Si è spenta a Roma la grande interprete. Nel corso della sua lunga carriera aveva recitato con registi del calibro di Pasolini e Strehler
Maria Laura Antonelli / AGF –Adriana Asti, foto 2017
È morta a 94 anni a Roma la grande attrice di teatro e cinema Adriana Asti. Nel corso della sua lunga carriera aveva recitato con registi del calibro di Pasolini e Strehler.
L’inizio della carriera – Nata a Milano nel 1931, nella sua lunga carriera ha lavorato con i più grandi, da Bertolucci a Strehler, da Bunuel a Visconti. Apparsa giovanissima nel cortometraggio di Dino Risi Buio in sala, girato nel 1948, Adriana Asti esordì a teatro nel 1951 recitando nel Miles gloriosus di Plauto con la compagnia stabile di Bolzano, e ottenendo il primo successo personale con una parte ne Il crogiuolo di Arthur Miller, diretta da Luchino Visconti, che successivamente le offrì alcuni ruoli nei film Rocco e i suoi fratelli (nei panni della ragazza della lavanderia) e Ludwig (dove interpretò Lila Von Buliowski).
L’amicizia con Pasolini – Dopo Rocco e i suoi fratelli di Visconti, interpretò il ruolo della prostituta Amore in Accattone (1961) di Pier Paolo Pasolini, amico dell’attrice, e quello dell’affascinante zia del protagonista in Prima della rivoluzione (1964) di Bernardo Bertolucci (suo primo marito). Recitò ne Il fantasma della libertà (1974), di Luis Bunuel; in Nipoti miei diletti (1974), di Franco Rossetti; in Un cuore semplice (1977) e Tosca e altre due (2003), entrambi di Giorgio Ferrara, fratello di Giuliano e suo secondo (fu) marito; Io, Caligola di Tinto Brass (1979), Action (1980) ancora di Tinto Brass, La meglio gioventù (2003) (con cui vinse il suo terzo Nastro d’argento e il Ciak d’oro) e Quando sei nato non puoi più nasconderti (2005), entrambi di Marco Tullio Giordana.
Interpretazioni teatrali – A teatro recitò in Santa Giovanna di George Bernard Shaw (1984), Giorni felici di Samuel Beckett (1985,2010), La locandiera di Carlo Goldoni (1986) e nel dramma Tre uomini per Amalia (1988). Vincitrice del premio Siae (1990) e delPremio Eleonora Duse (1993), nel 1999 scrisse e interpretò Alcool. Nel 2000 interpretò in francese Ferdinando, un classico della drammaturgia degli anni Ottanta. Per la tv fu tra i protagonisti della miniserie La famiglia Ricordi, con la regia di Mauro Bolognini (1995). Nel 2015 fu protagonista di A.A. Professione attrice, diretto da Rocco Talucci, film documentario dedicato alla sua produzione cinematografica e teatrale. Nell‘aprile 2023 fu protagonista di una puntata delprogramma televisivo Le ragazze, dove racconto’ la propria infanzia, gli esordi e il successo teatrale e cinematografico.
Giuli, vita consacrata alle scene – “Con la scomparsa di Adriana Asti, l’Italia perde una delle sue interpreti più intense e raffinate. Attrice di grande sensibilità, ha saputo attraversare con eleganza e profondità il teatro, il cinema e la letteratura, collaborando con i maestri del Novecento e del nuovo millennio. La sua voce, lo sguardo e la sua presenza scenica resteranno nel patrimonio della nostra cultura come esempio luminoso di dedizione all’arte. A nome mio e del ministero della Cultura esprimo il più sentito cordoglio”. Lo ha affermato il ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
Il racconto dell’ex allenatore dell’Inter: “Una delle due ragazze era in stato di shock, pensava di morire. Il bene più prezioso di tutti è la vita ed è bene tenerlo a mente”
Andrea Stramaccioni, terzo da sinistra, premiato dalla guardia costiera con la maglia rossa dei bagnini
Le parole guida di Andrea Stramaccioni arrivano dagli Stati Uniti. “That others may live“. “Perché gli altri possano vivere“. È il moto delle unità speciali della Guardia costiera americana. Nel 2006 ci hanno fatto un film con Kevin Costner e Aston Kutcher: si chiama “The Guardian – Salvataggio in mare”. Racconta la storia di un aerosoccorritore che ha salvato centinaia di vite nelle acque torbide del Mare di Bering. L’ex allenatore dell’Inter è arrivato a quota due.
A raccontare quanto avvenuto è lo stesso Stramaccioni in un’intervista alla Gazzetta dello sport. “Ero sotto l’ombrellone, con mia moglie e i miei figli quando, in lontananza, ha visto delle persone accalcarsi lungo la riva. Uno dei bagnini in acqua fischiava per attirare l’attenzione. C’erano due ragazze che sbracciavano e urlavano. Mi sono alzato e mi sono diretto in acqua rapidamente. Ho capito che il bagnino da solo non ce l’avrebbe fatta“. Le due giovani donne, di 17 e 19 anni, entrambe originarie di Bolzano, sono salve. E per questo gesto l’allenatore è stato anche premiato dalla guardia costiera con la simbolica maglia rossa dei bagnini.
Stramaccioni: “Non sono un eroe” – Nonostante il gesto non scontato e pericoloso, Stramaccioni non vuole essere elogiato. “Non sono un eroe o un fenomeno – ha raccontato al quotidiano sportivo -, anzi, ad un certo punto me la sono vista brutta anche io, ma da persona con caratteristiche fisiche e mentali adatte per una situazione simile mi sono sentito di intervenire“. L’allenatore ha quindi raccontato la sequenza di quanto accaduto: “La spiaggia termina con due punte di scogli dove si concentrano le onde maggiori. Quando si infrangono in quella zona sono più violente. Le ragazze erano più o meno lì. Il bagnino è entrato in acqua senza niente, né le ciambelle e né le corde, come me. Mi ha detto di dirigermi verso la prima ragazza, quella più grande, mentre lui si sarebbe concentrato sull’altra. Appena l’ho vista mi ha detto che aveva paura“.
Appena la prima ragazza è stata in salvo, ha proseguito Stramaccioni, “mi sono girato per controllare dove fosse il bagnino con l’altra ragazza. Era in una situazione di shock. Il bagnino non riusciva ad aiutarla, così sono tornato subito indietro“.
“Mi hanno lanciato una corda” – Nonostante i momenti di tensione e di pericolo, nei quali anche l’ex allenatore ha ammesso di essersi spaventato (“ho perso l’orientamento e sono finito contro gli scogli, poi le persone mi hanno lanciato una corda e sono salito, ferendomi alle braccia e alle gambe“), la vicenda si è conclusa nel migliore dei modi per tutti. “Mio figlio mi ha chiesto ‘papà, e se fossi morto?‘. L’ho fatto per un senso di protezione, come se nell’acqua ci fosse stata mia moglie o uno di loro. Quella zona, comunque, è pericolosa. Non bisogna essere leggeri o imprudenti“, ha concluso Stramaccioni.
Stramaccioni salva due ragazze che stavano annegando: “Ma non chiamatemi eroe”
L’allenatore e opinionista calcistico si trovava in vacanza in Puglia, quando si è reso conto che una 17enne e una 19enne erano in difficoltà e ha deciso di intervenire per aiutare il bagnino. “Ho percepito subito il pericolo. Il ragazzo non ce l’avrebbe mai fatta da solo. Na non sono un fenomeno, anzi, ad un certo punto me la sono vista brutta anche io”
Le parole guida di Andrea Stramaccioni arrivano dagli Stati Uniti. “That others may live”. “Perché gli altri possano vivere”. È il moto delle unità speciali della Guardia costiera americana. Nel 2006 ci hanno fatto un film con Kevin Costner e Aston Kutcher: si chiama “The Guardian – Salvataggio in mare”. Racconta la storia di un aerosoccorritore che ha salvato centinaia di vite nelle acque torbide del Mare di Bering. L’ex allenatore dell’Inter è arrivato a quota due.
Il salvataggio –Il28 luglio ha tirato fuori dal mare due ragazze di Bolzano di 17 e 19 annied è stato premiato dalla guardia costiera italiana con una maglia simbolica, quella rossa dei bagnini.Stramaccioni si trovava in vacanza con la famiglia sulGargano, in Puglia, nella Baia di Sfinale, più o meno a metà tra Peschici e Vieste, quando a un certo punto ha percepito qualcosa di strano lungo la riva. “Ero sotto l’ombrellone insieme a mia moglie e ai miei figli. A un certo punto, in lontananza, le persone hanno iniziato ad accalcarsi lungo la riva. Uno dei bagnini era dentro l’acqua, e fischiava per attirare l’attenzione. C’erano due ragazze che sbracciavano e urlavano, così mi sono alzato e mi sono diretto verso l’acqua in fretta e furia. Ho percepito subito il pericolo. Il bagnino non ce l’avrebbe mai fatta da solo”.
Il racconto – Stramaccioni ci tiene a mettere un punto: “Non sono un eroe o un fenomeno, anzi, ad un certo punto me la sono vista brutta anche io, ma da persona con caratteristiche fisiche e mentali adatte per una situazione simile mi sono sentito di intervenire“. La conformazione della baia non ha facilitato i salvataggi. “Negli ultimi giorni c’è sempre stato mare mosso. La spiaggia termina con due punte di scogli dove si concentrano le onde maggiori. Quando si infrangono in quella zona sono più violente. Le ragazze erano più o meno lì. Il bagnino è entrato in acqua senza niente, né le ciambelle e né le corde, come me. Mi ha detto di dirigermi verso la prima ragazza, quella più grande, mentre lui si sarebbe concentrato sull’altra. Appena l’ho vista mi ha detto che aveva paura. L’acqua era alta, le onde forti, le ho ribadito di stare calma, di restare sul dorso e che in cinque minuti sarebbe tutto finito. Alla fine, così è stato“. Il racconto prosegue: “Appena abbiamo raggiunto una zona di comfort vicino alla riva mi sono girato per controllare dove fosse il bagnino con l’altra ragazza. Era in una situazione di shock. Il bagnino non riusciva ad aiutarla, così sono tornato subito indietro. La situazione della ragazza più giovane era disperata: spariva, andava giù e poi risaliva e soprattutto aveva già bevuto tanto. Nel frattempo, la barca di salvataggio aveva recuperato il bagnino e cercava di arrivare a noi, ma eravamo troppo vicini ai massi. Dagli scogli hanno iniziato a tirarci delle corde, ma non ci arrivavamo. Ho iniziato ad avere paura, soprattutto perché la ragazza mi trascinava dentro l’acqua. Era convinta che sarebbe morta“.
La paura – Strama ha mantenuto il sangue freddo. “Le ho chiesto di ascoltarmi e di fidarsi. Aveva un solo modo di uscire, ovvero infilarsi in una piccola insenatura tra gli scogli, così l’ho afferrata e l’ho letteralmente ‘lanciata’ lì, finendo sott’acqua. A quel punto, dopo essere riemerso, ho perso l’orientamento e sono finito contro gli scogli, poi le persone mi hanno lanciato una corda e sono salito, ferendomi alle braccia e alle gambe. La ragazza era in salvo, ma l’ho saputo solo a riva. Ho tirato un sospiro di sollievo“. Così come la famiglia di Andrea. “Mio figlio mi ha chiesto ‘papà, e se fossi morto?’. L’ho fatto per un senso di ‘protezione’, come se nell’acqua ci fosse stata mia moglie o uno di loro. Quella zona, comunque, è pericolosa. Non bisogna essere leggeri o imprudenti“. Le ragazze hanno ringraziato Stramaccioni e poi sono rientrate in Trentino Alto Adige. Guai a chiamarlo eroe: “Non lo sono, ma quelle ragazze sarebbero annegate e il bagnino, con quel mare, non ce l’avrebbe fatta. Non ci ho pensato due volte e mi sono tuffato. Lo racconto perché chi legge deve tenere a mente che il bene più importante è la vita“. Due ragazze l’hanno imparato.
E’ morto a 47 anni dopo aver combattuto a lungo contro una terribile malattia. Tra il Duemila e il 2005 è stato una colonna del Calcio Padova. Viveva all’ombra del Santo dove aveva trovato la serenità e l’affetto della gente
Paolo Antonioli
Per cinque lunghi anni, tra il Duemila e il 2005 è stato il capitano del Calcio Padova. Un difensore di spessore sia tecnico che morale, un uomo spogliatoio.All’età di 47 anni è morto Paolo Antonioli. Da tempo stava combattendo contro un male che alla fine gli ha portato via ogni forza. Persona dalla rara umanità, l’ex biancoscudato lascia nello strazio tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo ed apprezzarne le qualità professionali, ma soprattutto umane. Ha girato mezza Italia nella sua carriera e ovunque è andato ha riscosso grandi consensi. Ora tutti lo piangono per una morte così precoce che lascia un vuoto enorme tra sportivi, addetti ai lavori e soprattutto i suoi affetti più cari. Ad annunciare il grave lutto è stata oggi 30 luglio la moglie Elena Vezzù, da tutti conosciuta come speaker radiofonica con lo pseudonimo di Lady Helen.
Antonioli è nato a Mantova nel 1977. Padova è diventata la sua seconda casa. Con gli scarpini ai piedi ha militato con lo Spezia, Vis Pesaro, Padova, Frosinone, Gallipoli, Lanciano, Alma Juventus Fano e Abano. Poi ha intrapreso la carriera dell’allenatore guidando l’Albignasego, il Plateola e il Monselice. Non appena si è sparsa la notizia del lutto, sono stati innumerevoli gli attestati di vicinanza pervenuti alla moglie da decine di squadre di calcio di tutta Italia. All’ombra del Santo Antonioli ha indossatola la maglia biancoscudata, nel ruolo difensore, per 137 occasioni dalla stagione 2000/2001, alla stagione 2004/20025 realizzando 3 reti.
Paolo Antonioli in uno scontro ravvicinato con Camoranesi
C’era Maxence Caqueret, centrocampista francese del Como, alla guida del suv coinvolto nell’incidente stradale avvenuto ieri mattina, 30 luglio 2025, lungo via per San Fermo della Battaglia. Il veicolo, una Bentley Bentayga Speed, si è scontrato con un autobus di linea dell’Asf, generando forti rallentamenti e richiedendo l’intervento delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco.
Fin da subito la notizia dell’incidente aveva suscitato attenzione per la dinamica e per i mezzi coinvolti. Solo oggi, però, è stato confermato che alla guida del suv si trovava proprio il giocatore della squadra cittadina, uno degli acquisti più importanti della società lariana nella scorsa stagione.
Il calciatore illeso, accertamenti in ospedale – Caqueret, 25 anni, è rimasto illeso nell’impatto ma è stato trasportato per accertamenti in codice giallo all’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia. Nessun ferito grave è stato segnalato tra i passeggeri del bus. Secondo le prime ipotesi, le condizioni del fondo stradale potrebbero aver contribuito alla perdita di controllo del mezzo.
Atteso per il ritiro, ora qualche giorno di riposo – Il Como Calcio non ha ancora diffuso comunicati ufficiali, ma il giocatore – che avrebbe dovuto aggregarsi nei prossimi giorni al ritiro estivo – potrebbe posticipare la partenza per motivi precauzionali. L’incidente non dovrebbe comunque avere ripercussioni significative sul prosieguo della preparazione atletica del centrocampista.
Incidente per il calciatore del Como Maxence Caqueret: finisce con il suv contro un autobus