L’attaccante del Genoa era stato accusato da una donna per molestie lo scorso anno
Alfred Gudmundsson rischia un anno di carcere a causa delle accuse diviolenza sessuale. Come riporta Goal.com, in Islanda è stato riaperto il processo con la denuncia di una donna, risalente alla scorsa estate, che potrebbe decidere il futuro dell’attaccante del Genoa. L’islandese, che si è sempre dichiarato innocente, era finito al centro di un’indagine per molestie sessuali da parte di una donna. Ora la Procura della Repubblica ha deciso di riaprire il caso con il pubblico ministero che potrebbe condannare l’ex Juventus.
L’accusa – La storia risale ad agosto 2023, quando una donna aveva sporto una denuncia contro il calciatore del Genoa per molestie sessuali. Il caso aveva creato scalpore tanto che la presidentessa della Federcalcio aveva sospeso Gudmundsson dalle gare con la Nazionale dato che secondo le regole della federazione non può allenarsi o partecipare alle partite con il resto della squadra mentre è in corso un’indagine contro di lui.
Il suo nome era apparso l’ultima volta negli spareggi contro Ucraina e Israele, ma questo solo perché la Procura aveva archiviato il caso facendo cadere così la regola contro i calciatori indagati.
Dopo il ricorso presentato al pubblico ministero però la faccenda è stata riaperta e così il calciatore, tra i migliori della nazionale grazie alle prestazioni in Serie A, rischia di nuovo la nazionale.
Cosa rischia Gudmundsson – Ora nel futuro di Gudmundsson potrebbe esserci anche la galera, come riporta la legge islandese. Secondo l’avvocato che segue la donna la sua testimonianza sarebbe particolarmente credibile e in circostanze simili la decisione di archiviare i casi viene revocata soltanto quando si riscontra un’effettiva colpevolezza. L’articolo 194 del Codice penale generale islandese recita che «chiunque ha rapporti o altri rapporti sessuali con una persona senza il suo consenso è colpevole di stupro ed è punito con la reclusione da un minimo di 1 anno a un massimo di 16 anni».
La strage di piazza della Loggia è stato un attentato terroristico di matrice neofascista con collaborazioni da parte di membri dello Stato italiano dell’epoca, servizi segreti ed altre organizzazioni, compiuto il 28 maggio 1974 a Brescia, nella centrale piazza della Loggia: una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista, provocando la morte di otto persone e il ferimento di altre centodue, una persona morirà in seguito alle ferite molto tempo dopo, portando a 9 il numero totale dei decessi.
Le vittime furono:
Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante di francese.
Livia Bottardi in Milani, 32 anni, insegnante di lettere alle medie.
Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante di fisica.
Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante.
Sono passati 50 anni dall’attentato di matrice neofascista. Il ricordo Manlio Milani, presidente dell’Associazione Familiari dei Caduti. La celebrazione con Mattarella
Brescia non dimentica. Sono passati cinquant’anni dalla strage di piazza della Loggia, l’attentato di matrice neofascista che il 28 maggio 1974 uccise 8 persone e ne ferì 102. Sono passati cinquant’anni dallo scoppio della bomba, nascosta in un cestino portarifiuti per colpire i partecipanti alla manifestazione indetta dal Comitato antifascista e dai sindacati contro la violenza e il terrorismo neofascista che aggredivano anche Brescia. La Leonessa d’Italia non dimentica. E accogliendo oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è come se accogliesse il Paese intero per rilanciare la sfida di difendere e rigenerare le ragioni della democrazia, della libertà, della dignità umana, che la violenza, il terrorismo e le “zone d’ombra” delle istituzioni e della politica – come quelle che contrassegnarono gli anni di piombo e della “strategia della tensione” e che oscurarono anche la ricerca della verità sulla strage di piazza della Loggia – non cessano di minacciare.
Memoria pubblica – «Celebrare questo avvenimento cinquant’anni dopo è estremamente importante, e non sarà un esercizio di retorica, se sapremo riscoprire le ragioni di chi andò in piazza allora, e come alla violenza del terrorismo Brescia seppe reagire senza altra violenza ma restando nella democrazia, e come iniziammo un cammino per interrogarci sulle radici della violenza, e costruire una memoria pubblica che sa accogliere le vittime di ogni violenza e di ogni terrorismo, ascoltare le loro ragioni e le loro storie, lette sempre nella luce dei valori della Costituzione. Perciò è bello che ci sia il presidente Mattarella che con la sua storia, la sua personalità e sensibilità, sa testimoniare e trasmettere credibilmente i valori della Costituzione», afferma Manlio Milani, presidente dell’Associazione “Familiari dei Caduti della strage di piazza della Loggia” e della Casa della Memoria di Brescia, che era in piazza, cinquant’anni fa, e nell’attentato perse la moglie, Livia Bottardi, 32 anni, insegnante di lettere alle medie.
Messaggio ai giovani – «Tutto questo – riprende Milani – è una lezione preziosa per il nostro tempo. Che non conosce la violenza politica degli anni Settanta ma vede lo spazio pubblico e politico abitati dal linguaggio della contrapposizione e dell’odio, della costruzione di identità conflittuali ed esclusive, dall’uso strumentale della memoria storica – fino a ricordare i “propri” morti e solo quelli, ignorando gli altri. Disconoscere l’altro, escluderlo, negarne l’umanità, ecco la radice della violenza. Che dobbiamo combattere. E ai giovani d’oggi dico: fate bene a ribellarvi a ingiustizie ed emarginazioni, ma restate sempre nella legalità e nella non violenza».
Risposta di democrazia – Milani riavvolge il nastro della memoria. Brescia e l’Italia del 1974. Tempo segnato da conflitti e lacerazioni: nella politica, nelle istituzioni, nella cultura, nella società. «Come portò alla luce il referendum sul divorzio, che aveva rilanciato il tema del pluralismo e della laicità dello Stato». Ci fu chi “abitò” quel pluralismo conflittuale nel segno del confronto democratico. E chi invece scelse l’intolleranza e la violenza. «Come il neofascismo, che a Brescia aveva già colpito. Il 28 maggio 1974 il Comitato antifascista unitario – al quale aderivano i sindacati, associazioni come le Acli e tutti i partiti tranne il Msi – chiamò i cittadini in piazza per dire: ora tocca a voi. Tocca a tutti contrastare la violenza con la partecipazione democratica. Fu quella risposta di democrazia che l’eversione neofascista volle colpire. E la risposta della comunità bresciana, dalla città ai paesi, dalle fabbriche alle scuole, fu ancora di più una risposta di democrazia, di recupero dei valori costituzionali, di non violenza, di rigetto della “strategia della tensione”: come dimostra il fatto che a Brescia, città di lotte operaie, pur ferita dalla violenza nera, le Br e il terrorismo rosso non attecchirono».
Per tutte le vittime – Fra gravi depistaggi e ritardi, la verità giudiziaria ha dato un nome, via via, a mandanti, esecutori e matrice politica della strage. Ed è indispensabile, per la credibilità della democrazia. Ma Brescia volle andare oltre. «Ci chiedemmo: vogliamo restare per sempre “vittime” o trovare la strada per tornare cittadini? Perciò abbiamo cercato di avviare processi culturali per andare alla radice di questa strage e della violenza politica, e per custodire e rilanciare le ragioni della convivenza civile in questa Brescia plurale, dove le forze della sinistra e la straordinaria esperienza del cattolicesimo sociale hanno saputo dialogare e camminare insieme. Così, con parte della sottoscrizione a favore dei caduti della strage – caduti, non vittime: erano in piazza per scelta – si decise di avviare il centro bresciano dell’antifascismo.
Quell’esperienza, come quella dell’Associazione dei Familiari dei Caduti, sono alla sorgente – con la partecipazione delle istituzioni democratiche – della Casa della Memoria, che non solo raccoglie materiali e documentazione, ma è luogo d’incontro, studio, rigenerazione della memoria, cammino con le scuole e i giovani», spiega Milani. Con questo respiro si è dato vita al Memoriale «che collega la stele per i caduti di piazza Loggia con piazza Tito Speri – luogo dell’ultima barricata delle Dieci Giornate del 1849 – e col Castello – dove vennero torturati e uccisi i partigiani – grazie a 441 formelle, sull’esempio delle “pietre d’inciampo”, ognuna dedicata a una vittima del terrorismo e della violenza politica in Italia. Le vittime ci sono tutte, senza esclusioni. E ci sono formelle per le vittime di altre stragi, da Portella della Ginestra alle Torri Gemelle». La questione di fondo, riflette Milani: «non si tratta di fabbricare una “memoria condivisa” – quale memoria possono condividere un partigiano e un repubblichino? – ma di costruire una memoria pubblica che riconosce la dignità di ogni persona, che comprende e dà ascolto e fa conoscere le memorie e le storie di tutti – del partigiano come del repubblichino – sempre nella luce dei valori della nostra Costituzione. Che non va superficialmente esaltata, ma interiorizzata».
Dialogare con i “neri” – Il cammino di questi cinquant’anni ha cambiato in profondità Manlio Milani. Con percorsi ed esiti inattesi. «Nel 2009, accogliendo l’invito di padre Guido Bertagna, di Adolfo Ceretti e di altri, partecipai – nell’alveo dei percorsi di giustizia riparativa – a esperienze d’incontro tra familiari di vittime e esponenti della lotta armata di sinistra. Andai col timore di trovarmi davanti dei mostri. Scoprii invece che anche chi ha ucciso è e resta una persona». E poi: «io mi sono iscritto al Pci nel 1959. Con quei terroristi condivido la matrice politica e culturale comunista. Ma loro hanno scelto la via della lotta armata, io no. Perché? A “salvarmi” sono stati il lavoro e la militanza sindacale nella Cgil, palestra decisiva per educare al dialogo con chi ha visioni, idee e proposte differenti. Ma ho capito pure un’altra cosa, ancora più decisiva – scandisce Milani –. Anch’io, vittima di quella violenza, ho avuto una responsabilità in quegli anni: quando andavo in piazza e gridavo slogan come “basco nero il tuo posto è al cimitero” contribuivo anch’io ad alimentare il linguaggio e la cultura del nemico, della contrapposizione violenta, dell’intolleranza, dell’odio, del rifiuto dell’altro, in contraddizione con i valori e lo spirito della Costituzione.
Oggi sto cercando di allacciare un dialogo con ex terroristi neofascisti: è molto difficile, spero di non dover abbandonare questi tentativi. Ho già avuto, invece, occasioni di confronto con Casa Pound, sempre con l’obiettivo di promuovere una memoria pubblica. All’indomani della strage, con parole che vennero contestate, il vescovo di Brescia Luigi Morstabilini parlò dello spirito e della “mano di Caino” all’origine di quella e di ogni altra violenza. Quelle parole – riconosce Milani – mi sono rimaste dentro, mi hanno “lavorato”, aprendomi alla riflessione e all’esperienza della giustizia riparativa. Oggi, con serenità, posso dire che dietro ogni violenza c’è una domanda, un problema, alla radice un essere umano. Con cui ricostruire relazioni e riconoscimento, perché la violenza non abbia l’ultima parola».
Inviata una lettera al presidente della FIGC Gabriele Gravina Lettera a Gravina dopo l’istituzione della nuova Commissione indipendente.
La presidente e tre componenti della Covisoc hanno rassegnato oggi nelle mani del presidente della Figc, Gabriele Gravina, le loro irrevocabili dimissioni. Hanno ritenuto di rassegnare le dimissioni “perché – scrivono in una lettera – con l’approvazione del Decreto Legge in cui si istituisce la Commissione indipendente per la verifica dell’equilibrio economico e finanziario delle società sportive professionistiche, con la contestuale soppressione della Covisoc, sono venute meno le condizioni per operare”. Lo riporta l’ANSA.
Le dimissioni dalla ‘Commissione di vigilanza per le società professionistiche’ di Germana Panzironi, Angelo Fanizza, Gianna Galluzzo e Salvatore Mezzacapo varranno a far data dal 30 giugno, una volta terminate le procedure di iscrizione ai campionati professionistici per la stagione 2024/25. I quattro componenti erano stati nominati all’unanimità lo scorso mese di novembre, insieme al prof.Giuseppe Marini, e il loro incarico sarebbe durato ancora più di tre anni.
“Ringrazio la presidente Panzironi e i componenti per la competenza e l’imparzialità che hanno mostrato sin dal primo giorno della loro nomina – dichiara il presidente della Figc Gabriele Gravina – comprendo le ragioni di questa scelta e mi rammarico del fatto che il mondo dello sport perda figure di così alto profilo. In questi mesi, hanno svolto il loro incarico con professionalità e spirito di servizio, come peraltro hanno confermato garantendo il loro apporto fino al termine di questa stagione sportiva, sia sul versante dei controlli sia nel costante e proficuo confronto per il perfezionamento delle norme che riguardano la sostenibilità economico-finanziaria del calcio professionistico”.
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Novità nella composizione del tabellone della Coppa Italia 2024/2025: ecco cosa cambierà.
Cambia il tabellone per la Coppa Italia a partire dalla stagione 2024/25. La Lega Serie A ha ufficializzato oggi le novità relative al nuovo regolamento per il prossimo triennio, che comprende in una modifica al formato del tabellone e ai possibili incroci.
Sul format complessivo, il regolamento ha confermato quello del precedente triennio. Non vengono toccati, quindi, temi come il numero di partecipanti né il fatto che le big giochino la gara secca in casa. Tutto confermato, quindi, a partire dalle 44 squadre partecipanti, così suddivise:
tutte le 20 Società ammesse al Campionato di Serie A;
tutte le 20 Società ammesse al Campionato di Serie B;
4 Società segnalate dalla Lega Pro.
Tutte le Società verranno posizionate in un tabellone di tipo tennistico con posti dal n. 1 al n. 44. Le Società partecipanti entreranno nella competizione in tre momenti successivi:
8 Società a partire dal turno preliminare;
28 Società a partire dai trentaduesimi;
8 Società (“Teste di Serie”) a partire dagli ottavi di finale.
Tabellone Coppa Italia, il ranking – La formazione dei suddetti gruppi di Società avviene sulla base di un ranking sportivo determinato tenendo conto dei risultati conseguiti dalle 44 Società partecipanti alla Competizione nei rispettivi Campionati della stagione precedente, come segue:
Società vincitrice della Coppa Italia Frecciarossanella stagione sportiva precedente;
Società che, nella stagione sportiva precedente, hanno acquisito il diritto di partecipare alla UEFA Champions League o alla UEFA Europa League o alla UEFA Europa Conference League nella stagione di disputa della Competizione, secondo l’ordine di classifica in Campionato;
Società classificatasi all’8° posto in Serie A nella stagione sportiva precedente, qualora la vincitrice della Coppa Italia Frecciarossa nella stagione sportiva precedente rientrasse tra quelle di cui al punto b. 1;
Società classificatesi dal 9° fino al 17° posto in Serie A nella stagione precedente e le 3 Società promosse dalla Serie B alla Serie A al termine della stagione precedente, secondo l’ordine di classifica in Campionato al termine dei play-off (laddove previsti);
Società retrocesse dalla SerieA alla SerieBal termine della stagione precedente, secondo l’ordine di classifica in Campionato e la Società perdente la finale dei play–off per la qualificazione al Campionato di Serie A della stagione sportiva in corso (laddove previsti);
Le rimanenti Società di SerieB classificatesi fino al 16°posto o,in caso di play-out, fino al 15° posto e la società vincitrice i play-out al termine della stagione sportiva precedente (così come determinato dall’annualeCU FIGC che fissa i criteri dei ripescaggio, in assenza di quest’ultimo, dalle norme federali di riferimento);
Le quattro Società promosse al Campionato di Serie B al termine della stagione sportiva precedente;
la vincitrice della finale playoff del Campionato di Serie C al termine della stagione sportiva precedente;
Le tre Società seconde classificate nei gironi del Campionato Serie C al termine della stagione sportiva precedente, con assegnazione dei numeri da 41 a 43;
La posizione in tabellone n. 44 sarà assegnata alla Società vincitrice della Coppa Italia Serie C.
Fin qui, come dicevamo, tutto confermato. La novità riguarda i possibili incroci tra le squadre, a partire dal tabellone:
la testa di serie numero 1 troverà agli ottavi le teste di serie numero 16 e 24 (nel precedente triennio trovava le teste di serie 9 e 17);
la testa di serie numero 2troverà agli ottavi le teste di serie numero 15 e 23 (nel precedente triennio trovava le teste di serie 10 e 18);
la testa di serie numero 3 troverà agli ottavi le teste di serie numero 14 e 22 (nel precedente triennio trovava le teste di serie 11 e 19);
la testa di serie numero 4 troverà agli ottavi le teste di serie numero 13 e 21 (nel precedente triennio trovava le teste di serie 12 e 20);
la testa di serie numero 5 troverà agli ottavi le teste di serie numero 12 e 20 (nel precedente triennio trovava le teste di serie 13 e 21);
la testa di serie numero 6 troverà agli ottavi le teste di serie numero 11 e 19 (nel precedente triennio trovava le teste di serie 14 e 22);
la testa di serie numero 7 troverà agli ottavi le teste di serie numero 10 e 18 (nel precedente triennio trovava le teste di serie 15 e 23);
la testa di serie numero 8 troverà agli ottavi le teste di serie numero 9 e 17 (nel precedente triennio trovava le teste di serie 16 e 24).
Tabellone Coppa Italia 2024 2025, i possibili incroci