Quasi pronto il nuovo stadio del Barcellona, potrà ospitare fino a 105 mila spettatori. Restando sempre in Spagna, il Santiago Bernabeu è di proprietà del Real Madrid. In Inghilterra, il Tottenham ha demolito il suo impianto e lo United vorrebbe fare lo stesso con l’Old Trafford
Da sinistra in alto, in senso orario: i lavori di ricostruzione del Camp Nou di Barcellona; il nuovo Bernabeu del Real Madrid; l’Ethiad Stadium e il Parco dei Principi di Parigi
La saga su San Siro appare senza fine a causa di un doppio dilemma che ha portato a innumerevoli ragionamenti: vendita o meno, ristrutturazione o ricostruzione. Come se il Meazza fosse il primo stadio ad affrontare questioni simili. Se dovesse andare in porto il progetto, il nuovo impianto avrà una capienza ridotta anziché aumentata (dai circa 80 mila posti attuali ai previsti 71.500) e l’uso sarà condiviso da due club (caso unico in Europa per uno stadio di proprietà). Guardandosi attorno, gli esempi non mancano. Quasi pronto il Camp Nou, del Barcellona, lo stadio di calcio più grande d’Europa. Non sfiorava per poco i 100 mila posti ma, dopo l’abbattimento e la ricostruzione in fase avanzata, potrà ospitare fino a 105 mila spettatori. Restando sempre in Spagna, il Santiago Bernabeu è di proprietà del Real Madrid ed è stato rinnovato nei passati cinque anni, con una capienza aumentata di circa 5 mila unità. È l’arena più moderna e tecnologica che il mondo del calcio possa vantare.
In Inghilterra, c’è la tradizione degli stadi di club. Il Tottenham ha demolito il suo impianto datato 1889 e dal 2019, dopo una decina di anni dall’annuncio, può avere più ospiti. A Manchester, lo United, con l’auspicio di tornare ai fasti del passato, vorrebbe abbattere l’Old Trafford (75 mila posti), eretto nel 1910, per costruire vicino un complesso avveniristico, curato da Norman Foster, per rendere il « teatro dei sogni» uno spettacolo per 100 mila paganti. In parallelo verrebbero costruite anche 17 mila abitazioni. Fa eccezione il City, che dal 2002 è di casa in un impianto da 55 mila spettatori, di proprietà del Comune. Lo studio di architettura Populous — lo stesso che si è occupato di San Siro — è autore del progetto che farebbe espandere l’Etihad stadium dai 55 mila agli oltre 61 mila posti. L’intenzione è di inserire anche bar, una piazza, un albergo e un museo.
È pubblico anche il Parco dei Principi dove gioca il Psg. La società ha avanzato una proposta di acquisto, ma la sindaca di Parigi si è opposta: non vuole cedere lo stadio al Qatar. Il club ha quindi puntato gli occhi sullo stabilimento Stellantis di Poissy e su un’area a Massy, 25 chilometri a sud dal centro parigino. Il sindaco della cittadina nell’Essone, dopo l’iniziale contrarietà, ha espresso la volontà di indire un referendum. Parola proibita a Milano.
Cederà il posto a un’arena avveniristica da 100.000 posti che supererebbe per capienza quella di Wembley
L’Old Trafford spegnerà presto i riflettori per riaccendersi di nuova luce.Il ‘Theatre of Dreams’, palcoscenico calcistico di mille battaglie e mille storie, cederà il posto ad un ‘gigante’ che, sulle ceneri del luogo più iconico del calcio europeo e mondiale, è pronto in tutta la sua magnificenza ad ad abbracciare di passione tutti i tifosi innamorati del pallone. Pur tradendo un velo di malinconia, il Manchester United ha svelato oggi i piani per costruire il ‘più grande’ stadio di calcio del mondo, un’arena avveniristica da 100.000 posti che supererebbe per capienza quella di Wembley. E non solo. Secondo i piani, lo storico club inglese ha reso noto sul proprio portale quello che era nell’aria da tempo, ovvero la scelta di costruire il nuovo impianto nell’area del suo iconico Old Trafford.
Jim Ratcliffe su Old Trafford: “E’ rimasto indietro rispetto alle migliori arene dello sport mondiale” – “Il nostro attuale stadio ci ha servito brillantemente negli ultimi 115 anni, ma è rimasto indietro rispetto alle migliori arene dello sport mondiale”, ha affermatoil comproprietario Jim Ratcliffe. “Costruendo accanto al sito esistente, saremo in grado di preservare l’essenza di Old Trafford, creando al contempo uno stadio davvero all’avanguardia che trasformerà l’esperienza dei tifosi a pochi passi dalla nostra storica casa”, ha aggiunto. Lo United non ha fatto sapere quanto costerebbe lo stadio, né ha rivelato una tempistica per il suo completamento. Il miliardario britannico Ratcliffe ha pagato 1,3 miliardi di dollari per una quota iniziale del 25% dello United l’anno scorso e di un nuovo stadio ha fatto una delle sue priorità. Tempo addietro era stata presa in considerazione la possibilità di riqualificare Old Trafford, uno degli stadi più iconici del calcio, ma una costruzione completamente nuova è stata alla fine l’opzione preferita. “Oggi segna l’inizio di un viaggio incredibilmente emozionante verso la consegna di quello che sarà il più grande stadio di calcio del mondo”, ha sottolineato Ratcliffe con enfasi.
Lo United vuole che la sede faccia parte di un progetto più ampio per rigenerare l’area circostante di Old Trafford, che varrebbe 7,3 miliardi di sterline (9,4 miliardi di dollari) per l’economia del Regno Unito. Il governo britannico ha già espresso il suo sostegno al progetto, anche se non si conoscono i dettagli su come verrà finanziato. Una delle certezze è che l’architetto britannico Norman Foster è stato nominato progettista.
Wembley è attualmente lo stadio più grande del Regno Unito, con una capienza di 90.000 persone, ed è la sede della nazionale di calcio inglese. Twickenham, che ospita la nazionale di rugby, può ospitare 82.500 persone. L’Old Trafford è lo stadio di calcio più grande del paese, con una capienza di poco più di 74.000 persone, ma è datato rispetto a quelli come il Tottenham Hotspur Stadium di Londra, che ospita regolarmente le partite della Nfl.
“Il nostro obiettivo a lungo termine come club è di avere la migliore squadra di calcio del mondo che gioca nel miglior stadio del mondo”, ha affermato l’amministratore delegato dello United, Omar Berrada. Lo storico allenatore dei Red Devils, Alex Ferguson, ha affermato che il club “deve essere coraggioso e cogliere questa opportunità per costruire una nuova casa, adatta al futuro, dove si possa scrivere una nuova storia”. Magari ancora più leggendaria L’annuncio è arrivato pochi giorni dopo che migliaia di tifosi dello United hanno marciato per protestare contro la proprietà del club di fronte ai tagli ai costi, all’aumento dei prezzi dei biglietti e agli scarsi risultati sul campo. Lo United è di proprietà della famiglia americana Glazer, che possiede anche i Tampa Bay Buccaneers della Nfl. Dopo l’investimento, Ratcliffe ha giurato di riportare il club al vertice del calcio europeo dopo più di un decennio dall’ultima vittoria in Premier League. Operazione al momento non facile. Ma il suo primo anno alla guida è stato turbolento.
Lo United ha sopportato la sua peggiore stagione di sempre in Premier League l’anno scorso ed è sulla buona strada per stabilire un altro risultato ‘minimo’ in questa stagione, con la squadra che attualmente langue nella metà inferiore della classifica. Un nuovo stadio, magnifuicente, però è una delle soluzioni per ridare pieno slancio e ricominciare a sognare in grande.
Martedì 11 marzo 2025
Manchester, addio Old Trafford: sarà demolito per costruire un nuovo stadio da 100mila posti
Lo ha ha annunciato Jim Ratcliffe, l’azionista di riferimento del Manchster United. Al suo posto nascerà un impianto futuristico, il più grande del Regno Unito che che dovrà diventare “quello che la Tour Eiffel è per Parigi”. Ecco il progetto
Giù il sipario. Old Trafford, il Teatro dei Sogni dove gioca il Manchester United, sarà presto demolito per spazio a un nuovo, futuristico impianto da 100.000 posti che dovrà diventare “quello che la Tour Eiffel è per Parigi” ha annunciato Jim Ratcliffe, l’azionista di riferimento dei Red Devils. Il nuovo impianto verrà costruito accanto a quello vecchio, che lo United usa dal 1910, per “preservarne lo spirito“, ma vuole diventare un simbolo di modernità e “uno degli stadi più belli e funzionali del mondo” come ha detto Ratcliffe, che spera di completare i lavori in cinque anni anche se secondo stime meno ottimistiche potrebbero volercene almeno sette.
IL PROGETTO – Il nuovo maxi stadio, destinato a diventare il più grande d’Inghilterra (Old Trafford, che ha una capienza di 74.140 posti, è lo stadio più grande della Premier), costerà circa 2,4 miliardi di euro che lo United intende finanziare senza l’aiuto governativo, anche se sarà il gioiello di un progetto statale già approvato di riqualificazione dell’intera zona in cui sorge oggi il Teatro dei Sogni: l’intero progetto dovrebbe creare fino a 92.000 posti di lavoro e aggiungere 8,65 miliardi di dollari l’anno all’economia britannica, con un aumento di 1,8 milioni di visitatori l’anno nella zona dove attualmente sorge Old Trafford. Foster e Partners, lo studio di architettura a cui è stato affidato il progetto, ha pensato un impianto semi coperto, con tre piloni per sostenere la copertura di campo, tribune e della zona circostanze, ispirato al tridente che si trova nel logo del club: i piloni saranno alti 200 metri e saranno visibili a 30km di distanza. La piazza pubblica attorno allo stadio sarà “grande due volte Trafalgar Square“, ha ricordato Foster e Partners.
LE RAGIONI – Fin da quando un anno fa ha preso il controllo dello United Ratcliffe si è concentrato sulla situazione dello stadio.Old Trafford non viene toccato dal 2006 e cade a pezzi: è infestato dai topi, che ormai fanno anche capolino in campo durante le partite, e ogni volta che piove (e a Manchester succede spesso) si trasforma in una sorta di piscina, con infiltrazioni così importanti che almeno una conferenza stampa post-partita quest’anno è stata interrotta per una cascata d’acqua in sala stampa.Ineos ha commissionato due piani: uno per il restauro di Old Trafford, operazione che sarebbe costata 1,78 miliardi di euro, e uno per la costruzione di un avveniristico nuovo impianto. Ha vinto, dopo consultazione popolare, la seconda ipotesi. “Il nostro stadio attuale ci ha servito bene per 115 anni, ma non regge più il confronto coi migliori impianti del mondo – ha detto Ratcliffe -. Costruendo il nuovo stadio accanto a quello vecchio saremo in grado di preservare l’essenza di Old Trafford mentre costruiamo un nuovo impianto all’avanguardia che trasformerà il modo in cui i tifosi vivono il calcio“.
Presenza di operai per rilievi e carotaggi al Parco dei Capitani, l’area (comunale) scelta da Inter e Milan per edificare il nuovo stadio al posto del Meazza
Carotaggi e rilievi al Parco dei Capitani, in zona San Siro, sono in corso nella giornata di venerdì 10 gennaio. E hanno colto di sorpresa gli abitanti di via Tesio, che hanno subito segnalato le operazioni a diversi consiglieri comunali milanesi. Si tratta dell’area nella quale, secondo le intenzioni di Inter e Milan, sorgerà il nuovo stadio dopo che i due club avranno acquistato l’area stessa e l’attuale stadio Meazza, per abbatterlo.
Poco prima di Natale, il sindaco Beppe Sala aveva spiegato che erano in corso dialoghi intensi tra i club e il Comune per discutere di varie problematiche: la mobilità, i parcheggi, ma anche “i vincoli e le condizioni del terreno“. Da quanto si apprende, Inter e Milan hanno chiesto a Palazzo Marino (che è tuttora proprietario del Parco dei Capitani) di effettuare indagini geognostiche, per analizzare il suolo in profondità, conoscerne la sua statigrafia e valutarne le caratteristiche geologiche e sismiche. E il Comune ha autorizzato l’operazione.
I rilievi sono eseguiti dalla società “Rete Italia“. Il committente non è chiaro, ma dovrebbe appunto essere il proprietario, quindi il Comune di Milano. “Ci interessa sapere chi ha disposto queste indagini e chi le sta pagando. Se le sta facendo il Comune, a che titolo e perché, dal momento che non è attivata alcuna procedura di cessione di quest’area, e soprattutto a quanto ammontano i costi sostenuti, perché dovranno essere ribaltati sull’eventuale futuro acquirente“, ha commentato Marco Bestetti, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, da sempre contrario ad abbattere il Meazza.
“Le indagini sono evidentemente finalizzate alla costruzione di un’opera, il nuovo stadio, che nessun organo istituzionale comunale ha proposto né approvato né deliberato“, ha dichiarato Enrico Fedrighini, consigliere di maggioranza del gruppo misto: “Nessun cartello di avviso cantiere, nessuna esposizione di documenti autorizzativi“. E Carlo Monguzzi, consigliere di Europa Verde, ha sottolineato la bellezza del Parco dei Capitani, “che verrà tutto cementificato, alla faccia della protezione del verde e del no al consumo di suolo“.
Per Alessandro Giungi, consigliere del Pd, “se verrà confermato che il Comune ha dato mandato di eseguire i carotaggi senza informare la città e il consiglio comunale né predisporre la cartellonistica, sarebbe molto grave. E comunque è grave anche dal punto di vista politico: la vendita non può essere fatta senza una discussione che, per quello che mi riguarda, mi troverà sempre contrario“.
Le tappe su San Siro: 2025 anno cruciale – Secondo le intenzioni del sindaco e dei club, il 2025 dovrebbe essere l’anno cruciale per il futuro dello stadio di San Siro. Se il Meazza restasse in mano pubblica, infatti, a ottobre scatterebbe il vincolo della Sovrintendenza per “l’archivio esposto” dei trofei di Milan e Inter al secondo anello, e l’impianto non si potrebbe più abbattere. Dunque, per mettere in pratica il desiderio dei club del nuovo stadio (con abbattimento dell’attuale), è cruciale arrivare alla vendita prima di quella data. A febbraio o a marzo i club dovrebbero presentare al Comune di Milano il piano economico-finanziario, dopodiché si dovrebbe procedere alla trattativa per la vendita vera e propria.
Quanto vale lo stadio (e le aree) – Non dovrebbe più essere messo in discussione il valore dello stadio e delle aree, quantificato dall’Agenzia delle Entrate su incarico del Comune: circa 197 milioni di euro, di cui 73 per lo stadio e 124 per le aree. L’Agenzia delle Entrate in particolare ha valutato il Meazza partendo dal prezzo di costruzione di una ventina di stadi moderni: 2.270 euro per posto a sedere, moltiplicato poi per 76mila posti. Aggiunti anche vari costi indiretti e oneri, si arriva a 231 milioni a cui però togliere il deprezzamento dovuto all’età dell’impianto. Di qui il risultato: 73 milioni. Una cifra che è stata contestata sia perché il Meazza è “unico“, sia perché genera 25 milioni di ricavi all’anno (di cui 13 extra-calcistici) e dunque si ripagherebbe molto in fretta. Troppo in fretta, per alcuni.
Nel frattempo era stata depositata una proposta di delibera, presentata da Enrico Fedrighini e altri, per chiedere che sia indetto un bando pubblico per riqualificare lo stadio (senza abbatterlo e senza venderlo) sotto l’egida del Comune di Milano. Una delibera in netto contrasto con quella che è, ormai dichiaratamente, l’intenzione del sindaco; ma che, probabilmente, sarà comunque discussa a breve in una commissione comunale.
Dal 2025 il secondo anello avrà requisiti previsti dalla legge
Il ricorso presentato dal Comune di Milano al Tar contro il parere della sovrintendenza di porre un vincolo sul secondo anello dello stadio di San Siro a partire dal 2025, quando compirà 70 anni, “è inammissibile“.
Lo scrive il Tar nella sentenza diffusa stamani spiegando che è inammissibile “in parte per difetto di interesse, laddove contesta i pareri espressi dalla soprintendenza e dal Segretariato Regionale, in parte per difetto di giurisdizione, laddove censura la configurabilità di un archivio esposto in ragione della non riconducibilità dei beni interessati al patrimonio comunale“. Il Tribunale infatti osserva che, come si legge nella sentenza, “il Comune ha chiesto un esame anticipato della sussistenza dell’interesse culturale, nella consapevolezza che il secondo anello dello Stadio non ha ancora raggiunto il requisito di vetustà previsto dalla legge“.
Inoltre poi “tanto la Soprintendenza, quanto il Segretariato Regionale hanno esaminato l’istanza tenendo fermo quest’ultimo dato ed esprimendo solo un parere in ordine alla configurabilità dell’interesse culturale, ribadendo la necessità di una futura verifica“. Quindi le “amministrazioni interessate si sono limitate a riscontrare una richiesta del Comune, esprimendo un orientamento preventivo, sulla base di un’istruttoria del tutto limitata, di natura documentale accompagnata da un solo sopralluogo“. Questo parere della sovrintendenza che il Comune avrebbe voluto impugnare “é appunto solo un parere che fa riferimento ad una futura verifica dal 2025 quando il secondo anello sarà vincolato – spiega l’avvocata Veronica Dini, che assiste i cittadini del coordinamento che ha indetto il referendum per salvaguardare lo stadio all’ANSA -. Questa procedura può essere fatta solo dopo 70 anni, perché prima il vincolo non c’è quindi questa è solo una indicazione preventiva della soprintendenza, come cortesia e su richiesta del Comune“.
Andrea Abodi (Giovanni Pasquino / Deepbluemedia / Insidefoto)
Le parole del ministro dello Sport e giovani: «Noi continuamo a pensare che San Siro debba ospitare le partite degli Europei 2032, ma attualmente non potrebbe farlo».
“Noi continuamo a pensare che San Siro debba ospitare le partite degli Europei 2032, ma attualmente non potrebbe farlo. Per come è ora, San Siro non è in grado di ospitare gli Europei del 2032”, visto che le norme UEFA richiedono un livello molto alto per quanto riguarda le strutture. Lo ha detto il ministro dello Sport e giovani, Andrea Abodi, intervenuto a margine della tavola rotonda “Impianti ed infrastrutture sportive: attori e processi– L’esperienza delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026” organizzata dallo studio legale ADVANT Nctm nella sua sede a Milano.
“La scelta dei cinque stadi per Euro 2032 avverrà nel 2026. Stiamo cercando di mettere in campo ulteriori strumenti finanziari da inserire eventualmente in una nuova norma. Gli investimenti al momento non sembrano arrivare in doppia cifra, abbiamo nove-dieci progetti di stadi che stanno andando avanti con grande sofferenza. Milano nelle attuali condizioni non sarebbe in grado di ospitare il torneo. Si sta lavorando moltissimo per ospitare la finale di Champions League del 2027, il percorso da fare è tanto e si sta provando ad accelerare”.
“Il tema dello sport in Italia non si limita alle sole infrastrutture, che comunque vanno migliorate visto che l’età media è di 50-60 anni e sono lontanissime dagli standard europei e mondiali. C’è una norma del 2021, nata però nel 2013, per semplificare la burocrazia per la costruzione di impianti sportivi. I fatti però dicono che sfruttando la legge stadi non è stato realizzato nemmeno uno stadio. Si tratta di una norma che comunque ha dato delle regole per snellire le procedure. Io mi pongo come obiettivo quello di rifare la norma per ridare un senso unitario e una spinta propulsiva. Si integrerà la vecchia Melandri per i diritti tv insieme ad una nuova norma per gli impianti sportivi”.
San Siro, la sentenza del TAR sul vincolo attesa entro 60 giorni
Il ricorso è stato presentato dal Comune di Milano dopo la decisione della Sovrintendenza che ha di fatto bloccato ogni velleità di Inter e Milan su un nuovo impianto nel capoluogo milanese.
Bisognerà attendere ancora per sapere l’esito del ricorso presentato dal Comune di Milano al Tar contro il parere della sovrintendenza di porre un vincolo sul secondo anello di San Siro, che scatterebbe nel 2025.
Questa mattina si è tenuta l’udienza al Tribunale amministrativo in cui è stato discusso il ricorso e ora il collegio ha per legge 60 giorni di tempo per arrivare alla sentenza di merito. Non si esclude però che il verdetto arrivi qualche settimana prima, anche se lato comune, come ha confermato il sindaco Beppe Sala, si respirapessimismo che vedrebbe la conferma del vincolo molto probabile.
Il vincolo posto dalla sovrintendenzaha di fatto bloccato ogni progetto di Inter e Milan per l’area di San Siro che prevedeva l’abbattimento dell’attuale impianto con la costruzione di uno nuovo di fianco. L’attuale Meazza sarebbe stato usato fino alla fine dei lavori per il nuovo stadio. Ora invece la partita fra comune e club si è spostata dal lato ristrutturazione con Webuild e Arco Associati molto interessati a portare avanti il progetto che, nelle intenzione del sindaco Sala, convincerebbe Inter e Milan a estendere la propria permanenza a San Siro oltre il 30 giugno 2030 (data di scadenza dell’attuale accordo di locazione).
>>>>>>>>>>Stadio San Siro – Meazza<<<<<<<<<<
giovedì, 14 martedì 2024
San Siro, oggi l’udienza al TAR sul ricorso contro il vincolo: le ipotesi sul tavolo
Lo stadio di San Siro (Foto: Mike Hewitt/Getty Images)
Oggi l’udienza nel merito davanti ai giudici del TAR della Lombardia sul vincolo contro la demolizione del secondo anello del Meazza.
Si è giunti al dunque per quanto riguarda il ricorso contro il vincolo sul secondo anello dello stadio Giuseppe Meazza. Dopo il rinvio dell’udienza prevista inizialmente verso la fine di novembre al TAR della Lombardia e dopo la decisione riguardo competenza delle varie sezioni sul ricorso che coinvolge anche Inter e Milan, oggi è infatti il giorno della nuova udienza nel merito davanti ai giudici del TAR.
Il dibattimento riguarderà in particolare la richiesta presentata dal Comune di Milano (per cui sono costituiti in giudizio anche i club) contro la decisione della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano di porre un vincolo storico sul secondo anello dello stadio San Siro. Una decisione che, di fatto, vieterebbe la demolizione integrale dell’impianto come avevano richiesto Inter e Milan per il progetto del nuovo stadio.
I club e il Comune sono quindi in attesa di capire quale sarà la decisione dei giudici del TAR. L’ipotesi ritenuta più probabile tuttavia è che il TAR possa buttare la palla avanti, in quanto in realtà il vincolo diventerà effettivo solo nel 2025: la sostanza è che quindi potrebbero non poter giudicare su qualcosa che al momento oggi non c’è e che ci sarà soltanto tra un anno.
Ma anche nel caso in cui venisse confermato, ci sono poi diverse valutazioni da fare sul tema. Tutto ruota infatti sul significato del termine “vincolo leggero” indicato dalla Soprintendenza: anche i club infatti vorrebbero capire come interpretarlo, se significherà un obbligo di non toccare il secondo anello (e quindi di fatto il divieto totale alla demolizione) oppure se potrà essere considerato anche mantenere un lascito di quello che è oggi il secondo anello, attraverso ad esempio l’utilizzo delle scale elicoidali.
In particolare, infatti, la Soprintendenza nel suo giudizio sottolineava come per il secondo anello possono sussistere i requisiti di interesse culturale per la “soluzione strutturale costituita da 132 portali” che costituisce “l’ossatura che sostiene le gradinate, le scale, le rampe di accesso, i ripiani e le passerelle di servizio”. Ma resta il tema interpretativo, su cui i club vorranno vederci chiaro, mentre comunque continuano a lavorare sugli altri tavoli: le priorità per Inter e Milan al momento sono i progetti rispettivamente per Rozzano e San Donato, in attesa in ulteriori sviluppi attesi entro giugno sul fronte del piano di fattibilità alla ristrutturazione di San Siro che sta preparando WeBuild, su cui il tema vincolo tra l’altro potrebbe incidere e non poco.
Lo stadio Maradona (Foto: Claudio Villa/Getty Images)
Convergenza tra il Comune di Napoli e De Laurentiis sull’eliminazione della pista di atletica. Il progetto è stato affidato all’architetto Gino Zavanella.
Il dialogo tra il Comune e il Napoli sul futuro del Maradona in funzione di EURO 2032 avanza. Le parti si parlano ed è anche caduto un tabù: l’eliminazione della pista di atletica. Uno stadio esclusivamente dedicato al calcio – spiega Il Mattino – è una ipotesi condivisa purché si trovi poi una collocazione per le società che si allenano al Maradona e utilizzano la stessa pista per allenarsi.
L’asse tra il sindaco Gaetano Manfredi e patron Aurelio De Laurentiis c’è e il presidente ha dato la disponibilità a collaborare anche per una soluzione alternativa a quella del Maradona per quanto riguarda un’altra pista di atletica. Il progetto per il restyling, intanto, è stato affidato all’architetto Gino Zavanella, che già una decina di anni fa ne fece uno poi bocciato dall’allora sindaco Luigi de Magistris.
Zavanella ha delineato le linee di indirizzo del progetto a cui sta lavorando senza scartare nemmeno l’ipotesi di uno stadio nuovo da costruire lontano da Napoli. «De Laurentiis dovrei sentirlo in giornata (ieri ndr) per discutere dello stadio. I tempi? Se dovessi impiegare 24 mesi per fare un progetto sarei lento. Negli incontri avuti con il Presidente anche in passato è emerso che la sua volontà è quella di avvicinare il pubblico al campo il più possibile, dato che è abbastanza lontano».
«Poi c’è la possibilità di abbandonare il Maradona e fare lo stadio nuovo altrove in una zona che il presidente sta studiando. De Laurentiis è talmente vulcanico che potrei aspettarmi davvero di tutto, e quest’ultima una mia ipotesi», ha sottolineato ancora l’architetto.
Parlando di tempistiche e di costi, Zavanella ha concluso che «i tempi per la ristrutturazione del Maradona sono di 20-24 mesi, gli stessi che servirebbero per costruire uno stadio nuovo. Quanto ai costi la cifra è intorno ai 100 milioni. Per costruirlo da zero ci vorrebbero soldi simili, ma poi attorno alla struttura ci vorrebbero una serie di infrastrutture». Novità arriveranno entro uno massimo due mesi quando il progetto arriverà nelle mani del sindaco corredato da un piano di fattibilità economico e finanziaria.
La vincitrice delle regionali promuove il progetto della società rossoblù e del Comune: “Struttura all’altezza di una città internazionale, ma anche dignità dell’abitare per i residenti del quartiere”. Gli auguri di Giulini:“Sport, innovazione e sostenibilità siano il futuro dell’Isola, noi ci siamo”
Nuovo stadio a Cagliari. C’è il sì della vincitrice delle regionale Alessandra Todde. La leader della coalizione ha promosso il progetto del Comune e della società rossoblù. “Bisogna prendere in considerazione la collocazione del nuovo stadio. È importante pensare a una grande struttura che renda Cagliari una città internazionale, una città che possa ospitare eventi all’altezza, ma anche che questa diventi un contesto di riscatto per un quartiere che ha sofferto per troppo tempo”.
La Todde ha anche auspicato la restituzione della “dignità dell’abitare” nel rione. “Una delle cose che mi è capitata in campagna elettorale”, ha aggiunto, “è stata parlare con una madre di un bambino disabile che vive nei palazzoni, con l’ascensore rotto da quattro mesi e che si deve portare su la carrozzina e bambino a spalla. È importante fare in modo che si ricostruisca la dignità dell’abitare e del vivere anche in un quartiere periferico come quello di Sant’Elia”.
Incontro durato circa mezzora a Palazzo Marino tra Sala, Antonello e Scaroni.
Alle 9 il sindaco Sala ha convocato i club per discutere dell’ipotesi di ristrutturazione lanciata da Webuild. Arrivati con un minuto di anticipo il presidente del Milan Scaroni, poco prima il Ceo Corporate dell’Inter Antonello
L’ennesimo capitolo sul destino del Giuseppe Meazza è cominciato alle 9 a Palazzo Marino ed è finito 35 minuti dopo. L’incontro fissato dal sindaco di Milano Giuseppe Sala per un confronto sull’ipotesi di ristrutturazione di San Siro rilanciata alcuni giorni fa anche da Webuild è stato dunque rapidissimo. Convocate entrambe le società: con un minuto di anticipo è arrivato il presidente del Milan Paolo Scaroni, poco prima era arrivato anche il Ceo Corporate dell’Inter Alessandro Antonello. I due dirigenti sono andati via rapidamente senza rilasciare dichiarazioni e si sono fermati in un bar poco lontano da Palazzo Marino parlando fitto.
IL PUNTO – Dopo le frenate dello scorso anno e il deragliamento del progetto di abbattimento dello stadio alla luce del vincolo della Soprintendenza, entrambe le società hanno virato su opzioni al di fuori dei confini comunali: i rossoneri hanno già acquistato il terreno individuato a San Donato Milanese per 40 milioni di euro, i nerazzurri hanno invece stipulato un accordo di prelazione su un’area a Rozzano poco lontana dal Forum di Assago – di proprietà della famiglia Cabassi – che scadrà il 30 aprile. Alla vigilia dell’incontro odierno entrambe le società sono sembrate perplesse delle proposte del sindaco Sala.
Prosegue l’iter burocratico legato al ricorso presentato dal Comune di Milano contro il vincolo sul secondo anello del Meazza.
Nuovo capitolo del ricorso contro il vincolo sul secondo anello dello stadio Giuseppe Meazza. Dopo il rinvio dell’udienza prevista una settimana fa al TAR della Lombardia e dopo la decisione riguardo competenza delle varie sezioni sul ricorso che coinvolge anche Inter e Milan, secondo quanto appreso da Calcio e Finanza da documenti ufficiali è stata risolta la questione della data della nuova udienza.
Una settimana fa era in programma la prima udienza sulla richiesta presentata dal Comune di Milano (per cui sono costituiti in giudizio anche i club) contro la decisione della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano di porre un vincolo storico sul secondo anello dello stadio San Siro. Una decisione che, di fatto, vieterebbe la demolizione integrale dell’impianto come avevano richiesto Inter e Milan per il progetto del nuovo stadio.
Per quanto riguarda la competenza, si legge nei documenti che Calcio e Finanza ha consultato, «vista l’ordinanza 21 novembre 2023 n. 2761 della II Sezione di questo Tribunale, che in ordine al ricorso in epigrafe rimette al Presidente del TAR la valutazione sulla corretta ripartizione interna per materia tra le sezioni; considerato che la controversia azionata con il presente ricorso concerne la valutazione sulla sussistenza di un interesse culturale per la gestione di un bene pubblico; ritenuto, pertanto, che secondo la ripartizione stabilita con D.P. 25.10.2023 n. 18 la questione debba essere trattata dalla III Sezione», il presidente del TAR «ordina la remissione del ricorso n. 2151/2023 sul ruolo della Sezione III».
Oggi inoltre è arrivata anche l’ufficialità per quanto riguarda la data della nuova udienza: come appreso da Calcio e Finanza, infatti, tutte le parti coinvolte torneranno davanti al TAR della Lombardia il prossimo 12 dicembre.
“Abbiamo già stanziato le risorse necessarie. C’erano procedure amministrative in capo agli uffici”, ha dichiarato il Governatore, “ma martedì sarò in grado di sottoscrivere l’accordo di programma con il Comune che consentirà di assegnare le somme all’amministrazione comunale. E di dare alla città e alla squadra uno stadio all’altezza della qualità e dei tifosi e della passione per il Cagliari”.
Domani potrebbe essere il gran giorno dei 50 milioni di euro per il nuovo stadio Unipol Domus Gigi Riva. L’annuncio è stato dato ieri dal presidente della Regione Christian Solinas, ieri in tribuna ad assistere al match tra Cagliarie Monza, terminato 1 a 1.
“Abbiamo già stanziato le risorse necessarie. C’erano procedure amministrative in capo agli uffici”, ha dichiarato il Governatore ai microfoni del blog sportivo “Centotrentuno”, “martedì sarò in grado di sottoscrivere l’accordo di programma con il Comune che consentirà di assegnare le somme all’amministrazione comunale. E di dare alla città e alla squadra”, aggiunge, “uno stadio all’altezza della qualità e dei tifosi e della passione per il Cagliari”.
Il Comune e il Cagliari calcio avevano dichiarato la necessità di avere il denaro entro il 30 novembre per far partire la procedura per i lavori. Domani potrebbe essere il gran giorno.