Già responsabile delle pagine sportive del Giornale, volto popolarissimo delle tv private, aveva 78 anni. Storici i suoi duetti con Tiziano Crudeli
Elio Corno (Milano, 25 aprile 1946 – 9 marzo 2025) è stato un giornalista italiano.
Quella di Elio Corno era una voce popolare, popolarissima. E non solo per i tifosi dell’Inter, la squadra di cui era tifoso e a cui ha dedicato largamente la propria carriera.
Elio Corno, chi era il giornalista scomparso – Giornalista appassionato, sostenitore fervente dei nerazzurri, Corno, nato a Milano il 25 aprile del 1946, avrebbe compiuto quest’anno 79 anni. Era stato caporedattore alla Gazzetta dello Sport e a lungo caporedattore dello sport del quotidiano Il Giornale, il suo volto è poi diventato popolare, popolarissimo, sulle tv locali: una presenza costante, dal Processo del lunedì alla seguitissima Qui studio a voi stadio, su Telelombardia, dove commentava in diretta le partite dei nerazzurri. Memorabili i duetti con il tifoso milanista Tiziano Crudeli, quasi un suo alter ego a tinte rossonere sul piccolo schermo. Gli sfottò reciproci, gli scherzi e le battute, costituivano un teatro divertente e coinvolgente per il pubblico a casa che si schierava sulle stesse posizioni quasi continuando idealmente fuori dallo schermo quel battibecco.
L’addio del collega Giambruno – A dare l’annuncio della scomparsa di Corno, il collega Alberto Giambruno, telecronista di 7Gold, l’emittente che tanto spesso aveva ospitato i suoi interventi: “La serata si chiude con una notizia che non avremmo mai voluto dare. Mai mai mai. Ci lascia Elio Corno. Un consigliere. Uno stimatissimo professionista. Un amico”.
La serata si chiude con una notizia che non avremmo mai voluto dare. Mai mai mai.
Ci lascia Elio Corno. Un consigliere. Uno stimatissimo professionista. Un amico.
Elio Corno, i libri – Raccontano il suo impegno di penna brillante anche i due libri firmati da Corno: “Il vangelo del vero anti-milanista” e “Cara Inter”. Negli ultimi anni aveva trovato anche sui social spazi espressivi a cui affidare i propri commenti: monologhi su Instagram che diventavano rapidamente virali tra i sostenitori interisti (e non solo) e contribuivano a fare opinione intorno alla squadra.
Avrebbe compiuto 87 anni il prossimo 8 marzo. Nei ricordi degli italiani, in particolare, le telecronache delle partite dei Mondiali di Italia ‘90
Bruno Pizzul – (Fotogramma/Ipa)
Bruno Pizzul (Udine, 8 marzo 1938 – Gorizia, 5 marzo 2025) è stato un giornalista, telecronista sportivo e calciatore italiano, di ruolo difensore. Fu la prima voce per la Rai degli incontri della nazionale italiana di calcio dal 1986 al 2002.
E’ morto Bruno Pizzul. Il giornalista sportivo aveva 86 anni, ne avrebbe compiuti 87 il prossimo 8 marzo. Per 16 anni è stato il telecronista delle partite della Nazionale. Nei ricordi degli italiani, in particolare, rimangono le telecronache delle partite dei Mondiali di Italia ‘90 che la Nazionale del ct Azeglio Vicini chiuse al terzo posto.
Nato a Udine l’8 marzo del 1938, Pizzul fu assunto in Rai nel 1969 e l’anno seguente commentò la sua prima partita (Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia). Dalla Coppa del Mondo del 1986 è diventato la voce delle partite della Nazionale ed è stato il telecronista delle gare degli Azzurri in occasione di cinque Campionati del Mondo e quattro Campionati Europei, congedandosi nell’agosto 2002 (Italia-Slovenia 0-1).
L’amore di Pizzul per il calcio, partiva da quello praticato in età giovanile, prima nella squadra parrocchiale di Cormons, la Cormonese, poi nella Pro Gorizia, durante gli anni degli studi. Divenne anche calciatore professionista, un apprezzato mediano, e fu ingaggiato dal Catania nel 1958. Poi giocò anche nell’Ischia, Udinese e Sassari Torres, prima che la sua carriera sportiva venisse interrotta prematuramente per un infortunio al ginocchio.
Prima dell’approdo in Rai, nel 1969 con un concorso per radio-telecronisti aperto a tutti i giovani laureati del Friuli Venezia Giulia, si era laureato in Giurisprudenzae aveva insegnato materie letterarie alle scuole medie.
Un anno dopo la sua assunzione in Rai, l’8 aprile 1970 commentò la sua prima partita (Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia disputatasi sul campo neutro di Como). Successivamente raccontò di aver iniziato dal 16º minuto essendo arrivato in ritardo ma riuscì a rimediare essendo la partita trasmessa in differita. Nel 1972 raccontò la sua prima finale di una competizione internazionale, quella del campionato europeo del 1972 a Bruxelles, con la vittoria della Germania Ovest sull’Urss per 3-0.
È datato 16 maggio 1973, invece, il suo primo annuncio della vittoria di una squadra italiana in una finale di coppa europea, quella del Milan in Coppa delle Coppe contro il Leeds Utd, a Salonicco.
Il 29 maggio 1985 era il commentatore tv della finale della Coppa dei Campioni nella tragica serata della strage dell’Heysel. Di quella telecronaca, negli anni successivi raccontò: “È stata la telecronaca che non avrei mai voluto fare. Non tanto per un discorso di difficoltà di comunicazione giornalistica, ma perché ho dovuto raccontare delle cose che non sono accettabili proprio a livello umano”.
Per la Rai è stato anche conduttore della ‘Domenica Sportiva’ nella versione estiva del 1975 e nella stagione 1993-94, affiancato da Simona Ventura e Amedeo Goria, fu anche conduttore di ‘Domenica Sprint’ dal 1976 al 1987 e curatore della moviola all’interno di ‘90º minuto‘, allora condotto da Fabrizio Maffei, dal 1990 al 1992.
Dal campionato del mondo 1986 divenne la voce delle partite della nazionale italiana. Un ruolo mantenuto fino al 21 agosto 2002 (Italia-Slovenia 0-1). Per la Rai ha raccontato in tv la Nazionale per cinque campionati mondiali, quattro campionati europei, e per tutte le partite di qualificazione ai Mondiali e agli Europei a eccezione della finale terzo-quarto posto di Italia ’90 (commentata da Giorgio Martino dato l’impegno di Pizzul per il commento della finale del giorno seguente allo Stadio Olimpico di Roma) e di quelle trasmesse in esclusiva da Tmc e Mediaset, oltre che di alcune partite amichevoli. L’ultima partita dell’Italia da lui commentata, che segnò anche il suo commiato dalla Rai, fu nel 2002 l’amichevole giocata a Trieste e persa per 1-0 contro la Slovenia.
Negli anni successivi è intervenuto come commentatore e opinionista in diversi programmi della Rai ma non solo, da RaiNews a La7. Il suo ultimo incarico televisivo è legato a Dazn, dove dal 2002 ha partecipato talk show del lunedì sera ‘Supertele‘ condotto da Pierluigi Pardo, commentando tutti i gol della giornata di campionato appena trascorsa, all’interno della rubrica “Tutto molto bello“.
Gian Paolo Ormezzano con Carolinee Ayrole – (LaPresse)
Il grande cronista si è spento a Torino all’età di 89 anni. Il cordoglio del club granata: “Faticherà molto a nascere, se mai nascerà, un altro come lui”
Grave lutto nel giornalismo italiano: Gian Paolo Ormezzano, grande firma delle cronache sportive, è morto a Torino all’età di 89 anni. Lascia la moglie e tre figli. Omezzano aveva iniziato l’attività a Tuttosport, testata di cui fu anche direttore, dal 1974 al 1979. Passò poi a La Stampa, lavorando come inviato fino al 1991, anno in cui andò in pensione.
La passione per lo sport e l’amore per il Toro – A parte la passione per il calcio e per il Torino, di cui era un grandissimo tifoso, Ormezzano era un appassionato di sport a 360 gradi, nonché grande memoria storica delle Olimpiadi, avendole seguite da cronista sin dal 1960. Attualmente scriveva di ciclismo (altro sport molto amato) per Tuttobici. Lo storico cronista raccontava di aver visto tutte le partite del Grande Torino allo stadio Filadelfia. Quando il Toro vinse il suo primo scudetto, nell’ormai lontano 1976, da direttore di Tuttosport titolò: “Toro, lassù qualcuno ti ama“, con chiaro riferimento ai grandi campioni morti il 4 maggio del 1949 nella tragedia di Superga.
“Il Presidente Urbano Cairo e tutto il Torino FC – si legge in una nota pubblicata sui profili social del club granata – sono vicini con affetto alla famiglia Ormezzano nel caro ricordo di Gian Paolo Ormezzano, gigante del giornalismo italiano con il cuore saldo a Torino dove era un punto di riferimento e da sempre orgoglioso tifoso del Toro. Del Toro non sapeva tutto: di più. In cambio di pagelle sempre lusinghiere e di nessuna assenza da scuola con il papà ha visto tutte le partite casalinghe del Grande Torino, diventandone straordinaria memoria storica. Da lì un crescendo di emozioni senza mai fermarsi, continuando a lavorare sino a ieri, anche come firma del Corriere della Sera, sempre consolidando la sua fittissima rete di amicizie intessute in ogni ambito e in ogni luogo della terra. Campione assoluto di giornalismo, con un primato – tra i tanti – di 25 Olimpiadi da inviato (tra Giochi estivi e invernali), oltre a decine e decine di partecipazioni in prima fila al Giro d’Italia e al Tour de France, autentico fuoriclasse nel racconto di aneddoti e barzellette, spesso giocando con le parole nei suoi inarrivabili e inimitabili calembour, tra i suoi pregi aveva anche la generosità. Pur fiaccato nel fisico da operazioni e da diversi ricoveri ospedalieri, ancora nelle ultime ore il suo pensiero era ‘per i miei sei amici, tutti molto malati’. Spesso lo ha scritto di altri, ma nel suo caso e nell’impossibilità di ricordarlo per tutto quanto ha fatto, è davvero appropriato: faticherà molto a nascere, se mai nascerà, un altro come lui. Il mondo del giornalismo, dello sport e della cultura, la Città di Torino e tutti quanti hanno avuto l’onore e il piacere di conoscerlo piangono uno straordinario interprete, il Toro perde un amico“.
Il giornalista e conduttore televisivo è stato colpito da un infarto fulminante. Aveva 84 anni. Vertici Rai: “Suo stile inconfondibile”. Il cordoglio di Venier, Ventura e Clerici
Si è spento all’improvviso, all’età di 84 anni, Luca Giurato, giornalista e conduttore televisivo colpito da un infarto fulminante. “Eravamo a Santa Marinella, per goderci l’ultimo scorcio di estate…“, conferma in lacrime la seconda moglieDaniela Vergara, anche lei giornalista Rai.
Unomattina, La vita in diretta, Domenica insono solo alcuni dei programmi a cui ha partecipato. Uno dei giornalisti più simpatici e amati del piccolo schermo, noto per le sue gaffe, è stato senza dubbio tra i protagonisti della tv italiana. Nato a Roma il 23 dicembre del 1939 era figlio di Giovanni Giurato, un diplomatico siciliano che fu agente consolare in Uruguay; suo nonno materno fu il drammaturgo e regista Giovacchino Forzano. Dopo la maturità classica al liceo Virgilio di Roma, comincia presto la sua carriera di cronista, assunto a poco più di vent’anni a Paese Sera. Dal 1965 è giornalista professionista. Prosegue aLa Stampae nel 1986 passa alla direzione del GR1, giornale radio di Radio Rai, poi vicedirettore del TG1 fino al 1990.
La sua prima apparizione televisiva è del 1992-1993 in A tutta stampa, rassegna stampa all’interno del TgUno notte. Nell’autunno del 1993 giunge a Domenica in, con Mara Venier. Nel 1989 e nel 1995 riceve il “Premio simpatia” e diventa uno dei principali conduttori di Unomattina sino al 2008; suoi colleghi sono stati Livia Azzariti,Paola Saluzzi, Antonella Clerici. In mezzo la conduzione de La vita in diretta e di Italia che vai insieme a Francesca Chillemi e Guido Barlozzetti il sabato pomeriggio su Rai1.
Torna a Unomattinainsieme a Monica Maggioni e a Eleonora Daniele. Dal 15 settembre 2008 è opinionista alla 6ª edizione de L’isola dei famosi con Mara Venier. È stato opinionista anche a I raccomandati. Nella stagione 2009-2010 cura una rubrica all’interno di Unomattina Week-End. In quello stesso periodo partecipa come concorrente al talent show di Canale 5 Let’s Dance.
Oltre al sorriso e all’ironia, del giornalista sono celebri le gaffes (che in alcuni casi lui stesso ammetterà di aver commesso volutamente) e gli ‘imbrogli’ di parole con cui negli anni è diventato un personaggio molto amato e ripreso dalla Gialappa’s Band nel programma Mai dire gol e Striscia la notizia, in una rubrica chiamata Ci avrei Giurato e in una puntata speciale intitolata Luca Giurato Show.
Oltre al figlio nato dal primo matrimonio con Gianna Furio e alla moglie, il giornalista lascia anche un fratello, Flavio Giurato, cantautore, e una sorella, Claudia, geologa.
La scomparsa di Luca Giurato addolora anche i vertici Rai che esprimono il loro cordoglio alla moglie Daniela e a tutti i suoi cari, con un sentimento di profonda riconoscenza. “Perché Luca Giurato – affermano l’ad e presidente Rai, Roberto Sergio, e il dg Giampaolo Rossi– è stato un giornalista che ha incarnato al meglio (basti ricordare Unomattina, ma non solo) l’essere volto e voce del servizio pubblico, entrando nelle case degli italiani quasi come uno ‘di famiglia’, con uno stile inconfondibile, sorridente e ‘accogliente’, accompagnato da altrettante inconfondibili simpatia, leggerezza e ironia. Doti umane e professionali che restano patrimonio prezioso del servizio pubblico“.
Su X il sindacato Unirai scrive: “Luca Giurato è stato una colonna della Rai. Ha attraversato tutti gli spazi informativi della nostra azienda. Un professionista col sorriso sulle labbra. A sua moglie e alla sua famiglia va il cordoglio di Unirai. Ciao Luca”.
Luca #Giurato è stato una colonna della #Rai. Ha attraversato tutti gli spazi informativi della nostra azienda. Un professionista col sorriso sulle labbra. A sua moglie e alla sua famiglia va il cordoglio di Unirai.
“Il mio primo istinto è stato quello di chiamarlo subito al suo cellulare: ho sperato che fosse lui a rispondere, e invece mi ha risposto Daniela, sua moglie, e mi ha detto ‘sì, è vero'”. Così, tra le lacrime,Mara Venier commenta a caldo la notizia della scomparsa del collega e amico. “Con Luca se ne va un pezzo di vita, un amico a cui devo tutto. E’ lui che mi ha voluto per la prima volta a Domenica in dopo avermi vista in un programma di Rispoli”. “L’avevo sentito qualche mese fa – rivela Venier- l’avevo invitato a ‘Domenica In’ ma lui mi aveva detto che non aveva più voglia. Ultimamente si era voluto ritirare e girava il mondo“.
Anche Simona Ventura ricorda Giurato con affetto: “Ho lavorato con lui a L’isola dei famosi e a Quelli che il calcio. Era una delle persone alla quale ero più legata in questo mondo (dello spettacolo, ndr). Mi ha fatta sorridere tanto: mi alzavo la mattina presto solo per guardarlo ad Unomattina. Ci ha fatto divertire facendoci andare al lavoro più leggeri. Dobbiamo solo ringraziare questo uomo meraviglioso. Un visionario, una persona che mi rimarrà sempre nel cuore“.
Antonella Clericiposta su Instagram un’immagine che la ritrae assieme al giornalista e commenta: “Ciao Luca…quante risate a Unomattina”.
La sua ultima apparizione è stata a Che Tempo Che Fa, in collegamento da casa con Fabio Fazio
Che Tempo Che Fa | L’intervista integrale al giornalista Franco di Mare –NOVE
È morto Franco Di Mare. «Abbracciato dall’amore della moglie, della figlia, delle sorelle e del fratello e dall’affetto degli amici più cari oggi a Roma si è spento il giornalista Franco Di Mare. Seguirà comunicazione per le esequie», ha annunciato la famiglia in una nota.
La sua ultima apparizione è stata a Che Tempo Che Fa, in collegamento da casa con Fabio Fazio. Proprio durante l’ospitata, il giornalista ha annunciato al mondo il cancro che lo ha colpito, il mesioteloma. «Questo tubicino che mi corre sul viso – aveva spiegato al conduttore in diretta – è un tubicino legato a un respiratore automatico e mi permette di respirare in modo forzato, ma mi permette di essere qui a raccontare, a parlare con te. Mi sono preso il mesotelioma, un tumore molto cattivo, legato alla presenza di amianto nell’aria e si prende tramite la respirazione di particelle di amianto».
L’amianto in Rai – Poi aveva puntato il dito contro la Rai: «Tutta la Rai, non parlo di quelli attuali, ma di tutti, quelli prima e quelli prima ancora. Posso capire che esistano ragioni di ordine sindacale e legale, chiedevo lo stato di servizio che è un mio diritto: “mi fate un elenco dei posti dove sono stato?”, e lo chiedevo per sapere cosa si potrebbe fare a supporto della diagnosi. Sono spariti tutti. Se io posso anche arrivare a capire che possono esistere regioni legali e sindacali, quello che non capisco è il livello umano. Sono spariti, si sono negati al telefono, a me, come se fossi un questuante, e davanti a un atteggiamento del genere trovo un solo aggettivo: Ripugnante!». E in un’intervista rilasciata al Corriere della seraDi Mare sottolineava: «Il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro».
Cos’è il mesioteloma – Il mesotelioma maligno è un tumore raro che colpisce prevalentemente gli uomini. In Italia rappresenta lo 0,8 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo e lo 0,3 per cento di quelli diagnosticati nelle donne. Secondo le stime dell’Associazione italiana registro tumori (AIRTUM), nel 2020 erano attesi circa 1.500 casi tra gli uomini e 500 tra le donne. Il 90 per cento dei mesoteliomi è dovuto all’esposizione ad amianto, un materiale che è stato utilizzato soprattutto negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.
Addio Franco Di Mare – La Vita in diretta 17/05/2024 – Rai
E’ morto all’età di 92 anni, David Messina, decano del giornalismo sportivo e grande firma del calcio. Per 15 anni è stato anche presidente Glgs-Ussi Lombardia, il gruppo dei giornalisti sportivi che ne ha dato notizia, esprimendo il suo cordoglio per la scomparsa di un ‘maestro‘ della professione.
Palermitano, laureato in giurisprudenza, David Messina ha debuttato da giovane in Sicilia nel giornalismo sportivo come corrispondente locale di Tuttosport, per essere presto chiamato a Milano in virtù delle sue qualità professionali. Ha lavorato per la Stampa, il Corriere dello Sport e quindi alla Gazzetta dello Sport, dove la sua firma è stata sempre in primo piano nelle pagine del calcio.
“Il titolo di ‘maestro’ gli è dovuto soprattutto per essere stato uno dei pionieri, se non l’inventore, delle cronache di calciomercato in tempi ormai lontani – ha scritto sul suo sito Glgs-Ussi Lombardia -. Notevole anche la sua partecipazione come autore e conduttore a programmi tv sportivi, oltre a quella di autore di libri di tema calcistico“.
È scomparsa la storica firma de Il Giorno. Mosse i primi passi nella professione seguendo lo squadrone di Herrera, di cui era tifoso. Poi una lunga carriera nel nostro giornale, fino al “terzo tempo” nelle tv private
Milano, 30 novembre 2023
Pepòte, che combini? Un lontano giorno ad Appiano Gentile capimmo, in colpevole ritardo, quanto gli volevano bene anche le siepi e la boscaglia della Pinetina. C’erano Sandro Mazzola e Mariolino Corso di là dal fiume e tra gli alberi. Lo avevano riconosciuto da lontano e lo canzonavano amabilmente, come vecchi amici.
Che pasta d’uomo, Beppe Maseri, detto Pepòte: è andato in congedo illimitato provvisorio, come ci tocca quando la tocca, ma sarebbe stato il primo a sorriderne, con bonarietà un po’ stupita: “Mi fai leggere poi quello che scrivi su di me? Non vorrei che esagerassi con l’incenso e la mirra“. L’arengo televisivo, frequentato negli ultimi anni con una certa assiduità, era solo il terzo tempo “sine cura“ della grande partita professionale giocata con onestà di parte interista, raccontando per parole scritte il divenire del calcio, da epoca paleocristiana a giorni ancora nostri.
Firma nerazzurra – Interista ma con fegato integro, il Beppe ha attraversato in punta e tacco le migliori ere del pallone. Da garzoncello scherzoso lui già si occupava negli Anni Sessanta di Grande Inter: un sontuoso esordio di mestiere. Fare il cronista sportivo, a quei tempi, era una faccenda che sconfinava nell’esoterismo, nell’artigianato ambulante e nel piacere di raccontare in primis.
Per un’era geologica il Beppe è stato grande firma de Il Giorno, mai autocompiacendosi in uno svolazzo di stile fine a se stesso. La spezia prediletta da Maseri restava la bonomia, la leggerezza, un traforo di ironia serena e mai increspata nel sarcasmo.
Certo, al Pepòtepiaceva leggere il sommo collega Gianni Brera, ma non era tra quelli che si sforzavano di imitarlo a pié di cavallo.
Ironia e leggerezza – Il Nostro raccontava dei suoi asprigni anni di collegio e dell’ammirazione che provava, con legittima invidia, per il primo della classe: “Lui pigliava sempre nove o dieci. Io mi barcamenavo col sei. Una volta volli provare l’ebbrezza del voto altissimo: con la penna pastrugnai un sei trasformandolo in dieci. Ma la beatitudine truffaldina durò poco, i miei a casa non abboccarono e lo riferirono al professore. Che figuraccia: fui sbugiardato davanti alla classe. Vai a spiegare che volevo solo sentirmi, per un pomeriggio, tra gli eletti“.
E giù una bella risata. Come quando Pepòte prendeva quietamente in giro un collega che cercava ispirazione per le sue articolesse misurando i corridoi del giornale a passi tardi e lenti: “A un certo punto lo vedevi bloccarsi e alzare l’indice della destra, come a dire: ah, ecco, ho trovato. Altre volte, al colmo dell’ispirazione, staccava dalla tastiera e si guardava le mani, mormorando: Ho paura del mio genio. Ecco, io del mio genio non ho mai avuto paura…“. Insomma, se il Beppe aveva bisogno di una spezia, la prendeva da noi droghieri di redazione. Ma sapeva raccontare.
Il piacere di raccontare – Proverbiale il suo resoconto orale sull’ammiraglio Birindelli che venne al Giorno in alta uniforme per sfidare a duello il direttore di allora, Gaetano Afeltra. Ogni volta il racconto si arricchiva di particolari inediti: “E Birindelli disse: Voi, direttore, col vostro commento avete infangato il mio nome e quello della Marina, che io rappressento. Ritenetevi schiaffeggiato! Ma Afeltra replicò: Respingo! Uscieri, accompagnate l’ammiraglio…”. Uno spasso. Al Pepòte non si poteva non voler bene. Quando per ribaltoni d’organico e di riassetto lui finì ingiustamente esiliato in cronache locali, tememmo di perderlo: era smarrito.
Le bottiglie con il Paron – Anni dopo, reintegrato nel ruolo, il Pepòte ricominciò le care cronache sportive. Come quell’altra volta che, nell’abisso degli anni Settanta, fu spedito a Trieste per un’intervista a cuore aperto con Nereo Rocco. Il Paron stappò una bottiglia.E cominciò a parlare a ruota libera.Poi stappò un’altra bottiglia. E il Beppe, da buon veneto, non si tirò indietro.Alla fine dell’intervista il Nostro era del tutto brillo. Il Paron, ancora lucidisssimo, chiamò un taxi: “’Compagna ‘sto mona de giornalista. Ma non solo in albergo: portalo fino in camera”. Adieu, Pepòte : grazie per averci voluto bene.
Maria Giovanna Maglie (Venezia, 3 agosto1952 – Roma, 23 maggio2023) è stata una saggista e opinionista italiana.
Maglie aveva parlato della sua malattia lo scorso dicembre. È morta oggi a Roma, al San Camillo Forlanini. Il ricordo di Salvini: «L’Italia aveva ancora tanto bisogno di te». Mentana: «Giornalista battagliera, donna forte, con le sue idee e la sua vis polemica»
Maria Giovanna Maglie è morta martedì 23 maggio: la giornalista e opinionista aveva 70 anni. A dare l’annuncio, su Twitter, Francesca Chaouqui: «Ero accanto a lei, ha lottato fino alla fine come sempre». continua a leggere
+++Amici miei, @mgmaglie è tornata questa Mattina alla Casa del Padre. È stata portata al San Camillo Forlanini la scorsa notte per una complicazione venosa ed è spirata poco fa. Ero accanto a lei, ha lottato fino alla fine come sempre. Adesso è in pace. +++
— Francesca Chaouqui (@FrancescaChaouq) May 23, 2023