Forse le due vittime, di nazionalità italiana, sarebbero famigliari
Due persone sono morte in uncamperandato a fuoco aFerrara, in un parcheggio. È successo nel tardo pomeriggio, nei pressi del Decathlon in via Ferraresi. Le cause di quanto avvenuto sono al vaglio della polizia e dei vigili del fuoco. Le vittime sono madre e figlio e non sono italiani.
«C’è stata un’esplosione» – All’interno del mezzo pare ci fossero due bombole di Gpl e qualcuno ha riferito di un’esplosione. I due morti sarebbero due familiari, di nazionalità italiana ma ancora in corso di identificazione. Sul posto anche il 118 ed è stata informata la Procura. La squadra mobile insieme alle volanti sta sentendo eventuali testimoni e verificando se ci sono telecamere in zona
Intervento dei Vigli Del Fuoco in Via Gratosoglio a seguito di sversamento sostanze chimiche in ex tintoria abbandonata (Ansa/Andrea Fasani)
L’aria nei dintorni di un ex tintoria in via Gratosoglio è diventata irrespirabile. Intervenuti sul posto cinque mezzi dei vigili del fuoco per evitare il diffondersi dei miasmi
È stato impedito di uscire ai residente che abitano vicino a un’ex tintoria in via Gratosoglio, a Milano, a causa dello sversamento di alcuni fusti di sostanze chimiche, tra cui ammoniaca, acido muriatico e acqua ossigenata. L’aria nell’edificio è diventata irrespirabile e i vigili del fuoco sono intervenuti con cinque mezzi per limitare il diffondersi delle sostanze.
Sul posto anche il Nucleo nucleare biologico chimico radiologico (Nbcr). A livello precauzionale, spiegano i pompieri, viene impedito agli abitanti della zona di uscire dalle proprie abitazioni. Per questo motivo è stata attivata anche l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che sta contrastando il livello di saturazione dell’aria.
La polizia di Stato e la polizia locale stanno indagando per accertare le cause dello sversamento. Secondo i primi accertamenti, sarebbe stata confermata la miscelazione di due o più sostanze chimiche, al momento in fase di analisi, avvenuta in modo improprio da parte di ignoti.
L’area è dismessa e adiacente ad abitazioni. Ai residenti è stato consigliato di mantenere i serramenti chiusi. Secondo gli esperti dei vigili del fuoco, non vi sarebbero pericoli per la pubblica incolumità, fatta eccezione per disturbi olfattivi.
I portoghesi avevano già ricevuto 20 milioni, pagati dal Lille ma arrivati dal Milan: ora però chiedono al TAS che il club francese paghi 45 milioni.
Il lungo caso legato a Rafael Leao si prepara a un nuovo capitolo. Come riportato dal quotidiano portoghese Record, infatti, il prossimo 26 marzo andrà in scena una nuova udienza davanti al TAS di Losanna sullo scontro legale che ha al centro la rescissione unilaterale del contratto coi portoghesi da parte dell’attaccante, oggi al Milan, avvenuta nell’estate 2018, con il passaggio poi del giocatore al Lille.
Il processo torna ora al TAS, dopo due decisioni favorevoli allo Sporting: nel 2020 il tribunale portoghese aveva condannato Leao a pagare 16,5 milioni di euro a titolo di risarcimento mentre nel 2022 la FIFA ha sentenziato che i francesi avrebbero dovuto pagare la cifra insieme al giocatore.
Lo Sporting lo scorso giugno ha ricevuto un pagamento dal Lille pari a 19,7 milioni, una cifra che arriva in seguito al rinnovo di contratto di Leao con il Milan. Nel bilancio al 30 giugno 2023 del club rossonero infatti si legge che «nel corso del mese di maggio 2023 la Società e Losc Lille hanno raggiunto un accordo per la rinegoziazione dei termini della Sell on Fee a favore del Lille relativa alla futura possibile cessione del calciatore Rafael Leao. L’accordo è da considerarsi modificativo ed integrativo di quello stipulato nell’estate del 2019 tra i due club in relazione all’acquisto del tesserato Leao».
Contestualmente, si può notare che il costo storico di Leao al Milan è cresciuto di poco più di 20 milioni di euro, portando il dato complessivo a 49,5 milioni di euro. In sostanza, il club rossonero ha versato questi 20 milioni al Lille, ottenendo in cambio la rimozione della clausola che prevedeva il versamento di una percentuale sulla rivendita al club francese. Il Lille ha sostanzialmente incassato in anticipo i soldi che sarebbero arrivati da un’eventuale futura rivendita del giocatore, utilizzando la somma per pagare la multa allo SportingLisbona, per la quale era responsabile in solido.
Lo Sporting Lisbona, tuttavia, non si è accontentato della cifra ricevuto. I portoghesi nei mesi scorsi avevano sottolineato che il club continuerà a chiedere al Lille «il pagamento di un risarcimento dell’importo minimo di 45.292.516 euro, nell’ambito della risoluzione unilaterale del contratto di lavoro». La cifra di 45 milioni è relativa alla somma prevista allora nella clausola di rescissione di Leao. Ora ad esprimersi sulla situazione sarà il TAS di Losanna, dopo l’udienza che quindi andrà in scena il prossimo 26 marzo.
Dal Giovedì Grasso in poi, un ciclone, in avvicinamento dall’Atlantico, ci traghetterà verso una fase pienamente autunnale con tanta pioggia e vento
È confermato: dopo 20 giornate dominate dall’alta pressione subtropicale, arriva il Ciclone Pulcinella con forte maltempo per tutto il Carnevale. Le ultime piogge significative in Italia sono state registrate tra il 17 ed il 20 gennaio. Da allora, la potenza di Zeus, l’anticiclone subtropicale disteso su gran parte dell’Europa meridionale, ha portato giornate primaverili con massime fino a 24-26 gradi in Piemonte e Valle d’Aosta (complici i venti di Foehn) e picchi di 25°C diffusi sulle Isole Maggiori.
In alta montagna valori tipici di giugno – In tutto questo contesto anticiclonico non sono mancate le nebbie in Val Padana e forti inversioni termiche, con periodi più caldi in montagna che in pianura: lo zero termico ha infatti raggiunto a più riprese la quota di 3.500 metri, valore tipico di fine giugno.
Dal Giovedì Grasso la fase pienamente autunnale – Ma tutto questo è quasi alle spalle, un ricordo sbiadito. Dal Giovedì Grasso in poi, un ciclone, in avvicinamento dall’Atlantico, ci traghetterà verso una fase pienamente autunnale con tanta pioggia e vento. Questo ciclone, prenderà un nome carnevalesco, ‘Pulcinella’, vista la coincidenza temporale della sua azione con il periodo dei coriandoli: inizierà a far sentire i propri effetti dal Giovedì grasso e colpirà lo Stivale fino al Martedì grasso.
Il ciclone Pulcinella – Insomma, la simpatica maschera napoletana Pulcinella, travestita da ‘Ciclone’ colpirà il nostro Paese con pioggia, vento e neve. Il vento principale sarà lo Scirocco quindi ci attendiamo temperature ancora miti, con la neve che cadrà solo sulle Alpi oltre i 1.500 metri; sugli Appennini la neve sarà ancora un miraggio, purtroppo la pioggia cadrà anche sulle cime più alte.
Il caldo ancora per oggi – Prima di entrare sotto le spire di Pulcinella, però, vivremo ancora qualche ora di alta pressione: in particolare oggi prevediamo momenti soleggiati a carattere sparso in un contesto molto variabile. Al centro-sud il sole accompagnerà la giornata con massime fino a 23 gradi in Sicilia, 20 gradi in Calabria, Sardegna e Puglia.
Il weekend di Carnevale – Nella giornata del Giovedì Grasso inizieremo a sentire gli effetti dell’avvicinamento del Ciclone Pulcinella: sono previste deboli piogge sul Nord-Ovest, in particolare dalla tarda serata, precedute però da un anticipo instabile pomeridiano in Liguria ed Alta Toscana. Il clou del peggioramento è previsto però venerdì e, soprattutto, nel weekend di Carnevale come abbiamo ricordato più volte negli ultimi giorni: sarà dunque un ‘Segreto di Pulcinella’, come si dice in gergo per indicare qualcosa che ormai è diventato di pubblico dominio nonostante i tentativi di tenerlo nascosto. Nessun segreto e nessuno scherzo di carnevale: ombrelli aperti e ormeggi serrati da Giovedì Grasso a Martedì Grasso.
Nel dettaglio
Mercoledì 7 – Al nord: nubi basse; pioviggine in Liguria e sul Friuli. Al centro: nuvoloso sulle tirreniche con possibile pioviggine, più stabile sulle adriatiche. Al sud: poche nubi con massime ancora oltre la media del periodo.
Giovedì 8 – Al nord: cielo spesso coperto, piogge deboli in serata al Nord Ovest. Al centro: nuvoloso sulle tirreniche con possibili piovaschi (ma solo al mattino), poi tutto sole. Al sud: soleggiato.
Venerdì 9 – Al nord: piogge via via più diffuse. Al centro: piogge in arrivo su Toscana e Umbria. Al sud: soleggiato, qualche nube in più in Campania.
Tendenza: weekend con il ciclone Pulcinella e maltempo generale.
Aveva lavorato per diversi programmi del Gruppo, tra cui ‘Pomeriggio 5’ e ‘Fuori dal Coro’
Carlotta Dessì, giornalista Mediaset, è morta a 35 anni a causa di una grave malattia. Aveva lavorato per diversi programmi del Gruppo, tra cui Pomeriggio 5 e Fuori dal Coro, la trasmissione condotta da Mario Giordano per la quale la cronista aveva recentemente condotto alcune inchieste. La notizia è stata data dalla direzione e tutta la redazione di Tgcom24 “che si stringono alla famiglia Dessì con profondo dolore”.
Sarda con orgoglio, giornalista poi – Originaria di Cagliari, la giornalista aveva scoperto di essere malata ad agosto, si definiva “sarda con orgoglio, giornalista poi”, da anni viveva a Milano. In pochi mesi le sue condizioni erano precipitate nonostante le cure immediate. Prima di andare a lavorare a Mediaset, aveva lavorato a Sky tg24. Nel 2020 era stata premiata con Premio Giustolisi intitolato alla memoria di Franco Giustolisi, uno dei più importanti giornalisti d’inchiesta italiani con una menzione speciale, insieme ad altri colleghi, per il lavoro sul campo fatto in tempo di Covid.
“Non bisogna arrendersi” – L’ultima apparizione era stata lo scorso dicembre, nel programma di Giordano su Rete4 subito dopo essere stata dimessa dall’ospedale. “Bisogna lottare, non bisogna arrendersi. Una cosa è certa. Non sono sola. Non lo sono mai stata dal primo giorno in cui ho scoperto la mia malattia, 4 mesi fa, in una caldissima estate milanese. Da quel giorno la mia vita è cambiata. È cambiata per me, per la mia famiglia, per il mio compagno“, disse quella volta, mandando un messaggio di forza e di tenacia a tutti i telespettatori.
Barbara D’Urso: “Piccola Carlottina. Sono molto triste” – Tra le reazioni dei colleghi quella di Barbara D’Urso con cui aveva lavorato a Mediaset, Giuseppe Brindisi conduttore di Zona bianca e Il diario del giorno su Rete 4.
Piccola Carlottina… Per anni e anni sei stata la mia inviata a pomeriggio5… Negli ultimi mesi ci siamo sentite e scritte tante volte… E tutte e due pensavamo che ce l’avresti fatta… Sono molto triste e ti voglio tanto benehttps://t.co/zWhFuDCQNk
Sanremo 2024, la prima serata: Loredana Berté in cima alla top five. Mengoni, omaggio ad Anna Marchesini. L’appello pacifista di Dargen D’Amico, e i Ricchi e poveri fanno ballare tutti
In diretta dal teatro Ariston la (lunghissima) prima serata: sul palco salgono tutti e trenta gli artisti in gara. Highlights: Annalisa superpop, le lacrime di Big Mama, il blues rock di Loredana Berté, lo sketch di Fiorello sull’intelligenza artificiale
A condurre il Festival per la quinta volta Amadeus, affiancato da Marco Mengoni, vincitore della scorsa edizione. In conferenza stampa conduttore e coconduttore cantano “Bella ciao”
Terminata la prima serata del festival con l’esibizione di tutti i 30 cantanti che hanno presentatole canzoni in gara. I brani sono stati votati solo dalla giuria della sala stampa, tv e web. All’esito del risultato complessivo della votazione è stata stilata una classifica delle 30 canzoni eseguite nella serata, Amadeus e Marco Mengonihanno comunicato al pubblico le prime 5 posizioni in classifica.
I voti alle esibizioni dei trenta artisti in gara al festival
Trenta artisti in gara perla prima seratadel 74esimo Festival di Sanremo, il quinto consecutivo per Amadeus, in diretta su Rai 1. In base alla scaletta annunciata da Amadeus e Marco Mengoni, co-conduttore della serata, si comincia con Clarae si finisce con Il Tre: si faranno le ore piccole e sarà una prova di forza per il pubblico di affezionati. Ecco i voti assegnati da Ernesto Assante al termine di ogni esibizione.
Difficile maltrattare una ragazza che canta molto bene e sa stare altrettanto bene sul palco, e che propone un brano ben costruito, con un buon ritornello e una dinamica piacevole. Ma diciamo che non va oltre la sufficienza, se dobbiamo parlare di originalità. Tutto al di sopra della media, ma forse non è abbastanza.
Fa molta attenzione ai capelli sulla fronte appena sale sul palco, probabilmente per nervosismo, ma ha un pezzo che gli permette si sollevarsi e svolazzare su una melodia accattivante con un testo piacevolmente carico di ‘pentimento’ d’amore. L’arrangiamento è bello e il pezzo ha una sua grande dignità
Accolta con gli applausi che merita a prescindere, fa battere le mani del pubblico con il reggae/latino, ha classe da vendere e una canzone che ‘parla’ con poesia e chiarezza. È la Mannoia di sempre, quella che il pubblico ama, quella che frequenta la canzone con sapienza e profondità
D’accordo, l’idea di ‘stile’ è relativa, e magari quello dei La Sad per loro ha un senso. Ma il miscuglio di punk, abito nero elegante, scheletro alla Kriminal rende la banda in scena poco credibile. Non si capisce molto perché la canzone sia in gara, se non ovviamente per il sostegno a “Telefono amico”. Ma in giro c’è di meglio. Anche nel look
Canta con un cuoricino in mano ed è chiaro che parla all’immensa platea degli innamorati. E canta con una precisione tale da sembrare in playback. Pezzo completamente nel suo stile, riconoscibile e potente, non particolarmente sorprendente ma decisamente ben costruito e ben arrangiato. Crescerà nei prossimi ascolti
Se fosse solo per la musica il pezzo meriterebbe al massimo una solida sufficienza, il tormentone di Ghali non brilla per originalità. Ma il testo, invece, da un senso al tutto, raccontando la realtà senza mezzi termini. Pezzo ‘politico’, dunque, ma sul ritmo della dance. Non proprio ‘balla e difendi’ da centro sociale, ma c’è persino l’eco della guerra a Gaza. E non è poco
No, non ci aspettavamo novità ma conferme dai Negramaro. Perché per confermare il livello eccellente della propria storia la band salentina ha messo insieme il meglio delle sue anime, quella melodica, quella passionale, quella meravigliosamente ‘antica’ e italiana, quella generazionalmente rock e internazionale. Bravi e basta
Sullo stesso giro di accordi saranno state scritte almeno quarantamila canzoni. Ma il super-iper-mega-ultra tormentone di Annalisa sarà, al di là di quello che ognuno può liberamente pensare del brano, uno di quelli che ascolteremo, volontariamente o no, più di ogni altro. Vincitrice troppo annunciata, vincerà il suo Festival comunque vada, ma potrebbe puntare più in alto
Ennio Morricone – “Le note non sono più importanti ormai, è importante quello che il compositore le fa diventare” dice Morricone in chiusura dello spot che annuncia il bellissimo documentario di Giuseppe Tornatore dedicato al grande musicista italiano. Quindi ascoltate le canzoni di Sanremo e pensateci su
Pezzo che conferma lo status di Mahmood, che è uno degli artisti italiani che pensa, scrive e interpreta come un’artista internazionale. Pezzo perfettamente contemporaneo, anche nelle soluzioni gergali del testo, con un bellissimo equilibrio tra componente melodica e ritmica, tra canzone e tormentone
Bella canzone, grande interpretazione, ottima performance con il balletto alle sue spalle. D’accordo, abbiamo un debole per lui, ma anche Diodato, come Negramaro e Mannoia non ha bisogno di altro che essere sé stesso. Certo, si potrebbe dire che manca di originalità, ma le belle canzoni possono anche averne, perché sfuggono al tempo e alle regole
“Prima ti dicono basta, sei pazza e poi ti fanno santa”. Grande Berté, che si racconta senza filtri. Onore al merito, alla sua franchezza, alla sua potenza, alla sua personalità, al fatto che si presenti al Festival non avendo “bisogno di chi mi perdona”. Non è esattamente un brano memorabile, ma lei è l’ultima diva alternativa della canzone italiana, merita rispetto e affetto, perché non molla mai
Lo stile oggi si chiama ‘urban’, perché non è hip hop, canzone, pop, elettronica, dance, ma una fusione di tutto questo. E Geolier, con immenso successo, lo rappresenta bene, cantando in ‘neolingua’, che è napoletano, ma potrebbe essere inglese o turco, andrebbe bene lo stesso, E’ bravo, piace, andrà bene, anche con questo brano, che “stimola ma non stordisce”…
Melodia e tempo lento, per una ballata ‘sanremese’ ben costruita, che in anni meno ‘concorrenziali’ avrebbe probabilmente vinto. Alessandra Amoroso esordisce al Festival mettendoci del suo meglio
“Facciamo una canzone dance con un pizzico di elettropop, i violini degli arrangiamenti classici della disco music, con delle strofe pop, e un testo da tormentone che la gente può imparare a memoria in tre secondi”. Questo è probabile si siano detti i fratelli Fiordispino, Davide Petrella e Francesco Catitti prima di scrivere la canzone. Ci sono riusciti
Non un brano destinato a passare alla storia, probabilmente pensato per resistere al massimo qualche mese nelle classifiche di streaming. Peccato, perché Angelina Mango sembra avere migliore personalità e migliori speranze. Per ora ci si diverte, ma non abbastanza.
Bisogna prendere atto del fatto che Ignazio, Gianluca e Piero, i tre ‘ex bambini’ de Il Volo sono enormemente cresciuti e sono usciti alla grande dal loro cliché, hanno conquistato maturità, stile, personalità. E lo dimostrano sul palco del Festival con una canzone ‘pennellata’ sulla loro nuova anima. Bravi
È bellissimo vedere BigMama conquistare il palco di Sanremo, con la sua personalità, le sue parole, le sue idee, tutta se stessa. E la canzone racconta la sua crescita, quanto è cambiata nello stile, meno ‘rabbioso’, provocatorio, e più maturo, e quanto certamente è cambiata nella vita
Giocano la carta del tormentone in salsa dance e francamente avrebbero potuto farne a meno. Ma sono sempre amatissimi dal pubblico, sanno ancora cantare bene, hanno energia e passione, sono simpatici e bravi e alla fine siamo stati contenti di vederli sul palco.
Canta in maniera diversa, non gioca solo di potenza, prova a dare una dimensione diversa a quello che fa, e gioca anche lei con lo schema del tormentone. Ma la canzone non è esattamente memorabile
Diciamolo, non è una canzone che metteremmo in autoplay nel nostro smartphone, ma è impossibile dire che non sono bravi, anzi bravissimi. Grandi voci, che insieme stanno bene nella loro diversità. E si vede che si divertono insieme e che sanno fare il loro mestiere meglio di moltissimi altri. Quindi complimenti
“Questa città sembra una competizione, restiamo qua, fermi a guardare la nostra generazione”. Sono veri, sono così, sono un collettivo e non una band, suonano una musica che non aspira al paradiso dell’arte, ma all’immediatezza di uno foto su Instagram. Prendeteli per quello che sono e divertitevi
Dopo aver fatto stadi pieni e dischi di successo, approda a Sanremo Gazzelle come cantautore della nuova generazione. Fa la sua bella figura con una canzone elegante e bella
Voto 4 alla canzone 7 per il proclama pacifista finale
(ansa)
Non mi viene un buon motivo per consigliare l’ascolto della canzone di Dargen D’Amico. E quindi per ora il voto è basso, ma mi sembra difficile che possa migliorare. Poi, dato che lui è meglio delle canzoni che canta, si riscatta con un invito alla pace chiaro e limpido, usando al meglio il palco del Festival
Pezzo scontato, metà melodico e metà tormentone, ma talmente ‘indeciso’ da non pendere da un lato o dall’altro. Sembra troppo già sentito e lascia il tempo che trova
Il pezzo comincia sottotono, poi svolta, cresce, cambia suono, cambia atmosfera, si arricchisce, in un bel crescendo esce dal prevedibile e si dimostra per quello che è, ovvero uno dei migliori pezzi della serata
Uno dei campioni italiani di tormentone esce dal territorio familiare del reggaeton e gioca con l’elettronica per offrire un testo da ‘doppia lettura’, canzone d’amore e confessione introspettiva. E se la cava con grande dignità
La citazione dei Blur di “Song 2” è certamente voluta e rende ancora più divertente e piacevole il pezzo di Alfa, che confonde gli strumenti dell’orchestra ma se la cava benissimo con un pezzo che potrebbe avere un buon successo
Un pezzo dedicato alle fragilità psicologiche e personali, in un formato pop/rap nel quale Il Tre si sente completamente a suo agio. Canta all’1.50 e questo non aiuta ad apprezzare la canzone. Potrebbe migliorare nelle serate successive, perché Il Tre non è maleoto
Sfuma l’intesa sul sesso senza consenso. Italia per il sì, sul fronte del no Francia e Germania. “La battaglia continua”
Un’occasione sprecata. Di più:una vergogna. È forte l’amarezza nel fronte italiano per l’accordo raggiunto ieri dalle istituzioni europee sulla direttiva che intende combattere la violenza sulle donne.
Quando le relatrici presentano ai media l’intesa tra il Parlamento e il Consiglio dell’Ue indicano il bicchiere mezzo pieno. Ovvero norme più severe sulla violenza informatica e un migliore sostegno alle vittime. Un elenco più lungo di circostanze aggravanti, compresi i crimini contro una figura pubblica, l’intento di punire le vittime per le loro caratteristiche personali e quello di preservare l’“onore”. E norme contro le mutilazioni genitali e i matrimoni forzati.
Non passa l’iniziativa italiana – Ma l’illusione dura poco. Le stesse relatrici devono ammettere che non è passato l’elemento chiave, ispirato al modello spagnolo del «solo sí es sí»: il rapporto sessuale non consensuale è stupro. Su questo punto si era giocata la partita e si erano moltiplicati gli appelli anche in Italia, con una lettera indirizzata alla premier Meloni da una ventina di deputati dell’opposizione su iniziativa di Laura Boldrini, e con una petizione dell’associazione Differenza donna.
Le relatrici hanno evidenziato come l’articolo 36 obblighi gli Stati membri a sensibilizzare l’opinione pubblica proprio sulla definizione di stupro come sesso senza consenso. Ma è una magra consolazione.
Niente maggioranza: no anche da Francia e Germania – La turco-svedese Evin Incir, relatrice di S&D per il Parlamento europeo, a Repubblica spiega come a pesare sia stato il mancato raggiungimento di una maggioranza qualificata nel Consiglio dell’Ue, mentre il Parlamento spingeva per una posizione più progressista: «Alcuni Stati hanno scelto di stare dalla parte sbagliata della storia. Paesi come Spagna, Italia, Svezia, Finlandia, Belgio e Poloniaci hanno sostenuto, mentre è clamoroso che insieme all’Ungheria si siano ritrovati sul fronte del no la Francia del liberale Macron e la Germania, dove i liberali hanno messo il veto». Eve Geddiedi Amnesty International denuncia inoltre l’omissione, dai gruppi più a rischio violenza, delle donne Lgbtqia+, di quelle in condizione di irregolarità o che svolgono lavoro sessuale.
La delusione dell’Italia – Sono profondamente deluse anche alcune figure italiane che più si erano spese nelle scorse settimane. Come l’eurodeputata del Pd Pina Picierno, che parla di una «occasione storica sprecata» e della vittoria di «interessi nazionali che affondano nelle radici in una cultura reazionaria», e ci spiega che i negoziati sono durati pochissimo, appena due ore: «Amareggia la decisione di non recepire l’articolo 5 sul reato di stupro. Se fosse passata, ogni Stato membro avrebbe rischiato la procedura di infrazione in caso di mancato rispetto della direttiva. Ma anche i reati di violenza online escono ridimensionati, perché saranno considerati tali solo quando produrranno un grave danno sulla vittima. Spiace che il governo italiano non sia riuscito a esercitare in modo efficace il proprio peso negoziale. Speriamo allora che adesso possa fare una legge in Italia. Siamo riusciti però ad ottenere almeno una clausola di revisione entro 5 anni».
Sabbadini: “Una vergogna” – Linda Laura Sabbadini, già direttrice centrale dell’Istat, la definisce «una vergogna»: «Questa nuova versione è un arretramento grave rispetto alla proposta del Parlamento europeo. Non deve passare nella votazione in Parlamento di aprile». Sabbadini cita la questione dello stupro, la debolezza sulla violenza cyber e anche il mancato riconoscimento delle molestie sessuali sul lavoro: «Che cosa dobbiamo fare di una direttiva che vuole “sensibilizzare”? Le donne devono far sentire la loro voce. Allarghiamo la protesta nel nostro e negli altri Paesi. Facciamo sì che la si rimandi alla prossima legislatura. Sono ormai 80mila le firme alla petizione di Differenza donna. Non molliamo. Perché indietro non si deve tornare»