Per Shostakovich secondo Chailly e Barkhatov 2.679.482 euro, cifra record che supera di più di 100.000 euro i ricavi
Record storico per la Prima del Teatro alla Scala. Dopo il trionfo dell’anteprima per i più giovani il 4 dicembre, ‘Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk’ di Dmitrij Shostakovchha debuttato nella serata più importante del calendario del Piermarini di fronte a 1.896 spettatori, registrando un incasso definitivo di 2.679.482 euro, cifra record che supera di più di 100mila euro i ricavi dell’Inaugurazione della stagione 2024/2025, attestati sulla cifra di 2.560.492 euro.
Si tratta dell’incasso più alto di sempre, quello della dodicesima inaugurazione di stagione di Riccardo Chailly, che ha come protagonista una partitura di taglio cinematografico di un compositore ventiquattrenne capace di mescolare violenza, pietà, erotismo e grottesca comicità, in una messinscena affidata al talento del regista Vasily Barkhatov, più giovane dei suoi 42 anni.
Dopo l’apertura di domenica 7 dicembre alle 18, questo il calendario delle repliche: mercoledì 10 dicembre alle 20 (turno Prime Opera), sabato 13 dicembre alle 20 (turno A), martedì 16 dicembre alle 20 (turno B), venerdì 19 dicembre alle 20 (turno C), martedì 23 dicembre alle 20 (turno D) e martedì 30 dicembre alle 20 (fuori abbonamento).
All’inglese della McLaren è bastato piazzarsi sul podio per conquistare il Mondiale con due soli punti di vantaggio su Max. Quarto Leclerc, ottavo Hamilton
Vincere l’ultima gara come firma finale di questa straordinaria rimonta stagionale a Max Verstappen non è bastato. È sufficiente una terza posizione a Lando Norris per laurearsi per la prima volta in carriera campione del mondo di Formula 1, portando con soli due punti di vantaggio la sua McLaren al primo successo nel campionato piloti dopo il 2008. Il britannico, classe 1999, conquista così con un podio ad Abu Dhabi la vittoria più bella, quella che lo iscrive nell’albo d’oro dei campioni del mondo come 35° pilota iridato della massima serie.
La gara – Le monoposto scattano con la luce del sole che scende: l’immagine di un Mondiale al tramonto. La partenza è senza intoppi con Max Verstappen, lanciato dalla pole position, leader della gara dopo curva uno, seguito da Lando Norris e Oscar Piastri. Il primo colpo di scena arriva però proprio al primo giro quando l’australiano, partito con gomma dura, attacca all’esterno il compagno di squadra britannico per prendersi la seconda posizione in gara. Niente giochi di squadra per i due piloti papaya, che non sembrano disposti a regalarsi niente in pista. La situazione del britannico si fa subito complicata, con Lando attaccato nelle fasi iniziali della gara da un Charles Leclerc con un ottimo ritmo gara sulla sua monoposto. Norris e Piastri entrano al pit-stop al diciassettesimo giro, escono in mezzo al traffico: il britannico non si è risparmiato in questa fase della gara, superando gli avversari fino a rimettersi in terza posizione. A colpire non solo un super doppio sorpasso al diciannovesimo giro su Lance Stroll e Liam Lawson, ma anche quello sulla Red Bull di Yuki Tsunoda al ventiquattresimo giro. Un sorpasso non senza polemiche, perché completato dopo alcuni movimenti del giapponese in fase di difesa e per il sorpasso fuori dalla pista del britannico: entrambi i casi sono stati analizzati dai commissari di gara e per Tsunoda sono arrivati cinque secondi di penalità mentre il britannico, in lizza per il titolo, è stato graziato. Da quel momento della gara in poi Norris ha potuto gestire il proprio passo, guidando fino al quarantunesimo giro con gomma hard fino alla scelta di marcare Leclerc e rientrare insieme a lui per un doppio pit stop. Nessun cambio di dinamiche però, con Piastri – che partito con gomma dura fino al giro 41 non aveva ancora effettuato un pit-stop – rientrato subito dopo il compagno di squadra e uscito sempre in seconda posizione. Il trenino dei tre rivali prosegue così fino alla fine della gara, dove i protagonisti del Mondiale salgono insieme sull’ultimo podio dell’anno: la vittoria della gara a Verstappen, quella del titolo a Norris, e per Piastri un secondo posto nel GP e un terzo nel campionato.
Ultimo giorno – Mentre Leclerc porta a casa una quarta posizione di forza e talento, a chiudere una stagione difficile per la sua Ferrari, solo quarta nella classifica costruttori, Hamilton è riuscito in una rimonta dalla sedicesima alla ottava, entrando in zona punti per salutare il suo primo anno in rosso con un piccolo sorriso di speranza, sicuramente più positivo rispetto alla disastrosa giornata di qualifiche di sabato. Gabriel Bortoleto e Nico Hulkenberg salutano il team Sauber con una undicesima e nona posizione, con l’ultima gara in Formula 1 per una Scuderia che, il prossimo anno con entrambi i piloti di questa line-up, scenderà in pista con il nuovo, ambizioso, progetto Audi. Dice addio alla Formula 1 invece il pilota Yuki Tsunoda, che il prossimo anno sarà sostituto in Red Bull al fianco di Max Verstappen da Isack Hadjar mentre arriverà, in Racing Bulls al suo posto, il giovane talento del vivaio del team del toro, Arvid Lindblad. Kimi Antonelli, partito con gomma dura, ha sofferto al via scivolando dalla quattordicesima alla diciassettesima posizione, e chiudendo la gara in quindicesima, fuori dalla zona punti. Buona ultima gara anche per la Haas, con Esteban Ocon in settima posizione e Oliver Bearman in nona. A completare la top dieci la quinta posizione di George Russell, partito quarto ma scivolato indietro al via e mai davvero in competizione con Leclerc, e una sesta di Fernando Alonso, ancora a punti con un’ottima Aston Martin. Gli occhi di tutti però sono ovviamente davanti, dove è Lando Norris che dalla terza posizione viene celebrato dal suo team, in estasi per la vittoria di un primo titolo straordinario. Lascia così il trono del campione iridato dopo quattro anni Max Verstappen, che via radio ringrazia il suo team per una rimonta stagionale comunque destinata ad entrare nei libri di storia. Piange via radio, invece, il neo campione del mondo Lando Norris, incredulo al traguardo: “Vi voglio bene ragazzi, siete straordinari” dice. Prima di scendere dalla sua McLaren e prendersi l’abbraccio più dolce di tutta la stagione.
Il calcio europeo evidenzia anno dopo anno uno scenario di squilibrio, aspetto che lo differenzia da altri sport sviluppati negli USA. Ad esempio, la NFL è stata vinta negli ultimi 30 anni da 15 squadre diverse e l’NBA nello stesso periodo ne conta 30. Diverso il discorso nel calcio europeo: in questo stesso lasso di tempo la Premier League ha visto appena 6 diversi vincitori, la Bundesliga 7, in Liga c’è invece il dominio di Real e Barça che hanno vinto 24 degli ultimi 30 campionati, in Ligue1 il PSG ne conta 11 degli ultimi 13. Mentre in Serie A comandano Inter, Juventus, Milan e Napoli.
“La polarizzazione – spiega oggi Il Sole 24 Ore – nasce come diretta conseguenza (o per meglio dire, come effetto distorsivo) della crescita industriale del settore: nell’ultimo trentennio, i ricavi degli oltre 700 club delle Top Division europee sono aumentati di 10 volte (da 2,8 a 28,6 miliardi), un trend trainato prima dal boom dei diritti tv e più di recente dai proventi commerciali. Uno sviluppo, però, non omogeneo: il 75% dei ricavi in Europa è prodotto dal 10% dei club, ovvero i 96 partecipanti alle “Big 5” (Premier League, Bundesliga, Liga, Serie A e Ligue 1). Il 3% delle società (le 20 con i maggiori ricavi) incidono per il 40% del totale, e i club nella top 10 per quasi il 30“.
Tra il 1996 e il 2024, i ricavi delle 5 Top League sono aumentati di 19 miliardi. Un dato che si è poi evoluto nel tempo. Il quotidiano finanziario ricorda che nel 1996 i ricavi del Real Madrid erano sostanzialmente in linea con quelli di Juventus, Inter e Milan (intorno ai 50/70 milioni), ma poi nel 2023-2024 sono arrivate a toccare quota 1.045 milioni. Molto più in basso le tre big italiane, che in media arrivano a 380. Discorsi simili possono essere fatti per Bayern Monaco, Barcellona, Arsenal e Liverpool, ma anche per Manchester City e PSG, “club che presentano ricavi e stipendi pari rispettivamente al doppio e al triplo di quelli dei nerazzurri, e che negli ultimi 5 anni hanno speso un miliardo a testa nel mercato trasferimenti“, ricorda Il Sole 24 Ore.
Le eccezioni sono sempre più rare, ma esistono. “La stessa Inter è riuscita a raggiungere questi traguardi senza pregiudicare il proprio equilibrio economico-finanziario, e nel 2024/25 è stato raggiunto l’utile di bilancio, un qualcosa che non si vedeva dalla Presidenza Pellegrini (anni ’90)“, conclude il quotidiano nel suo approfondimento.
La nostra regione è quella con il numero assoluto più elevato di casi
Tra gennaio e ottobre 91.719 denunce di infortunio, di cui 128 con esito mortale, e 4.181 denunce di malattia professionale
I dati diffusi dall’INAIL relativi alle denunce di infortunio e malattia professionale registrate nei primi dieci mesi del 2025 confermano un quadro nazionale che resta critico e mostrano, ancora una volta, come la Lombardia sia la regione con il numero assoluto più elevato di casi: tra gennaio e ottobre di quest’anno in Lombardia sono state registrate 91.719 denunce di infortunio, di cui 128 con esito mortale e 4.181 denunce di malattia professionale.
Milano rimane l’area con il numero più elevato di denunce (30.500 casi nei primi dieci mesi del 2025) seguita da Brescia (13.198), Bergamo (10.509) e Varese (8.240). La Lombardia è la regione che presenta anche più denunce degli studenti di ogni ordine e grado: 15.146 denunce, pari al 24% del totale nazionale, con un aumento del +7,1% rispetto al 2024 (di cui 398 in itinere e 14.748 in occasione delle attività scolastiche, queste ultime comprendenti anche infortuni avvenuti nell’ambito della “Formazione scuola-lavoro”). Due i casi mortali denunciati (uno in occasione delle attività scolastiche e uno in itinere).
“I dati che emergono dall’ultimo report INAIL – evidenzia la Segretaria Confederale UIL Lombardia Eloisa Dacquino – confermano quello che denunciamo da tempo: in Lombardia la sicurezza sul lavoro continua a essere affrontata con strumenti insufficienti e inadeguati rispetto alla complessità e alla dimensione del rischio. Non possiamo accettare che la nostra regione mantenga, mese dopo mese e anno dopo anno, il primato nazionale per numero di infortuni e malattie professionali. Non si tratta soltanto di un effetto dimensionale: gli incrementi registrati in diversi territori e in specifici settori, unitamente all’aumento dei casi tra gli studenti, è un segnale inequivocabile che qualcosa non funziona nei sistemi di prevenzione e controllo e che la responsabilità è diffusa”.
“Non possiamo accettare che i percorsi di formazione – scolastici o professionali – diventino un ulteriore ambito di rischio. La scuola deve essere un presidio di sicurezza, non un luogo in cui si aggiunge vulnerabilità”.
Si tratta di qualcosa che la segretaria confederale conferma chiamare in causa anche la qualità della valutazione dei rischi: “Persistono carenze nei sistemi di prevenzione, organizzazione del lavoro – continua Dacquino – l qualità della formazione e presenza ancora troppo diffusa di modelli produttivi che sacrificano la sicurezza sul lavoro alla logica della produttività. L’aumento delle malattie professionali, in particolare dei tumori e delle patologie muscolo-scheletriche, conferma che siamo di fronte a rischi sottovalutati, che emergono con ritardi inaccettabili nei processi di tutela e continuano a essere pagati sulla pelle di lavoratrici e lavoratori. È un tema che chiama in causa la qualità della valutazione dei rischi e l’efficacia dei controlli”.
“Di fronte a tutto questo – conclude Dacquino – la UIL Lombardia ribadisce la necessità di rafforzare le azioni di vigilanza, garantire formazione qualificata e verificabile, rendere pienamente operativi i Protocolli sottoscritti e un impegno concreto delle imprese nel garantire ambienti di lavoro sicuri. 302 denunce di infortunio al giorno nella nostra regione sono la testimonianza di un rischio ignorato, di un controllo mancato, di un diritto negato. Sono la conferma evidente che il sistema delle tutele e della prevenzione non sta funzionando e che le responsabilità troppo spesso si traducono in impunità: per questo chiediamo l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro, una Procura nazionale ad hoc e politiche pubbliche capaci di trasformare la sicurezza sul lavoro da principio dichiarato a condizione reale e quotidiana in ogni contesto lavorativo”.