E’ ben gradito un’applauso!!! Grazie
Venerdì 02 maggio 2025
| NY Times: “Inter splendida e sottovalutata come Dumfries. Finalmente di Inzaghi si dice…” |
| articolo Daniele Mari: https://www.fcinter1908.it/ultimora/ny-times-inter-splendida-sottovalutata-come-dumfries/ |
| Il New York Times dedica un lungo articolo all’Inter, definita una “splendida squadra sottovalutata”. Dumfries l’emblema dei nerazzurri |
Il New York Times dedica un lungo articolo all’Inter, definita una “splendida squadra sottovalutata”. E per esaltare i nerazzurri, l’autorevole quotidiano usa Denzel Dumfries come paradigma.
DUMFRIES “INCARNA LO SPLENDORE DEL’INTER” – “Denzel Dumfries aveva un sogno. Ma quando, a 17 anni, lo condivise con i compagni delle giovanili dello Sparta Rotterdam, le loro risate sembravano destinate a spegnerlo.
«Disse a tutto lo spogliatoio che un giorno avrebbe giocato per la nazionale olandese», ricorda Dolf Roks, allora responsabile del settore giovanile dello Sparta. «Ma ai tempi non lo vedevamo possibile. Tutti ci mettemmo a ridere.»
Eppure Dumfries non ha mai mollato. Dodici anni dopo, eccolo sfrecciare sulla fascia con la solita spinta. Lì, in quel movimento, c’è tutta la sua determinazione.
Oggi vanta 63 presenze con la maglia dell’Olanda, ma è nella notte di mercoledì che è davvero diventato grande sul palcoscenico più importante del calcio per club: un assist e due gol con la maglia dell’Inter, in semifinale di Champions League.
Una volta liquidato come un giocatore curioso, quasi una scommessa, oggi la sua parabola è quella dell’Inter stessa: una squadra sottovalutata che torna da Barcellona con un 3-3 pesantissimo. E che, se dovesse vincere questa Champions, lo farebbe con pieno merito.
Questa semifinale doveva essere l’occasione per il Barcellona di tornare in finale dopo dieci anni. Ogni stagione in cui il Barça non vince la Coppa dei Campioni sembra durare sette anni, come i “dog years”.
Il Montjuïc, temporaneo e poco amato rifugio del Barça in attesa che il Camp Nou venga ricostruito, ha fatto registrare la sua affluenza più alta: 50.314 spettatori. Doveva essere la serata dei catalani. Ma il simbolo di Milano è Il Biscione, il grande serpente verde, presente sullo stemma dell’Inter fino al 1988. E proprio come il Biscione, l’Inter si muove silenziosa, ma letale.
ALLA PARI CON I MIGLIORI D’EUROPA – L’Inter non ha il favorito per il Pallone d’Oro (Raphinha), né due dei teenager più talentuosi del mondo (Lamine Yamal e Pau Cubarsí), ma ha tutto il resto.
Dopo appena 30 secondi, il tocco leggero e intelligente di Marcus Thuram ha mandato un messaggio chiaro: l’Inter non è venuta a fare da comparsa. Il vantaggio iniziale è stato il primo segnale di una partita in cui i nerazzurri hanno messo sul campo grinta, idee e carattere.
Nessuno li considerava protagonisti di queste semifinali, eppure l’Inter vanta la miglior difesa del torneo. Dovevano perdere al Camp Nou. Quando si sono visti rimontare da 0-2 a 2-2, tutti pensavano che sarebbero crollati. E invece, sono arrivati a un passo dal portare a casa un clamoroso 3-4.
Dumfries, appena recuperato da un infortunio muscolare, partiva titolare per la prima volta dopo otto partite. Di fronte all’attacco più esplosivo d’Europa, si pensava che Simone Inzaghi avrebbe optato per l’opzione più conservativa: Matteo Darmian. Ma ha scelto Dumfries — e ne è stato ripagato.
L’esterno olandese ha prima messo in mezzo il pallone dell’1-0 per Thuram, poi, al 20’, ha raccolto un colpo di testa di Acerbi e, con un colpo acrobatico da posizione complicata, ha insaccato alle spalle del portiere. Il suo infortunio? Superato alla grande.
«Tutta la mia famiglia ha i piedi duri», aveva detto una volta scherzando. «Vorrei avere piedi più morbidi. A volte mi sembra di essere un po’ goffo.» Ma stavolta, la sua conclusione ha mostrato tutta la potenza di un tiro carico di convinzione.
Dumfries ha costruito la sua carriera facendosi trovare libero dove nessuno lo marca. E anche dopo il pareggio del Barcellona, è stato lui a riportare avanti l’Inter: 3-2.
I SOTTOVALUTATI DI SIMONE INZAGHI – Ma Dumfries non è l’unico “non celebrato” di questa Inter. C’è Lautaro Martínez, capitano e capocannoniere della storia nerazzurra in Champions League, che ha confessato al Corriere della Sera di sentirsi “sottovalutato” dopo il settimo posto al Pallone d’Oro 2024. Contro il Barcellona non ha segnato, ed è uscito per infortunio — un problema che potrebbe tenerlo fuori al ritorno — ma il suo movimento e la sua presenza fisica hanno messo in crisi Cubarsí e Araujo, aprendo spazi per Thuram e per gli esterni.
Anche altri giocatori dell’Inter sono spesso poco considerati. Per chi non segue la Serie A, Yann Sommer è solo il solito svizzero che spunta ogni due anni ai grandi tornei. Eppure ha salvato il risultato su Yamal e Raphinha. Concedere tre gol, incluso un’autorete, e risultare comunque tra i migliori in campo non è da tutti.
Acerbi? Un gigante. Da giovane era stato comprato dal Milan per sostituire Nesta, ma dopo sei partite fu scaricato. Campione d’Europa con l’Italia nel 2021, oggi non viene nemmeno convocato in nazionale.
Darmian e Mkhitaryan, entrambi reduci da esperienze deludenti in Premier League, sono rinati con Inzaghi. L’armeno, criticato in Inghilterra per lo scarso impegno, ha corso talmente tanto che a fine partita aveva letteralmente consumato il logo Nike sulla maglia.
Erano tre i titolari dell’Inter arrivati a parametro zero: oltre a Mkhitaryan, anche Thuram e Calhanoglu. Giocatori che avrebbero potuto prendere tutti. Ma li ha presi l’Inter, una squadra che spende meno di quanto incassa da quattro stagioni consecutive. In mezzo a giganti economici, sono la realtà più sostenibile delle semifinali.
E tutto questo senza nemmeno citare Nicolò Barella e Alessandro Bastoni, due tra i migliori del torneo, ma costantemente oscurati da nomi più mediatici come Yamal, Kvaratskhelia o Declan Rice.
A tenere insieme questo gruppo c’è Inzaghi, uno degli allenatori più brillanti d’Europa. Solo quest’anno, però, inizia a ricevere il giusto riconoscimento. La sua Inter è la squadra più riconoscibile e tatticamente unica tra le quattro semifinaliste: solidissima in difesa, creativa in attacco.
TUTTO PER IL VERSO GIUSTO – Due momenti lo raccontano perfettamente: l’azione di Acerbi, che da centrale guida un contropiede subito dopo aver subito il pareggio, e la serenità di Barella allo scadere, che si palleggia da solo nella propria area dopo un palo di Yamal.
All’80’, Inzaghi richiama Dumfries in panchina. È quasi un miracolo che riesca ancora a camminare. Ma mentre esce, i tifosi nerazzurri già cantano: “Io che amo solo te”.
Cantavano lo stesso anche due anni fa, dopo aver perso la finale. Oggi, grazie a Dumfries e ai suoi due gol, hanno l’occasione per rifarlo. Ma stavolta con un lieto fine.
Ai tempi del PSV, Dumfries disse una volta: «Se sono io il secondo miglior marcatore della squadra, allora c’è qualcosa che non va.» Eppure oggi, all’Inter, è il terzo. Forse, allora, vuol dire che tutto sta andando nel verso giusto — per lui e per questa splendida, sottovalutata squadra.

