E’ ben gradito un’applauso!!! Grazie
04 dicembre 2025
| Ex Ilva, operai in sciopero a Genova, tensione con la polizia, dopo Brignole corteo in marcia |
| articolo Fabrizio Cerignale, Matteo Macor: – foto di Andrea Leoni e Fabio Bussalino: https://genova.repubblica.it/cronaca/2025/12/04/news/ex_ilva_sciopero_corteo_salis_genova_taranto_prefettura-425021051/?ref=RHLM-BG-P6-S1-T1-fdg18 |
| Davanti alla Prefettura blindata i lavoratori hanno strappato le grate della polizia. Alla partenza anche la sindaca Salis, in stazione il presidente Bucci. La Fiom: “Sospendete per solidarietà i consigli di Comune e Regione”. Traffico in tilt in città |

È il giorno dello sciopero generale dei metalmeccanici, la mossa tentata dai sindacati (quasi) uniti per alzare il tiro della protesta e chiedere la retromarcia al governo sul piano di ridimensionamento dell’ex Ilva.
Mentre a Taranto questa mattina sono stati tolti i blocchi e lo sciopero è sospeso, a Genova, al quarto giorno di stato di agitazione, i lavoratori dello stabilimento di Cornigliano sono in corteo e sono arrivati in centro città, portando gli striscioni e quattro mezzi di fabbrica, la Prefettura è stata blindata dai mezzi della polizia fin dalle otto del mattino. In manifestazione secondo la Digos sono 4mila lavoratori, secondo i sindacati oltre 5mila. Arrivati davanti alla Prefettura si sono trovati la strada sbarrati dalle grate issate dalla polizia e hanno iniziato a sbattere gli elmetti gialli antinfortunistici contro le barriere. Poi hanno agganciato cavi alle grate e con i mezzi le hanno tirate via, mentre dalla polizia volavano lacrimogeni. “Ci dovete arrestare tutti“: così Armando Palombo (Fiom) con un megafono alle forze di polizia che stanno impedendo ai metalmeccanici l’accesso alla piazza della Prefettura. “Noi vogliamo solo lavorare“, ha detto mentre è partito il coro “lavoro, lavoro” e insulti all’indirizzo del ministro Urso .

Un operaio Fiom è stato ferito alla testa durante il teso confronto in atto tra manifestanti e polizia davanti alla prefettura di Genova. L’operaio ha una ferita alla testa, probabilmente è stato colpito dal lancio di un fumogeno. “Esacerbare gli animi in un momento così critico per il lavoro e nei confronti di operai che chiedono di mantenere il loro posto di lavoro è un atto gravissimo._ attacca in una nota la Cgil _ E’ necessario capire quale è stato il cortocircuito istituzionale che ha provocato questa deriva reazionaria che a Genova si è vissuta solo ai tempi del G8 quando la città era stata esautorata dalla gestione dell’ordine pubblico“.
Una volta calmatasi la situazione gli operai sono rimasti schierati davanti al cordone della polizia. Poi il corteo si è mosso per andare ad occupare i binari alla stazione di Brignole.Tutto si è fermato perchè nel frattempo è arrivata la sindaca Salis che ha incontrato i sindacalisti Fiom per aggiornarli sulle comunicazioni con il ministero.
Poi i manifestanti sono partiti alla volta di Brignole raggiunta alle 13 quando è iniziata l’occupazione. Gli operai della Fiom sono stati attenti a non occupare i binari ma sono rimasti sulle banchine dove sono poi stati raggiunti dal presidente della Regione Marco Bucci che ha parlato al megafono per illustrare i tentativi che vengono fatti in queste ore per garantire la continuazione della produzione. I lavoratori hanno occupato il piazzale davanti alla stazione che è uno snodo vitale per il traffico cittadino. Alle 14 il corteo si è rimesso in marcia verso Cornigliano.

“Genova lotta per l’industria“, si legge sullo striscione in testa al fiume di tute blu, portati in piazza da Fiom, Fim e Usb. Con loro, a centinaia, gli operai di tutte le altre fabbriche del ponente genovese, da Fincantieri a Ansaldo, ma anche la sindaca Silvia Salis e Michele De Palma, segretario generale Fiom. «Così come stiamo, al momento non c’è lavoro. E quindi scioperiamo e manifestiamo».
Per la stessa Salis «essere qui è doveroso e indispensabile, ci sono sempre stata e ci sarò sempre, non è una novità e non cambierà. nel tempo. Domani andiamo a Roma a chiedere non solo le 45.000 tonnellate che ci hanno promesso per arrivare fino a fine febbraio, ma soprattutto chiederemo che questa vertenza passi a un tavolo superiore».

«Perché non abbiamo avuto le risposte di cui avevamo bisogno, c’è bisogno di risposte, soprattutto sul futuro. Lo Stato deve entrare in questa gara affinché, se dovesse andare deserta, ci sia una continuità produttiva che permetta di far rimanere attrattivi questi stabilimenti e che non diventi poi una guerra tra poli del Nord e di Taranto».
Anche perché, dice ?la sindaca, «le risposte date ieri da Urso non sono state quelle che ci aspettavamo. Non sono risposte definitive, sono risposte momentanee e noi invece abbiamo bisogno di sapere cosa succede in caso la gara andasse deserta da parte dei privati».
Il segretario della Fiom De Palma chiede intanto “alla presidente del Consiglio di convocarci al tavolo, di fermare il piano di chiusura di fatto degli impianti ex Ilva e fare la società pubblica, che noi chiediamo da tempo, per poter realizzare il piano che il governo stesso aveva preventivato per gli impianti italiani dell’ex Ilva“.
Per quanto riguarda il traffico, già interrotta la viabilità in buona parte del percorso previsto per il corteo, che da Cornigliano passerà poi per piazza Montano, via Cantore, via Buozzi, via Gramsci, la Nunziata e quindi Portello e Corvetto. La pollizia sta chiudendo le strade al passaggio del corteo, che all’arrivo in zona Matitone è stato accolto dalle fiaccole dei lavoratori del Calp in segno di solidarietà.

“Non ci faremo derubare della nostra industria a Genova e della siderurgia in Italia da un governo vile e incapace di trovare vere soluzioni che scongiurino la chiusura dello stabilimento di Cornigliano”, si spiega dal fronte sindacale, dal quale si è sfilata ieri Uilm.
Se del resto ancora ieri alla Camera il ministro Adolfo Urso ha smentito l’esistenza “di alcun piano di chiusura di Cornigliano, è esattamente il contrario” – la risposta data alle interrogazioni parlamentari presentate dai deputati liguri Luca Pastorino (Pd), Ilaria Cavo (Noi Moderati) e Valentina Ghio (Pd) – la sostanziale incertezza sul futuro sospeso dell’intero gruppo rimane.
E dice che, almeno su Genova, i punti interrogativi ci sono sia sul nodo delle 200mila tonnellate di zincato che permetterebbero di dare ossigeno allo stabilimento almeno fino a marzo, che ad oggi nessuno riesce a garantire. Sia sui 15 milioni necessari per riavviare il lavoro da subito, sospesi per il rischio di contestazioni in Europa sugli aiuti di Stato.
Sia sul destino della linea di zincatura, legato alla ripartenza del secondo altoforno di Taranto. Il tutto, a prescindere dall’arrivo di un futuro, tutto eventuale investitore privato capace di puntare su Genova.

“Non si comprende cosa aspetti il ministro Urso ad andare a casa – attacca la senatrice di Italia Viva Raffaella Paita – La vicenda dell’ex ilva è ormai chiaramente sfuggita da mano al governo e sta diventando una questione sociale gravissima. Non si può pensare di rimediare a tre anni di inerzia assoluta con vuote promesse o soluzioni miracolistiche che non esistono“.
“Sono stati tre giorni intensi dove abbiamo messo in campo nuove iniziative di mobilitazione perché non siamo usciti soddisfatti dall’incontro di Roma“. Il governo “non ferma l’idea del ciclo corto e questo è pericoloso per tutto il gruppo” e c’è “il rischio concreto per lo stabilimento di Cornigliano che, se dovesse fermarsi chiuderebbe per sempre“.
Queste le parole di Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria. “Dopo aver ottenuto la continuità produttiva della banda stagnata dall’incontro al MIMIT, con la mobilità di questi tre giorni non siamo riusciti ad ottenere la continuità produttiva anche per la banda zincata, per arrivare a marzo . Per salvare definitivamente la siderurgia bisogna tornare al piano condiviso con le organizzazioni sindacali per dare continuità produttiva ai siti del nord e prendersi la responsabilità del rilancio della siderurgia in attesa di investitori industriali e del settore con capacità economiche. Il Governo torni ad essere quello che ha promesso il rilancio della siderurgia ed esca da questa nuova posizione che rischia di portare alla chiusura“.

