E’ ben gradito un’applauso!!! Grazie
Dicembre 2025
| ThyssenKrupp, 18 anni dopo: nulla è cambiato |
| articolo: Articolo redatto da Alessandro per alessandro54.com, con il supporto di ChatGPT (OpenAI). |
| Diciotto anni dopo la tragedia della ThyssenKrupp di Torino, il ricordo dei sette operai morti in fabbrica resta vivo ma la lezione è rimasta inascoltata. In Italia si continua a morire di lavoro, tra silenzi, indifferenza e assenza delle istituzioni. |
Sette operai morti, sentenze definitive ma un Paese che continua a morire di lavoro
Torino, 7 dicembre 2025 – Diciotto anni dopo il disastro della ThyssenKrupp, il ricordo di quella notte resta una ferita aperta nella storia del lavoro italiano.
Era la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 quando, nello stabilimento siderurgico di Torino, un violento incendio si sviluppò lungo una linea di produzione. In pochi istanti, le fiamme e l’olio bollente travolsero gli operai impegnati nel turno di notte.
Sette nomi da non dimenticare : In quel rogo persero la vita sette lavoratori:
- Antonio Schiavone 36 anni, deceduto il 06 dicembre
- Roberto Scola 32 anni, deceduto il 07 dicembre
- Angelo Laurino 43 anni, deceduto il 07 dicembre
- Bruno Santino 26 anni, deceduto il07 dicembtre
- Rocco Marzo 54 anni, deceduto il 16 dicembre,
- Rosario Rodinò 26 anni deceduto il 19 dicembre,
- Giuseppe Demasi 26 anni deceduto il 30 dicembre
Sette uomini, sette famiglie distrutte, vittime di un sistema che troppo spesso antepone la produzione alla sicurezza.
⚠️Le sentenze e i processi
- 2011 – Corte d’Assise di Torino (Primo grado): condanne per omicidio volontario con dolo eventuale per l’amministratore delegato Harald Espenhahn e altri dirigenti; TKAST responsabile civile.
- 2013 – Corte d’Assise d’Appello di Torino: rideterminazione delle pene, Espenhahn a 10 anni, gli altri dirigenti a pene tra 7 e 9 anni; conferma responsabilità civile per l’azienda.
- 2014 – Appello bis: conferma condanne per omicidio colposo e incendio colposo; TKAST sanzionata con 1 milione di euro e misure interdittive.
- 2016 – Corte Suprema di Cassazione: conferma delle condanne, escluso il dolo eventuale; sentenza di grande rilevanza giuridica sul tema della colpa cosciente.
⚠️Le sentenze
| Nome | Ruolo/Posizione | Pena definitiva |
|---|---|---|
| Harald Espenhahn | Amministratore delegato (tedesco) | 9 anni e 8 mesi |
| Gerald Priegnitz | Dirigente tedesco | 6 anni e 10 mesi. |
| Marco Pucci | Dirigente italiano | 6 anni e 10 mesi |
| Daniele Moroni | Dirigente italiano | 7 anni e 6 mesi |
| Raffaele Salerno | Direttore (italiano) dello stabilimento di Torino | 7 anni e 2 mesi |
| Cosimo Cafueri | Responsabile (italiano) della sicurezza | 6 anni e 8 mesi |
🔎 Sintesi
👉 I due dirigenti tedeschi (Espenhahn e Priegnitz) hanno scontato la pena in Germania, con modalità diverse rispetto agli italiani.
👉Gerald Priegnitz – condanna italiana: 6 anni e 10 mesi → scontata in Germania, scarcerato nel 2022 per buona condotta.
👉 Questi quattro dirigenti Italiani hanno iniziato a scontare la pena in Italia, senza riduzioni sostanziali.
Un Paese che continua a morire di lavoro: A 18 anni di distanza, la lezione non è servita.
In Italia si continua a morire di lavoro, ogni giorno, tra l’indifferenza generale e l’assenza delle istituzioni.
Le statistiche parlano chiaro: le morti bianche restano una costante, un bollettino silenzioso che accompagna la nostra economia e la nostra indifferenza.
La tragedia della ThyssenKrupp avrebbe dovuto rappresentare una svolta, un punto di non ritorno.
Invece, è rimasta un simbolo di memoria e impotenza, ricordata solo nelle ricorrenze, dimenticata nella quotidianità.
📅 Anniversario: 7 dicembre 2025
🏭 Luogo: Torino – Stabilimento ThyssenKrupp
⚖️ Sentenza definitiva: Cassazione, 2016 – condanne confermate per i vertici aziendali
Categorie consigliate: Cronaca, Lavoro, Memoria
Tag suggeriti: ThyssenKrupp, morti sul lavoro, sicurezza, Torino, anniversari, giustizia
🛠️Commento alessandro54
Si continua a parlare di nuove leggi sulla sicurezza, e proprio in questi giorni ne è stata approvata un’altra. Ma il problema non è creare norme nuove: il problema è far funzionare davvero quelle che già abbiamo. Da anni mancano controlli, personale e investimenti. Prima di aggiungere ulteriori regole, sarebbe stato più utile rafforzare quelle esistenti, che sulla carta sono già più che sufficienti.
La sicurezza non migliora con altra burocrazia – come la patente a punti per i cantieri – ma con ispettori, corsi di formazione, manutenzione degli impianti e responsabilità chiare, con pene certe per chi sbaglia. Ogni riforma che non parte da qui rischia di diventare una perdita di tempo e di risorse, mentre nei luoghi di lavoro si continua a morire come in passato.
E lo dimostrano casi come la tragica morte di Luana D’Orazio, una ragazza di 22 anni. È morta perché i dispositivi di sicurezza del macchinario erano stati manomessi e disattivati per aumentare la produzione.
Conseguenze legali: i proprietari dell’azienda sono stati condannati a pene detentive con sospensione della pena per omicidio colposo, mentre il capo manutentore è stato assolto.
Un esito che lascia l’amaro in bocca e ci ricorda, ancora una volta, quanto sia urgente mettere davvero al centro la vita di chi lavora.

