I lavoratori Volkswagen in sciopero davanti gli stabilimenti di Wolfsburg(Julian Stratenschulte/dpa via AP)
I sindacati allo scontro con l’azienda produttrice di auto: “La battaglia più dura che abbiano mai visto”
È iniziato losciopero “a oltranza” annunciato dai dipendenti di Volkswagen, in Germania. Tutti i dipendenti del principale produttore automobilistico europeo sono stati infatti chiamati a sospendere il lavoro a partire da oggi, lunedì 2 dicembre, per opporsi alle migliaia di tagli di posti previsti dal gruppo. Il periodo di dialogo sociale che la Germania ritiene obbligatorio si è infatti chiuso per 120.000 dipendenti del marchio alla mezzanotte di venerdì con un muro contro muro.
Le proteste a Wolfsburg, la “capitale” della Volkswagen – Thorsten Groger, negoziatore del potente sindacato dei metalmeccanici tedeschi, Ig Metall, ha avvertito l’azienda, senza giri di parole. “Se necessario, questa sarà la battaglia contrattuale collettiva più dura che Volkswagen abbia mai conosciuto“, le parole di Groger, ritenendo il management “responsabile, al tavolo delle trattative, per la durata e l’intensità del confronto“.
Sciopero dello stabilimento Volkswagen di Wolfsburg (Hendrik Schmidt/dpa via AP)
Nel giorno dello sciopero si sentono subito i primi effetti in borsa: Volkswagen ha perso l’1,46%. I lavoratori incrociano le braccia in tutti gli stabilimenti in Germania in segno di protesta ai tagli salariali e ai possibili licenziamenti da parte del gruppo automobilistico tedesco nel quadro di un rigoroso piano di riduzione dei costi per risollevare i risultati finanziari in calo.
Secondo il sindacato metalmeccanico IG Metall, che ha indetto l’azione, sono previste interruzioni del lavoro in tutto il Paese, compresa la sede centrale della principale casa automobilistica europea a Wolfsburg, nel nord della Germania.
I dipendenti Volkswagen in sciopero a Wolfsburg (Julian Stratenschulte/dpa via AP)
Cosa significa lo sciopero Volkswagen – Si tratta della prima tappa di un movimento sociale che potrebbe raggiungere proporzioni senza precedenti se la direzione e i rappresentanti dei lavoratori non riusciranno a trovare un accordo sulle misure per ripristinare la competitività del gruppo.
Simbolo delle difficoltà dell’industria tedesca, la crisi della Volkswagen assume una particolare risonanza nel bel mezzo della campagna elettorale per le elezioni parlamentari del 23 febbraio nella più grande economia europea.
Il sindacato dei metalmeccanici si è detto pronto “a un conflitto sociale come quello che la Germania non vede da decenni“. Gli effetti di questa protesta, per azienda e lavoratori, non sono ancora chiari.
Dumfries è stato tra i primi a soccorrere Bove, mentre Dimarco si è arrabbiato perché l’ambulanza non entrava in campo
Come un incubo. Perché incubo è stata la parola più usata dai giocatori interisti, da Inzaghi e dal suo staff anche a freddo, durante il viaggio di ritorno in treno verso Milano. La mente che ripercorreva quegli attimi tremendi, la paura, il senso di impotenza, la voglia di aiutare ma il non riuscire concretamente a rendersi utili. L’Inter ha lasciato Firenze con l’animo pesante. E sì, almeno rinfrancato dopo le prime buone notizie sulle condizioni di Bove. Ma difficile, anzi, impossibile staccare la testa e il pensiero da quanto accaduto al minuto 17 di questa maledetta domenica.
Barella e Cataldi. Getty
la paura – Sono stati proprio i giocatori dell’Inter i primi a rendersi conto della situazione. Il gioco era fermo, quando Bove si è accasciato dopo essersi in un primo momento rialzato lo ha fatto quasi cadendo addosso a Calhanoglu. E sotto gli occhi di Dumfries, che si è subito sbracciato per richiamare l’attenzione generale, soprattutto verso la panchina della Fiorentina e dello staff medico viola. Proprio l’olandese, insieme con Barella, è stato tra i primi a soccorrere Bove. E in campo è entrato immediatamente anche lo staff medico nerazzurro, per intervenire. Attimi concitati, confusione totale. Inzaghi ha subito capito la gravità della situazione. E’ scattato dalla panchina verso Bove, nella foga è anche scivolato, si è rialzato. Qualcuno urlava per “convincere” i sanitari a trasportare più velocemente la barella verso Bove. Dall’altra parte, intanto, Bastoni consolava l’amico Colpani, scosso come tutti, Thuram si è portato le mani in testa quasi a coprirsi gli occhi per non vedere. E poi spontanea, tra i giocatori, è nata l’idea di comporre un cerchio intorno al giocatore a terra. È stata l’immagine più simbolica della serata, come a voler stringere in un abbraccio il centrocampista della Fiorentina, ma allo stesso tempo anche a volerlo proteggere da telecamere e occhi indiscreti.
non si gioca – È stato Arnautovic, che mentre Bove si accasciava stava discutendo con un tifoso in tribuna, il primo a rompere il silenzio via social: “Forza Edoardo, siamo tutti con te! Tornerai più forte”, il bel messaggio dell’austriaco, al quale via via si sono accodati i compagni e l’Inter tutta, con un messaggio di vicinanza. Al rientro negli spogliatoi, subito dopo la sospensione della partita, quasi tutti i giocatori della Fiorentina erano in lacrime, ma anche Lautaro e compagni non sono riusciti a controllare tutte le emozioni. Proprio Barella e il capitano, appena hanno incrociato il presidente Beppe Marotta, hanno subito fatto presente che in nessun caso al mondo avrebbero mai ricominciato a giocare, anche a fronte di notizie positive provenienti dall’ospedale. Notizie che poi effettivamente sono arrivate, ad alleggerire un po’ la serata. Come pure è arrivata la spiegazione tecnica del perché l’ambulanza non sia entrata sul terreno di gioco: Dimarco era tra i più inviperiti in campo, insieme con il viola Ranieri, poi una volta chiarito che il protocollo prevede proprio questa procedura, gli animi si sono calmati. “Ci tengo a mandare un messaggio: come presidente dell’Inter in questo momento esprimo totale vicinanza alla Fiorentina e alla famiglia del ragazzo – ha detto Marotta -. Il calcio è una comunità e quando si vivono queste emozioni così, particolarmente negative, bisogna stringersi. Da qui è nata la decisione da parte di giocatori, staff, dirigenti e arbitro di interrompere la gara. Un gesto spontaneo, è il minimo che si potesse fare. Ho parlato con Pradè, la speranza è che Bove possa uscire velocemente da questa situazione drammatica. Gli auspico una pronta guarigione“. Augurio naturale, come naturale è sembrato anche a Simone Inzaghi lasciare liberi i giocatori dopo una serata così: oggi ad Appiano non sono previsti allenamenti, ripresa del lavoro fissata per domani. Magari con l’animo più leggero.
Diversi direttori di gara italiani sono stati sanzionati dall’Agenzia delle Entrate per mancati versamenti fiscali sui compensi UEFA tra il 2018 e il 2022
La Procura federale della FIGC ha aperto da alcuni giorni un’indagine sull’evasione fiscale degli arbitri. Diversi direttori di gara italiani, tra cui anche Daniele Orsato e Gianluca Rocchi (entrambi ritirati, con il secondo che ora ricopre l’incarico di designatore), sono stati sanzionati dall’Agenzia delle Entrate per mancati versamenti fiscali sui compensi UEFA tra il 2018 e il 2022.
L’impulso – come anticipato da La Repubblica – è arrivato da un esposto diretto al procuratore generale dello Sport, Ugo Taucer. La denuncia contestava appunto le violazioni del Codice di giustizia sportiva e del regolamento dell’Associazione italiani arbitri. Dopo aver analizzato l’esposto, Taucer ha invitato la procura FIGC ad aprire il procedimento, come da sua prerogativa in base allo Statuto del Coni.
La procura dovrà ora analizzare gli atti sui casi di evasione fiscale accertati dalla Guardia di finanza, che riguarderebbero una cinquantina di arbitri. Le contestazioni riguardavano soldi guadagnati all’estero su cui non sono state pagate le tasse. Gli avvisi di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, emessi a metà 2024, hanno spinto quasi tutti i coinvolti a sanare la loro posizione tramite il ravvedimento operoso, beneficiando così di sanzioni ridotte.
Una volta chiuse le indagini, che appunto saranno brevi, la Procura FIGC deciderà se far partire i deferimenti. Potrebbero essere contestati l’articolo 4 del Codice di giustizia sportiva, che rimanda ai principi di «lealtà, correttezza e probità», così come l’articolo 42 del regolamento AIA, che agli arbitri richiede un comportamento improntato «ai principi di lealtà, trasparenza, rettitudine e della comune morale, a difesa della credibilità ed immagine dell’AIA». In base alle norme, gli arbitri coinvolti rischiano una sanzione che può andare dalla semplice ammenda fino alla squalifica o inibizione.
Lunedì, 02 dicembre 2024
Gravina, chiuse le indagini sul presidente della Figc: è accusato di appropriazione indebita
La notizia arriva a ridosso della votazione per il rinnovo dei vertici della federazione. Nel mirino dei pm ci sono i diritti della Lega Pro e uno scambio di libri antichi. Il presidente sotto inchiesta anche per autoriciclaggio
Tecnicamente manca ancora la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare che, se reggeranno le accuse della procura di Roma, potrebbe costare a Gravina un posto riservato nel banco degli imputati. Da un punto di vista elettorale è una corsa contro il tempo. Ma dalle parti di piazzale Clodio la giustizia fa il suo corso a prescindere. Tutto per una compravendita di libri pregiati e antichi, di cui Gravina è cultore e collezionista.
Secondo il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, il numero uno del calcio italiano avrebbe mascherato dietro quell’affare un guadagno illecito.
Nel 2018, quando era ai vertici della Lega Pro, Gravina avrebbe ottenuto una ricompensa personale per aver conferito a un colosso del settore, la Isg, l’incarico di migliorare gli standard qualitativi della piattaforma di distribuzione degli eventi sportivi della Lega Pro e di progettare sistemi contro la pirateria. In giuridichese si parla di “appropriazione indebita in danno della Lega Pro mediante la sottoscrizione di un contratto di consulenza con la società inglese Isg a valori di gran lunga superiori a quello effettivo”.
Per aver affidato quella consulenza avrebbe dunque intascato del denaro, circa 200.000 euro, e poi lo avrebbe cercato di nascondere.
Due reati. Per scoprire il primo, i pm hanno seguito il denaro scoprendo che Gravina, tramite un paio di società che si sono rimpallate l’incarico, ha trovato un acquirente che in fine non ha finalizzato l’affare permettendo al presidente di guadagnare il “prezzo d’opzione”.
Si tratta di un’azienda inglese, la Ginko investment limited, “riconducibile all’imprenditore italiano Giovanni Prandi, leader della Assist group, in rapporti personali e commerciali con Figc/Gabriele Gravina”. La Ginko ha poi concluso l’affare con la Isg.
Il secondo reato ipotizzato riguarda invece il riciclaggio: avrebbe destinato la somma per pagare le rate di un mutuo per un appartamento a Milano. Una ricostruzione contro la quale gli avvocati che assistono Gravina, Leo Mercurioe Fabio Viglione, si sono sempre battuti. Ricordando anche che l’indagine Gravina è nata da un’attività non autorizzata di Pasquale Striano, il finanziere della Dna che accedeva abusivamente alle banche dati dell’Antimafia. Avrebbe iniziato a indagare dopo essersi incontrato con “persone vicine a Claudio Lotito, il quale aveva avuto ragioni di contrasto con il presidente della Figc, Gabriele Gravina”, ricordano gli atti sul finanziere spione.