colpo di scena nella notte, sta per calare il sipario sul Brescia. «È finita» è la «sentenza» che arriva dagli ambienti del club, rumors confermati anche dalle persone che negli ultimi giorni sono state lavorativamente a contatto con Massimo Cellino. Il presidente del Brescia ha scelto di lasciare il club al proprio destino: un destino di ripartenza tra i dilettanti.
La speranza di un ravvedimento notturno naturalmente resiste, ma per poter provvedere alle scadenze, i 3 milioni e poco più che servono dovrebbero essere sui conti correnti del club al massimo alle 9 di domani mattina. Dal primo pomeriggio di oggi, ogni indiscrezione porta a delineare il quadro della fine della storia del Brescia. Il tutto anche contro ogni logica imprenditoriale.
Cosa può accadere al Brescia senza iscrizione: l’iter nel dettaglio
Qualora venisse confermata la volontà di Cellino di non onorare le scadenze, partirebbe la procedura della messa in liquidazione della società. Dialogo aperto tra gli imprenditori sul futuro
Se non ci sarà alcun colpo di teatro di Cellino nella notte, quel che accadrà nei prossimi giorni se il Brescianon rispetterà le scadenze federali, seguirà un percorso già chiaro. Il collegio sindacale della società prenderà atto dellamancata volontà di Massimo Cellino di andare avanti e quindi, porterà in tribunale i libri contabili, i bilanci e le scritture fiscali riguardanti gli ultimi tre anni.
Messa in liquidazione – Un passaggio che avvierà l’iter della messa in liquidazione della società con un professionista che sarà incaricato dal tribunale di guardare i conti del Brescia Calcio e mettere sotto i riflettori la gestione Cellino. Con inevitabile interessamento anche da parte della Procura. Contestualmente – almeno questo è quanto accaduto in altre piazze in casi simili – al sindaco della città Laura Castelletti sarà invece consegnato il titolo sportivo del club che ha una storia lunga 114 anni. L’amministrazione comunale diventerebbe così in questa fase il primo referente per le questioni legate al club calcistico della città.
I ricorsi – Ovviamente anche i ricorsi sportivi contro la sentenza del Tribunale federale che ha condannato le rondinelle alla serie C, andrebbero a decaderedavanti al mancato rispetto da parte del Brescia degli obblighi federali. Un atto, questo, che dimostrerebbe quanto risulterebbe incomprensibile la scelta di Cellino di far saltare il banco, se si pensa che solo martedì sera i suoi legali avevano depositato ricorso in appello contro la penalizzazione in primo grado. Perché procedere con la battaglia legale e dopo 72 ore abbandonare la società al proprio destino? Solo l’imprenditore sardo forse può dare una risposta.
Gli imprenditori – Nel frattempo già da ieri pomeriggio l’imprenditoria bresciana, tra telefonate e scambi di messaggi, avrebbe iniziato a dialogare su possibili scenari futuri. Su una ripartenza «che non deve essere necessariamente dall’Eccellenza», viene spiegato. E il pensiero è all’ipotesi di acquistare la categoria da una formazione già presente nelle graduatorie di serie C e disponibile all’intesa per dar vita al nuovo Brescia. Sui tempi e i modi nessuno ha però voluto ancora metterci la testa. Sperando in un clamoroso colpo di scena di Cellino.
Intervenuto ai microfoni di TMW Radio, Marco Bellinazzo ha parlato dell’inchiesta di Report sui bilanci dell’Inter
Intervenuto ai microfoni di TMW Radio, Marco Bellinazzo ha parlato dell’inchiesta di Report sui bilanci dell’Inter. Il giornalista fa chiarezza e sottolinea che il club nerazzurro non rischia nulla. “C’era stata già una puntata sui bilanci dell’Inter, in cui erano state riportate mie parole contro la trasmissione. Avevo spiegato alcuni passaggi tecnici per affrontare nel modo giusto alcune questioni tecniche. Sui 25 minuti del servizio è andato solo un minuto, ma so come funziona. Mi sono permesso di suggerire a Ranucci di pubblicarla sui social perché ci sono alcune cose che possono essere utili per dissipare i dubbi. C’è un’inquadramento della questione che va fatto pre e post-pandemia sull’Inter e il calcio italiano e che serve a capire meglio la questione”.
“Sull’Inter aggiungo che uno dei temi di Report è quello del patrimonio netto dell’Inter, che è negativo. Ma va spiegata la questione, perché come tante altre aziende durante la pandemia ha sfruttato una legge che permette di ripianare, e lo farà entro il 2027. L’Inter è andata in difficoltà per una serie di ragioni, anche per l’addio di Suning, ma non va fatta confusione su alcune regole che sono state sfruttate dall’Inter ma anche da altre aziende, regole non fatte ad hoc per il mondo del calcio. Altro fatto era il fondo Lion Rock, che era sparito dalla circolazione e per molti la quota era stata rilevata da Suning 2-3 anni fa grazie ai soldi presi da Oaktree“
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“Ma il fatto è che già nella primavera del 2024 sia la procura federale che della Repubblica avevano verificato che i passaggi azionari non c’erano stati. L’Inter non rischia nulla, visto che è stato verificato che non c’è stata alcuna violazione delle norme federali. Sponsorizzazioni fasulle? Ha sottoscritto una serie di contratti con Suning con aziende cinesi, alcune nella galassia Suning. Quando le aziende non hanno più pagato, non ha incassato più soldi l’Inter, tanto che ha perso una media di 150 mln l’anno per 4 anni”.