E’ ben gradito un’applauso!!! Grazie
Martedì, 19 novembre 2024
| Rider, una legge per la sicurezza |
| Con allerta meteo rossa, stop alle consegne e cassa integrazione o indennità: la norma intitolata a Griseri (e Prisco) proposta dal Pd |
Vi ricordate la slavina d’acqua che si è abbattuta il 19 ottobre scorso su Bologna? 175 millimetri di pioggia che in poche ore hanno invaso la città, i rider che sotto il diluvio hanno continuato a fare consegne in bicicletta e in motorino, nonostante il sindaco avesse detto di non uscire di casa, e la Cgil che ha presentato un esposto in Procura per accertare le responsabilità delle aziende di delivery che non hanno sospeso le attività.
Perché questa situazione non si ripeta, la deputata Pd Chiara Gribaudo ha presentato un emendamento alla legge di bilancio. Obiettivo, introdurre una norma che impone lo stop ai ciclofattorini in caso di situazione climatiche eccezionali, pioggia battente, neve, caldo estremo.
Legge Griseri, anzi Prisco – L’hanno subito ribattezzata legge Paolo Griseri, il vicedirettore della Stampa scomparso un mese fa che si è sempre occupato dei diritti dei lavoratori e dei precari: il suo ultimo articolo su un rider di Bologna fotografato mentre attraversava le strade nella notte dell’alluvione, ha aperto un dibattito sulle condizioni dei ciclofattorini.
La proposta è stata condivisa dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini: “Affiancherei al nome di Griseri – ha dichiarato il leader sindacale in un’intervista alla Stampa – quello di Antonio Prisco, rider di Napoli scomparso nel 2021 a soli 37 anni, che si è battuto tra i primi per dare dignità e diritti ai lavoratori di questo settore, costruendo un coordinamento nazionale e realizzando nella città partenopea la casa dei rider”.
Cassa & indennità – Ma cosa prevede l’emendamento, che potrebbe anche prendere la forma di un disegno di legge? Quando scatta un’allerta meteo di colore rosso, che dovrebbe essere emanata dal ministero del Lavoro, stop alle attività con divieto di consegna e un’indennità per i lavoratori: una cassa integrazione finanziata dalle imprese per i dipendenti e i parasubordinati, mentre per chi è a partita Iva e co.co.co. un fondo che andrebbe istituito all’Inps. L’indennità giornaliera sarebbe pari al 50 per cento del reddito medio percepito negli ultimi tre mesi, con un tetto massimo di 50 euro.
“È un emendamento che costa molto poco, il fondo Inps sarebbe alimentato con cinque milioni di euro in via sperimentale, ma darebbe un segnale di unità del Parlamento su questi argomenti”, ha dichiarato Gribaudo presentando la proposta: “Un impegno che ovviamente non si esaurisce qui”.
Da sottolineare che Just Eat, l’unica piattaforma che si è dissociata da Assodelivery per applicare il contratto collettivo ai suoi rider, ha una procedura concordata a livello nazionale con le organizzazioni sindacali per la gestione delle condizioni meteo avverse, con conseguente sospensione delle attività e del servizio.
Salto di qualità – La norma rappresenterebbe un salto di qualità sul fronte della sicurezza di questi lavoratori, che operano in strada tutti i giorni, giorno e notte, sotto la pioggia battente come sotto il sole a picco. Un aspetto, questo, che preoccupa molto i rider. Da un’indagine condotta dalla Cgil Palermo e presentata di recente, risulta che il 73,8 per cento dei ciclofattorini si sente poco sicuro, il 19 per niente. Le preoccupazioni maggiori sono legate alla condizione delle strade (86 per cento), ai furti (47,7), alle aggressioni fisiche (41,9) e verbali (27,9), alle condizioni meteo (45,3).
Libro bianco sui rider – Il libro bianco della Cgil Palermo scatta una fotografia del rider tipo: ha tra i 30 e 40 anni, è maschio nell’81,9 per cento dei casi, ha un’istruzione media o anche medio alta, il suo reddito proviene quasi esclusivamente da questa attività. Infatti, il 32,6 per cento degli intervistati fa il rider da 11 a 20 ore a settimana, il 30,2 per cento da 21 a 30 ore, il 23,3 per cento più di 40 ore.
“Il modello imposto dalle piattaforme di delivery non è attualmente compatibile con diritti, tutele e sicurezza dei lavoratori”, afferma il segretario di Nidil Cgil Palermo Francesco Brugnone: “Negli ultimi anni le proteste, le rivendicazioni e gli scioperi dei rider sono stati all’ordine del giorno, perché le loro condizioni non sono dignitose, neppure per i guadagni. Basti dire che per portare a casa mille euro netti al mese un rider deve lavorare quasi sette giorni su sette per almeno otto ore al giorno”.
Domenica 13 ottobre 2024
| Morti sul lavoro, la strage silenziosa. Mattarella: “Sicurezza priorità permanente della Repubblica” |
| Il 2024 annus horribilis: quasi 700 i decessi da gennaio. La denuncia dei sindacati: “Aumentare regole e controlli sulla sicurezza”. La Ministra Calderone: “Ogni vita persa sul lavoro è una sconfitta della società” |
La chiamano la strage silenziosa eppure i dati delle morti sul lavoro in Italia gridano ogni anno sempre più giustizia: il monitoraggio dal 2021 al 2024 rivela infatti un aumento dell’incidenza di questo tipo di tragedie.
Dalla strage degli operai travolti dal treno a Brandizzo alla esplosione della centrale di Bargi, toccando anche il crollo dell’ipermercato di Firenze e la tragedia di Casteldaccia, gli ultimi 12 mesi possono essere ricordati tra i peggiori che la storia del lavoro italiano potrà ricordare.
E se oggi, domenica 13 ottobre, ricorre la Giornata Nazionale dedicata alle vittime degli incidenti sul lavoro eppure, appena 24 ore fa è arrivata la notizia di due diversi drammi avvenuti a poca distanza di tempo l’uno dall’altro.
A perdere la vita è stato un giovane vicentino di 19 anni, travolto da un bancale di finestre mentre è rimasto gravemente ferito un suo coetaneo, precipitato da un ponteggio, da un’altezza di 6 metri all’interno del termovalorizzatore di A2A a Brescia. All’arrivo dei soccorsi, il 19enne non riusciva a muovere gambe e braccia.
Mattarella: “Sicurezza priorità permanente della Repubblica” – “Nella Giornata odierna l’Italia rivolge il pensiero alle persone che hanno perso la vita o subito infortuni e malattie a causa del proprio lavoro. Oggi è un giorno di riflessione, ricordo e di rinnovato impegno. La sicurezza sul lavoro è una priorità permanente per la Repubblica“. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato all’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro. “Ogni vita persa, ogni vita compromessa chiama un impegno corale per prevenire ulteriori perdite della salute e della dignità di chi lavora. La sicurezza sul lavoro, oltre che una prescrizione costituzionale, è anzitutto una questione di dignità umana“, ha aggiunto.
“Garantire condizioni di lavoro sicure significa rispettare la vita e il valore di ciascuna persona, perché il lavoro è luogo di crescita e realizzazione personale e non può costituire un rischio per la propria incolumità. Rinnovo oggi la vicinanza della Repubblica alle famiglie di quanti hanno perso un proprio caro a causa di incidenti sul lavoro e un sentito apprezzamento alle attività dell’Anmil, che da decenni contribuisce a promuovere la cultura della sicurezza, dando voce alle vittime e fornendo sostegno alle loro famiglie in momenti di grande difficoltà. Lavoro e sicurezza sono diritti inscindibili“, ha concluso il capo dello Stato.
La ministra Calderone: “Ogni vita persa sul lavoro è una sconfitta della società” – “Intervenire sulla sicurezza sul lavoro non significa fare la conta dei morti, ogni vita umana persa sul lavoro è una sconfitta della società, è un punto di attenzione massima sul fatto che non abbiamo fatto abbastanza. Non sono abituata a sottrami e a non metterci la faccia. L’ho fatto visitando i cantieri dove ci sono stati incidenti gravi o parlando con chi ha subito infortuni“, ha dichiarato la ministra del Lavoro Marina Calderone nel suo intervento.
“Come ministero lavoro con enti vigilanti, con l’Inail siamo in grado di gestire le azioni necessarie per investire sulla prevenzione e sulla formazione e di occuparci del cammino di riabilitazione dei lavoratori dopo un infortunio sul lavoro. Bisogna proteggere chi lavora e c’è da lavorare anche per sostenere chi vuole riprendersi la sua vita caratterizzata dalla continuazione di una esperienza lavorativa“, ha aggiunto.
A margine dell’incontro ai microfoni di Rainews 24 ha anche anticipato che “nella prossima finanziaria ci sarà spazio per misure a sostegno di chi ha subito infortuni”.
Continua a leggere l’articolo completo:
Link: https://alessandro54.com/sicurezza-sul-lavoro-la-patente-a-punti/
Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-i-processi-la-giustizia/
Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-2025-gennaio-dicembre/
Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-2024-gennaio-dicembre/
Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-2023-gennaio-dicembre/
Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-2022-gennaio-dicembre/
Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-2021-gennaio-dicembre/
Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-2020-gennaio-dicembre/
Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-2019-gennaio-dicembre/
Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-2018-gennaio-dicembre/
Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-2017-gennaio-dicembre/
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Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-2013-14-15-gennaio-dicembre/
Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-leternit-e-lamianto/
Link: https://alessandro54.com/morti-bianche-thyssenkrupp-molto-altro/
Video: https://www.facebook.com/1122566828/videos/1008044823432614
OSSERVATORIO NAZIONALE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO
Aperto 15 anni fa, il 1° gennaio 2008 da Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com con lavoro volontario
http://cadutisullavoro.blogspot.it
Report sui morti sul lavoro
Report sui morti sul lavoro – Con grande sconcerto degli italiani hanno appreso della morte di Donato che a 72 anni è morto cadendo dall’alto.
Report sui morti sul lavoro
Report sui morti sul lavoro – Con grande sconcerto degli italiani hanno appreso della morte di Donato che a 72 anni è morto cadendo dall’alto.
Report sui morti sul lavoro – Ma per me che li monitoro da 15 anni non è una novità.
Da quando ho iniziato il monitoraggio ho visto che muoiono tanti lavoratori anziani, con una forte recrudescenza in questi ultimi anni.
Donato lavorava perché non riusciva con la magra pensione a mantenersi e mantenere i propri cari.
In questi anni la legge Fornero (ma non solo) ha obbligato gli anziani, anche quelli che svolgono lavori pericolosi a lavorare 4 o 5 anni in più.
Ma non è solo questa la causa delle morti. Un altro motivo è quello che chi è in pensione non ha nessun adeguamento della pensione dell’inflazione: vi faccio un esempio pratico: mio fratello di dieci anni più vecchio è andato in pensione ovviamente molti anni prima, io che lavoravo ancora ci sono andato dopo.
Seppur facevamo lo stesso lavoro ed eravamo nel campo metalmeccanico e la categoria era la stessa, io prendo duecento euro di pensione in più e questo perché con i contratti si è avuto degli aumenti che hanno coperto dall’inflazione, mentre lui che era già in pensione non ha percepito se non in modo irrisorio l’aumento della pensione.
Poi ci sono categorie quali Agricoltori e artigiani che prendono pensioni molto basse e sono costretti a continuare a lavorare, spesso in nero per arrotondare le pensioni divorate dall’inflazione; molti lavoratori, soprattutto al sud, hanno avuto lavori discontinui le pensioni sono molto basse, come nel caso di Donato.
Ma quanti di voi sanno che ogni due giorni e mezzo muore un agricoltore schiacciato dal trattore spesso anziano che continua a lavorare per le pensioni molto basse?
Sono già 81 i morti schiacciati dal trattore quest’anno e in meno di 180 giorni di quest’anno.
Da quando ho aperto l’Osservatorio ne sono morti oltre 2100 e nessuno in questi anni si è occupato di questa strage nella strage.
Neppure i Ministri delle Politiche Agricole che si sono succeduti in questi 15 anni. Complessivamente è un’ecatombe quest’anno: rispetto all’anno scorso siamo a +7%.
INAIL parla di cali, ma ci sarà tra i suoi assicurati, poi tra l’altro non fa nessun monitoraggio delle morti, ma raccoglie solo le denunce che gli arrivano dal territorio, ricordiamo che non tutti i lavoratori italiano sono assicurati all’INAIL, oltre 4 milioni di lavoratori non lo sono, poi ci sono tra i morti i tantissimi anziani tra gli agricoltori e i morti in nero.
Nel 2008 dall’inizio dell’anno al 20 giugno ci furono 270 morti sui luoghi di lavoro contro i 359 morti del 2022, con lo spaventoso aumento del 25%.
Spero che con la morte del vecchio Donato costretto a lavorare ci sia un risveglio come per la morte della povera Luana D’Orazio e si prendono provvedimenti concreti per i lavoratori anziani, che dovrebbero fare i nonni (come me) e non morire lavorando.
29 aprile 2022.
Dall’inizio dell’anno sono morti 418 lavoratori, 206 di questi sui luoghi di lavoro i rimanenti in itinere e sulle strade, In questi “numeri” ci sono anche i morti sul lavoro non assicurati all’INAIL (oltre 4000000 di lavoratori e i morti in nero)
48 agricoltori schiacciati dal trattore nel 2022.
Autotrasportatori morti 30 morti dall’inizio dell’anno (40 con i dispersi dell’incendio traghetti Grimaldi di cui non si hanno più avuto notizie da due mesi)
Curatore Carlo Soricelli metalmeccanico in pensione e artista sociale da 50 anni. per contatti carlo.soricelli@gmail.com
su Twitter @pittorecarlosor
Qui sotto i MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO nelle Regioni e Province (non ci sono i morti per covid). Non sono contati neppure i morti in itinere e sulle strade se non autotrasportatori: tenete presente che i morti in itinere e sulle strade sono almeno altrettanti rispetto a quelli segnalati qui sotto nelle Regioni e Province. NB nelle province e Regioni non ci sono i morti per infortuni provocati dal coronavirus. I morti sul lavoro sono segnati nella provincia dove è avvenuto l’infortunio mortale e non in quella di residenza
LOMBARDIA 28 – Milano (6), Bergamo (4), Brescia (7), Como (1), Cremona (2), Lecco (2), Lodi (), Mantova (2), Monza Brianza (2), Pavia (1), Sondrio (), Varese(1)
PIEMONTE 23 – Torino (12), Alessandria (2), Asti (1), Biella (1), Cuneo (5), Novara (),Verbano-Cusio-Ossola() Vercelli (2)
VENETO 18 – Venezia (4), Belluno (1), Padova (3), Rovigo (1), Treviso (2), Verona (4), Vicenza (3)
CAMPANIA 17 – Napoli (6), Avellino (1), Benevento (1), Caserta (2), Salerno (7) )
LAZIO 14 Roma (7), Viterbo () Frosinone (6) Latina (1) Rieti () )
CALABRIA 10 – Catanzaro (4), Cosenza (4), Crotone () Reggio Calabria (2) Vibo Valentia ()
EMILIA ROMAGNA 10 – Bologna (1), Rimini (2) Ferrara (1) Forlì Cesena (2) Modena (1) Parma () Ravenna (2) Reggio Emilia (1) Piacenza
SICILIA 9 – Palermo (3), Agrigento (), Caltanissetta (1), Catania (2), Enna (), Messina (), Ragusa (1), Siracusa (), Trapani (2)
TOSCANA 8 – Firenze (1), Arezzo (1), Grosseto (1), Livorno (1), Lucca (1), Massa Carrara (), Pisa (1), Pistoia (1), Siena () Prato (1 ()
TRENTINO ALTO ADIGE 11 – Trento (6) Bolzano (5)
PUGLIA 8 – Bari (1), BAT (), Brindisi (), Foggia (3), Lecce (3) Taranto (1)
UMBRIA 3 – Perugia (3) Terni ()
SARDEGNA 5 – Cagliari (1) Carbonia-Iglesias (), Medio Campidano (), Nuoro (), Ogliastra (), Olbia-Tempio (), Oristano (1), Sassari (3).Sulcis iglesiente ()
MARCHE 5 – Ancona (1), Macerata (1), Fermo (), Pesaro-Urbino (5), Ascoli Piceno () Fermo
FRIULI VENEZIA GIULIA 3 – Pordenone (1) Trieste () Udine (2) Gorizia ()
VALLE D’AOSTA 2 – (2)
BASILICATA 2 – Potenza () Matera () Molise 1 Campobasso (1) Isernia ().
LIGURIA 2 – Genova (), Imperia (1) La Spezia (), Savona (1)
ABRUZZO 2 – L’Aquila (), Chieti (1), Pescara (1) Teramo ()
Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio
http://cadutisullavoro.blogspot.it
14 aprile 2022.
| A oggi ci sono stati dall’inizio dell’anno 343 lavoratori morti sul lavoro: di questi 178 hanno perso la vita sui luoghi di lavoro: escluso itinere, (ma non ci sono ancora i dispersi delle Grimaldi che sembrano spariti nel nulla), i rimanenti sulle strade e in itinere. L’Osservatorio monitora anche i morti tra i 4 milioni di lavoratori non assicurati all’INAIL e i morti in nero. |
| 39 agricoltori schiacciati dal trattore nel 2022. |
| Autotrasportatori morti 26 morti dall’inizio dell’anno. (36 con i dispersi dell’incendio traghetti Grimaldi di cui non si hanno più avuto notizie) |
| Curatore Carlo Soricelli metalmeccanico in pensione e artista sociale da 50 anni. per contatti carlo.soricelli@gmail.com |
su Twitter @pittorecarlosor
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| @pittorecarlosor |
I morti sui LUOGHI DI LAVORO nelle Regioni e Province nel 2022: a questi occorre aggiungere almeno altrettanti lavoratori morti sulle strade e in itinere che sono considerati a tutti gli effetti morti per infortuni sul lavoro, ma che è opportuno tenere separati per non generale confusione, un conto è un lavoratore che muore sui luoghi di lavoro, un altro se muore sulle strade o in itinere
| LOMBARDIA 27 | PIEMONTE 18 |
| Milano (6), Bergamo (4), Brescia (6), Como (1), Cremona (2), Lecco (2), Lodi (), Mantova (2), Monza Brianza (2), Pavia (1), Sondrio (), Varese(1) | Torino (8), Alessandria (2), Asti (1), Biella (1), Cuneo (4), Novara (),Verbano-Cusio-Ossola() Vercelli (2) |
| VENETO 17 | CAMPANIA 13 |
| Venezia (3), Belluno (1), Padova (3), Rovigo (1), Treviso (2), Verona (4), Vicenza (3) | Napoli (4), Avellino (1), Benevento (1), Caserta (1), Salerno (6) ) |
| LAZIO 11 | CALABRIA 9 |
| Roma (5), Viterbo () Frosinone (5) Latina (1) Rieti () | Catanzaro (4), Cosenza (3), Crotone () Reggio Calabria (2) Vibo Valentia () |
| EMILIA ROMAGNA 8 | SICILIA 8 |
| Bologna (1), Rimini (1) Ferrara (1) Forlì Cesena (1) Modena (1) Parma () Ravenna (2) Reggio Emilia (1) Piacenza | Palermo (2), Agrigento (), Caltanissetta (1), Catania (2), Enna (), Messina (), Ragusa (1), Siracusa (), Trapani (2) |
| TOSCANA 8 | TRENTINO ALTO ADIGE 7 |
| Firenze (1), Arezzo (1), Grosseto (1), Livorno (1), Lucca (1), Massa Carrara (), Pisa (1), Pistoia (1), Siena () Prato (1) | Trento (4) Bolzano (3) |
| PUGLIA 7 | UMBRIA 3 |
| Bari (1), BAT (), Brindisi (), Foggia (3), Lecce (2) Taranto (1) | Perugia (3) Terni () |
| SARDEGNA 3 | MARCHE 3 |
| Cagliari (1) Carbonia-Iglesias (), Medio Campidano (), Nuoro (), Ogliastra (), Olbia-Tempio (), Oristano (1), Sassari (1).Sulcis iglesiente () | Ancona (1), Macerata (1), Fermo (), Pesaro-Urbino (3), Ascoli Piceno () Fermo |
| FRIULI VENEZIA GIULIA 3 | VALLE D’AOSTA 2 |
| Pordenone (1) Trieste () Udine (2) Gorizia () | – |
| BASILICATA | MOLISE 1 |
| Potenza () Matera () | Campobasso (1) Isernia (). |
| LIGURIA 2 | ABRUZZO 1 |
| Genova (), Imperia (1) La Spezia (), Savona (1) | L’Aquila (), Chieti (1), Pescara () Teramo () |
| Inail, in otto mesi infortuni in crescita dell’8,5%. Denunciate 772 morti |
MILANO – Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail tra gennaio e agosto sono state 349.449 (+8,5% rispetto allo stesso periodo del 2020), 772 delle quali con esito mortale (-6,2%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 36.496 (+31,5%). Lo fa sapere l’Istituto pubblicando gli open data dei primi 8 mesi del 2021, precisando che i dati mensili sono fortemente influenzati dall’emergenza Coronavirus.
Il dato sulle denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di agosto è la sintesi di un decremento delle denunce osservato nel trimestre gennaio-marzo (-11%) e di un incremento nel periodo aprile-agosto (+26%) nel confronto tra i due anni. I dati rilevati al 31 agosto di ciascun anno evidenziano nei primi otto mesi del 2021 un aumento a livello nazionale degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+20,6%, da 38.001 a 45.821 casi), che sono diminuiti del 32% nel primo bimestre di quest’anno e aumentati del 59% nel periodo marzo-agosto (complice il massiccio ricorso allo smart working nello scorso anno, a partire proprio dal mese di marzo), e un incremento del 6,9% (da 284.131 a 303.628) di quelli avvenuti in occasione di lavoro, che sono calati del 10% nel primo trimestre di quest’anno e aumentati del 22% nel periodo aprile-agosto.
Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato del 6,9% nella gestione assicurativa Industria e servizi (dai 279.792 casi del 2020 ai 299.147 del 2021), del 3,6% in Agricoltura (da 17.164 a 17.786) e del 29,2% nel Conto Stato (da 25.176 a 32.516). Gli incrementi riguardano quasi tutti i settori produttivi tranne, in particolare, l’Amministrazione pubblica (-6,5%) e la Sanità e assistenza sociale, che pur distinguendosi ancora per numerosità di eventi, con oltre 27mila denunce nei primi otto mesi di quest’anno presenta una riduzione del 31,9% degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro rispetto ai 40mila dello stesso periodo del 2020.
Per le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto entro il mese di agosto, il confronto tra il 2020 e il 2021 “richiede cautela“, evidenzia l’Inail, in quanto i dati delle denunce mortali degli open data mensili, più di quelli delle denunce in complesso, sono provvisori e influenzati fortemente dalla pandemia da Covid-19, con il risultato di non conteggiare un rilevante numero di “tardive” denunce mortali da contagio, in particolare relative al mese di marzo 2020. Si fa notare, inoltre, che i decessi causati dal Covid-19 avvengono dopo che è intercorso un periodo di tempo più o meno lungo dalla data del contagio.
| Sicurezza sul lavoro: come intervenire – Unomattina estate – 09/08/2021 |
| Morti sul lavoro, presidio davanti alla sede degli industrali a Milano: “Leggi sulla sicurezza non applicate” |

Decine di lavoratori chiedono una svolta: “Tre vittime al giorno, una sequenza spaventosa“
18 giugno 2021 – Stop alle morti sul lavoro. Uno stillicidio che non accenna a fermarsi, contro cui hanno manifestato ieri davanti alla sede di Assolombarda a Milano decine di lavoratori al presidio organizzato da Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro, Assemblea lavoratori combattivi, Medicina Democratica, Comitato ambiente e salute Teatro alla Scala, Comitato difesa sanità pubblica Zona Sud Ovest Città Metropolitana.
“Non abbiamo solo lacrime e disperazione per la strage inarrestabile di lavoratori uccisi sul luogo di lavoro – ha dichiarato Michele Michelino, presidente del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro – ma anche la richiesta di azioni immediate per la piena attuazione delle norme vigenti per la prevenzione e la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, sistematicamente disattese, perché si persegue il massimo profitto a scapito della sicurezza e della salute, come la cronaca quotidiana purtroppo conferma“.
Il quadro sembra essere quello di un vero e proprio tragico bollettino di guerra, in tempo di pace, che “ogni giorno, dal nord al sud, riporta il numero dei morti e dei feriti, nelle più diverse circostanze e attività lavorative, con una media di oltre 3 al giorno, una sequenza spaventosa” lamenta Medicina Democratica. “Sono stati 17.000 i lavoratori morti sul lavoro nel decennio 2009-2019, una cifra spaventosa, ma che sarà incrementata significativamente se continua così. Oggi alle vecchie nocività si sono aggiunte le nuove: i dati Inail sugli infortuni sul lavoro nell’anno della pandemia confermano anche l’impatto dell’emergenza Coronavirus sull’andamento infortunistico in Italia nel 2020. I casi mortali sono 1.270, 181 in più rispetto ai 1.089 del 2019 (+16,6%). Nel primo quadrimestre del 2021 i morti sul lavoro sono aumentati ancora, il 9,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (dati sottostimati perché non tengono conto dei lavoratori senza contratto, in nero). Va anche tenuto conto che alla strage di oltre 100 lavoratori al mese vanno aggiunte le decine di migliaia di morti per malattie professionali e ambientali: solo per amianto 6.000 ogni anno, 16 ogni giorno!“.
“Siamo convinti – ha detto Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica – che gli omicidi sul lavoro, perché di questo si tratta, non sono mai dovuti a fatalità o casualità, ma sono l’esito di gravi inadempienze normative. Riteniamo, infatti che il dlgs 81 /2008 (Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro), sia tuttora largamente inattuato, non solo per inadempienze da parte dei responsabili aziendali, ma anche, in particolare, perché non viene garantita la partecipazione dei lavoratori e delle loro rappresentanze, diritto previsto anche nella riforma sanitaria del 1978: il servizio sanitario persegue la sicurezza sul lavoro, ma si tratta purtroppo di un precetto non applicato“.
| Tre vittime al giorno, il Covid non ha frenato la strage dei lavoratori |
ROMA, 04 maggio 2021 – – Natalino Albano si preparava a celebrare la sua prima Festa del Lavoro con un contratto stabile, conquistato da pochi mesi. Ma al Primo Maggio non c’è neanche arrivato: due giorni prima, nel porto di Taranto, è precipitato da venti metri di altezza mentre partecipava al carico di una pala eolica su un cargo. Più o meno nelle stesse ore, nel deposito Amazon di Alessandria, una trave ha travolto e ucciso un operaio. Dal Piemonte a Montebelluna, sempre giovedì scorso: un ventitreenne è morto sul colpo, investito da un’impalcatura. Tre vittime in un giorno, in perfetta media con la Spoon River italiana delle morti sul lavoro. Lunedì, poi, la vicenda straziante di Luana D’Orazio, mamma ventiduenne stritolata da un macchinario in una fabbrica di Prato. E ieri, ancora in provincia di Taranto, un trasportatore schiacciato dalla sua autocisterna.
«Un crimine di pace», lo ha definito il giudice Bruno Giordano, oggi magistrato di Cassazione e per vent’anni pretore, a Torino e a Milano, dei processi simbolo su quelle che un tempo venivano chiamate “morti bianche”, come a voler ridimensionare l’incommensurabile dolore di una vita che se ne va. Di una donna o di un uomo che escono di casa la mattina per andare al lavoro (al lavoro, non in guerra) e non fanno ritorno. Così, snocciolare i numeri è quasi una bestemmia, perché la contabilità della morte finisce per nascondere la ferita immensa di chi resta.
I numeri, dicevamo: nel 2020 le denunce all’Inail per decessi sul lavoro sono state 1.270, ovvero 181 in più (+16,6%) rispetto al 2019. Oltre tre morti di media al giorno. E se da un lato a pesare su questo balzo sono stati i casi legati al Covid-19, dall’altro proprio la pandemia ha ridotto drasticamente l’attività nelle fabbriche, nei cantieri e la relativa circolazione stradale. Si spiega così l’inedito calo delle denunce di infortunio complessive, scese del 13,6%, così come quello dei decessi avvenuti nei trasferimenti per lavoro (-30,1%, mentre quelli sul posto sono cresciuti del 34,9%). E a ben vedere, la dinamica temporale di tutti i dati sembra ricalcare gli andamenti delle ondate del virus e dei relativi lockdown.
Dunque Spoon River ha continuato a scorrere imperterrito. E lo sta facendo anche quest’anno: 185 morti nei primi tre mesi del 2021 (+11,4%). La media è di due decessi al giorno, ma bisognerà vedere cosa succederà quando l’attività produttiva del Paese riprenderà (si spera) a pieno regime. Senza dimenticare che alle statistiche ufficiali sfuggono i caduti del lavoro in nero.
Ieri il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha annunciato un «confronto con tutte le associazioni coinvolte e con il sindacato, sull’attuazione del piano nazionale per la sicurezza». Citando l’onnipresente Recovery Plan, ha aggiunto che l’obiettivo «è di arrivare a giugno con piano per la sicurezza sul lavoro, una normativa sull’amianto avviata e una ricognizione delle modifiche alla normativa su invalidità e prevenzione». Niente di più e niente di meno di quanto promesso da ciascuno dei ministri del Lavoro succedutisi negli ultimi decenni. Il risultato? Un coacervo di proposte di riforma, tavoli tecnici, progettati accorpamenti tra i ruoli ispettivi di Stato, Regioni, Asl, Inail, Inps e chi più ne ha più ne metta. Il naufragio dell’Ispettorato nazionale, per dire, è l’ultimo capitolo nella retorica indignazione della politica di fronte alle morti sul lavoro.
«Dramma inaccettabile», «non si può morire così», «basta con questa strage»: dopo la morte di Luana il cliché delle dichiarazioni politiche è andato in onda come sempre. Da domani si penserà ad altro, mentre Spoon River continuerà a scorrere inesorabile.
mercoledì 14 ottobre 2020
| Un interessante articolo dell’Ingegnere Giorgio Langella sulle morti sul lavoro |
| https://cadutisullavoro.blogspot.com/2020/10/un-articolo-dellingegnere-giorgio.html |
Così scrive Giuseppe Conte al presidente dell’ANMI, Zoello Forni: “Il tema della sicurezza sul lavoro è infatti uno dei pilastri sui quali non può non reggersi una società che si definisce progredita, moderna, civile. Nel 2020 subire un infortunio invalidante o, peggio ancora, perdere la vita mentre si sta svolgendo il proprio lavoro non può essere più considerato accettabile”.
E, nel messaggio di Sergio Mattarella allo stesso Zoello Forni, si può leggere: “L’impegno per garantire la massima sicurezza sul lavoro non deve arretrare di fronte a nessun evento emergenziale, perché la tutela della salute di chi lavora costituisce un bene primario su cui si misura la civiltà delle economie avanzate. L’auspicio è che, nonostante le condizioni difficili create dalla pandemia, si tragga la spinta per aumentare gli investimenti sulla sicurezza, avvalendosi dei progressi offerti dalle nuove tecnologie e degli avanzamenti compiuti in questi anni dalla ricerca scientifica”.
Sono dichiarazioni che dimostrano (o, almeno, dovrebbero farlo) una sorta di risveglio dell’attenzione riguardo quello che da anni denunciamo come una delle tragedie del nostro paese: gli infortuni, i morti, le malattie professionali che ogni giorni colpiscono chi vive del proprio lavoro. Una specie di “nuova presa di coscienza” rispetto a quello che è un reale e drammatico problema del paese.
Non possiamo che rallegrarci di questa attenzione che, di solito, non viene concessa a questa immane tragedia che colpisce lavoratrici e lavoratori. Un vero e proprio massacro che raramente è effetto della tragica fatalità essendo un risultato di un sistema che considera la sicurezza sul lavoro un costo e chi lavora non più persona ma “capitale umano”. Definizione quest’ultima che è simbolo della trasformazione di “qualcuno” in “qualcosa”.
Anche gli organi di informazione nazionali, in questi ultimi giorni, si sono interessati al “problema”. Anche questo può essere indice di un risveglio della coscienza? La presa d’atto, finalmente, che il lavoro è diventato sempre più insicuro, faticoso, alienante, precario e che è per questo e di questo che si muore? Forse è così. È la nostra speranza, ma il dubbio rimane, chiediamo scusa, perché queste pur importanti dichiarazioni delle massime cariche dello Stato sono di ieri, 11 ottobre, e vengono esternate in occasione della 70ma giornata nazionale per le vittime di incidenti del lavoro.
Il dubbio che ci rimane è che già da domani tutto ritornerà nell’ombra dell’indifferenza e nelle tenebre dell’ignoranza. Perché questo è quello che succede abitualmente di fronte alle decine e decine di infortuni e decessi che si verificano nei luoghi di lavoro ogni settimana.
Così, per non restare nell’ignoranza e per non alimentare l’indifferenza è necessario essere, almeno, informati di quello che realmente accade. Vi invitiamo a consultare il sito “Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro” gestito da Carlo Soricelli (cadutisullavoro.blogspot.com) che riporta giornalmente il tragico report.
Oggi, per esempio, si può leggere:
12 ottobre sono 23 i morti sui luoghi di lavoro questo mese, 437 sui luoghi di lavoro dall’inizio dell’anno. Dall’inizio dell’anno sono morti 848 lavoratori, compreso itinere e sulle strade (+ altri 437 morti per coronavirus) tutti i morti sul lavoro sono registrati da 13 anni in apposite tabelle excel con identità, luogo e data della tragedia, professione, età e nazionalità)
e anche:
Domenica 11 ottobre 2020
Sono stati sei i morti sul lavoro mentre si celebrava la giornata, davvero triste. Tra l’altro non sono neppure capaci di avere una situazione aggiornata a ieri, ma solo quella relativa ai morti sul lavoro nei primi otto mesi del 2020. In questo momento tra i morti sui luoghi di lavoro, quelli sulle strade e in itinere e i morti per infortuni causati dal coronavirus arriviamo a contare oltre 1000 morti complessivi come potete vedere in apertuna dell’Osservatorio. Io (nella foto) che svolgo questo lavoro volontario da 13 anni non ho nessun interesse da tutelare economico e non solo, come chi diminuisce i morti per giustificare la mancanza di risultati nonostante le enormi somme di denaro che lo Stato spende per la sicurezza
Tutti dobbiamo ringraziare Carlo Soricelli per il prezioso e appassionato lavoro volontario che conduce da 13 anni. Senza le sue informazioni puntuali e documentate non conosceremmo la realtà e la verità di quello che succede nel nostro paese per la mancanza di sicurezza nel lavoro. Non saremmo a conoscenza delle tragedie che colpiscono migliaia di persone e le loro famiglie. Donne e uomini come noi, non certo “capitale umano” come confindustria si ostina a definre.
Auspichiamo che l’attenzione prestata alla questione della sicurezza nei luoghi di lavoro in questi ultimi giorni da parte della “grande informazione” prosegua con il dovuto rigore e non si limiti ad essere un “atto dovuto” né un “esercizio di stile” in occasione di qualche “celebrazione”.
Chiediamo al governo, al presidente del consiglio Conte, al presidente della Repubblica Mattarella di far seguire alle loro dichiarazione qualche fatto. Niente di eccezionale ma agire è indispensabile. Noi lo facciamo lottando contro l’ingiustizia della precarietà.
Dipartimento lavoro PCI – FGCI
13 ottobre 2019
| Mattarella: “La sicurezza dei lavoratori è una priorità sociale” |
“La sicurezza di chi lavora è una priorità sociale ed è uno dei fattori più rilevanti per la qualità della nostra convivenza. Non possiamo accettare passivamente le tragedie che continuiamo ad avere di fronte. Le istituzioni e la comunità nel suo insieme devono saper reagire con determinazione e responsabilità“. E’ questo il messaggio del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, contenuto in un telegramma inviato per la 69/ma edizione della Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro che si svolge oggi a Palermo.
“Sono stati compiuti importanti passi in avanti nella legislazione, nella coscienza comune, nell’organizzazione stessa del lavoro. Ma tanto resta da fare per colmare lacune, per contrastare inerzie e illegalità, per sconfiggere opportunismi”, afferma il presidente della Repubblica. Serve “un’azione continua, rigorosa, di prevenzione. L’applicazione e il rispetto delle norme va accompagnata a una corretta attività di vigilanza cui devono essere assicurate le risorse necessarie“, aggiunge.
“Iniziative come quelle che si promuovono oggi in tutto il territorio nazionale – prosegue Mattarella rivolgendosi all’Anmil – accrescono la consapevolezza del valore della formazione. Tutti, dai dirigenti dell’impresa ai singoli lavoratori, sono chiamati a prestare la giusta attenzione al rispetto delle norme e degli standard più avanzati e l’impegno comune è condizione per raggiungere il traguardo di una maggiore sicurezza”.
Luglio 2019
| Lamezia, operaio morto sul posto di lavoro: la lettera della figlia un anno dopo |
| articolo: Lamezia. Lettera aperta della figlia di Franco Muraca ad un anno dalla scomparsa (lameziaterme.it) |
| Franco Muraca perse la vita il 6 luglio del 2018 |
Ad un anno dalla tragica scomparsa di Franco Muraca, operaio di 56 anni morto sul lavoro, sua figlia Giada, decide di rendere pubblica una lettera che, come dichiara “ha scritto, sperando che possa scuotere le coscienze. E far aprire gli occhi sulla triste ed amara realtà in cui viviamo, dove ancora si muore sui posti di lavoro per mancata sicurezza e totale negligenza di chi dovrebbe tutelare un operaio, ma non l’ha mai fatto”.Read more https://www.lameziaterme.it/lamezia-lettera-aperta-figlia-franco-muraca/”.
Di seguito il contenuto integrale della lettera:
“Penso che, ogni uomo in questo mondo, conservi in sè un dono prezioso. Quel dono accomuna indistintamente tutti noi, a prescindere da ogni merito.
Quel dono si chiama VITA.
Tralasciando la religione per un fattore soggettivo, ora mi riferisco a chi , ogni giorno , riesce a lodare la propria esistenza , e rendere quindi la propria vita degna di essere vissuta . A chi ha imparato a conoscerla fino in fondo in ogni sfumatura , dalla più chiara fino a talvolta la più oscura… Quella persona è il LAVORATORE . Colui che combatte insieme e / o contro al destino, per dare un senso ad ogni suo giorno. “ L’ITALIA È UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL LAVORO “. È scritto .
Oggi nel 2019 , in molti sarebbero propensi a convertire questa frase in altro modo : l Italia dovrebbe essere una repubblica democratica fondata sul rispetto di chi loda la vita , onora il paese in cui vive , lavorando onestamente , lavorando per potersi tutelare , per poter vivere o, molto spesso , sopravvivere . È la mia rabbia a scrivere in prima persona ogni parola di questa lettera . È la mia impotenza difronte all’ennesima “morte bianca” ( bianca , perché la mano di un colpevole resta sempre celata agli occhi di tutti ) che è toccata al mio papá : Franco Muraca , di soli 56 anni . Figlio della città in abbiamo sempre vissuto , Lamezia Terme ( Sambiase) . Di un paese che l ha visto nascere , crescere , lavorare e morire prematuramente nella tragedia più atroce . Figlio di una nazione che ha servito durante la leva obbligatoria che fece con onore , congedandosi da caporale maggiore , ma che non l ha tutelato nella sua vita da lavoratore . E soprattutto non gli ha concesso un degno riconoscimento , soprattutto nella morte . Attualmente la politica italianaè soltanto un vociare . Un vociare senza senso . Senza logica ,nè ragione .
Perché mai nessun orecchio si è proteso ad ascoltare veramente ciò che è impossibile da non sentire : Il tonfo di quell’uomo sull’asfalto. Le urla di dolore . Lo strazio senza fine . I passi di corsa negli ospedali . Il suono delle campane . Il sussurro di un nome in una preghiera. La richiesta di aiuto, e di giustizia.
Solo nello scorso anno, più di 1450 italiani di sono spenti nell’indifferenza di uno stato che li ha condannati già dal primo giorno in cui hanno iniziato a lavorare .
E che, ancora oggi, infanga la loro memoria , con la totale indifferenza dei politici, con la negligenza di chi ha delle determinate responsabilità , e con la totale mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Potrei scrivere, descrivere dettagliatamente, quanto tutta questa “ dimenticanza “ da parte dello stato , nei confronti di un semplice lavoratore , possa influire su tutta la sua intera esistenza . Ma per raccontarvi la vita in prima persona , servirebbe mio padre , che purtroppo, proprio per via del suo lavoro, oggi non potrà essere cui a tenere questa penna in mano al posto mio . Io sono solo una figlia che ha visto e toccato con mano , il peso di una quotidianità dedita al sacrificio , alla continua delusione , talvolta all insoddisfazione , tutto ciò che la nostra realtà , ha regalato gratuitamente a mio padre a tutti quelli come lui.
Penso ad una frazione di tempo: quella tra l impatto e l’urto; quel momento in cui stai perdendo chi ami proprio nel posto in cui si trova per lavorare … ecco . Mi riferisco a quella frazione di secondo dove ,colui che è destinato , si trova difronte all atto compiuto. Si trova difronte alla morte . Ed ogni pensiero , la paura , il sentimento , viene celato tutt ora a noi che però , vivremo per tutta la nostra vita , in quella frazione di secondo…
È difficile da spiegare , come si possa continuare a vivere con questa sete di giustizia addosso. È lei stessa ad esprimersi per me , perché aldilà dei sentimentalismi e di tutti i fatti che la gente tende ad archiviare , a dimenticare , ogni parola che state leggendo è mirata . Rivolta a chi davvero può cambiare un sistema balordo come questo. Ma che non lo fa .
Quei “qualcuno“ che oggi, più di ieri, devono portare sulle proprie spalle , la responsabilità per la perdita di un padre, di un marito, di un nonno , di un uomo . Sottratto a più di 1450 famiglie. Sottratto alla vita , ingiustamente!
Ora penso che neanche se li avessi difronte riuscirei a farmi ascoltare : perché non hanno orecchie per sentire . Né un cuore per poter comprendere .
Un anno fa (4 luglio 2018)mi preparavo per recarmi al lavoro in una giornata afosa di luglio, quando mi informarono che mio padre era in ospedale per un incidente subito a lavoro. Passó un ora prima che potessi rendermi conto , alla vista , che quell uomo con la testa fasciata , imbracato su una barella , intubato , era proprio il mio papà . Alla vista riconobbi subito la sua pelle scura , abbronzata dalle giornate passate sui ponteggi a lavorare anche nei mesi più caldi ; ora era ricoperta di calce e sangue . Fu quello il momento in cui mi sono sentita crollare addosso il peso del mondo intero . Ancora oggi non so come sia possibile passare dalle allegre colazioni insieme , dal prendere il caffè e ridere , dalla nostra quotidianità , ad una tragedia simile , ad un addio che abbiamo dovuto dirci per forza .
Il 6 luglio 2018 il mio giovane papà , ha smesso di lottare contro le ferite gravi che la caduta gli ha provocato . Mio padre ha smesso di lottare in maniera terrena per uno stato con non gli ha mai teso la mano . Forse contro un destino che è già scritto per chi lavora e non si risparmia come ha fatto lui. Egoisticamente ho pregato Dio di salvarlo per me .
Oggi prego che sia lui a di darmi un po’ della sua forza affinché sia fatta giustizia . Perché le cose finalmente inizino a cambiare in questo paese . Per tutte quelle figlie che non verranno accompagnate all’altare dal loro papà . Che non sentiranno i loro figli chiamare “ nonno “ ad alta voce . Per tutti i familiari che si ritrovano ogni notte a parlare con una foto in una cornice . Per le mamme, le mogli, le figlie che accendono un cero e vivono con la testa rivolta sempre al cielo.
Caro papà, sei stato un grande esempio per tutti nonché per noi figlie . Hai saputo insegnare tanto anche nella morte: lottare sempre , nonostante tutto, fino alla fine . Se non più in questo mondo , forse in un altro ci ritroveremo . Perché tutto muore qui , ma l’amore no“.

