E’ ben gradito un’applauso!!! Grazie
Martedì 30 settembre 2025
| San Siro, approvata la vendita a Inter e Milan: sì del Consiglio comunale di Milano. Forza Italia decisiva per la giunta Sala |
| Entrambe le coalizioni escono con le ossa rotte dal voto. Sala in silenzio, FI esce dall’aula e spacca il centrodestra. FdI: «Così ci indeboliscono». Il dietrofront di Fumagalli e le riserve sciolte da Romano |
La svolta arriva pochi minuti prima dell’apertura della seduta. Forza Italia, con una mossa neanche troppo a sorpresa, annuncia che uscirà dall’aula al momento del voto. La tensione cala. La maggioranza di centrosinistra, anche se orfana di 7 voti, è in grado di far passare la delibera, il centrodestra si spacca e si scioglie come neve al sole: Palazzo Marino ha appena venduto San Siro e la grande area intorno allo stadio a Milan e Inter per 197 milioni. Il voto finale arriva a tarda notte, intorno alle 4, dopo una maratona di quasi 12 ore che ha messo a dura prova i consiglieri (qui le immagini). La discussione interminabile su ognuno dei 239 emendamenti si interrompe bruscamente quando la maggioranza mette in atto il canguro, ossia la manovra antiostruzionismo che in un sol colpo annulla tutti gli emendamenti simili. Alla fine il pallottoliere segna 24 favorevoli, 20 contrari (tutto il centrodestra senza Forza Italia) e due consiglieri che non hanno partecipato al voto.
È il primo punto fermo di una storia infinita. Sei anni di stop and go, polemiche, esposti, ricorsi. E paradossalmente si torna al punto di partenza quando nel 2019 le squadre presentarono il loro primo progetto. Con un’unica differenza: se prima San Siro e l’area venivano date in concessione, adesso è una vera e propria vendita. Un nuovo stadio da 71.500 posti, affidato alle mani di Lord Norman Foster e di David Manica, un tandem già rodato con la demolizione e la ricostruzione di un altro impianto iconico: il Wembley Stadium. Ora, esposti e inchieste permettendo, si procederà di gran fretta all’ultimo atto, il rogito vero e proprio, prima che scatti il vincolo sul secondo anello il 10 novembre rendendo di fatto impossibile la demolizione del Meazza.

Aula piena. Il sindaco Beppe Sala non proferisce verbo. Tocca alla vicesindaca, Anna Scavuzzo, fare gli onori di casa. Ancora non è chiaro quello che potrebbe succedere. All’appello manca il nome di Marco Fumagalli, capolista della Lista Sala, il venticinquesimo voto, quello che metterebbe in sicurezza la maggioranza senza aver bisogno dell’aiuto dell’opposizione. Quando finalmente si presenta in aula, l’assessore al Bilancio, Emmanuel Conte si mette a marcarlo come Gentile su Maradona. Il Fuma, come lo chiamano i colleghi, dribbla. Si chiude nello stanzino dedicato alla stampa. «Ieri, mi avete chiamato in 140 — sbotta con i giornalisti —, non ho risposto a nessuno tranne a un numero che pensavo fosse un mio paziente». Alla fine si smolla, lasciando però aperte almeno un paio di porte: «Non voterò sì».
Che può significare o voto contro o mi astengo o esco dall’aula. I riflettori però si spengono in fretta. Tutta l’attenzione si sposta sul centrodestra. Letizia Moratti, presidente della Consulta azzurra, l’aveva detto giorni fa. «Siamo pronti a sederci a un tavolo per sostenere il progetto delle due squadre con la cittadella sportiva e commerciale, destinando una parte importante a funzioni pubbliche». Ieri, è stata molto più diretta. «Non possiamo certo ignorare i limiti di questo provvedimento, né tantomeno condividerne pienamente i contenuti — afferma Moratti — ma la nostra responsabilità verso la città ci impone una scelta chiara: evitare che Milano venga paralizzata da contrapposizioni ideologiche o da calcoli politici». La conferma arriva dal coordinatore regionale Alessandro Sorte: «Noi scegliamo di tutelare la città di Milano. Oggi rivendichiamo con chiarezza la nostra scelta: Forza Italia salva Milano».
È la sliding door della seduta. Uscendo dall’aula, tre azzurri su quattro (resta solo Alessandro De Chirico), il quorum si abbassa. La maggioranza non ha più bisogno di 25 voti, non deve più corteggiare il Fuma o gli altri contrari. Il contraccolpo è tutto nel centrodestra. La vicesegretaria della Lega, Silvia Sardone, utilizza tutti i suoi decibel: «Non avrei mai immaginato che la delibera potesse passare per colpa di qualcuno della mia stessa coalizione. Mercoledì ho letto un comunicato in cui FI diceva che avrebbe votato contro e che la posizione del centrodestra era compatta nel dire no. Noi non faremo mai la stampella del centrosinistra». Tocca a FdI bissare l’intervento: «FI indebolisce il ruolo del centrodestra». La morale? Che entrambe le coalizioni escono a pezzi da questo voto. Il centrosinistra orfano dei tre Verdi, un ambientalista e tre consiglieri Pd senza neanche la soddisfazione di avercela fatta con le sue sole forze. Il centrodestra senza i rappresentanti di Forza Italia che si sono portati via il pallone.
Visto il faro acceso su Milano, non solo per la vendita di San Siro ma anche per le inchieste sull’urbanistica, i mal di pancia sono destinati ad arrivare anche a Roma. Si va avanti nella notte: 239 emendamenti, 200 vengono cassati con un emendamento tagliola. Sala si siede solitario a mangiare un panino alla buvette. Anche se la vendita è ormai cosa fatta, l’umore che prima segnava pessimo si rasserena.

