Sabato 29 giugno Milano si colora con la parata finale della Milano Pride Week 2024, un grande appuntamento inclusivo a difesa dei diritti LGBT nel mondo.
Il percorso – Come da tradizione, il punto di ritrovo è alle 15 in via Vittor Pisani, di fronte alla Stazione Centrale.
Il corteo partirà da piazza Repubblica alle 16 per continuare lungo via della Liberazione connettersi a via Melchiorre Gioia e raggiungere piazza XXV Aprile, i Bastioni di Porta Volta e viale Elvezia, fino a giungere di fronte all’Arena, per poi continuare lungo viale Byron, viale Melzi d’Eril, corso Sempione e concludersi all’Arco della Pace, dove si terrà il grande evento finale.
Sul palco, numerosi ospiti e musica per una grande celebrazione di libertà.
Gli artisti protagonisti – Gli artisti protagonisti di quest’anno sono Orietta Berti, La Cesira, Clara, Daniele Gattano, Michele Bravi, Gianmaria, Karma B, N.A.I.P., Debora Villa, Ditonellapiaga, Ricchi e Poveri, BigMama, Beatrice Quinta, Sethu, Gaia, Chadia e Francesca Michielin.
La conduzione sarà invece affidata a Marta Pizzigallo, Edoardo Zaggia, Francesco Cicconetti, Kaze e Fabrizio Colica.
Due forti esplosioni, poi una densa colonna di fumo nero in laguna nord visibile daMuranoe da buona parte di Venezia. È accaduto esattamente a Murano, al cantiere Scarpa, alle 20.45 di questa sera e l’esplosione ha interessato due barche di tipo houseboat. I vigili del fuoco e la polizia locale di Venezia stanno andando sul posto. Non dovrebbero esserci persone coinvolte o disperse.
L’allarme è arrivato al 115 della centrale operativa dei vigili del fuoco verso le 20:45. Diverse le chiamate di soccorso in cui gli utenti parlavano di forti esplosioni. Almeno due secondo i racconti arrivati alle centrali dei soccorritori. Subito dalla centrale operativa dei pompieri è stata attivata l’emergenza con l’invio dei Vigili del fuoco, dei sanitari del 118 e delle forze dell’ordine. Mobilitati anche i sanitari di Treviso con l’elicottero. Secondo le prime testimonianze l’esplosione sarebbe pervenuta da houseboat elettriche. Tutto è al vaglio dei soccorritori che stanno intervenendo a Venezia con più squadre.
I rifiuti di plastica in mare si vedono dallo spazio: lo studio europeo svela dove si accumula più spazzatura
Ogni secondo l’equivalente di un camion carico di plastica finisce nei mari di tutto il mondo. In un anno fanno oltre 12 milioni di tonnellate di bottiglie, buste e oggetti di ogni tipo che raggiungono gli oceani e di cui, una volta a largo, perdiamo inevitabilmente le tracce. Monitorarne il destino sarebbe invece utilissimo per organizzare interventi di mitigazione e pulizia dei mari, e un nuovo studio dell’Esa sembra aver trovat- o la soluzione: una strategia che sfrutta supercomputer e algoritmi di ricerca all’avanguardia per identificare la plastica che fluttua sulla superficie marina utilizzando le immagini riprese dai satelliti.
Italiane le acque più sporche del Mediterraneo Per essere visibili dallo spazio con i satelliti attualmente disponibili, la plastica deve aggregarsi in formazioni galleggianti, note come windrows, chiazze, strisce o andane, che assumono spesso la forma di lunghi filamenti creati dalla convergenza delle correnti marine, e possono raggiungere anche decine di chilometri di lunghezza. La presenza di una striscia di rifiuti indica un elevato livello di inquinamento in un luogo e in un momento specifici. Grazie alla ricerca, pubblicata su Nature Communications e a cui ha partecipato anche l’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Lerici, è stato dimostrato che l’abbondanza di queste chiazze è sufficiente per tracciare mappe dell’inquinamento e monitorare come evolve la situazione nel tempo.
La mappa dei rifiuti di plastica presenti nel Mediterraneo realizzata con le immagini satellitari
Lo studio ha utilizzato una serie di 300.000 immagini satellitari con una risoluzione spaziale di 10 metri, scattate ogni tre giorni per sei anni dai satelliti Sentinel-2 del programma Copernicus. E nonostante i sensori di questi satelliti non siano progettati per il riconoscimento dei rifiuti, l’analisi delle immagini satellitari, effettuata con supercomputer e algoritmi avanzati, è riuscita a produrre la mappa più accurata mai realizzata dell’inquinamento da plastica nel Mar Mediterraneo. Validando in questo modo la tecnica, e permettendo di effettuare diverse scoperte sulle dinamiche che dominano l’arrivo dei rifiuti nelle acque del mare. Dimostrando ad esempio che gli accumuli nelle andane costiere sono principalmente dovuti alle emissioni di rifiuti terrestri nei giorni immediatamente precedenti.
“Cercare aggregati di rifiuti di diversi metri sulla superficie del mare è come cercare aghi in un pagliaio“, spiega Stefano Aliani, direttore di ricerca ed oceanografo di Cnr-Ismar. “Nonostante i satelliti non specializzati, siamo riusciti a identificare le aree più inquinate e i loro principali cambiamenti nel corso di settimane o anni. Ad esempio, abbiamo osservato che molti rifiuti entrano in mare quando ci sono i temporali“.
Tra le possibilità che offre questa nuova tecnica di monitoraggio c’è anche quella di verificare l’efficacia delle strategie messe in campo per limitare l’inquinamento marino. Per testarne l’efficacia è stata scelta la città di Roma, dove dal 2019 sono state installate delle speciali barriere acchiappa rifiuti che servono a ridurre la quantità di plastica trasportata in mare dal Tevere. Utilizzando i satelliti, lo studio ne ha confermato l’efficacia, calcolando che dall’entrata in funzione delle barriere i rifiuti riscontrabili nelle acque a ridosso della città sono calati del 38%.
“Questo strumento è pronto per essere utilizzato in diversi contesti: siamo convinti che ci insegnerà molto sul fenomeno dei rifiuti, compresa l’identificazione delle fonti e dei percorsi verso l’oceano” afferma Giuseppe Suaria, ricercatore del Cnr-Ismar di Lerici. “Inoltre, la nostra capacità di rilevamento migliorerebbe enormemente se mettessimo in orbita una tecnologia di osservazione dedicata alla plastica. L’implementazione di un sensore ad alta risoluzione specificamente dedicato al rilevamento e all’identificazione di oggetti galleggianti di un metro di dimensione potrebbe essere utile anche in altre questioni rilevanti come il monitoraggio degli sversamenti di petrolio, perdite di carico dalle navi o attività di ricerca e salvataggio in mare“.
Torna il caldo anticiclone africano nei prossimi giorni
Il maltempo violento e continuo, da domenica su Nord e parte del Centro, si allontana verso la Croazia favorendo anche delle schiarite ad iniziare dal settore occidentale; prosegue intanto il bel tempo e l’Estate al Sud con un picco di 36°C previsto nel Salento.
Lo spiega Lorenzo Tedici, meteorologo del sitoiLMeteo.it.
Nei prossimi giorni si prevede un ritorno del caldo africano quasi ovunque: da venerdì le temperature, attualmente 5°C sotto la media al Centro-Nord, si porteranno fino a 10-12°C oltre la media al Centro-Sud. L’area che vedrà lo sbalzo termico più estremo sarà quella dell’Italia centrale: in poche parole, avremo un aumento anche di 15°C tra la giornata di ieri e quella di sabato.
Questi sbalzi termici e il maltempo degli ultimi giorni – osserva il meteorologo – confermano un periodo eccezionale per alcune regioni del Nord con l’Estate che non vuole arrivare, un po’ come successe nel 2004 e nel 2005: per il settentrione, tra l’altro, si prevedono altre piogge almeno fino al 3 luglio, salvo una breve tregua tra giovedì e venerdì.
Un quadro complesso, disordinato, legato all’assenza dell’Anticiclone delle Azzorre, l’alta pressione che porta condizioni estive stabili, non troppo calde e soprattutto durature. Con la presenza dell’Anticiclone Africano è invece normale passare da fiammate tropicali a piogge ‘monsoniche’ con un’Italia spesso divisa in due.
Nelle prossime ore sono previsti gli ultimi temporali, a tratti intensi, sulla fascia adriatica e sul Triveneto, poi la Goccia Fredda (Ciclone Irlandese) porterà il suo carico di maltempo verso la Croazia e la Serbia. Giovedìevenerdì saranno due giornate ottime, anche se già tra 48 ore le temperature saranno molto calde con picchi di 38-39°C sulle Isole Maggiori, 34°C anche a Roma e 33°C a Forlì.
Sarà soprattutto durante il weekend che l’Italia vivrà un momento disordinato: al Centro-Sud le temperature diverranno nuovamente africane, al Nord arriveranno altre piogge forti e pericolose.
Nel dettaglio, sabato sono attesi intensi rovesci soprattutto nel pomeriggio tra Valle d’Aosta, Piemonte e Lombardiain estensione serale anche al Triveneto; per fortuna, non sono previste piogge significative sulla ‘martoriata’ Emilia Romagna, colpita dal maltempo degli ultimi giorni. Al contrario, sul resto dell’Italia avremo il solleone con ancora 38°C in Sicilia, 37°C anche a Benevento, Caserta e Terni, 36°C diffusi in Puglia e con 35°C previsti a Bolzano, Frosinone, Napoli e Roma.
Domenica regalerà un ulteriore e più intenso picco del caldo africano: Bari,Siracusa e Taranto avranno la ‘febbre’ a 40-41°C,Catania, Foggia e Lecce a 39 così come numerose località della Sardegna. Sulla Capitale sono previsti 35-36°C fino a lunedì. Alcuni acquazzoni saranno confinati ad Alpi e Prealpi ma tutto sommato pioverà meno rispetto al sabato.
E’ durato poco più di tre ore il tentativo di golpe, che ha gettato la Bolivia nel caos.
A scompaginare la trama guidata dall’ormai ex comandante dell’Esercito, Juan José Zuñiga, è stata la nomina dei nuovi vertici militari.
Non appena incaricato, il generale Jose Wilson Sanchez Velasquez, ha ordinato a tutti i militari a fare immediato ritorno nelle caserme ed “evitare lo spargimento di sangue“. La risposta è stata quasi immediata. I soldati che nel pomeriggio avevano fatto irruzione nel palazzo del governo, occupando piazza Murillo, mentre il presidente Luis Arce era riunito con l’intero gabinetto, hanno ripiegato eseguendo gli ordini. E lo stesso Zuniga è stato visto lasciare la piazza a bordo di un carroarmato, mentre il popolo cantava l’inno nazionale. Al culmine della tensione, a metà pomeriggio, mentre il presidente Luis Arce si mostrava in una trasmissione in diretta nel Palazzo del Popolo con tutto il suo gabinetto deciso a resistere al tentativo di golpe, le truppe al comando di Zuñiga hanno fatto irruzione nell’edificio con un blindato forzando il portone principale del palazzo. Pochi minuti e l’ex comandante – destituito ieri dopo aver minacciato pubblicamente l’ex presidente Evo Morales – è tornato in piazza per chiedere le dimissioni di Arce e del suo esecutivo, e annunciare ai media la nomina di un nuovo governo e la liberazione di tutti i detenuti politici.