Le ultime notizie relative alla cessione di quote del Milan da parte di Gerry Cardinale dopo l’articolo di La Repubblica
Paulo Fonseca e il suo Milan sono impegnati a Milanello per preparare la sfida di domenica sera al Franchi contro la Fiorentina di Raffael Palladino. Un successo darebbe certezze sul fatto che il Diavolo ha davvero svoltato, dopo aver vinto il derby, nonostante il ko di Leverkusen.
Il numero uno di RedBird – lo ricordiamo – è diventato proprietario del Milan nell’agosto 2022, acquistando il club per 1,2 miliardi di euro. Operazione, che come è noto, è stata in parte finanziata da un prestito di Elliott di 560 milioni, oltre all’investimento da 681 milioni di RedBird.
Milan, quote in vendita: la posizione di RedBird – Ora secondo il quotidiano italiano, Gerry Cardinale sarebbe pronto a vendere “fino a 150 milioni di euro del capitale iniziale investito di 681 milioni” per “riequilibrare il suo portafoglio”.
Per i potenziali nuovi investitori, La Repubblica fa riferimento alla società di investimenti statunitense Washington Harbour, sottolineando che il file circola “negli ambienti finananziari internazionali da maggio”. Quanto scritto, però, è stato smentito dal fondo americano. E’ così arrivata la presa di posizione da parte di RedBird. Il fondo americano, attraverso un suo portavoce, ha dichiarato a Reuters che Gerry Cardinale,fondatore e managing partner del fondo, “non conosce Washington Harbour e il documento citato dal giornale non gli è attribuibile”. Allo steso modo, Reuters aggiunge che Washington Harbour non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento in merito alla notizia riportata dalla stampa.
Non è la prima volta che si scrive di una possibile cessione da parte del Milan (anche solo di quote di minoranza) e non sarà certo l’ultima. La volontà di Gerry Cardinale, per il momento, è quella di tenersi il club e di farlo crescere ulteriormente, con la costruzione dello stadio. Ma RedBird prima o poi venderà il club.
Signora in campo e maestra di eleganza, è stata una delle prime donne a raccontare il tennis su giornali e in tv dopo averlo giocato ai massimi livelli
E’ morta a 89 anni Lea Pericoli, la signora del tennis italiano. Signora in campo, regina in campo e maestra di eleganza, è stata una delle prime donne a raccontare il tennis su giornali e in tv dopo averlo giocato ai massimi livelli. Lo fa sapere la Federtennis.
Classe e stile hanno caratterizzato tutta la storia di Lea Pericoli, campionessa da record del tennis italiano, con 27 titoli all’attivo nei campionati nazionali in singolare, doppio e doppio misto. Nei tornei del Grand Slam, ha raggiunto quattro volte gli ottavi al Roland Garros (1955, 1960, 1964 e 1971) e tre volte sull’erba di Wimbledon (1965, 1967 e 1970).
Numero 1 d’Italia per 14 anni tra il 1959 e il 1976, record assoluto, e per altre quattro volte numero 2 (1960, 1961, 1962 e 1973). Ha giocato 29 incontri in nazionale, con un record di otto vittorie in singolare e sei in doppio. Agli Internazionali d’Italia è stata semifinalista nel 1967, ha raggiunto 4 volte i quarti di finale (1959, 1962, 1969 e 1971) e 8 volte gli ottavi (1953, 1955, 1960, 1963, 1964, 1965, 1970 e 1972). Ha giocato cinque finali in doppio a fianco di Silvana Lazzarino (dal 1962 al 1965 e nel 1967). Con lei, ha tenuto a battesimo la formazione azzurra a Londra nel 1963.
La sua vita è stata un’avventura, iniziata ad Addis Abeba, dove il padre trasferisce la famiglia in seguito alla Guerra d’Etiopia. E’ lui a darle la prima racchetta. E’ iniziato un lungo amore con il tennis continuato in Kenya, dove viene mandata a studiare, e poi in giro per il mondo. A 17 anni, mentre è in vacanza in Versiglia dove insegnava il padre di Paolo Bertolucci, capisce che quel suo amore può diventare qualcosa di più e sceglie il tennis come carriera. “Chi cerca di diventare un campione combatte una guerra continua: è uno sport molto educativo che mi ha insegnato molto“, ha detto.
Con lo stesso spirito ha sfidato i pregiudizi, affrontato e sconfitto due tumori: un carcinoma all’utero nel 1973 e un cancro al seno nel 2012. Il Presidente Angelo Binaghi e tutto il movimento del tennis italiano si stringono con affetto alla sua famiglia in questo momento di grande dolore.
La pioggia torna a fare paura nei territori che a fatica si stavano rialzando dopo l’alluvione delle scorse settimane. Il fiume Lamone ha rotto gli argini. La situazione
Lasciare la propria casa o, se si è fortunati, restare ma piazzare sacchi di sabbia all’esterno e pensare a possibili vie di fuga in caso di pericolo. Succede ancora questo in Emilia Romagna, dove c’è l’allerta rossa per il maltempo. La stessa area colpita dall’alluvione nei giorni scorsi, quando ancora erano in corso gli interventi per rialzarsi dal disastro del 2023, torna a fare i conti col maltempo. La scena è già vista: residenti via da casa (a scopo precauzionale stavolta), corsi d’acqua sorvegliati speciali, forze dell’ordine mobilitate. La situazione nei territori colpiti dal maltempo.
Allerta meteo rossa, case evacuate – In provincia di Ravenna il pericolo è lo straripamento dei fiumi. Il sindaco di BagnacavalloMatteo Giacomoni ha firmato le ordinanze di evacuazione per le zone più a rischio. Tutti coloro che risiedono entro 50 metri di distanza dai fiumi Lamone e Senio hanno dovuto lasciare le abitazioni e fino a un chilometro dall’argine c’è l’obbligo per tutti di trasferirsi ai piani alti. Si tratta di una “evacuazione temporanea e preventiva” ed è stato allestito un centro di accoglienza al palazzetto dello sport.
Il Lamone rompe gli argini – Nella notte tra 3 e 4 ottobre il fiume Lamone ha aperto una falla a Traversara, frazione di Bagnacavallo tra quelle evacuate, nello stesso punto della rotta del 19 settembre quando il paese era stato completamente allagato. (L’articolo di RavennaToday) L’acqua ha invaso i campi.
“Sono passate appena due settimane e siamo di nuovo qui a mettere i sacchi di sabbia davanti a porte e finestre. Non so neanche descrivere la sensazione che provo“, racconta un residente. (L’articolo completo su RavennaToday).
Anche a Budrio (Bologna) e Faenza per precauzione i sindaci hanno deciso di evacuare gli abitanti delle zone già alluvionate nei giorni scorsi. “L’allerta rossa – precisa il primo cittadino di BudrioDebora Badiali.- è dovuta alle vulnerabilità territoriali connesse al precedente evento alluvionale di due settimane fa“. Nei due centri le ordinanze sono poi state revocate alla luce delle rassicuranti rilevazioni idrometriche.
Non c’è solo l’Emilia Romagna a fare i conti col maltempo. Oggi 4 ottobre, c’è l’allerta arancione in Puglia e Veneto. Gialla in altre 9 regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Toscana e Umbria.
Il sindaco di Nardò, in provincia di Lecce, ha disposto la chiusura del cimitero, dei parchi pubblici e delle scuole.
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Venerdì, 04 ottobre 2024
Continua a piovere: esonda il Sile a Casale. In piena anche il Monticano e il Livenza
Idrovore in azione e personale al lavoro per tutta la notte per le piene di Monticano, Livenza e basso Sile. I tre fiumi sono sotto stretta osservazione dalle scorse ore a causa delle piogge, moderate ma costanti e prolungate, che hanno fatto alzare il livello dei corsi d’acqua.
Il Consorzio di Bonifica Piave ha impegnato tutto il personale reperibile per l’intera nottata e così sarà anche per la giornata di oggi: l’obiettivo è mantenere gli attuali livelli ed evitare che salgano ancora.
A Casale, nella zona del porticciolo, il Sile ha tracimato raggiungendo le case nella stessa zona finita sott’acqua meno di un mese fa.
Nell’area sono piovuti dai40 (verso nord) ai 70 mm (zona Roncade) nelle ultime 24 ore.
I fiumi – Sul fronte Monticano, «tutti gli impianti idrovori sono entrati in funzione e gli organi di regolazione attivati con tempistiche che hanno tenuto conto delle abbondanti piogge sulla parte meridionale del bacino idraulico» spiega il Consorzio.
Anche il fiume Livenza è in piena sostenuta e gli impianti idrovori di Albina, Campomolino, Portobuffolè e San Giovanni di Motta, sono in funzione. Appena attivato anche l’impianto di Fossabiuba.
In area Sile Basso, le precipitazioni costanti e prolungate hanno comportato l’azionamento a pieno regime dell’impianto nuovo di Portesine.
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Vigili del fuoco al lavoro per alberi abbattuti e taglio piante a seguito delle piogge della giornata di ieri, 3 ottobre. Nel dettaglio due grossi pini marittimi sono caduti nella zona di Mogliano Veneto creando grossi disagi alla circolazione. Le squadre dei vigili del fuoco della centrale di Treviso sono intervenute nella giornata di ieri per la messa in sicurezza, con il supporto di una ditta privata nel primo intervento in via Rossini incrocio con Ronzinella, mentre con il supporto dell’autogru e della protezione civile nel secondo intervento in via Pirandello.
Le regole generali stabilite dal Dpr 74 del 16 aprile 2013. Ma i Comuni hanno potere di deroga. Qual è la temperatura massima consentita in casa
Accensione del riscaldamento 2024-2025: ecco le date zona per zona
Accensione del riscaldamento 2024, quali sono le date? Mentre il meteo resta incerto, ricordiamo la regola di base, definita dal Dpr 74 del 16 aprile 2013 e la possibilità di deroghe – in teoria infinite – dei Comuni.
Nella gran parte d’Italia valgono due date di base: i termosifoni potranno tornare a scaldare le nostre case dal 15 ottobre al 1 dicembre 2024. Il paeseè diviso in sei zone. Lo spegnimento è previsto dal 15 marzo al 15 aprile.
Non basta però consultare lo schema a zone. Ogni Comune, infatti, può intervenire con deroghe, che naturalmente devono essere giustificate dalle condizioni climatiche. E sempre questa condizione consente l’accensione anche in assenza di ordinanza del sindaco. Stabilisce il decreto: “Al di fuori di tali periodi, gli impianti termici possono essere attivati solo in presenza di situazioni climatiche che ne giustifichino l’esercizio e, comunque, con una durata giornaliera non superiore alla metà di quella consentita in via ordinaria”.
La temperatura in casa – Ma qual è la temperatura massima che si può tenere in casa?Il massimo consentito è di 20 gradi (più o meno 2). Sopra quella temperatura, in teoria si rischia la multa.
Distingue il decreto: “Durante il funzionamento dell’impianto di climatizzazione invernale, la media ponderata delle temperature dell’aria, misurate nei singoli ambienti riscaldati di ciascuna unità immobiliare, non deve superare “:
Gradi
Tolleranza
Edifici
18°C
+2° C
per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili
20°C
+2° C
per tutti gli altri edifici.
Le raccomandazioni dell’Unione nazionale consumatori – L’Unione nazionale consumatori ricorda che fino alla metà dell’orario previsto si può accendere anche oggi, senza bisogno di aspettare l’ordinanza del sindaco. Moltissimi amministratori di condominio, invece, hanno difficoltà a riattivare i termosifoni, in assenza di un pronunciamento del Comune. L’ordinanza resta invece obbligatoria per l’accensione totale.Le regole valgono per tutti, condomini e ville.